Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


martedì 27 luglio 2010

212 - INADEMPIMENTO DELLA CHIUSURA DELLA LA MINIERA MARLIN DA PARTE DEL GOVERNO

Alcuni giorni fa il Presidente Álvaro Colom aveva annunciato la chiusura temporanea, o la sospensione dei lavori dell'impresa mineraria Montana Exploradora, SA. Ci avevano detto che il governo del Guatemala "decideva" di rispondere all'ordine dato dalla Commissione Interamericana per i Diritti umani, che concedeva misure cautelari in favore delle comunità indigene colpite dalle sostane tossiche della miniera. Queste misure cautelari consistevano nella chiusura temporanea, ma immediata, della miniera Marlin.
Tutti si sono affrettati a celebrare. Le comunità danneggiate si sono fidate della buona fede del governo e hanno festeggiato. Le organizzazioni della società civile hanno visto un segno di ottimismo, perfino l'Ufficio dell'Alto Delegato delle Nazioni Unite per i Diritti umani del Guatemala si è affrettato a "salutare" la decisione del governo.
Dopo quasi due settimane non è cambiato nulla, l'impresa mineraria continua a lavorare normalmente.
Il governo ha la volontà di fermare le attività minerarie che stanno causando inquinamento dell'acqua ed altre risorse naturali?
Per dare una risposta a questa domanda, inizieremo verificando in che cosa consiste una misura cautelare. Le misure cautelari sono decisioni urgenti che prende un giudice o tribunale al fine di fermare, o evitare, un danno contro una o più persone. Affinché un'autorità ordini una misura cautelare non è necessario avere rilevanti prove, è sufficiente che si abbia il sospetto di un rischio o minaccia. Poiché le misure cautelari sono temporanee, non durano molto tempo e il loro scopo è evitare danni maggiori, mentre si prende una decisione definitiva; la quale, secondo il mio parere, dovrebbe essere la chiusura definitiva della miniera.
Allora, se le misure cautelari sono urgenti, perché il governo non adempie immediatamente l'ordine di chiudere la miniera? Sicuramente esistono forti interessi economici dietro questa decisione, perché l'impresa che sfrutta la miniera è un'impresa internazionale potente, che ha moltissima esperienza in questi casi e starà esercitando la sua influenza e il suo potere sul governo. La cosa certa è che le nostre autorità, benché alcuni giorni fa ci dissero che lo avrebbero fatto, hanno presentato una grande quantità di pretesti per non compiere ciò che aveva ordinato la Commissione Interamericana dei Diritti umani. Inizialmente si parlò di 15 giorni solo per decidere la chiusura temporanea della miniera, recentemente il Vicepresidente Rafael Espada ha detto che sarebbero voluti da 3 a 6 mesi.
La verità di tutto ciò è che se ci fosse la volontà di compiere la legge, il governo avrebbe ordinato immediatamente la chiusura. Perché l'autorità internazionale che ha ordinato la chiusura è superiore ai nostri giudici, tribunali ed istituzioni guatemalteche (1). Tuttavia, il governo ha chiesto tempo affinché i giudici del Guatemala decidano e, nel migliore dei casi, ordinino solo la chiusura temporanea della miniera. Questo è completamente illegale poiché l'unica strada del governo è quella di dare compimento a ciò che ha ordinato la Commissione Interamericana.
Ancora più preoccupante è il fatto che il governo abbia chiesto quindici giorni alla Commissione Interamericana per dimostrare che la miniera non ha realizzato nessun tipo di inquinamento delle risorse naturali delle comunità indigene (2). Costituendosi, con questo fatto, in difensore degli interessi della Montana, voltando le spalle alle comunità ed ignorando le prove che dimostrano che la miniera sta inquinando ed avvelenando le risorse naturali delle popolazioni vicine ed ai suoi abitanti.
Sarebbe necessario dunque, come si usa nei paesi con maggiore certezza giuridica del nostro, che la Corte Costituzionale del Guatemala, massima autorità giuridica nel nostro paese, obbligasse il governo a compiere ciò che ha deliberato la Commissione Interamericana dei Diritti umani: chiudere immediatamente la miniera senza nessun ritardo, né inganno, né stratagemmi legali.
Dato che è poco probabile che succeda, questo caso deve insegnare a tutti, a non crearci false aspettative, ad informarci in modo migliore, ad essere critici ed a difendere i nostri diritti, soprattutto, di fronte ad un governo che si è dimenticato che il suo obbligo più importante è cercare e preservare il nostro benessere. È una lezione dalla quale dobbiamo imparare per il futuro, poiché esiste l’impegno, da parte delle nostre autorità, di mettere le risorse naturali del Guatemala in mani di immorali imprese internazionali che cercano solo arricchirsi senza che gli interessi la salute e la vita di bambini, donne ed uomini guatemaltechi.
Guatemala, 6 Luglio del 2010
(Juan Carlos Us Pinula, Antropologo Giuridico dell’area di Studi dei Contadini, Avancso)
Adital, 08/07/2010
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Note:
(1) risoluzione della Corte Costituzionale del Guatemala sulla supremazia dei istituzioni di Diritti Umani sulle
istituzioni e sul sistema giuridico guatemalteco.
(2) come notificò la Segreteria Esecutiva Aggiunta all'OEA il 24 di giugno ai rappresentanti delle comunità
indigene.

211 - INCUMPLIMIENTO DEL CIERRE DE LA MINA MARLIN POR PARTE DEL GOBIERNO

Hace algunos días el Presidente Álvaro Colom anunció el cierre temporal o suspensión de trabajos de la empresa minera Montana Exploradora, S.A. Nos dijeron que el gobierno de Guatemala "acordaba atender" la orden dada por la Comisión Interamericana de Derechos Humanos, mediante la cual otorgaba medidas cautelares en favor de las comunidades indígenas afectadas por los venenos de la mina. Dichas medidas cautelares consistían en el cierre temporal pero inmediato de la mina Marlin.
Todos se apresuraron a celebrar. Las comunidades afectadas confiaron en la buena fe del gobierno y celebraron. Las organizaciones de la sociedad civil vieron una señal para el optimismo, incluso la Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos de Guatemala se apresuró a "saludar" la decisión del gobierno.
Casi dos semanas después de estos hechos nada ha cambiado, la empresa minera continúa trabajando con normalidad. ¿Tiene el gobierno la voluntad de detener los trabajos mineros que están causando contaminación del agua y demás recursos naturales?
Para dar respuesta a esta pregunta iniciaremos informándonos en qué consiste una medida cautelar. Las medidas cautelares son decisiones urgentes que toma un juez o tribunal con el fin de detener o evitar un daño contra una o más personas. Para que una autoridad ordene una medida cautelar no es necesario tener mayores pruebas, es suficiente con que se tenga la sospecha de un riesgo o amenaza. Porque las medidas cautelares son temporales, no duran mucho tiempo y su fin es evitar daños mayores, mientras se toma una decisión concluyente; la cual, a mi criterio, debería ser el cierre definitivo de la mina.
Entonces, si las medidas cautelares son urgentes, ¿Por qué el gobierno no cumplió de inmediato con la orden de cerrar la mina? seguramente existen fuertes intereses económicos tras esta decisión, porque la empresa que explota la mina es una empresa internacional poderosa, que tiene muchísima experiencia en estos casos y estará ejerciendo su influencia y poder sobre el gobierno. Lo cierto es que nuestras autoridades, aunque hace unos días nos dijeron que lo harían, han puesto una cantidad de pretextos para no cumplir con lo que le ordenó la Comisión Interamericana de Derechos Humanos. Al principio se habló de 15 días sólo para decidir el cierre temporal de la mina, recientemente el Vicepresidente Rafael Espada dijo que serían de 3 a 6 meses.
La verdad de todo esto es que si hubiera voluntad de cumplir con la ley, el gobierno habría ordenado el cierre inmediatamente. Porque la autoridad internacional que ordenó el cierre es superior a nuestros jueces, tribunales e instituciones guatemaltecas (1). Sin embargo, el gobierno ha pedido tiempo para que los jueces de Guatemala decidan y, en el mejor de los casos, ordenen sólo el cierre temporal de la mina. Esto es totalmente ilegal ya que el único camino que tiene el gobierno es dar cumplimiento a lo que le ordenó la Comisión Interamericana, sin más trámites.
Todavía más preocupante es el hecho de que el gobierno pidiera quince días a la Comisión Interamericana para demostrar que la mina no ha realizado ninguna contaminación de los recursos naturales de las comunidades indígenas (2). Constituyéndose, con este hecho, en defensor de los intereses de Montana, dando la espalda a las comunidades e ignorando las pruebas que demuestran que la mina está contaminando y envenenando los recursos naturales de las poblaciones cercanas y a sus habitantes.
Correspondería pues, como se acostumbra hacer en países con mayor certeza jurídica que el nuestro, que la Corte de Constitucionalidad de Guatemala, máxima autoridad jurídica en nuestro país, obligara al gobierno a cumplir con lo que mandó la Comisión Interamericana de Derechos Humanos: cerrar inmediatamente la mina sin ninguna tardanza, engaño, ni artimañas legales.
Como lo anterior es muy poco probable que ocurra, este caso nos debe enseñar a todos, a no crearnos falsas expectativas, a informarnos de mejor manera, a ser críticos y a defender nuestros derechos, sobre todo, frente a un gobierno que se ha olvidado que su obligación más importante es buscar y preservar nuestro bienestar. Es una lección de la que debemos aprender para el futuro, ya que existe un empeño por parte de nuestras autoridades de poner los recursos naturales de Guatemala en manos de inmorales empresas internacionales que sólo buscan enriquecerse sin importarles la salud y vida de niños, mujeres y hombres guatemaltecos.
Guatemala, 6 de julio del 2010.
Por Juan Carlos Us Pinula, Antropólogo Jurídico, Área de Estudios del Campesinado, AVANCSO
Adital, 08/07/2010
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Notas:
(1) Resolución de la Corte de Constitucionalidad de Guatemala sobre la preeminencia de instituciones de Derechos Humanos Sobre institucionalidad y sistema jurídico guatemalteco.
(2) Según notificó la Secretaría Ejecutiva Adjunta a la OEA el 24 de junio a las representantes de las comunidades indígenas.

