Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


venerdì 15 agosto 2014

851 - TRIBUNALE INTERNAZIONALE NON TOLLERERÀ MANCANZA DI AZIONE DEGLI STATI IN CASI DI VIOLENZA CONTRO LA DONNA

Una sentenza della Corte Interamericana di Diritti umani (CIDH), secondo la quale le autorità del Guatemala non investigarono il tragico assassinio di un'adolescente, avvisa i governi di tutto il mondo che non si tollererà la mancanza di azione da parte del potere pubblico nei casi di crimini contro le donne. L'informazione viene dalla sezione “diritti umani” dell’organizzazione non governative Amnesty International.
Il caso fu portato alla corte nel 2004 da Rosa Elvira Franco Sandoval, madre di María Isabel Veliz Franco, giovane di 15 anni che fu vittima di aggressione sessuale, torturata e brutalmente assassinata il 16 dicembre 2001, a Città del Guatemala. Quel giorno, María era uscita di casa alle 8 di mattina e sparì mentre si dirigeva al suo lavoro. Due giorni più tardi, il suo corpo fu ritrovato. Rosa Franco da anni chiede che lo Stato investighi la morte di sua figlia e, come conseguenza della sua ferma posizione, ha sofferto minacce di morte e violenza da parte di persone non identificate.
Per la CIDH, il caso segnala la mancanza di risposta effettiva dello Stato alla denuncia presentata il giorno dopo la sua sparizione, il 17 dicembre. Allo stesso modo, la Corte sostiene che ci fu una serie di irregolarità durante le indagini sulla morte dell'adolescente, come l'assenza della realizzazione delle investigazioni, mancanze nella conservazione della scena del crimine e carenze nel maneggio delle prove raccolte.
Lo scorso 28 Luglio, la CIDH concluse che le autorità del Guatemala non avevano indagato non solo adeguatamente ciò che era successo, ma non affrontarono e nè diedero attenzione adeguata alla radicata cultura di violenza e discriminazione che vive ancora attualmente la società del Guatemala. "Ciò diede luogo ad una indagine lacunosa", considera la Corte.
Si tratta di un momento importante che segna la responsabilità legale del governo di creare e mantenere un ambiente nel quale le donne e le bambine siano protette di fronte alla tortura e nel quale si paghi per gli abusi commessi. Tuttavia, la famiglia di María Isabel e coloro che l'appoggiano non possono riposare fino a che i responsabili della sua atroce morte siano indagati e processati", dichiarò Sebastián Elgueta, investigatore sulla situazione del Guatemala di Amnesty International.
"La lezione di questo caso si imparerà solo quando si prendano sul serio le morti di tutte le donne e bambine assassinate in Guatemala, e quando si prendano misure concrete per prevenire la violenza contro le donne e per creare una società sicura e rispettosa per tutte le persone", aggiunge Elgueta.
L’impunità è alta
Secondo Amnesty International, il brutale caso del quale María Isabel è stata vittima dopo il sequestro è un elemento comune alla maggioranza dei centinaia di assassini commessi in Guatemala contro le bambine e le donne. Solo nel 2013, dice l'organizzazione, secondo le statistiche statali, si registrarono 522 casi di donne vittime di assassinio.
La Corte Interamericana ha indicato che ci sono tentativi delle autorità del Guatemala per ottenere risultati nella lotta contro la violenza nel paese. Tuttavia, ancora il Guatemala presenta un alto tasso di impunità per l'assassinio delle donne. Amnesty ha promosso una campagna contro l'impunità di questi crimini. Nel 2013, il vicepresidente del Guatemala, Roxana Baldetti, ha ricevuto più di 1.000 lettere di membri e simpatizzanti di organizzazioni di tutto il mondo, chiedendo un'azione effettiva dello Stato nel caso dell'assassinio di María Isabel.
Adital 5/08/2014

