Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


mercoledì 31 marzo 2010

89 - COMUNICATO SULLA SITUAZIONE DEI MIGRANTI

“Colui che non ha una ragione per vivere, non ha una ragione per morire” (Vescovo Helder Camara).

La Commissione Nazionale di Pastorale della Mobilità Umana della Conferenza Episcopale del Guatemala – con le Case del Migrante – ha scelto come tema per la celebrazione della via crucis del migrante “Sequestro ed estorsioni … croce nel cammino dei migranti”.

Ci preoccupa e ci dispiace che questa pratica criminale stia aumentando nei nostri paesi della regione, principalmente in Messico, dove i familiari dei migranti sequestrati devono pagare alte somme di denaro perché i loro cari riacquistino la libertà. Il dramma che vivono i nostri fratelli migranti, che soffrono a causa di sequestri, estorsioni, reclusione, incarceramenti nei centri di detenzione degli Stati, e le deportazioni, ci indignano profondamente come Chiesa, perché professiamo la nostra fede nel Salvatore Gesù Cristo e in nessuna forma possiamo accettare le violazioni ai diritti umani.
Di fronte a questo dramma umano, Dio ci chiama ad essere profeti che annunciano e denunciano.

La Via Crucis del Migrante è una espressione della nostra fede nel Crocefisso, che ha dato la sua vita per noi, e vuole confortarci nell’impegno di difendere la vita e la dignità piena dei migranti, dove essi si trovino, e lottare perché si ponga fine a questa vergognosa e triste pratica dei sequestri e delle estorsioni nei nostri paesi.

Per mezzo del seguente messaggio, alla Comunità e all’opinione pubblica nazionale e internazionale
MANIFESTIAMO
  1. preoccupazione per le costanti azioni contro i migranti, diretta da gruppi criminali, che violano profondamente i Diritti Umani delle persone migranti. Queste atteggiamenti evidenziano il duro
  2. sconcerto perché per certo i governi hanno dimostrato “buone intenzioni” nel combattere la violenza perpetrata dai gruppi criminali tra i flussi migratori. Senza dubbio è mancata coerenza nelle azioni realizzate dai governi e funzionari dello Stato.
  3. indignazione, perché si sono fatti troppo pochi passi avanti nella elaborazione di politiche migratorie integrali sul tema dei diritti umani. Piuttosto si è data priorità a misure parziali, come la sottoscrizione di accordi bilaterali tra governi, che sfortunatamente sono utilizzati per criminalizzare e deportare i migranti e impiegare le forze militari per controllare il flusso migratorio alle frontiere.
  4. la percezione che la criminalizzazione dei migranti da parte degli Stati apra la strada per lo  sfruttamento dei capi del narcotraffico e del crimine organizzato, per l’arricchimento illecito abusando dei migranti.
  5. la frustrazione per l’aumento degli abusi commessi dal crimine organizzato contro i migranti nei paesi di transito, e l’alto livello di impunità che ha il narcotraffico nel mondo delle migrazioni.
  6. una grande preoccupazione per il deterioramento della convivenza sociale armonica e pacifica nel mondo delle migrazioni.
È sempre stato detto e dimostrato che in una epoca globalizzata, le migrazioni forzate  derivano da un modello socio economico e politico che genera povertà ed esclusione.
Nei paesi di origine dei migranti non sono state sviluppate politiche economiche e sociali equitative, mettendo a rischio l’autentico sviluppo umano e aumentando i livelli di violenza.
Una volta di più, la Pastorale per la Mobilità Umana della Conferenza Episcopale del Guatemala, consapevole della sua missione nel campo delle migrazioni, e impegnata a vivere il comandamento supremo dell’amore per il prossimo, espresso nel dono radicale del nostro Signore Gesù, ratifica:
a)       la ferma condanna delle politiche xenofobe  e razziste degli Stati,
b)      la nostra ferma scelta per i più poveri e vulnerabili,
c)       IL NOSTRO FERMO IMPEGNO di incoraggiare i governi, la società e le Chiese e tutti gli uomini e donne di buona volontà, perché non rimangano indifferenti di fronte al dolore e alle sofferenze dei migranti, e dei loro familiari, vittime dei sequestri e della tratta di persone.
In conclusione esortiamo e invitiamo i fedeli cristiani e i funzionari dei differenti organismi dello Stato a vivere la coerenza etica e la solidarietà nei confronti dei migranti, sostenuti e incoraggiati dall’esempio del nostro Signore Gesù Cristo, che “con il suo sangue si è fatto strumento di espiazione” (lettera ai Romani, cap.3,25).
L’impegno di realizzare la Missione Continentale è anche un impegno per essere più sensibili al grido di dolore e di sofferenza dei nostri fratelli e sorelle migranti.
Ti chiediamo Signore, che ci aiuti sul cammino della conversione autentica e che il potere della tua Risurrezione ci accompagni e ci protegga nella Missione di essere Discepoli e Missionari.
Santa Maria, Madre di Dio, prega per i migranti e per noi peccatori.

Mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri
Vescovo di San Marcos,
Presidente della Pastorale della Mobilità Umana della conferenza Episcopale del Guatemala

Guatemala de la Asunción, 12 marzo 2010

Comunicado original en español en http://www.iglesiacatolica.org.gt/

lunedì 29 marzo 2010

88 - GAM : 151 MORTI NEI PRIMI QUINDICI GIORNI DI MARZO.

Tutto indica che il mese di marzo sarà uno dei più violenti in Guatemala. Secondo informazioni diffuse il 16 marzo dal Gruppo di Appoggio Mutuo (GAM), almeno 151 persone sono morte in modo violento nelle prime due settimane del mese. La situazione presenta una inversione di tendenza rispetto a ciò che era successo nel mese precedente, che era stato considerato il mese meno violento degli ultimi due anni. 
Il numero corrisponde ai primi 15 giorni dell’amministrazione di Carlos Menocal – che ha sostituito Raúl Velásquez – al Ministero degli Interni. Delle 151 morti violente, 132 erano uomini, 17 donne e 2 bambini. Nello stesso periodo, il GAM ha registrato almeno quattro sequestri, a danno di due uomini e di due donne.
Gli autisti dei bus pubblici non sono stati risparmiati dalla violenza: sette autisti sono morti e tre sono rimasti gravemente feriti. Almeno otto persone sono state vittime di linciaggi, sette uomini e una donna.
Il GAM sostiene che la situazione di insicurezza e di violenza che vive la popolazione guatemalteca non migliorerà se le autorità competenti non realizzeranno azioni concrete immediatamente anche dentro della stessa istituzione.
“Il GAM ritiene che in tema di sicurezza l’attuale governo continua a deludere, esempio della debolezza è l’indagine penale di un ex ministro dell’Interno, un altro che è scappato, e due ex direttori della Polizia Nazionale Civile sono detenuti per differenti delitti” afferma il GAM.  
Adital 18/03/2010

