Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


giovedì 30 dicembre 2010

361 - MONSIGNOR RAMAZZINI: SONO STATO CRITICO NEI CONFRONTI DEI GOVERNI

In occasione dell'inaugurazione di una copia del Monumento alla Pace nel palazzo del governo del dipartimento di San Marcos, Monsignor Álvaro Ramazzini, vescovo di San Marcos, ha detto che è stato critico nei confronti dei governi perché ha vissuto con le classi più povere e ciò non permette di rimanere con la coscienza tranquilla.
Questa idea l’ha espressa in occasione dell'inaugurazione del monumento e la collocazione della prima rosa della Pace, e allo stesso tempo ha ricevuto il distintivo che lo accredita come Ambasciatore della Pace, da parte di Yamina Fong, Segretaria Tecnica Impiegata della Segreteria della Pace.
Ramazzini ha ricordato le parole di sua santità Giovanni XXIII, che affermava che per poter raggiungere la pace, i quattro pilastri fondamentali sono la giustizia, la verità, la libertà e la solidarietà.
Ha ripetuto che è deplorevole l'alto indice di povertà, il lavoro infantile, la miseria, la disuguaglianza, le estorsioni, i sequestri e l’emarginazione sociale esistente nel dipartimento di San Marcos, per questo i contadini dei municipi dell'altopiano sono caduti nelle mani dai cartelli del narcotraffico, perché invece di seminare le loro granaglie seminano papavero (droga).
Ha segnalato anche lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che cominciò secoli fa, e il dipartimento di san Marcos non ne è estraneo, perché esistono proprietà produttrici di caffè nelle quali si pagano salari da fame di quetzales 20 o quetzales 25 giornalieri.
“Ringrazio per l'onorificenza, ma come Vescovo non posso nascondere la realtà, perché fino ad oggi lo Stato non ha risolto le cause strutturali che provocano la povertà nel nostro paese, che è pieno di ricchezza grazie alle sue risorse naturali”.
Genner Guzmán, 27/12/2010

360 - HE SIDO UN CRÍTICO DE LOS GOBIERNOS, EXPRESÓ MONSEÑOR RAMAZZINI

Con ocasión de la inauguración de una réplica del Monumento a la Paz en la gobernación de este departamento, Monseñor Álvaro  Ramazzini, obispo de San Marcos, expuso que él ha sido crítico de los gobiernos porque él ha convivido con las clases desposeídas y esto no le permite a uno estar con la conciencia tranquila.
Lo anterior lo expresó el prelado con ocasión de haber sido distinguido con la develización del monumento y la colocación de la primera rosa de la paz, como también haber recibido el pin que lo acredita como Embajador de la Paz, por parte de Yamina Fong, Secretaria Técnica Administrativa de la Secretaría de la Paz.
Ramazzini, recordó las palabras de su Santidad  Juan XXIII, quien expresó que para poder alcanzar la paz, los 4 pilares fundamentales son la justicia, la verdad, la libertad y la solidaridad.
Reiteró que es lamentable el alto índice de pobreza, trabajo infantil, miseria, desigualdad, extorsiones, secuestros y marginación social existente en el departamento de San Marcos, por ello los campesinos de los municipios del altiplano han caído en las garras de los carteles del narcotráfico, pues en lugar de sembrar sus granos básicos siembran amapola(estupefacientes) .
También la explotación del hombre por el hombre que principió hace siglos y   él departamento marquense no es ajeno, pues  existen  fincas productoras de café en las cuales se pagan salarios de hambre de Q20 y Q25 diarios.
Agradezco el homenaje, pero como Obispo no puedo ocultar la realidad, pues hasta hoy el Estado no ha resuelto las causas estructurales que provocan la pobreza en nuestro país, que está lleno de riqueza por sus recursos naturales.
Por Genner Guzmán, 27/12/2010

359 - GUATEMALA: STATO DI ASSEDIO NEL NORD PER LOTTARE CONTRO LAS ZETAS.

Con perquisizioni domiciliari e retate, le autorità del Guatemala hanno cominciato a cercare di "restituire la pace" agli abitanti del dipartimento di Alta Verapaz, dopo che è stato decretato lo stato d’assedio, per allontanare le cellule del cartello messicano di narcotrafficanti Las Zetas, che si sono stabilite in quella zona.
Questa domenica, il presidente Álvaro Colom ha disposto, in un Consiglio dei Ministri, l'applicazione dello stato di assedio, che implica l'invio in quel dipartimento nel nord del paese di oltre mezzo migliaio di soldati ed agenti della Polizia Nazionale Civile.
Il presidente ha rivolto un appello alla "calma" e ha detto che l'obiettivo è "recuperare la governabilità."
D’accordo col ministro dell'Interno Carlos Menocal, sono state effettuate perquisizioni domiciliari e retate in vari municipi ed è iniziata una indagine interna nei commissariati di polizia a fronte di denunce di infiltrazione degli agenti del narcotraffico.
La Agenzia Nazionale di Notizie indica che circa 500 agenti delle forze di sicurezza portano a termine 21 retate e perquisizioni contro le organizzazioni criminali, mentre altri membri delle forze di sicurezza realizzeranno, insieme a pubblici ministeri , perquisizioni e ricerche dei sospetti.
Stato di assedio.
Come ha spiegato il segretario dell’ufficio Comunicazione della Presidenza, Ronaldo Robles, lo stato di assedio entra in vigore a partire da questa domenica e rimarrà per 30 giorni, benché potrebbe estendersi per il tempo che sia "necessario."
Lo stato di assedio permette la sospensione delle garanzie costituzionali, e ciò può implicare la detenzione senza ordine giudiziale previo, come si stabilisce nella Legge di Ordine Pubblico.
Il governo ha sottolineato in un comunicato che le forze di sicurezza potranno "respingere o reprimere qualunque azione individuale o collettiva" di gruppi che si opporranno al recupero del controllo dello Stato in quella zona.
La misura è stata adottata dopo che una relazione delle agenzie di intelligence, elaborata in vari mesi, avvertiva della presenza in Alta Verapaz di componenti di Los Zetas, l'antico braccio armato del cartello messicano del Golfo.
Ma, come ha sottolineato dal Guatemala il giornalista di BBC Mundo Julián Miglierini, "il fenomeno del traffico di droghe non è nuovo in Guatemala: la sua ubicazione geografica e la sua porosa frontiera col Messico l'ha reso per anni una tappa preferita per le droghe che hanno destinazione finale gli Stati Uniti ".
Si stima che il cartello si è spostato in Alta Verapaz da più di un anno, per stabilire una rotta alternativa, che permetta controllare il traffico di droghe destinate al Messico e agli Stati Uniti e proveniente dall’Honduras.
La decisione di applicare lo stato di assedio si adotta in momenti in cui, come spiega la giornalista della BBC Zeinab Badawi, crescono le paure dentro e fuori del Guatemala, che il paese, uno dei più pericolosi del mondo, possa trasformarsi in quello che si potrebbe chiamare il primo "Stato fallito" dell'America Latina.
BBC Mundo 22/12/2010

358 - GUATEMALA: ESTADO DE SITIO EN EL NORTE PARA LUCHAR CONTRA LOS ZETAS

Con allanamientos y operativos, las autoridades de Guatemala comenzaron a intentar "devolver la paz" a los habitantes del departamento de Alta Verapaz luego de que se decretara el estado de sitio para expulsar a las células del cartel mexicano de narcotraficantes Los Zetas, que se han asentado en esa zona.
Este domingo, el presidente Álvaro Colom dispuso en un Consejo de Ministros la aplicación del estado de sitio, lo cual implicó el envío a ese departamento en el norte del país de más de medio millar de soldados y agentes de la Policía Nacional Civil.
El mandatario hizo un llamado a la "calma" y dijo que el objetivo es "recuperar la gobernabilidad".
De acuerdo con el ministro guatemalteco del Interior, Carlos Menocal, se han practicado allanamientos y operativos en varios municipios y se inició una investigación interna en comisarías policiales ante denuncias de infiltración del agentes del narcotráfico.
La estatal Agencia Nacional de Noticias indica que unos 500 agentes de la fuerza de seguridad llevan a cabo 21 operativos y registros contra las organizaciones delictivas mientras que otros miembros de las fuerzas de seguridad realizará, en conjunto con fiscales del Ministerio Público, efectúian registros y búsqueda de sospechosos.
Estado de sitio
Según explicó el secretario de Comunicación de la Presidencia, Ronaldo Robles, el estado de sitio entra en vigencia a partir de este domingo y permanecerá durante 30 días, aunque podría extenderse "por el tiempo que sea necesario".
El estado de sitio permite la suspensión de las garantías constitucionales, lo cual puede implicar la detención sin orden judicial previa, como se establece en la Ley de Orden Público.
El gobierno advirtió en un comunicado que las fuerzas de seguridad podrán "repeler o reprimir cualquier acción individual o colectiva" de grupos que se opongan a la recuperación del control del Estado en esa zona.
La medida se adoptó luego de que un informe de las agencias de inteligencia elaborado durante varios meses adviertieran sobre la presencia en Alta Verapaz de integrantes de Los Zetas, el antiguo brazo armado del cartel mexicano del Golfo.
Pero, como indicó desde Guatemala el periodista de BBC Mundo Julián Miglierini, "el fenómeno del tráfico de drogas no es nuevo para Guatemala: su ubicación geográfica y su porosa frontera con México la ha hecho durante años una parada preferida para las drogas que tienen a Estados Unidos como destino final"
Se estima que el cartel se trasladó a Alta Verapaz desde hace más de un año, para establecer una ruta alterna que el permita controlar el tráfico de drogas destinadas a México y Estados Unidos y procedente de Honduras.
La decisión de aplicar el estado de sitio se adopta en momentos en que, como explica la periodista de la BBC Zeinab Badawi, crecen los temores dentro y fuera de Guatemala de que ese país, uno de los más peligrosos del mundo, pueda convertirse en lo que se ha dado en llamar el primer "Estado fallido" de América Latina.
BBC Mundo 22/12/2010

