Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


mercoledì 30 marzo 2011

422 - COMUNITÀ BLOCCANO ACCESSO ALLA MINIERA E CHIEDONO LA FINE DELLE ATTIVITÀ

Ubicata nelle vicinanze del fiume Tzalá e Quivichil, nei municipi di Sipacapa e San Miguel Ixtahuacán, nel dipartimento di San Marcos, Marlin I è una miniera di oro ed argento sotterranea ed a cielo aperto, e occupa un'area di sei chilometri quadrati, che abbraccia i territori tradizionali dei popoli maya mam e sipakapense.
Con lo sfruttamento della miniera, le comunità del luogo sostengono che non sono consultate sulle attività che causano seri effetti sulla salute della popolazione, per le abitazioni e l’inquinamento dell'ecosistema. Malgrado la Commissione Interamericana per i Diritti umani (CIDH), ha stabilito la sospensione cautelare temporale della miniera Marlin nel maggio 2010, né l'impresa Montana Exploradora del Guatemala, filiale della multinazionale canadese Goldcorp Inc., né il governo hanno rispettato la decisione.
Per quel motivo, dopo quasi un anno di attesa, le comunità danneggiate hanno deciso di agire e hanno bloccato i principali accessi alla miniera. Rappresentati dal Fronte di Difesa Miguelense, anche gli indigeni stanno spingendo una campagna di raccolta di firme per denunciare al presidente della repubblica, Álvaro Colom, gli abusi commessi dall'impresa, i danni subiti dalle comunità e la violazione di diritti.
"Chiediamo dello Stato del Guatemala che (…) compia immediatamente le misure cautelari concesse dalla Commissione Interamericana di Diritti umani (MC-260-07) che stabiliscono la sospensione temporanea della miniera Marlin", sostiene il Fronte di Difesa Miguelense. Nella lettera, anche gli indigeni denunciano atti di violenza promossi dai lavoratori della miniera e chiedono il rispetto dell'integrità fisica delle persone.
Il Fronte chiede anche alla CIDH che mantenga la vigilanza e sottolinea anche che la stessa raccomandazione è stata rinforzata dal Relatore delle Nazioni Unite per i Popoli Indigeni, James Anaya, nella relazione presentata nell'Assemblea generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), il giorno 4 marzo di quest’anno. La lettera termina affermando che aspetta una risposta del governo guatemalteco.
Quando aveva deciso la sospensione cautelare temporale della miniera Marlin, anche la CIDH aveva chiesto che il governo depurasse le acque delle comunità indigene e garantisse l'attenzione medica per le persone colpite dall'inquinamento.
Lo studio del Relatore delle Nazioni Unite per i Popoli Indigeni presenta osservazioni sulla situazione dei diritti dei popoli indigeni del Guatemala, riferiti ai progetti estrattivi e ad altri progetti realizzati nei loro territori tradizionali.
Il documento dice che il "Guatemala attraversa attualmente un clima di alta instabilità e conflittualità sociale in relazione con le attività imprenditoriali nei territori tradizionali dei popoli indigeni che ha seri impatti sui diritti dei popoli indigeni e mette a rischio la governabilità e lo sviluppo economico del paese."
Lo studio enumera i danni causati alla salute della popolazione e all'ecosistema, provocati dall'inquinamento, la perdita di terre indigene ed i danni nelle proprietà ed abitazioni. Inoltre, il relatore cita la repressione e la mancata considerazione degli atti di 'protesta sociale legittima' degli indigeni.
Per appoggiare la causa delle comunità e firmare la lettera:
http://www.salvalaselva.org/mailalert/685/solidaridad-con-indigeno-maya-fermare-il-miniera-marlin-in-guatemala
Per leggere la relazione completa del Relatore delle Nazioni Unite per i Paesi Indigeni James Anaya: http://www2.ohchr.org/english/issues/indigenous/rapporteur/docs/GuatemalaIP16th_AUV.pdf
Adital, 24/03/2011