87 - GAM REGISTRA 151 MUERTES EN LOS PRIMEROS 15 DÍAS DE MARZO

Todo indica que el mes de marzo será uno de los más violentos en Guatemala. Según informaciones divulgadas ayer (16) por el Grupo de Apoyo Mutuo (GAM), al menos 151 personas murieron de forma violenta en primeras dos semanas del mes. La situación es contraria a la que ocurrió en el mes pasado, lo cual fue considerado el menos violento de los últimos dos años.
El número corresponde a los primeros 15 días de la administración de Carlos Menocal - quien substituyó Raúl Velásquez - en el Ministerio de Gobernación. De las 151 muertes violentas, 132 eran hombres, 17 mujeres y dos niñas. En el mismo periodo, GAM registró al menos cuatro secuestros, siendo las víctimas dos hombres y dos mujeres.
Los pilotos de transporte públicos también no escaparon de la violencia: siete pilotos de buses murieron y tres se quedaron gravemente heridos. Al menos ocho personas fueron víctimas de linchamientos, siendo siete hombres y una mujer.
GAM acredita que la situación de inseguridad y violencia que vive la población guatemalteca no mejorará si las autoridades competentes no realizaren acciones de pronto hasta mismo dentro de la propia institución.
"El Grupo de Apoyo Mutuo considera que en materia de seguridad continúa fallando el actual gobierno, muestra de la debilidad es la investigación penal de un ex ministro de gobernación, otro que se encuentra fugado y dos ex directores de la PNC [Policía Nacional Civil] están detenidos por diversos delitos", presenta.
Adital 18/03/2010

sabato 27 marzo 2010

86 - DOSSIER SOTTOLINEA LA RIDUZIONE DELLA VIOLENZA NEL MESE DI FEBBRAIO

Il Guatemala ha ridotto di un 28% il numero di morti violente nel mese di febbraio, confrontato con quello del mese precedente. Questo dato risulta dal “Dossier sulla situazione dei diritti umani in Guatemala ed episodi di violenza durante il mese di febbraio 2010”, reso pubblico dal Gruppo di Appoggio Mutuo (GAM).
Secondo il riassunto del Dossier, il GAM ha registrato – attraverso il monitoraggio dei mezzi di comunicazione – 256 vittime durante il mese di febbraio. In totale 610 persone sono morte in modo violento nei primi due mesi del 2010.
Il numero di uomini morti in circostante violente si è ridotto. Secondo il dossier, mentre a gennaio 312 delle vittime erano maschi, in febbraio la cifra è diminuita a 221, con una flessione del 30%. La quantità di donne morte in modo violento è diminuita, non tanto come quella dei maschi: solo il 17%, dato che per il GAM “indica che le donne continuano come gruppo fortemente vulnerabile”.
Secondo il dossier, le vittime donne hanno principalmente tra 16 e 30 anni. Nel 2009 si sono registrate in media 44 uccisioni di donne al mese. Quest’anno, in soli due mesi, la media è di 37 vittime. Il documento segnala che il 44% delle morti violente di donne avviene nella capitale guatemalteca, il 15% nel dipartimento di San Marcos e l’11% in quello di Suchitepéquez.
Non è stato solo il numero dei morti a diminuire nel mese di febbraio. Secondo il dossier, anche la quantità di feriti per cause violente  è diminuita considerevolmente nel mese di febbraio. Da 168 vittime di gennaio, si è passati a 127 a febbraio, cioè una diminuzione del 24%.
Secondo il GAM, questa riduzione della violenza non vuole dire che le politiche di sicurezza dello stato stanno diventando effettive nel paese. “Non ci sono informazioni che indichino che la riduzione è motivata dall’effettività delle politiche di sicurezza, potrebbe essere anche perché i responsabili delle morti violente hanno smesso di commetterle”, considera il dossier.
Secondo il dossier, questa riduzione probabilmente non si ripeterà a marzo, dato che 43 persone sono morte e 18 sono state ferite nei primi tre giorni del mese
“Il GAM monitorerà a fondo il lavoro della polizia Nazionale Civile ora che vi è una nuova amministrazione, perché ciò permetterà di determinare che esistono politiche di sicurezza e che queste abbiano effetti positivi”.  
Il documento rivela anche che la professione più rischiosa continua ad essere quella degli autisti del trasporto pubblico. Solamente nel 2010 sono stati uccisi 23 autisti e 17 sono stati feriti. La violenza colpisce anche i passeggeri del trasporto pubblico. Secondo il dossier, in questi due mesi, 8 persone sono morte e 31 sono rimaste ferite.
Il dossier sottolinea anche come i lavoratori del settore pubblico siamo coinvolti nella corruzione e in altri delitti.
Karol Assunção, Adital – 08/03/2010

85 - INFORME DESTACA REDUCCION DE VIOLENCIA EN EL MES DE FEBRERO

Guatemala redujo en un 28% el número de muertes violentas durante el mes de febrero, comparado con el mes anterior. Esto es lo que afirma el "Informe sobre la situación de los derechos humanos en Guatemala y hechos de violencia durante el mes de febrero de 2010", divulgado la semana pasada por el Grupo de Apoyo Mutuo (GAM).
De acuerdo con el resumen ejecutivo del Informe, el GAM registró -a través del monitoreo de los medios de comunicación- 256 víctimas durante el mes de febrero. En total, 610 personas murieron de forma violenta en los dos primeros meses de 2010.
El número de hombres muertos violentamente también se redujo. Según el informe, mientras que en enero 312 de las víctimas eran hombres, en febrero la cifra cayó a 221, o sea, una caída del 30%. La cantidad de mujeres muertas de forma violenta también disminuyó, pero no tanto como la de los hombres: sólo el 17%, lo que, para el GAM, "indica que las mujeres continúan como un grupo sumamente vulnerable".
De acuerdo con el informe, las víctimas mujeres tienen, principalmente, entre 16 y 30 años. El año 2009 registró, en promedio, 44 muertes de mujeres por mes. Este año, en sólo dos meses, el promedio es de 37 víctimas. El documento destaca que el 44% de los casos de muertes violentas de mujeres suceden en la capital guatemalteca, el 15% en el departamento de San Marcos, y el 11% en Suchitepéquez.
No fue sólo el número de muertes lo que disminuyó el mes pasado. Según el informe, la cantidad de heridos por causas violentas también disminuyó considerablemente en el mes de febrero. De acuerdo con el informe, de 168 víctimas en enero, se pasó a 127; o sea, una caída del 24%.
Para el GAM, esta reducción de víctimas de violencia no quiere decir que las políticas de seguridad están siendo efectivas en el país. "No se cuenta con información que indique que la reducción esté motivada por la efectividad de las políticas de seguridad, podría ser también porque los responsables de las muertes violentas dejaron de cometerlas", considera.
Según el Grupo, esta reducción probablemente no se repetirá en marzo, ya que 43 personas murieron y 18 quedaron feridas durante los tres primeros días del mes.
“El GAM monitoreará profundamente el trabajo de la PNC [Policía Nacional Civil] ahora que existe una nueva administración, porque esto permitirá determinar que existan políticas de seguridad y que las mismas surtan efectos positivos", afirma.
El documento también revela que la profesión más vulnerable continúa siendo la de chofer de transporte público. Solamente durante este año, 23 choferes murieron y 17 quedaron heridos. La violencia también afecta a los pasajeros de los transportes colectivos. Según datos del informe, en estos dos meses, ocho personas murieron y 31 quedaron heridas.
El informe también destaca a los trabajadores públicos involucrados en corrupción y otros delitos.
Karol Assunção * Adital – 08/03/2010