lunedì 26 luglio 2010

210 - VERSO LA BEATIFICAZIONE UN SACERDOTE STATUNITENSE ASSASSINATO IN GUATEMALA

OKLAHOMA CITY, mercoledì, 21 luglio 2010 (ZENIT.org).- Questo martedì, nell'Arcidiocesi di Oklahoma City (Stati Uniti), si è svolta la cerimonia di chiusura della fase diocesana del processo di canonizzazione di padre Stanley Rother, missionario in Guatemala, assassinato da uno squadrone della morte.
In una solenne concelebrazione eucaristica, l'Arcivescovo della città, monsignor Eusebius J. Beltrán, ha disposto il sigillo di tutti i documenti che testimoniano i fatti accaduti il 28 luglio 1981 nella località di Santiago Atitlán, in Guatemala, per il loro invio immediato alla Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano.
Il sacerdozio di padre Stanley Rother è stato caratterizzato da un lavoro missionario fin da quando era molto giovane tra gli indigeni Tzutuhil del Guatemala, dove l'Arcidiocesi di Oklahoma City, alla quale apparteneva, lo aveva inviato per lavorare alla missione sostenuta da questa giurisdizione nordamericana.
“Padre Rother è stato un sacerdote buono e felice. E' stato molto leale al Vangelo e al suo servizio nei confronti dei più poveri”, ha dichiarato a ZENIT l'Arcivescovo Beltrán, che ha incoraggiato la speranza che colui che oggi è Servo di Dio sia dichiarato santo e martire.
Il sacerdote sarebbe stato ucciso da un gruppo armato durante la dittatura che ha flagellato il Guatemala negli anni Settanta e Ottanta, nella quale hanno perso la vita anche quattro sacerdoti e molti catechisti per odio alla fede.
Padre Rother era parroco nella località guatemalteca di Santiago Atitlán, dove ha difeso la vita e la pratica religiosa del suo popolo, ragione per la quale prima della morte aveva ricevuto varie minacce, testimoniate da varie persone, tra cui esponenti della popolazione indigena.

209 - PASO A LA BEATIFICACIÓN DE UN SACERDOTE ESTADOUNIDENSE ASESINADO EN GUATEMALA

OKLAHOMA CITY, miércoles 21 de julio de 2010 (ZENIT.org).-  Este martes, en la arquidiócesis de Oklahoma City (Estados Unidos), se llevó a cabo la ceremonia de clausura de la fase diocesana del proceso de canonización del padre Stanley Rother, misionero en Guatemala, quien fue asesinado por un escuadrón de la muerte.
En una solemne concelebración eucarística, el arzobispo de dicha ciudad, monseñor Eusebius J. Beltrán, dispuso el cierre lacrado de todos los documentos que testifican los sucesos ocurridos el 28 de julio de 1981 en la localidad de Santiago Atitlán, Guatemala, para su inmediato envío a la Congregación de la Causa de los Santos en el Vaticano.
El sacerdocio del padre Stanley Rother estuvo marcado por un trabajo misionero desde muy joven entre los indígenas Tzutuhil de Guatemala, donde la arquidiócesis de Oklahoma City, a la que pertenecía, lo envió para trabajar en la misión sostenida por dicha jurisdicción norteamericana.
"El padre Rother fue un sacerdote bueno y feliz. Fue muy leal al Evangelio y a su servicio a los más pobres", declaró a ZENIT el arzobispo Beltrán, quien alentó la esperanza de que el hoy siervo de Dios sea declarado santo y mártir.
El hecho que es materia de investigación corresponde a asesinato del sacerdote por un supuesto grupo armado, durante la dictadura que azotó Guatemala durante los años setenta y ochenta, donde también perdieron la vida cuatro sacerdotes y muchos catequistas por odio a la fe.
El padre Rother fue párroco de la localidad guatemalteca de Santiago Atitlán, donde defendió la vida y la práctica religiosa de su pueblo, razón por la cual recibió varias amenazas antes de su muerte, de lo que han testificado contemporáneos, entre ellos exponentes del pueblo indígena.

sabato 24 luglio 2010

208 - POPOLAZIONE REALIZZA MARCIA PER CHIEDERE LA FINE DELLA VIOLENZA NEL PAESE.

I numeri non lasciano dubbi che il Guatemala è una dei paesi più violenti dell'America Latina. Secondo la relazione del Gruppo di Appoggio Mutuo (GAM), solamente nel primo semestre di questo anno, 1.647 persone sono morte in modo violento. Per mettere in guardia le autorità e la comunità internazionale sulla situazione del paese, guatemaltechi e guatemalteche realizzeranno domani 24 luglio una Marcia per la Pace in "Guatemala."
In silenzio, vestiti di nero e con una candela ed un fiore bianco nelle mani, i manifestanti si concentreranno, a partire dalle ore 16, nella Piazza della Costituzione, nella capitale guatemalteca. La marcia, che ha carattere pacifico, ha l'obiettivo di chiedere al Governo misure per combattere la crescente ondata di violenza nel paese.
Grazie alla rete di relazioni in internet, Anabella Palomo, organizzatrice dell'evento, ha convocato la popolazione a partecipare all'atto che avrà quattro obiettivi principali: chiedere al Governo soluzioni immediate contro la violenza; ricordare la sovranità del paese; mostrare la necessità del coinvolgimento dei cittadini nei settori della società; ed informare la popolazione sull'importanza di esigere ai partiti politici delle proposte concrete nei piani di governo.
L'idea è di mostrare alle autorità che la popolazione del Guatemala non sopporta più tanta violenza. "Siamo stanchi di tanta violenza, ci sono 23 morti ogni giorno, la risposta che “dobbiamo sopportare” non è quella che vogliamo, ora si deve celebrare la vita e non la morte come succede attualmente", affermò Palomo ad una stazione radiofonica.
Le statistiche rivelano una parte del quadro di violenza nel paese. La relazione del GAM, per esempio, mostrò – basandosi sul monitoraggio realizzato in differenti mezzi di comunicazione - che, durante i primi sei mesi di quest’anno, 1.647 persone sono morte e 858 sono rimaste ferite per cause violente.
Tuttavia, la questione della violenza in Guatemala non può misurarsi solo con i numeri, perché le vittime non sono solo le persone presenti nelle statistiche degli assassini e dei feriti per cause violente. Anche quelli che sono riusciti a salvarsi da questi atti, sono ostaggi della paura generata dall’attuale realtà della nazione.
Questo è ciò che ha mostrato anche la relazione del GAM divulgata all'inizio di luglio, dalla quale è emerso che il Guatemala vive non solo una fase critica in relazione con la violenza, per il numero dei morti, ma anche per il fatto che il "livello di percezione di guatemaltechi e guatemalteche continua ad essere di paura."
Tale sensazione aumenta ancora più di fronte alla mancanza di azione dello Stato, questione che si affronterà nella marcia di domani. "I fatti concreti indicano che la società guatemalteca sta vivendo un aumento della violenza che non si vedeva dall'epoca del conflitto armato interno. Questi fatti accadono di fronte ad uno Stato che, durante l'amministrazione attuale, rimane solo come spettatore, senza incentivare nessuna politica di sicurezza", commentò il GAM nel documento.
(Con informazioni di Transdoc e Molotera)
Adital - 23.07.10

207 - POBLACIÓN REALIZA MARCHA POR EL FIN DE LA VIOLENCIA EN EL PAÍS

Los números no dejan lugar a dudas de que Guatemala es uno de los países más violentos de América Latina. Según el informe del Grupo de Apoyo Mutuo (GAM), solamente en el primer semestre de este año, 1.647 personas murieron en forma violenta. Para alertar a las autoridades y a la comunidad internacional sobre la situación del país, guatemaltecos y guatemaltecas realizarán mañana (24) una "Marcha por la Paz en Guatemala".
En silencio, vestidos de negro y con una vela y una flor blanca en las manos, los manifestantes se concentrarán mañana, a partir de las 16h, en la Plaza Mayor de La Constitución, en la capital guatemalteca. La marcha, que tiene carácter pacífico, tiene el objetivo de pedir al Gobierno medidas para combatir la creciente ola de violencia en el país.
En una red de relaciones por internet, Anabella Palomo, organizadora del evento, convoca a la población a participar del acto que tendrá cuatro objetivos principales: exigir al Gobierno soluciones inmediatas contra la violencia; recordar la soberanía del pueblo guatemalteco; mostrar la necesidad del involucramiento de ciudadanos en los sectores de la sociedad, como actividades de fiscalización y de organización; y concientizar a la población sobre la importancia de exigir a los partidos políticos propuestas concretas en los planes de gobierno.
De acuerdo con ella, la idea es mostrar a las autoridades que la población de Guatemala no soporta más tanta violencia. "Estamos cansados de tanta violencia, son 23 muertos cada día, la respuesta de que ‘tenemos que aguantar’ no es la que queremos, ahora tiene que celebrarse la vida y no la muerte como sucede actualmente", afirmó Palomo a una emisora de radio.
Las estadísticas revelan una parte del cuadro de violencia en el país. El informe del GAM, por ejemplo, mostró -basado en el monitoreo realizado en diferentes medios de comunicación- que, durante los primeros seis meses de este año, 1.647 personas murieron y 858 quedaron heridas por causas violentas.
Sin embargo, la cuestión de la violencia en Guatemala no puede medirse sólo en números, porque las víctimas no son sólo aquellas personas que están en las estadísticas de asesinatos y heridas violentas. Las que consiguieron escapar de estos actos también son rehenes del miedo generado por la actual realidad de la nación.
Esto fue lo que mostró también el informe del GAM divulgado a comienzos de julio, el cual destacó que Guatemala vive una fase crítica en relación con la violencia no sólo por los índices de muertes, sino también por el hecho de que el "nivel de percepción de guatemaltecos y guatemaltecas continúa siendo de temor".
Tal sensación aumenta todavía más ante la falta de acción del Estado, cuestión que se abordará en la marcha de mañana. "Los hechos concretos señalan que la sociedad guatemalteca está viviendo un aumento de la violencia que no se veía desde la época del conflicto armado interno. Estos hechos ocurren frente al Estado que, durante la administración gubernamental actual, sólo se queda como espectador, sin impulsar ninguna política de seguridad", comentó el GAM en el documento. 
Con informaciones de Transdoc y Molotera
Adital - 23.07.10