421 - COMUNIDADES BLOQUEAN ACCESO A LA MINA Y PIDEN FIN DE LAS ACTIVIDADES

Ubicada en las inmediaciones del río Tzalá y Quivichil, en los municipios de Sipacapa y San Miguel Ixtahuacán, en el departamento de San Marcos, Guatemala, la mina Marlin I contiene oro y plata subterránea y a cielo abierto, y está en un área de 6 kilómetros cuadrados que abarca los territorios tradicionales de los pueblos mayas man y sipakapense.
Con la explotación de la mina, las comunidades del entorno reclaman que no son consultadas sobre las actividades, que causan serios efectos en la salud de la población y en las viviendas y contaminación en el medio ambiente. A pesar de que la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) estableció la suspensión cautelar temporaria de la mina Marlin, en mayo de 2010 ni la empresa Montana Exploradora de Guatemala S.A., subsidiaria de la transnacional canadiense Goldcorp Inc., ni el gobierno atendieron la decisión.
Por eso, después de casi un año de espera, las comunidades afectadas decidieron actuar y bloquearon los principales accesos a la mina. Representados por el Frente de Defensa Miguelense, los indígenas también están impulsando una campaña de recolección de firmas para denunciar al presidente del país, Álvaro Colom, los abusos cometidos por la empresa, los daños sufridos en las comunidades y la violación de derechos.
"Demandamos del Estado de Guatemala que (…) cumpla inmediatamente con las medidas cautelares otorgadas por la Comisión Interamericana de Derechos Humanos CIDH (MC-260-07) que establecen la suspensión temporal de la mina Marlin", expresa el Frente. En la carta, los indígenas también denuncian actos de violencia promovidos por trabajadores de la minera y piden el respeto de la integridad física de las personas.
El Frente también pide a la CIDH que mantenga su vigilancia y también cita que la misma recomendación fue reforzada por el Relator de las Naciones Unidas para los Pueblos Indígenas, James Anaya, en el informe presentado en la Asamblea general de la Organización de las Naciones Unidas (ONU), el día 4 de marzo de este año. La carta finaliza expresando que se espera una respuesta del gobierno guatemalteco.
Cuando determinó la suspensión cautelar temporaria de la mina Marlin, la CIDH también pidió medidas de parte del gobierno para descontaminar las aguas de las comunidades indígenas y para garantizar la atención médica para los afectados por la contaminación.
El estudio del Relator de las Naciones Unidas para los Pueblos Indígenas presenta observaciones sobre la situación de los derechos de los pueblos indígenas de Guatemala relacionados con los proyectos extractivos y otros proyectos realizados en sus territorios tradicionales.
El documento dice que "Guatemala atraviesa actualmente un clima de alta inestabilidad y conflictividad social en relación con las actividades empresariales en los territorios tradicionales de los pueblos indígenas, que tiene serios impactos sobre los derechos de los pueblos indígenas y pone en riesgo la gobernabilidad y desarrollo económico del país".
El estudio enumera los daños causados a la salud de la población y al medio ambiente, provocados por la contaminación, la pérdida de tierras indígenas y los daños en las propiedades y viviendas. Además, el relator cita la represión y la desconsideración de los actos de 'protesta social legítima' de los indígenas.
Para apoyar la causa de las comunidades y firmar la carta, ingrese a:
http://www.salvalaselva.org/mailalert/685/solidaridad-con-indigenas-maya-detener-la-mina-marlin-en-guatemala
Para leer el informe completo del Relator de las Naciones Unidas para los Pueblos Indígenas, James Anaya, ingrese a:http://www2.ohchr.org/english/issues/indigenous/rapporteur/docs/GuatemalaIP16th_AUV.pdf
Adital, 24/03/2011

sabato 26 marzo 2011

420 - SOLIDARIETÀ CON GLI INDIGENI MAYA: FERMARE LA MINIERA MARLIN

La Commissione Interamericana dei Diritti umani (CIDH) ha disposto nello scorso mese di maggio 2010 la sospensione cautelare temporanea della miniera Marlin. Ma sia l'impresa mineraria sia il governo sono stati sordi. Per quel motivo, le comunità hanno deciso di bloccare in maniera pacifica gli accessi principali dell'impresa mineraria. Marlin I è una miniera di oro ed argento sotterraneo ed a cielo aperto, situata in un'area di 6 km2 nelle vicinanze del fiume Tzalá e Quivichil nei municipi di Sipacapa e San Miguel Ixtahuacán, Dipartimento di San Marcos. Si estende sui territori tradizionali dei popoli maya mam e sipakapense.
Dati i precedenti e l’impatto della miniera, la CIDH sollecita il Governo perché: "sospenda lo sfruttamento minerario del progetto Marlin I ed altre attività relazionate con la concessione data all'impresa Goldcorp/Montana Exploradora del Guatemala S.A., e […] prevenire l'inquinamento ambientale." Inoltre, sollecita al Governo l'adozione di misure di depurazione delle acque delle comunità indigene; l'attenzione medica delle persone inferme per l'inquinamento e la garanzia della vita e l'integrità fisica dei membri delle 18 comunità maya danneggiate.
Il Relatore delle Nazioni Unite per i popoli indigeni ha presentato una relazione sul settore minerario in Guatemala il 4 marzo 2011, quattro giorni dopo gli incidenti denunciati. In quel documento presenta osservazioni sulla situazione dei diritti dei popoli indigeni del Guatemala danneggiati dai progetti estrattivi nei loro territori tradizionali, e dedica un ampio capitolo al caso della Miniera Marlin. Il Relatore conclude la sua relazione raccomandando allo Stato guatemalteco e all'impresa Goldcorp di rispettare le misure cautelari concesse dalla CIDH, compresa la sospensione delle operazioni della miniera.
Scriva al presidente guatemalteco a sostegno delle denunce del Fronte di Difesa Miguelense.
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Egregio Signor Presidente:
A sostegno del Fronte di Difesa Miguelense, appoggio la denuncia della scorretta pratica dell'impresa mineraria di manipolare i suoi lavoratori e metterli in contrasto con le comunità che difendono legalmente i loro diritti. I lavoratori dell'impresa mineraria hanno trattenuto 60 persone come ostaggi il 28 febbraio 2011. Ci sono stati incidenti violenti ed alcuni persone sono state ferite e minacciate.
È per quel motivo che per mezzo della presente lettera, chiediamo allo Stato del Guatemala che garantisca il rispetto all'integrità fisica delle persone e che compia immediatamente le misure cautelari concesse dalla Commissione Interamericana di Diritti umani (MC-260-07), che stabiliscono la sospensione temporanea della Miniera Marlin.
Così raccomanda anche il Relatore delle Nazioni Unite per i Popoli Indigeni, James Anaya, nella relazione presentata il 4 marzo 2011 davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, come si può vedere in 
http://www2.ohchr.org/english/issues/indigenous/rapporteur/docs/GuatemalaIP16th_AUV.pdf,
E chiediamo alla CIDH mantenere la sua vigilanza e rinnovare allo stato del Guatemala il rispetto dei diritti umani dei popoli, come dell'ecosistema. Aspetto la sua pronta risposta ed una conferma positiva a queste domande.
Distintamente, firma.