lunedì 27 dicembre 2010

357 - L'UNIONE EUROPEA APPOGGIA LA LOTTA ALL'IMPUNITÀ

L'Unione Europea (UE) ed il Sistema delle Nazioni Unite hanno firmato un accordo di cooperazione per 2,5 milioni di euro affinché la Commissione Internazionale contro l'Impunità in Guatemala (CICIG), continui nella sua attività di contrastare l'impunità nel paese.
Alla firma del documento hanno partecipato: Rafael Señán Llarena, Rappresentante della Delegazione dell'Unione Europea; René Mauricio Valdés, Coordinatore Residente del Sistema di Nazioni Unite e Francisco Dall´Anese Ruiz, responsabile della CICIG.
All'evento è stato invitato il Pubblico Ministero Generale del Guatemala, Claudia Paz y Paz; la viceministra di appoggio al settore Giustizia del Governo, Yolanda Pérez e rappresentanti del corpo diplomatico accreditati nel paese.
"Ribadisco l’impegno della CICIG di investire la donazione dell'Unione Europea a beneficio dei 14 milioni di guatemaltechi che meritano di vivere in una democrazia e questo è considerato e percepito oltre le frontiere del Guatemala."
Il responsabile della CICIG ha indicato che l'impunità, in qualunque paese, si trasforma in un problema serio da risolvere, e ciò significa che ci sono strutture criminali e di corruzione, come crimine organizzato, le quali si considerano al di sopra della legge.
"La missione che ha lo scopo di vincere l'impunità vuole decretare l'uguaglianza e che si sappia che nessuno può andare oltre quello che la legge stabilisce; non ci sono differenze tra ricchi e poveri di fronte ai giudici, né tra potenti né deboli di fronte ai giudici", ha dichiarato il responsabile della CICIG.
Rafael Señán Llarena, Rappresentante della Delegazione dell'UE, ha detto che questo organismo ha appoggiato la CICIG dal suo inizio, nel settembre 2007, perché "siamo convinti del suo lavoro nella lotta all'impunità e al crimine organizzato, come il rinvigorimento delle istituzioni di giustizia nel paese."
Ugualmente ha segnalato che: "L'UE valuta l'importanza delle proposte di riforme legislative incoraggiate dalla CICIG, e l'importante ruolo che ha avuto nel processo di elezione del Procuratore Generale della Repubblica."
Commentò che questo nuovo contributo della UE conferma il suo forte impegno ad appoggiare il paese nei suoi sforzi per combattere l'impunità, ma ha anche detto che è indispensabile l’impegno deciso e continuo dello Stato guatemalteco per rafforzare le proprie istituzioni.
Mauricio Valdés ha espresso la sua gratitudine alla UE per questo nuovo contributo, che si aggiunge alle donazioni dei governi europei. “Ho partecipato ad eventi e riunioni di valutazione della CICIG, realizzati a livello nazionale ed internazionale, nei quali si è constatato e reiterato l'importante ruolo che la Commissione ha svolto nel paese, come i suoi successi, raggiunti insieme alle autorità nazionali."
Ha aggiunto anche che questo nuovo contributo aiuterà a consolidare e rafforzare il lavoro della CICIG in questa nuova tappa, nella quale continuerà il suo lavoro per fortificare le istituzioni nazionali.
CICIG, Guatemala, 14 dicembre 2010

356 - UNIÓN EUROPEA APOYA EL COMBATE A LA IMPUNIDAD

La Unión Europea (UE) y el Sistema de Naciones Unidas firmaron un convenio de cooperación por 2.5 millones de euros para que la Comisión Internacional contra la Impunidad en Guatemala (CICIG) continúe con su labor de combatir la impunidad en el país.
En la firma del documento participaron: Rafael Señán Llarena, Representante de la Delegación de la Unión Europea; René Mauricio Valdés, Coordinador Residente del Sistema de Naciones Unidas y Francisco Dall´Anese Ruiz, jefe de la CICIG.
Al evento fue invitada la Fiscal General de Guatemala, Claudia Paz y Paz; la viceministra de apoyo al sector justicia del Ministerio de Gobernación, Yolanda Pérez y representantes del cuerpo diplomático acreditados en el país.
"Reitero el compromiso de la CICIG de invertir la donación de la Unión Europea en beneficio de los 14 millones de guatemaltecos, quienes merecen vivir en democracia y esto es valorado y percibido más allá de las fronteras de Guatemala”
El Comisionado manifestó que la impunidad en cualquier país se convierte en un problema serio de resolver, lo cual significa que hay estructuras criminales y de corrupción, así como crimen organizado, las cuales se consideran que están por encima de la ley.
“La misión al vencer la impunidad significa establecer la igualdad y que se sepa que nadie puede estar más allá de lo que la ley establece; no hay ricos ni pobres que se distingan frente a los jueces, ni hay poderosos ni débiles que sean diferentes frente a los jueces”, enfatizó el jefe de la CICIG.
Rafael Señán Llarena, Representante de la Delegación de la UE, dijo que este organismo ha apoyado a la CICIG desde sus comienzos, en septiembre del 2007, porque “estamos convencidos de su labor contra el combate a la impunidad y el crimen organizado, así como el fortalecimiento a las instituciones de justicia en el país”.
Asimismo señaló: "La UE valora la importancia de las propuestas de reformas legislativas impulsadas por la CICIG, y el importante papel que tuvo en el proceso de selección del Fiscal General de la República".
Comentó que este nuevo aporte de la UE confirma su fuerte compromiso de apoyar al país en sus esfuerzos para combatir la impunidad, pero dijo que también es indispensable el compromiso decidido y continuo del Estado guatemalteco para fortalecer a sus instituciones.
Mauricio Valdés expresó su agradecimiento a la UE por este nuevo aporte, el cual expresó que se suma a las donaciones de los gobiernos europeos. “He participado en eventos y reuniones de carácter evaluativo de la CICIG, realizados a nivel nacional e internacional, en los cuales se ha constatado y reiterado el importante papel que la Comisión ha jugado en el país, así como sus logros efectuados en conjunto con las autoridades nacionales”.
Agregó que este nuevo aporte ayudará a consolidar y fortalecer el trabajo de la CICIG en esta nueva etapa, en la cual continuará su trabajo para fortalecer a las instituciones nacionales.
CICIG, Guatemala, 14 de diciembre de 2010

domenica 26 dicembre 2010

355 - LA PRESENZA DI LOS ZETAS SI RAFFORZA NEL PAESE

Durante l'anno 2010 il cartello di Los Zetas ha confermato la sua tendenza espansionista al di fuori delle frontiere del Messico, poiché secondo varie organizzazioni, hanno già 800 agenti che operano nel territorio guatemalteco, secondo quanto pubblicato da InfoBae.com.
Secondo la Procura Generale del Messico, e le relazioni del centro di studi Woodrow Wilson, dell'agenzia antidroga (DEA), della consulente statunitense Strafford, durante l’anno quel gruppo ha consolidato la sua presenza in Guatemala, come evidenzia la sua infiltrazione nelle istituzioni e nella Polizia.
La pubblicazione segnala che negli ultimi mesi tonnellate di cocaina attraversano il territorio verso il destino finale nel nord America.
Giornalisti del giornale messicano El Universal segnalano anche che membri di Los Zetas, che operano in Guatemala, "invitano" i kaibiles, militari di élite guatemalteca, a prendere parte alla loro organizzazione, con l'obiettivo di proteggere il trasporto dalla droga verso la frontiera messicana.
La maggioranza delle relazioni sono d’accordo nel segnalare che "i vuoti di potere in diverse regioni sono stati la porta di entrata" affinché Los Zetas entrassero nel paese, situazione che si intensificò dal 2007.
Un individuo identificato come "El Pelagos", è l'incaricato attuale in Guatemala, ed il suo lavoro, secondo la DEA, è facilitare il traffico da 250 a 300 tonnellate di cocaina pura. Inoltre, è sua responsabilità che la merce attraversi il paese, e che arrivi alla sua destinazione finale, gli Stati Uniti.
L'espansione di Los Zetas ed il suo livello operativo nel paese si vede rispecchiato nella preoccupazione dei governi, tra essi, il presidente guatemalteco Álvaro Colom, che ha ammesso che "siamo pieni di Zetas, ne abbiamo 47 in carcere, benché alcuni siano guatemaltechi, la maggioranza sono messicani."
Nel caso del Salvador, il ministro della Difesa, David Munguía Payés, affermò che i cartelli messicani stanno cercando rifugio in America Centrale, a causa della persecuzione che esercita il governo del Messico, Felipe Calderón.
In una prospettiva pessimistica e semplicista, altri credono che si tratti di una tendenza espansionista per la prosperità del commercio del narcotraffico.
Prensa Libre.com, Messico 24/12/2010

