Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


venerdì 29 aprile 2011

442 - LA CHIESA RENDE OMAGGIO AI CATECHISTI TORTURATI DURANTE LA GUERRA

L'omaggio è consistito nella pubblicazione del libro "Testimoni dello zaino sacro", elaborato dall'Ufficio dei Diritti umani dell'Arcivescovado di Città del Guatemala (Odhag), che raccoglie le testimonianze dei quattro religiosi e di quello che è successo nelle comunità rurali in cui vivevano.
Il cardinale Rodolfo Quezada con voce commossa, ha detto durante la presentazione, di essersi emozionato "molto leggendo il libro che ci presenta la terribile realtà che ha vissuto il nostro paese."
“Mi ha commosso e mi ha fatto versare lacrime leggere le testimonianze dei catechisti Marcelino Canuto, Tiburcio Hernández, Marcelino López ed Angelo Ovidio", espresse il religioso.
Il titolo del libro fa riferimento allo zaino nel quale i catechisti portavano la loro Bibbia ed i loro quaderni, per annotare le necessità della popolazione sfollata durante la guerra.
Secondo Santiago Otero, responsabile dello studio, nelle testimonianze narrate dai quattro sopravvissuti “si intuisce la realtà di molti catechisti che morirono durante la guerra”.
Otero disse che Tiburcio Hernández "fu selvaggiamente torturato e ferito al ventre.
"E’’ stato difficile convincerli a testimoniare", ha sostenuto il religioso.
Hernández ricorda che l'esercito arrivava alle regioni del Quiché, una delle zone più colpite dalla guerra, e diceva loro che non si prendessero la parte della guerriglia perché “erano cubani e ladri" che andavano a "rubare terreni e le loro donne”.
Il catechista assicura che agli inizi della decade del 1980 si registrarono due massacri nel municipio di Nebaj, e ciò obbligò la popolazione a vigilare giorno e notte l'arrivo dei militari al fine di avvisare la gente affinché scappasse dalla comunità.
"Ho potuto vedere che l'esercito stava entrando nella prima casa del villaggio, vidi che una donna correva, ma l'afferrarono e la colpirono con il machete, la portarono nella sua casa e appiccarono il fuoco", dice Hernández in una delle sue testimonianze.
In un'altra casa, afferma, ammazzarono dieci o undici persone, mentre egli “tentava di continuare a controllare quello che faceva l'esercito”, senza che lo vedessero.
Secondo il catechista, in una delle sue ricognizioni fu catturato da un soldato: " Io lanciai un gran grido. Non gridare, figlio di p..., mi legarono il collo con un laccio, le braccia, le gambe, ma il mio pensiero era di dover sopportare il dolore delle torture", riferisce.
Sostiene che i militari che l'accusarono di essere guerrigliero e di ammazzare soldati, gli bruciarono la fronte, il ventre ed i testicoli, e gli tirarono fuori l'intestino.
La pubblicazione del libro fa parte delle attività commemorative del 13° anniversario dell'assassinio del vescovo Juan Geradi, perpetrato il 26 aprile 1998, e per il quale sono condannati a 20 anni due militari ed un sacerdote da 2001.
Prensa Libre, 28/04/2011

441 - IGLESIA HOMENAJEA A CATEQUISTAS TORTURADOS DURANTE LA GUERRA

El homenaje consistió en la publicación del libro “Testigos del Morral Sagrado”, elaborado por la Oficina de Derechos Humanos del Arzobispado de Guatemala (Odhag), que recoge los testimonios de los cuatro religiosos de lo ocurrido en las comunidades rurales en que vivían.
El cardenal Rodolfo Quezada con voz quebrada, dijo durante la presentación haberse emocionado “mucho al leer el libro que nos dibuja la terrible realidad que pasó nuestro país”.
“Me conmovió y me hizo derramar más de alguna lágrima leer los testimonios de los catequistas Marcelino Cano, Tiburcio Hernández, Marcelino López y Ángel Ovidio”, expresó el religioso.
El título del libro hace referencia al morral en el que los catequistas llevaban su Biblia y sus cuadernos para apuntar las necesidades de la población desplazadas durante la guerra.
Según Santiago Otero, responsable de la investigación, en los testimonios narrados por los cuatro sobrevivientes “se intuye la realidad de muchos catequistas que murieron durante la guerra” .
Otero dijo que Tiburcio Hernández “fue salvajemente torturado y herido en su vientre.
"Fue difícil sacarles los testimonios“, aseguró el religioso.
Hernández recuerda que el ejército llegaba a las regiones de Quiché, una de las zonas más castigadas por la guerra, y les decía que no se metieran con la guerrilla porque ”eran cubanos y ladrones“ que iban a ”robar terrenos y a sus mujeres..
El catequista asegura que a principios de la década de 1980 se registraron dos matanzas en el municipio de Nebaj, lo que obligó a la población a vigilar día y noche la llegada de los militares con el fin de avisar a la gente para que escapara de la comunidad.
”Pude ver que el ejército estaba entrando a la primera casa de la aldea, vi que una mujer corrió, pero la agarraron y la machetearon, la metieron a la casa y le prendieron fuego“, dice Hernández en uno de sus testimonios.
En otra casa, anota, mataron a diez u once personas, mientras él ” trataba de seguir controlando lo que hacia el ejército“sin que lo vieran".
Según el catequista, en una de sus vigilias fue capturado por un soldado: ” Yo di un gran grito. No grités hijo de p... me amarraron por el cuello con un lazo, los brazos, las piernas, pero mi pensamiento era que tenía que aguantar el dolor de las torturas", refiere.
Sostiene que los militares, que lo acusaron de ser guerrillero y de matar a soldados, le quemaron la frente, el vientre y los testículos, y le sacaron el intestino.
La publicación del libro forma parte de la actividades conmemorativas del 13 aniversario del asesinato del obispo Juan Geradi, perpetrado el 26 de abril de 1998 y por el que cumplen una condena de 20 años dos militares y un sacerdote desde 2001
Prensa Libre, 28/04/2011

lunedì 25 aprile 2011

440 - LA DIOCESI DI SAN MARCOS COMMEMORA L’ANNIVERSARIO DELL'ASSASSINIO DI MONSIGNOR GERARDI

Con una camminata di due chilometri è stato commemorato il 13° anniversario dell'assassinio di Monsignor Juan José Gerardi, avvenuto il 26 aprile 1998. L'attività è stata organizzata dalla Diocesi di San Marcos.
L'obiettivo dell'attività pastorale è stato quello di esigere giustizia e di combattere l'impunità, inoltre che si rafforzino le condizioni perché i popoli abbiano una migliore qualità di vita.
Secondo Monsignor Álvaro Ramazzini, vescovo della Diocesi di San Marcos, Monsignor Gerardi si identificò pienamente per promuovere la pace e la giustizia, fu un instancabile difensore della vita e dei diritti fondamentali delle persone. "Per quel motivo, ogni anno lo ricordiamo per mantenere viva la memoria del suo esempio", ha detto Monsignor Ramazzini.
Dopo 13 anni dell'eliminazione fisica di Monsignor Gerardi non dobbiamo dimenticare i 36 anni di guerra che ha sofferto il Guatemala, perché ci fu una catena crudele ed inumana di massacri, violazioni, torture e sequestri, sia di azioni repressive che provocarono terrore e paura nella popolazione. La camminata si è conclusa nella parrocchia di San Pedro Sacatepéquez.
Prensa Libre 11/04/2011, Caritas del Guatemala