Salva la Selva, Organizzazione ambientale politicamente indipendente
Adital, 23/03/2011

419 - SOLIDARIDAD CON INDÍGENAS MAYA: DETENER LA MINA MARLIN

La Comisión Interamericana de Derechos Humanos CIDH estableció en mayo 2010 la suspensiòn cautelar temporal de la mina Marlin. Pero tanto la empresa minera como el gobierno hicieron desde entonces oídos sordos. Por eso, las comunidades decidieron presionar bloqueando de manera pacífica los accesos principales de la empresa minera a su proyecto. Marlin I es una mina de oro y plata subterránea y a cielo abierto situada en un área de 6 km2 en las inmediaciones del río Tzalá y Quivichil en los municipios de Sipacapa y San Miguel Ixtahuacán, Departamento de San Marcos. Abarca los territorios tradicionales de los pueblos mayas mam y sipakapense.
Dados los antecedentes e impactos de la mina, la CIDH solicita al Gobierno que: "suspenda la explotación minera del proyecto Marlin I y demás actividades relacionadas con la concesión otorgada a la empresa Goldcorp/Montana Exploradora de Guatemala S.A., y […] prevenir la contaminación ambiental” . Además, solicita al Gobierno la adopción de medidas de descontaminación de las aguas de las comunidades indígenas; la atención médica de afectados por la contaminación y la garantía de la vida y la integridad física de los miembros de las 18 comunidades mayas afectadas.
El Relator de las Naciones Unidas para los Pueblos Indígenas presentò un informe sobre la minería en Guatemala justo el 4 de marzo de 2011, cuatro días después de los incidentes denunciados. Allí efectúa observaciones sobre la situación de los derechos de los pueblos indígenas de Guatemala afectados por proyectos extractivos en sus territorios tradicionales, y dedica un amplio capítulo al caso de la Mina Marlin. El Relator concluye su informe recomendando al Estado guatemalteco y a la empresa Goldcorp acatar las medidas cautelares otorgadas por la CIDH, incluyendo la suspensión de las operaciones de la mina.
Escriba al presidente guatemalteco en apoyo de las denuncias del Frente de Defensa Miguelense.
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Estimado Sr. Presidente:
En apoyo del FRENTE DE DEFENSA MIGUELENSE, quiero apoyar la denuncia de la horrible practica de la empresa minera en manipular a sus trabajadores y ponerlos en confrontación con las comunidades que defienden legalmente sus derechos. Los trabajadores de la empresa minera retuvieron el 28 de febrero de 2011 como rehénes a 60 personas. Tuvieron lugar incidentes violentos y algunas personas resultaron heridas y amenazadas.
Es por eso que por la presente, demandamos del Estado de Guatemala que garantice el vigoroso respeto a la integridad física de las personas y que cumpla inmediatamente con las medidas cautelares otorgadas por la Comisión Interamericana de Derechos Humanos CIDH (MC-260-07) que establecen la suspensión temporal de la mina Marlin.
Así lo recomienda también el Relator de las Naciones Unidas para los Pueblos Indígneas, Sr. James Anaya en el informe presentado el 4 de marzo 2011 ante la Asamblea General de las Naciones Unidas (ver: http://www2.ohchr.org/english/issues/indigenous/rapporteur/docs/GuatemalaIP16th_AUV.pdf)
Y pedimos a la CIDH mantener su vigilancia y reiterar al estado de Guatemala el estricto respeto a los derechos humanos de los pueblos, así como al medio ambiente. Espero su pronta respuesta y una confirmación positiva a estas demandas.
Atentamente,

Salva la Selva
Organización ambiental políticamente independiente, que defiende consecuentemente a los habitantes de los bosques tropicales y los espacios que habitan
Adital, 23/03/2011

venerdì 25 marzo 2011

418 - ORGANIZZAZIONI SOLLECITANO REAZIONI DELL’UNIONE EUROPEA IN RELAZIONE AI VIOLENTI SGOMBERI IN GUATEMALA

Reti europee e organizzazioni interrnazionali sollecitano una reazione dell’Unione Europea in relazione ai violenti sgomberi nelle comunutà della Valle del Polochic, Panzòs e Alta Verapaz in Guatemala.
A partire dal 15 di marzo, membri delle forze di sicurezza privata stanno utilizzando la violenza per eseguire sgomberi forzati nei confronti di oltre 800 famiglie di 14 comunità della valle del Polonchic, Alta Verapaz. Gli sgomberi hanno causato la morte di una persona, vari feriti, tre intossicati (a causa dell’uso di gas lacrimogeni) e tre persone imprigionate.
Adital, 23/03/2011

417 - ORGANIZACIONES SOLICITAN REACCIÓN DE LA UNIÓN EUROPEA EN RELACIÓN A LOS VIOLENTOS DESALOJOS EN GUATEMALA

Redes europeas y organizaciones internacionales solicitan una reacción de la Unión Europea en relación a los violentos desalojos en comunidades en el Valle del Polochic, Panzós y Alta Verapaz en Guatemala.
Desde el día 15 de marzo, elementos de las fuerzas de seguridad privada están realizando uso de violencia, ejecutando desalojos forzosos en contra de más de 800 familias de 14 comunidades en el Valle del Polochic, Alta Verapaz. Hay resultado en la muerte de una persona, varias heridas, tres intoxicadas (debido al uso de gases lacrimógenos) y tres personas capturadas.
Adital, 23/03/2011

416 - EN COTZAL, CHAJUL Y NEBAJ EL GOBIERNO Y LA EMPRESA ENEL VIOLAN NUESTROS DERECHOS COMO PUEBLOS INDÍGENAS.

