Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


lunedì 22 settembre 2014

857 - AMNESTY INTERNATIONAL HA PRESENTATO UNA RELAZIONE SU SETTORE MINERARIO IN GUATEMALA

Amnesty International ha presentato in Guatemala il dossier “il settore minerario in Guatemala: diritti in pericolo", nel quale si evidenzia che il governo guatemalteco alimenta il conflitto, non consultando le comunità locali prima di concedere licenze per il settore minerario alle imprese, con ciò incrementa il rischio che ci sia spargimento di sangue.
Una delegazione di Amnesty International, composta dal segretario generale in Canada, Alex Neve; Sebastián Elgueta, ricercatore per l'America Centrale, e Tara Scurr, responsabile della campagna su Imprese e Diritti umani di Amnesty, si trova in Guatemala.
Il documento segnala le importanti lacune relativamente alla protezione delle comunità danneggiate da progetti minerari; la nuova legislazione presentata dal governo guatemalteco non solo non affronta la preoccupazione generalizzata tra le comunità indigene e rurali per la mancanza di consultazione, ma include azioni che possono aggravare le tensioni esistenti.
Erika Guevara Rosa, direttrice del Programma per l'America di Amnesty International, ha affermato che la legislazione proposta evita in realtà le questioni che preoccupano le comunità; non affronta in forma significativa la questione della consultazione; se si promulga, significherebbe essenzialmente che le opinioni e preoccupazioni delle comunità continueranno a non essere tenute in considerazione; sarebbe una gran opportunità persa, ha detto.
Le norme internazionali sui diritti umani stabiliscono che è necessario consultare ed informare adeguatamente le persone che possano essere danneggiate da progetti minerari, e che i progetti che si realizzano nelle terre dei popoli indigeni non devono portarsi a termine senza il consenso libero, previo ed informato di questi popoli, afferma il documento.
"Analizzare le conseguenze di un progetto minerario richiede tempo, e 10 giorni per rispondere ad un sollecito di licenza non è un termine realistico per le comunità che possono essere danneggiate e che, pertanto, devono esaminare la proposta con attenzione", ha affermato Guevara.
Ci preoccupa "che la violenza che si è vissuta nel passato continui se non si introduce un processo di consultazione giusto ed equilibrato; siamo anche coscienti che si non stanno rispettando i diritti dei popoli indigeni", ha sottolineato.
Il governo guatemalteco deve garantire che applica e rispetta legislazione per facilitare il dialogo e la presa di decisioni tra imprese minerarie, autorità statali e popolazione danneggiata; alle comunità deve essere offerta informazione completa ed oggettiva sui benefici e sui rischi del settore minerario, in una maniera chiara e culturalmente adeguata, ha affermato Guevara.
Cerigua, 19/09/2014
 

856 - AMNISTÍA INTERNACIONAL PRESENTÓ INFORME SOBRE MINERÍA EN GUATEMALA

Amnistía Internacional presentó este viernes en Guatemala, el informe “La minería en Guatemala: Derechos en peligro”, en el que se advierte que el gobierno guatemalteco alimenta la llama del conflicto, al no consultar a las comunidades locales antes de otorgar licencias de minería a las empresas, con lo que incrementa el riesgo de que haya derramamiento de sangre.
Una delegación de Amnistía Internacional, integrada por su secretario general de la entidad en Canadá, Alex Neve; Sebastián Elgueta, investigador sobre Centroamérica, y Tara Scurr, responsable de campaña sobre Empresas y Derechos Humanos de Amnistía, se encuentra en Guatemala.
El documento señala las importantes brechas en cuanto a la protección de las comunidades afectadas por proyectos mineros; la nueva legislación presentada por el gobierno guatemalteco no sólo no aborda la preocupación generalizada entre las comunidades indígenas y rurales por la falta de consulta, sino que incluye medidas que pueden agravar las tensiones existentes.
Erika Guevara Rosas, directora del Programa para América de Amnistía Internacional, ha manifestado que la legislación propuesta esquiva de hecho las cuestiones que preocupan a las comunidades; no aborda de forma significativa la cuestión de la consulta; si se promulga, significaría esencialmente que las opiniones y preocupaciones de las comunidades sigan sin tenerse en cuenta; es una gran oportunidad perdida, ha dicho.
Las normas internacionales de derechos humanos establecen que es preciso consultar e informar adecuadamente a las personas que puedan verse afectadas por proyectos mineros, y que los proyectos que vayan a realizarse en las tierras de los pueblos indígenas no deben llevarse a cabo sin el consentimiento libre, previo e informado de dichos pueblos, señala el documento.
“Analizar las consecuencias de un proyecto minero lleva tiempo, y 10 días para responder a una solicitud de licencia no es un plazo realista para las comunidades que pueden verse afectadas y que, por tanto, necesitan examinar la propuesta con cuidado”, ha manifestado Guevara.
“Nos preocupa que la violencia que se ha vivido en el pasado continúe si no se introduce un proceso de consulta justo y equilibrado; también somos conscientes de que no se están respetando los derechos de los pueblos indígenas”, subrayó.
El gobierno guatemalteco debe garantizar que aplica y respeta legislación para facilitar el diálogo y la toma de decisiones entre las empresas mineras, las autoridades estatales y la población afectada; a las comunidades se les debe proporcionar información completa y objetiva sobre los beneficios y riesgos de la minería, de una manera clara y culturalmente adecuada, señaló Guevara.
Cerigua, 19/09/2014
 