mercoledì 24 marzo 2010

84- IL TRIBUNALE DI COSCIENZA

La settimana scorsa ha concluso la sua attività il “Tribunale di Coscienza”, un processo simbolico allo Stato guatemalteco, per i crimini sessuali contro centinaia di donne, commessi durante gli anni del conflitto armato interno dall’esercito e da altre forze repressive.
Questo non è il primo Tribunale di Coscienza che si realizza nel mondo, dato che già ce ne sono stati simili a Tokio, in Ruanda, nella ex Yugoslavia e in Perù. Questo significa che la violenza sessuale contro le donne è stata utilizzata come arma di guerra, non solo in Guatemala, ma anche in molti altri conflitti armati, lungo la storia e in varie parti del mondo.
Per coloro che si domandano: che cosa è la violenza sessuale? è necessario chiarire che questa non si riferisce solamente alle violazioni sessuali, ma che include anche altri crimini, come l’umiliazione sessuale, la schiavitù sessuale, la mutilazione sessuale, la sterilizzazione forzata, la gravidanza forzata e altri. Anche se è certo che alcuni di questi crimini potrebbero avvenire anche nei confronti di uomini, le evidenze dimostrano che quasi sempre sono stati commessi contro donne, come nel caso del Guatemala, dove il 99% delle vittime della violenza sessuali durante la guerre furono donne. La Commissione per il Chiarimento Storico ha documentato 1.465 violenze sessuali su donne, tra le quali l’89% erano maya.  Naturalmente furono molte di più, però molte donne non solo vissute abbastanza per raccontarlo e altre non hanno osato denunciarlo, per paura di essere uccise, o che fossero uccise le famiglie, o che soffrissero umiliazioni comunitarie.
Una delle donne che ha presentato la sua testimonianza di fronte al Tribunale, ha iniziato il suo intervento dicendo: “Noi donne abbiamo dovuto aspettare oltre trenta anni per rompere il silenzio ed esprimere il nostro dolore”. E sia lei che le altre donne hanno parlato in nome di tutto un gruppo che ha condiviso l’umiliazione, il dolore, l’indignazione, il silenzio per molti anni e che oggi condivide la lotta per il recupero della dignità, della memoria e della parola. 
Questo gruppo di donne ha avuto il coraggio di rompere il silenzio e di lanciare una sfida al sistema di giustizia guatemalteco, nella speranza che uno Stato che non solo non aveva protetto né rispettato i loro diritti, ma che fu anche responsabile di quanto successe, finalmente realizzi il compito che gli corrisponde e investighi i riprovevoli atti commessi contro la popolazione in generale e contro le donne in particolare, in quel tempo e ora.
In questo senso, le Magistrate che compongono il Tribunale di Coscienza, hanno affermato nella loro decisione finale che questi atti “furono realizzati da funzionari o impiegati pubblici e agenzie statali delle forze di sicurezza e militari. Così lo Stato è responsabile direttamente per gli atti commessi da civili ai quali aveva delegato, de jure o de facto, la potestà di agire in suo nome, o con il suo consenso, con accondiscendenza  o consapevolezza.
In questa contesto sono compresi i comisionados militares, agenti dell’autorità militare secondo la legge, i patrulleros civiles quando hanno agito organizzati, orientati o costretti, o con conoscenza dell’autorità militare, i padroni delle tenute, per le funzioni di polizia ad essi concesse dal Codice Penale del 1936, e qualsiasi terzo che ha agito sotto la direzione o con cognizione dei rappresentanti statali. Le responsabilità di gran parte di queste violazioni raggiungono, nella linea del potere militare e della responsabilità politica a amministrativa, i più altri gradi dell’Esercito, della Polizia Nazionale e dei Governi che si sono succeduti.
Questo è stato solo il primo passo, poi, dopo il processo simbolico, i tribunali guatemaltechi vedranno avvicendarsi molte domande di giustizia e di risarcimento. Non è importante quanti anni siano passati, dato che il diritto internazionale riconosce la violenza sessuale come crimine di lesa umanità, e questo tipo di delitti non si prescrivono, cioè i responsabili possono essere denunciati e giudicati in qualunque momento, anche se è passato molto tempo.
Grazie alla tenacia e al coraggio delle donne, che hanno osato rompere il silenzio, la società guatemalteca non dovrà continuare sprofondata nell’incoscienza, né le donne dovranno continuare ad attendere che venga riconosciuta la loro dignità umana e il loro diritto alla giustizia.
(Lily Muñoz, AVANCSO,  Adital – 12/03/2010)

83 - EL TRIBUNAL DE CONCIENCIA, UN ANTÍDOTO PARA LA INCONSCIENCIA

La semana pasada se llevó a cabo el Tribunal de Conciencia, un juicio simbólico al Estado guatemalteco, por los crímenes sexuales en contra de cientos de mujeres, cometidos durante los años del conflicto armado interno por el ejército y otras fuerzas represivas.
Éste no es el primer Tribunal de Conciencia que se realiza en el mundo, pues ya hubo otros similares en Tokio, Ruanda, la ex Yugoslavia y Perú. Eso significa que la violencia sexual contra las mujeres ha sido utilizada como arma de guerra, no sólo en Guatemala, sino en muchos conflictos armados, a lo largo de la historia, en distintas partes del mundo.
Para quienes se preguntan, ¿qué es la violencia sexual?, es necesario aclarar que ésta no se refiere sólo a las violaciones sexuales, sino que incluye también otros crímenes, como la humillación sexual, la esclavitud sexual, la mutilación sexual, la esterilización forzada, el embarazo forzado, y otros. Si bien es cierto que algunos de estos crímenes podrían darse contra hombres también, las evidencias demuestran que casi siempre se dan contra mujeres, como en el caso de Guatemala, donde el 99% de las víctimas de violencia sexual durante la guerra, fueron mujeres.
Sólo la Comisión para el Esclarecimiento Histórico, documentó 1,465 violaciones sexuales a mujeres, entre las cuales, casi el 89% eran mayas. Desde luego, fueron muchas más, pero muchas no vivieron para contarlo y otras, no se han atrevido a denunciarlo, por miedo a que las maten, a que maten a su familia, o a sufrir la humillación comunitaria.
Una de las mujeres que presentaron su testimonio ante el Tribunal, empezó su intervención diciendo: "Las mujeres de este país, hemos tenido que esperar más de 30 años para romper el silencio y expresar nuestro dolor". Y es que tanto ella como las demás, hablaron en nombre de todo un colectivo que compartió la humillación, el dolor, la indignación y el silencio por muchos años y que hoy comparte la lucha por la recuperación de la dignidad, la memoria y la voz.
Este colectivo de mujeres ha tenido el valor de romper el silencio y de lanzar un desafío al sistema de justicia guatemalteco, esperando que un Estado que no sólo, no protegió ni respetó sus derechos, sino que además fue responsable de lo sucedido, finalmente cumpla con el papel que le corresponde, e investigue los abominables actos cometidos en contra de la población en general y en contra de las mujeres en particular, en aquella época y ahora.
En este sentido, las Magistradas que integraron el Tribunal de Conciencia, afirmaron en su pronunciamiento final que dichos actos "fueron realizados por funcionarios o empleados públicos y agencias estatales de fuerzas de seguridad y militares. Así mismo, el Estado tiene responsabilidad directa por los actos de civiles en los que delegó de jure o de facto, potestad para actuar en su nombre, o con su consentimiento, aquiescencia o conocimiento. En esta situación se incluye a los comisionados militares, agentes de la autoridad militar según la ley, los patrulleros civiles en tanto actuaron organizados, orientados, obligados o con conocimiento de la autoridad militar, los dueños de fincas, por las funciones policiales que les otorgó el Código Penal de 1936, y cualquier otro tercero que actuó bajo dirección o con conocimiento de agentes estatales. Las responsabilidades de gran parte de estas violaciones alcanzan, en la línea de mando militar y de la responsabilidad política y administrativa, a los más altos grados del Ejército, Policía Nacional y de los sucesivos Gobiernos".
Éste fue sólo el primer paso, pues luego del juicio simbólico, los tribunales guatemaltecos verán desfilar muchas demandas de justicia y reparación. No importa cuántos años hayan pasado, ya que el Derecho Internacional reconoce a la violencia sexual como crimen de lesa humanidad y este tipo de delitos no prescriben, es decir, que los responsables pueden ser denunciados y juzgados en cualquier momento, aunque haya pasado mucho tiempo.
Gracias a la valentía y al coraje de las mujeres que se han atrevido a romper el silencio, la sociedad guatemalteca no tendrá que seguir sumida en la inconsciencia, ni las mujeres tendremos que seguir esperando que se nos reconozca nuestra dignidad humana y nuestro derecho a la justicia.
(Lily Muñoz, AVANCSO,  Adital – 12/03/2010)

domenica 21 marzo 2010

82 - OIL CHIEDE LA SOSPENSIONE DELLE ATTIVITA’ DI DUE IMPRESE MINERARIE NEL PAESE.