venerdì 23 luglio 2010

206 - GAM: 1.647 VITTIME DI MORTE VIOLENTA NEI PRIMI SEI MESI DELL’ANNO

"La situazione della violenza in Guatemala si trova in una fase critica". È cosi che il Gruppo di Appoggio Mutuo (GAM) comincia l'introduzione della sua ultima relazione sulla situazione dei diritti umani ed episodi di violenza del primo semestre del presente anno, divulgato questo mese dal GAM.
Per il GAM, il problema non è solo nel numero di morti, ma nel livello di brutalità e di terrore imposto alla popolazione guatemalteca.
"Gli atti concreti segnalano che la società guatemalteca sta vivendo un aumento della violenza, che non si riscontrava dal periodo del conflitto armato interno. Questi fatti avvengono in un Stato che, con l’amministrazione attuale, si presenta solo come spettatore, incapace di dare impulso ad alcuna politica di sicurezza", presenta il documento.
Secondo la relazione del GAM, 1.647 persone sono morte durante il primo semestre di questo anno. Di quel totale, 1.420 uomini, 203 donne, 10 bambine e 14 bambini. Malgrado questo numero sia minore di quello dell’anno passato, il GAM afferma che ora, guatemaltechi e guatemalteche si trovano di fronte a fatti di sangue che non si verificavano nel passato.
"Il GAM ha osservato maggiori livelli di accanimento e crudeltà nel commettere i crimini, senza nessun rispetto per la vita e la dignità umane, benché si sia registrata una lieve riduzione del numero di morti" commenta.
Secondo la relazione, il 86,9 % delle morti sono state provocate da armi, il restante 13,1 % da altre forme, come armi bianche, strangolamento e bruciature.
In relazione alle persone ferite per cause violente, il GAM rivela che, questo semestre, c’è stata una crescita del 50% in confronto all'anno 2008. Mentre nel primo semestre del 2008 ci furono 473 persone ferite, i primi sei mesi di 2010 ne hanno registrate 858.
"Oltre a ciò, donne, bambini e bambine, che sono le persone più vulnerabile di fronte a quegli atti violenti e le vittime più vicine, non ricevono l'attenzione adeguata, molto meno gli investimenti che ogni caso merita.
Il documento del GAM mostra un'attenzione speciale alle donne. Questo perché il numero di vittime di sesso femminile è aumentato considerevolmente. Quest’anno, la cifra di donne ferite è arrivata a 161, mentre il primo semestre del 2009 non aveva superato i 99 casi. Si è osservato durante il primo semestre del 2010 che specialmente nel caso delle donne, la violenza è aumentata significativamente, avendo come conseguenza che le violenze contro le donne siano costanti e permanenti", afferma.
Ma non tutto è peggiorato dall'anno scorso all'attuale. Le esecuzioni extragiudiziali, per esempio, sono diminuite considerevolmente in Guatemala. Secondo il documento, in questo primo semestre, si sono registrati 20 casi di esecuzioni, cioè 15 meno di quelli registrati nello stesso periodo dell'anno scorso.
Il GAM rivela che l'impunità continua nel paese. "D’accordo con dati forniti da CENADO, Centro Nazionale di Analisi e Documentazione Giudiziale, nel 2009, del 100 % delle denunce penali registrate nel paese, il 23% sono conciliazioni e il 19 % sono sentenze, ciò evidenzia una mancanza di efficienza degli organismi giudiziali. È interessante osservare che è maggiore il numero di conciliazioni che di sentenze, delle quali il GAM non dubita che molte siano assolutorie", commenta.
Di fronte a questo quadro, il GAM presenta, alla fine della relazione, una serie di proposte e raccomandazioni al paese in materia di sicurezza e giustizia. Tra le domande del GAM vi sono: il rafforzamento della Polizia Nazionale Civile, la riforma della polizia, l'investigazione dei casi di donne assassinate che ancora rimangono impuniti e la partecipazione della società nelle elezioni del Promotore Generale, del Capo del Pubblico Ministero, del direttore dell'Istituto di Difesa delle Pene e del responsabile Generale della Corte dei Conti.
Adital – 16/07/2010

205 - GAM: 1.647 VICTIMAS DE MUERTES VIOLENTAS EN EL PRIMER SEMESTRE DE ESTE AÑO

"La situación de violencia en Guatemala se encuentra en una fase crítica". Es así que el Grupo de Apoyo Mutuo (GAM) comienza la introducción de su último informe sobre la situación de los derechos humanos y hechos de violencia del primer semestre del presente año, divulgado este mes por el Grupo. Para GAM, el problema no está solo en el número de muertes, pero en el nivel de brutalidad y de terror impuesto a la población guatemalteca.
"Los actos concretos apuntan que la sociedad guatemalteca está viviendo un aumento de la violencia, que no es observaban desde el período del conflicto armado interno. Estos hechos ocurren delante de un Estado que, durante la administración actual, solo queda como espectador, incapaz de impulsar ninguna política de seguridad", presenta el documento.
Según el informe, 1647 personas murieron durante el primer semestre de este año. De ese total, 1420 eran hombres, 203 mujeres, 10 niñas y 14 niños. A pesar de que este número ser menor que el del pasado año, El Grupo afirme que, ahora, guatemaltecos y guatemaltecas encuentran hechos sangrientos que "no se miraban en el pasado".
"GAM ha observado mayores niveles de enfurecimiento y crueldad para cometer crímenes, sin ningún respeto por la vida y dignidad humanas, lo que señalamos aunque se haya registrado una leve reducción del número de muertes", comenta.
Según el informe, 86.9% de las muertes fueron provocadas por armas de fuego, el 13.1% restantes, por otras formas, como armas blancas, estrangulamiento y quemaduras.
En relación a las personas heridas por causas violentas, el GAM revela que, este semestre, hubo un crecimiento de 50% en comparación al año 2008. Mientras el primer semestre de 2008 presento 473 personas heridas, los primeros seis meses de 2010 registraron 858.
"Unido a lo anterior, mujeres, niños y niñas que son las personas más vulnerables para vivir esos actos violentos y ser las víctimas más próximas, no reciben la atención adecuada, mucho menos la inversión que cada caso merece.
El documento del Grupo muestra una atención especial a las mujeres. Esto porque el número de víctimas del sexo femenino ha aumentado considerablemente. Este año, la cifra de mujeres heridas llegó a 161, mientras que el primer semestre de 2009 no sobrepasó 99 casos. "Se observó durante el primer semestre de 2010 que especialmente en el caso de las mujeres, la violencia aumentó significativamente, provocando que los hechos contra las mujeres sean constantes y permanentes", afirma.
Pero no todo empeoró del año pasado en relación al actual. Las ejecuciones extrajudiciales, por ejemplo, disminuyeron considerablemente en Guatemala. Conforme el documento, este primer semestre, se registraron 20 casos de ejecuciones extrajudiciales, por ejemplo, disminuyeron considerablemente en Guatemala. Según el documento, este primer semestre, se registraron 20 casos de ejecuciones, o sea 15 menos que lo registrado el mismo período del año pasado.
El GAM revela que la impunidad continúa en el país. "De acuerdo con datos tomados de Cenado (Centro Nacional de Análisis y Documentación Judicial), en 2009, de 100% de las denuncias penales registradas en el país, el 23% son conciliaciones y 19% son sentencias, lo que evidencia todavía una falta de eficiencia del organismo judicial. Es interesante observar que es mayor el número de conciliaciones que de sentencias, de las cuales el GAM no duda que muchas sean absolutorias", comenta.
Ante este cuadro, el Grupo presenta, al final del informe, una serie de propuestas y recomendaciones al país en materia de seguridad y justicia. Entre las demandas del GAM están: Fortalecimiento de la Policía Nacional Civil, la reforma policial, la investigación de los casos de mujeres asesinadas que todavía permanecen impunes y la participación de la sociedad en las elecciones del Promotor General, Jefe del Ministerio Público, del director del Instituto de Defensa Pública Penas y del Contralor General de Cuentas.
Adital - 16.07.10

