Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


sabato 30 luglio 2011

496 - DOPO LA FINE DELLA GUERRA INTERNA, CI SONO STATI 64.214 ASSASSINI IN GUATEMALA

Nella relazione “Violenza in Guatemala: Studio statistico in 5 dipartimenti”, realizzato dall'Ufficio dei Diritti umani dell'Arcivescovado di Città del Guatemala, sono registrati 64.214 assassini nel paese, dati che mostrano che la violenza delinquenziale si è incrementata drammaticamente nel periodo del dopoguerra, dalla firma della pace nel 1996, secondo Mariano González, analista di quell’Ufficio.
Nel supplemento “Dialogo” della Facoltà Latinoamericana di Scienze Sociali (FLACSO), di Guatemala, González segnala che la media annuale di omicidi dalla firma della pace è stata di 4.587 assassini; il governo del Presidente Álvaro Colom presenta la maggiore quantità di assassini e sarà l'amministrazione del dopoguerra nella quale si è prodotta la maggiore quantità di delitti contro la vita. Tuttavia, la maggiore crescita di assassini corrisponde al periodo della Gran Alleanza Nazionale (GANA) (2004-2008), quando si è verificato un aumento superiore del 50%, rispetto al governo anteriore, dell'ex presidente Alfonso Portillo, ha indicato l'analista.
Cerigua, 19/07/2011

495 - TRAS EL FINAL DE LA GUERRA INTERNA, SE HAN REGISTRADO 64 MIL, 214 ASESINATOS EN GUATEMALA

En el informe Violencia en Guatemala: Estudio estadístico en 5 departamentos, realizado por la Oficina de Derechos Humanos del Arzobispado de Guatemala, se registraron 64 mil, 214 asesinatos en el país, datos que muestran que la violencia delincuencial se incrementó dramáticamente en el período de postguerra, desde la firma de la paz en 1996, según Mariano González, investigador de dicha Oficina.
En el suplemento Diálogo de la Facultad Latinoamericana de Ciencias Sociales (FLACSO), de Guatemala, González señala que el promedio anual de homicidios desde la firma de la paz ha sido de 4 mil 587 asesinatos; el gobierno del Presidente Álvaro Colom presenta la mayor cantidad de asesinatos y será la administración de la postguerra en la que produce la mayor cantidad de delitos contra la vida. Sin embargo, el mayor crecimiento de asesinatos corresponde al período de la Gran Alianza Nacional (GANA) (2004-2008), donde hay un aumento mayor al 50 por ciento, respecto al gobierno anterior, del ex presidente Alfonso Portillo, indicó el investigador.
Cerigua, 19/07/2011

lunedì 25 luglio 2011

494 - «NON È QUESTO LO SVILUPPO»

Non è disposto a mollare. «Non posso: come faccio a lasciare sola la mia gente?», dice ad Avvenire in perfetto italiano monsignor Álvaro Ramazzini, vescovo di San Marcos, cittadina del Guatemala a 300 chilometri dalla frontiera messicana. Una zona difficile.
La violenza della guerra civile è impressa col fuoco nella carne e nella memoria degli indigeni, la quasi totalità degli abitanti. All’epoca – è arrivato qui nel 1988 – Ramazzini difendeva le comunità di San Miguel Ixtahuacan e Sipakapa dagli abusi dei gruppi armati. A 15 anni dalla firma degli accordi di pace, don Álvaro – come ama farsi chiamare – continua a combattere per i diritti degli indios minacciati, ora, dalla miniera Marlin del colosso canadese Goldcorp. Tanto da essersi Aggiudicato il soprannome di "vescovo ecologista".  «Non sono un ambientalista radicale. Ma la miniera sta avvelenando i villaggi», spiega. Impossibile negare il forte impatto di Marlin su San Marcos: la cava si estende per 573 chilometri. Qui, dal 2003, le ruspe ingoiano 5 milioni di tonnellate di roccia al giorno, alla ricerca dell’oro di cui la terra è ricca: nel 2008 ne sono state estratte oltre 241 mila once. Dal 2005 al 2010, l’impresa ha guadagnato quasi 1,5 miliardi di dollari dalla vendita di oro e argento.
Per isolare il metallo, il metodo è quello classico del bagno di cianuro e acqua. Molta acqua: 12 litri al secondo. Una famiglia contadina deve farsene bastare 30 per l’intera giornata. «Vengono utilizzate 9 tonnellate di esplosivo al giorno per creare voragini che non verranno mai più ricoperte. Le detonazioni fanno tremare le case, di continuo. Il cianuro, poi, filtra contaminando terra e acqua. E gli abitanti non ricevono alcun beneficio: appena l’1 per cento della ricchezza prodotta resta in Guatemala, in base alla legge sulle concessioni minerarie del 1997. Gli indigeni sono rimasti poveri e per di più devono vivere in un ambiente devastato».
Una visione estremista e parziale, ribatte la Goldcorp. Eppure, alle ripetute denunce di Ramazzini e della Conferenza episcopale guatemalteca, che si è schierata contro la miniera, ha creduto un anno fa anche la Corte interamericana per i diritti dell’uomo. Che, nel maggio 2010, ha ordinato la chiusura di Marlin.
A San Marcos, però, niente è cambiato: ruspe ed esplosioni continuano a ferire la terra. E l’oro fluisce abbondante dalle sue viscere. Il governo guatemalteco del progressista Alvaro Colom  ha ignorato per oltre un anno la sentenza della Corte. E lo scorso 12 giugno ha detto esplicitamente che non c’è motivo per bloccare l’attività di Marlin.  Ramazzini e le comunità di San Marcos, però, non sembrano intenzionate ad arrendersi: «Le miniere a cielo aperto non sono una via per lo sviluppo del Paese. Che deve essere in armonia con l’ambiente e rispettoso dei diritti dei suoi popoli. Credo che il sogno di un Guatemala più giusto non sia irrealizzabile. Certo, la strada sarà lunga. Per questo non possiamo fermare la nostra marcia…».
Lucia Capuzzi, Avvenire 7 luglio 2011

giovedì 21 luglio 2011

493 - RELAZIONE DIMOSTRA CHE GLI INDIGENI CONTINUANO AD ESSERE INVISIBILI NELLA COPERTURA MEDIATICA DELLE ELEZIONI DEL 2011