850 - TRIBUNAL INTERNACIONAL NO TOLERARÁ FALTA DE ACCIÓN DE LOS ESTADOS EN CASOS DE VIOLENCIA CONTRA LA MUJER

Una sentencia de la Corte Interamericana de Derechos Humanos (CIDH), según el cual las autoridades de Guatemala no investigaron el trágico asesinato de una adolescente, advierte a los gobiernos de todo el mundo que no se tolerará la falta de acción por parte del poder público en los casos de la violencia contra los crímenes de mujeres. La información es de los derechos humanos de organizaciones no gubernamentales de Amnistía Internacional.
El caso fue llevado a la corte en 2004 por Rosa Elvira Franco Sandoval, madre de María Isabel Veliz Franco, joven de 15 años que fue agredida sexualmente, torturada y brutalmente asesinada el 16 de diciembre de 2001, en Ciudad de Guatemala, la capital. Ese día, María había salido de casa a las 8 am y desapareció cuando se dirigía a su trabajo. Dos días más tarde, su cuerpo fue encontrado. Rosa Franco hace años viene demandando que el Estado investigue la muerte de su hija y, como consecuencia de su firme posición, ha sufrido amenazas de muerte y hostigamiento por parte de personas no identificadas.
Para la CIDH, el caso manifiesta la falta de respuesta efectiva del Estado a la denuncia presentada el día siguiente a su desaparición, el 17 de diciembre. De igual manera, la Corte entiende que hubo una serie de irregularidades durante la investigación de la muerte de la adolescente, como la ausencia de la realización de las investigaciones, fallas en preservar la escena del crimen y deficiencias en el manejo de las pruebas recogidas.
En el último día 28 de julio, la CIDH concluyó que las autoridades de Guatemala no sólo no habían investigado adecuadamente la ocurrencia, sino que además no enfrentaron y dieron tratamiento adecuado a la arraigada cultura de violencia y discriminación que todavía vive en la actualidad, la sociedad de Guatemala. "Lo que dio lugar a una investigación defectuosa", considera la Corte.
"Se trata de un momento importantísimo que marca la responsabilidad legal de un gobierno de crear y mantener un entorno en el que las mujeres y las niñas estén protegidas frente a la tortura y en el que se rindan cuentas de los abusos cometidos. Sin embargo, la familia de María Isabel y quienes la apoyan no pueden descansar hasta que los responsables de su atroz muerte sean investigados y procesados”, declaró Sebastián Elgueta, investigador sobre la situación de Guatemala en Amnistía Internacional.
"Las lecciones de este caso sólo se aprenderán cuando se tomen en serio las muertes de todas las mujeres y niñas asesinadas en Guatemala, y cuando se tomen medidas concretas para prevenir la violencia contra las mujeres y para crear una sociedad segura y respetuosa para todas las personas”, agrega Elgueta.
Impunidad es alta
Según Amnistía Internacional, el brutal caso en que María Isabel fue víctima después luego de su secuestro es un rasgo común de la mayoría de los cientos de asesinatos cometidos en Guatemala contra las niñas y las mujeres. Sólo en 2013, dice la organización, según las estadísticas estatales, se registraron 522 casos de mujeres víctimas de asesinato.
La Corte Interamericana ha indicado que hay intentos de las autoridades de Guatemala por obtener resultados en la lucha contra la violencia en el país. Sin embargo, Guatemala todavía presenta una alta tasa de impunidad ante el asesinato de mujeres. Amnistía ha promovido una campaña contra la impunidad de estos crímenes. En 2013, la vicepresidente de Guatemala, Roxana Baldetti recibió más de 1.000 cartas de miembros y simpatizantes de la organización en todo el mundo, pidiendo una acción efectiva del Estado ante el asesinato de María Isabel.
Adital 5/08/2014