354 - PRESENCIA DE LOS ZETAS SE ROBUSTECE EN EL PAÍS, SEÑALAN INFORMES

Durante el año 2010 el cártel de Los Zetas confirmaron su tendencia expansionista fuera de las fronteras de México, ya que según varias organizaciones, ya tienen 800 agentes que operan en el territorio guatemalteco, según pública InfoBae.com.
Según la Procuraduría General de México, así como los informes del centro de estudios Woodrow Wilson, de la agencia antidrogas (DEA), de la consultora estadounidense Strafford durante este año ese grupo ha consolidado su presencia en Guatemala, como lo evidencia su infiltración en las instituciones y en la Policía.
La publicación señala que en los últimos meses toneladas de cocaína atraviesan el territorio hacia su destino final en el norte de América.
Reportes del diario mexicano El Universal también señalan que miembros de Los Zetas que operan en Guatemala “invitan”  a los kaibiles (militares de elite guatemalteco) a que formen parte de su organización, con el objetivo de proteger el transporte de la droga camino hacia la frontera mexicana.
La mayoría de informes coinciden en señalar que “los vacíos de poder en diversas regiones fueron la puerta de entrada” para que invadieran Los Zetas, situación que se intensificó desde el 2007.
Un sujeto identificado como “El Pelagos”, es el operador actual en Guatemala, y su trabajo según la DEA es facilitar el tráfico de 250 a 300 toneladas de cocaína pura. Además, tiene a su cargo que la mercancía atraviese el país, y luego que llegue a su destino final, Estados Unidos.
La expansión de Los Zetas y su nivel operativo en el país se ha visto reflejado en la preocupación de los gobiernos, entre ellos, el presidente guatemalteco Álvaro Colom quien aceptó que “estamos llenos de Zetas, tenemos a 47 en la cárcel, aunque algunos son guatemaltecos, la mayoría son mexicanos”.
En el caso de El Salvador, el ministro de Defensa, David Munguía Payés, afirmó que los carteles mexicanos están buscando refugio en Centroamérica, debido a la persecución que ejerce el gobierno de México, Felipe Calderón.
En una perspectiva pesimista y simplista, otros creen que se trata de una tendencia expansionista por la prosperidad del negocio del narcotráfico.
Prensa Libre.com México 24/12/2010

mercoledì 22 dicembre 2010

353 - IL NARCOTRAFFICO È IL NUOVO NEMICO DEL GUATEMALA

Terremoti, guerra civile, uragani, crisi politiche: il Guatemala è un paese abituato ai scossoni. Oggi, il paese è scosso da un nuovo nemico: i cartelli del narcotraffico.
Il fenomeno del traffico di droghe non è nuovo per il Guatemala: la sua ubicazione geografica e la sua porosa frontiera con il Messico l'hanno trasformato per anni in una tappa preferita per le droghe che hanno gli Stati Uniti come destino finale.
Le confische di droghe sono raddoppiate tra il 2008 e il 2009.
Ma la cosa preoccupante, ora, è che secondo varie relazioni, i poderosi e sofisticati cartelli messicani hanno deciso di trasferire parte delle loro operazioni verso il territorio guatemalteco.
"La violenza delle droghe sta attraversando la frontiera, tra Messico e Guatemala, poiché la dura posizione del governo messicano sta spingendo organizzazioni famose, come le Zeta verso il sud", affermava una relazione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti al principio di quest’anno.
E ciò genera paura, in un paese considerato uno dei più violenti del mondo.
In Guatemala ci sono 52 omicidi per ogni 100.000 abitanti: in Messico, quella cifra è di 14 omicidi per ogni 100.000 abitanti mentre negli gli Stati Uniti è di 5,4.
Relazione del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
Le cifre diventano ancora più preoccupanti quando, secondo dati delle Nazioni Unite, più del 95% di quegli omicidi rimangono impuniti.
Inoltre, secondo gli esperti, gli alti indici di povertà nel paese e l’eredità degli oltre 30 anni di conflitto armato interno - che si concluse nel 1996 - fanno del Guatemala un terreno ideale per il reclutamento di giovani nelle file del crimine organizzato.
Tutto sembra indicare che il Guatemala affronta una "tempesta perfetta", e dal governo non ci sono dubbi per la sfida.
“Dobbiamo potere affrontare questa "aggressione", affermò il presidente Álvaro Colom in un’intervista a BBC Mundo.
Come indicatore indiretto della maggiore presenza di narcotrafficanti, molti guardano al numero delle confische di droghe nel territorio guatemalteco: tra 2008 e 2009, quella cifra si è raddoppiata, secondo stime del governo statunitense.
La fragilità delle istituzioni fa che il paese sia più vulnerabile al potere dei narcotrafficanti.
Ma la presenza di questi nuovi gruppi nello scenario è anche più visibile.
Nelle zone del paese vicine alla frontiera con il Messico, come i dipartimenti di Alta Verapaz, Huehuetenango e Petén, si incominciano a vedere milizie di uomini armati con armi di grosso calibro", sostiene Norma Cruz, della Fundación Sobrevivientes.
"Sono aree che tradizionalmente hanno avuto presenza del narcotraffico, nelle quali c'è ora una serie di confronti tra gli stessi cartelli, perché in qualche modo i gruppi messicani stanno allontanando i gruppi nazionali", aggiunge.
Questo si traduce in maggior violenza: il 2009 è stato, secondo le cifre ufficiali, l'anno con la maggiore quantità di morti violente nella storia recente del Guatemala.
I numeri sono discesi lievemente nell'ultimo anno, ma quello che sì sembra mutare è la modalità di questa violenza.
In una relazione recente, l'organizzazione non governativa Gruppo di Appoggio Mutuo (GAM), assicura che nel mese di ottobre ci sono stati dodici massacri, che hanno causato almeno 40 vittime, il tipo di assassini collettivi che, secondo il GAM, non si produceva dalla dittatura militare."
Gli esperti assicurano che questi massacri sono relazionati con la crescente sofisticazione dei gruppi criminali che operano nel paese; secondo lo stesso governo, il narcotraffico causa il 41% della criminalità.
Vincoli
La fragilità delle istituzioni guatemalteche, ammessa dagli stessi funzionari del governo, fa sì che il paese sia più vulnerabile al potere dei narcotrafficanti.
"Di per sé in Guatemala vi è una struttura debole, con pochi poliziotti e pochi procuratori generali, allora le poche autorità che sono sul posto o aderiscono a questi gruppi, accettando quello che essi vogliono, o in qualche modo sono eliminati", assicura Cruz.
Questa infiltrazione del crimine organizzato all’interno delle istituzioni non si limita ai funzionari locali. A volte, arriva fino alle più alte sfere.
Già due capi della Polizia Nazionale Civile sono stati destituiti ed arrestati in casi di corruzione e vincoli con il narcotraffico; la stessa cosa è successa con la responsabile antidroga della polizia il passato marzo.
Per il momento, il governo guatemalteco ha intrapreso una titanica depurazione della polizia, nella quale, secondo lo stesso presidente, vi erano forti infiltrazioni del crimine organizzato.
Allo stesso tempo, stanno reclutando nuovi ufficiali, con l'obiettivo di avere finalmente 30.000 effettivi alla fine del suo mandato.
Strategia
Affermando ancora che gli sforzi per fermare l'ondata di violenza non hanno dato tutti i risultati attesi, Colom difende le sue iniziative e si dimostra speranzoso.
"L'investimento per la sicurezza di questo governo è stato forte", ha detto a BBC Mundo.
"Io ho la convinzione che se continuiamo con la riforma della polizia, la riforma giudiziale, il rinvigorimento del ministero pubblico, la professionalizzazione della polizia, in questo governo e nel prossimo, quella minaccia dovrebbe diminuire.
Lo spiegamento dell'esercito in posti come il Petén, il bosco tropicale alla frontiera tra Guatemala e Belize, è stato una delle strategie del governo per resistere all'utilizzo del territorio guatemalteco da parte dei cartelli della droga.
Ma molti temono che una militarizzazione del combattimento al narcotraffico - come quella che si decise in Messico - potrebbe essere controproducente.
"Quando si combatte contro qualcosa di tanto grande come il crimine organizzato, lo Stato si sottomette a doppio prova. La prima è vincere la battaglia contro il crimine organizzato, e la seconda è conquistarla mantenendo lo Stato di diritto", assicura Francisco Dall'Anese, l'attuale responsabile della Commissione Internazionale contro l'Impunità in Guatemala (CICIG).
"Nella misura in cui si pretende una soluzione violenta contro qualunque fenomeno, quello che si va a generare è ancor più violenza", nota Dall'Anesse.
BBC Mundo, 15/12/2010