La vicinanza della data delle elezioni generali in Guatemala ha portato l'Associazione Sviluppo, Organizzazione, Servizi e Studi Socioculturali (Doses) ad elaborare una "Relazione sull’analisi dei mezzi per la copertura delle Elezioni 2011." Nella prima relazione, divulgata l’11 luglio, l'organizzazione ha analizzato la copertura mediatica degli indigeni e la Corte suprema Elettorale (TSE).
Il documento è stato elaborato basandosi su osservazioni di notizie di sette giornali, sei canali televisivi e cinque radiofonici, che hanno trasmesso nel paese tra i giorni 1 e 6 Luglio. Secondo la relazione, in quei sei giorni, sono state  pubblicate solo cinque notizie riferite ai candidati indigeni, tutte su carta stampata.
Per l'Associazione, questo mostra la mancanza di visibilità data dai mezzi di comunicazione alle questioni indigene. La relazione è stata elaborata in un periodo nel quale ancora non si sapeva la quantità di candidati indigeni candidati alle cariche politiche, e Rigoberta Menchú è stata l'unica candidata indigena che ha avuto spazio nei giornali monitorati. 
"Gli indigeni rimangono invisibili nella copertura del periodo analizzato. Le scarse notizie si incentrano sulla candidatura di Rigoberta Menchú. Non ci sono informazione né opinioni su temi che concernono i popoli indigeni. I discorsi mediatici non informano che i candidati presidenziali affrontano politiche che incidono sulla popolazione maya, garífuna e xinka", ha osservato.
D'altra parte, l'Associazione ha considerato positiva la copertura data al TSE. Secondo la relazione, i giornali analizzati hanno diffuso 79 notizie relazionate col Tribunale nella prima settimana di luglio. Di esse, 43 sono state pubblicate sui giornali, 20 in televisione e 16 in radio.
In generale, l'organizzazione ha fatto un bilancio positivo della copertura realizzata sul TSE. Secondo la relazione, delle notizie pubblicate, 43 sono state neutre, 19 positive e 17 negative. Inoltre, i mezzi gli hanno dato spazi in diverse occasioni.
"La copertura del Tribunale Supremo Elettorale può qualificarsi come positiva. Nei mezzi stampati occupa un spazio preferenziale. Nella televisione e nella radio, sebbene non sono tanto numerose come la carta stampata, spiccavano come titoli dei notiziari e, nel caso dei mezzi radiodiffusi, si menzionano come importanti all’interno dei loro blocchi di informazioni", ha concluso. 
Elezioni generali
Il prossimo 11 settembre, circa sette milioni di guatemaltechi sceglieranno i futuri rappresentanti del paese. Il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) spera che 7.341.122 elettori accorrano alle urne in queste elezioni, quantità del 22,5% superiore a quella delle elezioni del 2007, quando il numero di elettori arrivò a 5.990.029.
Le iscrizioni, per chi si candida a incarichi pubblici in queste elezioni, chiudono il 12 luglio. Fino ad ora, si disputano la presidenza del Guatemala: Adela de Torrebiarte, Eduardo Suger, Harold Caballeros, Juan Gutiérrez, Manuel Baldizón, Mario Estrada, Otto Pérez Molina, Patrizia de Arzú e Rigoberta Menchú.
Adital, 12/07/2011

492 - INFORME MUESTRA QUE INDÍGENAS CONTINÚAN INVISIBLES EN LA COBERTURA MEDIÁTICA DE LAS ELECCIONES 2011

La proximidad de la fecha de las elecciones generales en Guatemala llevó a la Asociación Desarrollo, Organización, Servicios y Estudios Socioculturales (Doses) a elaborar un "Informe de Observación de Medios sobre la Cobertura de las Elecciones 2011”. En el primer informe, divulgado ayer (11), la organización analizó la cobertura sobre los indígenas y el Tribunal Supremo Electoral (TSE).
El documento fue elaborado basándose en observaciones de noticias de siete periódicos impresos, seis medios televisivos y cinco radiofónicos que se difundieron en el país entre los días 1° y 6 de julio. De acuerdo con el informe, en esos seis días, se publicaron sólo cinco noticias referidas a los candidatos indígenas, todas en soporte impreso.
Para la Asociación, esto muestra la falta de visibilidad dada por los medios de comunicación a las cuestiones indígenas. El informe se elaboró en un período en el que todavía no se sabía la cantidad de candidatos indígenas postulantes a los cargos políticos, y Rigoberta Menchú fue la única candidata indígena que tuvo espacio en los periódicos observados.
"Los indígenas permanecen invisibilizados en la cobertura del período analizado. Las escasas notas se centran alrededor de la candidatura de Rigoberta Menchú. No hay información ni opiniones sobre temas que atañen a los pueblos indígenas. Los discursos mediáticos no reportan que los candidatos presidenciales aborden políticas que incidan sobre la población maya, garífuna y xinka”, observó.
Por otro lado, la Asociación consideró positiva la cobertura dada al TSE. De acuerdo con el informe, los periódicos analizados difundieron 79 noticias relacionadas con el Tribunal en la primera semana de julio. De ellas, 43 fueron en periódicos impresos, 20 en noticieros televisivos y 16 en radiofónicos.
De modo general, la organización hizo un balance positivo de la cobertura realizada sobre el TSE. Según el informe, de las noticias difundidas sobre el órgano, 43 fueron neutras, 19 positivas y 17 negativas. Además, los medios le dieron espacios destacados en diversas ocasiones.
"La cobertura del Tribunal Supremo Electoral puede calificarse como positiva. En los medios impresos ocupa un espacio preferencial. En la televisión y la radio, si bien no son tan numerosas como en los medios impresos, sí han sido destacadas como titulares del noticiero y, en el caso de los medios radiodifundidos, se mencionan como importantes dentro de sus bloques informativos”, concluyó.
Elecciones generales
El próximo 11 de septiembre, cerca de siete millones de guatemaltecos/as elegirán a los futuros representantes del país. El Tribunal Supremo Electoral (TSE) espera que 7.341.122 de electores acudan a las urnas en estas elecciones, cantidad 22,5% superior a la de las elecciones de 2007, cuando el número de votantes llegó a 5.990.029.
Las inscripciones para postulantes a cargos en estas elecciones cierran hoy (12). Hasta ahora, disputan la presidencia de Guatemala: Adela de Torrebiarte, Eduardo Suger, Harold Caballeros, Juan Gutiérrez, Manuel Baldizón, Mario Estrada, Otto Pérez Molina, Patricia de Arzú y Rigoberta Menchú.
Adital, 12/07/2011