lunedì 11 agosto 2014

849 - SICCITÀ CAUSA TRAGEDIA PER PICCOLI AGRICOLTORI

Migliaia di agricoltori della zona orientale del paese definiscono "tragedia" le perdite totali e parziali delle loro coltivazioni di mais, fagioli, mais, pomodori, tra altri prodotti, causate dalla prolungata siccità che colpisce quella regione del Guatemala da più di 30 giorni, ed assicurano che è la peggiore delle ultime quattro decadi.
Durante un giro effettuato da Prensa Libre in varie comunità di Chiquimula, Zacapa e El Progresso, si è constatata la frustrazione degli agricoltori per i raccolti persi, al quale si somma la preoccupazione per il rialzo considerevole del prezzo del quintale di mais, che passò da Q90 o Q100 a Q165, che come, affermano i contadini, causerà "fame" e maggiore povertà.
In tutte le comunità visitate il denominatore comune sono le grandi estensioni di terreno completamente secco, in alcuni casi estremi si formarono crepe nei terreni. Inoltre, la maggioranza delle coltivazioni non sono cresciute, per mancanza di acqua, o in altri casi non hanno dato i risultati attesi.
Alirio de Jesus Morales, presidente del Consiglio Comunitario di Sviluppo del villaggio Tierra Colorada, Chiquimula, ha indicato che le perdite sono del 100% nelle coltivazioni di mais e arachidi.
Ha spiegato che il villaggio è formato da 250 famiglie, delle quali 90 si dedicano al commercio e 160 all'agricoltura di sussistenza, e da 40 anni non soffrivano di una siccità tanto forte come quella attuale.
"Tra tutte le famiglie che si dedicano all'agricoltura sono stati seminati circa 300 manzanas di terreno, la maggioranza a mais, ed in minore proporzione coltivarono arachidi. Purtroppo si è perso tutto, non è stato possibile salvare nessuna coltivazione perché la siccità si è protratta per molto tempo", disse Morales, che non ha potuto nascondere la sua preoccupazione per il futuro.
Henry Ramírez, un piccolo agricoltore che risiede a La Pianura, a 15 minuti della capoluogo dipartimentale di Chiquimula, e è padre di sette bambini, ha raccontato che ha investito i risparmi dell'anno scorso per coltivare mais in una manzana e mezzo di terreno che affittò. Ma ha perso tutto perché le sue semine non hanno ricevuto pioggia per oltre 30 giorni consecutivi. 
"È una delle peggiori siccità che abbiamo avuto. Ricordo che quando era bambino ce ne fu una simile; mio padre soffrì molto per quel motivo", affermò Ramírez.
Dati preliminari della sede del Ministero di Agricoltura, Allevamento ed Alimentazione, in Chiquimula indicano che si è perso fino al 85% di tutte le coltivazioni del dipartimento, mentre in Camotán e Jocotán la perdita è stata totale.
Ramírez afferma, con angoscia, che spera che le condizioni migliorino questo mese, perché deve dare da mangiare ai bambini piccoli e non sa che fare, ma la prospettiva climatica per agosto è che piova sotto i livelli normali.
Sofferenza
La situazione è simile in Zacapa, dove coltivazioni di mais, arachidi e fagioli e pomodori sono state colpite dalla la mancanza di acqua.
Victorino Franco, sindaco comunitario del villaggio Santa Lucía, a 20 minuti del capoluogo del dipartimento, ha affermato che si è perso il 100% delle 70 manzanas che coltivarono nella sua comunità.
Il Ministero dell’Agricoltura calcola che su scala dipartimentale è stato perso tra il 60 e 65% delle coltivazioni. 
A Zacapa si informò che gli 11 municipi furono colpiti e che preliminarmente si sono persi 6.516 ettari di coltivazioni, che rappresentano oltre Q14 milioni di investimento.
A El Progreso, la situazione è ugualmente allarmante, come ha raccontato Blandelino Moscoso, padrone di varie manzanas di terreno nel villaggio Santa Rita, che disse che gli agricoltori hanno perso la metà delle loro coltivazioni. Il dato coincide con quelli della sede del Maga.
In tutte le comunità visitate i contadini mantengono una lieve speranza di recuperare qualcosa di ciò che hanno perso, nel cosiddetto "secondo raccolto."
Allarme per prezzi
Contadini dell'oriente del paese confermano rialzo. Un quintale di mais in Chiquimula, Zacapa e El Progresso costa Q165, come è stato verificato. Quattro settimane fa nei mercati il quintale di mais costava tra Q90 e Q100.
