Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


lunedì 31 ottobre 2011

538 - GUATEMALA SOSTITUISCE IL BRASILE NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA

Per la prima volta la Guatemala entrerà a far parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Il paese centroamericano, insieme a Marocco, Pakistan e Togo, è stato scelto dall'Assemblea Generale per il periodo 2012-2013.
Il Guatemala che non aveva concorrenza di nessun altro paese della regione, ha ottenuto 191 voti favorevoli, nessuno contrario e due astensioni, per un totale di 193.
Il presidente Álvaro Colom ha manifestato la sua soddisfazione per la notizia, considerata come  "un riconoscimento alla diplomazia guatemalteca, ma anche una gran responsabilità."
Il suo lavoro incomincerà il 1° gennaio del 2012, in sostituzione del Brasile, che è stato nel Consiglio 10 volte e reclama un posto permanente.
Gli altri membri temporanei del Consiglio di Sicurezza, già al loro secondo anno, sono India, Colombia, Germania, Portogallo e Sudafrica.
Rimane in sospeso l'elezione di un quinto paese che corrisponde alla regione dell'Europa Orientale.
BBC Mundo, 21/10/2011

537 - GUATEMALA REEMPLAZA A BRASIL EN CONSEJO DE SEGURIDAD

Por primera vez Guatemala integrará el Consejo de Seguridad de la ONU.
El país centroamericano, junto con Marruecos, Pakistán y Togo fueron elegidos por la Asamblea General el viernes para el período 2012-2013.
Guatemala, que no tenía competencia de ningún otro país de la región, obtuvo 191 votos favorables, ninguno en contra y dos abstenciones, de un total de 193.
El presidente Alvaro Colom manifestó su beneplácito con la noticia, que recibió como "un reconocimiento a la diplomacia guatemalteca, pero también una gran responsabilidad".
Su labor se iniciará el 1° de enero del 2012, en sustitución de Brasil, que ha estado en el Consejo 10 veces y reclama un puesto permanente.
Los otros miembros temporales del Consejo de Seguridad, ya en su segundo año, son India, Colombia, Alemania, Portugal y Sudáfrica.
Quedó pendiente la elección de un quinto país, que corresponde a la región de Europa Oriental.
BBC Mundo, 21/10/2011

martedì 25 ottobre 2011

536 - IL DIPARTIMENTO ABBANDONATO

Stiamo entrando già nella fase finale della contesa elettorale, tra alcune settimane sapremo chi saranno il nostro presidente e vicepresidente per i prossimi quattro anni. 
I due milioni di guatemaltechi che abitano negli Stati Uniti sono stati completamente abbandonati in questa contesa elettorale.
Durante tutta la campagna elettorale, i candidati hanno viaggiato per tutto il paese condividendo i loro futuri piani di governo. Dipendendo che sia politicamente vantaggioso al momento, entrambi i candidati sono hanno affrontato differenti temi, lavoro, sviluppo e sicurezza.
A mio parere, entrambi i candidati sono stati deboli in relazione al problema migratorio che affronta il nostro paese. Sembra che i due milioni di guatemaltechi che abitano negli Stati Uniti siano stati completamente abbandonati in questa contesa elettorale. È come che se parlassimo del ventitreesimo dipartimento, che entrambi i candidati hanno ignorato. Molti emigranti guatemaltechi che vivono negli Stati Uniti hanno manifestato il loro scontento per la mancanza di impegno politico di entrambi i candidati. Tuttavia il problema non è nuovo poiché la maggioranza degli emigranti si sono lamentati del poco appoggio che ha offerto loro l'attuale governo e le sue istituzioni.
Questi guatemaltechi manifestarono recentemente il loro dissenso nei confronti del Consiglio Nazionale di Assistenza ai Emigranti, poiché considerano gli adempimenti di questa agenzia scarsi ed inefficienti. Nella maggioranza degli Stati dove risiedono guatemaltechi negli Stati Uniti, questi hanno dichiarato che i rappresentanti di detta agenzia li hanno abbandonati quando hanno affrontato problemi legali. Sostengono anche che i progetti che l'agenzia ha implementato sono falliti poiché sono imposti senza consultarli e l’utilizzo delle risorse economiche è non è trasparente.  
Gli adempimenti dell'attuale governo in materia di migrazione ed immigrazione hanno lasciato molto a desiderare per la mancanza di impegno politico. Sebbene è certo che il Presidente Colom ha tenuto alcuni colloqui con i governi messicani e centroamericani, le sue negoziazioni con gli Stati Uniti non sono state un successo. Un chiaro esempio è non avere ottenuto l'anno scorso lo Statuto di Protezione Temporanea, che era stato sollecitato per le devastazioni della tormenta Agatha. Una delle ragioni principali per le quali il governo americano concede il TPS è per disastri naturali ed in precedenti occasioni lo ha offerto all’Honduras e al Nicaragua per ragioni simili alle nostre. E’ passato un anno, incominciano altre tempeste ed il governo non è riuscito ad assicurare questo statuto.
Secondo l'Agenzia di Immigrazione e Dogane degli Stati Uniti solo in questi mesi del 2011 sono stati deportati 397.000 immigranti dell'America latina sprovvisti di documenti. Il dato è in aumento, poiché l'anno scorso si deportarono 390.000 clandestini, essendo entrambe le cifre le più alte della storia recente degli Stati Uniti. Questo ci mostra uno scenario vulnerabile e pericoloso per tutti i nostri compatrioti che risiedono senza documenti in quel paese. Specialmente ora che la tendenza di molti Stati confinanti è adottare misure estreme e discriminatorie per identificare e deportare persone sprovviste di documenti.
Il primo ad inaugurare questa tendenza fu lo stato dell'Arizona. Durante la sua campagna elettorale, l'attuale governatore Jan Brewer promise mano dura contro gli immigranti illegali. Sostenne che lo Stato era in pericolo per questi criminali che appartenevano ai cartelli delle droghe ed assassinavano migliaia di innocenti. Mediante un'intervista teletrasmessa, la candidata assicurò che lei stessa aveva visto migliaia di corpi squartati senza testa nel deserto, cosa che fu smentita dal direttore dei 20.000 agenti da ricognizione di quella frontiera. Tuttavia, il danno già era fatto, Jan Brewer fu eletta governatore e non perse tempo per firmare una delle leggi più rigide e razziste della storia degli Stati Uniti.
Questa legge permette che qualunque agente della polizia possa fermare qualcuno sospettato di essere un immigrante illegale, e se questo non può mostrare i suoi documenti è imprigionato e conseguentemente deportato. Immediatamente dopo che la legge fu firmata dal governatore, il presidente Obama e la sua squadra legale presentarono un ricorso davanti alla Corte di Appello contro la Legge. Il presidente Obama sostenne che in materia di migrazioni gli Stati non possono creare le proprie leggi poiché questo solo compete al governo centrale e che questa legge solo fomentava la discriminazione razziale e la violazione dei diritti umani.
Allo stato dell'Arizona sono seguiti altri stati come l’Alabama dove un giudice federale si è espresso a favore della legge e che sta per diventare operativa, si calcola che altri 18 Stati cerchino applicare una legge simile.
L’unica cosa che è riuscita a determinare questo tipo di legislazione, che sfacciatamente promuove la classificazione razziale, è creare tensioni negli Stati e perdite economiche, poiché migliaia di ispanici hanno abbandonato quegli stati. Secondo un'inchiesta realizzata da Associated Press ed Univisione, il settore più discriminato negli Stati Uniti è quello ispanico con un 61%, ben oltre l'afroamericano e le donne.
È importante che il nostro prossimo presidente si impegni a proteggere i due milioni di guatemaltechi che risiedono negli Stati Uniti. Questi due milioni di guatemaltechi contribuiscono con rimesse che non solo sostengono milioni di famiglie se non l'economia nazionale, con più di 425 milioni di dollari annuali. La sfida del nostro prossimo presidente sarà offrir appoggio, assistenza economica e legale ai nostri fratelli guatemaltechi, che formano il ventitreesimo dipartimento.
Camila Alarcón, Plaza Publica
14 ottobre 2011