mercoledì 21 luglio 2010

204 - LETTERA APERTA ALLE AUTORITÀ POLITICHE DEL GUATEMALA

-  Dott. Roberto Alejos, Presidente del Parlamento, e a tutto il Parlamento del Guatemala
-  Deputati Peteneri del Parlamento del Guatemala
-  Ing. Alvaro Colom, Presidente della Repubblica del Guatemala
Noi, rappresentanti delle Organizzazioni della società civile partecipanti al II Incontro delle Organizzazioni Comunitarie per lo sviluppo del Petén, ci siamo riuniti dal 12 al 14 luglio nella cittadina di Dolores, Petén, per riflettere e fare proposte sulla problematica agraria che aggrava la situazione dei nostri contadini, sempre più poveri ed emarginati.
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Ancora una volta esprimiamo la nostra preoccupazione di fronte alla realtà agraria evidente dalle seguenti situazioni:
•    Le monocolture agroindustriali (palma africana, pignon, teca, tra gli altri) e l'allevamento estensivo del bestiame stanno guadagnando terreno. Tutto questo causa la diminuzione delle aree di produzione dei prodotti basici dei contadini, la concentrazione della terra in poche mani e la conflittualità agricola nella regione.
•    Continua lo sfruttamento e il saccheggio delle risorse naturali senza nessun controllo da parte dello Stato. Ciò provoca la perdita della diversità biologica e il deterioramento delle condizioni dell’ambiente e climatiche che danneggiano a livello locale e di conseguenza tutto il pianeta.
•     Lo Stato non è stato capace di promuovere azioni integrali per soddisfare le necessità fondamentali dei contadini per ciò che riguarda la sicurezza e la sovranità alimentare, l'ordinamento territoriale, la protezione delle risorse naturali, la sicurezza dei cittadini e il rispetto della diversità culturale.
•     La continua manipolazione degli spazi di partecipazione cittadina da parte di interessi politici di tipo clientelare provoca scontri e sfiducia, frenando così il già debole sviluppo della Regione.
•     Sono ancora presenti discriminazione e razzismo. La realtà multiculturale del Petén non è stata riconosciuta pienamente, e per questo non c’è rispetto delle differenze, non c’è tolleranza, e nemmeno relazioni di equità.
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In tutto questo RICONOSCIAMO e VALORIZIAMO:
•     Le diverse forme di organizzazione di uomini e donne, di differenti culture del Petén, che lottano in difesa della vita, dei diritti umani e per lo sviluppo integrale delle comunità.
•     Le radici e le diverse espressioni culturali dei gruppi che convivono nel Petén, che amano e rispettano la terra e la biodiversità come base per lo sviluppo della vita.
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Pertanto CONTINUEREMO a:
•     Conoscere ed approfondire le diverse forme di organizzazioni, leggi agrarie e ambientali del Paese, così  come altre esperienza ed a condividere tutta questa informazione con le nostre comunità.
•     Costruire reti e alleanze di appoggio tra organizzazioni e comunità per il bene comune.
•     Rafforzare la partecipazione cosciente dei cittadini, in modo equitativo tra uomini e donne.
•     Partecipare ad azioni di controllo (fiscalizzazione) sociale in tema agrario.
•     Denunciare gli attacchi ai nostri diritti.

CONCRETAMENTE ESIGIAMO DALLO STATO:
•     Effettuare le necessarie consultazioni (referendum) con le comunità interessate prima di prendere decisioni sui temi di sfruttamento delle risorse e altri progetti nel Petén, rispettandone i risultati.
•     Recuperare lo stato di diritto nel Petén.
•     Dichiarare di interesse e urgenza nazionale l'approvazione della legge di "SVILUPPO RURALE INTEGRALE", iniziativa 4084.
•     NON prorogare la concessione 2-85 del contratto di sfruttamento del petrolio nel Petén.
•     Mettere in atto misure effettive per la protezione delle riserve naturali e il recupero degli ecosistemi naturali della Regione.
•     Promuovere il processo di identità sociale riconoscendo e valorizzando le diverse culture del Petén.
•     Rafforzare e sviluppare programmi socio produttivi che favoriscano la produzione agro ecologica e assicurino la sovranità alimentare.
•     Verificare che la proposta di legge di "ORDINAMENTO TERRITORIALE", del 20 agosto 2009, rispetti le aree dì produzione contadina e le aree di protezione naturale e culturale.
•     Continuare con gli impegni assunti dal Consiglio "GOVERNANDO CON LA GENTE" nei temi agrari.
Dolores, 14 Luglio 2010

203 - CARTA ABIERTA A:

-   Lic. Roberto Alejos, Presidente del Congreso de la República de Guatemala y a todo el Congreso en Pleno.
-   Diputados por el Departamento de Petén en el Congreso de la República de Guatemala
-   Ingeniero Álvaro Colom, Presidente de la República de Guatemala.

Los y las representantes de las Organizaciones de la Sociedad Civil participantes en el II Encuentro de Organización Comunitaria para el Desarrollo de Petén, nos reunimos del 12 al 14 de julio del 2010 en el Municipio de Dolores, Petén, para reflexionar y hacer aportes sobre la problemática agraria que agrava la situación de la población campesina en exclusión y aumento de la pobreza.
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Una vez más, expresamos nuestra preocupación ante la realidad agraria que es evidente a partir de las siguientes situaciones:
- Los monocultivos agroindustriales (palma africana, piñón, teca, entre otros) y la ganadería extensiva están abarcando terreno, disminuyendo así las áreas de producción campesina y de granos básicos, concentrando y reconcentrando la tierra en pocas manos e incrementando la conflictividad agraria en el Departamento.
- La explotación y depredación de los recursos naturales se continúa dando sin ningún tipo de control del Estado y por lo tanto, provoca la pérdida de la diversidad biológica, el deterioro de las condiciones medioambientales y climáticas que afectan a nivel local y a nuestro planeta.
- El Estado no ha sido capaz de desarrollar acciones integrales para satisfacer las necesidades más básicas de la población campesina en relación a seguridad y soberanía alimentaria, ordenamiento territorial, protección de los recursos naturales, seguridad ciudadana y fomento de la diversidad cultural.
- La continua manipulación de los espacios de participación ciudadana por intereses políticos clientelistas provoca enfrentamientos y desconfianza, frenando así el débil desarrollo del departamento.
- Todavía se mantiene la discriminación y el racismo. La realidad multicultural de Petén no ha sido plenamente reconocida y por ello, no se establecen relaciones de respeto a la diferencia, tolerancia y tampoco en relaciones de equidad.
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Asimismo, RECONOCEMOS Y VALORAMOS
A las diversas formas organizativas de hombres y mujeres de diferentes culturas del Departamento de Petén, que luchan en la defensa de la vida, los derechos humanos y el desarrollo integral de las comunidades.
Las raíces y diversas expresiones culturales de los pueblos que conviven en Petén, que aman y respetan la tierra y la biodiversidad como base para el desarrollo de la vida.
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Por lo tanto, CONTINUAREMOS
- Formándonos y conociendo las distintas formas de organización, leyes agrarias y ambientales del país, así como otras experiencias y compartiendo todo esta información en nuestras comunidades.
- Construyendo redes y alianzas de apoyo entre organizaciones y comunidades para el bien común.
- Fortaleciendo la participación ciudadana consciente y equitativa de mujeres y hombres.
- Participando en acciones de auditoría social en el tema agrario.
- Denunciando los atropellos a nuestros derechos.

Y EXIGIMOS AL ESTADO
- Antes de tomar decisiones, hacer las consultas necesarias con nuestras comunidades sobre temas de explotación de recursos y otros proyectos en Petén, respetando los resultados.
- Recuperar el Estado de Derecho en Petén.
- Declarar de interés y urgencia nacional la aprobación de la ley de Desarrollo Rural Integral, iniciativa 4084.
- La NO prórroga de la concesión 2-85 del contrato petrolero en Petén.
- Implementar medidas efectivas para la protección de los recursos naturales y la recuperación de los ecosistemas naturales de Petén.
- Incentivar el arraigo social a través del fomento de las diversas identidades culturales.
- Fortalecer y desarrollar programas socio-productivos que promuevan el desarrollo de sistemas de producción agroecológica que aseguren la soberanía alimentaria.
- Revisar que la propuesta de Ley de Ordenamiento Territorial del 20 de agosto de 2009, Iniciativa 4049, respete las áreas de producción campesina y las áreas de protección natural y cultural.
- Dar seguimiento a los compromisos del Consejo de Gobernando con la gente en el tema de asuntos agrarios.