lunedì 18 luglio 2011

491 - "LA POPOLAZIONE HA DIRITTO DI SAPERE DA DOVE PROVIENE IL DENARO PER FARE LE CAMPAGNE ELETTORALI"

Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, vescovo della Diocesi di San Marcos, oltre a guida spirituale del popolo cattolico, si è trasformato in un difensore degli emigranti e dell'ecosistema. Il religioso di 64 anni si riferisce all'attuale processo elettorale nel paese riaffermando il diritto dei cittadini di conoscere l'origine delle risorse economiche che i partiti politici utilizzano per le loro campagne.
Come analizza lo sviluppo dell'attuale processo elettorale?
La campagna elettorale è stata anticipata, cosa che è deplorevole, perché i partiti non hanno aspettato la convocazione ufficiale della Corte Suprema Elettorale.
Che messaggio dà questo atteggiamento alla popolazione?
Questo è negativo, perché quando non si rispettano i termini delle autorità elettorali si sta dando una immagine negativa alla popolazione, poiché sono state scavalcate le norme e leggi stabilite.
Come vede il tema del finanziamento delle campagne politiche?
Sono ammirato al vedere quanta pubblicità si sta facendo, e come noi vescovi abbiamo chiesto in un comunicato, la popolazione ha diritto di sapere da dove proviene il denaro per realizzare queste campagne di divulgazione. È importante che i partiti politici ed i loro candidati dicano pubblicamente quali sono le loro fonti di finanziamento, soprattutto ora che siamo in una congiuntura nella quale vediamo dappertutto il fantasma del narcotraffico e del crimine organizzato, per quello che rimane il dubbio se ci sarà o no un finanziamento sotterraneo.
È importante per il processo elettorale la divulgazione della provenienza dei finanziatori ?
Ritengo che se i politici vogliono fare una campagna elettorale di alto livello civico, la trasparenza è una parola che deve trasformarsi in azioni tangibili e realiste. Le istituzioni politiche devono essere chiare con la popolazione, non solo informando su quali sono le fonti del loro finanziamento, ma anche essendo molto obiettivi affermando che cosa è ciò che si può fare realmente per il paese, con che mezzi si pensa di riuscire a farlo e che cosa non è possibile fare.
Crede che sia possibile agire con trasparenza in un processo elettorale?
Continuo a sostenere che la menzogna non deve essere mai un strumento utilizzato dai politici per ottenere voti a loro favore. E se ciò si fa, continueremo a vedere nella situazione guatemalteca un deterioramento tanto grande nei valori etici.
Crede che è necessario che gli elettori conoscano le proposte dei candidati prima di decidere per chi voteranno?
La società civile non può rimanere inerte aspettando il giorno 11 settembre per emettere il suo voto. Si deve fare un lavoro forte di sensibilizzazione affinché le comunità sappiano chi sono i candidati e che cosa propongono, per prendere una decisione responsabile al momento di scegliere i nuovi governanti.
È corretto che i candidati alla presidenza facciano conoscere come si integrerà il loro gabinetto di governo?
Sì. Non è corretto che le nomine di alti funzionari del Governo si facciano per amicizia, perché hanno aiutato a sostenere la campagna o perché hanno messo al servizio del partito qualche mezzo di comunicazione, per poi ripagare quei servizi.
Le hanno proposto qualche volta la candidatura presidenziale?
Circa tre mesi fa, dirigenti dell'Unità Rivoluzionaria Nazionale Guatemalteca (URNG) di San Marcos mi hanno visitato per propormi la candidatura alla presidenza della repubblica, cosa che ho rifiutato. 
Perché ha respinto la proposta?
Chiaramente ho detto loro di no perché la mia missione cristiana è essere vescovo. E questo è il senso della mia vita.
Diario de Centro America 01/07/2011

490 - "LA POBLACIÓN TIENE DERECHO A SABER DE DÓNDE PROVIENE EL DINERO PARA HACER LAS CAMPAÑAS DE DIVULGACIÓN"