352 - EL NARCOTRÁFICO ES EL NUEVO ENEMIGO DE GUATEMALA

Terremotos, guerra civil, huracanes, crisis políticas: Guatemala es un país acostumbrado a los cimbronazos. Hoy, el país se sacude ante un nuevo enemigo: los carteles del narcotráfico.
El fenómeno del tráfico de drogas no es nuevo para Guatemala: su ubicación geográfica y su porosa frontera con México la ha hecho durante años una parada preferida para las drogas que tienen a Estados Unidos como destino final.
Las confiscaciones de drogas se duplicaron entre 2008 y 2009. (Foto: cortesía Ejército de Guatemala)
Pero lo preocupante, ahora, es que según varios informes los poderosos y sofisticados carteles mexicanos han decidido mudar parte de sus operaciones a territorio guatemalteco.
"La violencia de las drogas está cruzando la frontera (entre México y Guatemala) ya que la dura postura del gobierno mexicano está empujando a organizaciones notorias como los Zetas hacia el sur", afirma un informe del Departamento de Estado de Estados Unidos de principios de este año.
Y eso genera temor en un país considerado uno de los más violentos del mundo.
En Guatemala hay 52 homicidios por cada 100,000 habitantes: en México, esa cifra es de 14 homicidios por cada 100,000 habitantes mientras que es Estados Unidos es 5,4.
La violencia de las drogas está cruzando la frontera (entre México y Guatemala) ya que la dura postura del gobierno mexicano está empujando a organizaciones notorias como los Zetas al sur
Informe del Departamento de Estado de Estados Unidos
Las cifras se hacen aún más preocupantes cuando, según datos de Naciones Unidas, más del 95% de esos homicidios quedan en la impunidad.
Además, según expertos, los altos índices de pobreza en el país y el legado de los más de 30 años de conflicto armado interno -que llegó a su fin en 1996- hacen de Guatemala un caldo de cultivo ideal para el reclutamiento de jóvenes a las filas del crimen organizado.
Todo parece indicar que Guatemala se enfrenta a una "tormenta perfecta", y desde el gobierno, no hay duda del desafío.
"Tenemos que poder enfrentar esta agresión", afirmó el presidente Álvaro Colom en entrevista con BBC Mundo.
"Ejércitos"
Como indicador indirecto de la mayor presencia de narcotraficantes, muchos miran al número de confiscaciones de drogas en territorio guatemalteco: entre 2008 y 2009, esa cifra se duplicó, según estimaciones del gobierno estadounidense.
La fragilidad de las instituciones hace que el país sea más vulnerable al poder de los narcotraficantes.
Pero la presencia de estos nuevos grupos en el escenario es también más visible.
En las zonas del país cercanas a la frontera con México, como los departamentos de Alta Verapaz, Huehuetenango y el Petén, "se empiezan a ver ejércitos de hombres armados con armas de grueso calibre", asegura Norma Cruz, de la Fundación Sobrevivientes.
"Son áreas que tradicionalmente han tenido presencia del narcotráfico en las que ahora hay una serie de confrontaciones entre los mismo carteles, porque de alguna manera los grupos mexicanos están desplazando a los grupos nacionales", agrega.
Esto se traduce en más violencia: 2009 fue, según cifras oficiales, el año con la mayor cantidad de muertes violentas en la historia reciente de Guatemala.
Los números han descendido levemente en el último año, pero lo que sí parece estar mutando es la modalidad de esta violencia.
En un informe reciente, la organización no gubernamental Grupo de Apoyo Mutuo (GAM) asegura que en el mes de octubre, se produjeron 12 masacres que dejaron al menos 40 víctimas, el tipo de asesinatos colectivos que, según el GAM, "no se producían desde la dictadura militar".
Los expertos aseguran que estas masacres están relacionadas con la creciente sofisticación de los grupos criminales que operan en el país; según el propio gobierno, el narcotráfico causa 41% de la criminalidad.
Vínculos
La fragilidad de las instituciones guatemaltecas, admitida por los propios funcionarios del gobierno, hace que el país sea más vulnerable al poder de los narcotraficantes.
"De por sí en Guatemala se tiene una estructura débil, con pocos policías y poco ministerio público, entonces las pocas autoridades que están en el lugar o se adhieren a estos grupos, aceptando lo que ellos quieren, o de alguna manera son eliminados", asegura Cruz.
En Guatemala hay 52 homicidios por cada 100,000 habitantes.
Esta infiltración del crimen organizado dentro de las instituciones no se limita a los funcionarios locales. A veces, llega hasta las más altas esferas.
Ya van dos jefes de la Policía Nacional Civil que han sido destituidos y arrestados en casos de corrupción y vínculos con narcotráfico; lo mismo ocurrió con la jefa antidrogas de la policía en marzo pasado.
Por lo pronto, el gobierno guatemalteco ha emprendido una titánica depuración de la policía que, según el propio presidente, estaba fuertemente infiltrada por el crimen organizado.
Al mismo tiempo, están reclutando nuevos oficiales, con el objetivo de tener 30.000 efectivos al fin de su mandato.
Estrategia
Aún afirmando que los esfuerzos por detener la ola de violencia no han dado todo los resultados esperados, Colom defiende sus iniciativas y se muestra esperanzado.
"La inversión de seguridad de este gobierno ha sido fuerte", le dijo a BBC Mundo.
Más del 95% de los homicidios quedan impunes en Guatemala.
"Yo tengo la convicción de que si continuamos con la reforma policial, la reforma judicial, el fortalecimiento del ministerio público, la profesionalización de la policía en este gobierno y el próximo, esa amenaza debería reducirse".
El despliegue del ejército en lugares como el Petén, el bosque tropical en la frontera con Guatemala y Belice, ha sido una de las estrategias del gobierno para contrarrestar el uso del territorio guatemalteco por parte de los carteles de la droga.
Pero muchos temen que una militarización del combate al narcotráfico -como la que se decidió en México- podría ser contraproducente.
"Cuando se combate con algo tan grande como el crimen organizado, el Estado se somete a doble prueba. La primera es ganar la batalla contra el crimen organizado, y la segunda es ganarla manteniendo el Estado de derecho", asegura Francisco Dall'Anese, el actual titular de la Comisión Internacional contra la Impunidad en Guatemala (CICIG).
"En la medida en que se pretenda una solución violenta contra cualquier fenómeno, lo que se va a generar es más violencia", advierte Dall'Anesse.
BBC Mundo, 15/12/2010

sabato 18 dicembre 2010

351 - TRATTA DI BAMBINI E BAMBINE NEL PAESE

La Commissione Internazionale Contro l'Impunità in Guatemala (CICIG) ha denunciato oggi che più di 300 casi di adozioni piene di irregolarità testimoniano il dramma di molti bambini e bambine che sono vittima della tratta in Guatemala.
L'organismo, legato all'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), racconta in una relazione presentata oggi che, a metà del presente anno, si segnalavano già 360 casi pendenti di risoluzione, alcuni con gravi irregolarità nel processo e, almeno, 50 cause sono investigati dal Pubblico Ministero, secondo quanto detto da Francisco Dall'Anese, responsabile del CICIG.
Nel documento questo organismo di verifica conclude che l'adozione da parte di genitori di altri paesi si è trasformata in un commercio dai ricchi guadagni che porta con sé, in molti casi, il compimento di delitti, e più che un'azione umanitaria è divenuta attività puramente lucrosa, in tal modo da allertare le istanze del Governo, quando si sa delle multinazionali della tratta di bambini e bambine che operano, in molte occasioni, con il consenso e l’appoggio delle stesse autorità dei paesi.
ALC Adital, 08/12/2010

350 - DENUNCIAN REDES DE TRATA DE NIÑOS Y NIÑAS EN EL PAÍS

La Comisión Internacional Contra la Impunidad en Guatemala (CICIG), denunció hoy aquí, que más de 300 casos de adopciones llenas de irregularidades dan cuenta del drama de muchos niños y niñas que son víctima de la trata en Guatemala.
El organismo, adscripto a la Organización de Naciones Unidas (ONU), reporta en un informe presentado hoy que, a mediados del presente año, ya se reportaban 360 casos pendientes de resolución, algunos con graves irregularidades en el proceso y, al menos, 50 expedientes son investigados por el Ministerio Público, según palabras de Francisco Dall’Anese, jefe de la oficina del CICIG.
En el documento este organismo de verificación concluye que la adopción por parte de padres de otros países se ha convertido en un negocio de pingues ganancias que conlleva, en muchos casos, a cometer delitos y más que una acción humanitaria ha devenido actividad puramente lucrativa, de manera que ha alertado a las instancias del Gobierno, cuando se sabe de las trasnacionales de tratas de niños y niñas que operan, en muchas de las ocasiones, con consentimiento y apoyo de las propias autoridades de los países.
ALC Adital, 08/12/2010

venerdì 17 dicembre 2010

349 - ORDINE DI CATTURA NEL CASO VÍCTOR GÁLVEZ

Il 24 Ottobre dell'anno 2009 alle 14,30 è stato assassinato a fucilate Victor Miguel Gálvez Pérez, nel municipio di Malacatán, dipartimento di San Marcos.
Víctor Gálvez è stato un leader sindacale della zona meridionale del dipartimento di San Marcos, che si è distinto per la sua attività nella disputa che portano avanti alcuni gruppi di popolazione per l'energia elettrica.
Mercoledì 17 novembre 2010, su ingiunzione dell'Unità Speciale della Procura ascritta alla CICIG, si è proceduto alla detenzione, da parte di unità della Polizia Nazionale Civile, di una persona di sesso maschile, sospetta di essere l’autore materiale della morte di Víctor Gálvez.
Il detenuto è stato messo a disposizione del Primo Tribunale di Prima Istanza Penale, Antinarcotici e Delitti contro l'Ambiente, che ha stabilito la prigione preventiva per suddetto individuo.
L'indagine è ancora in corso, per verificare altri possibili responsabili dell'assassinio.
Guatemala, 19 novembre 2010.
Comunicato Stampa 27 Cicig.