En Dolores, 14 de julio de 2010
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Organizaciones Participantes:
1.       Asociación de desarrollo integral, zona de adyacencia, brisas montañas mayas ADIZABRIMM
2.       Asociación Xchool Ixim (Corazón de Maíz)
3.       Asociación Campesina La Libertad Petén ACLIP
4.       La Otra Cooperativa Flores, Petén
5.       Organización Loq’ laj ch’och’ (Sagrada Tierra)
6.       Comité Campesino para el Desarrollo de la Democracia, y de la Paz COMADESP, San Luis
7.       Comité de Desarrollo Comunitario, Barrio Ixobel, Poptún
8.       Cooperativa Agua Viva, Poptún
9.       Cooperativa Integral Agrícola Olazar Sacpuy, San Andrés Petén (COINAGROSAC)
10.   Asociación de Mujeres, IXCANAAN El Remate, Flores Petén
11.   Asociación Unión Maya Campesina de Desarrollo Integral, UMCADI San Luis, Petén
12.   Asociación de Desarrollo Ambiental Sociocultural y Agrícola, ADASCA,Caserío Montería, San Luis Petén
13.   Coordinadora de Asociaciones Campesinas Agropecuaria de Petén, COACAP
14.   Pastoral Social del Vicariato Apostólico de Petén
15.   Cooperativa Integral Guate Linda
16.   Asociación Campesina de Comunidades para el Desarrollo Integral de la Libertad, ACCODIL
17.   Asociación Impulsora para el Desarrollo Integral Agrario, ASIPA Tierra Norte
18.   Asociación Campesina de Desarrollo de Productores Agroecológicos, ACDPA
19.   Asociación de Desarrollo Agrícola Sepur, ADAS, Xayaxché.
20.   Asociación Civil Frente Petenero contra la Represas, FPCR, Libertad
21.   IDEAR/CONGCOOP
22.   Red de Intercambio Solidario y Ecológico de Petén, RISEP
23.   Asociación Maya para la Paz
24.   PROPETÉN
25.   Consejo de Ancianos Q’eqchi’ zona Central
26.   ACTION AID
27.   Cooperativa Agrícola La Blanca RL, Melchor de Mencos
28.   Asociación de desarrollo integral, zona de adyacencia, brisas montañas mayas ADIZABRIMM
29.   Asociación Xchool Ixim (Corazón de Maíz)
30.   Asociación Campesina La Libertad Petén ACLIP
31.   La Otra Cooperativa Flores, Petén
32.   Organización Loq’ laj ch’och’ (Sagrada Tierra)
33.   Comité Campesino para el Desarrollo de la Democracia, y de la Paz COMADESP, San Luis
34.   Comité de Desarrollo Comunitario, Barrio Ixobel, Poptún
35.   Cooperativa Agua Viva, Poptún
36.   Cooperativa Integral Agrícola Olazar Sacpuy, San Andrés Petén (COINAGROSAC)
37.   Asociación de Mujeres, IXCANAAN El Remate, Flores Petén
38.   Asociación Unión Maya Campesina de Desarrollo Integral, UMCADI San Luis, Petén
39.   Asociación de Desarrollo Ambiental Sociocultural y Agrícola, ADASCA. Caserío Montería, San Luis Petén
40.   Coordinadora de Asociaciones Campesinas Agropecuaria de Petén, COACAP
41.   Pastoral Social del Vicariato Apostólico de Petén
42.   Cooperativa Integral Guate Linda
43.   Asociación Campesina de Comunidades para el Desarrollo Integral de la Libertad, ACCODIL
44.   Asociación Impulsora para el Desarrollo Integral Agrario, ASIPA Tierra Norte
45.   Asociación Campesina de Desarrollo de Productores Agroecológicos, ACDPA
46.   Asociación de Desarrollo Agrícola Sepur, ADAS, Xayaxché.
47.   Asociación Civil Frente Petenero contra la Represas, FPCR, Libertad
48.   IDEAR/CONGCOOP
49.   Red de Intercambio Solidario y Ecológico de Petén, RISEP
50.   Asociación Maya para la Paz
51.   PROPETÉN
52.   Consejo de Ancianos Q’eqchi’ zona Central
53.   ACTION AID
54.   Cooperativa Agrícola La Blanca RL, Melchor de Mencos

lunedì 19 luglio 2010

202 - ONU SCEGLIE FRANCISCO DALL'ANESSE COME DELEGATO DELLA CICIG

Mercoledì 30 giugno Francisco Dall'Anesse Ruiz, pubblico ministero generale del Costa Rica, è stato nominato sostituto di Carlos Castresana, a capo della Commissione Internazionale contro l'Impunità in Guatemala (CICIG), secondo quanto annunciato dal portavoce dell'ONU, Farhan Haq.
"Il Segretario Generale approfitta di questa opportunità per reiterare la sua gratitudine a Carlos Castresana per l'eccellente lavoro che ha svolto durante i due anni e mezzo che è stato a capo della Commissione. I risultati della CICIG in quel periodo sono stati sottolineati dalle autorità e dalla società civile guatemalteche, e dalla comunità internazionale", ha detto Haq.
Tra le personalità che hanno approvato l'elezione del nuovo pubblico ministero vi è la Premio Nobel della Pace Rigoberta Menchú, che ha sottolineato l'esperienza di Dall'Anesse. "Ha una grande esperienza come pubblico ministero e come investigatore; ha dimostrato di essere rigoroso", ha affermato.
Ha aggiunto che dovrà distinguersi non solo per le sue capacità tecniche, ma anche per la sua determinazione. Lo sollecitiamo "perché abbia il coraggio necessario per affrontare il crimine organizzato, perché questo non può essere affrontato con i guanti, e molto meno con mancanza di coraggio", ha manifestato.
Per Helen Mack, commissario per la Riforma Poliziesca, il fatto che Dall'Anesse abbia mandato in prigione due ex governanti è "importante" e riflette "leadership."
Rispetto alle qualità che deve avere il nuovo delegato, considerò necessario che sappia lavorare con tutti gli organismi, come il Congresso, la Polizia Nazionale Civile (PNC), il Ministero Pubblico, MP, ed il Ministero dell’Interno.
Javier Monterroso, esperto dell'Istituto di Studi Comparati in Scienze Penali, ha affermato: "È un'eccellente nomina ed una buona elezione da parte di Nazioni Unite (ONU)." Ha qualificato il nuovo delegato come uno "stratega" e la "persona adeguata" per sostituire Carlos Castresana, attuale capo della Commissione Internazionale contro l'Impunità in Guatemala (Cicig).
L'esperto Alvaro Pop ha sottolineato che la nomina è "una sfida enorme" per un centroamericano, e ha spiegato che tra le sfide vi è il trasferimento delle competenze acquisite dalla Cicig al MP e l'abilità di lavorare col nuovo pubblico ministero generale, in attesa che sia nominato.
Francisco Dall'Anesse è laureato in Diritto e Notaio, ha una specializzazione in Scienze Penali ed un dottorato Honoris Causa in Diritto.
Dall'anno 2003, è Pubblico ministero Generale del Costa Rica, prima è stato difensore, pubblico ministero e Magistrato supplente della Corte Suprema di Giustizia.
In un'intervista realizzata dal Centro di Studi del Guatemala (CEG), nell’agosto 2009, Francisco Dall'Anesse, spiegò l'importanza che ha l'indipendenza di giudici, magistrati e fiscali dal potere politico ed economico.
Sostiene che possono aversi le migliori leggi, ma se non ci sono funzionari impegnati, queste non servono a niente; e segnala che i processi contro ex presidenti ed ex funzionari accusati di corruzione sono una dimostrazione importante che stanno finendo "gli intoccabili" e che la giustizia deve arrivare a tutti.
Cerigua, 22/06-5/07/2010

201 - ONU ELIGE A FRANCISCO DELL’ANESSE COMO COMISIONADO DE CICIG

El miércoles 30, Francisco Dall’Anesse Ruiz, fiscal general de Costa Rica, fue nombrado como el relevo de Carlos Castresana, al frente de la Comisión Internacional Contra la Impunidad en Guatemala (CICIG), anunció el portavoz alterno de la ONU, Farhan Haq.
“El Secretario General aprovecha esta oportunidad para reiterar su agradecimiento a Carlos Castresana por el excelente trabajo que desempeñó durante los dos años y medio que encabezó la Comisión. Los logros de la CICIG durante ese periodo han sido destacados por las autoridades y la sociedad civil guatemaltecas, y por la comunidad internacional”, dijo Haq.
Entre las personalidades que valoraron la elección del nuevo fiscal se encuentra la Premio Nobel de la Paz Rigoberta Menchú, quien resaltó la experiencia de Dall’Anese. “Tiene una gran trayectoria como fiscal y como investigador; ha demostrado ser riguroso”, expresó.
Agregó que deberá destacar no solo por sus capacidades técnicas, sino por su determinación. “Le solicitamos que tenga el coraje necesario para enfrentar el crimen organizado, porque este no se puede tocar con guantes, mucho menos con falta de valor”, manifestó.determinación. “Le solicitamos que tenga el coraje necesario para enfrentar el crimen organizado, porque este no se puede tocar con guantes, mucho menos con falta de valor”, manifestó.
Para Helen Mack, comisionada para la Reforma Policial, el hecho de que Dall’Anese haya enviado a prisión a dos ex gobernantes es “importante” y refleja “liderazgo”.
Respecto de las cualidades que debe tener el nuevo comisionado, consideró necesario que sepa trabajar con todos los organismos, como el Congreso, la Policía Nacional Civil (PNC), el Ministerio Público (MP) y el Ministerio de Gobernación.
Javier Monterroso, experto del Instituto de Estudios Comparados en Ciencias Penales, expresó: “Es un excelente nombramiento y una buena elección por parte de Naciones Unidas (ONU)”. Calificó al nuevo comisionado de “estratega” y la “persona adecuada” para sustituir a Carlos Castresana, actual jefe de la Comisión Internacional contra la Impunidad en Guatemala (Cicig).
El experto Álvaro Pop opinó que el nombramiento es “un desafío enorme” para un centroamericano, y explicó que entre los retos figura el traslado de capacidades adquiridas por la Cicig al MP y la habilidad para trabajar con el nuevo fiscal general, pendiente de que sea nombrado.
Francisco Dall'Anese es licenciado en Derecho y Notario Público, tiene una especialidad en Ciencias Penales y un doctorado Honoris Causa en Derecho.
Desde el año 2003, se desempeña como Fiscal General de Costa Rica, antes fue defensor público, fiscal y Magistrado suplente de la Corte Suprema de Justicia.
En una entrevista realizada por el Centro de Estudios de Guatemala (CEG) en agosto de 2009 a Francisco Dall'Anese, explicó la importancia que tiene la independencia de jueces, magistrados y fiscales del poder político y económico.
Sostiene que se pueden tener las mejores leyes, pero si no hay funcionarios comprometidos, éstas no sirven de nada; y señala que los procesos contra ex presidentes y ex funcionarios acusados de corrupción son una demostración importante que se están acabando "los intocables" y que la justicia tiene que llegar a todos.
Cerigua , 22/06-5/07/2010