535 -EL DEPARTAMENTO ABANDONADO

Estamos entrando ya en la fase final de la contienda electoral, en solo unas semanas sabremos quiénes serán nuestro presidente y vicepresidente para los próximos cuatro años.
Los 2 millones de guatemaltecos que habitan Estados Unidos han sido completamente abandonados en esta contienda electoral.
Durante toda la campaña electoral, los candidatos han viajado por todo el país compartiendo sus futuros planes de gobierno. Dependiendo de que sea políticamente ventajoso en el momento, ambos candidatos se han subido a diferentes plataformas ya sea empleo, desarrollo y seguridad.
A mi criterio, ambos candidatos han sido débiles en relación al problema de migración que enfrenta nuestro país. Parece que los 2 millones de guatemaltecos que habitan Estados Unidos han sido completamente abandonados en esta contienda electoral. Es como que si habláramos del vigésimo tercer departamento al cual ambos candidatos han ignorado. Muchos migrantes guatemaltecos que viven en Estados Unidos han manifestado su descontento por la falta de compromiso político de ambos candidatos. Sin embargo el problema no es nuevo ya que la mayoría de migrantes se han quejado del poco apoyo que les ha brindado el actual gobierno y sus instituciones.
Estos guatemaltecos manifestaron recientemente su inconformidad con el Consejo Nacional de Atención al Migrante, ya que consideran el desempeño de esta agencia pobre e ineficiente. En la mayoría de Estados donde residen guatemaltecos en Estados Unidos, estos han declarado que los representantes de dicha agencia los han abandonado cuando se han enfrentado a problemas legales. También argumentan que los proyectos que la agencia ha implementado han fracasado ya que son impuestos sin consultarles y el manejo de los recursos económicos es menos que transparente.
El desempeño del actual gobierno en materia de migración e inmigración ha dejado mucho que desear por la falta de compromiso político. Si bien es cierto que el Presidente Colom ha sostenido algunas charlas con los gobiernos mexicanos y centroamericanos, sus negociaciones con Estados Unidos no han sido exitosas. Un claro ejemplo es no haber conseguido el año pasado el Estatuto de Protección Temporal, el cual se solicitó por las devastaciones de la tormenta Agatha. Una de las razones principales por las cuales el gobierno americano da el TPS es por desastres naturales y en previas ocasiones se los ha brindado a Honduras y Nicaragua por razones similares a las nuestras. Ha pasado un año, empiezan otras tormentas y el gobierno no ha logrado asegurar este estatuto.
Según la Agencia de Inmigración y Aduanas de Estados Unidos solo en lo que va del 2011 se han deportado 397,000 inmigrantes indocumentados de Latinoamérica. El dato va en ascenso ya que el año pasado se deportaron a 390,000 indocumentados, siendo ambas cifras las más altas de la historia reciente de Estados Unidos. Esto nos muestra un panorama vulnerable y peligroso para todos nuestros compatriotas que residen sin documentos legales en ese país. Especialmente ahora que la tendencia de muchos Estados fronterizos es adoptar medidas extremas y discriminatorios para identificar y deportar a personas indocumentadas.
El primer incursor en esta tendencia fue el estado de Arizona. Durante su campaña electoral, la actual gobernadora JanBrewer prometió mano dura en contra de los inmigrantes ilegales. Argumentó que el Estado estaba en peligro por estos criminales que pertenecían a los carteles de drogas y asesinaba a miles de inocentes. Durante una entrevista televisada, la candidata aseguró que ella misma había visto miles de cuerpos descuartizados sin cabeza en el desierto, lo cual fue desmentido por el director de los 20,000 agentes patrulleros de dicha frontera. Sin embargo, el daño ya estaba hecho, JanBrewer fue electa gobernadora y no perdió el tiempo para firmar una de las leyes más estrictas y racistas de la historia de Estados Unidos.
Esta ley permite que cualquier agente de la policía pueda detener a alguien sospechoso de ser un inmigrante ilegal, y si este no puede mostrar sus documentos es encarcelado y consecuentemente deportado. Inmediatamente después de que la ley fuera firmada por al gobernadora, el presidente Obama y su equipo legal presentaron un amparo ante la Corte de Apelaciones en contra de la Ley. El presidente Obama argumentó que en materia de migraciones, los Estados no pueden crear sus propias leyes ya que esto solo le compete al gobierno central y
que dicha ley solo fomentaba la discriminación racial y la violación de los derechos humanos.
Al estado de Arizona le han seguido otros estados como Alabama en donde un juez federal dictó a favor de la ley y está siendo implementada, se calcula que otros 18 Estados busquen aplicar una ley similar.
Este tipo de legislación que descaradamente promueve la etiquetación racial lo único que ha logrado es crear tensiones en los Estados y pérdidas económicas, ya que miles de hispanos han abandonado dichos estados. Según una encuesta realizada por AssociatedPress y Univisión, el sector más discriminado en Estados Unidos es el hispano con un 61%, por arriba del afroamericano y la mujer.
Es importante que nuestro próximo presidente se comprometa a proteger a los 2 millones de guatemaltecos que residen en Estados Unidos. Estos dos millones de guatemaltecos contribuyen con remesas que no solo sostienen a millones de familias si no a la economía nacional con más de $425 millones anuales. El reto de nuestro próximo presidente será brindarle apoyo, asistencia económica y legal a nuestros hermanos guatemaltecos que conforman el vigésimo tercer departamento.
Camila Alarcón, Plaza Pública
14 octubre 2011