Álvaro Leonel Ramazzini Imeri, obispo de la Diócesis de San Marcos, además de guía espiritual del pueblo católico, se ha convertido en un defensor de los migrantes y del medio ambiente. El religioso de 64 años se refiere al actual proceso electoral en el país reafirmando al derecho de los ciudadanos a conocer el origen de los recursos económicos que los partidos políticos utilizan para sus campañas.
¿Cómo analiza el desarrollo del actual proceso electoral?
La campaña electoral fue anticipada, lo cual es lamentable, porque los partidos no esperaron la convocatoria oficial del Tribunal Supremo Electoral.
¿Qué mensaje da esta actitud a la población?
Esto es negativo porque cuando no se cumplen los plazos de las autoridades electorales se está dando mala imagen a la población, ya que ellos se han pasado sobre las normas y leyes establecidas.
¿Cómo ve el tema del financiamiento de las campañas políticas?
Estoy admirado de ver cuánta publicidad se está haciendo, y tal como los obispos lo hemos pedido en un comunicado, la población tiene derecho a saber de dónde proviene el dinero para hacer estas campañas de divulgación. Es importante que los partidos políticos y sus candidatos digan públicamente cuáles son sus fuentes de financiamiento, sobre todo ahora que estamos en una coyuntura en la que vemos por todas partes el fantasma del narcotráfico y el crimen organizado, por lo que queda la duda de si habrá o no financiamiento subterráneo.
¿Es importante para el proceso electoral la divulgación de la procedencia de sus financistas?
Considero que si los políticos quieren hacer una campaña electoral de altura cívica, la transparencia es una palabra que debe transformarse en acciones tangibles y realistas. Las instituciones políticas deben ser claras ante la población, no solo informando cuáles son las fuentes de su financiamiento, sino también siendo muy objetivos al afirmar qué es lo que realmente se puede hacer por el país, con qué medios se cuenta para lograrlo y qué no es posible hacer.
¿Cree que es posible actuar con transparencia en un proceso electoral?
Sigo sosteniendo que la mentira jamás debe ser un instrumento utilizado por los políticos para ganar votos a su favor. Y si eso se hace, seguiremos viendo la situación guatemalteca con un deterioro tan grande en los valores éticos.
¿Cree que es necesario que los electores conozcan las propuestas de los candidatos antes de decidir por quién votarán?
La sociedad civil no puede quedarse inerte esperando el 11 de septiembre para emitir su voto. Debe hacerse un trabajo fuerte de sensibilización para que las comunidades sepan quiénes son los candidatos y qué proponen para tomar una decisión responsable al momento de elegir a los nuevos gobernantes.
¿Es sano que los presidenciables den a conocer cómo se integrará su gabinete de gobierno?
Sí. No es correcto que esos nombramientos de altos funcionarios del Gobierno se hagan por amistad, porque ayudaron a sostener la campaña o porque pusieron al servicio del partido algún medio de comunicación, para luego retribuir esos servicios.
¿Le han propuesto alguna vez la candidatura presidencial?
Hace tres meses aproximadamente, dirigentes de la Unidad Revolucionaria Nacional Gua­temalteca (URNG) de San Marcos me visitaron para proponerme la candidatura a la presidencia de la República, la cual rechacé.
¿Por qué rechazó la propuesta?
Rotundamente les dije que no porque mi misión cristiana es ser obispo. Y este es el sentido de mi vida.
Diario de Centro America   01/07/2011 

giovedì 14 luglio 2011

489 - PNR CONSEGNERÀ COMPENSAZIONI A 86 VITTIME DEL CONFLITTO ARMATO INTERNO IN SAN MARCOS

Il Programma Nazionale di Risarcimento (PNR), con sede regionale in San Marcos, effettuerà la prima consegna delle compensazioni economiche per l’anno 2011, a 86 vittime e familiari sopravvissuti del conflitto armato interno, ha informato il delegato, Rony Tul Fuentes.
Il risarcimento diventerà effettivo a metà di luglio per i beneficiari provenienti da varie comunità di questo dipartimento, come di Quetzaltenango e Totonicapán, per un importo di 1.500 mille quetzales, ha affermato.
Secondo la documentazione, oggetto di studio per le pratiche corrispondenti, saranno risarciti coloro che soffrirono direttamente le torture fisiche, psicologiche, la violenza e le violazioni sessuali, come i parenti delle vittime stragiudiziali, le sparizioni forzate e la persecuzione, ha sottolineato Tul.
In relazione al risarcimento materiale, è stata considerata la costruzione di 134 abitazioni, delle quali furono già consegnate 97 e 34 stanno per essere concluse, nelle comunità di Sholwitz e La Unidad, del municipio di Tajumulco, che saranno consegnate prima della fine di questo anno.
Tul ha aggiunto che nella seconda fase del programma è previsto, con urgenza, l'edificazione di 56 abitazioni in più, nei municipi di Malacatán e Catarina, di questo dipartimento; così come Momostenango, di Totonicapán, destinate ai rifugiati che persero il loro patrimonio durante la guerra di 36 anni.
Il piano prevede di realizzare un'esumazione delle tre che sono previste; si darà continuità all’assistenza psicologica che era stata offerta a due persone che furono colpite durante quel periodo, come la costruzione di un muro nel villaggio Buenos Aires, Ixchiguán, con una targa per onorare la memoria delle vittime.
Cerigua, 13/06/2011

488 - PNR ENTREGARÁ COMPENSACIÓN A 86 VÍCTIMAS DEL CONFLICTO ARMADO INTERNO EN SAN MARCOS

El Programa Nacional de Resarcimiento (PNR), con sede regional en San Marcos, efectuará la primera entrega de compensación económica correspondiente a 2011, a 86 víctimas y familiares sobrevivientes del conflicto armado interno, informó el delegado, Rony Tul Fuentes.
El resarcimiento se hará efectivo a mediados de julio próximo, a beneficiarios procedentes de varias comunidades de este departamento, así como de Quetzaltenango y Totonicapán, por un monto de un millón 500 mil quetzales, manifestó el representante.
De acuerdo con los expedientes, objetos de estudio para el trámite correspondiente, serán resarcidos quienes sufrieron directamente las torturas físicas, psicológicas, violencia y violaciones sexuales, así como los parientes de las víctimas extrajudiciales, desapariciones forzadas y persecución, destacó Tul.
Con relación al resarcimiento material, se consideró la construcción de 134 viviendas, de las cuales ya fueron entregadas 97 y se concluyen 34 en las comunidades de Sholwitz y la Unidad, del municipio de Tajumulco, las que serán entregadas antes de que finalice este año.
Tul agregó que en la segunda fase del programa se prevé de manera urgente, la edificación de 56 viviendas más, en los municipios de Malacatán y Catarina, de este departamento; así como Momostenango, de Totonicapán, destinadas para los refugiados que perdieron su patrimonio familiar durante la guerra de 36 años.
El plan también contempla realizar una exhumación de tres que se tienen previstas; se dará continuidad al tratamiento psicológico que se dio a dos personas que fueron afectadas durante ese período, así como la construcción de un muro en la aldea Buenos Aires, Ixchiguán, con una plaqueta para honrar la memoria de las víctimas, concluyó.
Cerigua, 13/06/2011