mercoledì 17 settembre 2014

855 - GUATEMALA ANCORA NELLA LISTA DEI PAESI DI TRANSITO DI DROGA

Il presidente statunitense, Barack Obama, ha fatto conoscere ieri una lista nella quale include il Guatemala tra i 22 paesi la cui produzione o traffico di droghe ha maggiore impatto nel suo paese.    
In una nota annuale al Congresso, Obama ha dichiarato che Bolivia, Birmania e Venezuela sono le tre nazioni che hanno falliti "in maniera dimostrabile" nell'ultimo anno nell’onorare i propri impegni internazionali antidroga, come è avvenuto negli ultimi anni.
Nella seconda lista raffigurano gli altri 22 paesi: Afghanistan, Bahamas, Belize, Bolivia, Birmania, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, India, Giamaica, Laos, Messico, Nicaragua, Pakistan, Panama, Perù, Repubblica Dominicana e Venezuela.
Il documento esprime la preoccupazione per la coltivazione di papavero in Messico, il principale produttore dei derivati illegali di oppio, seguito della Colombia e Guatemala.    
Obama ha indicato nella sua relazione che le autorità statunitensi hanno cominciato più di 4.500 indagini sull’eroina dal 2011.    
La relazione indica che la cooperazione ha aiutato la Colombia a pignorare 379 chili di eroina nel 2013 e che il Guatemala ha sradicato una quantità considerabile di coltivazioni lo stesso anno.   
Obama ha detto che la produzione di cocaina nei tre paesi principali si concreta in 133.700 ettari, il livello più basso da quando si effettuano , nel 1990.
Principali produttori
Le tre nazioni che principalmente producono cocaina sono Colombia, Bolivia e Perù, secondo la relazione del presidente statunitense.
Gli USA hanno concesso più di US$110 milioni alle autorità messicane per uomini e addestramento.
Prensa Libre, 16/09/2014

854 - GUATEMALA SIGUE EN LISTA DE TRÁNSITO DE DROGAS

El presidente estadounidense, Barack Obama, dio a conocer ayer una lista en la que incluye a Guatemala entre los 22 países cuya producción o tráfico de drogas tiene mayor impacto en su país.  
En una notificación anual al Congreso, Obama declaró que Bolivia, Birmania y Venezuela son las tres naciones que han fracasado “de manera demostrable” en el último año para honrar sus compromisos antinarcóticos internacionales, como ha sucedido en los últimos años.
En la segunda lista figuran los otros 22 países: Afganistán, Bahamas, Belice, Bolivia, Birmania, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haití, Honduras, India, Jamaica, Laos, México, Nicaragua, Pakistán, Panamá, Perú, República Dominicana y Venezuela.
El documento expresa la preocupación por el cultivo de amapola en México, el principal suplidor de derivados ilegales de opio, seguido de Colombia y Guatemala.  
Obama indicó en su informe que las autoridades estadounidenses han comenzado más de cuatro mil 500 investigaciones sobre heroína desde el 2011.  
El informe indica que la cooperación ayudó a Colombia a incautar 379 kilos de heroína en el 2013 y que Guatemala erradicó una cantidad considerable de cultivos el mismo año. 
Obama señaló que la producción de cocaína en los tres países principales se ubica en 133 mil 700 hectáreas, el nivel más bajo desde que se llevan estadísticas, en 1990.