domenica 23 ottobre 2011

534 - GENOCIDIO IN GUATEMALA: FEMMINICIDIO TACIUTO

Oltre 100.000 donne furono violentate nei 36 anni di conflitto in Guatemala. Quelle aggressioni hanno segnato un presente nel quale la violenza di genere è diventata abituale.
Il  Guatemala continua ad essere territorio ostile per una donna: 685 donne assassinate nel 2010, 120 dall’inizio dell’anno. Le cifre delle violazioni e torture superano quelle di qualunque altro paese del Sud America. Perfino quelle di Città Juárez. Questa statistica è il seguito del periodo più nero del conflitto che si è combattuto in questo paese per 36 anni (1960-1996), quando oltre 100.000 donne furono violentate e torturate seguendo un programma di sterminio dell'etnia maya. Tutto ciò ha determinato una cultura di violenza, che è ancora impunita, contro le donne, per cui c’è solo un 1% di possibilità che in un caso si arrivi alla giustizia. In questo contesto, una causa istruita dall'Udienza Nazionale spagnola si è trasformata nell'unica possibilità di cambiare il destino delle donne guatemalteche.
La guerra interna tra il Governo e la guerriglia si concluse oltre 200.000 morti, nella maggioranza indigeni di origine maya. La violazione, la mutilazione, la schiavitù sessuale ed il feticidio (assassinio di feti) sono stati utilizzati come mezzo per sterminare i maya: spezzare la donna era il modo per distruggere la popolazione. Un piano organizzato perfettamente, per il quale l'esercito fu accuratamente addestrato, come dimostrano le relazioni della Commissione per il Chiarimento Storico del Guatemala.
Una di quelle vittime fu Teresa Sic: "Quando mi trovarono, i soldati mi afferrarono a forza, mi portarono vicino al fiume e mi violentarono. Erano più di centocinquanta. Quel giorno stavano anche violentando altre donne del villaggio. Bruciarono tutto. Mi legarono e riuscii a slegarmi con l'aiuto di mia figlia di cinque anni. Cercai aiuto. Aveva fame e paura, ma nessuno ci alloggiava."
È il 1999 quando il Tribunale Nazionale spagnolo ammette a giudizio la causa presentata dalla Fondazione Rigoberta Menchú Tum, nella quale si accusa per la prima volta l'ex capo di Stato, Rios Montt, e altri sette ufficiali, di terrorismo, genocidio e tortura sistematica. Cinque anni dopo, il Tribunale spagnolo stabilisce di procedere contro gli otto generali, ma le autorità guatemalteche si rifiutano di estradarli. Per le autorità del Guatemala, le violazioni in massa avvenute durante il conflitto furono considerate "semplici danni collaterali."
"Giorni dopo mi portarono con la forza al distaccamento militare di El Chol", continua la narrazione di Teresa Sic, "dove fui violentata da molti soldati per 15 giorni consecutivi, solo mi lasciavano riposare brevemente per dormire. (...) Ci diedero sangue di toro da bere e carne cruda da mangiare".
Nel dipartimento del Quiché, al nord della capitale del Guatemala, i verdi campi seminati ed i colorati mercati nascondono uno dei macabri segreti della storia del paese. Questa è la zona dove la violenza durante il conflitto fu estrema soprattutto negli anni Ottanta. Le donne sopravvissute al genocidio hanno deciso di rompere il loro silenzio e guardare in faccia il Governo accusando i colpevoli.  "Dobbiamo chiarire i fatti e che lo Stato li riconosca  realmente, questo è il mio maggiore desiderio", dice Feliciana, "non abbiamo voce, la violazione durante il conflitto armato sembra non esistere".
Le donne parlano del rifiuto che subiscono nelle loro comunità per aver detto la verità. “Ci segnalano, ci insultano, perfino ridono di noi quelli che ci violentarono", afferma María Castro, che non può evitare di commuoversi raccontando come, dopo avere dichiarato come testimone al Tribunale Nazionale Spagnolo, nel 2008, suo figlio fu assassinato.
Patrizia Yoj, avvocato di etnia maya che collabora con le denunce, afferma che "perfino il rappresentante del Programma Nazionale di Risarcimento, piano statale che si occupa della riparazione delle vittime del conflitto, disse che non credeva nelle violazioni e questo fu pubblicato nei mezzi di comunicazione. È denigratorio."
Il rifiuto da parte dei loro mariti è la cosa più dura per queste donne che hanno sofferto le peggiori torture. María Castro non vuole ricordare, ma sa che farlo può salvare molte vite: "I soldati mi catturarono, portavo la mia bambina con me, la bambina si spaventò molto, piangeva, gridava, ma i soldati mi tolsero le cose che portavo, mi gettarono al suolo. Mi ricordo che erano tre quelli che mi violarono, ma non so quanti altri lo fecero perché ci fu un momento nel quale persi la conoscenza. Quando svegliai li vidi raccogliere affrettatamente le loro armi ed andare via verso un altro posto. Mia figlia mi aiutò portando in braccio suo fratello, ma piangeva molto, aveva visto tutto". Il suo racconto si ferma, i suoi occhi si riempiono di lacrime quando racconta che, di ritorno a casa e raccontando quello che  era successo, suo marito la respinse dicendo che se era ritornata viva era perché aveva lasciato che i soldati abusassero di lei.
María Toj non si separa da sua nipote, è il suo più tesoro più caro, è l'unica che la mantiene in vita. Sua nipote ed anche la sua lotta affinché si riconosca quello successo: “Mi torturarono tanto come a mio figlio. Mi bruciarono tutto, mi lasciarono senza niente, solo con mio marito morto ed il mio dolore." I criminali vivono a loro agio per le strade, perfino convivono nello stesso villaggio, e la cosa peggiore è che le situazioni di violenza continuano ad avvenire ogni giorno. María Toj afferma come, una settimana fa, "ad una donna le tagliarono il seno, la torturarono, la violentarono e dopo la bruciarono viva proprio qui a lato."
La Spagna darà voce a queste donne. Il giudice Pedraz ha appena ammesso a tramite un approfondimento del ricorso del 1999 nel quale si contempla come un crimine internazionale la violenza di genere in Guatemala durante il conflitto. L'approfondimento, presentate dall'ONG Women's Link dall’avvocato Almudena Bernabeu, l'unica donna spagnola che lavora casi di Giustizia Universale nel Tribunale Nazionale Spagnolo e negli Stati Uniti, nel Center of Justice and Accountability, comprende per la prima volta l'orrore al quale furono sottomesse queste donne.
Perito della causa sarà Patricia Sellers, la prima donna che ottenne che dichiarassero la violenza sessuale come arma di guerra nei tribunali internazionali speciali dell'ex-Yugoslavia e Ruanda. "Quando violi un essere umano lo trasformi in un morto vivente, gli rubi la sua più profonda intimità e uccidi il suo futuro. Se vuoi annichilire un paese questa è la migliore maniera di farlo. La tortura sessuale è la più distruttiva delle armi", segnala Sellers. Ed aggiunge che "è la prima volta che la violazione si giudica come genocidio in un tribunale nazionale e questo crea un precedente storico. Invia un chiaro messaggio ai colpevoli: non c'è posto per nascondersi, gli Stati non hanno bisogno di tribunali speciali."
"Questo giudizio aprirà un dibattito perché la mancanza di giustizia è ciò che fa in modo che la violenza di genere aumenti", dice Almudena Bernabeu. Paloma Soria, l'avvocato di Women's Link, afferma che "la società guatemalteca equipara le violenze sessuali e la tortura alle donne con il furto del bestiame, con la bruciatura della milpa. È necessario cambiare questo e che queste donne smettano di essere invisibili davanti alla società."
Ofelia Di Pablo / Javier Piccione, El Pais,16/10/2011