439 - LA DIOCESIS DE SAN MARCOS CONMEMORA ANIVERSARIO DEL ASESINATO DE MONSEÑOR GERARDI

Con una caminata de dos kilómetros se conmemoró este sábado, el 13 aniversario del asesinato de Monseñor Juan José Gerardo, ocurrido el 26 de abril de 1998. La actividad estuvo a cargo de la Diócesis de San Marcos.
El objetivo de la actividad pastoral es exigir justicia y que se combata la impunidad, además que se fortalezcan las condiciones para que los pueblos tengan una mejor calidad de vida.
Según Monseñor Álvaro Ramazzini, obispo de la Diócesis de San Marcos, Monseñor Gerardi se identificó plenamente por promover la paz y la justicia, fue un incansable defensor de la vida y de los derechos fundamentales de las personas. "Por eso, cada año lo recordamos para mantener viva la memoria de su ejemplo", dijo Monseñor Ramazzini.
Después de 13 años de la eliminación física de Monseñor Gerardi "no debemos olvidar los 36 años de guerra que sufrió Guatemala, pues hubo una cadena cruel e inhumana de masacres, violaciones, torturas y secuestros, así como acciones represivas que provocaron temor y miedo en la población. La caminata finalizó en la parroquia de San Pedro Sacatepéquez.
Prensa Libre 11/04/2011, Caritas de Guatemala

domenica 24 aprile 2011

438 - IL GOVERNO ATTIVERÀ UN PROGRAMMA SOCIALE CONTRO LA POVERTÀ

L'Esecutivo ha attivato il programma sociale “La Mia Famiglia Migliora in Salute”, con un fondo iniziale di 100 milioni di Quetzales, per "proteggere la qualità della vita dei gruppi soggetti ad attenzione speciale per povertà e povertà estrema, con il proposito di migliorare la loro salute e il loro sviluppo integrale."
Il programma si stacca dal Fondo Sociale “La Mia Famiglia Progredisce”, la cui costituzione è stata resa pubblica mercoledì nel “Diario de Centroamerica” per mezzo dell'accordo governativo 117-2011, in vigore da domani.
L'unità esecutrice de “La Mia Famiglia Migliora in Salute” sarà ascritta al Ministero della Salute ed il consiglio direttivo sarà presieduto da quel ministero con quello delle Finanze.
L'accordo governativo non precisa che tipo di azioni svilupperà il programma per raggiungere i suoi obiettivi né come si collegherà con “La Mia Famiglia Progredisce”, il programma straordinario dell'attuale Governo che ha la stessa finalità di questo nuovo.
Il programma nasce mentre il paese attraversa un'acuta situazione di denutrizione e 5.000 bambini hanno bisogno di cure urgenti a causa della mancanza di sostanze nutritive, e 10.000 sono in condizioni di rischio.
Il Governo ha calcolato che l'emergenza può essere affrontata con almeno Q324 milioni ma ha allertato che solo può disporre di Q46 milioni.
La Procura dei Diritti Umani ha segnalato che circa 808.137 casi di denutrizione a livello nazionale, ma con enfasi nell'oriente, meritano attenzione immediata.
Prensa Libre, Adital, 20/04/2011

437 - GOBIERNO PONDRÁ EN MARCHA PROGRAMA SOCIAL CONTRA LA POBREZA

El Ejecutivo creó el programa social Mi Familia Mejora en Salud, con un fondo inicial de Q100 millones, para "velar por la calidad de vida de los grupos de atención especial en pobreza y pobreza extrema con el propósito de mejorar su salud y desarrollo integral".
El programa se desprende del Fondo Social Mi Familia Progresa, cuya constitución se publicó este Miércoles Santo en el Diario de Centroamérica por medio del acuerdo gubernativo 117-2011, vigente desde mañana.
La unidad ejecutora de Mi Familia Mejora en Salud estará adscrita al Ministerio de Salud y el consejo directivo lo presidirá ese ministerio con el de Finanzas.
El acuerdo gubernativo no precisa qué clase de acciones desarrollará el programa para alcanzar sus objetivos ni cómo empalmará con Mi Familia Progresa, el programa estelar del actual Gobierno y tiene el mismo fin que este nuevo.
El programa surge mientras el país atraviesa una aguda situación de desnutrición y 5 mil niños precisan atención urgente a causa de la falta de nutrientes, y 10 mil están en estado de riesgo.
El Gobierno ha calculado que la emergencia se puede abordar con al menos Q324 millones pero alertó que solo cuenta con Q46 millones.
La Procuraduría de los Derechos Humanos señaló que unos 808 mil 137 casos de desnutrición a nivel nacional, pero con énfasis en el oriente, merecen atención pronta.
Prensa Libre, Adital, 20/04/2011

domenica 17 aprile 2011

436 - RAPPORTO RIVELA L’AUMENTO DELLA VIOLENZA E CRUDELTÀ DEI DELITTI

Il Gruppo di Appoggio Mutuo (GAM) ha divulgato il 13 aprile il “Dossier sulla situazione dei diritti umani in Guatemala e sugli atti di violenza nel mese di marzo 2011”, in questo paese dell'America Centrale. Secondo lo studio, la violenza sta aumentando ed i criminali dimostrano sempre di più crudeltà nelle loro azioni.
Nei tre primi mesi dell'anno sono state uccise in maniera violenta 738 uomini, 116 donne e 20 bambini nel paese. Secondo la relazione, la situazione è preoccupante, poiché, al contrario di quello che si pensava, gli atti violenti stanno aumentando. Per il GAM, questo aumento si ritiene un ritorno gli indici del 2009, anno considerato il più violento del decennio.
Se si confronta con il primo trimestre del 2010, è possibile osservare che si sta vivendo un ritorno ai comportamenti violenti che hanno caratterizzato l'anno 2009, e che i delitti si commettono con maggior crudeltà e brutalità, e ciò può essere un indicatore che i comportamenti violenti nel paese stanno aumentando. Anche la violenza contro le donne è grave, poiché, secondo il monitoraggio del GAM, negli ultimi cinque anni sono state uccise 2.317 donne in Guatemala, e solo il 2% di questi casi sarebbero stati giudicati. Secondo i dati raccolti dal GAM, nei tre anni di governo del presidente Álvaro Colom sono state fatte 27.829 denunce di violenza contro le donne, delle quali solo il 2% sono giunte al processo, e inoltre, l’1% di queste sentenze sono state di assoluzione.
Il GAM sottolinea che la violenza è il risultato dell'impunità, della corruzione e della mancanza di applicazione corretta della giustizia. Secondo la relazione, il mese di marzo ha presentato un aumento del 3% in relazione al mese precedente, in confronto con lo stesso mese del 2010. Il GAM sottolinea che ciò dimostra la mancanza di controllo della sicurezza da parte degli organi responsabili, come la Polizia Nazionale Civile.
La media del numero di morti di questo anno dimostra che circa dieci persone sono assassinate tutti i giorni in Guatemala. Anche i massacri sono avvenuti frequentemente e hanno caudato 202 vittime nei primi tre mesi di quest’anno. Huehuetenango è il dipartimento dove si registra la maggioranza dei massacri, seguito da Palencia. Da ottobre 2010 il GAM tiene monitorati i massacri del paese e fino ad allora si registrarono 356 vittime, delle quali 215 furono morti e 141 rimasero feriti.
I municipi che hanno registrato più morti violente nel primo trimestre di quest’anno sono la capitale del paese, Città del Guatemala, con 220 casi; Mixco, con 55; Villa Nueva, con 53 e San Miguel Petapa, con 23 casi. Le città meno violente sono San Raimundo e San Pedro Sacatepéquez, che non registrarono nessuna vittima di violenza nel periodo.
I cinque dipartimenti più violenti nei primi tre mesi di quest’anno sono stati Guatemala, che ha registrato 407 morti; Escuintla, con 61 casi; Jutiapa con 55 morti; Zacapa con 40, e Huhuetenango con 39 assassini. I dipartimenti dove si è registrato il minor numero di morti violente nel mese di marzo sono Baja Verapaz, El Quiché e Totonicapán, con due vittime ognuno in questo stesso periodo.
La relazione segnala che ora che il paese sta vivendo un periodo elettorale, molti candidati parlano di risolvere il problema della violenza come un tentativo per ottenere voti, ma non spiegano in che modo questo antico problema potrebbe risolversi. Secondo la relazione, mancano progetti chiari e concreti e quello che si vede sono ora solo 'promesse di campagna elettorale'. Il GAM segnala che questa investigazione serve affinché le autorità sappiano quali sono le regioni più violente e vulnerabili, e a partire da ciò stabiliscano piani di azione.
La relazione descrive che le istituzioni governative non hanno sviluppato meccanismi adeguati per prevenire la deriva della 'violenza strutturale.' Secondo il GAM, attualmente è ancora più difficile stabilire parametri per prevenire e sradicare gli alti indici di delinquenza e le morti violente, ostacolando la soluzione del problema nel futuro.
Per informazioni del GAM: http://www.gam.org.gt /
Adital 14/04/2011