martedì 12 luglio 2011

487 - COMUNITÀ SFOLLATE CHIEDONO CHE IL GOVERNO DIA ATTUAZIONE ALLE MISURE CAUTELARI DELLA CIDH

Tra i giorni 14 e 20 di marzo di questo anno, 14 comunità indigene della Valle del Polochic, nel dipartimento guatemalteco di Alta Verapaz, sono state sloggiate violentemente dalle forze di sicurezza nazionale e di sicurezza privata dei proprietari terrieri. Oltre 600 famiglie hanno perso abitazioni e piantagioni, motivo che ha portato la Commissione Interamericana dei Diritti umani (CIDH), a dettare misure cautelari allo Stato del Guatemala il 20 giugno.
Organizzazioni indigene e contadine e difensori dei diritti umani hanno realizzato una conferenza stampa il giorno 5 per esigere il compimento immediato delle misure. La CIDH sollecita al Guatemala che garantisca la vita e l'integrità fisica dei membri delle comunità evacuate, offra alimentazione e rifugio alle famiglie sfollate, ed informi sulle indagini circa lo sgombro violento.
La Commissione ha concesso un termine di 15 giorni affinché lo Stato presenti informazione sul compimento delle misure cautelari e ha stabilito che il governo deve fornire informazioni aggiornate periodicamente.
Nel comunicato, il Comitato di Unità Contadina (CUC), denuncia che durante lo sgombro violento delle comunità, da parte dello Stato e degli  imprenditori Widmann, padroni dell'impresa zuccheriera Chabil Utzaj, più di 1.400 ettari di mais, fagioli, gombo e peperoncino sono stati distrutti distrutti, oltre ad aver bruciato case e pertinenze degli abitanti.
Tuttavia, peggiore della distruzione delle piantagioni, è stata la violenza commessa direttamente contro le persone. Il numero sproporzionato di 2.000 soldati presenti nelle azioni di sgombro documenta gli eccessi commessi, denuncia il CUC. Come saldo, la disoccupazione dell'area ha causato la morte di Antonio Beb e il ferimento di dodici persone, tra esse una donna ed una bambina di appena 18 mesi, che ha scottature di terzo grado ad un braccio a causa di una bomba di gas lacrimogeno.
Anche come conseguenza della violenza successa nella Valle del Polochic, il 4 giugno è stata assassinata la leader della comunità Paraná, María Margarita Che Chub. Secondo una nota dell'Unione Latinoamericana di Donne (Ulam/Guatemala), uomini pesantemente armati hanno invaso la casa della militante e l’hanno uccisa di fronte ai suoi due figli piccoli.
"(...) fatto di sangue che si somma a tutti i fatti di violenza che continuano da quando il governo del Presidente Álvaro Colom Caballeros, su richiesta degli imprenditori della Chabil Utzaj S.A. A., ha ordinato ed eseguito gli sgombri nei confronti di 14 comunità della Valle del Polochic dal 15 di marzo; e che fino ad oggi continuano a subire l'attacco delle forze di sicurezza privata e dei sicari di questa impresa", denunciano le donne.
Oltre ai padroni della Chabil Utzaj, l'Ulam segnala come colpevoli delle violazioni ai diritti umani nella regione il Grupo Pellas, del Nicaragua, il governo del Guatemala e le autorità municipali "per permettere la presenza di forze di sicurezza extragiudiziali."
La nota sottolinea anche l'omissione del governo che "neanche si è degnato di assumere le proprie responsabilità di soddisfare e mitigare la situazione di fame in cui è rimasta tanta gente, né l’attenzione alla salute di malati e feriti, di fare giustizia, perseguire e processare i responsabili che si conoscono pubblicamente."
Adital, 07/07/2011