533 - GENOCIDIO EN GUATEMALA: FEMINICIDIO SILENCIADO

Más de 100.000 mujeres fueron violadas durante 36 años de conflicto en Guatemala. Aquellas agresiones han marcado un presente en el que la violencia de género se ha hecho habitual.
Guatemala sigue siendo territorio hostil para una mujer: 685 asesinadas en 2010, 120 en lo que va de año. Las cifras de violaciones y torturas superan la de cualquier otro rincón de Sudamérica. Incluso a Ciudad Juárez. Esta estadística es una secuela del periodo más negro del conflicto vivido en este país durante 36 años (1960-1996) cuando más de 100.000 mujeres fueron violadas y torturadas siguiendo un programa de exterminio de la etnia maya. Todo ello ha configurado una cultura de violencia sin castigo contra la mujer, para quien solo existe un 1% de posibilidades de que su caso llegue a la justicia. En ese contexto, una causa instruida por la Audiencia Nacional española se ha convertido en la única posibilidad de cambiar el destino de las mujeres guatemaltecas.
La guerra interna entre el Gobierno y la guerrilla se saldó con más de 200.000 muertos en su mayoría indígenas de origen maya. La violación, la mutilación, la esclavitud sexual y el feticidio (asesinato de fetos) fueron utilizados como medio para exterminar a los mayas: destrozar a la mujer era la herramienta para destruir al pueblo. Un perfecto plan organizado para el cual el ejército fue cuidadosamente entrenado, según detallan los informes de la Comisión del Esclarecimiento Histórico de Guatemala.
Una de esas víctimas fue Teresa Sic: "Al encontrarme, los soldados me agarraron a la fuerza, me llevaron cerca del río y me violaron. Eran más de ciento cincuenta. Ese día estaban también violando a más mujeres de la aldea. Quemaron todo. Me amarraron y me logré soltar con la ayuda de mi hija de cinco años. Busqué ayuda. Tenía hambre y miedo, pero nadie nos alojaba".
Es en 1999 cuando la Audiencia Nacional española admite a trámite la querella presentada por la Fundación Rigoberta Menchú Tum, en la que se acusa por primera vez al antiguo jefe de Estado, Ríos Montt, y a otros siete oficiales, de terrorismo, genocidio y tortura sistemática. Cinco años después, la Audiencia dicta un auto de procesamiento contra los ocho generales, pero las autoridades guatemaltecas se niegan a extraditarlos. Para ellas, las violaciones en masa ocurridas durante el conflicto fueron consideradas "simples daños colaterales".
"Días después me llevaron forzosamente al destacamento militar de El Chol", continúa la narración de Teresa Sic, "donde fui violada por muchos soldados durante 15 días seguidos, donde solo me dejaban descansar brevemente para dormir. (...) Nos dieron sangre de toro, para que la bebiéramos, y carne cruda para comer".
En el departamento del Quiché, al norte de la capital de Guatemala, los verdes campos de siembra y sus coloridos mercados esconden uno de los macabros secretos de la historia del país. Esta es la zona donde la violencia durante el conflicto fue extrema sobre todo en los años ochenta. Las mujeres sobrevivientes del genocidio han decidido romper su silencio y plantar cara al Gobierno acusando a los culpables. "Tenemos que esclarecer los hechos y que el Estado reconozca de verdad, ese es mi mayor deseo", dice Feliciana, "estamos sin voz, la violación durante el conflicto armado parece que no existió".
Las mujeres hablan del rechazo que sufren en sus comunidades por decir la verdad. "Nos señalan, nos insultan, hasta se ríen de nosotras aquellos que nos violaron", afirma María Castro, que no puede evitar desmoronarse al contar cómo, después de declarar como testigo en la Audiencia Nacional, en 2008, su hijo fue asesinado. Patricia Yoj, abogada de etnia maya que colabora con las denuncias, afirma que "incluso el representante del Programa Nacional de Resarcimiento (plan estatal que se ocupa de la reparación de las víctimas del conflicto) dijo que no creía en las violaciones y esto salió publicado en los medios de comunicación. Es denigrante".
El rechazo por parte de sus maridos es lo más duro para estas mujeres que han sufrido las peores torturas. María Castro no quiere recordar, pero sabe que hacerlo puede salvar muchas vidas: "Los soldados me emboscaron, llevaba mi niña conmigo, la niña se asustó mucho, lloraba, gritaba, pero los soldados tiraron mi carga, me tiraron al suelo. Me acuerdo que eran tres los que me violaron, pero no sé cuántos más lo hicieron porque hubo un momento en el que perdí el conocimiento. Cuando desperté les vi recoger sus armas apresuradamente y marcharse hacia otro lugar. Mi hija me ayudó cargando a su hermanito, pero lloraba mucho, lo había visto todo". Su relato se detiene, sus ojos se llenan de lágrimas cuando cuenta que, de regreso a casa y al contar lo ocurrido, su marido la rechazó diciendo que si había vuelto viva era porque dejó que los soldados abusaran de ella.
María Toj no se separa de su nieta, es su más preciado tesoro, es la única que la mantiene con vida. Su nieta y también su lucha para que se reconozca lo ocurrido: "Me torturaron tanto a mí como a mi hijo. Me lo quemaron todo, me dejaron sin nada, solo con mi marido muerto y mi dolor". Los criminales campan a sus anchas por las calles, incluso conviven en la misma aldea, y lo peor es que las situaciones de violencia se siguen produciendo cada día. María Toj afirma cómo, hace una semana, "a una mujer la cortaron los pechos, la torturaron, la violaron y luego la quemaron viva justo aquí al lado".
España dará voz a estas mujeres. El juez Pedraz acaba de admitir a trámite una ampliación de la querella de 1999 en la que se contempla como un crimen internacional la violencia de género en Guatemala durante el conflicto. La ampliación, presentada por la ONG Women's Link de la mano de la abogada Almudena Bernabeu, la única mujer española que trabaja casos de Justicia Universal en la Audiencia Nacional y en Estados Unidos (en el Center of Justice and Accountability), incluye por primera vez el horror al que fueron sometidas estas mujeres.
Como perito para la causa estará Patricia Sellers, la primera mujer que consiguió que declararan la violación como arma de guerra en los tribunales internacionales especiales de la ex-Yugoslavia y Ruanda. "Cuando violas a un ser humano lo conviertes en un muerto viviente, le robas su más preciada intimidad y matas su futuro. Si quieres aniquilar a un pueblo esta es la mejor manera de hacerlo. La tortura sexual es la más destructiva de las armas", señala Sellers. Y añade que "es la primera vez que la violación como genocidio se juzga en un tribunal nacional y esto crea un precedente histórico. Les envía un claro mensaje a los culpables: no hay lugar para esconderse, los Estados no necesitan tribunales especiales".
"Este juicio abrirá un debate porque la falta de justicia es la que hace que la violencia de género aumente", dice Almudena Bernabeu. Paloma Soria, la abogada de Women's Link, afirma que "la sociedad guatemalteca equipara las violaciones y la tortura a las mujeres con el robo del ganado, con la quema de la milpa. Es necesario cambiar esto y que estas mujeres dejen de ser invisibles ante la sociedad".
Ofelia Di Pablo / Javier Piccione, El Pais,16/10/2011