435 - INFORME REVELA AUMENTO DE LA VIOLENCIA Y CRUELDAD DE LOS DELITOS

El Grupo de Apoyo Mutuo (GAM) divulgó ayer (13) el ‘Informe sobre situación de derechos humanos en Guatemala y actos de violencia en el mes de marzo de 2011', en este país de América Central. De acuerdo con la investigación, la violencia está aumentando y los criminales demuestran cada vez más crueldad en sus actos.
De acuerdo con la investigación, en los tres primeros meses del año fueron muertos de manera violenta 738 hombres, 116 mujeres y 20 niños en el país. Según el informe, la situación es preocupante, ya que, al contrario de lo que se pensaba, los actos violentos están aumentando. Para el GAM, este aumento se considera un regreso a los índices de 2009, año considerado el más violento de la década.
Si se compara con el primer trimestre de 2010, es posible observar que se está viviendo una vuelta al comportamiento violento que caracterizó al año 2009, y que los delitos se cometen con más crueldad y brutalidad, lo que puede ser un indicador de que el comportamiento violento en el país está empeorando.
La violencia contra las mujeres también es grave, ya que, de acuerdo con el monitoreo del GAM, en los últimos 5 años fueron muertas 2.317 mujeres en Guatemala, y sólo el 2 % de estos casos habrían sido juzgados. De acuerdo con datos recogidos por la entidad, en los tres años de gobierno del presidente Álvaro Colom se hicieron 27.829 denuncias de violencia contra las mujeres, de las que sólo el 2 % fueron resueltas, e inclusive, el 1 % de estas sentencias fueron absueltas.
La entidad destaca que la violencia es el resultado de la impunidad, de la corrupción y de la falta de aplicación correcta de la justicia. De acuerdo con el informe, el mes de marzo presentó un aumento del 3 % tanto en relación con el mes anterior como en relación con el mismo mes de 2010. El GAM resalta que eso demuestra la falta de control de la seguridad por parte de los órganos responsables, como la Policía Nacional Civil.
Un promedio del número de muertos sólo de este año demuestra que cerca de 10 personas son asesinadas todos los días en Guatemala. Las masacres también han ocurrido con frecuencia y ya tuvieron como víctimas a 202 personas solamente en los tres primeros meses de este año. Huehuetenango es el departamento donde se registra la mayoría de las masacres, seguido por Palencia. Desde octubre de 2010 el GAM monitorea las masacres del país y hasta entonces se registraron 356 víctimas, de las cuales 215 fueron muertas y 141 quedaron heridas.
Los municipios que presentaron más muertes violentas en el primer trimestre de este año son la capital del país, ciudad de Guatemala, con 220 casos; Mixco, con 55; Villa Nueva, con 53 y San Miguel Petapa, con 23 casos. Las ciudades menos violentas son San Raimundo y San Pedro Sacatepéquez, que no registraron ninguna víctima de violencia en el período.
Los cinco departamentos más violentos en los primeros tres meses de este año fueron Guatemala, que registró 407 muertes; Escuintla, con 61 casos; Jutiapa con 55 muertes; Zacapa con 40 registros y Huhuetenango con 39 asesinatos. Los departamentos donde se registró el menor número de muertes violentas en el mes de marzo son Baja Verapaz, El Quiché y Totonicapán, con dos víctimas cada uno en este mismo período.
El informe destaca que ahora que el país vive un momento electoral, muchos candidatos hablan de solucionar el problema de la violencia como un intento de conseguir votos, pero no explican de qué manera este antiguo problema podría solucionarse. Según el informe, faltan proyectos claros y concretos y lo que se ve ahora son sólo 'promesas de campaña'. El GAM señala que esta investigación sirve para que las autoridades sepan cuáles son las regiones más violentas y vulnerables, y a partir de allí establezcan planes de acción.
El informe detalla que las instituciones gubernamentales no llegaron a desarrollar mecanismos adecuados para prevenir la derivación de la 'violencia estructural'. Según el GAM, en la actualidad es todavía más difícil establecer parámetros para prevenir y erradicar los altos índices de delincuencia y las muertes violentas, dificultando la solución del problema en el futuro.
Con informaciones del GAM: http://www.gam.org.gt/
Adital 14/04/2011

mercoledì 13 aprile 2011

434 - DIALOGO SULLE CAUSE DELLA CONFLITTUALITÀ AGRARIA IN GUATEMALA

Rappresentanti di organizzazioni contadine, religiose, indigene, accademiche e di organismi internazionali, hanno dialogato sulle cause della conflittualità agraria in Guatemala, tra le quali emerge la mancanza di opportunità di sviluppo economico in condizioni di uguaglianza, l'esclusione sociale, la concentrazione della terra in poche mani, il divisionismo e l'individualismo dei movimenti.
Raquel Vásquez, dell'Alleanza delle Donne Rurali, ha detto che il futuro della sostenibilità del pianeta è costruito dai piccoli produttori e dalle donne che lavorano per garantire la disponibilità di alimenti.
Vásquez ha specificato che in Guatemala non è possibile la trasformazione e la soluzione della conflittualità agraria se i dialoghi e gli accordi continuano essendo basati sull'attuale sistema giuridico, che favorisce le minoranze che possiedono la maggior parte delle proprietà e della terra.
Carlos de La Torre, dell'Ufficio in Guatemala dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani (OACNUDH), ha detto che uno dei principali progressi è che si riconoscono come quadro di intesa tra le popolazioni ed il governo, gli strumenti internazionali, dove si affrontano le questioni sulle garanzie individuali.
De La Torre ha sottolineato come collegare la messa a fuoco dei diritti umani alla conflittualità agraria non aiuta solo ad affrontare il problema ma anche a risolverlo in modo che si faccia riferimento alle cause strutturali e si rispettino gli attori interessati.
La mancanza di accesso alla terra, l'espansione delle monocolture per la produzione di biodiesel e la concentrazione della proprietà in poche mani, sono i principali fattori della conflittualità agraria in Guatemala ed ostacolano e violano il diritto all'alimentazione, così come altri aspetti, come il lavoro dignitoso e la previdenza sociale, ha sottolineato il rappresentante dell'OACNUDH.
Álvaro Ramazzini, Vescovo di San Marcos, ha segnalato che l'analisi della conflittualità agraria deve essere fatta prendendo principalmente in considerazione le maggioranze, che sono quelle che più soffrono; deve essere considerato un caso di ingiustizia sociale come lo stesso sistema economico e giuridico del paese permette la violazione dei diritti umani di quelle popolazioni.
E' vergognoso per il paese poter disporre di grandi porzioni di terra per l’agricoltura e in contrapposizione il Guatemala è il terzo paese dell'America Latina con i più alti indici di fame e denutrizione, ha detto Ramazzini.
Virgilio Álvarez, Direttore della Facoltà Latinoamericana di Scienze Sociali (FLACSO), ha rivolto una forte critica ai movimenti sociali, che sono ogni volta più divisi, a causa delle ideologie marcate dall'individualismo, dal consumo e dal mercato.
Dopo degli Accordi di Pace, una delle esperienze negative è stata la distruzione delle basi organizzative che fu la causa della fine delle ideologie di quei movimenti; è avvenuto che in Guatemala non si è persa una guerra militare né politica, si è persa la guerra ideologica, ha concluso Álvarez.
Il Dialogo Nazionale su Conflittualità Agraria è organizzato dall'Alleanza delle Donne Rurali, dal Comitato di Unità Contadina (CUC), e dal Coordinamento Nazionale delle Organizzazioni Contadine (CNOC), tra le altre; è iniziato mercoledì e si conclude giovedì 7 di aprile.
Cerigua, 6/04/2011