Alcune operazioni minerarie in Guatemala potranno essere sospese. Secondo un comunicato delle organizzazioni e istituzioni guatemalteche, reso pubblico lo scorso 10 marzo, la Commissione di Specialisti per l’applicazione degli accordi e delle raccomandazioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), ha chiesto la sospensione delle operazioni minerarie di due compagnie minerarie nel paese.
Secondo le organizzazioni, gli specialisti, basandosi sull’Accordo 169 della OIL, ratificato dal Guatemala nel 1996, hanno chiesto l’interruzione delle attività delle imprese  Cementos Progreso S.A. in San Juan Sacatepéque e anche della Miniera Marlin, proprietà della impresa Montana Exploradora/Goldcorp, in Sipacapa e San Miguel Ixtahucán.
L’idea è che le operazioni minerarie siano sospese fino a quando le imprese adempiano gli obblighi previsti dagli articoli 7 e 15 dell’Accordo 169 della OIT. Cioè fino a quando si realizzino le consultazioni previe con i popoli indigeni danneggiati e gli studi necessari sugli aspetti sociali, culturali e ambientali nelle aree utilizzate dalle imprese.
Lo scorso mese, in accordo con il pronunciamento delle organizzazioni, la Corte Costituzionale ha decise che l’Accordo 169 della OIL è una Legge Ordinaria in Guatemala e per questo, la consultazione dei popoli indigeni è obbligatoria.
Forti di questa decisione, le organizzazioni guatemalteche hanno inviato al presidente Alvaro Colom, lo scorso 2 marzo, una petizione per sospendere le operazioni delle due compagnie minerarie. Secondo l’articolo 28 della Costituzione politica del paese, il presidente guatemalteco ha 30 giorni per comunicare se adempirà la richiesta. 
Chiediamo al Governo il rigoroso compimento delle risoluzioni della OIL e della Corte Costituzionale, specialmente la “sospensione delle attività di estrazione mineraria a San Juan Sacatepéquez, San Miguel Ixtahucán y Sicacapa, e l’obbligatorietà delle consultazioni dei popoli indigeni quando si tratti di sviluppare nuovi progetti di presunto sviluppo nei nostri territori”, sottolineano.
Le risoluzioni della OIL e della Corte Costituzionale sono il risultato delle lotte di resistenza delle organizzazioni e istituzioni guatemalteche a favore dei diritti e delle consultazioni comunitarie. Senza dubbio, tali vittorie generano già le reazioni degli imprenditori minerari. Secondo il comunicato, le  imprese nazionali e internazionali hanno già fatto girare in internet un scritto polemico nel quale accusano le organizzazioni e le comunità guatemalteche di fare parte di organizzazioni terroristiche come Al Qaeda  e i Talebani.
 La dichiarazione è firmata da Convergencia Maya Wag ibKej, Consejo de los pueblos del Occidente, Asamblea Departamental de Huehuetenango, Consejo de los pueblos de San Marco, Consejo de los Pueblos del Quiché,. Coordinadora Nacional Indígena y Campesina (Conic), Colectivo de Ecologistas Madre Selva y comunidades de San Juan Sacatepéquez (Guatemala) y de San Miguel  Ixtahuacán y Sipacapa (San Marcos).
Karol Assunção, Adital, 15/03/2010

81 - OIT PIDE SUSPENSION DE ACTIVIDADES DE DOS EMPRESAS MINERAS EN EL PAIS

Algunas operaciones mineras en Guatemala podrán ser suspendidas. De acuerdo con un comunicado de las organizaciones e instituciones guatemaltecas, divulgado el pasado miércoles (10), la Comisión de Especialistas en aplicación de convenios y recomendaciones de la Organización Internacional del Trabajo (OIT) pidió la suspensión de operaciones mineras de dos empresas en el país.
Según las organizaciones, los especialistas, basados en el Convenio 169 de la OIT, ratificado por Guatemala en 1996, pidieron la interrupción de las actividades de la empresa Cementos Progreso S.A. en San Juan Sacatepéque y también de la Mina Marlin, propiedad de la empresa Montana Exploradora/Goldcorp, en Sipacapa y San Miguel Ixtahucán.
La idea es que las operaciones mineras queden suspendidas hasta que las empresas cumplan los artículos 7 y 15 del Convenio 169 de la OIT. O sea, hasta que se realicen consultas previas con los pueblos indígenas afectados y los estudios necesarios sobre la cuestión social, cultural y ambiental en las áreas utilizadas por las empresas.
El pasado mes, de acuerdo con el pronunciamiento de las organizaciones, la Corte de Constitucionalidad también resolvió que el Convenio 169 de la OIT es una Ley Ordinaria en Guatemala y por esto, la consulta a los pueblos indígenas debe ser obligatoria.
Apoyadas en esas resoluciones, las organizaciones guatemaltecas enviaron al presidente Álvaro Colom, el pasado día 2, una petición de suspensión de las operaciones de dos empresas mineras. De acuerdo con el artículo 28 de la Constitución Política del País, el mandatario   guatemalteco tiene 30 días para anunciar se cumplirá o no la solicitud.
"Exigimos al Gobierno el estricto cumplimiento de las resoluciones de la OIT y de la Corte de Constitucionalidad, especialmente "suspensión de actividades de extracción minera en San Juan Sacatepéquez, San Miguel Ixtahucán y Sicacapa y la obligatoriedad de la consulta a los pueblos indígenas cuando se trata de impulsar proyectos de supuesto desarrollo en nuestros territorios", destacan.
Las resoluciones de la OIT y de la Corte de Constitucionalidad son el producto de luchas de resistencia de organizaciones e instituciones guatemaltecas a favor de los derechos  y de las consultas comunitarias. Sin embargo, tales victorias ya generaron reacciones de empresarios mineros. De acuerdo con el comunicado, empresas nacionales e internacionales ya hicieron circular en internet un pasquín en el que acusan a las organizaciones y a las comunidades guatemaltecas de participar de organizaciones terroristas, como AL Qaeda - Talibám.
La declaración es de firmada por : Convergencia Maya Wag ibKej, Consejo de los pueblos del Occidente, Asamblea Departamental de Huehuetenango, Consejo de los pueblos de San Marco, Consejo de los Pueblos del Quiché,. Coordinadora Nacional Indígena y Campesina (Conic), Colectivo de Ecologistas Madre Selva y comunidades de San Juan Sacatepéquez (Guatemala) y de San Miguel  Ixtahuacán y Sipacapa (San Marcos).
Karol Assunção, Adital, 15/03/2010