mercoledì 19 ottobre 2011

532 - GOVERNO DECRETA STATO DI CALAMITÀ PUBBLICA IN TUTTO IL PAESE

Il presidente del Guatemala, Álvaro Colom, decretò domenica 16 lo stato di calamità pubblica a livello nazionale, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale martedì 18, come conseguenza delle forti piogge che hanno colpito il paese e hanno causato 35 vittime, danneggiato 168.471 persone, 40.000 hanno sofferto qualche danno o perdita, 10.505 sfollati ed 8.206 sfollati, 11.151 abitazioni danneggiate, secondo dati della Coordinamento Nazionale per la Riduzione di Disastri (CONRED).
Il presidente ha detto che la misura, che avrà una validità di 30 giorni, ha come obiettivo facilitare l'utilizzo di risorse finanziarie dello Stato per rispondere all'emergenza climatica che ha colpito oltre a 147.000 persone, e danneggiato in forma diretta oltre 9.600.
Alla conclusione di una riunione con il suo gabinetto di governo, in conferenza stampa il presidente Álvaro Colom ha dato dettagli sulle emergenze alle quali si sono dedicate le diverse istituzioni e contemporaneamente ha rivolto un richiamo alla popolazione a prendere precauzioni quando viaggia per le strade.
Altri dati addizionali sono stati offerti ieri sera dal vicepresidente Rafael Espada, che ha informato che il consiglio di emergenza ha approvato acquisti per Q7.2 milioni per l'acquisizione di attrezzature e di 16 prodotti che possano fare arrivare all'interno dal paese, perché sono necessari, tra altre cose, coperte, kit per la pulizia, asciugamani sanitari ed Incaparina dai vari sapori.
D'altra parte, il ministro dell’Educazione, Dennis Alonso, ha assicurato che dopo aver realizzato un monitoraggio, hanno scoperto che 738 edifici sono stati danneggiati, cioè, il 3% dell'infrastruttura educativa, e allo stesso tempo sono state sospese le classi nei dipartimenti di Santa Rosa, Sololá, Totonicapán, Quetzaltenango e Suchitepéquez.
Nel frattempo, il ministro delle Comunicazioni, Jesús Insúa, ha spiegato che la Direzione Generale delle Strade ha risposto a 210 emergenze ed investito Q39 milioni, e l'Unità di Conservazione Stradale registra 108 incidenti con un investimento di Q94.8 milioni.
Alcuni dei casi del fine settimana, sono successi in Boca del Monte, una valanga ha tolto la vita a cinque persone; tre in La Joyita, zona 6; ed una nella colonia Campo Seco, zona 16.
Due famiglie della colonia San Antonio, Boca del Monte, Villa Canales, vivono momenti di paura nell'attesa del riscatto dei corpi dei loro parenti. Ore di afflizione hanno vissuto i parenti delle cinque persone che sono morte sotterrate nella 1a. avenida D e 4a. strada, colonia San Antonio, Boca del Monte, Villa Canales. I vicini hanno indicato che la slavina è caduta approssimativamente alle 6.30 ore della domenica.
Le vittime sono Juana Manuel Osorio, di 53 anni; Mario Rafael Castro Manuel, 27; Gregorio Gilberto Saravia Pineda, 38; ed i suoi due figli, José Gilberto e Josué Elías Saravia Pérez, 6 e 7, rispettivamente. A turni, circa 125 persone, tra soccorritori, soldati e abitanti del villaggio, hanno lavorato per oltre dieci ore alla ricerca delle vittime. Alle ore 18, i volontari avevano riscattato solo il cadavere di Castro.
Gli abitanti di La Joyita, zona 6, hanno vissuto momenti di terrore a causa del temporale. Tra i danneggiati si trova la famiglia Pérez che ha perso tre membri. Luis López Zapeta, 50; Petrona López Pérez, 25; e sua figlia Gladys Zapeta Pérez, di cinque mesi di età, sono deceduti dopo che la loro abitazione è rimasta seppellita a causa di un crollo. Inoltre, risultò ferita Elena Pérez, 50, madre di Petrona, e sua figlia Julia López.
Alle 20 ore del sabato, nella 1a. avenida, lotto 12, Las Vegas, colonia Campo Seco, zona 16, è morto seppellito per un crollo Gregorio Colindres, 46, che lavorava nelle costruzioni e, secondo i residenti, viveva solo. Uno dei suoi quattro figli, Miguel Colindres, suppone che suo padre dormiva al momento della tragedia.
Centro de Estudios de Guatemala, 12-17 ottobre 2011