Sventura
È delle peggiori stagioni
José Luis Vásquez Díaz, agricoltore di 94 anni che risiede nel villaggio Saspán, San José Arata, Chiquimula, ha perso le sue coltivazioni a causa della prolungata canicola che colpisce il dipartimento.
Vásquez Díaz ha spiegato che coltiva la terra per sostenere tre figlie e due nipoti, e ha raccontato con preoccupazione che ha investito il denaro che aveva per seminare due manzanas e mezzo di terreno, che rimase completamente secco, per mancanza di acqua.
"La milpa non ha ricevuto acqua ed è rimasta piccola, le pannocchie non caricarono e si sono perse. L’unica cosa che si può fare ora è piegare le piante affinché terminino di seccarsi si possa preparare paglia per farne cibo per il bestiame", dichiarò l'agricoltore.
Ha commentato che si è dedicato sempre all'agricoltura e che nella sua vita solo ricorda due siccità simili, una circa 40 anni fa e un’altra quando egli era un bambino di 10 anni. In quelle occasioni si persero tutti i raccolti delle persone.
Vásquez Díaz ha affermato che nel suo villaggio vivono 2.000 persone che, in gran maggioranza, si dedicano alla semina di mais e fagioli, ed assicurò che hanno perso tutto.
"Le famiglie soffrono la fame per questa siccità. Le autorità sono venute alcuni giorni fa e dissero che avrebbero portano aiuto, ma fino ad oggi non abbiamo niente”, disse con dispiacere.
Problematica
Senza risorse per fare miglioramenti
Román Cervantes Sánchez, agricoltore della villaggio Pianura Sopra, Chiquimula, riferì che malgrado esista della tecnologia per evitare le perdite delle semine, è impossibile che un agricoltore che semina per la sussistenza possa implementarle, poiché non ha risorse per installare le infrastrutture necessarie.
Ha indicato che ha perso due manzanas di terreno che seminò ed coltivò, ma per la mancanza di acqua si rovinarono completamente.
"Qui ha smesso di piovere da più di un mese e la milpa non ha finito di crescere, oramai non si può recuperare, malgrado sia verde, perché non ha ricevuto acqua nel momento più importante della sua crescita", affermò l'agricoltore.
Cervantes Sánchez affermò che esistono metodi per salvare le semine da questi inconvenienti, ma non sono alla portata dei piccoli agricoltori.
"Esistono i sistemi di irrigazione, ma noi non possiamo implementarli perché è molto caro tutta l’equipaggiamento necessario e qui nessuno riuscirebbe a farlo, benché tutti lo vorremmo”, ha assicurato, con dispiacere: "Solo i ricchi possono usare quella tecnologia, perché un povero non riuscirebbe ad averla benché risparmi un paio di anni".
La situazione è drammatica per i tre mila abitanti del villaggio.
Alternativa
Gravi situazione li obbliga a migrare
Victorino Franco, agricoltore e sindaco comunitario del villaggio Santa Lucía, Zacapa, ha affermato che le costanti perdite per siccità e la mancanza di opportunità nel dipartimento hanno obbligato molti membri di famiglie a cercare all'estero miglioramenti economici.
Spiegò che il villaggio ha circa tre mila abitanti, e molti, particolarmente giovani, decisero di migrare negli USA.
Indicò che meno della metà dei contadini del villaggio si dedicano all'agricoltura e che, in totale, quest’ anno si seminarono 70 manzanas di terreno, con mais, fagioli, arachidi e pomodori, ma si persero totalmente.
"La situazione è complicata. Ci sono famiglie che vivono giorno per giorno e seminarono mezza manzana, ma disgraziatamente non ha portato frutti. Ci sono bambini che non vanno a scuola per aiutare il papà ed ora non sanno che cosa faranno davanti a questa situazione", ha affermato Franco.
Il sindaco dice che questi inconvenienti sono già successi in varie occasioni, e ciò causa fame e rialzo smisurato del prezzo del quintale di mais, per quello "molti giovani che si sentono fiaccati per dalla povertà e dalla mancanza di opportunità hanno deciso viaggiare negli USA alla ricerca di miglioramenti per la sua famiglia.
Aggiunse che le famiglie del posto non possono finanziare tecnologia per evitare perdite.
Prensa Libre, 8/08/2014
 