433 - DIALOGAN SOBRE LAS CAUSAS DE LA CONFLICTIVIDAD AGRARIA EN GUATEMALA

Representantes de organizaciones campesinas, religiosas, indígenas, académicas y de organismos internacionales, dialogaron sobre las causas de la conflictividad agraria en Guatemala, entre las que sobresale la falta de oportunidades de desarrollo económico en igualdad de condiciones, la exclusión social, la concentración de la tierra en pocas manos, el divisionismo y la individualidad de los movimientos.
Raquel Vásquez, de la Alianza de Mujer Rurales, dijo que el futuro de la sostenibilidad y de la sustentabilidad del planeta es construido por los pequeños productores y las mujeres, quienes trabajan para garantizar la disponibilidad de alimentos.
Vásquez indicó que en Guatemala no es posible la transformación y la solución de la conflictividad agraria si los diálogos y los acuerdos continúan siendo basados en el actual sistema jurídico, que favorece a las minorías, las que poseen la mayor parte de la propiedad y de la tierra.
Carlos de la Torre, de la Oficina en Guatemala de la Alta Comisionada de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos (OACNUDH), expresó que uno de los principales avances es que se reconoce como marco de entendimiento entre las poblaciones y el gobierno, los instrumentos internacionales donde se abordan cuestiones sobre las garantías individuales.
De la Torre indicó que introducir el enfoque de derechos humanos a la conflictividad agraria no sólo ayuda a abordar el problema sino a solucionarlo de manera que se atiendan sus causas estructurales y se respete a las y los actores involucrados.
La falta de acceso a la tierra, la expansión de los monocultivos para la producción de biodiesel y la concentración de la propiedad en pocas manos, son los principales factores de la conflictividad agraria en Guatemala e impiden y violentan el derecho a la alimentación, así como a otros aspectos como el trabajo decente y la seguridad social, enfatizó el representante de la OACNUDH.
Álvaro Ramazzini, Obispo de San Marcos, señaló que el análisis de la conflictividad agraria debe hacerse tomando en cuenta principalmente a las mayorías, que son las que más sufren; debe ser considerado un caso de injusticia social cómo el propio sistema económico y jurídico del país permite la violación de los derechos humanos de esas poblaciones.
Es vergonzoso para el país contar con grandes porciones de tierra para la productividad agraria y en contraposición es el tercer país de América Latina con los más altos índices de hambre y desnutrición, dijo Ramazzini.
Virgilio Álvarez, Director de la Facultad Latinoamericana de Ciencias Sociales (FLACSO), hizo una fuerte crítica a los movimientos sociales, que cada vez están más divididos debido a ideologías marcadas por el individualismo, el consumo y el mercado.
Luego de los Acuerdos de Paz, una de las experiencias negativas fue la destrucción de las bases organizativas, que logró el quebranto de las ideologías de esos movimientos; se ha comprobado que en Guatemala no se perdió una guerra militar ni política, se perdió la guerra ideológica, concluyó Álvarez.
El Diálogo Nacional sobre Conflictividad Agraria es organizado por la Alianza de Mujeres Rurales, el Comité de Unidad Campesina (CUC) y la Coordinadora Nacional de Organizaciones Campesinas (CNOC), entre otras; dio inicio este miércoles y concluirá el jueves 7 de abril.
Cerigua, 6/04/2011

lunedì 11 aprile 2011

432 - COMUNICATO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE DEL GUATEMALA

Noi Vescovi del Guatemala vogliamo rendere pubblica la nostra posizione rispetto a temi che oggi preoccupano la nostra società:
1.Nei confronti della prossima campagna elettorale
Non possiamo cessare di menzionare alcuni fatti che non favoriscono, secondo il nostro giudizio, la realizzazione di una campagna elettorale rispettosa della legge e della libertà personale.
Benché questa non sia stata ufficialmente dichiarata, è sorprendente il numero di ostacoli, messaggi pubblicitari di partiti politici e possibili candidati, le visite in differenti luoghi degli stessi candidati, che praticamente e in modo non ufficiale hanno incominciato già la campagna elettorale. Questo dimostra la debolezza di un sistema elettorale che non ha la sufficiente forza coercitiva per controllare queste iniziative e la mancanza di responsabilità dei partiti e dei loro rappresentanti, che offrono un'immagine di persone che, al di sopra perfino della legge, vogliono raggiungere il potere. Vedendo l'apparato mediatico utilizzato ci domandiamo da dove viene tutto il denaro che si utilizza per finanziare queste spese. Fino al momento, pochi partiti politici hanno resa pubblica la loro volontà di manifestare al popolo del Guatemala la provenienza dei loro fondi economici per la campagna. Questo è grave, soprattutto quando da campagne passate ci sono state "dicerie", motivate o no, dell'influenza finanziaria dei narcotrafficanti o di gruppi di potere economico nelle campagne elettorali di alcuni partiti.
Attualmente, dopo lunghi anni di dittature ed autoritarismo, il Guatemala si è incamminato in un sistema democratico, che non solamente permette, ma esige, nuove e più ampie forme di partecipazione di tutti i cittadini/e nei temi pubblici. Il rafforzamento della democrazia in Guatemala è una responsabilità di tutti. Un modo privilegiato di farlo è il voto, per contribuire alla costruzione di una società secondo quanto stabilito negli accordi di pace. I Vescovi del Guatemala sollecitiamo tutti i cittadini a registrarsi e a compiere responsabilmente il loro obbligo di votare, e a coloro che sono già registrati ad esercitare il loro diritto e dovere di votare in modo serio, libero, cosciente e ben informato. Mettiamo tutti il nostro sforzo per una campagna elettorale che sia libera dalla violenza e rispettosa. Chiediamo a coloro che hanno la responsabilità di assicurare la legalità e la giustizia nel processo elettorale, che la compiano basandosi sulla legge.
2. Nei confronti dell’istituzione del matrimonio
In questi ultimi giorni ci sono state discussioni intorno all'istituzione del matrimonio, alla sua stabilità e funzione nella società.
La Chiesa sostiene che la famiglia è il fondamento della società. Tra battezzati, il matrimonio valido è quello che si realizza nella Chiesa e che ha carattere sacramentale, ed è esclusivo ed indissolubile. Tuttavia, il matrimonio ha un fondamento nella legge naturale, per questo l'unione di un uomo ed una donna per formare una famiglia, anche se non raggiunge la dignità di sacramento, ha un valore naturale. Crediamo che, come l'istituzione del matrimonio sia il fondamento della famiglia e della società, non può assoggettarsi ad altri interessi. Pertanto l'istituzione del matrimonio, perfino nelle sue realizzazioni carenti, ha un carattere non negoziabile. Questa responsabilità è tanto maggiore quando il matrimonio o la sua dissoluzione avviene tra persone importanti nella società, in modo che le loro azioni possono costituire modelli di comportamento per altri. Sosteniamo che l'istituzione del matrimonio non è un tema negoziabile. Chiediamo, unanimemente con moltissimi guatemaltechi che si rispettino le leggi che proteggono il matrimonio e favoriscono la sua stabilità.
3..
4. Nei confronti delle problematiche sociali ed agrarie.
Gli sgombri violenti realizzati dal 15 al 17 del mese di marzo scorso nella Valle del Polochic in Alta Verapaz, con il saldo di un morto, vari feriti e coltivazioni distrutte, sono una dimostrazione in più dell'incapacità o della mancanza di volontà di cercare soluzioni di fondo e permanenti ai conflitti agrari e sociali, mediante il dialogo costruttivo e i negoziati. In questo contesto, la disposizione governativa di elaborare un regolamento applicativo dell'Accordo 169, senza avere consultato le popolazioni indigene, è un'iniziativa che si contrappone alla lettera e lo spirito dello stesso Accordo ed agli Accordi di pace sull’identità e i diritti dei popoli indigeni.
Deploriamo che prevalgano gli interessi di grandi imprese agroindustriali di fronte ai principi chiave della Dottrina Sociale della Chiesa, quali la destinazione universale dei beni, il diritto alla vita, superiore al diritto della proprietà e le limitazioni che questo ultimo può avere.
Deploriamo che ci siano organizzazioni contadine che propiziano mobilitazioni ed invasioni irresponsabili che mettono in pericolo la sicurezza delle comunità.
Crediamo che sia possibile giungere ad un sviluppo umano integrale con il concorso di tutti i guatemaltechi.
Incoraggiamo a continuare a percorrere la strada quaresimale verso la Pasqua e ci affidiamo alla protezione materna della Vergine Maria. Invitiamo a continuare pregando per la pace e prosperità della nostra patria.
Guatemala 7 aprile 2011.
+ Pablo Vizcaíno Prado Vescovo di Suchitepéquez – Retalhuleu, Presidente Conferenza Episcopale del Guatemala
+ Bernabé de Jesús Sagastume vescovo di Santa Rosa de Lima, Segretario Generale Conferenza Episcopale del Guatemala