Las Comunidades y Autoridades Indígenas de la Región Ixil, en el norte del Quiché, ante las Comunidades y Pueblos indígenas de Guatemala y ante la opinión pública nacional e internacional, denunciamos:
1. El 18 de marzo nuevamente 500 policías y soldados con gorras pasamontañas armados con fusiles y bombas lacrimógenas llegaron a la Comunidad de San Felipe Chenla en el Municipio de Cotzal para quitar la talanquera y capturar al Q'ESAL TENAM K'USAL (Alcalde Indígena DE Cotzai) Concepción Santay y otros 20 líderes comunitarios que defienden los derechos de la Comunidad sobre sus montañas y ríos frente la invasión de la empresa ENEL de Italia.
2. Nuestras niñas y niños, mujeres y ancianos han sufrido nuevamente el terror y el miedo, dos mujeres se desmayaron, frente los policías y soldados con pasamontañas y 3 helicópteros, totalmente igual a la situación que vivimos durante el conflicto armado interno en el que el ejército cometió 114 masacres en Chajui, Cotzai y Nebaj. En 1982, el 23 de marzo el ejército cometió la masacre de ILOM asesinando a 95 personas y el 3 de abril cometió la masacre en Chel asesinando a otras 90 personas. Ese mismo año el ejército cometió masacres en Rabinal, Ixcan y otras regiones del país. No queremos que vuelva a pasar lo mismo contra nuestras Comunidades por defender nuestras montañas, bosques y ríos frente la invasión de las empresas multinacionales,
3. Denunciamos también que la empresa HIDROXACBÁL S.A. que se impuso con amenazas y falsos ofrecimientos en la Aldea JUA del Municipio de Chajul no cumplió con entregar a la población ixil 10 MW de la energía eléctrica que está produciendo sobre el Rio Xacbal, ni mejoró las carreteras, ni entregó las casas y ninguno de los ofrecimientos que hizo cuando se estaba construyendo dicha hidroeléctrica. Nuestras Comunidades y sus Q'ESAL TENAM (Consejos de Principales) rechazan el abuso, la mentira y la violación de nuestros derechos indígenas por parte de las empresas multinacionales.
Ante esía situación, pedimos:
1. Al gobierno, suspender la represión y el terror que cometen los policías y los soldados con gorras pasamontañas y bombas lacrimógenas y los helicópteros, así como que suspenda las órdenes de captura contra nuestras autoridades y líderes comunitarios.
2. Al gobierno y la Empresa ENEL de Italia y otras empresas: respetar nuestros derechos como pueblos indígenas sobre las montañas y ríos que durante miles de años han cuidado nuestras Comunidades.
3. A la Iglesia católica, evangélica y a las instituciones de defensa de los derechos humanos y a los medios de comunicación nacional e internacional: su apoyo para evitar más represión, terror y miedo sobre nuestras comunidades por parte del gobierno y las empresas multinacionales.
Guatemala, 22 de marzo del 2011

giovedì 24 marzo 2011

415 - A COTZAL, CHAJUL E NEBAJ IL GOVERNO E L’IMPRESA ENEL VIOLANO I NOSTRI DIRITTI COME POPOLAZIONE INDIGENA.

Le comunità e le Autorità indigene della Regione Ixil, nel nord del Quiché, alle comunità e Popoli Indigeni del Guatemala e all’opinione pubblica nazionale e internazionale, denunciamo:

1. Il 18 marzo nuovamente 500 polizie e soldati con passamontagna, con fucili e bombe lacrimogene sono arrivati nella Comunità di San Felipe Chenla nel Municipio di Cotzal per togliere la sbarra (che blocca la strada) e per catturare il Q’ESAL TENAM K’USAL (Sindaco Indigeno di Cotzal), Concepción Santay e altri 20 dirigenti comunitari che difendono i diritti della comunità sulle loro montagne e fiumi di fronte all’invasione dell’impresa italiana ENEL.

2. Le nostre bambine e bambini, donne e anziani hanno sofferto nuovamente il terrore e la paura; due donne sono svenute davanti ai poliziotti e ai soldati con passamontagna e a 3 elicotteri, una situazione totalmente uguale a quelle che abbiamo vissuto all’epoca del conflitto armato interno, durante il quale l’esercito ha commesso 114 massacri in Chajul, Cotzal e Nebaj. Nel 1982, il 23 marzo, l’esercito commise il massacro di ILOM, assassinando 95 persone e il 3 aprile commise il massacro di Chel assassinando altre 90 persone. Questo stesso anno l’esercito ha commesso massacri a Rabinal, Ixcan ed altre regioni del paese. Non vogliamo che torni a succedere la stessa cosa contro le nostre Comunitá per difendere le nostre montagne, i boschi ed i fiumi di fronte all’invasione delle imprese multinazionali.