mercoledì 17 marzo 2010

80 - AUMENTANO LE MORTI E LE VIOLENZE NEL 2010

Gli atti di violenza e la situazione dei diritti umani in Guatemala sono monitorati mensilmente. Una analisi dei mezzi di comunicazione sia scritti sia radiotelevisivi permette al Grupo de Apoyo Mutuo (GAM), una organizzazione che lavora da 25 anni in favore dei diritti umani, di offrire alla popolazione e alle realtà internazionali dei rapporti alternativi sull’aumento della violenza nel paese. I rapporti sono elaborati anche al fine di orientare il potere pubblico verso altre alternative.
Il “Rapporto sulla situazione dei diritti umani e degli atti di violenza” divulgato in gennaio, ha constatato una volta di più la debolezza dello Stato a garantire e proteggere la vita e la sicurezza della popolazione guatemalteca. “E’ stato evidenziato nell’analisi mensile un grande incremento della quantità di persone ferite, e questo è un chiaro indice dell’aumento degli atti violenti contro la popolazione” afferma il Rapporto. Nel solo mese di gennaio sono state calcolate 214 persone ferite a causa dalla violenza. Questo numero segnala un incremento del 50% confrontato con i dati del mese di gennaio del 2009.
Il primo mese del 2010 può essere considerato estremamente violento anche per il numero di 354 morti. Gli uomini sono stati i più colpiti, con 312 morti. Nel 90% dei casi i crimini sono stati commessi con armi da fuoco. Questo dato dimostra che la circolazione di armi illegali nel paese continua al di fuori del controllo delle autorità.
Grazie al monitoraggio, il GAM può anche identificare i professionisti più colpiti dalla mancanza di sicurezza nel paese. Ancora una volta si ripetono i dati, e i conducenti del trasporto pubblico sono al vertice dell’elenco dei più vulnerabili. In secondo luogo vi sono i commercianti, seguiti dagli assistenti degli autisti e dagli incaricati della sicurezza.  Secondo il rapporto, nel tentativo di rendere meno difficile  la situazione che colpisce i conducenti dei bus, il governo in marzo pensa di attivare un sistema pre pagato.
Le aree dove comunemente si registravano pochi fatti violenti stanno diventando i luoghi con i maggiori indici di violenza, nonostante la presenza della polizia. “Sottolineiamo che all’inizio del 2010 dipartimenti e zone che per vari anni non avevano registrato tanta violenza, in questo anno presentano un aumento dei casi di morti violente, situazione che rispecchia una disorganizzazione del sistema di sicurezza e una mancanza di protezione che le autorità del paese offrono alla popolazione”.
I dipartimenti dove si sono registrati i più alti indici di violenza sono stati la capitale (con 92 vittime), seguita da Escuintla (con 26), San Marcos (con18) e Suchitepéquez (con 15). I municipi più violenti sono stati Villa Nueva, con 26 vittime,  Villa Canales, con 17; Mixco, con 15; e Chimaltenango, con 10.
Anche il numero delle esecuzioni stragiudiziali preoccupa il GAM. Nel gennaio 2009 la quantità di morti era diminuita, ma a gennaio 2010 ci sono state cinque vittime, erano tutti maschi e uccisi con armi da fuoco. 
La violenza, che colpisce la popolazione guatemalteca, provoca un cambiamento negativo nei comportamenti. Il GAM avverte questo “livello di disperazione” mediante il conteggio delle azioni arbitrarie che stanno accadendo ovunque, incluso nelle università. “Ciò avviene come conseguenza della poca o nulla reazione degli incaricati della sicurezza, cosa che provoca grandissima sfiducia nei guatemaltechi, e consente che atti come i linciaggi si diffondano come una piaga in tutto il paese”.
Il Guatemala ha un lungo cammino davanti a sé per garantire il rispetto dei diritti umani della popolazione. La violenza diffusa è eredità di una guerra di oltre tre decenni che, secondo quanto sembra, non è ancora cessata. Per cercare di trasformare questa realtà, il GAM presenta una serie di suggerimenti e raccomandazioni riguardo al tema della sicurezza del paese. Tra le principali misure vi sono il conteggio delle armi da fuoco, l’investigazione delle morti dei conducenti, la implementazione della Commissione per la riforma della Polizia e la prosecuzione dell’attuazione degli accordi di pace.
Natasha Pitts, Adital, 25/0/2010.

79 - PAIS REGISTRA AUMENTO EN LAS MUERTES Y ACTOS VIOLENTOS EN EL PRIMER MES DE 2010

Los actos de violencia y la situación de los derechos humanos en Guatemala son monitoreados mensualmente. Un análisis de los medios de comunicación escritos y hablados permite que el Grupo de Apoyo Mutuo (GAM), entidad que trabaja hace 25 años en pro de los derechos humanos, brinde a la población y a las entidades internacionales informes alternativos sobre el aumento de la violencia en el país. Los informes son elaborados también con vistas a orientar el poder público a buscar alternativas.
El "Informe sobre la situación de los derechos humanos y actos de violencia", divulgado en enero, constató una vez más la debilidad del Estado en garantizar y velar por la vida y seguridad de la población guatemalteca. "Se notó en el registro mensual un fuerte incremento en la cantidad de personas heridas; y eso es un indicativo claro de un incremento en los actos violentos en contra de la población", afirma el Informe. Solamente en el mes de enero fueron contabilizadas 214 heridas causadas por la violencia. El número registra un aumento del 50% se comparado a enero del 2009.
El primer mes de 2010 puede ser considerado extremadamente violento también debido al registro de 354 muertes. Los varones fueron los más afectados, con 312 óbitos. En 90% de los casos los crímenes fueron cometidos con armas de fuego. Ese dado demuestra que continúa sin control por parte de las autoridades responsables la circulación de armas ilegales en el país.
Gracias al monitoreo, el GAM también puede identificar los profesionales más afectados por la falta de seguridad en el país. Una vez más se repiten los datos, y los motoristas del transporte colectivo están en el topo de la lista de los más vulnerables. En segundo lugar están comerciantes, seguidos por los ayudantes de motorista y agentes de seguridad. Según el Informe, en el intento de amenizar la situación que afecta a los motoristas de colectivos el gobierno va a implementar en marzo un sistema pre pagado.
Áreas en dónde comúnmente se registraban pocas ocurrencias están se tornando los lugares con los mayores índices de violencia aun en presencia de policías. "Resaltamos que en el inicio de 2010 nuevos departamentos y zonas que por varios años no habían reportado tanta violencia, en este año reflejan aumento en los casos de muertes violentas, situación que refleja un desorden del sistema de seguridad y falta de protección que las autoridades del país brindan a la población".
Los departamentos donde se registraron los más altos índices de violencia fueron la capital, con 92 víctimas, seguida por Escuintla, con 26; San Marcos, con 18 y Suchitepéquez, con 15. Los municipios en el topo de la lista de los más violentos fueron Villa Nueva, con 26 víctimas; Villa Canales, con 17; Mixco, con 15; y Chimaltenango, con 10.
La cantidad de ejecuciones extrajudiciales también preocupa al GAM. En enero de 2009, la cantidad de muertes había decrecido; pero enero del 2010 registró cinco víctimas, siendo que todas eran varones y fueron muertos por armas de fuego.
La violencia que somete a la población guatemalteca provoca un cambio negativo en los comportamientos. El GAM percibe ese "nivel de desesperación" por medio de la contabilización de acciones arbitrarias que están aconteciendo incluso en universidades. "Eso pasa por consecuencia de la poca, sino nula reacción de los agentes de seguridad, provocando muchísima desconfianza en el guatemalteco, permitiendo que actos como linchamientos se propaguen como una plaga en todo el país".
Guatemala tiene un largo camino por delante cuanto a garantizar el respeto de los derechos humanos de su población. La fuerte violencia es herencia de una guerra de más de tres décadas que, según parece, aun no cesó. Para intentar transformar esa realidad, el GAM hace una seria de sugerencias y recomendaciones en lo que se refiere a la seguridad del país. Entre las principales medidas están la fiscalización de las armas de fuego, investigación de las muertes de motoristas, implementación de la Comisión de reforma Policial y continuidad del cumplimiento de los acuerdos de paz.
Natasha Pitts, Adital  25/02/2010