431 - COMUNICADO DE LA CONFERENCIA EPISCOPAL DE GUATEMALA

Los Obispos de Guatemala, queremos hacer pública nuestra postura con respecto a temas que hoy preocupan a nuestra sociedad:
1. Ante la próxima campaña electoral
No podemos dejar de mencionar algunos hechos que a nuestro juicio no favorecen la realización de una campaña respetuosa de la ley y de la libertad personal:
Aunque ésta no ha sido oficialmente declarada es sorprendente el número de vallas, mensajes publicitarios de partidos políticos y posibles candidatos, las visitas a diversos lugares de los mismos con los que prácticamente y de modo no oficial se ha iniciado ya la misma. Esto demuestra la debilidad de un sistema electoral que no tiene la suficiente fuerza coercitiva para controlar estas iniciativas y la falta de responsabilidad de los partidos y sus representantes que dan una imagen de personas que, a costa incluso de la ley, quieren alcanzar el poder. Al ver el aparato mediático utilizado nos preguntamos de dónde viene todo el dinero que se necesita para financiar estos gastos. Hasta el momento, muy pocos partidos políticos han hecho pública su voluntad de manifestar al pueblo de Guatemala la proveniencia de sus fondos económicos para campaña. Esto es grave sobre todo cuando desde campañas pasadas se han dado “rumores”, fundados o no, de la influencia financiera de los narcotraficantes o de grupos de poder económico en las campañas de algunos partidos.
En la actualidad, después de largos años de dictaduras y autoritarismos, Guatemala ha comenzado a caminar en un sistema democrático el cual no solamente permite sino exige nuevas y más amplias formas de participación de todos los ciudadanos y ciudadanas en los asuntos públicos. El fortalecimiento de la democracia en Guatemala es una responsabilidad de todos y todas. Un modo privilegiado de hacerlo es la emisión del voto para contribuir a la construcción de una sociedad acorde a lo estipulado en los acuerdos de paz. Los Obispos de Guatemala instamos a todos los ciudadanos a empadronarse y cumplir responsablemente con su obligación de votar, y a quienes ya están empadronados a ejercer su derecho y deber de votar de modo serio, libre, consciente y bien informado. Pongamos todos nuestro mejor esfuerzo para tener una campaña electoral que sea libre de violencia y respetuosa. Urgimos a quienes tienen la responsabilidad de asegurar la legalidad y la justicia en el proceso electoral a que la cumplan apegados a la ley.
2. Ante la institución del matrimonio
En estos últimos días se han suscitado discusiones en torno a la institución del matrimonio, su estabilidad y función en la sociedad.
La Iglesia sostiene que la familia es el fundamento de la sociedad. Entre bautizados, el matrimonio válido es aquel que se realiza en la Iglesia y que tiene carácter sacramental y es exclusivo e indisoluble. Sin embargo, el matrimonio tiene un fundamento en la ley natural, por lo que la unión de un hombre y una mujer para formar una familia, incluso si no alcanza la dignidad de sacramento, tiene un valor natural. Creemos que la institución del matrimonio como base de la familia y la sociedad no puede supeditarse a otros intereses. Por lo tanto la institución del matrimonio, incluso en sus realizaciones deficientes, tiene un carácter no negociable. Esta responsabilidad es tanto mayor cuando el matrimonio o su disolución es entre personas notables en la sociedad de modo que sus acciones pueden marcar pautas de comportamiento para otros. Abogamos por que la institución del matrimonio no sea un asunto negociable. Pedimos, juntamente con muchísimos guatemaltecos, que se respeten las leyes que protegen el matrimonio y favorecen su estabilidad.
3 …
4. Ante la problemática social y agraria
Los desalojos violentos realizados del 15 al 17 del mes de marzo recién pasado en el Valle del Polochic en Alta Verapaz, con la cauda de un muerto, varios heridos y sembrados destruidos, son una muestra más de la incapacidad o falta de voluntad para buscar soluciones de fondo y permanentes a los conflictos agrarios y sociales por la vía del diálogo constructivo y la negociación. En este contexto la disposición gubernamental de elaborar un reglamento que aplique el Convenio 169 sin haber consultado a las poblaciones indígenas es una iniciativa que se contrapone a la letra y al espíritu del mismo Convenio y al acuerdo de paz sobre identidad y derechos de los pueblos indígenas.
Deploramos que prevalezca la priorización de los intereses de grandes empresas agroindustriales frente a los principios claves de la Doctrina Social de la Iglesia, como son el destino universal de los bienes, el derecho a la vida, superior al derecho de la propiedad y las limitaciones que este último puede tener.
Deploramos que haya organizaciones campesinas que propician movilizaciones e invasiones irresponsables que ponen en peligro la seguridad de las comunidades.
Creemos que es posible lograr un desarrollo humano integral con el concurso de todos los guatemaltecos.
Animamos a seguir haciendo el camino cuaresmal hacia la Pascua y nos acogemos a la protección maternal de la Virgen María. Invitamos a continuar orando por la paz y prosperidad de nuestra patria.
Guatemala de la Asunción 7 de abril de 2011.
+ Pablo Vizcaíno Prado Obispo de Suchitepéquez – Retalhuleu, Presidente Conferencia Episcopal de Guatemala
+ Bernabé de Jesús Sagastume Obispo de Santa Rosa de Lima, Secretario General Conferencia Episcopal de Guatemala 

domenica 10 aprile 2011

430 - SI REALIZZA DIVORZIO PRESIDENZIALE

Il Secondo Tribunale della Famiglia ha concesso il divorzio al Presidente Álvaro Colom e a Sandra Torres, candidata alla presidenza per il partito governativo, e con ciò si è superato l'ostacolo legale per le aspirazioni politiche della candidata.
Mezzi di stampa locale hanno comunicato questa mattina che due ricorsi presentati presso la Terza Sala della Corte di Appello del Tribunale Civile ed un altro nella Prima Sala del Tribunale di Famiglia sono stati rigettati, per questo non esiste impedimento legale affinché si porti a termine il divorzio richiesto da Colom e Torres.
L'avvocato del presidente, José Luis Portillo, ha confermato alla stampa la separazione coniugale dopo che il tribunale ha notificato che concedeva il divorzio.
Secondo Portillo, ora corrisponde a quella magistratura trasmettere una notifica al Registro Nazionale delle Persone (RENAP), affinché certifichi che non esiste vincolo tra il governante e Torres.
La domanda di divorzio volontario è stata sollecitata lo scorso 11 di marzo da Colom e Torres, e ciò ha causato diverse critiche, sia dei suoi oppositori politici sia dei cittadini.
Secondo le informazioni, la giudice Mildred Roca, competente per il procedimento di divorzio, ha respinto quindici ricorsi presentati da diversi gruppi che hanno cercato di impedire che la separazione si realizzasse.
Sia il Presidente che l'ex Prima Dama della Nazione avevano negato in reiterate occasioni che si separavano affinché lei potesse essere candidata alla Presidenza per il partito Unità Nazionale della Speranza (UNE); questo poiché la Costituzione Politica della Repubblica proibisce che i parenti del governante, fino al quarto grado di consanguineità ed il secondo in affinità, aspirino alla Presidenza.
Cerigua, 8 Aprile 2011