3. Denunciamo anche che l’impresa HIDROXACBAL s.a., che si è imposta con minacce e false offerte nella comunità di JUA del Municipio di Chajul, non ha mantenuto fede a nessuno degli impegni presi quando si stava costruendo la centrale idroelettrica: non ha consegnato alla popolazione ixil i 10 MW di energia elettrica deche sta producendo il fiume Xacbal, né ha migliorato le strade, né ha consegnato le case promesse. Le Nostre comunità ed i loro Q’ESAL TENAM (Membri del Consiglio) rifiutano l’abuso, la menzogna e la violazione dei nostri diritti come popolazione indigena, da parte delle imprese multinazionali.

Di fronte a questa situazione, chiediamo:

1. Al governo, sospendere le azioni repressive e di terrore che commettono i poliziotti ed i soldati con passamontagna e bombe lacrimogene e gli elicotteri e sospendere gli ordini di cattura contro le nostre autorità e dirigenti comunitari.

2. Al governo e all’impresa italiana ENEL e alle altre imprese: rispettare i nostri diritti come popolazioni indigene sulle montagne e fiumi che durante migliaia di anni hanno protetto le nostre Comunità.

3. Alle chiesa cattolica, alla chiesa evangelica, alle istituzioni che difendono i diritti umani e ai mezzi di comunicazione nazionale e internazionale: il loro appoggio per evitare che continuino le azioni repressive, che generano terrore e la paura sulle nostre comunità da parte del governo e delle imprese multinazionali.

Comunicato delle Comunità indigene di Cotzal, Chajul e Nebaj, Guatemala, 22 marzo 2011

martedì 22 marzo 2011

414 - GUATEMALA PRESENTA PROTOCOLLO PER IL RIMPATRIO DELLE VITTIME DELLA TRATTA DI PERSONE

L'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ed il governo del Guatemala hanno divulgato il 3 marzo il Protocollo Interistituzionale per il rimpatrio delle vittime del Traffico di Persone, bambini e bambine, adolescenti ed adulti, come una strategia di lotta contro questo crimine. Oltre a divulgare il documento, il governo ha inaugurato due ricoveri per le vittime del traffico umano.
Il Protocollo riunisce i procedimenti di assistenza specializzata per il rimpatrio dei guatemaltechi emigranti vittime del traffico e degli stranieri vittime dello stesso crimine in Guatemala. Gli emigranti sono considerati una popolazione vulnerabile per trovarsi fuori dal loro luogo natale. Nel traffico di persone, le principali vittime sono donne, adolescenti, bambine e bambini.
I rifugi, o casa di accoglienza, sono luoghi temporanei per proteggere le vittime dal traffico, guatemalteche o straniere. In esse gli emigranti accolti riceveranno attenzione medica, psicologica e sostegno giuridico. L'iniziativa del governo del Guatemala rafforzerà l'attenzione delle persone vittime del traffico che prima erano assistete solo dalla Segreteria contro la violenza sessuale, sfruttamento e traffico di persone (SVET).
Con l'annuncio del Protocollo, il ministro delle Relazioni Esterne, Haroldo Rodas, ha detto che "lo Stato sta facendo un passo avanti nel trattamento corretto del crimine della tratta delle persone in Guatemala". Da parte sua il presidente, Álvaro Colom, ha commentato che tutti gli sforzi sono necessari finché esistono vittime del traffico di persone "sono le vittime coloro che conoscono la sofferenza profonda che la problematica implica", ha affermato, commentando che l'azione mostra la volontà del governo per avanzare "in modo integrale nel dare dignità alla persona umana."
Per l’esperta delle Norme dell'OIL, Tania Caron, il Protocollo rappresenta "una risposta dinamica, ampiamente convalidata che contiene procedimenti chiari, vitali e nel quadro di quanto stabilito nella legislazione nazionale ed internazionale per le vittime della tratta delle persone". Ha sottolineato che oltre a questa iniziativa, sono necessari ancora altri sforzi per combattere la rete criminale che agisce in forma organizzata con ramificazioni in varie città, paesi e continenti.
Numeri in Guatemala
Il Guatemala è un paese di origine, transito e destino di persone vittime del traffico, che sono obbligate a servire, la maggioranza delle volte, al mercato dello sfruttamento sessuale e al traffico forzato. Anche gli indigeni sono esposti al lavoro simile a quello degli schiavi. Nella regione confinante col Messico, molte vittime sono costrette a lavorare nell'agricoltura, nell’industria tessile, nel servizio domestico e nella prostituzione.
Il Guatemala è un paese di destinazione per la prostituzione di donne e bambine vittime del traffico, provenienti da El Salvador, Honduras e Nicaragua. Anche gli emigranti di altri paesi dell'America Centrale, transitano per il Guatemala con destinazione Messico e Stati Uniti.
Adital, 04/03/2011