Principales productores
Las tres naciones que principalmente producen cocaína son Colombia, Bolivia y Perú, según el informe del presidente estadounidense.
EE. UU. ha otorgado más de US$110 millones a las autoridades mexicanas para equipo y entrenamiento.
Prensa Libre, 16/09/2014

martedì 16 settembre 2014

853 - OPERE FINANZIATE DALLA BANCA MONDIALE HANNO UNA STORIA DI VIOLAZIONI CONTRO POPOLI INDIGENI

La Banca Mondiale ha un lungo curriculum di finanziamento di opere che danneggiano i diritti dei popoli indigeni in tutto il mondo e, in Guatemala, la situazione non è differente. L’Organización Fraternal Negra Hondureña (Ofraneh) sta divulgando un comunicato ricordando i progetti finanziati dalla Banca Mondiale che minacciarono ed ancora minacciano l'esistenza dei popoli indigeni, in nome di un "sviluppo neocolonialista."
Tra i fatti recenti, lo scorso 30 Luglio, la Banca non ha considerato i suggerimenti delle organizzazioni sociali circa la sua nuova politica, denominata Standard Ambientale e Sociale (ES7). La salvaguardia ES7, sostiene l'Ofraneh, rappresenta una arretramento di decenni di negoziazioni, perché permette agli Stati-nazioni di scartare la sua applicazione in situazioni nelle quali "l'identificazione come popoli indigeni potrà esacerbare le tensioni etniche, e sia incompatibile con le disposizioni della Costituzione nazionale". Così, la Banca Mondiale elude i propri obblighi relativi ai popoli indigeni ed il diritto internazionale, come indica il punto 9 della salvaguardia ES7.
“La diluita applicazione del diritto al Consultazione consenso previo libero ed Informato (CPLI), si trasforma in una delle maggiori minacce per i popoli indigeni, di fronte alle inconsistenze in materia di diritti umani che piaga alla maggioranza dello stato-nazione, quelli che rifiutano in molteplici occasioni riconoscere i diritti dei popoli indigeni nonostante la ratifica dell'Accordo 169 dell'OIL e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei Popoli indigeni", allerta l'Ofraneh
Tornando indietro di alcuni anni, l'Organizzazione ricorda che il 1984 segnò un capitolo nefasto nella storia del Guatemala. In quell'anno, l'Esercito guatemalteco sterminò la popolazione maya-achi di Rio Negrom, nella Baja Verapaz. Nei massacri di Río Negro, Aldea Xococ, Pacoxon, Los Encuentros e Aguas Frias, circa 400 indigeni furono assassinati e 3.445 furono deportati a forza. L'etnocidio fu frutto della costruzione della diga di sbarramento del Chixoy, finanziata dalla Banca Mondiale e dalla Banca Interamericana di Sviluppo (BID).
Nonostante le denunce presentate contro il Governo del Guatemala e delle convocazioni davanti alla Banca Mondiale e alla Banca interamericana di Sviluppo, la costruzione della diga di sbarramento è continuata e fu terminata nel 1985. Nel 2012, la Corte Interamericana dei Diritti umani, dell'Organizzazione degli Stati Americani (OEA), ha emesso una sentenza condannando lo Stato del Guatemala, ma, fino ad ora, non è stato fatto nulla.
Ancora dopo il massacro di Chixoy e coscienti delle violazioni ai popoli indigeni, la Banca Mondiale ha concesso un prestito di oltre 450 milioni di dollari per la costruzione della diga di sbarramento di Sardar Sarovar, nel fiume Narmada, India, che ha danneggiato Adivasi, facendo spostare oltre duecentomila persone.
L'Ofraneh ricorda anche che il Bird ha appoggiato, tra 1979 e 1988, in Paraguay, durante la dittatura di Alfredo Stroessner, la costruzione della mega-diga di sbarramento di Yaciretá. L'importo del valore applicato all'opera superò gli undicimila milioni di dollari e determinò lo spostamento di oltre centomila indigeni e contadini che non furono mai compensati per i danni.
Esiste il timore che la Banca Mondiale inizi una nuova tappa di mancanza di rispetto sistematico ai diritti dei popoli indigeni e si rivivano momenti simili a quello del massacro di Chixoy. L'Ofraneh segnala che il Bird ha un fondo di sessantamila milioni di dollari orientato al finanziamento di megaprogetti, molti dei quali riguardano la costruzione di dighe di sbarramento ed idroelettriche, situazione che potrà trasformarsi in un "olocausto per i popoli indigeni."
Adital 8/09/2014