429 - SE CONCRETA DIVORCIO PRESIDENCIAL

El Juzgado Segundo de Familia otorgó el divorcio al Presidente Álvaro Colom y a Sandra Torres, aspirante a la presidencia por el partido oficial, con lo que se ha superado el obstáculo legal para las aspiraciones políticas de la precandidata, se conoció aquí.
Medios locales dieron a conocer esta mañana que dos amparos interpuestos en la Sala Tercera de la Corte de Apelaciones del Ramo Civil y otro en la Sala Primera del Ramo de Familia fueron declarados sin lugar, por lo que no existe impedimento legal para que se lleve a cabo el divorcio solicitado por Colom y Torres.
El abogado del Mandatario, José Luis Portillo, confirmó a la prensa la separación conyugal luego de que el juzgado notificara que concedía el divorcio.
De acuerdo con Portillo, ahora corresponde a esa judicatura rendir una notificación al Registro Nacional de las Personas (RENAP) para que certifique que no existe vínculo entre el gobernante y Torres.
La demanda del divorcio voluntario fue solicitada el pasado 11 de marzo por Colom y Torres, lo que levantó diversas críticas tanto de sus opositores políticos como de ciudadanos.
De acuerdo con la información, la jueza Mildred Roca, encargada del proceso de divorcio, rechazó 15 amparos interpuestos por diversos grupos que intentaron impedir que la separación se concretase.
Tanto el Presidente como la ex Primera Dama de la Nación habían negado en reiteradas ocasiones que se iban a separar para que ella pudiera ser candidata a la Presidencia por el partido Unidad Nacional de la Esperanza (UNE); esto debido a que la Constitución Política de la República prohíbe que los familiares del gobernante hasta el cuarto grado de consanguinidad y el segundo en afinidad aspiren a la Presidencia.
Cerigua, 8 de Abril de 2011

venerdì 8 aprile 2011

426 - INDAGINE RIVELA L'IMPATTO DELLE MIGRAZIONI DEI GENITORI NELLA VITA DEI FIGLI

L'investigazione su “Rimesse 2010 Protezione dell'Infanzia e Adolescenza" realizzata dall'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (Unicef), divulgata il 1 aprile in Guatemala ha rivelato l’impatto che la migrazione dei genitori provoca nella vita dei figli.
L'obiettivo dello studio è sapere ciò che si è realizzato per garantire la protezione dei bambini che soffrono a causa del processo migratorio dei loro genitori, e presentare dati che aiutino i governi e le organizzazioni civili a formulare politiche e programmi che sostengano questa fascia di popolazione.
Lo studio sottolinea che quando padri e madri migrano, i bambini rimangono affidati a terzi, e che per quel motivo è importante sapere che cosa succede di loro. Per l'Unicef, la migrazione colpisce principalmente i bambini quando i genitori migrano, causando la separazione delle famiglie, o quando i bambini viaggiano soli, rimanendo esposti a rischi e alla vulnerabilità che ciò implica.
Secondo lo studio, esistono più di 1,4 milione di guatemaltechi che vivono all'estero e che inviano rimesse ai loro parenti nel paese di origine. Di questo numero, il 72,4% corrisponde ad uomini ed il 27,6 % a donne. I dati dell'OIN indicano che il 97% dei guatemaltechi che emigrarono vanno verso gli Stati Uniti alla ricerca di migliori opportunità economiche, lasciando dietro i loro figli.
La popolazione beneficiaria di rimesse in Guatemala è di circa 4,5 milioni di persone, secondo l'indagine, ed è composta per il 43,4% da uomini e 56,6% da donne. La popolazione di bambinbi e giovani beneficiaria di rimesse corrisponde quasi a 1,7 milione di persone, dei quali il 18,5% di questo totale sono bambini ed il 18,91% sono bambine.
Il sondaggio ha sottolineato che il volume di rimesse inviate in Guatemala durante l'anno 2010 è stato di U$S 4.487.671,734. La media di rimesse dei beneficiari è di U$S 283 mensili. Il 65,4 % dei beneficiari ricevono invii mensili, mentre il resto li riceve con periodicità varia.
Lo studio ha sottolineato l'importanza dell'invio delle rimesse monetarie poiché esse permettono di mantenere le relazioni affettive ed il sostentamento dei figli, oltre a mantenere i vincoli degli emigranti con il loro paese di origine. "Simbolicamente l'invio di rimesse rappresenta il mantenimento dell’impegno dell'emigrante con la propria famiglia, finché continua ad arrivare denaro, può supporsi che in uno modo o nell’altro l'affetto si conserva", segnala l'indagine.
Secondo lo studio, "il processo migratorio provoca un impatto sociale, culturale, politico ed economico di gran importanza sulla società ricevente", poiché dinamizza la famiglia e fa in modo che i suoi membri si sforzino per preservare i vincoli attraverso le telecomunicazioni e l'invio di rimesse.
Lo studio ha sottolineato che quando i bambini rimangono affidati alle cure di terzi possono avere problemi di insicurezza nel futuro, e che negli ultimi anni la migrazione internazionale si è trasformata in un fenomeno di disintegrazione familiare. Inoltre, molte volte i bambini rimangono insieme a parenti che non si interessano di loro, mentre i genitori cercano una vita migliore.
"Questa situazione può generare condizioni propizie per l'incremento della problematica del rischio sociale in cui si trovano bambine e bambini che vivono o sopravvivono trascinando un'infinità di conflitti interni e modelli di condotta, che tendono a riprodurre in età adulta, se non sono aiutati o protetti opportunamente."
Per cercare di garantire la protezione dei bambini, il Guatemala ha ratificato alcune convenzioni internazionali, tra esse la Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei lavoratori migranti e dei loro parenti del 2003.
Per leggere l'indagine completa:

http://www.unicef.org.gt/1_recursos_unicefgua/publicaciones/CuadernodeTrabajoNo28.pdf
Adital, 04/04/2011