531 - GOBIERNO DECRETA ESTADO DE CALAMIDAD PÚBLICA EN TODO EL PAÍS

El presidente de Guatemala, Álvaro Colom, decretó el domingo 16 estado de Calamidad Pública a nivel nacional, el cual fue publicado en el Diario Oficial el martes 18, como consecuencia de las fuertes lluvias que azotan al  país y han dejado 35 víctimas mortales, afectaron a 168 mil 471 mil personas, 40 mil que sufrieron algún daño o pérdida, 10 mil 505 evacuados y ocho mil 206 albergados y 11 mil 151 viviendas dañadas, según datos de la Coordinadora Nacional para la Reducción de Desastres (CONRED).
El mandatario dijo que la medida, que tendrá una vigencia de 30 días, tiene como objetivo facilitar el uso de recursos financieros del Estado para atender la emergencia climática que ha afectado a más de 147 mil  personas, y damnificado de forma directa a más de 9 mil 600.
Tras concluir una reunión con su gabinete de gobierno, en conferencia de prensa el mandatario Álvaro Colom dio detalles sobre las emergencias atendidas por las diversas instituciones y al mismo tiempo hizo un llamado a la población a tomar precauciones al viajar por las carreteras.
Otros datos adicionales fueron ofrecidos anoche por el vicepresidente Rafael Espada, quien en la Conred informó que el consejo de emergencia aprobó compras por Q7.2 millones para la adquisición de equipo y de 16 productos que se puedan hacer llegar al interior del país, pues se necesitan, entre otras cosas, frazadas, kits de limpieza, toallas sanitarias e Incaparina de sabores.
Por otra parte, el ministro de Educación, Dennis Alonso, aseguró que tras realizar un monitoreo detectaron que 738 edificios han sido dañados, es decir, el 3 % de la infraestructura educativa, a la vez que han sido suspendidas las clases en los departamentos de Santa Rosa, Sololá, Totonicapán, Quetzaltenango y Suchitepéquez.
Mientras tanto, el ministro de Comunicaciones, Jesús Insúa, explica que la Dirección General de Caminos ha atendido 210 emergencias e invertido Q39 millones, y la Unidad de Conservación Vial registra 108 incidentes con una inversión de Q94.8 millones.
Algunos de los casos del fin de semana, fueron en Boca del Monte, un alud cobró la vida de cinco personas; tres en La Joyita, zona 6; y una más en la colonia Campo Seco, zona 16.
Dos familias de la colonia San Antonio, Boca del Monte, Villa Canales, viven momentos de zozobra a la espera del rescate de los cuerpos de sus parientes.  Horas de aflicción vivieron los familiares de las cinco personas que murieron soterradas en la 1a. avenida D y 4a. calle final, colonia San Antonio, Boca del Monte, Villa Canales. Vecinos indicaron que el alud cayo aproximadamente a las 6.30 horas del domingo.
La víctimas del deslave son Juana Manuel Osorio, de 53 años; Mario Rafael Castro Manuel, 27; Gregorio Gilberto Saravia Pineda, 38; y sus dos hijos, José Gilberto y Josué Elías Saravia Pérez, 6 y 7, respectivamente. Por turnos, cerca de 125 personas, entre socorristas, soldados y vecinos, trabajaron durante más de 10 horas en la búsqueda de las víctimas. A las 18 horas, los voluntarios habían rescatado solo el cadáver de Castro.
Los vecinos de La Joyita, zona 6, experimentaron terror a causa del temporal. Entre los afectados se encuentra la familia Pérez, que perdió a tres integrantes. Luis López Zapeta, 50; Petrona López Pérez, 25; y su hija Gladys Zapeta Pérez, de cinco meses de edad, fallecieron luego de que su vivienda quedara sepultada por un derrumbe. Además, resultó herida Elena Pérez, 50, madre de Petrona, y su hija Julia López.
A las 20 horas del sábado, en la 1a. avenida, lote 12, Las Vegas, colonia Campo Seco, zona 16, murió sepultado por un derrumbe Gregorio Colindres, 46, quién se dedicaba a la construcción y, según residentes, vivía solo. Uno de sus cuatro hijos, Miguel Colindres, supone que su padre dormía en el momento de la tragedia.
Centro de Estudios de Guatemala, 12-17 octubre 2011