413 - GUATEMALA PRESENTA PROTOCOLO DE REPATRIACIÓN DE VÍCTIMAS DE TRÁFICO DE PERSONAS

La Organización Internacional del Trabajo (OIT) y el gobierno de Guatemala divulgaron ayer (3), el Protocolo Interinstitucional para la repatriación de víctimas del Tráfico de Personas (niños/as, adolescentes y adultos), como una estrategia de combate a este crimen. Además de divulgar el documento, el gobierno inauguró dos albergues para las víctimas del tráfico humano.
El Protocolo reúne los procedimientos de asistencia especializada para la repatriación de los/as guatemaltecos/as emigrantes víctimas de tráfico y de los extranjeros victimas del mismo crimen en Guatemala. Los migrantes son considerados una población vulnerable por encontrarse fuera de sus lugares de origen. En el tráfico de personas, las principales víctimas son las mujeres, adolescentes, niñas y niños.
Los albergues o casa de abrigo, son lugares temporales para proteger a las víctimas del tráfico, guatemaltecas o extranjeras. En ellas los migrantes recibidos tendrán atención médica, psicológica y asesoría jurídica. La iniciativa del gobierno de Guatemala, fortalecerá la atención de las personas traficadas, que antes eran atendidas solo por la Secretaría contra la violencia sexual, explotación y tráfico de personas (SVET).
Con el anuncio del Protocolo, el ministro de Relaciones Exteriores, Haroldo Rodas, dice que "el Estado está dando un paso firme para el tratamiento correcto del crimen de la trata de Personas en Guatemala”. Por su parte el presidente, Álvaro Colom, comentó que todos los esfuerzos son necesarios mientras existan víctimas del tráfico de personas "son las víctimas las que saben el sufrimiento profundo que la problemática conlleva”, analizó, comentando que la acción muestra la voluntad del gobierno para avanzar "de forma integral en la dignificación de la persona humana”.
Para la especialista en Normas de la OIT, Tania Caron, el Protocolo representa "una respuesta dinámica, ampliamente validada, que contiene procedimientos claros, viables y en el marco de lo establecido en la legislación nacional e internacional para las víctimas de trata de personas”. Ella destacó que además de esta iniciativa, todavía son necesarios otros esfuerzos para combatir la red criminal que actúa de forma organizada con ramificaciones en varias ciudades, países y continentes
Números en Guatemala
Guatemala es un país de origen, tránsito y destino de personas traficadas, que son obligadas a servir, la mayoría de las veces, al mercado de la explotación sexual y al tráfico forzado. Los indígenas también son vulnerables al trabajo análogo al esclavo. En la región fronteriza con México, muchas víctimas son forzadas a trabajar en la agricultura, industria textil, en el servicio doméstico y en la prostitución.
Guatemala es un país de destino para la prostitución de mujeres y niñas víctimas del tráfico procedentes de El Salvador, Honduras y Nicaragua. Los migrantes de otros países de América Central, también transitan por Guatemala con destino a México y los Estados Unidos.
Adital, 04/03/11