348 - CAPTURA EN CASO VÍCTOR GÁLVEZ

El 24 de Octubre del año 2009 sobre las 14:30 horas fue asesinado a tiros en el municipio de Malacatán, departamento de San Marcos, el señor Víctor Miguel Gálvez Pérez.
El señor Víctor Gálvez fue un líder sindical de la zona sur del departamento de San Marcos que se destacó por su actividad en la disputa que mantienen algunos grupos de población sobre la energía eléctrica.
El miércoles 17 de Noviembre 2010 a requerimiento de la Unidad Especial de Fiscalía adscrita a la CICIG se procedió a la detención por parte de miembros de la Policía Nacional Civil de una persona de sexo masculino, sospechosa de ser autor material de la muerte de Víctor Gálvez.
El detenido fue puesto a disposición del Juzgado Primero de Primera Instancia Penal, Narcoactividad y Delitos contra el Ambiente, el cual dictó auto de prisión preventiva para el sindicado.
La investigación sigue abierta para averiguar otros posibles responsables respecto del asesinato.
Guatemala, noviembre 19 de 2010.
Comunicado de Prensa 27, Cicig

mercoledì 15 dicembre 2010

347 - VIOLENZA: DA GENNAIO A NOVEMBRE SI REGISTRARONO 2.953 MORTI

Il Gruppo di Appoggio Mutuo (GAM) del Guatemala divulgò il giorno 8 dicembre una relazione sulla situazione dei diritti umani e gli atti di violenza che sono avvenuti nel paese. Lo studio ha analizzato il periodo da gennaio a novembre di questo anno e ha constatato che l'ultimo trimestre è stato il più violento.
"Novembre si conclude ed è uno tra i mesi più violenti dell'anno 2010, essendo l’ultimo trimestre quello che ha registrato il maggiore numero di morti nell'anno. Il numero di estorsioni, linciaggi e violenza contro bambini e bambine è aumentato in relazione all'anno anteriore", si specifica nel rapporto.
La relazione stabilisce che, nonostante la leggera diminuzione della violenza in relazione all'anno 2009, la popolazione continua a temere di essere vittima di qualunque tipo di atto di vandalismo. L'attuazione del governo in materia di sicurezza è stata valutata come "estemporanea."
Per il GAM, la violenza durante l'anno 2010 è stata differente da quella degli anni precedenti, per avere presentato caratteristiche psicologiche. Il Gruppo racconta che la maniera in cui sono avvenute le morti ha visto maggior spargimento di sangue che in altri anni. La relazione osserva che, nonostante la riduzione di morti violente, la quantità di persone ferite è aumentata, facendo sì che gli alti indici di delinquenza esistenti nel paese continuano essendo gli stessi.
In totale - da gennaio a novembre - si registrarono 2.953 morti. Di questi, 2.507 vittime erano maschi, 391 donne, e 55 bambine e bambini, con una crescente violenza nei confronti dei minori di età.
Il GAM ha sottolineato l'aumento della violenza durante il mese di ottobre, identificando una ripresa dei massacri, che avvenivano solo durante il conflitto armato interno. I massacri sono stati più frequenti nella regione centrale della capitale, in novembre, con la maggiore quantità di vittime in Chiquimula.
I municipi che occupano le prime cinque posizioni, nel ranking dei più violenti, sono la capitale Città del Guatemala, Mixco, Villa Nueva, Villa Canales e San Miguel Petapa. D'altra parte, le città più sicure, secondo dati della Relazione, sono San Raimundo e San Pedro Sacatepéquez.
Sulle modalità della violenza, la relazione sottolinea una crescita nel numero di estorsioni, negli ultimi tre anni, con più di 9.000 casi. Si è osservato anche che i commercianti, tra i professionisti, sono stati i più vulnerabili alla violenza nel mese di novembre, e che gli autisti del trasporto pubblico, nell'analisi di tutti i mesi, sono quelli che corrono più rischi.
Per il GAM, i casi di linciaggio sono frutto della mancanza di controllo e riflettono la disperazione della popolazione. Solo in novembre sono avvenuti 195 linciaggi, dei quali 37 hanno causato la morte delle vittime. "È notorio il poco rispetto che si sono guadagnate le autorità – in modo particolare la PNC, che è tra i principali attori per gestire l'ordine - permettendo e perfino partecipando in alcune occasioni a questi atti arbitrari, contrari all'ordine", analizza.
Secondo la relazione, le donne rappresentano la parte della società che vede maggiormente violati i propri diritti ed anche il mese di novembre è stato uno dei più violenti per esse. Per il GAM, esiste un fallimento da parte dell'Organismo Giudiziale e del Ministero Pubblico in materia di sentenze nei casi di violenza contro le donne.
Per quel motivo, il Gruppo insiste nella richiesta di creazione di spazi di educazione per le donne sulle tematiche giuridiche. Il GAM sottolinea anche che è necessario educare gli uomini affinché si raggiunga il rispetto la dignità ed integrità delle donne.
Si spera che la situazione migliori nel paese con l'elezione di nuovi procuratori generali e del Capo del Ministero Pubblico e con la creazione e la riforma di leggi che combattano il crimine organizzato.
Adital, 08/12/2010

346 - VIOLENCIA: DESDE ENERO A NOVIEMBRE SE REGISTRARON 2.953 MUERTES

El Grupo de Apoyo Mutuo (GAM) de Guatemala divulgó hoy (8) un informe sobre la situación de los derechos humanos y los actos de violencia que ocurrieron en el país. El estudio analizó el período de enero a noviembre de este año y constató que el último trimestre fue el más violento.
"Noviembre culmina estando dentro de los meses más violentos del año 2010, siendo el trimestre último el que mayor número de muertes que se ha reportado en el año. El número de extorsiones, linchamientos y violencia en contra de niños y niñas se ha incrementado en relación con el año anterior", se detalla.
El informe analiza que, a pesar de la ligera declinación de la violencia en relación con el año 2009, la población continúa sintiendo miedo de ser víctima de cualquier tipo de acto de vandalismo. La actuación del gobierno en materia de seguridad fue evaluada como "improvisada".
Para el GAM, la violencia durante el año 2010 fue diferente a la de los años anteriores por haber presentado características psicológicas. El Grupo relata que la manera con que las muertes ocurrieron fue más sangrienta que en otros años. El informe observa que a pesar de la reducción de muertes violentas, la cantidad de personas heridas aumentó, haciendo que se concluya que los altos índices de delincuencia existentes en el país continúan siendo los mismos.
En total -de enero a noviembre- se registraron 2.953 muertes. De este total, 2.507 víctimas eran del sexo masculino, contra 391 mujeres. Las niñas y niños sumaron 55 víctimas, indicando una creciente violencia contra menores de edad.
El GAM notó el aumento de la violencia durante el mes de octubre, identificando el resurgimiento de la masacre, que sólo ocurría durante el conflicto armado interno. Las masacres fueron más frecuentes en la región central de la capital, en noviembre, registrando la mayor cantidad de víctimas en Chiquimula.
Los municipios que ocupan las primeras cinco posiciones, en el ranking de los más violentos son la capital, ciudad de Guatemala, Mixco, Villa Nueva, Villa Canales y San Miguel Petapa. Por otro lado, las ciudades más seguras, según datos del Informe, son San Raimundo y San Pedro Sacatepéquez.
Sobre las modalidades violentas, el informe destaca un crecimiento en el número de extorsiones, en los últimos tres años, con más de 9 mil casos. SE observó también que los comerciantes, entre los profesionales, fueron los más vulnerables a la violencia en el mes de noviembre, y que los conductores de transporte colectivo, en el análisis de todos los meses, son los que corren más riesgos.
Para el GAM, los casos de linchamientos son fruto de la falta de control y reflejan la desesperación de la población. Sólo en noviembre ocurrieron 195 linchamientos, de los cuales 37 de estos terminaron con la muerte de las víctimas. "Es notorio el poco respeto que se han ganado las autoridades -específicamente la PNC, quienes son los principales actores para proponer el orden- al permitir e incluso participar en algunas ocasiones en estos actos arbitrarios, contrarios a poner el orden", analiza.
De acuerdo con el informe, las mujeres representan la parte de la sociedad que más tienen sus derechos violados y el mes de noviembre también fue uno de los más violentos para ellas. Para el GAM, existe un fracaso por parte del Organismo Judicial y del Ministerio Público en materia de juzgamientos de los casos de violencia contra las mujeres.
Por eso, el Grupo insiste en el pedido de creación de espacios de educación para las mujeres en aspectos jurídicos. La entidad también resalta que es necesario reeducar a los hombres para que se alcance el respeto a la dignidad e integridad de las mujeres.
A expectativa es que la situación mejore en el país con la elección de nuevos Fiscales Generales y Jefe del Ministerio Público y con la creación y reforma de leyes que combatan a actuación del crimen organizado.
Adital, 8/12/2010