venerdì 14 ottobre 2011

530 - DICIOTTO DEPUTATI INDIGENI IN UN CONGRESSO DI 158 PARLAMENTARI

Dei 158 deputati al Congresso della Repubblica eletti per il periodo 2012-2016, diciotto sono indigeni ed unicamente 5 partiti politici su 11 hanno presentato un candidato indigeno, segnala una relazione della Procura dei Diritti umani (PDH) dal titolo "Indicatori di inclusione sulle elezioni generali del 2011”.
Di accordo la relazione della PDH, che analizza anche la partecipazione delle donne nella passata tornata elettorale, la rappresentatività nel Congresso non corrisponde alla proporzione di popolazione indigena del paese.
Dipartimenti come Alta Verapaz e Quiché, dove la popolazione indigena raggiunge rispettivamente i 720.741 abitanti e 581.996 abitanti, dovrebbero avere una rappresentatività nell’Assemblea legislativa di 9 e 7 deputati Maya, secondo la Legge Elettorale e dei Partiti Politici, che propone che ogni distretto elettorale può scegliere un congressista per ogni 80 mille abitanti.
Secondo l'informazione, i dipartimenti con maggiore numero di deputati Maya sono Alta Verapaz, Sololá e Huehuetenango, con 8 deputati; le etnie predominanti sono K'iche, Q'eqchí e Kakchikel.
Nel caso dei sindaci indigeni, i dati sono più favorevoli in termini di inclusione; prendendo in considerazione le ultime elezioni generali, si può stabilire che la cifra di sindaci indigeni eletti è stata sopra del 30% dei posti stabiliti per i comuni.
In termini di inclusione politica-cittadina, la percentuale di sindaci indigeni è più positiva in relazione all'elezione delle donne nelle cariche pubbliche.
Il documento conclude che la partecipazione elettorale prevista dall'attuale Costituzione Politica convalida la situazione esclusoria ed i suoi meccanismi politici rispetto alle donne e agli indigeni. 
Esiste la necessità di riforme normative e di politiche pubbliche dirette ad incentivare e facilitare la partecipazione politica e cittadina di quelli settori che sono rimasti esclusi dal diritto di scegliere ed essere eletti, puntualizza la PDH.
Centro de Estudios de Guatemala, 5-11 octubre 2011

529 - DIECIOCHO DIPUTADOS INDÍGENAS EN UN CONGRESO DE 158 PARLAMENTARIOS

De 158 diputados al Congreso de la República electos para el período 2012-2016, dieciocho son indígenas y únicamente 5 de 11 partidos políticos postularon a un candidato indígena, señala un informe de la Procuraduría de los Derechos Humanos (PDH) titulado “Indicadores de inclusión ciudadana” sobre las elecciones generales de 2011.
De acuerdo con el informe de la PDH, que analiza también la participación de la mujer en la pasada contienda electoral, la representatividad en el Congreso no corresponde a la proporción poblacional indígena del país.
Departamentos como Alta Verapaz y Quiché, donde la población indígena alcanza los 720 mil, 741 habitantes y 581 mil 996 respectivamente, tendrían que tener una representatividad en el Legislativo de 9 y 7 diputados Mayas, según la Ley Electoral y de Partidos Políticos que propone que cada distrito electoral puede elegir a un congresista por cada 80 mil habitantes.
Según la información, los departamentos con mayor número de diputados Mayas fueron Alta Verapaz, Sololá y Huehuetenango, con 8 diputados; las etnias predominantes fueron K’iche, Q’eqchí y Kakchikel.
En el caso de alcaldes indígenas, los datos son más favorables en términos de inclusión; tomando en cuenta las últimas elecciones generales, se puede establecer que la cifra de alcaldes indígenas electos ha estado por arriba del 30 por ciento de las plazas fijas para alcaldías.
En términos de inclusión política-ciudadana, el porcentaje de indígenas alcaldes es más positivo en relación a la elección de mujeres para cargos públicos.
El documento concluye que la participación electoral efectuada bajo la actual Constitución Política revalida la situación excluyente y sus mecanismos políticos respecto a las mujeres e indígenas en particular.
Existe la necesidad de reformas normativas y de políticas públicas dirigidas al fomento y facilitación de la participación política y ciudadana de aquellos sectores que han permanecido ajenos al derecho de elegir y ser electos, puntualiza la entidad.
Centro de Estudios de Guatemala, 5-11 octubre 2011

domenica 9 ottobre 2011

528 - LA VIOLENZA HA CAUSATO LA MORTE DI 2000 PERSONE NEI PRIMI OTTO MESI DEL 2011

Si mantiene il clima di insicurezza tra i guatemalteche a causa della violenza. La più recente “Relazione sulla situazione dei diritti umani in Guatemala e fatti di violenza nei primi otto mesi del 2011”, elaborato dal Gruppo di Appoggio Mutuo (GAM), rivela che fino al mese di agosto 2.231 persone sono morte in forma violenta nel paese. Di quel totale, 1.882 erano uomini, 306 donne, 37 bambini e 8 bambine.
"L'incremento della violenza non è stato solo per l’accanimento e la crudeltà ma in quest’anno è aumentato il numero di vittime, l'aumento in relazione all'anno anteriore è stato di un 5%; specialmente questo aumento è stato nei mesi di febbraio, maggio ed agosto", sottolinea.
Nella media mensile di morti, secondo la relazione, 2011 sono morti 280 al mese, cifra inferiore solo a quella degli anni 2009 e 2007, quando la media mensile di morti negli otto primi mesi fu di 322 e 306, rispettivamente. 
Nell’agosto di quest’anno, 283 persone sono morte in forma violenta in Guatemala. Di quel totale, 241 erano uomini e 36 donne. Neanche i bambini si sono salvati dalla violenza. Il mese scorso, sei bambini sono morti.
Anche il numero di feriti fino al mese di agosto è stato alto. Secondo la relazione, 888 persone sono rimaste ferite negli otto primi mesi di quest’anno come conseguenza di azioni violente. Di quelle, non si sa quanti sono sopravvissuti entrando in ospedale e quanti hanno ricevuto cure mediche adeguate.
Oltre all'elevato numero di morti e feriti, il documento richiama l'attenzione sulla quantità di massacri avvenuti questo anno. "Dimostrazione della poca attenzione data all'implementazione di politiche di sicurezza sono stati i terribili massacri avvenuti durante il 2011, oltre 460 vittime represse, sottolineando chiaramente in questo modo che la crudeltà, l’accanimento e livelli tanto alti di violenza non si sono diminuiti in assoluto". 
Quest’anno, 354 persone sono morte a causa di massacri e 112 sono rimaste ferite. Solamente nel mese di agosto, il paese è stato scenario di nove massacri che hanno avuto come risultato la morte di 31 persone, tra adulti e bambini.
Come se non bastasse la quantità di morti, anche la crudeltà degli assassini impressiona il paese. "Esiste crudeltà ed accanimento in ognuno dei crimini perpetrati negli ultimi tempi", si legge. Negli otto primi mesi di quest’anno, 99 persone sono state torturate nel paese, delle quali 74 uomini, 24 donne ed una ragazza minore di 15 anni.
Fino al mese di agosto, 67 vittime sono state trovate smembrate. E, secondo il GAM, il quadro si ripete "senza che le autorità velocizzino le indagini necessarie rispetto a ciò che è avvenuto con quella vittima." 
La mancanza di azione delle autorità diventa più evidente quando si osservano le regioni con maggiori indice di violenza. "La violenza è radicata specificamente in determinati luoghi, i quali sono stati identificati dal monitoraggio del GAM, tuttavia nonostante ciò non si è vista da anni la implementazione di sistemi di sicurezza che cambino questa realtà; esempio di ciò è la zona 18 che continua ad essere la più vulnerabile della capitale", si denuncia.
Adital, 28/09/2011