lunedì 21 marzo 2011

412 - L’ENEL IN GUATEMALA E I POPOLI INDIGENI

Riceviamo quanto sotto riportato, che descrive la situazione creatasi nel municipio guatemalteco di Cotzal, della quale avevamo dato una breve notizia poche settimane or sono. Il nostro Mininotiziario sta diventando un bollettino di guerre contro i popoli indigeni amerindi, nostro malgrado (vedi nel solo 2011 i Mininotiziari n.2, 3, 9). Una vergogna italiana, ci scrivono dal Guatemala i giovani del “Consejo de Juventudes Maya, Garifuna y Xinca de Guatemala”, questa del modo di procedere della multinazionale Enel Green Power assistita dal “nostro” ambasciatore. Gli stati al servizio delle multinazionali, commentiamo noi. E con buona pace della green economy così decantata anche a parte della sinistra. Chiediamo ai nostri lettori che condividono il nostro malessere di diffondere la notizia che ci riguarda in quanto italiani.
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Oggi, venerdì 18 marzo nelle prime ore del pomeriggio 500 soldati vestiti in assetto di guerra con passamontagna e le forze antisommossa hanno occupato la comunità indigena maya ixil di San Felipe Chenla,municipio di Cotzal, Quiché, Guatemala, che dal 3 gennaio sta protestando contro la ENEL perché si oppongono alla costruzione della centrale idroelettrica di Palo Viejo all’interno della Finca San Francisco di proprietà del latifondista Pedro Broll.
L’ENEL (Green Power) e l’ambasciata italiana si rifiutano di dialogare con la comunità di San Felipe Chenla. L’ambasciata italiana ed i dirigenti dell’ENEL si sono rifiutati di visitare la comunità ixiles nonostante abbiano ricevuto vari inviti, e al contrario hanno rivolto minacce e intimidazioni di vario tipo contro le comunità indigene locali e contro persone che promuovono il rispetto e difendono i diritti umani fondamentali ed i diritti collettivi dei popoli indigeni.
Come all’epoca del conflitto armato interno, durante il quale, soprattutto negli anni ottanta, tutto l’altipiano maya è stato messo in ginocchio, e che è stato teatro di massacri, torture, distruzione, assassinii da parte dello Stato, le comunità maya hanno visto arrivare oggi centinaia di soldati e sono terrorizzate. Tre elicotteri civili e due militari hanno sorvolato per tutto il pomeriggio la comunità a bassa quota: le persone della comunità sono disperate perché l’esercito circonda la comunità, nascosti tra gli arbusti.
La popolazione si sta infuriando contro la polizia ed i soldati… ed il rischio è che la polizia ed i soldati commettano un massacro. Nel pomeriggio si sono riuniti gli abitanti di 32 comunità del comune di Cotzal che hanno chiesto all’esercito di ritirarsi. Davanti a tutti loro i bambini e le bambine hanno difeso la loro comunità urlando all’esercito di ritirarsi.
Secondo le testimonianze dei presenti, alcuni soldati volevano lanciare contro i bambini il gas lacrimogeno, mentre altri hanno deciso che per il momento fosse meglio ritirarsi e continuare a circondare la comunità. Non si sa cosa succederà nelle prossime ore soprattutto durante la notte. Pare che i soldati abbiano detto che devono eseguire un ordine di cattura contro il signor Concepción Canaj Gomez, che è il sindaco indigeno della comunità: se questo ordine di cattura venisse eseguito sarebbe un ulteriore violazione ai diritti dei popoli indigeni e il signor Canaj sarebbe un altro dei prigionieri politici del governo di Colom come i leader della comunità di San Juan Sacatepequez o il signor Ramiro Choc in Izabal.
Intanto il governo ha diffuso un comunicato estremamente minaccioso dove afferma di aver istituito le necessarie commissioni di dialogo e che le azioni che stanno promovendo alcune organizzazioni “radicali” sono fuori legge e saranno punite: i loro dirigenti saranno arrestati. Questa criminalizzazione, che è iniziata fin dall’inizio del governo di Alvaro Colom e che è aumentata sempre di più include censura, minacce alle attività di chi difende i diritti umani e va contro a tutte le convenzioni internazionali in questa materia e alle raccomandazioni che proprio una settimana fa ha fatto il relatore per i diritti dei popoli indigeni Jaime Anaya.
L’atteggiamento repressivo del governo contro la popolazione indigena e la militarizzazione delle comunità maya che lottano pacificamente per i propri diritti sono state ritenute inadeguate addirittura dall’ambasciatore statunitense McFarland (che recentemente ha visitato la regione ixil)
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PERCHÉ SI È ARRIVATI A QUESTA SITUAZIONE: l’ENEL aveva ricevuto nei mesi passati il permesso di realizzare la centrale idroelettrica direttamente dal sindaco del municipio di Cotzal, José Perez Chen, che in questo momento è latitante perché oltre ad aver gestito in maniera non trasparente i fondi donati dall’ENEL al Comune di Cotzal per la realizzazione di progetti sociali, questo signore ha un ordine di cattura per un caso di omicidio accaduto il 1 novembre del 2009.
L’ENEL ed il sindaco di Cotzal non hanno rispettato le procedure previste dalla convenzione 169 dell’OIT (Organizzazione Internazionale del Lavoro) che indicano che PRIMA di iniziare questo tipo di attività in una zona a prevalenza indigena si DEVE realizzare un procedimento di CONSULTA, vale a dire dialogo, concertazione con le comunità indigene locali e non si può iniziare nessun progetto o firmare nessun contratto fino a quando non si è arrivati a un accordo con le comunità indigene.
Il governo del presidente Alvaro Colom, d’accordo con la ditta ENEL GREEN POWER e con l’ambasciata italiana promosso un dialogo che le comunità indigene hanno considerato illegittimo perché ha escluso vari settori della popolazione e varie comunità, ed ha contribuito a dividere tra loro le comunità (fatto questo condannato dalla convenzione 169 della OIT e dalla convenzione contro la discriminazione e il razzismo CERD)..
Nel momento in cui la comunità di San Felipe Chenla ha iniziato, a partire dal 3 gennaio di quest’anno, 2011, una protesta pacifica, le autorità guatemalteche hanno utilizzato il pretesto di iniziare a cercare il signore Pérez Chen per occupare in tre occasioni la regione ixil utilizzando più di 1000 soldati con il risultato di spaventare le comunità indigene che sono state in passato vittime impotenti dell’esercito del Guatemala.
Le comunità locali, amministrate secondo le usanze indigene maya da un consiglio di anziani (autorità indigene), hanno deciso di chiudere la strada che attraversa la loro comunità per impedire ai camion che stanno trasportando il materiale necessario per la costruzione delle istallazioni della centrale idroelettrica Palo Viejo passino fino a quando l’ENEL e l’ambasciatore italiano non parleranno con loro in maniera pacifica, e non si decideranno a rispettare la convenzione 169 dell’OIT (Organizzazione Mondiale del Lavoro). Questa protesta, che implica la chiusura di una strada pubblica, è fatta in ottemperanza all’articolo 45 della costituzione guatemalteca che prevede che la popolazione ha il diritto di resistere pacificamente quando lo stato agisce contro il suo interesse. Nonostante questo il governo del Guatemala sta criminalizzando questo tipo di proteste (che da sempre si svolgono in questa maniera in Guatemala … e che anzi il governo stesso appoggia, promuove e finanza quando gli conviene, trasportando con fondi pubblici, gruppi di popolazione povera affinché svolgano proteste nelle strade della capitale, che sono anch’esse strade pubbliche ).
L’ambasciata italiana ed i dirigenti dell’ENEL hanno auspicato l’intervento del governo per ristabilire “lo stato di diritto” e garantire i loro investimenti e da varie settimane avevano affermato che i responsabili di bloccare la strada e tutti coloro che li stavano appoggiando sarebbero stati perseguiti dalla legge e dall’esercito, secondo quanto aveva assicurato loro il presidente Colom.
Vale a dire che non solo il governo del Guatemala, ma anche il suo paese, l’Italia, tutti voi, siete responsabili di quanto è accaduto oggi e di quanto accadrà nei prossimi giorni nelle montagne del Quiché. Tutti i detenuti politici, i bambini e le donne, gli uomini, ancora una volta terrorizzati dalla violenza militare, tutte le persone ferite, picchiate o uccise nei prossimi giorni nelle montagne del Quiché saranno detenute, terrorizzate, ferite, picchiate o uccise per colpa vostra.
Consejo de Juventudes Maya, Garifuna y Xinca de Guatemala
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Da: MININOTIZIARIO AMERICA LATINA DAL BASSO
n.13 / 2011 del 19.03.11
A cura della Fondazione Neno Zanchetta