lunedì 13 dicembre 2010

345 - UNION FENOSA ATTACCA DI NUOVO 2

È positivo che coloro che non si sono sommati ancora alla resistenza al pagamento si rendano conto che questo consorzio pretende di usarli come forza di scontro al proprio servizio. Cerca di manipolarli affinché agiscano contro i loro vicini, contro il paese al quale, lo vogliano o no, appartengono.
Quell'impresa straniera, alla quale coloro che ancora pagano hanno voluto essere fedeli, oggi annuncia che li punisce, che li utilizza, che li manipola. Anticipa loro: “Vi lascio senza luce. Ma date la colpa a coloro che si stanno opponendo ed agite contro di loro." Il diavolo paga male a chi lo serve bene. È necessario che ognuna di queste famiglie o piccole imprese, che non si sono unite alla lotta, capiscano che, lasciandoli senza luce, Unión FENOSA commette una illegalità in più. Non c'è alcun argomento giuridico che giustifichi che sospenda il servizio in maniera arbitraria e per decisione unilaterale. Tuttavia, apparentemente l'impresa è disposta a farlo. Magari perché sa che conta sull'avallo delle autorità di turno.
È disposta a continuare a passare al di sopra della legge ogni volta che ne ha voglia. Hanno imparato che godono dell’impunità. È disposta a ledere perfino i diritti di coloro che sono stati i propri alleati. È disposta a sputare in faccia a chi gli è stato leale. È disposta a realizzare una situazione che può causare esplosioni sociali per il Governo, ed annuncia che lo farà precisamente durante un anno elettorale.
Se questa minaccia arrivasse a materializzarsi, è sicuro che Unión FENOSA mieterà risultati identici a quelli che raccolse a seguito delle azioni che adottò i precedenti mesi di dicembre: rafforzare ancor più le file della resistenza. La mancanza di etica ed incapacità di gestire la situazione ha causato la sostituzione di più di un direttore. Cosa che, per il resto, hanno gestito con sospetto silenzio.
Queste prassi la multinazionale le ha apprese dai suoi mentori: il regime franchista sotto la cui ombra e difesa nacque e crebbe, ed il regime nazista dei cui fondi anche si sostentò.
Queste segnalazioni non li esponiamo in maniera arbitraria. Così ha informato il giornale Diagonal, una delle pubblicazioni più serie della Spagna, nella sua edizione del 25 Novembre dell'anno in corso. Nell'articolo si evidenzia anche il vincolo che esiste tra settore minerario ed Unión FENOSA.
Abbiamo in mano l'articolo completo, che è ricco di dettagli indiscutibili al riguardo. Questo dimostra come la dittatura di Franco, quella di Hitler ed Unión FENOSA agivano in qualità di soci prossimi. Questa impresa si è arricchita con la guerra e con la morte per lunghi anni. E, nel tempo, ha imparato le tattiche dei suoi mentori.
Con simile antecedenti, ci si può aspettare chiaramente che oggi, in Guatemala, Unión FENOSA sia disposta a condannare a morte a qualunque persona che, per esempio, non possa ricevere in tempo attenzione chirurgica per mancanza di energia elettrica. O sia disposta a lanciare di nuovo i suoi cani da guerra per le strade, con la vana pretesa di spezzare la resistenza del popolo. Questo, paragonato ai campi di concentramento e all'olocausto, deve sembrargli poca cosa.
Per ciò, dal Fronte Nazionale di Lotta rivolgiamo un appassionato appello alla popolazione di San Marcos ed alle sue legittime organizzazioni, affinché si preparino a fare fronte con successo a questa nuova offensiva che annuncia Unión FENOSA.
In buona misura, il trionfo della popolazione si concretizza nella misura in cui sappiamo mantenere, e perfino rafforzare, l'unità come popolazione. Cioè evitiamo che ci dividano e, meno ancora, che riescano metterci uno contro l’altro, come pretendono di fare.
È anche importante che evitiamo di cadere in qualunque tipo di provocazione. Di sicuro, nella loro strategia, gli imprenditori hanno contemplato decine di varianti per generare violenza, perché sanno che la violenza favorisce i loro interessi. Dobbiamo portare avanti la lotta con maturità ed intelligenza.
E, ovviamente, rivolgiamo anche un appello a tutta la popolazione, affinché capisca che un'aggressione contro il paese di San Marcos diviene, alla fine, in un'aggressione contro tutti e tutte; un'aggressione contro tutto il popolo guatemalteco. La migliore risposta consiste nell’incrementare la resistenza, nel sommarsi alla lotta.
Sollecitiamo il Governo, che ha protetto tutti gli eccessi nei quali incorre Unión FENOSA, che, almeno per una volta, si impegni a fianco della popolazione che lo ha scelto, e che non serva da collaboratore degli interessi stranieri, da umile servitore agli ordini dell'avidità delle multinazionali.
Guatemala, 9 Dicembre 2010
Fronte Nazionale di Lotta a Difesa dei Servizi Pubblici e le Risorse Naturali
Adital, 10/12/2010

344 - UNIÓN FENOSA ATACA DE NUEVO – 2

Es bueno que quienes no se han sumado aún a la resistencia al pago se den cuenta de que este consorcio pretende usarlos como fuerza de choque a su servicio. Busca manipularlos para que actúen en contra de sus vecinos, en contra del pueblo al que, quiéranlo o no, pertenecen.
Esa empresa extranjera, a la que los que todavía pagan han querido ser fieles, hoy anuncia que los va a castigar, que los va a utilizar, que los va a manipular. Les anticipa: "Los voy a dejar sin luz. Pero échenle la culpa a los que están en resistencia y empréndanla contra ellos". Mal paga el diablo a quién bien le sirve. Es preciso que cada una de estas familias o pequeñas empresas que no se han sumado a la lucha entiendan que, al dejarlas sin luz, Unión FENOSA incurre en una ilegalidad más. No hay argumento jurídico alguno que justifique que les suspenda el servicio de manera arbitraria y por decisión unilateral. Sin embargo, al parecer la empresa está dispuesta a hacerlo. Quizás porque sabe que cuenta con el aval de las autoridades de turno.
Está dispuesta a seguir pasando por encima de la ley cada vez que le dé la gana. Han aprendido que son impunes. Está dispuesta a lesionar los derechos incluso de quienes han sido sus aliados. Está dispuesta a escupir sobre el rostro de quienes le han sido leales. Está dispuesta a generarle al Gobierno una situación que puede resultar en estallidos sociales, y anuncia que lo hará precisamente en un año electoral.
Si esta amenaza llegara a materializarse, es seguro que Unión FENOSA cosechará idénticos resultados que los que recogió tras las acciones que adoptó los anteriores meses de Diciembre: Fortalecer más aún las filas de la resistencia. La falta de ética e incapacidad para manejar la situación ha generado la remoción de más de un gerente. Cosa que, por lo demás, han manejado con sospechoso silencio.
Estas prácticas la transnacional las ha aprendido de sus mentores: el régimen franquista, bajo cuya sombra y amparo nació y creció, y el régimen nazi, de cuyos fondos también se nutrió.
Estos señalamientos no los planteamos de manera arbitraria. Así lo informó el diario Diagonal, una de las publicaciones más serias de España, en su edición del 25 de Noviembre del año en cuarso. En el artículo se evidencia, también, el vínculo cercano que existe entre minería y Unión FENOSA.
Tenemos en nuestras manos el artículo completo, que es abundante en detalles incuestionables al respecto. Este demuestra cómo la dictadura de Franco, la de Hitler y Unión FENOSA actuaban en calidad de socios cercanos. Esta empresa lucró con la guerra y con la muerte durante largos años. Y, en el proceso, aprendió las tácticas de sus mentores.
Con semejantes antecedentes, es claramente esperable que hoy, en Guatemala, Unión FENOSA esté dispuesta a condenar a muerte a cualquier persona que, por ejemplo, no pueda recibir atención quirúrgica a tiempo por falta de energía eléctrica. O esté dispuesta a lanzar de nuevo sus perros de la guerra a las calles, con la vana pretensión de quebrar la resistencia del pueblo. Eso, a la par de los campos de concentración y del holocausto, debe de parecerles poca cosa.
Por ello, desde el Frente Nacional de Lucha hacemos un ferviente llamado a la población de San Marcos y a sus legítimas organizaciones para que se preparen para hacer frente con éxito a esta nueva ofensiva que anuncia Unión FENOSA.
En muy buena medida, el triunfo del pueblo se aproxima en la medida en que sepamos mantener, e incluso fortalecer, la unidad como pueblo. Es decir, en que evitemos que se nos divida y, menos aún, en que logren ponernos a unos contra otros, como lo pretenden.
También es importante que evitemos caer en cualquier tipo de provocación. De seguro, en su estrategia los empresarios tienen contempladas decenas de variantes para generar violencia, porque saben que la violencia favorece sus intereses. Debemos dar la lucha con madurez e inteligencia.
Y, obviamente, hacemos también un llamado a toda la población para que entienda que una agresión contra el pueblo de San Marcos deviene, al final, en una agresión contra todos y todas; en una agresión contra todo el pueblo guatemalteco. La mejor respuesta consiste en incrementar la resistencia; en sumarse a la lucha.
Al Gobierno, que ha amparado todos los desmanes en los que incurre Unión FENOSA, lo instamos a que, cuando menos por una vez, se coloque al lado del pueblo que lo eligió y que no sirva de achichincle de intereses foráneos, de servil lacayo a las órdenes de la codicia de las transnacionales.
Guatemala, 9 de Diciembre del 2010
Frente Nacional de Luta en Defensa de los Servicios Públicos y los Recursos Naturales
Adital, 10/12/2010