 

848 - SEQUÍA CAUSA TRAGEDIA PARA PEQUEÑOS AGRICULTORES

Miles de agricultores del oriente del país califican de “tragedia” las pérdidas totales y parciales de sus cultivos de maíz, frijol, manía, tomate, entre otros productos, causadas por la prolongada sequía que azota esa región de Guatemala desde hace más de 30 días, y aseguran que es la peor de las últimas cuatro décadas.
Durante un recorrido efectuado por Prensa Libre en varias comunidades de Chiquimula, Zacapa y El Progreso se constató la frustración de los agricultores por las cosechas perdidas, a lo cual se suma la preocupación por el alza considerable en el precio del quintal de maíz, que pasó de Q90 o Q100 a Q165, lo cual, afirman los pobladores, causará “hambre y más pobreza”.
En todas las comunidades visitadas el denominador común son las grandes extensiones de terreno completamente seco, al extremo que en algunos se formaron grietas. Además, la mayoría de cultivos no crecieron, por la falta de agua, o en otros casos no dieron los resultados esperados.
Alirio de Jesús Morales, presidente del Consejo Comunitario de Desarrollo de la aldea Tierra Colorada, Chiquimula, indicó que las pérdidas son del cien por cien en los cultivos de maíz y manía.
Explicó que la aldea está formada por 250 familias, de las cuales 90 se dedican al comercio y 160 a la agricultura de subsistencia, y “desde hace 40 años” no sufrían de una sequía tan fuerte como la de ahora.
“Entre todas las familias que se dedican a la agricultura se plantaron alrededor de 300 manzanas de terreno, la mayoría es maíz, y en menor proporción cultivaron manía. Lastimosamente se perdió todo, no se pudo salvar nada de los cultivos porque la sequía se extendió por mucho tiempo”, dijo Morales, quien no pudo ocultar su preocupación por el futuro.
Henry Ramírez, un pequeño agricultor que reside en La Vega, a 15 minutos de la cabecera departamental de Chiquimula, y es padre de siete niños, relató que invirtió los ahorros del año pasado para cultivar maíz en una manzana y media de terreno que alquiló. Sin embargo, perdió todo porque sus siembras no recibieron lluvia por más de 30 días seguidos.
“Es una de las peores sequías que hemos tenido. Recuerdo que era niño cuando ocurrió una parecida; mi padre sufrió mucho por eso”, afirmó Ramírez.
Datos preliminares de la sede del Ministerio de Agricultura, Ganadería y Alimentación (Maga) en Chiquimula indican que hasta el 85 por ciento de todos los cultivos del departamento se han perdido, mientras que en Camotán y Jocotán la pérdida fue total.
Ramírez expresó, con angustia, que espera que las condiciones mejoren este mes, porque tiene niños pequeños que alimentar y no sabe que hacer, pero la perspectiva climática para agosto es que llueva por debajo de los niveles normales.
Sufrimiento
La situación es parecida en Zacapa, donde cultivos de maíz, manía, frijol y tomate han sido afectados por la falta de agua.
Victorino Franco, alcalde comunitario de la aldea Santa Lucía, a 20 minutos de la cabecera departamental, afirmó que se perdió el cien por cien de las 70 manzanas que cultivaron en su comunidad.
La extensión del Maga de Zacapa calcula que a escala departamental se perdió entre el 60 y 65 por ciento de los cultivos. 
En la Gobernación de Zacapa se informó que los 11 municipios fueron afectados y que preliminarmente se han perdido seis mil 516 hectáreas de cultivos, que representan más de Q14 millones de inversión.
En El Progreso la situación es igual de alarmante, como lo relató Blandelino Moscoso, dueño de varias manzanas de terreno en la aldea Santa Rita, quien dijo que los agricultores perdieron la mitad de sus cultivos. El dato coincide con los de la sede del Maga.
En todas las comunidades visitadas los pobladores mantienen una leve esperanza de recuperar algo de lo perdido, en la llamada “segunda cosecha”.
Alarma por precios
Campesinos del oriente del país confirman alza.
Q165 cuesta el quintal de maíz en Chiquimula, Zacapa y El Progreso, según se verificó.
Entre Q90 y Q100, costaba el quintal de maíz hace cuatro semanas en los mercados.
Desventura
Es de las peores temporadas
José Luis Vásquez Díaz, agricultor de 94 años que reside en la aldea Saspán, San José La Arada, Chiquimula, perdió sus cultivos debido a la prolongada canícula que afecta al departamento.
Vásquez Díaz explicó que cultiva la tierra para sostener a tres hijas y dos nietos, y narró con semblante preocupado que invirtió el dinero que tenía para sembrar en dos manzanas y media de terreno, el cual quedó completamente seco, por falta de agua.
“La milpa no recibió agua y se quedó pequeña, las mazorcas no cargaron y se perdió. Lo único que se puede hacer ahora es doblar las plantas para que se terminen de secar y preparar zacate para que se los coman las reses”, declaró el agricultor.
Comentó que siempre se ha dedicado a la agricultura y que en su vida solo recuerda dos sequías similares, una hace unos 40 años y otra cuando él era un niño de 10. En esas ocasiones todas las cosechas de las personas también se perdieron.
Vásquez Díaz indicó que en su aldea viven unas dos mil personas que, en su mayoría, se dedican a la siembra de maíz y frijol, y aseguró que también perdieron todo.
“Las familias van a padecer de hambre por esta sequía. Las autoridades vinieron hace unos días y dijeron que van a traer ayuda, pero hasta hoy no tenemos nada claro”, lamentó.
Problemática
Sin recursos para hacer mejoras
Román Cervantes Sánchez, agricultor de la aldea Vega Arriba, Chiquimula, refirió que a pesar de que existe tecnología para evitar las pérdidas de las siembras, es imposible que un agricultor que siembra para la subsistencia pueda implementarla, ya que carece de recursos para instalar la infraestructura necesaria.
Indicó que perdió dos manzanas de terreno que sembró y abonó, pero por la falta de humedad se echaron a perder por completo.
“Aquí dejó de llover desde hace más de un mes y la milpa no terminó de crecer, ya no se puede recuperar, a pesar de que está verde, porque no recibió agua en el momento más importante de su crecimiento”, aseveró el agricultor.
Cervantes Sánchez afirmó que existen métodos para salvar las siembras ante estos inconvenientes, pero estos no están al alcance de los pequeños agricultores.
“Existen los sistemas de riego, pero nosotros no podemos implementarlos porque es muy caro todo el equipo necesario y nadie aquí lograría hacerlo, aunque todos lo quisiéramos”, aseguró, al tiempo que lamentó: “Solo los ricos pueden usar esa tecnología, porque uno de pobre ni aunque ahorre un par de años lograría tener eso”.
La situación es dramática para los tres mil habitantes de la aldea.
Alternativa
Grave situación los obliga a migrar
Victorino Franco, agricultor y alcalde comunitario de la aldea Santa Lucía, Zacapa, afirmó que las constantes pérdidas por sequías y la falta de oportunidades en el departamento han obligado a muchos integrantes de familias a buscar mejoras económicas en el extranjero.
Explicó que la aldea tiene alrededor de tres mil habitantes, y muchos, particularmente jóvenes, decidieron migrar a EE. UU.
Indicó que menos de la mitad de los pobladores de la aldea se dedican a la agricultura y que, en total, este año se sembraron 70 manzanas de terreno, en las cuales hay maíz, fríjol, manía y tomate, pero se perdieron totalmente.
“La situación es complicada. Hay familias que viven el día a día y sembraron media manzana, pero desgraciadamente no produjo. Hay niños que no van a la escuela por ayudarle al papá y ahora no saben qué harán ante esta situación”, expresó Franco.
El alcalde indicó que estos inconvenientes ya han pasado en varias ocasiones, lo que causa hambre y alza desmedida en el quintal de maíz, por lo que “muchos jóvenes que se sienten agobiados por la pobreza y falta de oportunidades han decidido viajar a EE. UU. en busca de mejoras para su familia.
Añadió que las familias del lugar no pueden costear tecnología para evitar pérdidas.
Prensa Libre, 8/08/2014