425 - INVESTIGACIÓN REVELA IMPACTOS DE LA MIGRACIÓN DE LOS PADRES EN LA VIDA DE LOS HIJOS

La investigación sobre Remesas 2010 "Protección de la Infancia y Adolescencia" realizada por la Organización Internacional de las Migraciones (OIM) y por el Fondo de las Naciones Unidas para la infancia (Unicef), divulgada hoy (1º) en Guatemala, reveló los impactos que la migración de los padres provoca en la vida de los hijos. El objetivo del estudio es saber lo que se ha realizado para garantizar la protección de los niños que sufren por el proceso migratorio de sus padres, y presentar datos que auxilien a los gobiernos y organizaciones civiles para formular políticas y programas que beneficien a esta población.
La investigación resalta que cuando padres y madres migran, los niños teeerminan quedando bajo cuidado de terceros, y que por eso es importante saber qué pasa con ellos. Para la Unicef, la migración afecta a los niños principalmente cuando los padres migran provocando la separación de las familias, o cuando los niños viajan solos quedando expuestos a riesgos y a la vulnerabilidad que eso implica.
Según el estudio, existen más de 1,4 millón de guatemaltecos/as que viven en el exterior y que envían remesas a sus familiares en el país de origen. De este número, el 72,4% corresponde a hombres y el 27,6% a mujeres. Los datos de la OIN indican que el 97% de los guatemaltecos/as que emigraron fueron hacia Estados Unidos en busca de mejores oportunidades económicas, dejando a sus hijos atrás.
La población beneficiaria de remesas en Guatemala es de alrededor de 4,5 millones de personas, según la investigación, y está compuesta por 43,4% de hombres y 56,6% de mujeres. La población infanto-juvenil beneficiaria de remesas corresponde a casi 1,7 millón de personas, de los cuales el 18,5% de este total es de niños y el 18,91% de niñas.
El sondeo estimó que el volumen de remesas enviadas a Guatemala durante el año 2010 fue de U$S 4.487.671,734. El promedio de remesas de los receptores es de U$S 283 mensuales. El 65,4% de los receptores reciben remesas mensuales, mientras que el resto las recibe con periodicidad variada.
El estudio destacó la importancia del envío de las remesas monetarias ya que ellas permiten mantener las relaciones afectivas y el sustento de los hijos, además de mantener los vínculos de los migrantes con su país de origen. "Simbólicamente el envío de remesas representa el mantenimiento del compromiso del migrante con su familia, mientras siga llegando dinero, se puede suponer que de una u otra forma el afecto se conserva", señala la investigación.
De acuerdo con el estudio, "El proceso migratorio provoca un impacto social, cultural, político y económico de gran importancia sobre la sociedad receptora", ya que dinamiza la familia y hace que sus miembros se esfuercen para preservar los vínculos a través de las telecomunicaciones y del envío de remesas monetarias.
La investigación resaltó que cuando los niños quedan bajo el cuidado de terceros pueden tener problemas de inseguridad en el futuro, y que en los últimos años la migración internacional se convirtió en un fenómeno de desintegración familiar. Además, muchas veces los niños quedan con parientes que no se interesan por ellos, mientras sus padres buscan una vida mejor.
"Esta situación puede generar condiciones propicias para el incremento de la problemática del riesgo social en que se encuentran las niñas y niños, quienes viven o sobreviven arrastrando un sinnúmero de conflictos internos y patrones de conducta que tienden a reproducir en edades adultas si no se les apoya o protege oportunamente".
Para intentar garantizar la protección de los niños, Guatemala ratificó algunas convenciones internacionales, entre ellas la Convención Internacional sobre la Protección de los Derechos de todos los trabajadores migratorios y de sus familiares, de 2003.
Para leer la investigación completa, ingrese a
Adital, 04/04/2011

mercoledì 6 aprile 2011

424 - SGOMBRI IN TERRITORIO Q'EQCHI': L'INIZIO DI UNA NUOVA CONGIUNTURA?

La recente ondata di assassini e sgombri di comunità e famiglie contadine in Livingston, nella Valle del Polochic, Panzós, e Chajul è stato interpretata da alcuni analisti come un sorprendente cambio nella politica agraria della UNE, soprattutto a partire dal recente comunicato ufficiale, nel quale il governo annuncia il suo "obbligo legale e morale" di dare "compimento a tutte gli ordini di sgombro e di cattura in relazione a misure illegali e di fatto."
A nostro giudizio, questi sgombri in territorio q'eqchi' non rappresentano un cambio, bensì tutto il contrario, sono un rafforzamento delle politiche - agrarie, ma anche energetiche ed estrattive -che il governo della UNE ha sostenuto dal primo giorno. Il linguaggio populista, conciliatore e pro contadino utilizzato fino a poco fa dal governo, nasconde non solo il suo volto più repressivo – con 80 sgombri documentati in tre anni di governo - bensì le sue numerose similitudini col governo della GANA, apertamente neoliberale.
Sono chiare le differenze tra i due governi, soprattutto nel campo del discorso e della messa a fuoco delle politiche sociali, come la cosiddetta Coesione Sociale, ma risulta evidente che si muovono dentro le stesse coordinate nel campo delle grandi politiche economiche, e specificamente in quello delle politiche di impulso alle industrie estrattive e la produzione agroindustriale di canna di zucchero, nel caso dei recenti sgombri in Panzós, i quali si diedero in appoggio a Chabil Utzaj, vincolato al gruppo Berger-Widman.
Benché il discorso decisamente neoliberale della GANA si differenzi dal discorso populista della UNE ("governo" con volto maya, "governo" dei poveri, entrambi i governi spinsero lo stesso modello di sviluppo rurale neoliberale, nel quale hanno una posto centrale progetti come la produzione di agro combustibili o le industrie estrattive rappresentate dal settore minerario, il petrolio ed i mega progetti; sono criminalizzate le diverse modalità contadine ed indigene di resistenza e di lotta territoriale, è il caso delle consultazioni comunitarie, dell'occupazione dei terreni e dei blocchi.
In effetti, gli sgombri nel governo della UNE seguono le stesse logiche e tendenze territoriali che quelli del governo della GANA. Entrambi i governi hanno eseguito almeno 40 sgombri nel loro primo anno di governo e cifre leggermente inferiori nei seguenti anni. Entrambi i governi hanno eseguito sgombri in zone di interesse petrolifero (Petén, Chisec), agro industriale (Costa Meridionale, Valle Polochic, Frangia Trasversale del Nord), minerarie (Izabal) ed idroelettriche (Tucurú, Nebaj), come in regioni di ampliamento del modello attuale delle aree protette (Lachuá, Chocón Machacas). Entrambi i governi si sono allineati totalmente con gli interessi di gruppi corporativi e transnazionali.
Deve ricordarsi anche che questi sgombri a Panzós non si sono realizzati in modo isolato, ma come la continuazione di sgombri effettuati nel territorio q'eqchi' dal primo anno di governo della UNE (2008), ed anche come parte di una serie di fatti a prima vista slegati, ma in realtà articolati tra di loro: sgombri in Izabal (gennaio 2011), massacri di quattro attivisti q'eqchi'es in Izabal (febbraio 2011), sgombri in Cobán per ampliamento dell’area protetta Lachuá (inizi di marzo 2011), sgombri in Panzós e Chisec, metà di marzo 2011.
L'attuale rafforzamento delle politiche governative sembra segnare l'inizio di una nuova congiuntura, caratterizzata, tra molti altri fattori, dal ritorno delle soluzioni repressive, non solo a "compiere la legge" ed assicurare gli investimenti multinazionali e corporativi, ma anche di fronte alle prossime elezioni e le proposte de "mano dura" del PP (Partito Patriota), principale competitore della UNE.
Questa nuova congiuntura potrebbe paragonarsi -salvando le differenze - con la congiuntura del cambiamento di governo da quello di Kjell Laugerud a quello di Romeo Lucas che implicò, tra vari altri elementi, l'esecuzione del massacro di Panzós nel 1978, e l'inizio di un nuovo periodo e forma della violenza statale e del genocidio (1979 – 1983), nel contesto del consolidamento iniziale del progetto di sviluppo e militarizzazione della Frangia Trasversale del Nord.
Se quella congiuntura segnò l'inizio di una nuova fase nella guerra controinsurrezionale, la presente congiuntura segna una nuova fase nella guerra del capitale contro la natura, i beni comuni ed i popoli. Al rispetto, ricordiamo che gli attuali sgombri nella Valle del Polochic non sono l'eccezione ma la regola, ogni volta che si realizzano in un contesto repressivo di varie forme di resistenza dei popoli (regione ixil, regione mam, regione kaqchikel, tra altre). Quello che cambia nella congiuntura attuale non è la direzione della violenza statale, bensì la sua intensità.
Questo contesto diventa ancora più complesso con:
In primo luogo. Il menzionato comunicato ufficiale, nel quale il governo della UNE proclama la sua preoccupante intenzione di congelare "ogni spazio di dialogo nel quale comunichino organizzazioni sociali che portino avanti misure illegali", e
Secondo. L'intenzione del governo di emettere un regolamento sulle consultazioni che non solo risponde agli interessi di gruppi imprenditoriali, ma pretende anche di regolamentare i referendum da ora in poi, cioè, senza prendere in considerazione le 800.000 persone che votarono già per il No ai megaprogetti, e specialmente per il No al settore minerario.
Il contesto post elettorale della transizione UNE/GANA – PP (o UNE - UNE/GANA), non segnerebbe molti cambiamenti al riguardo. In entrambi i casi, è chiaro un incremento nella repressione contro i popoli contadni ed indigeni. In entrambi i casi, è chiaro che il modello di accesso alla terra per la via del mercato è finito, per i contadini, mentre si continueranno a spingere sgombri come quelli ai quali abbiamo fatto riferimento oggi, ogni volta che i capitali corporativi e multinazionali non vogliono aspettare oltre ad appropriarsi dei territori, dei beni comuni native e del lavoro dei popoli.
Guatemala, 29 marzo di 2011.
[L'Opinione è l’Editoriale della Noticierto Maya K'at della Federazione Guatemalteca di Educazione Radiofonica - FGER - con data 29 marzo 2011. www.fger.org].
Avancso, Adital, 01/04/2011