sabato 17 luglio 2010

200 - VISITA DEL RELATORE PER I DIRITTI INDIGENI JAMES ANAYA A SAN MIGUEL IXTAHUACÁN

Nel mese di Giugno 2010, per cinque giorni, il Relatore Speciale per i diritti Indigeni delle Nazioni Unite (ONU), James Anaya è stato in Guatemala per dare inizio alla sua indagine sulle violazioni dei diritti indigeni. La squadra della COPAE lo ha accompagnato nei giorni 16 e 17 giugno, quando il suo elicottero l’ha portato a San Miguel Ixtahuacán, San Marcos e a Zaculeu, Huehuetenango. Il relatore è stato accolto da migliaia di persone indigene, si è perfino parlato di un momento storico per il popolo Maya.
In questa articolo, raccontiamo come si è svolta la sua visita a San Miguel.
James Anaya, statunitense di origine indigena, è il secondo Relatore Speciale per i Diritti Indigeni dell'ONU. Potrebbe essere considerato come il rappresentante più importante del popolo indigeno a livello mondiale, un popolo che sfortunatamente non si vede molto rappresentato nel mondo. La sua visita è stata richiesta da varie organizzazioni e comunità che denunciarono le violazioni dei diritti umani ed indigeni, a causa delle attività nel settore minerario in Guatemala.
In Guatemala, 410 licenze minerarie (di tre tipi) sono stati concesse senza consultare i villaggi danneggiati.
La Miniera Marlin in San Miguel Ixtahuacán ed il cementificio Cementi Progresso in San Juan Sacatepéquez sono due esempi di progetti che sono già in fase di sfruttamento, e dove si sono verificati grandi movimenti di resistenza popolare. Inoltre, in tutto l'ovest del Guatemala sono state portate a termine 42 consultazioni comunitarie a livello municipale, nelle quali i popoli hanno rifiutato le attività del settore minerario. Benché si realizzassero quelle consultazioni con il rispetto delle leggi nazionali, il governo del Guatemala insiste nel non riconoscere il loro carattere vincolante.
Prima di partire per la nostra visita a San Miguel, c'erano arrivate già le immagini di San Juan Sacatepéquez, dove 15.000 persone avevano dato il benvenuto al relatore speciale. Anche, avevamo saputo che Anaya si era incontrato con Presidente Colóm e coi vari ministri responsabili nel settore minerario.
Il giorno 16 giugno siamo arrivati a San Miguel Ixtahuacán per assistere alla visita di James Anaya. Per avere una visione equilibrata, il relatore è andato ad ascoltare il punto di vista della comunità in resistenza, il sindaco del municipio, le vittime del settore minerario nella miniera Marlin e dell'impresa mineraria Montana Exploradora (GoldCorp).
Il relatore è entrato nel salone parrocchiale accompagnato dalla musica tradizionale di marimba. Maudilla di FREDEMI ha dato il benvenuto al relatore, chiedendogli di accenda la candela rossa che simbolizza il la vita, colui che l’accende si impegna a rispettare la vita. Successivamente, il relatore ha ascoltato i racconti delle persone danneggiate dalle attività della miniera Marlin (Montana Exploradora) GoldCorp. Le storie, che molti tra noi conoscono già, riguardano la conflittualità sociale, l'inquinamento ambientale, la mancanza di consultazione e le bugie dell'impresa mineraria. Carmen Mejía, che abita nei pressi della Miniera Marlin ha raccontato gli inizi delle attività del settore minerario in San Miguel.
"Quando arrivò l'impresa il Montana, non dissero mai che era un'impresa mineraria di oro ed argento, bensì dissero che era un progetto per lo sviluppo di San Miguel. Poi, incominciarono ad acquisire terre con inganni, manipolando le autorità e le autorità le comunità. Incominciarono a poco a poco minacciando gli abitanti…" (Carmen Mejía)
Sono seguite molte testimonianze di leader di tutte le comunità di San Miguel. Il relatore ascoltava con molta attenzione.
Lasciando il salone parrocchiale, il relatore ed il suo seguito sono andati al Municipio, dove stava aspettandoli nel suo ufficio il sindaco Ovidio Joel Domingo. La prima parte della conversazione tra il sindaco ed il relatore è stata aperta anche alla stampa. In questi minuti, il sindaco - che normalmente evita interviste coi mezzi di comunicazione – ha spiegato che non è facile essere sindaco di San Miguel Ixtahuacán. Secondo lui, c'è gente contro il settore minerario, gente a favore del settore minerario e gente neutrale. Essendo il sindaco di tutti i Sanmiguelenses, non può prendere posizione a beneficio di alcuni né di altri.
Questa posizione politicamente corretta sembra essere logica. Tuttavia, se uno osserva con più attenzione la situazione in San Miguel, giungerà ad altre conclusioni. L'ipotesi di "non prendere posizione" del sindaco è un argomento abbastanza ingannevole. Un sindaco ha l'obbligo di prevedere impatti negativi, siano ambientali o sociali, per il futuro del suo paese. Negando questo bene comune evidente, implica che in San Miguel non comanda il popolo, ma comanda l'attore più forte, cioè, comanda l'impresa Goldcorp, la seconda impresa mineraria più grande a livello mondiale.
Poi, il relatore è andato a vedere le "case spaccate” nella comunità di Ágel, San Miguel ed ha osservato i danni alle case vicine alla miniera, danneggiate per i tremori causati dall'utilizzo di potenti esplosivi nella miniera. In una di quelle case con profonde fratture, il relatore ha conversato con alcune persone oggetto delle persecuzioni orchestrate dall’impresa Montana. La storia di Crisanta Pérez è una storia di paura, persecuzione, ma anche di speranza. Crisanta è stata incarcerata dalla polizia per i suoi atti di resistenza. Tuttavia, il forte movimento di resistenza è riuscito con molte proteste ad ottenere la sua liberazione. Da allora, Crisanta vive nascosta, con un ordine di cattura. Il piccolo salone nella casa spaccata si è fatto silenzioso quando Crisanta ha preso la parola. Tra le lacrime, e sotto la percussione delle gocce di pioggia sul soffitto, ha raccontato: "Siamo persone umili, non siamo criminali, ma l'impresa sta criminalizzandoci per reclamare i nostri diritti, per difendere il nostro territorio (…) prima della presenza dell'impresa, vivevamo qui molto felici, tranquilli coi nostri vicini e famiglia. Ora tra questi vicini e familiari, non ci sono oramai felicità né tranquillità. "
La strada da Ágel porta verso la Miniera Marlin non è molta. Sotto una depressione tropicale, sono bastati solo alcuni minuti per arrivare al progetto minerario. Senza nessun commento, gli impiegati aprirono lo steccato affinché entrasse il relatore, e lo chiusero rapidamente affinché nessuno della stampa, o degli interessati avesse accesso.
Il giorno dopo l'elicottero portò il relatore speciale all'antica città di Zaculeu in Huehuetenango, dove si riunirono circa 10.000 indigeni con i loro vestiti colorati, tipici di Huehuetenango.
COPAE 28/06/2010