343 - UNION FENOSA ATTACCA DI NUOVO 1

La multinazionale minaccia la popolazione di sospendere il servizio.
Union FENOSA sa di essere sconfitta dalla resistenza che la popolazione del paese esercita contro la sua presenza, a beneficio della nazionalizzazione dell'energia e per la creazione di imprese municipali di energia. Per questo, come qualunque animale, quando si sente rinchiuso, sceglie di tirare fuori le unghie e ricorrere a misure estreme. A maggior ragione dato che le autorità del Governo centrale ed alcuni dei Governi locali la proteggono sotto un manto di impunità, che gli permette di utilizzare ogni tipo di illegalità e violazioni nei confronti della popolazione.
Ora annunciano, per mezzo di una costosa campagna di comunicazione (finanziata, ovviamente, dalle tasche della popolazione incauta che continua ancora a pagare) che procederanno a sospendere, in maniera generale, il servizio elettrico in buona parte del Dipartimento di San Marcos. Cioè che taglieranno la luce a tutta la popolazione, qualunque sia la persona o la istituzione che sia danneggiata. Annunciano, dunque, che lasceranno senza luce ospedali, centri di salute, imprese private, istituzioni commerciali, istituzioni pubbliche, migliaia di famiglie, in sintesi, che l’azienda è disposta a generare il caos nel dipartimento, senza nessun interesse per i danni che causino, né a chi li causano. Affermano dunque, in maniera pubblica, che sprofonderanno San Marcos nell'oscurità.
Agli imprenditori che qui dirigono questa multinazionale non importa nulla di paralizzare in maniera selvaggia la vita economica, sociale e culturale in San Marcos. Non li preoccupa che, con la loro azione, sospenderanno la rete telefonica. Non tremano loro i polsi ad agire in modo tale che diventi impossibile, per la popolazione, sia segnalare le emergenze di qualunque natura, e ancora più risolverle.
Per calcoli disonesti, questa impresa ha scelto il mese di Dicembre per lanciare le sue offensive. Nel 2008 causarono tali problemi in Malacatán che obbligarono la popolazione a manifestare. Il Governo, chiaro, aveva mandato le sue truppe in appoggio alla multinazionale e Malacatán passò il Natale con carri armati negli angoli delle strade, con truppe armate come ai tempi della guerra lungo le strade, con 28 attivisti incarcerati senza che avessero commesso delitto alcuno, con centinaia di famiglie separate a causa di ordini di cattura, infine, provocarono il caos, pur di spezzare la resistenza.
Ma, con quella misura repressiva del dicembre 2008, ottennero l'effetto contrario: la resistenza si rafforzò, non solo in Malacatán, ma si estese ad altri municipi del Dipartimento.
Per quel motivo, nel dicembre del 2009 andarono oltre: decretarono lo stato di assedio in tutto il Dipartimento. Gli impiegati della Unión FENOSA, allora, visitarono ogni casa, accompagnati dall'esercito e dalla polizia, per costringere ogni famiglia a firmare accordi di pagamento. Sono stati emessi più di 250 ordini di cattura contro i dirigenti popolari che, nel Dipartimento, si erano schierati a capo delle lotte del loro popolo. E aveva fatto la sua apparizione un inquietante fattore: gli assassini selettivi. Da Ottobre 2009 fino ad oggi sono stati assassinati otto compagni o compagne. E recentemente attentarono alla vita di un altro, che è stato dato per morto.
Neanche questa misura ha ottenuto il risultato che desideravano: piegare la volontà di lotta della popolazione. Al contrario, ciò che hanno ottenuto è stato che la resistenza al pagamento e la domanda per la nazionalizzazione si estendesse, ora, ad altri Dipartimenti del paese. Non è oramai solo San Marcos che esige che questo consorzio se ne vada dal paese. Ogni giorno una nuova comunità si somma al clamore popolare che chiede "Fuori Unión FENOSA."
Vogliamo ricordare alla popolazione che quella di San Marcos è la resistenza a continuare ad essere derubati dall'impresa. Gli abitanti sono intenzionati a pagare una tassa giusta ad un'impresa propria. Quello che chiedono è un servizio di qualità ad un prezzo giusto. Ma a ciò non si è impegnata Unión FENOSA, quando gli è stato dato in concessione il servizio. O, se si impegnò a ciò, non hanno dato nessun segnale di volere compierlo. Nessun utente è obbligato a pagare in eccesso, a pagare riscossioni illegali e, oltretutto, per un pessimo servizio.
L'accesso all'energia elettrica è un diritto cittadino. La sua prestazione non deve aprire le porte al furto. Furto è quello che fa l'impresa, in lungo e in largo nel paese, e di fronte al quale le autorità fanno finta di non vedere. È per quel motivo che già in molti luoghi si rifiutano di continuare a pagare questo tipo di estorsione mascherata da servizio. Estorsione perché si fa sotto minaccia, accompagnata da esercito e poliziotti armati, con uno strascico di morti e detenuti. Che altro nome può essergli dato?
Ora, nel dicembre 2010, gli strateghi di Unión FENOSA hanno annunciato, attraverso i mezzi di comunicazione, che toglieranno la luce a tutta la zona confinante con il Messico. Quella minaccia, se arrivano a materializzarla, contribuirà chiaramente ad incrementare l'evidente collera sociale già esistente, nata ed alimentata a partire dall'adozione di politiche pubbliche anti-popolari, che deteriorano le condizioni di vita dei settori popolari. Cioè, Unión FENOSA è disposta, probabilmente con la compiacenza delle autorità, a rendere sempre più tesa la situazione, fino ad arrivare ad un punto molto vicino all'ingovernabilità.
Lo annuncia e si dispone a farlo, con un chiaro proposito: debilitare la resistenza mediante la contrapposizione di due settori della popolazione che, sul tema dell'energia, hanno avuto posizioni differenti. Cioè, di fare scontrare le famiglie in resistenza, che sono la maggioranza, con quelle che, come minoranza, e molto probabilmente per minacce, si sono rifiutate di fare valere i propri diritti e continuano a pagare all'impresa i furti mensili ai quali questa voglia sottometterli. Unión FENOSA pensa, dunque, applicare il vecchio proverbio che afferma: "Dividi e vincerai."
Guatemala, 9 Dicembre 2010
Fronte Nazionale di Lotta a Difesa dei Servizi Pubblici e le Risorse Naturali
Adital, 10/12/2010

342 - UNIÓN FENOSA ATACA DE NUEVO – 1

La transnacional amenaza a la población con suspender el servicio
Unión FENOSA se sabe derrotada por la resistencia que la población del país ejerce en contra de su presencia, a favor de la nacionalización de la energía y en pro de la creación de empresas municipales de energía. Por ello, como cualquier bestia cuando se siente acorralada, opta por sacar las uñas y acudir a medidas extremas. Máxime que las autoridades del Gobierno Central y algunos de los Gobiernos Locales la amparan bajo un manto de impunidad que le permite adoptar todo tipo de ilegalidades y atropellos en contra de la población.
Ahora anuncian, mediante una costosa campaña radial, (financiada, obviamente, desde los bolsillos del pueblo incauto que aún les sigue pagando), que procederán a suspender, de manera general, el servicio eléctrico en buena parte del Departamento de San Marcos. Es decir, que le cortarán la luz a toda la población, sea quien sea la persona o institución que se vea afectada. Anuncian, pues, que dejarán sin luz a hospitales, a centros de salud, a empresas privadas, a comercios, a instituciones públicas, a millares de familias, en síntesis, que está dispuesta a generar el caos en el departamento, sin importarle en absoluto los perjuicios que causen, ni a quien se lo van a causar. Dicen pues, de manera pública, que sumergirán a San Marcos en la oscurana.
A los empresarios que aquí manejan esta transnacional no les importa, para nada, paralizar de manera abrupta la vida económica, social y cultural en San Marcos. No les preocupa que, con su acción, suspendan la red telefónica. No les tiembla el pulso para actuar de manera tal que se haga imposible, para el pueblo, tan siquiera reportar emergencias de cualquier naturaleza, mucho menos atenderlas.
Por cálculos malsanos, esta empresa ha adoptado el mes de Diciembre para lanzar sus ofensivas. En el 2008 generaron tales problemas en Malacatán que obligaron a la población a manifestarse. El Gobierno, claro, soltó a sus tropas en apoyo a la transnacional y Malacatán pasó la Navidad con tanquetas en las esquinas, con tropas armadas como en tiempos de guerra recorriendo las calles, con 28 compañeros presos sin que hubieran cometido delito alguno, con cientos de familias separadas debido a órdenes de captura, en fin, provocaron un caos con tal de quebrar la resistencia.
Pero, con esa medida represiva de Diciembre del 2008, lograron el efecto contrario: la resistencia se fortaleció, no sólo en Malacatán, sino que se extendió a otros Municipios del Departamento.
Por eso, en Diciembre del 2009 fueron más allá: Decretaron el Estado de Sitio en todo el Departamento. Los empleados de Unión FENOSA, entonces, visitaron casa por casa acompañados del ejército y de la policía, para forzar a cada familia a firmar acuerdos de pago. Se emitieron más de 250 órdenes de captura contra las y los dirigentes populares que, en el Departamento, se habían colocado al frente de las luchas de su pueblo. E hizo su aparición un tenebroso elemento: los asesinatos selectivos. Desde Octubre del 2009 y hasta la fecha han sido asesinados 8 compañeros o compañeras. Y recientemente atentaron contra la vida de uno más, a quien dieron por muerto.
Tampoco esta medida les generó el resultado que buscaban: doblegar la voluntad de lucha del pueblo. Por el contrario, lo que lograron fue que la resistencia al pago y la demanda por la nacionalización se extendieran, ahora, a otros Departamentos del país. Ya no es sólo San Marcos quien exige que este consorcio se vaya del país. Cada día una nueva comunidad se suma al clamor popular que pide "Fuera Unión FENOSA".
Queremos recordar a la población que lo que existe en San Marcos es una resistencia a seguir siendo robados por la empresa. Los vecinos están en la mejor disposición de pagar una tasa justa a una empresa propia. Lo que piden es un servicio de calidad a un precio justo. Pero a eso no se comprometió Unión FENOSA cuando le fue concesionado el servicio. O, si se comprometió a ello, no han dado ni señales de querer cumplirlo. Ningún usuario está obligado a pagar en exceso, a pagar cobros ilegales y, encima, por un pésimo servicio.
El acceso a la energía eléctrica es un derecho ciudadano. Su prestación no debe abrir las puertas al robo. Robo es el que hace la empresa a lo largo y ancho del país y ante el cual las autoridades se hacen las de la vista gorda. Por eso es que ya en muchos lugares se niegan a seguir pagando este tipo de extorsión disfrazada de servicio. Extorsión por cuanto se hace bajo amenazas, acompañada de ejército y policías armados, con caudal de muertos y detenidos. ¿Qué otro nombre se le puede dar?
Ahora, en Diciembre del 2010, los estrategas de Unión FENOSA anuncian en los medios que le van a quitar la luz a toda la franja fronteriza con México. Esa amenaza, si llegan a materializarla, contribuirá notoriamente a incrementar la evidente cólera social que existe, nacida y alimentada a partir de la adopción de políticas públicas anti-populares, que deterioran las condiciones de vida de los sectores populares. Es decir, Unión FENOSA está dispuesta, probablemente con la complacencia de las autoridades, a tensionar las cosas, hasta aproximarlas a un punto muy cercano a la ingobernabilidad.
Lo anuncia y se dispone a hacerlo con un claro propósito: debilitar la resistencia por la vía de contraponer a dos sectores de la población que, sobre el tema de la energía, han tenido posiciones diferentes. Es decir, de enfrentar a las familias en resistencia, que son mayoría, con aquellas que, como minoría, y muy probablemente por amenazas, se han negado a hacer valer sus derechos y siguen pagándole a la empresa los robos mensuales a los que esta quiera someterlos. Unión FENOSA pretende, pues, hacer valedero el viejo refrán que afirma: "Divide y vencerás".  
Guatemala, 9 de Diciembre del 2010
Frente Nacional de Luta em Defensa de los Servicios Públicos y los Recursos Naturales
Adital, 10/12/2010