527 - VIOLENCIA VICTIMÓ DOS MIL PERSONAS EN LOS OCHO PRIMEROS MESES DE 2011

Se mantiene el clima de inseguridad entre guatemaltecos y guatemaltecas a causa de la violencia. El más reciente Informe sobre la situación de los derechos humanos en Guatemala y hechos de violencia durante ocho meses de 2011, elaborado por el Grupo de Apoyo Mutuo (GAM), revela que hasta el mes de agosto 2.231 personas murieron en forma violenta en el país. De ese total, 1.882 eran hombres, 306 mujeres, 37 niños y ocho niñas.
"El incremento de la violencia no ha sido solo en saña y crueldad sino que al presente año se le agrega el número de víctimas, el aumento en relación con el año anterior ha sido de un 5%; especialmente han reflejado este ascenso los meses de febrero, mayo y agosto”, se destaca.
En el promedio mensual de muertes, de acuerdo con el informe, 2011 tuvo 280 por mes, cifra inferior sólo a la de los años de 2009 y 2007, cuando la media mensual de muertes en los ocho primeros meses fue de 322 y 306, respectivamente.
En agosto de este año, 283 personas murieron en forma violenta en Guatemala. De ese total, 241 eran hombres y 36 mujeres. Ni siquiera los niños escaparon a la violencia. El mes pasado, seis niños murieron.
El número de heridos hasta el mes de agosto también fue alto. Según el informe, 888 personas quedaron heridas en los ocho primeros meses de este año como consecuencia de acciones violentas. De ésas, no se sabe cuántas sobrevivieron al entrar en el hospital y cuántas recibieron atención médica adecuada.
Además del elevado número de muertos y heridos, el documento llama la atención sobre la cantidad de masacres ocurridas este año. "Muestra de la poca atención que se le ha dado a la implementación de políticas de seguridad han sido las terribles masacres provocadas a lo largo del 2011, mas de 460 víctimas reportadas, reflejando claramente de esta forma que la crueldad, saña y niveles tan altos de violencia no se han reducido en absoluto”, se considera.
Este año, 354 personas murieron a causa de masacres y 112 quedaron heridas. Solamente en el mes de agosto, el país fue escenario de nueve masacres que tuvieron como resultado la muerte de 31 personas, entre adultos y niños.
Como si no bastase la cantidad de muertos, la crueldad de los asesinatos también conmueve al país. "Existe crueldad y saña en cada uno de los crímenes perpetrados en los últimos tiempos”, se afirma. En los ocho primeros meses de este año, 99 personas fueron torturadas en el país, de las cuales 74 eran hombres, 24 mujeres y una niña menor de 15 años.
Hasta el mes de agosto, 67 víctimas fueron encontradas desmembradas. Y, de acuerdo con el GAM, el cuadro se repite "sin que las autoridades agilicen las investigaciones necesarias respecto a lo ocurrido con aquella víctima”.
La falta de actitud de las autoridades se hace más evidente cuando se observan las regiones con mayores índices de violencia. "La violencia se ha posicionado específicamente en determinados lugares, los cuales han sido ubicados de acuerdo al monitoreo del GAM, sin embargo pese a ello no se ha logrado observar por años que haya implementación de sistemas de seguridad que cambien esta realidad; ejemplo de ello es la zona 18, que sigue reportándose como la más vulnerable de la ciudad capital”, se denuncia.
Adital, 28/09/2011

martedì 4 ottobre 2011

526 - L’UFFICIO DELL'ONU PER I DIRITTI UMANI RIMARRÀ ALTRI TRE ANNI IN GUATEMALA

Con un comunicato stampa, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani (Acnudh) ha informato che "l'ufficio darà continuità al suo mandato di esaminare ed informare sulla situazione dei diritti umani nel paese, al fine di offrire consigli ed assistenza tecnica sia allo Stato sia alla società civile."
 Il rappresentante in Guatemala dell'organismo internazionale, Alberto Brunori, ha ribadito l’impegno di lavorare in favore dei diritti dei guatemaltechi, mettendo speciale enfasi nei confronti di coloro che soffrono "la discriminazione, il razzismo, la povertà e la violenza sociale."
L'Alto Commissariato è presente in Guatemala dal 2005, quando finì il mandato di Verifica delle Nazioni Unite per il Guatemala, che aveva accompagnato il compimento degli accordi di pace sottoscritti dal Governo e dall'ex guerriglia.
Fonte: Centro dei Diritti Umani del Costa Rica.
Adital, 23/09/2011   



525 - OFICINA DE LA ONU PARA LOS DERECHOS HUMANOS PERMANECERÁ TRES AÑOS MÁS EN GUATEMALA

A través de una nota de prensa, la Alta Comisionada de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos (Acnudh) informó que "la oficina dará continuidad a su mandato de observar e informar sobre la situación de los derechos humanos en el país, a fin de brindar asesoría y asistencia técnica tanto al Estado como a la sociedad civil".
El representante en Guatemala del organismo internacional, Alberto Brunori, reiteró el compromiso de trabajar en favor de los derechos de los guatemaltecos, poniendo especial énfasis en quienes sufren "los flagelos de la discriminación, el racismo, la pobreza y la violencia social”.
El Alto Comisionado tiene presencia en Guatemala desde 2005, cuando concluyó el mandato de Verificación de las Naciones Unidas para Guatemala, que acompañó el cumplimiento de los acuerdos de paz suscritos por el Gobierno y la ex guerrilla.
Fuente: Centro de Derecho Humanos de Costa Rica
Adital, 23/09/2011