domenica 3 agosto 2014

847 - OTTO PÉREZ MOLINA: "IL PROBLEMA DI FONDO STA NELLA POVERTÀ" - 2 -

D. Ma uno dei problemi principali del suo paese è la povertà e le condizioni proprie del suo paese stanno giocando anche un ruolo in cui queste persone decidano di andare via.
R. Dobbiamo risolvere questa crisi della frontiera con una visione umanitaria, ma dobbiamo attaccare la radice del perché ci sono queste migrazioni. Il problema di fondo sta nella povertà, la povertà estrema, la mancanza di opportunità di impiego.
Lì è dove sono le vere ragioni per le quali ci sono le migrazioni e noi dobbiamo continuare come paese a fare il nostro massimo sforzo affinché i guatemaltechi non stiano a cercare di viaggiare negli Stati Uniti ma trovino condizioni degne per vivere in Guatemala.
D. Avrebbe dovuto fare più il suo paese per migliorare quelle condizioni che stanno causando le migrazioni?
R. Sì. Ovviamente. Avremmo dovuto fare molto di più. Queste sono condizioni strutturali. Non è che adesso abbiamo una crisi in Guatemala per povertà o povertà estrema. Piuttosto siamo riusciti a fare in modo che l'economia in Guatemala crescesse l'anno scorso un 3,7%, oltre la media di quello che è cresciuta l'America latina e sulla media della crescita dell'economia mondiale.
Stiamo facendo cose importanti per ridurre la povertà. (...) Ma ovviamente non è sufficiente quando è stato accumulato un deficit da moltissimi anni.
D. Cioè lei sta dicendo che ha ereditato il problema?
R. Così è. Quello non è un problema nuovo. È un problema strutturale nel nostro paese ed ora facciamo i migliori sforzi affinché continuino a migliorare le condizioni di vita in Guatemala.
D. Lei è venuto a Washington a chiedere aiuto economico al governo degli Stati Uniti. Come può garantire che quell'aiuto funzioni quando, nella sua opinione, non hanno funzionato altri programmi di aiuto come Carsi (Iniziativa per la Sicurezza Regionale dell'America Centrale)?
R. È molto difficile. Per quel motivo oggi chiediamo che ci aiutino a strutturare questo programma. Lo chiediamo alla Banca Interamericana di Sviluppo che ha gli esperti necessari.
Non veniamo a chiedere che Stati Uniti, con le imposte degli statunitensi, ci risolvano i problemi. Al contrario: quanto dobbiamo mettere noi come paesi, quanto possiamo chiedere all'iniziativa privata, quanto possiamo ottenere dagli organismi internazionali e quanto della cooperazione delle risorse degli Stati Uniti.
Qui stiamo vedendolo in modo integrale e con l’impegno e la responsabilità che dobbiamo avere. E questo vuole dire una migliore riscossione nel paese e rafforzare la trasparenza.
BBC Mundo, 26/07/2014
 

846 - OTTO PÉREZ MOLINA: "EL PROBLEMA DE FONDO ESTÁ EN LA POBREZA" - 2 -

P. Pero uno de los problemas principales de su país es la pobreza y las condiciones propias de su país también están jugando un rol en que estas personas decidan irse.
R. Tenemos que resolver esta crisis de la frontera con una visión humanitaria, pero tenemos que atacar la raíz de por qué se dan estas migraciones. El problema de fondo está en la pobreza, la pobreza extrema, la falta de oportunidades de empleo.
Ahí es donde están las verdaderas razones por las que se dan las migraciones y nosotros tenemos que seguir como país haciendo nuestro mejor esfuerzo para que los guatemaltecos no estén volteando a ver a Estados Unidos sino que encuentren condiciones dignas para vivir en Guatemala.
P. ¿Le ha faltado hacer más en su país para mejorar esas condiciones que están causando las migraciones?
R. Sí. Por supuesto. Ha faltado muchísimo. Estas son condiciones estructurales. No es que ahorita tengamos una crisis en Guatemala por pobreza o pobreza extrema. Más bien logramos que la economía en Guatemala creciera el año pasado un 3,7%, sobre el promedio de lo que creció Latinoamérica y sobre el promedio de lo que creció la economía mundial.
Estamos haciendo cosas importantes para reducir la pobreza. (...) Pero obviamente no es suficiente cuando traemos acumulado un déficit por muchísimos años. 
P. ¿O sea usted está diciendo que heredó el problema?
R. Así es. Eso no es un problema nuevo. Es un problema estructural en nuestro país y ahora hacemos los mejores esfuerzos para que eso vaya mejorando las condiciones de vida en Guatemala.
P. Usted vino a Washington a pedir ayuda económica al gobierno de Estados Unidos. ¿Cómo puede garantizar que esa ayuda vaya a funcionar cuando, en su opinión, no han funcionado otros programas de ayuda como Carsi (Iniciativa para la Seguridad Regional de Centroamérica)?
R. Es muy difícil. Por eso hoy pedimos que nos ayudaran a estructurar este programa. Se lo pedimos al Banco Interamericano de Desarrollo que tiene los expertos necesarios.
No venimos a pedir acá que Estados Unidos, con los impuestos de los estadounidenses, vaya a resolvernos los problemas. Al contrario: cuánto tenemos que poner nosotros como países, cuánto podemos motivar la iniciativa privada, cuánto podemos ver de organismos internacionales y cuánto de la cooperación de los recursos de Estados Unidos.
Acá lo estamos viendo de forma integral y con la participación y la responsabilidad que nos toca tener a nosotros. Y eso quiere decir una mejor recaudación en el país y fortalecer la transparencia.