venerdì 10 dicembre 2010

341 - ASSASSINATA EMILIA QUAN STACKMANN

Emilia Quan Stackmann, una donna guatemalteca di 33 anni di età, che si contraddistingueva per essere una persona allegra, umana, amichevole, semplice, trasparente, libera, intelligente, autodeterminata, coraggioso, arrabbiata ed ostinata; sociologa impegnata con il suo lavoro di carattere sociale, occupata principalmente nell'investigazione dei fenomeni che colpiscono profondamente la popolazione. E’ stata trovata oggi brutalmente imbavagliata e soffocata nell'Occidente di Huehuetenango.
La Fundación Myrna Mack con profondo dolore ed indignazione condanna l'assassinio della nostra compagna ed amica.
Emilia è una vittima in più dell'insicurezza cittadina, della violenza, della impunità, della criminalità e del deterioramento sociale, che sta attraversando il nostro paese. Nonostante questa situazione che colpisce giornalmente decine di famiglie, le autorità non stanno assumendo con la dovuta responsabilità il compito di garantire il diritto alla vita.
Le motivazioni di questo fatto sono sconosciute, leader comunitari, autorità municipali, polizia e membri dell'esercito nazionale hanno mostrato il loro appoggio alla ricerca della nostra compagna, la deplorevole conclusione dimostra che questi sforzi non sono stati sufficienti per salvarla.
Sollecitiamo la popolazione in generale, affinché siano unificati gli sforzi per chiedere giustizia alle autorità, perché rispondano effettivamente alle richieste sociali e cittadine di giustizia e sicurezza, e combattano in maniera effettiva l'impunità predominante nel paese; evitando di intraprendere azioni che conducano ad atti di giustizia privata guidati dalla disperazione, frustrazione ed impotenza cittadina.
Esigiamo che le autorità competenti realizzino nel più breve tempo possibile le investigazioni alle quali sono chiamate per riuscire a fare luce su questo terribile fatto e per arrivare alla successiva condanna delle persone che risultino responsabili dal suo brutale assassinio.
Esprimiamo la nostra solidarietà alla sua famiglia, agli amici e ai suoi cari per questa irreparabile perdita.
Guatemala, 8 dicembre 2010
Fondazione Myrna Mack

340 - LE ARREBATARON LA VIDA A NUESTRA COMPAÑERA Y AMIGA EMILIA QUAN STACKMANN

Emilia Quan Stackmann, una mujer guatemalteca de 33 años de edad que se caracterizaba por ser alegre, humana, amiga, sencilla, transparente, libre, inteligente, autodeterminante, valiente, enojada y terca; socióloga comprometida con su trabajo de carácter social, ocupada principalmente en la investigación de fenómenos que afectan profundamente a la población. Fue encontrada el día de hoy brutalmente amordazada y asfixiada en el Occidente de Huehuetenango.
La Fundación Myrna Mack con profundo dolor e indignación condena el asesinato de nuestra compañera y amiga.
Emilia es una víctima más de la inseguridad ciudadana, violencia, impunidad, criminalidad y deterioro social que está atravesando nuestro país. Situación, que pese a enlutar a decenas de familias diariamente, las autoridades no están asumiendo con la debida responsabilidad el garantizar el derecho a la vida.
Las motivaciones de este hecho son desconocidas. Aun cuando desde el día de ayer que fue llevada en forma violenta por hombres armados; organizaciones sociales, líderes comunitarios, autoridades municipales, autoridades policiales y miembros del ejército nacional mostraron su apoyo en la búsqueda de nuestra compañera, el lamentable desenlace demuestra que estos esfuerzos no fueron suficientes para rescatarla con vida.
Instamos a la población en general para que unamos esfuerzos en demanda de Justicia ante las autoridades para que respondan efectivamente al clamor social y ciudadano de justicia y seguridad y combatan de manera efectiva la impunidad prevaleciente en el país; evitando tomar acciones que en nuestra desesperación, frustración e impotencia ciudadana conduzcan a actos de justicia por mano propia.
Exigimos que las autoridades competentes realicen a la brevedad posible las investigaciones a las que están llamadas a hacer para lograr esclarecer este terrible hecho y la posterior condena de las personas que resulten responsables de su brutal asesinato.
Expresamos nuestra solidaridad con su familia, amigos y seres queridos por esta irreparabile pérdida.
Guatemala, 8 de diciembre de 2010
Fundación Myrna Mack 

martedì 7 dicembre 2010

339 - ORGANIZZAZIONE CHIEDE LA FINE DELL'IMPUNITÀ NEI CASI DI VIOLENZA CONTRO LE DONNE

La giornata Internazionale per la Non Violenza contro le Donne, che si celebra il 25 novembre, è innanzitutto, una data di rivendicazione. I movimenti femministi e le organizzazioni sociali di varie parti del mondo utilizzano questo giorno per richiamare l'attenzione sulla violazione dei diritti delle donne e chiedere alle governanti azioni più ferme nel combattere la violenza e nella prevenzione della violenza contro le donne.
L'Unione Nazionale delle Donne Guatemalteche (UNAMG), per esempio, ha divulgato un comunicato in cui chiede la fine dell'impunità dei responsabili per crimini di violenza contro le donne. In una nota stampa, l'UNAMG si è mostrata preoccupata per l'aumento dei casi di violenza contro il sesso femminile e per l'elevato indice di femminicidi in Guatemala.
Preoccupa particolarmente "come la violenza sessuale nei confronti delle donne continua ad essere uno strumento di potere sui nostri corpi, quotidianamente migliaia di donne di tutte le età, etnie e classi sociali subiamo violenza sessuale per le strade, negli autobus, nelle scuole, al lavoro e in casa", sottolinea.
Per l'UNAMG, la violenza sessuale, come qualunque altra violenza contro la donna, è un crimine e deve essere giudicata. Per questa ragione, l'UNAMG utilizza il giorno 25 novembre per chiedere alle istituzioni dello Stato guatemalteco la fine dell'impunità e delle garanzie per l'accesso delle donne al sistema di giustizia. "Promuovere la persecuzione penale nei casi e per le denunce di femminicidio e per qualunque altra forma di violenza contro le donne, che sono stati presentati davanti alle istituzioni del sistema di giustizia", aggiunge alle domande.
Nel comunicato, l'organizzazione segnala anche e chiede al governo di ratificare i diversi trattati ed accordi nazionali ed internazionali per combattere e prevenire le violazioni dei diritti delle donne, come lo Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale ed il Meccanismo Nazionale del Protocollo Facoltativo alla Convenzione contro la Tortura ed Altri Trattamenti o Pene Crudeli, inumani o degradanti.
Allo stesso modo, sollecita l'applicazione di strumenti e risoluzioni internazionali relative al tema, come: le Convenzioni per l'Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne, la Convenzione Interamericana per la Prevenzione e lo Sradicamento della Violenza contro la Donna, e la Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), che considera responsabilità degli Stati processare a le persone colpevoli di genocidio, crimini di guerra e di lesa umanità, e violenze contro le donne e le bambine.
Anche l'Unione chiede che lo Stato applichi le proprie leggi e decreti relativi alla violazione dei diritti delle donne, come la Legge nazionale contro il Femminicidio ed altre forme di violenza contro le Donne (decreto 22/2008).
Le domande presentate non sono destinate solo alle autorità guatemalteche e ai loro governanti. Per l'Unione Nazionale delle Donne del Guatemala, è la società in generale quella che deve mobilitarsi e lottare per porre fine alla violenza e all'impunità, considerando che "la violenza contro le donne costituisce un problema sociale di grandi proporzioni che colpisce non solamente alle proprie donne, ma anche alla famiglia, la comunità e la società nel suo insieme".
Adital 24/11/2010