domenica 14 marzo 2010

78 - DOSSIER SEGNALA CHE LA CRISI ALIMENTARE AVREBBE GIA’ CAUSATO OLTRE 460 MORTI

“La crisi alimentare costituisce una seria e costante minaccia per lo sviluppo del paese e per il benessere dei suoi abitanti, in particolare per la popolazione indigena e contadina”. Questa è una delle conclusioni del Dossier finale della Missione internazionale di Verifica intitolato “Il diritto all’alimentazione in Guatemala” che è stato presentato il 9 marzo durante una conferenza stampa a Città del Guatemala.
Secondo il dossier, il Guatemala affronta una “grave crisi alimentare”. I dossier realizzati in precedenza da altri organismi non lasciano dubbi.  Il Dossier “Stato Globale dell’infanzia 2007” realizzato dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef), per esempio, dimostra che il paese ha la percentuale più alta di bambini denutriti in America Latina.
Anche i dati raccolti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione (FAO) evidenziano questo problema nel paese: oltre due milioni (circa il 15% della popolazione) di guatemaltechi e guatemalteche si trovano a rischio di insicurezza alimentare.
“Attualmente, il paese sta attraversando una grave crisi alimentare. Il Governo ha dichiarato lo stato di calamità pubblica per l’emergenza alimentare l’8 settembre 2009, e misura questa che continua ad essere in vigore, e ha stimato che  questa calamità ha causato, fino ad oggi, 462 morti (tra i quali 54 bambini)”.
Secondo il Dossier, il presidente Alvaro Colom ha sostenuto che la crisi alimentare è “provocata da una lunga storia di iniquità”. La situazione si è aggravata ancora più a seguito dei disastri naturali causati da uragani, come quello che ha colpito il paese nel 2005. L’anno scorso anche la siccità provocata da El Niño ha provocato dei problemi, perché ha distrutto il 90% della produzione di alimenti del paese.
Senza dubbio, i problemi del Guatemala non si riducono solo alla crisi alimentare. Violenze ai difensori dei diritti umani, conflitti per la terra e sgombri  sono anche questioni affrontate dai guatemaltechi.
Una ampia gamma di documenti e studi sulla situazione dei Diritti economici, sociali e culturali in Guatemala evidenziano che la denutrizione cronica, la violazione dei diritto all’alimentazione e dei Diritti economici, sociali e culturali, gli attacchi contro i difensori di questi diritti continuano ad essere una realtà quotidiana in Guatemala” afferma.
Secondo il Dossier, tuttavia non c’è ancora nel paese, una politica di tutela dei difensori dei diritti umani. “Le questioni relative alla sicurezza, alla protezione dei difensori, l’indagine effettiva delle denunce e le sanzioni ai responsabili di aggressioni, intimidazioni e attentati contro persone e organizzazioni non formano parte o sono scarsamente presenti nelle agende istituzionali” aggiunge.
Karol Assunção, Adital  10 03 2010

77 - INFORME INDICA QUE CRISIS ALIMENTARIA YA HABRÍA CAUSADO MÁS DE 460 MUERTES

"La crisis alimentaria constituye una seria y persistente amenaza para el desarrollo del país y para el bienestar de sus habitantes, en particular de las poblaciones indígenas y campesinas". Ésta es una de las conclusiones del Informe Final de la Misión Internacional de Verificación titulado "El derecho a la alimentación en Guatemala", que fue presentado ayer (9) en una conferencia de prensa en la Ciudad de Guatemala.
De acuerdo con el informe, Guatemala enfrenta una "grave crisis alimentaria". Informes realizados anteriormente por otros organismos no dejan mentir. El informe "Estado Global de los niños 2007", desarrollado por el Fondo de las Naciones Unidas para la Infancia (Unicef), por ejemplo, muestra que el país tiene el porcentaje más alto de niños con desnutrición en América Latina.
Datos de la Organización de las Naciones Unidas para la Agricultura y la Alimentación (FAO) también revelan este problema en el país: más de 2 millones (aproximadamente el 15% de la población) de guatemaltecos y guatemaltecas están en situación de riesgo de inseguridad alimentaria.
"En la actualidad, el país está atravesando una grave crisis alimentaria. El Gobierno declaró el estado de calamidad pública por emergencia alimentaria el 8 de septiembre de 2009, que continúa vigente en el momento de la redacción del presente informe, y evaluó que esta calamidad había causado, hasta la fecha mencionada, 462 muertos (entre los cuales figuran 54 niños)", señala.
De acuerdo con el informe, el presidente Álvaro Colom afirmó que la crisis alimentaria es "provocada por una larga historia de iniquidad". La situación se agravó todavía más con desastres naturales causados por huracanes, como el que afectó al país en 2005. El año pasado, la sequía provocada por El Niño también provocó problemas, porque destruyó el 90% de la producción de alimentos del país.
Sin embargo, los problemas de Guatemala no se reducen sólo a la crisis alimentaria. Ataques a defensores y defensoras de derechos humanos, conflictos de tierras y evacuaciones también son cuestiones enfrentadas por guatemaltecos y guatemaltecas.
"Una amplia gama de documentos y estudios de la situación de los Derechos Económicos, Sociales y Culturales (Desc) en Guatemala evidencian que la desnutrición crónica, la violación del derecho a la alimentación y de los Desc y los ataques contra los defensores y las defensoras de estos derechos siguen siendo una realidad cotidiana en Guatemala", afirma.
Según el informe, todavía no hay, en el país, una política de protección a los defensores de derechos humanos. "Las cuestiones relativas a la seguridad, a la protección de defensores y defensoras, la investigación efectiva de las denuncias y la sanción de los responsables de agresiones, intimidaciones y atentados contra personas y organizaciones no forman parte o están escasamente presentes en las agendas institucionales", considera.
Karol Assunção , Adital  10 03 2010

giovedì 11 marzo 2010

76 - LA CORTE COSTITUZIONALE DICHIARA CHE LA CONSULTA E L’ACCORDO 169 HANNO UGUALE GERARCHIA COSTITUZIONALE.

Sul sito internet di COPAE (http://www.resistencia-mineria.org/espanol) si trova un riassunto delle considerazioni rilevanti della Corte Costituzionale riguardo all’obbligo dello Stato di consultare i popoli indigeni, previo alla concessione delle licenze minerarie e idroelettriche, leggi, regolamenti e politiche pubbliche nei territori dei popolo Maya, Garifuna e Xinca.
La Corte Costituzionale nella sentenza in oggetto (3878-207 del 21 dicembre 2009, Caso: la consulta comunitaria nel Municipio di San Juan Sacatepéquez) riafferma in modo decisivo che la consultazione e tutti i diritti regolati dall’Accordo 169 dell’Organizzazione mondiale del Lavoro hanno pari gerarchia costituzionale, cioè entrano a fare parte dell’elenco dei diritti umani regolati negli articoli dall’1 al 149 della Costituzione della Repubblica del Guatemala, chiamata Parte Dogmatica.
Per tanto, tutte le licenze di ricognizione, esplorazione e sfruttamento minerario e le licenze delle idroelettriche concesse dal Ministero dell’Energia e delle Miniere senza consultazioni, sono illegali e arbitrarie, per la violazione del diritto costituzionale di consultazione e conseguentemente di tutti i diritti collettivi e individuali riconosciuti nella Costituzione politica della Repubblica e negli accordi internazionali ratificati dal Guatemala in materia di  Diritti Umani.
Il terzo paragrafo dell’articolo 44 della Costituzione politica della Repubblica del Guatemala recita chiaramente: “Saranno nulli, ipso iure, le leggi e le disposizioni governative o di qualsiasi altro ordine che riducano, restringano o differiscano i diritti che la Costituzione garantisce”.
COPAE, 10/02/2010