199 - VISITA DEL RELATOR DE DERECHOS INDÍGENAS JAMES ANAYA A SAN MIGUEL IXTAHUACÁN

En el mes de Junio 2010, durante cinco días, el Relator Especial de derechos Indígenas de las Naciones Unidas (ONU), James Anaya estuvo en Guatemala para dar inicio a su investigación de violaciones de los derechos indígenas. El equipo de la COPAE estuvo en su paso los días 16 y 17 cuando su helicóptero le llevó a San Miguel Ixtahuacán, San Marcos y al Zaculeu, Huehuetenango. El relator fue recogido por miles de personas indígenas, hasta que se hablaba de un momento histórico para el pueblo Maya. En esta entrada, le relatamos los sucesos de su visita en San Miguel.
James Anaya, un estadounidense de origen indígena, es el segundo Relator Especial de Derechos Indígenas de la ONU. Se podría considerarlo como el representante más importante del pueblo indígena a nivel mundial, un pueblo que desafortunadamente no se ve muy representado en el mundo. Su visita fue pedida por varias organizaciones y comunidades que denunciaron las violaciones de los derechos humanos e indígenas en el tema de minería en Guatemala.
En Guatemala, 410 licencias mineras (de los tres tipos) han sido otorgadas, sin consultar a los pueblos afectados. La Mina Marlin en San Miguel Ixtahuacán y la cementera Cementos Progreso en San Juan Sacatepéquez son dos ejemplos de proyectos que ya están en fase de explotación, y donde se conformaron grandes movimientos de resistencia popular. Además, en todo el occidente de Guatemala se han llevado a cabo 42 consultas comunitarias a nivel municipal, en los cuales los pueblos rechazaron la minería. Aunque se realizó esas consultas con todo respeto a las leyes nacionales, el gobierno de Guatemala insiste no reconocer su carácter vinculante.
Antes de arrancar nuestra excursión a San Miguel, ya nos habían llegado las imágenes de San Juan Sacatepéquez, donde 15.000 personas le habían dado la bienvenida al relator especial. También, nos habíamos enterado que el Sr. Anaya se había reunido con Presidente Colóm y con los varios ministros responsables en el tema de minería. 
El día 16 de Junio llegamos en San Miguel Ixtahuacán para asistir a la visita de James Anaya. A fin de tener una visión equilibrada, el relator vino para escuchar el punto de vista de la comunidad en resistencia, el alcalde municipal, las víctimas de la minería en la mina Marlin y de la empresa minera Montana Exploradora (GoldCorp).
El relator entró en el salón parroquial acompañado por la música tradicional de marimba. Hermana Maudilla de FREDEMI le dio la bienvenida al relator, pidiéndole que encienda la vela roja, que simboliza el la vida, el que la enciende se compromete a respetar la vida. Después, el relator escuchó los relatos de las personas afectadas por la Mina Marlin (Montana Exploradora, GoldCorp). Las historias que muchos entre nosotros ya conocemos se trataban de la conflictividad social, la contaminación ambiental, la falta de consulta y las mentiras de la empresa minera. Carmen Mejía, una vecina de la Mina Marlin hizo un relato de la introducción de la minería en San Miguel.
“Cuando llegó la empresa Montana, nunca dijeron que era una empresa minera de oro y plata, sino dijeron que era un proyecto para el desarrollo de San Miguel. Luego, ellos empezaron a adquirir tierras bajo engaños manipulando a las autoridades y las autoridades hacia las comunidades. Empezaran poco a poco amenazando a los vecinos,…” (Carmen Mejía)
Muchos testimonsios de líderes de todas las comunidades de San Miguel siguieron. El relator estaba escuchando con mucha atención.
Saliendo el salón parroquial, el relator y su séquito se fueron a la municipalidad donde les estaba esperando en su oficina el alcalde Ovidio Joel Domingo. La primera parte de la conversación entre el alcalde y el relator estuvo abierta para los medios de comunicación. En estos minutos, el alcalde – que suele evitar entrevistas con los medios de comunicación – explicó que no es fácil ser alcalde de San Miguel Ixtahuacán. Según él, hay gente en contra de la minería, gente a favor de minería y gente neutral. Siendo el alcalde de todos los Sanmiguelenses, no puede tomar posición a favor de unos ni de otros.
Esta posición políticamente correcta parece tener lógica. Sin embargo, si uno observa con más atención la situación en San Miguel, llegará a otras conclusiones. El supuesto “no tomar posición” del alcalde es un discurso bastante engañoso. Un alcalde tiene la obligación de prever impactos negativos, sean ambientales o sociales, para el futuro de su pueblo. Negando este bien común evidente implica que en San Miguel no manda el pueblo, sino manda el actor más fuerte, o sea, manda la empresa Goldcorp, la empresa minera segunda más grande a nivel mundial.
Después, el relator pasó a las “casas rajadas” en la comunidad de Ágel, San Miguel y observó los daños a las casas cercanas a la mina, dañadas por los temblores causados por la utilización de grandes explosivos en la mina. Adentro de una de esas casas rajadas, el relator se sintió con algunos sujetos de las persecuciones orquestadas por la empresa Montana. La historia de Crisanta Pérez es una temor, persecución, pero también de esperanza. Crisanta fue detenida por la policía por sus actas de resistencia. Sin embargo, el gran movimiento de resistencia logró a través de sus protestas su liberación. Desde entonces, Crisanta vive escondida bajo órdenes de captura. El pequeño salón en la casa rajada se silenció cuando Crisanta tomó la palabra. Entre sus lágrimas, y bajo la percusión de gotas de lluvia en el techo corrugado contó ella:
“Somos personas humildes, no somos criminales, pero la empresa nos está criminalizando por reclamar nuestros derechos, por defender nuestro territorio (…) Antes de la presencia de la empresa, vivíamos aquí muy felices, tranquilos con nuestros vecinos y familia. Ahora entre estos vecinos y familiares, ya no hay felicidad ni tranquilidad.“
El camino desde Ágel hacia la Mina Marlin no es largo. Bajo una depresión tropical, nos duró solo algunos minutos para llegar al proyecto minero. Sin ningún comentario, los empleados abrieron la valla para que entrara el relator, y lo cerraron igual de rápido para que nadie de la prensa, o de los interesados tuviéramos acceso.
El día siguiente el helicóptero del relator especial lo llevó a la antigua ciudad de Zaculeu en Huehuetenango, donde se juntaron alrededor de 10,000 personas indígenas en los vestidos colorados, típicos de Huehuetenango.
COPAE  28/06/2010

198 - INCIDENZA DEL FEMMINICIDIO IN GUATEMALA È 30 VOLTE MAGGIORE

L'incidenza del femminicidio in Guatemala è stata 30 volte maggiore durante il 2009, in relazione all'anno precendete, ha assicurato Carlos Castresana, Capo ad Interim della Commissione Internazionale contro l'Impunità (CICIG), durante la presentazione della Campagna del Segretario Generale delle Nazioni Unite “Unisciti per fermare la Violenza contro le Donne in Costa Rica”.
Gli indici di violenza contro le donne in America Centrale, sono i più alti del mondo, soprattutto nel denominato Triangolo Nord, composto da Guatemala, El Salvador e Honduras, assicurò l'ex Delegato Internazionale.
Delle approssimativamente 700 morti violente di donne che si registrarono l'anno scorso, solo 56 finirono in giudizio con una sentenza di condanna, cifra che rappresenta l'8%, ha detto Castresana durante la presentazione dell'iniziativa del Segretario Generale delle Nazioni Unite.
Cerigua, Adital 06/07/2010

197 - INCIDENCIA DEL FEMICIDIO EN GUATEMALA ES 30 VECES MAYOR

La incidencia del femicidio en Guatemala fue 30 veces mayor durante el 2009, en relación al año anterior, aseguró Carlos Castresana, Jefe Interino de la Comisión Internacional contra la Impunidad (CICIG), durante la presentación de la Campaña del Secretario General de las Naciones Unidas ÚNETE para poner fin a la Violencia contra las Mujeres en Costa Rica.
Los índices de violencia contra las mujeres en Centroamérica, son los más altos del mundo, sobre todo en el denominado Triángulo Norte integrado por Guatemala, El Salvador y Honduras, aseguró el ex Comisionado Internacional.
De las aproximadamente 700 muertes violentas contra las mujeres que se registraron el año pasado, sólo 56 concluyeron en juicio con una sentencia condenatoria, cifra que representa el ocho por ciento, dijo Castresana durante el acto de lanzamiento de la iniciativa del Secretario General de las Naciones Unidas.
Cerigua, Adital 06/07/2010

martedì 13 luglio 2010

196 - CLIMA DI ALTA TENSIONE TRA IMPRESE E COMUNITÀ INDIGENE IN GUATEMALA, SEGNALA ESPERTO DELL'ONU

Il Relatore Speciale dell'ONU James Anaya ha segnalato questo venerdì un crescente "clima di alta instabilità e conflittualità sociale in relazione alle attività delle imprese nei territori tradizionali dei popoli indigeni del Guatemala."
"Questa situazione richiede risposte decise ed urgenti da parte dei poteri pubblici, a rischio di spingere il Guatemala in una situazione di ingovernabilità", ha affermato alla fine della sua visita al paese l'esperto indipendente designato dal Consiglio per i Diritti umani dell'ONU per studiare la situazione dei diritti umani e le libertà fondamentali degli indigeni.
Per Anaya, “il Guatemala affronta una situazione nella quale non solo sembrano risultare danneggiati i villaggi e le comunità indigene, ma andando oltre, la situazione mette in difficoltà la capacità del Governo ed i propri attori imprenditoriali di promuovere gli investimenti e lo sviluppo economico nel paese."
Durante la sua missione di cinque giorni in Guatemala, l'esperto indipendente dell'ONU ha ricevuto attestazioni dirette sull'inquinamento di fiumi e terre; malattie; molestie, attacchi e perfino uccisioni di dirigenti comunitari; sgombri forzati; danni o distruzione di case; violazioni ed abusi sessuali alle donne.
“Ho ascoltato anche, con preoccupazione, la percezione che i progetti hanno portato con sé la distruzione della pace sociale e seri conflitti tra comunità, e perfino tra famiglie", ha detto Anaya. "Altrettanto preoccupanti sono le informazioni sui distinti processi giudiziali a membri di comunità indigene per azioni di protesta sociale contro le attività delle imprese."
Il Relatore Speciale dell'ONU ha avvertito “che ho ricevuto informazioni di varie occasioni in cui lo Stato ha concesso licenze per la costruzione di infrastrutture per l'esplorazione o sfruttamento delle risorse naturali in territori indigeni, senza le previe consultazioni. Inoltre tutti gli attori sono d’accordo nel fatto che non esiste attualmente un quadro legislativo che regoli l'esercizio del procedimento di consultazione all’interno dell'ordinamento giuridico guatemalteco." Con riferimento al dibattito sulle consultazioni, Anaya ha segnalato che "attualmente l'assenza di un quadro legislativo che regoli l'esercizio del procedimento di consultazione nell'ordinamento giuridico guatemalteco non può essere preso come una pretesto per non portare a termine questo obbligo in modo effettivo."
In quanto alla validità delle suddette consultazioni comunitarie in buona fede, effettuate dalle stesse comunità indigene colpite dalle attività del settore minerario o da progetti idroelettrici, il Relatore Speciale ha considerato che "queste iniziative sono valide e hanno rilevanza nella misura in cui costituiscono un riflesso delle legittime aspirazioni delle comunità indigene ad essere ascoltate sui progetti che abbiano un impatto potenziale sui loro territori tradizionali."
Tuttavia, ha aggiunto, le consultazioni comunitarie non dovrebbero ostacolare "nuovi processi di consultazione nel quadro di procedimenti adeguati e conformi alle norme internazionali, e nei quali lo Stato partecipi attivamente d’accordo con i suoi obblighi."
"La regolamentazione della consultazione concederebbe a questi processi una maggiore certezza e sicurezza giuridica, necessarie per ogni atto dei poteri pubblici", ha detto l'esperto indipendente. "Raccomando di avanzare urgentemente verso la discussione e l’approvazione dell'Iniziativa di Legge per le Consultazioni, conforme agli standard minimi delle norme internazionali e con la piena partecipazione dei popoli interessati."
Durante la sua missione di investigazione, Anaya si è incontrato con il Presidente del Guatemala e con altri alti rappresenti dello Stato, autorità e comunità indigene, organizzazioni della società civile, rappresentanti della comunità internazionale e con il Sistema dell'ONU in Guatemala.
Dopo la sua visita in Guatemala, il Relatore Speciale preparerà una relazione pubblica con le sue principali conclusioni e raccomandazioni sui temi studiati durante la sua missione, relazione che sarà presentata al Consiglio di Diritti umani dell'ONU.
Il 26 marzo di 2008, il Consiglio per i Diritti umani dell'ONU ha nominato James Anaya Relatore Speciale per i diritti umani e le libertà fondamentali degli indigeni, per un periodo iniziale di tre anni. James Anaya è Professore della Cattedra James J. Lenoir di Politica e Diritto Umanitario dell'Università dell'Arizona (USA).
Visita la pagina web del Relatore Speciale:
http://www2.ohchr.org/spanish/issues/indigenous/rapporteur/index.htm
18/06/2010