486 - COMUNIDADES DESALOJADAS QUIEREN QUE GOBIERNO CUMPLA MEDIDAS CAUTELARES DE LA CIDH

Entre los días 14 y 20 de marzo de este año, 14 comunidades indígenas del Valle del Polochic, en el departamento guatemalteco de Alta Verapaz, fueron desalojadas violentamente por fuerzas de seguridad nacional y de seguridad privada de propietarios de tierra. Más de 600 familias perdieron viviendas y plantaciones, motivo que llevó a la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) a dictar Medidas Cautelares al Estado de Guatemala, el 20 de junio.
Organizaciones indígenas y campesinas y defensores de los derechos humanos realizaron una rueda de prensa el último día 5 para exigir el cumplimiento inmediato de las Medidas. La CIDH solicita a Guatemala que garantice la vida y la integridad física de los miembros de las comunidades desalojadas, ofrezca alimentación y albergue a las familias desplazadas, e informe sobre las investigaciones acerca del desalojo violento.
La Comisión concedió un plazo de 15 días para que el Estado presente información sobre el cumplimiento de las Medidas Cautelares y determinó que el gobierno debe proporcionar información actualizada periódicamente.
En el comunicado, el Comité de Unidad Campesina (CUC) denuncia que durante el desalojo violento de las comunidades, por el Estado y los empresarios Widmann, dueños de la empresa azucarera Chabil Utzaj, más de 1.400 hectáreas de maíz, poroto, gombo y chile fueron destruidos, además de la quema de casas y pertenencias de los habitantes.
Sin embargo, peor que la destrucción de las plantaciones fue la violencia cometida directamente contra las personas. El número desproporcionado de 2 mil soldados presentes en las acciones de desalojo comprueba los excesos cometidos, denuncia el CUC. Como saldo, la desocupación del área causó la muerte del compañero Antonio Beb y dejó a doce personas heridas, entre ellas una mujer y una niña de apenas 18 meses, que sufrió quemaduras de tercer grado en un brazo debido a una bomba de gas lacrimógeno.
También como consecuencia de la violencia ocurrida en el Valle del Polochic, el 4 de junio fue asesinada la líder de la comunidad Paraná, María Margarita Che Chub. De acuerdo con una nota de la Unión Latinoamericana de Mujeres (Ulam/Guatemala), hombres fuertemente armados invadieron la casa de la militante y la ejecutaron frente a sus dos hijos pequeños.
"(...) hecho de sangre que se suma a todos los hechos de violencia que han continuado desde que el gobierno del Presidente Álvaro Colom Caballeros, a petición de los empresarios del Ingenio Chabil Utzaj S.A., ordenara y ejecutara los desalojos en contra de 14 comunidades del Valle del Polochic desde el 15 de marzo; y que hasta la fecha siguen sufriendo el ataque de las fuerzas de seguridad privada y sicarios de esta empresa”, denuncian las mujeres.
Además de los dueños del Chabil Utzaj, la Ulam señala como culpables de las violaciones a los derechos humanos en la región al Grupo Pellas, de Nicaragua, al gobierno de Guatemala y a las autoridades municipales "por permitir la presencia de fuerzas de seguridad extrajudiciales”.
La nota resalta también la omisión del gobierno, que "ni siquiera se ha dignado a asumir su responsabilidad de atender y mitigar la situación de hambre en que dejó a tanta gente, ni atención de salud a enfermos y heridos, mucho menos a hacer justicia, perseguir y enjuiciar a los responsables, que se conocen públicamente”.
Adital, 07/07/2011

mercoledì 6 luglio 2011

485 - UN’OPPORTUNITÀ STORICA PER LA GIUSTIZIA GUATEMALTECA

Giudicare il genocidio e garantire che non si ripeta.
Dopo 28 anni di impunità nei casi di delitti di lesa umanità e genocidio, commessi durante il conflitto armato interno contro il popolo maya, la giudice Carol Patrizia Flores porta a processo uno degli autori intellettuali del genocidio, il generale Mario López Fuentes, che era Capo di Stato Maggiore Generale dell'Esercito, dal 23 marzo ‘82 al 21 ottobre del ‘83, durante il governo di Efraín Ríos Montt.
Nell'anno 2001, i sopravvissuti del genocidio iniziarono una causa contro l'alto comando militare degli anni 1982-1983, composto dal Capo dello Stato, Efraín Ríos Montt, dal Ministro della Difesa, Generale Oscar Humberto Mejía Víctores e dal Generale Héctor Mario López Fuentes. Dopo quasi dieci anni, la Procura Generale ha concluso l'indagine di questo caso e ha sollecitato l'ordine di cattura di una di quelle persone coinvolte, cattura che è avvenuta con successo e che lo ha portato al processo.  
Rendiamo noto il nostro compiacimento per questo fatto, che dimostra come in Guatemala si è riusciti a creare le condizioni per giudicare gravi violazioni ai diritti umani commesse durante il conflitto armato, e che  esistono funzionari pubblici che non si lasciano intimorire da strutture legate a questi crimini, che pretendono che gli stessi rimangano nell'impunità, e che le istituzioni incaricate della persecuzione penale hanno la volontà di agire. Speriamo che il resto del processo continui con azioni come questa, che rafforzano lo stato di diritto nel nostro paese.
Per i parenti delle vittime e i sopravvissuti del conflitto armato, questo fatto rappresenta una speranza, che incoraggia a continuare nella lotta per la verità e la giustizia. Rappresenta un'opportunità storica per il sistema di giustizia guatemalteco, che può rompere con l'impunità e dimostrare al mondo intero che siamo un paese che rispetta la sua legislazione e la normativa internazionale in materia di diritti umani.
La giustizia è il pilastro fondamentale che garantisce la non ripetizione dei fatti violenti. Lì radica l'urgente necessità di applicare la giustizia, non solo per i crimini del passato, ma anche del presente. Il nostro presente è il chiaro esempio di ciò che avviene quando le strutture che operarono nel passato non si smantellano e al contrario ne appoggiano l’operato.  
Oggi, il Guatemala ha fatto un passo avanti in un caso emblematico per il paese, chiediamo che lo Stato risponda alla richiesta di giustizia. Lo Stato ha quel debito con le vittime e con i sopravvissuti del conflitto armato interno. Esortiamo tutti i guatemaltechi e le guatemalteche che soffrirono le gravi violazioni ai diritti umani nel conflitto armato interno a continuare rompendo il silenzio, a dire la verità su quello che successe, a costruire la nostra memoria collettiva ed esigere Giustizia.
Guatemala, 21 giugno 2011.
Associazione per la Giustizia e la Riconciliazione - AJ
Centro per l'Azione Legale in Diritti umani - CALDH