BBC Mundo, 26/07/2014



845 - OTTO PÉREZ MOLINA: "IL PROBLEMA DI FONDO STA NELLA POVERTÀ"

Il presidente del Guatemala,che venerdì è stato ricevuto da Barack Obama insieme ai suoi omologhi dell’Honduras ed El Salvador, ha concesso una intervista a BBC Mundo e ha sottolineato la necessità di affrontare la causa del problema migratorio.
Se si potesse riassumere in due parole la riunione del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, con tre dei suoi omologhi centroamericani, quelle parole sarebbero "responsabilità condivisa."
Quella responsabilità si riferisce alla crisi migratoria che ha portato oltre 50.000 bambini negli ultimi mesi, la maggioranza dell'America Centrale, a cercare di entrare senza documenti negli Stati Uniti.
I presidenti del Guatemala, Honduras ed El Salvador - i tre paesi principali di origine – hanno discusso con Obama alla Casa Bianca la crisi che si è sviluppata specialmente nella frontiera sudoccidentale degli Stati Uniti e si sono accordati di mettere insieme le forze per dissuadere più bambini da fare il viaggio.
"Tutti noi riconosciamo che abbiamo una responsabilità condivisa per affrontare questo problema", ha detto Obama alla stampa, accanto al presidente honduregno Juan Orlando Hernández; a quello salvadoregno Sánchez Cerén e a quello del Guatemala, Otto Pérez Molina.
Obama ha ricevuto tre presidenti centroamericani nella Casa Bianca per cercare soluzioni alla crisi migratoria nella frontiera.
D.In quella "responsabilità condivisa", quale è la sua responsabilità in questa crisi migratoria?
R. La responsabilità che abbiamo è quella di riuscire ad evitare che ci siano più guatemaltechi che cercano di viaggiare negli Stati Uniti. La migrazione dal Guatemala verso gli Stati Uniti non è qualcosa di nuovo. È una migrazione, per lo meno per quello che io so, che inizia negli anni 60, 70, 80. Ci sono sempre stati guatemaltechi che stanno viaggiando negli Stati Uniti.
D. Ma se paragona le cifre dell'anno fiscale 2014 con quelle dell'anno fiscale 2013, vede un incremento dei minorenni non accompagnati dal suo paese che stanno tentando di entrare negli USA In che cosa lei ha fallito perché ciò sia successo?
R. Più che un fallimento nostro, questo è prodotto della cattiva informazione che si ricava dalla riforma migratoria. … Le reti che trafficano con queste persone hanno approfittato del tema della riforma migratoria, dicendo a coloro che stavano qui negli USA che era consentito a loro di rimanere, e ai minorenni che potevano venire se avevano qui un parente e che sarebbero rimasti qui.
Questo è che realmente fa che sì che sia aumentata specialmente in questi due anni la migrazione dei minorenni non accompagnati.
La situazione là, in Guatemala, non è cambiata. Piuttosto, noi stiamo migliorando la sicurezza. In questi due anni siamo riusciti ad abbassare per la prima volta gli indici di omicidi di numeri importanti, è stata fatta una riforma in tutto il sistema di sicurezza, stiamo facendo lo sforzo affinché cresca l'economia del paese.
D. Vuole dire che non è che sia successa una situazione drammatica nel nostro paese per peggiorare la situazione, ma la situazione continua a migliorare. Sta dicendo allora che la colpa del problema è degli Stati Uniti?
R. Non dico che è una responsabilità degli Stati Uniti. Al contrario: ora che noi abbiamo scoperto la causa, stiamo dando l'informazione corretta ed evitando che per cattiva informazione si arrischino a venire qua negli Stati Uniti.
D. Io sono appena ritornato della frontiera in Texas e ho parlato con giovani che stanno lasciando il loro paese perché sentono che in Guatemala non hanno garanzie per rimanere. Non sente lei responsabilità per il futuro di quelli giovani?
R. Ovviamente. Io come presidente non mi sento solo frustrato bensì angosciato per la situazione di queste persone. So che dobbiamo lavorare molto più duro e lo stiamo facendo. Noi abbiamo i dati molto chiari. Qui i giovani che vengono stanno migrando in primo luogo per cercare una migliore situazione economica; secondo, per cercare un lavoro o un migliore lavoro; terzo, per riunificazione familiare.
Ciò vuole dire che il settore da mettere a fuoco è attrarre più investimenti, essere più competitivi e che quegli investimenti generino opportunità di impiego affinché non abbiano bisogno di venire a cercare un impiego negli Stati Uniti.     - continua -
BBC Mundo, 26/07/2014