195 - CLIMA DE ALTA TENSION ENTRE EMPRESAS Y COMUNIDADES INDIGENAS EN GUATEMALA, ADVIERTE EXPERTO DE LA ONU

El relator Especial de la ONU James Anaya advirtió este viernes sobre un creciente “clima de alta inestabilidad y conflictividad social en relación con las actividades de las empresas en los territorios tradicionales de los pueblos indígenas de Guatemala”.
“Esta situación requiere de respuestas decididas y urgentes por parte de los poderes públicos, a riesgo de colocar a Guatemala en una situación de ingobernabilidad”, recalcó al final de su visita al país el experto independiente designado por el Consejo de Derechos Humanos de la ONU para estudiar la situación de los derechos humanos y las libertades fundamentales de los indígenas.
Para el Sr. Anaya, Guatemala enfrenta una situación en la que “no sólo parecen resultar perjudicados los pueblos y comunidades indígenas, sino que va más allá, colocando en dificultades a la capacidad del Gobierno y a los propios actores empresariales de promover la inversión y el desarrollo económico en el país”.
Durante su misión de cinco días a Guatemala, el experto independiente de la ONU recibió testimonios directos sobre la contaminación de ríos y tierras; enfermedades; hostigamientos, ataques e incluso muertes de dirigentes comunitarios; desalojos forzados; daños o destrucción de casas; así como violaciones y abusos sexuales a las mujeres.
“He oído también con preocupación la percepción de que los proyectos han traído consigo la destrucción de la paz social y serios conflictos entre comunidades, e incluso entre familias”, dijo Sr. Anaya. “Igualmente preocupante son las informaciones sobre los distintos procesos judiciales a miembros de comunidades indígenas por actos de protesta social contra las actividades de las empresas”.
El Relator Especial de la ONU advirtió que “he recibido alegaciones de múltiples ocasiones en que el Estado haya otorgado licencias para la construcción de infraestructuras o para la exploración o explotación de los recursos naturales en territorios indígenas, sin las requeridas consultas. Además todos los actores coinciden en que no existe en la actualidad un marco legislativo que regule el ejercicio del procedimiento de consulta dentro del ordenamiento jurídico guatemalteco”. 2 En referencia al debate sobre las consultas, el Sr. Anaya señaló que “la ausencia en la actualidad de un marco legislativo que regule el ejercicio del procedimiento de consulta dentro el ordenamiento jurídico guatemalteco no puede ser tomada como una excusa para no llevar a cabo dicha obligación de forma efectiva”.
En cuanto a la validez de las llamadas consultas comunitarias de buena fe, llevadas a cabo por las propias comunidades indígenas afectadas por la minería o por proyectos hidroeléctricos, el Relator Especial consideró que “estas iniciativas son válidas y tienen relevancia en la medida en que constituyen un reflejo de las aspiraciones legítimas de las comunidades indígenas ser escuchadas en relación con los proyectos que tengan un impacto potencial sobre sus territorios tradicionales”.
Sin embargo, agregó, que las consultas comunitarias no deberían impedir “nuevos procesos de consulta en el marco de procedimientos adecuados y conformes con las normas internacionales, y en los que el Estado participe activamente de acuerdo con sus obligaciones”.
“La reglamentación de la consulta otorgaría a estos procesos una mayor certeza y seguridad jurídicas, necesarias para toda actuación de los poderes públicos”, dijo el experto independiente. “Recomiendo avanzar urgentemente hacia la discusión y aprobación de la Iniciativa de Ley de Consultas, conforme con los estándares mínimos de las normas internacionales y con la plena participación de los pueblos interesados”.
Durante su misión de investigación, el Sr. Anaya se reunió con el Presidente de Guatemala y otros altos representes del Estado, autoridades y comunidades indígenas, organizaciones de la sociedad civil, representantes de la comunidad internacional y el Sistema de la ONU en Guatemala.
Tras su visita a Guatemala, el Relator Especial preparará un informe público con sus principales conclusiones y recomendaciones sobre los temas estudiados durante su misión, el cual será presentado al Consejo de Derechos Humanos de la ONU.
El 26 de marzo de 2008, el Consejo de Derechos Humanos de la ONU nombró a James Anaya Relator Especial sobre la situación de los derechos humanos y las libertades fundamentales de los indígenas, por un período inicial de tres años. El Sr. Anaya es Profesor de la Cátedra James J. Lenoir de Política y Derecho Humanitario de la Universidad de Arizona (EE.UU.).
Visite la página web del Relator Especial:
http://www2.ohchr.org/spanish/issues/indigenous/rapporteur/index.htm
18/06/2010

domenica 11 luglio 2010

194 - INQUINAMENTO A CAUSA DELLA MINIERA MARLIN

Uno studio presentato da analisti di Salute Ambientale dell'Università del Michigan (USA) da parte dell'organizzazione Physicians for Human Rights, afferma che nei campioni di sangue ed orina presi ad un gruppo di abitanti delle aree più vicine alla Miniera Marlín, si trovarono livelli di metalli che possono essere tossici e che col tempo potrebbero aumentare, mettendo in pericolo la salute degli abitanti e l'ecosistema.
Anche questo studio conferma i risultati delle due ultime relazioni realizzate dalla Commissione Pastorale Pace ed Ecologia (COPAE), i quali hanno dimostrato la presenza di metalli nelle acque dei fiumi Tzalá e Quivichil, ed in alcuni mesi dell'anno, in quantità alte, provando che queste acque non siano idonee all’uso delle popolazioni.
Gli esperti nordamericani sostengono che la situazione è preoccupante, poiché la Miniera Marlin appena era aperta da quattro anni, nel momento in cui l'investigazione fu realizzata. Menzionano anche che secondo studi  realizzati nel passato in altri paesi del mondo, gli effetti del settore minerario continuano ad aumentare col tempo. Per quel motivo, hanno sottolineato che ci si aspetta che l’inquinamento aumenti nel futuro, e che questi effetti potrebbero durare per molti anni.
Gli abitanti delle comunità, come le altre forme di vita che si trovano attorno alla Miniera Marlín, continuano a vivere in condizioni di alto rischio di inquinamento, cosa che viola i diritti umani: ad un ambiente sano, all'acqua e all'alimentazione tra altri.
I risultati di questo studio sono molto importanti perché si tratta del primo studio della salute degli abitanti attorno alla Miniera Marlin. Inoltre, lo studio è stato fatto da esperti internazionali con metodi di investigazione tra i più avanzati. Tuttavia, è un studio di breve durata, poiché i ricercatori hanno fatto il loro studio in una sola settimana e la partecipazione degli abitanti è stata limitata. Inoltre, non c'è stata partecipazione dei bambini, che sono i più vulnerabile agli effetti dei metalli pesanti.
Per quel motivo, l'obiettivo degli analisti era studiare se c'erano ragioni per preoccuparsi nell'area della Miniera Marlin e di stabilire un linea guida, che è molto importante per continuare ad investigare.
Alla fine dello studio si è riusciti a concludere che la situazione è abbastanza preoccupante, e che la necessità di realizzare indagini più ampie e di una maggiore durata è inevitabile. Gli studiosi hanno enfatizzato anche la responsabilità del governo del Guatemala per proteggere la salute da tutti i guatemaltechi.
RACCOMANDAZIONI CONTENUTE NELLO STUDIO:
• Che si realizzino più studi sulla salute, con più persone ed a lungo termine.
• Dedidare molta attenzione alla salute dei bambini, perché sono quelli che più possono soffrire per la presenza di agenti inquinanti nell'ambiente.
• Realizzare un ampio studio ecologico per potere valutare la qualità dell'ambiente, studio che deve durare molti anni.
• Che si formi un gruppo di supervisione indipendente che possa orientare in forma esperta sui danni ed i benefici che porta la miniera Marlin alla salute umana, all'ambiente, le relazioni tra gli abitanti delle comunità e l'economia.
COPAE 14/06/2010