423 - DESALOJOS EN TERRITORIO Q'EQCHI': ¿EL INICIO DE UNA NUEVA COYUNTURA?

La reciente oleada de asesinatos y desalojos de comunidades y familias campesinas en Livingston, el Valle del Polochic (Panzós) y Chajul ha sido interpretada por algunos analistas como un sorpresivo viraje en la política agraria de la UNE, sobre todo a partir del reciente comunicado oficial, donde el gobierno anuncia su "obligación legal y moral" de dar "cumplimiento a todas las órdenes de desalojo y de captura relacionadas con medidas ilegales y de hecho".
A nuestro juicio, estos desalojos en territorio q'eqchi' no representan un viraje, sino todo lo contrario, son un reforzamiento de las políticas –agrarias, pero también energéticas y extractivas– que el gobierno de la UNE ha impulsado desde su primer día. El lenguaje populista, conciliador y pro campesino utilizado hasta hace poco por el gobierno, escondió no solo su cara más represiva –cerca de 80 desalojos documentados en tres años de gobierno– sino sus numerosas similitudes con el gobierno de la GANA (abiertamente neoliberal).
Son claras las diferencias entre ambos gobiernos, sobre todo en el campo del discurso y del enfoque de las políticas sociales como la llamada Cohesión Social, pero resulta evidente que se mueven dentro de las mismas coordenadas en el campo de las grandes políticas económicas, y específicamente en el de las políticas de impulso a las industrias extractivas y a la producción agroindustrial de caña de azúcar, en el caso de los recientes desalojos en Panzós (los cuales se dieron en apoyo al ingenio Chabil Utzaj, vinculado al grupo Berger-Widman).
Aunque el discurso decididamente neoliberal de la GANA se diferencia del discurso populista de la UNE ("gobierno con rostro maya", "gobierno de los pobres"), ambos gobiernos impulsaron el mismo modelo de desarrollo rural neoliberal, en el cual tienen un papel central proyectos como la producción de agrocombustibles o las industrias extractivas como la minería, el petróleo y los megaproyectos; a la vez que son criminalizadas las diversas formas campesinas e indígenas de resistencia y lucha territorial, tal el caso de las consultas comunitarias, la ocupación de terrenos, y los bloqueos.
En efecto, los desalojos en el gobierno de la UNE siguen las mismas lógicas y tendencias territoriales que los del gobierno de la GANA. Ambos gobiernos ejecutaron al menos 40 desalojos en su primer año de gobierno y cifras ligeramente inferiores en los siguientes años. Ambos gobiernos ejecutaron desalojos en zonas de interés petrolero (Petén, Chisec), agro industrial (Costa Sur, Valle Polochic, Franja Transversal del Norte), minero (Izabal) e hidroeléctrico (Tucurú, Nebaj), así como en regiones de ampliación del excluyente modelo actual de áreas protegidas (Lachuá, Chocón Machacas). Ambos gobiernos se alinearon totalmente con los intereses de grupos corporativos y transnacionales.
Debe recordarse también que estos desalojos en Panzós no se dan de forma aislada, sino como la continuación de desalojos efectuados en el territorio q'eqchi' desde el primer año de gobierno de la UNE (2008), y también como parte de una serie de hechos supuestamente inconexos, pero en realidad articulados entre sí: desalojos en Izabal (enero 2011), masacre de cuatro activistas q'eqchi’es en Izabal (febrero 2011), desalojos en Cobán por ampliación de área protegida Lachuá (inicios de marzo 2011), desalojos en Panzós y Chisec (mediados de marzo 2011).
El actual reforzamiento de las políticas gubernamentales parece marcar el inicio de una nueva coyuntura, caracterizada, entre muchos otros factores, por el auge de las soluciones represivas, no solo de cara a "cumplir la ley" y asegurar las inversiones transnacionales y corporativas, sino también de cara a la próximas elecciones y a las ofertas de "mano dura" del PP, Partido Patriota, principal competidor de la UNE.
Esta nueva coyuntura podría compararse –salvando las distancias– con la coyuntura del cambio de gobierno del de Kjell Laugerud al de Romeo Lucas, que implicó, entre varios otros elementos, la ejecución de la masacre de Panzós (1978) y el inicio de un nuevo período y forma de la violencia estatal y genocidio (1979 - 1983), en el contexto de la consolidación inicial del proyecto desarrollista-militar de la Franja Transversal del Norte.
Si aquella coyuntura marcó el inicio de una nueva fase en la guerra contrainsurgente, la presente coyuntura marca una nueva fase en la guerra del capital contra la naturaleza, los bienes comunes y los pueblos. Al respecto, recordemos que los actuales desalojos en el Valle del Polochic no son la excepción sino la regla, toda vez que se dan en un contexto represivo de varias formas de resistencia de los pueblos (región ixil, región mam, región kaqchikel, entre otras). Lo que cambia en la coyuntura no es la dirección de la violencia estatal, sino su intensidad.
Este contexto se vuelve aún más complejo con:
Primero. El mencionado comunicado oficial, donde el gobierno de la UNE proclama su preocupante intención de congelar "todo espacio de diálogo en el que participen organizaciones sociales que desarrollen medidas ilegales”, y
Segundo. La intención del gobierno de emitir un reglamento de consultas que no solo responde a los intereses de grupos empresariales, sino que también pretende reglamentarlas de ahora en adelante (o sea, sin tomar en cuenta a las 800,000 personas que ya votaron por el NO a los megaproyectos, y en especial por el NO a la minería).
El contexto post electoral de la transición UNE/GANA - PP (o UNE – UNE/GANA) no marcaría muchos cambios al respecto. En ambos casos, está claro un incremento en la represión contra los pueblos campesinos e indígenas. En ambos casos, queda claro que el modelo de acceso a la tierra por la vía mercado está agotado (para los campesinos), mientras que se seguirán impulsando desalojos como los que hoy nos hemos referido, toda vez que los capitales corporativos y transnacionales no quieren esperar más para apropiarse de los territorios, de los bienes comunes naturales y del trabajo de los pueblos.
Guatemala, 29 de marzo de 2011.
[La Opinión fue Editorial del Noticierto Maya K'at de la Federación Guatemalteca de Educación Radiofónica -FGER- con fecha 29 de marzo de 2011. www.fger.org].
Por Equipo Capitalismo, Territorios y Pueblos Indígenas
Avancso, Adital, 01/04/2011