484 - AN HISTORIC OPPORTUNITY FOR JUSTICE IN GUATEMALA

Prosecute genocide and guarantee it is not repeated
After 28 years of impunity for crimes against humanity and genocide committed during the internal armed conflict against the Maya people, Judge Carol Patricia Flores formally indicted one of the authors of genocide – General Mario López Fuentes, who acted as army chief of staff from March 23, 1982 until October 21, 1983 in the government of Ríos Montt.
In 2001, surviving victims of genocide submitted a complaint against the military high command of 1982-1983, made up of Head of State, Efraín Ríos Montt; Minister of Defense, Oscar Humberto Mejía Víctores and General Héctor Mario López Fuentes. After almost 10 years, the Attorney General has completed the investigation of this case and requested an arrest warrant for one of those implicated. This was successfully carried out and he [López Fuentes] now remains formally linked to a judicial process.
We express our satisfaction with these events, which demonstrate that Guatemala has been able to create the conditions within which to prosecute grave violations of human rights committed during the armed conflict. Among other conditions, there are today public servants who do not allow themselves to be intimidated by structures linked to the aforementioned crimes and which work to maintain those crimes in impunity. Likewise, the institutions in charge of prosecuting crimes have the will to act. We hope that the rest of the process will be characterized by actions like these, which bolster the rule of law in our country.
For the family members of the victims and survivors of the armed conflict, this event represents a hope that motivates us to continue in the struggle for truth and justice. It signifies an historic opportunity to break with impunity and demonstrate before the entire world that we are a country that complies with domestic legislation and international norms regarding human rights.
Justice is the fundamental key that guarantees that violent acts will not be repeated. This is the basis of the necessity of applying justice, not just for past crimes, but also for crimes committed today. Our present day situation [in Guatemala] is a clear example of what happens when structures that operated in the past are not dismantled and, to the contrary, consolidate their operation.
Today, Guatemala took a step forward in an emblematic case for the country; we demand that the State serve justice in accordance with the law. We exhort all Guatemalans who suffered the grave human rights abuses that occurred during the internal armed conflict to continue breaking the silence, to tell the truth of what happened, to construct a new collective memory and to demand JUSTICE.
Guatemala, June 21, 2011.
Association for Justice and Reconciliation – AJR
Center for Legal Human Rights Action - CALDH

483 - UNA OPORTUNIDAD HISTÓRICA PARA LA JUSTICIA GUATEMALTECA

Juzgar el genocidio y garantizar que no se repita.
Después de 28 años de impunidad en los delitos de lesa humanidad y genocidio cometidos durante el conflicto armado interno en contra del pueblo maya, la Jueza Carol Patricia Flores deja ligado a proceso a uno de los autores intelectuales del genocidio, el general Mario López Fuentes, quien fungió como Jefe del Estado Mayor General del Ejército, del 23 de marzo del 82 al 21 de octubre del 83, en el gobierno de Efraín Ríos Montt.
En el año 2001, las víctimas sobrevivientes del genocidio interpusieron una querella contra el alto mando militar de 1982-1983 integrado por el Jefe de Estado, Efraín Ríos Montt, el Ministro de la Defensa General, Oscar Humberto Mejía Víctores y el General Héctor Mario López Fuentes. Después de casi diez años, el Ministerio Público ha culminado con la investigación de dicho caso y solicita la orden de captura de uno de los implicados, dándose exitosamente y quedando éste ligado a un proceso judicial.
Manifestamos nuestra complacencia por este hecho que demuestra que en Guatemala se ha logrado crear condiciones para juzgar graves violaciones a los derechos humanos cometidas durante el conflicto armado, entre otras, existen funcionarios públicos que no se dejan intimidar por estructuras ligadas a dichos crímenes que pretenden que los mismos queden en la impunidad, asimismo las instituciones encargadas de la persecución penal tienen la voluntad de actuar. Esperamos que el resto del proceso continúe con actuaciones como estas que fortalecen el estado de derecho en nuestro país.
Para los familiares de las víctimas y sobrevivientes del conflicto armado, este hecho representa una esperanza que anima a continuar en la lucha por la verdad y la justicia. Significa una oportunidad histórica para el sistema de justicia guatemalteco que puede romper con la impunidad y demostrarle al mundo entero que somos un país que cumple con su legislación y la normativa internacional en materia de derechos humanos.
La justicia es el pilar fundamental que garantiza la no repetición de los hechos violentos. Ahí radica la urgente necesidad de aplicar la justicia, no solo para los crímenes del pasado, sino también del presente. Nuestro presente es el claro ejemplo de lo que pasa cuando las estructuras que operaron en el pasado no se desmantelan y por el contrario afianzan su operar.
Hoy, Guatemala dio un paso adelante en un caso emblemático para el país, demandamos que el Estado responda apegado a derecho a la solicitud de justicia. El Estado tiene esa deuda con las víctimas y sobrevivientes del conflicto armado interno. Exhortamos a todos los guatemaltecos y guatemaltecas que padecieron las graves violaciones a los derechos humanos en el conflicto armado interno a continuar rompiendo el silencio, a decir la verdad de lo ocurrido, construir nuestra memoria colectiva y exigir JUSTICIA.
Guatemala, 21 de junio de 2011.
Asociación para la Justicia y Reconciliación – AJ
Centro para la Acción Legal en Derechos Humanos – CALDH