75 - CORTE DE CONSTITUCIONALIDAD DECLARA QUE CONSULTA Y CONVENIO 169 TIENEN IGUAL JERARQUIA CONSTITUCIONAL

En http://www.resistencia-mineria.org/espanol encontrarán un resumen de las consideraciones relevantes de la Corte de Constitucionalidad respecto a la obligación del Estado de consultar a los pueblos Indígenas, previo a la autorización de licencias mineras e hidroeléctricas, leyes, reglamentos y políticas públicas en territorios de los Pueblos: Maya, Garífuna y Xinca.
Tribunal: Corte de Constitucionalidad: Guatemala, 21 de diciembre de 2009.
Expediente: 3878-207
Caso: La Consulta comunitaria en el Municipio de San Juan Sacatepéquez, Departamento de Guatemala
La Corte de Constitucionalidad en su sentencia objeto del presente resumen, reafirma contundentemente que la consulta y todos los demás derechos regulados en el Convenio 169 de la Organización Internacional del Trabajo (OIT), tienen igual jerarquía constitucional, es decir, pasan a formar parte del listado de los derechos humanos regulados en los artículo del 1º al 149 de la Constitución Política de la República de Guatemala, doctrinariamente llamada parte Dogmática. Por lo tanto, todas las licencias de reconocimiento, exploración y explotación minera y las licencias de hidroeléctricas otorgadas por el Ministerio de Energía y Minas sin consulta, son ilegales y arbitrarias por violar el derecho constitucional de consulta, y consecuentemente todos los demás derechos colectivos e individuales reconocidos en la constitución política de la republica y los convenios internacionales ratificados por Guatemala en materia de Derechos Humanos.
El tercer párrafo del artículo 44 de la Constitución Política de la República lo reza con tanta claridad de la siguiente manera: “… Serán nulas ipso jure las leyes y las disposiciones gubernativas o de cualquier otro orden que disminuyan, restrinjan o tergiversen los derechos que la Constitución garantiza”.
COPAE  10/02/2010

lunedì 8 marzo 2010

74 - MANIFESTAZIONI CHIEDONO DI ONORARE LE VITTIME DEL CONFLITTO ARMATO INTERNO

Con l’avvicinarsi della Giornata Nazionale per la onorare le vittime del Conflitto Armato interno, che si celebra il 25 febbraio, il Coordinamento guatemalteco Genocidio Nunca Màs, ha iniziato il 23 febbraio le attività che denunciano i fatti successi durante gli scontri e ricordano le migliaia di morti e scomparsi. La mobilitazione continuerà fino al venerdì 26 febbraio.
Il primo giorno è stato caratterizzato dall’omaggio a Oscar David Hernández, prigioniero e scomparso 26 anni fa. Mercoledì, un forum ha aperto il dibattito sugli sviluppi nella lotta contro l’impunità in Guatemala. Per il 24 sono previste, tra le principali attività, una celebrazione ecumenica in memoria delle vittime del conflitto armato e una marcia per onorare le vittime.
Durante le attività, soprattutto nel momento della marcia che partirà alle ore 11 dalla Cattedrale e arriverà al Congresso, i partecipanti sono chiamati a portare manifesti, sciarpe, e a mettere sui vestiti garofani rossi, per denunciare e esigere giustizia.
Queste attività avvengono nel quadro delle Celebrazioni dell’Anno contro l’Impunità. L’anno 2010 è stato così chiamato dalle differenti organizzazioni civili guatemalteche che compongono il Coordinamento Genocidio Nunca Más. Lo scopo è quello di unire e indurre vari attori sociali, tra cui membri della polizia, avvocati, giudici e promotori a lottare per la fine dell’impunità e per il consolidamento dello Stato di Diritto.
Le organizzazioni per i diritti umani sono state le principali propugnatrici della dichiarazione dell’anno 2010 come anno della lotta contro l’impunità. Queste, insieme ad altre organizzazioni civili, stanno motivando tutta la popolazione guatemalteca a dare il proprio contributo per il riscatto della giustizia. L’impegno, a partire dall’inizio della presente decada, è fondamentale per favorire la continuità delle azioni e così giungere alla realizzazione di un nuovo paese, nel quale vi sia un sistema politico, economico e sociale efficace, inclusivo e esente da corruzione.  
Origine del conflitto armato interno.
Il conflitto armato interno iniziò in Guatemala nell’anno 1962 e durò circa 34 anni. Durante questo periodo si registrarono crimini come la scomparsa di oppositori politici, assassinii, sequestri, abusi sessuali, soprattutto nei confronti di donne indigene. Secondo i dati della Commissione per il Chiarimento Storico (CEH), nel periodo del conflitto interno vi furono 42.275 assassinii. In totale, unendo questo numero con quelli di coloro che sono stati colpiti in vari modi dalla violenza politica in Guatemala, si stima una cifra che supera le 200.000 persone tra morti e desaparecidos.
Il punto di partenza per l’inizio di più di tre decenni di dolore e sofferenza per la popolazione guatemalteca è stata la caduta del governo del Colonnello Jacobo Arbenz nel 1954. Dopo il colpo di stato, è iniziato un processo di chiusura degli spazi politici che ha ristretto notevolmente l’azione dei differenti movimenti sociali. L’aumento del razzismo e la mancanza di volontà politica per iniziare delle riforme sociali, sono considerate come cause del conflitto.
Lo scontro armato finì solamente il 29 dicembre 1996, con la istituzionalizzazione dell’Accordo di Pace tra il Governo e la Unità Nazionale Rivoluzionaria (URNG). Nonostante la conclusione del conflitto, la popolazione porta ancora i segni del dolore e della sofferenza per i desaparecidos, i morti e le violazioni dei diritti umani.
(Natasha Pitts, Adital, 24/02/2010)

73 - ACTOS PIDEN DIGNIFICACIÓN DE LAS VÍCTIMAS DEL CONFLICTO ARMADO INTERNO

Con la proximidad del Día Nacional de la Dignificación de la Víctimas del Conflicto Armado Interno, a celebrarse el 25 de febrero, la Coordinación guatemalteca Genocidio Nunca Mas, inició ayer (23) las actividades que denuncian los hechos sucedidos durante el enfrentamiento y recuerdan a los millares de muertos y desaparecidos. Las acciones de movilización tendrán continuidad hasta el próximo viernes, día 26.
El primer día fue marcado por homenajes a Oscar David Hernández, detenido y desaparecido hace 26 años. Este miércoles, un foro abrió espacio para el debate sobre los avances en la lucha contra la impunidad en Guatemala. Para mañana están previstas, entre las principales actividades, un acto ecuménico en memoria de las víctimas del conflicto armado interno y una marcha por la dignificación de las víctimas.
Durante las actividades de movilización, sobre todo en el momento de la marcha que saldrá a las 11 horas  de la Catedral y seguirá hasta el Congreso de la República, los participantes son llamados a llevar afiches, mantas, mensajes y a poner en sus ropas claveles rojos, como una forma de denunciar y de exigir justicia
Las actividades están aconteciendo en el marco  de las Celebraciones del Año contra la Impunidad. El año 2010 fue bautizado por las diversas organizaciones civiles guatemaltecas que forman la Coordinación Genocidio Nunca Más. La intención es unir e instigar a varios actores sociales, entre ellos policías, abogados, jueces y promotores a luchar por el fin de la impunidad y por el establecimiento de un Estado de Derecho.
Fueron las organizaciones de derechos humanos las principales propulsoras de declarar el año 2010, como el año de lucha contra la impunidad. Estas juntamente con otras organizaciones civiles están motivando a toda la población guatemalteca a dar su contribución en el rescate  de la justicia. El compromiso desde el inicios de presente década es fundamentalmente para impulsar a la continuidad de las acciones y así, llegar a la construcción de un nuevo país coronado por un sistema político, económico y social eficaz, inclusivo y libre de corrupción.
Origen del conflicto armado
El conflicto armado interno tuvo inicio en Guatemala en el año de 1962 y duró cerca de treinta y cuatro años. Durante ese período fueron registrados crímenes como desaparecimientos forzados, asesinatos, secuestros y abusos sexuales, sobre todo contra mujeres indígenas. Según datos de la Comisión para el Esclarecimiento Histórico (CEH), el período del conflicto interno victimó 42.275 personas. En total uniendo este número con los diversos afectados por la violencia política en Guatemala, se estima entre muertos y desaparecidos un cantidad que sobrepasa las 200.000 personas.
El Punto clave para el inicio de más de tres décadas de dolor y sufrimientos para la población guatemalteca, fue la caída del gobierno del coronel Jacabo Arbenz, en 1954. Después del golpe, tuvo inicio un proceso de cierre de los espacios políticos que restringió ampliamente la actuación de los diversos movimientos sociales. La intensificación del racismo y la falta de voluntad política para instituir reformas sociales, son registradas como causas del conflicto.
El enfrentamiento armado solo tuvo fin el 29 de diciembre 1996, con la institucionalización del Acuerdo de Paz entre el gobierno de Guatemala y las Unidad Nacional Revolucionaria (URNG). Aun con la finalización del conflicto, la población aun carga marcas de dolor y sufrimientos por los desaparecidos, muertes y violaciones a los derechos humanos.
Natasha Pitts * Adital, 24/02/2010