844 - OTTO PÉREZ MOLINA: "EL PROBLEMA DE FONDO ESTÁ EN LA POBREZA"

El presidente de Guatemala, quien este viernes fue recibido por Barack Obama junto con sus homólogos de Honduras y El Salvador, habló con BBC Mundo y subrayó la necesidad de abordar la raiz del problema migratorio.
Si se pudiera resumir en dos palabras la reunión de este viernes del presidente de Estados Unidos, Barack Obama, con tres de sus homólogos centroamericanos, esas palabras serían "responsabilidad compartida".
Esa responsabilidad se refiere a la crisis migratoria que en los últimos meses ha llevado a más de 50.000 niños, la mayoría de Centroamérica, a intentar ingresar sin papeles a Estados Unidos.
Los presidentes de Guatemala, Honduras y El Salvador -los tres países principales de origen- discutieron con Obama en La Casa Blanca la crisis que se ha desarrollado especialmente en la frontera suroccidental de Estados Unidos y acordaron que entre todos deben esforzarse para disuadir a más niños de hacer el viaje.
"Todos nosotros reconocemos que tenemos una responsabilidad compartida para afrontar este problema", dijo Obama ante la prensa, al lado del presidente hondureño Juan Orlando Hernández; el de El Salvador, Salvador Sánchez Cerén; y el de Guatemala, Otto Pérez Molina.
Obama recibió a tres presidentes centroamericanos en la Casa Blanca este viernes para buscar soluciones a la crisis migratoria en la frontera.

P. En esa "responsabilidad compartida", ¿cuál es su responsabilidad en esta crisis migratoria?
R. La responsabilidad que tenemos es lograr evitar que haya más guatemaltecos queriendo viajar a Estados Unidos. La migración de Guatemala hacia Estados Unidos no es algo nuevo. Es una migración, por lo menos desde que yo tengo conocimiento, de los años 60, 70, 80. Siempre ha habido guatemaltecos que están viajando a Estados Unidos.
P. Pero si compara las cifras del año fiscal 2014 con las del año fiscal 2013, va a ver un incremento en los menores no acompañados de su país que están tratando de ingresar a EE.UU. ¿En qué falló usted para que esto ocurriera?
R. Más que nosotros hayamos fallado, esto es producto de la mala información que se desprende de la reforma migratoria (...) Las redes de los que trafican con estas personas se aprovecharon del tema de la reforma migratoria, diciéndoles a quienes estuvieran acá que les iba a permitir quedarse, y a los menores que vinieran y tuvieran un familiar acá que se iban a quedar.
Eso es lo que realmente hace que se dispare en estos dos años la migración especialmente de los menores no acompañados.
La situación allá (en Guatemala) no ha cambiado. Más bien, la seguridad nosotros la estamos mejorando. En estos dos años hemos logrado bajar los índices de homicidos en números importantes por primera vez, se ha hecho una reforma en todo el sistema de seguridad, estamos haciendo el esfuerzo para que crezca la economía del país.
P. Quiere decir que no es que haya sucedido una situación dramática en nuestro país para empeorarse la situación, sino que la situación va mejorando. Usted está diciendo entonces que la culpa del problema es de Estados Unidos?
R.  No digo que es una responsabilidad de Estados Unidos. Al contrario: ahora que nosotros ya descubrimos cómo está todo esto, estamos dando la información correcta y evitando que por mala información se arriesguen a venir acá a Estados Unidos.
P. Yo acabo de regresar de la frontera en Texas y hablé con jóvenes que están dejando su país porque no sienten que en Guatemala tienen garantías para quedarse. ¿Usted no siente responsabilidad por el futuro de esos jóvenes?
R. Por supuesto. Yo como presidente no sólo me siento frustrado sino angustiado por una situación de estas. Sé que tenemos que trabajar mucho más duro y lo estamos haciendo. Nosotros tenemos los datos muy claros. Los jóvenes que vienen aquí están migrando primero por buscar una mejor situación económica; segundo, por buscar un mejor empleo o un empleo; tercero, por reunificación familiar.
Eso quiere decir que donde nos tenemos que enfocar es en atraer más inversión, ser más competitivos y que esas inversiones generen oportunidades de empleo para que no tengan necesidad de vernise a buscar un empleo en Estados Unidos.   - sigue -
BBC Mundo, 26/07/2014