martedì 5 luglio 2011

482 - L’ONU SI CONGRATULA PER LA DETENZIONE DI UN EX GENERALE ACCUSATO DI GENOCIDIO

La rappresentante speciale dell'ONU per la violenza sessuale nei conflitti, Margot Wallstrom, si è congratulato venerdì per il recente arresto del generale ritirato guatemalteco Héctor Mario López Fuentes, accusato di genocidio ed altri crimini contro l'umanità.
"La detenzione del generale López Fuentes da parte delle autorità del Guatemala invia il deciso messaggio a coloro che commettono violazioni sessuali durante i conflitti, che la giustizia prevarrà", ha detto Wallstrom.
L'ex militare guatemalteco, in prigione preventiva dal 20 giugno, affronta accuse per genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità durante il periodo in cui fu capo dello Stato Maggiore dell'Esercito (1982-1983).
Tra quelle accuse sono comprese quelle di avere portato a termine attacchi militari contro civili, in particolare contro gli indigeni maya, "durante i quali i villaggi furono distrutti, abitanti di tutte le età furono assassinati e le donne e le bambine furono violentate sistematicamente”, ha ricordato la rappresentante dell'ONU.
Wallstrom ha ricordato che la legge internazionale esige "a coloro che occupano le più alte posizioni di potere che si assumano la responsabilità degli atti di violenza commessi dai propri subordinati militari."
Oltre a segnalare quell'obbligo legale, Wallstrom ha sottolineato che l'ONU "riconosce che mettere fine all’impunità è essenziale affinché in una società non si producano abusi contro i civili."
"La violenza sessuale prospera col silenzio e l'impunità. Le donne sono senza diritti quando i loro violentatori non sono puniti", ha affermato Wallstrom, e allo stesso tempo ha affermato che "durante quasi 20 anni, le vittime ed i superstiti delle atrocità in Guatemala hanno sperato che questa situazione si risolvesse”.
La rappresentante speciale dell'ONU sulla violenza sessuale nei conflitti ha sollecitato alle autorità del paese di garantire la protezione delle vittime, dei testimone, i diritti umani degli attivisti e dei loro difensori durante il processo legale, come di "continuare con ogni sforzo per garantire i diritti di tutte le vittime della violenza sessuale."
In Guatemala, la giudice Patrizia Flores, titolare del Juzgado Primero de Alto Riesgo, ha considerato che esistono "sufficienti elementi" affinché López Fuentes, di 81 anni, sia indagato dalla Procura di Diritti umani, che l'accusa di avere "creato, ordinato e diretto" i piani repressivi dell'Esercito negli anni Ottanta.
López Fuentes, catturato una settimana fa nella capitale guatemalteca, è stato capo dello Stato maggiore dell'Esercito del paese durante il Governo de facto del generale golpista José Efraín Ríos Montt (1982-1983), durante il periodo più cruento del conflitto armato, che sconvolse il Guatemala tra il 1960 e il 1996.
Questo generale ritirato è la prima ex alta carica militare detenuta nel paese per delitti di lesa umanità presumibilmente commessi dalle forze di sicurezza dello Stato durante la guerra interna, all’interno di un processo giudiziario iniziato undici anni fa.
López Fuentes è accusato di avere partecipato per lo meno a 400 massacri collettivi di indigeni ed oppositori del regime, come di circa 77 casi di sparizione forzata e delitti di lesa umanità, perpetrati da membri dell'Esercito quando egli era Capo dello Stato maggiore della Difesa.
Prensa Libre, 24/06/2011

481 - ONU SE CONGRATULA POR DETENCIÓN DE EX GENERAL POR CASOS DE GENOCIDIO

La representante especial de la ONU sobre violencia sexual en conflictos, Margot Wallstrom, se congratuló este viernes por el reciente arresto del general retirado guatemalteco Héctor Mario López Fuentes, acusado de genocidio y otros crímenes contra la humanidad.
 “La detención del general López Fuentes por las autoridades de Guatemala envía el firme mensaje a quienes cometen violaciones sexuales durante los conflictos de que la justicia prevalecerá”, dijo Wallstrom.
El exmilitar guatemalteco, en prisión preventiva desde el 20 de junio, se enfrenta a acusaciones por genocidio, crímenes de guerra y contra la humanidad durante el periodo en que fue jefe del Estado Mayor del Ejército (1982-1983).
Entre esas acusaciones se incluye haber llevado a cabo ataques militares contra civiles, en particular contra los indígenas mayas, “en los que sus pueblos quedaron destruidos, habitantes de todas las edades fueron asesinados y las mujeres y las niñas fueron sistemáticamente violadas”, recordó la representante de la ONU.
Wallstrom recordó que la ley internacional exige “a quienes ocupan las más altas posiciones de poder que asuman la responsabilidad de los actos de violencia cometidos por sus subordinados militares” .
Además de señalar esa obligación legal, Wallstrom subrayó que la ONU “reconoce que terminar con la impunidad es esencial para que en una sociedad no se produzcan pasados abusos contra los civiles”.
“La violencia sexual prospera con el silencio y la impunidad. Las mujeres se quedan sin derechos cuando sus violadores no son castigados” , señaló Wallstrom, al tiempo que afirmó que “durante casi 20 años, las víctimas y los supervivientes de las atrocidades en Guatemala han esperado para que se corrija” esa situación.
La representante especial de la ONU sobre la violencia sexual en los conflictos instó a las autoridades de ese país a garantizar la protección de las víctimas, los testigos, los derechos humanos de los activistas y sus defensores jurídicos durante el proceso legal, así como a “proseguir con sus esfuerzos para garantizar los derechos de todas las víctimas de la violencia sexual” .
En Guatemala, la jueza Patricia Flores, titular del Juzgado Primero de Alto Riesgo, consideró que existen “suficientes elementos” para que López Fuentes, de 81 años, sea investigado por la Fiscalía de Derechos Humanos, que le acusa de haber “creado, ordenado y supervisado” los planes represivos del Ejército en los años ochenta.
López Fuentes, capturado hace una semana en la capital guatemalteca, fue jefe del Estado Mayor del Ejército de ese país durante el Gobierno de facto del general golpista José Efraín Ríos Montt (1982-1983) , durante el período más cruento del conflicto armado que desangró a Guatemala entre 1960 y 1996.
Este general retirado es el primer ex alto cargo militar detenido en el país por delitos de lesa humanidad supuestamente cometidos por las fuerzas de seguridad del Estado durante la guerra interna, dentro de un proceso judicial iniciado hace once años.
López Fuentes es acusado de haber participado en por lo menos 400 matanzas colectivas de indígenas y opositores del régimen así como de unos 77 casos de desaparición forzada y delitos de lesa humanidad, perpetrados por miembros del Ejército cuando él era Jefe del Estado Mayor de la Defensa.
Prensa Libre, 24/06/2011