venerdì 5 marzo 2010

72 - POLITICHE MIGRATORIE

“La grande sfida sarà quella di disegnare una politica migratoria integrale, che tenga conto delle differenti caratteristiche delle migrazioni in Guatemala come paese di origine, destinazione, transito e ritorno, forzato o volontario, mediante i rimpatri degli immigrati, e dei migranti interni”. Queste sono le conclusioni di Alvaro Caballeros, della Tavola Nazionale per le Migrazioni in Guatemala, nell’analisi “Prospettive migratorie 2010: tendenze e sfide”.
Secondo Caballeros la crisi finanziaria mondiale ha colpito i migranti e le famiglie che dipendono dalle loro rimesse per sopravvivere. In Guatemala, la situazione non è differente. Secondo l’analisi di Caballeros, i benefici della migrazione internazionale nel paese sono cominciati a diminuire di 4.313 milioni di dollari americani nel 2008, e di 3.912 nel 2009.
In compenso, i rimpatri per via aerea sono stati ancora numerosi: 28.051 nel 2008 e 27.222 nel 2009, mentre i rimpatri via terra sono diminuiti da 40.843 del 2008 a 28.786 del 2009. Questa diminuzione si è dovuta principalmente alla crisi degli USA, al muro, ai controlli al lavoro e ai pericoli e abusi ricorrenti nel percorso migratorio nel territorio messicano.
“Dall’inizio dell’anno 2010, i segnali non solo incoraggianti, e sebbene si menzioni una possibile fine dalla crisi, ci sono situazioni che consentono di identificare come le tendenze dell’anno che inizia sono negative in relazione alle rimesse, all’incremento dei rimpatri aerei, al rinvio dell’inizio della riforma migratoria e alla  costanza di una situazione ambientale che sempre più danneggia grandi settori della popolazione povera nei paesi di origine, come Haiti, l’America Centrale e il Messico” sottolinea.
 Quest’anno sono già 2.818 i guatemaltechi rimpatriati dagli USA e una diminuzione significativa delle rimesse in confronto con l’anno precedente. Secondo l’analisi, situazioni come la attuale, insieme alla scarsa importanza data alla riforma migratoria nel governo di Barak Obama, finisce per scoraggiare i giovani a viaggiare negli USA.
La situazione dei migranti guatemaltechi che già si trovano negli USA non è incoraggiante. Abusi, controlli e retate della polizia sono alcune delle situazioni che affrontano queste persone nel territorio statunitense. Una prova di ciò è quello che è successo quest’anno nello stato della Florida, dove la corrispondenza inviata dall’azienda Corporación Immobiliaria La Luz – incaricata dell’emissione di passaporti in Guatemala – è stata violata da parte degli impiegati del corriere espresso Fedex.
“In relazione alle politiche pubbliche del Guatemala relative all’immigrazione, è apprezzabile che sono state incluse nell’agenda governativa, ma sfortunatamente, il contesto degli Stati Uniti e la sicurezza delle migrazioni, così come il continuare delle retate di polizia e gli avvenimenti come quello della Fedex, indicano che per il momento non ci sono segnali chiari di progressi e risultati concreti”.
Secondo Caballeros, la sfida maggiore del Guatemala sarà elaborare una politica migratoria integrale che tenga in considerazione le differenti forme di migrazione nel paese, che evidenzi la questione dei diritti umani e che siano conformi agli accordi internazionali dei quali è parte.
(Menamig – Mesa Nacional para las Migraciones de Guatemala).
Adital, 19/02/2010

71 - POLÍTICAS MIGRATORIAS

"El gran desafío será diseñar una política migratoria integral, que tenga en cuenta las diversas características de las migraciones en Guatemala como país de origen, destino, tránsito y retorno voluntario y forzado, mediante las deportaciones de sus inmigrantes, transmigrantes y migrantes internos". Esto es lo que concluye Álvaro Caballeros, de la Mesa Nacional para las Migraciones en Guatemala, en el análisis "Perspectivas migratorias en 2010: tendencias y desafíos".
De acuerdo con él, la crisis financiera mundial afectó a los migrantes y a las familias que dependen de sus remesas para sobrevivir. En Guatemala, la situación no es diferente. Según el análisis de Caballeros, los beneficios de la migración internacional en el país comenzaron a disminuir -de US$ 4.313 millones en 2008, pasó a US$ 3.912 en 2009.
En compensación, las deportaciones aéreas continuaron altas -28.051 en 2008 y 27.222 en 2009-, mientras que las deportaciones terrestres disminuyeron de 40.843 devoluciones en 2008 a 28.786 en 2009. Tal disminución se debió, principalmente, a la crisis de Estados Unidos, al muro, a los controles laborales y a los peligros y abusos recurrentes en el trayecto migratorio en el territorio mexicano.
"Durante el mes y días que transcurrieron en 2010, las señales no son alentadoras, y aunque se mencione una posible salida de la crisis, ocurrieron situaciones que permiten identificar que las tendencias del año que se inicia son negativas en relación con la entrada de remesas, al incremento de las deportaciones aéreas, a la postergación del inicio de la reforma migratoria y a la persistencia de una situación ambiental que cada vez más vulnera a grandes sectores de la población pobre en los países de origen, como Haití, América Central y México", destaca.
Este año, ya se contabilizan más de 2.818 guatemaltecas y guatemaltecos deportados de Estados Unidos y una disminución significativa de las remesas en comparación con el año anterior. De acuerdo con el análisis, situaciones como éstas, conjuntamente con la poca importancia dada a la reforma migratoria en el gobierno de Barack Obama, termina desalentando a los jóvenes de ir hacia Estados Unidos.
La situación de los migrantes guatemaltecos que ya están en Estados Unidos no es animadora. Abusos, controles y batidas policiales son algunas de las situaciones que enfrentan esas personas en territorio estadounidense. Prueba de ello es lo que ocurrió este año en el Estado de Florida, donde la correspondencia enviada por la empresa Corporación Inmobiliaria La Luz -a cargo de la emisión de pasaportes en Guatemala- fue violada por parte de los empleados de la empresa de servicios de encomienda Fedex.
"En relación con las políticas públicas de Guatemala relativas a la migración, es notable que se incorporaron a la agenda gubernamental, pero desafortunadamente, el contexto de Estados Unidos y la seguridad de las migraciones, así como el seguimiento de las batidas policiales y las situaciones como la de Fedex, reflejan que por el momento no existen señales claras de conquistas y resultados concretos", destaca el análisis.
De acuerdo con Caballeros, el mayor desafío de Guatemala será elaborar una política migratoria integral que tenga en consideración las diferentes formas de migración en el país, que ponga en destaque la cuestión de los derechos humanos y que responda a los acuerdos internacionales de los cuales es parte.
Las informaciones son de la Mesa Nacional para las Migraciones de Guatemala (Menamig)
Adital, 19/02/2010