852 - OBRAS FINANCIADAS POR EL BANCO MUNDIAL TIENEN HISTORIAL DE VIOLACIONES CONTRA PUEBLOS INDÍGENAS

El Banco Mundial (Bird) tiene un largo historial de financiamiento de obras que vulneran los derechos de los pueblos indígenas en todo el mundo y, en Guatemala, la situación no es diferente. La Organización Fraternal Negra Hondureña (Ofraneh) está divulgando un comunicado rememorando los proyectos financiados por el Bird que amenazaron y todavía amenazan la existencia de los pueblos indígenas, en nombre de un "desarrollo neocolonialista”.
Entre los hechos recientes, el último 30 de julio, el Banco descartó las sugerencias de organizaciones sociales acerca de su nueva política, denominada Standard Ambiental y Social (ES7). La salvaguarda ES7, evalúa la Ofraneh, representa un retroceso de décadas de negociaciones, pues permite a los Estados-naciones descartar su aplicación en situaciones en las que "la identificación como pueblos indígenas podrá exacerbar las tensiones étnicas, o sea, incompatible con las disposiciones de la Constitución nacional". Así, el Banco Mundial esquiva sus obligaciones referentes a los pueblos indígenas y al derecho internacional, como indica el punto 9 de la salvaguarda ES7.
"La diluida aplicación del derecho a la Consulta-Consentimiento, Previo, Libre e Informado (CPLI) se convierte en una de las mayores amenazas para los pueblos indígenas, ante las inconsistencias en materia de derechos humanos que plaga a las mayoría de los estados-nación, los que rehúsan en múltiples ocasiones reconocer los derechos de los pueblos indígenas a pesar de haber ratificado el Convenio 169 de la OIT y la Declaratoria de Naciones Unidas sobe los derechos de los Pueblos indígenas”, alerta la Ofraneh
Retrocediendo algunos años, la Organización recuerda que el año 1984 marcó un capítulo nefasto en la historia de Guatemala. En aquel año, el Ejército guatemalteco exterminó a la población maya-achi del Río Negro, en Baja Verapaz. En las masacres de Río Negro, Aldea Xococ, Pacoxon, Los Encuentros y Agua Fría, cerca de 400 indígenas fueron asesinados y 3.445 fueron desplazados forzadamente. El etnocidio fue fruto de la construcción de la represa del Chixoy, financiada por el Banco Mundial y por el Banco Interamericano de Desarrollo (BID).
A pesar de las denuncias presentadas en contra del Gobierno de Guatemala y de los llamados efectuados ante el Bird y el BID, la construcción de la represa continuó y fue finalizada en 1985. En 2012, la Corte Interamericana de Derechos Humanos, de la Organización de Estados Americanos (OEA), emitió una sentencia condenando al Estado de Guatemala, sin embargo, hasta ahora, nada se hizo.
Aún después de la masacre de Chixoy y conciente de las violaciones a los pueblos indígenas, el Banco Mundial concedió un préstamo de más de 450 millones de dólares para la construcción de la represa de Sardar Sarovar, en el río Narmada, India, que afectó al pueblo Adivasi, desplazando a más de 200 mil personas.
La Ofraneh también recuerda que el Bird respaldó, entre 1979 y 1988, en Paraguay, durante la dictadura de Alfredo Stroessner, la construcción de la mega-represa de Yaciretá. El monto del valor aplicado a la obra superó los 11 mil millones de dólares y desplazó a más de 100 mil indígenas y campesinos, que nunca fueron compensados por los daños.
Existe el temor de que el Banco Mundial inicie una nueva etapa de falta de respeto sistemático a los derechos de los pueblos indígenas y se revivan momentos, como el de la masacre de Chixoy. La Ofraneh señala que el Bird tiene un fondo de 60 mil millones de dólares orientado al financiamiento de megaproyectos, muchos de los cuales están relacionados con la construcción de represas e hidroeléctricas, situación que podrá transformarse en un "holocausto para los pueblos indígenas”.
Adital 8/09/2014