domenica 20 marzo 2011

411 - CATTURE, INTIMIDAZIONI, MINACCE DI MORTE DURANTE GLI SGOMBRI DEL 16 E 17 MARZO NELLA VALLE DEL POLOCHIC

Il giorno 16 marzo 2011, alle 15,30 approssimativamente 500 membri dell’esercito, poliziotti e paramilitari, hanno realizzato lo sgombro della comunità Quinich, composta da 63 famiglie.
Simultaneamente, membri della FGT e del CUC che si mobilitano con veicoli per offrire aiuto alla comunità sono stati trattenuti per la strada da membri dell'esercito; alla fine, vedendo la presenza del signor Carlos de La Torre, dell'Ufficio dell'Alto Delegato dell'ONU per i Diritti Umani, che si dirigeva verso quella comunità, li lasciarono passare, ma unicamente a piedi.
Quando i compagni ed il rappresentante dell'Alto Delegato sono arrivati alla comunità che stava per essere sgombrata, cercarono di dialogare con la polizia, affinché alla comunità fossi permesso di andarsene pacificamente e che non fossero danneggiate le coltivazioni, tuttavia malgrado fosse stato raggiunto già l'accordo che non si sarebbe realizzato nessun tipo di distruzione, l'esercito e la polizia insieme a lavoratori contrattati dall’impresa e con uniformi della PNC e dell'esercito, una volta allontanata la popolazione, hanno iniziato a bruciare e distruggere la casa e coltivazioni.
Il risultato delle perdite in questa comunità è: 63 case distrutte e bruciate; distrutte 64 manzanas di mais, 25 manzanas coltivate a fagioli, 2 manzanas di angurie, 2 manzanas di ayote, 5 manzanas di peperoncini.
Il 17 marzo 2011 ci sono stati arresti, intimidazioni e minacce di morte a leader comunitari e dirigenti di organizzazioni indigene, contadine e difensori dei diritti umani durante gli ultimi due sgombri a famiglie contadine, realizzati nella proprietà Ocho de Agosto e Bella Flor, Panzós, Alta Verapaz.
Questo giorno, verso le 8,15 della mattina, 200 elementi della Polizia Nazionale Civile e dell’Esercito del Guatemala, insieme a guardia di sicurezza e persone contrattate dall’impresa Chab'il Utz'aj entrarono a sgomberare 36 famiglie in estrema povertà, che si trovavano ubicate collocate nella comunità "Bella Flor", Panzós Alta Verapaz. In questo luogo distrussero 140 manzanas di mais sul punto di essere mietuto, 72 manzanas di coltivazioni di fagioli, 56 manzanas di peperoncino e 36 manzanas di ocra. Queste azioni si realizzano senza la presenza e il controllo della Procura dei diritti umani.
I rappresentanti legali di questa comunità hanno chiesto, in maniera pacifica, di non eseguire l'ordine di sgombro e di astenersi dal distruggere le coltivazioni, ma l'amministratore dell'impresa ha negato, con il pretesto che la comunità aveva disarmato i membri della sicurezza dell'impresa, cosa che è completamente falsa. Il magistrato del ministero pubblico ha stabilito un orario entro il quale le famiglie potessero portare via le loro pertinenze; senza essere passato il tempo concesso, dopo 40 minuti, i membri dell'impresa Chab'il Utz'aj hanno iniziato, con 2 macchinari a distruggere le coltivazioni, e le famiglie, senza avere finito di raccogliere le proprie suppellettili, sono state scacciate da elementi dell'esercito e della polizia, pertanto hanno dovuto fuggire ed abbandonare tutti i loro beni.
Allo stesso modo, alle 9,30 della mattina, dopo lo sgombro della Comunidad Bella Flor, è stato catturato da elementi della polizia nazionale civile Manuel Xuc Cucul di Panzos di 55 anni di età.
Nella comunità Ocho de Agosto è avvenuto il secondo sgombro verso le 10 della mattina. Questo sgombro è un caso speciale, poiché sono terre nazionali. Lì sono state allontanate 11 famiglie, che si erano stabilite su terre nazionali e sono state perse oltre 50 manzanas di cereali.
Questo sgombro è una chiara testimonianza che gli imprenditori Widmann ed il governo stanno cooperando per realizzare gli sgombri, che stanno diventando violenti da parte delle forze di sicurezza pubblica e del governo. Le persone intimorite e colpite appartengono al Comitato di Unità Contadina (CUC), alla Fundación Guillermo Toriello (FGT), e all’Equipo de Estudios Comunitarios y Acción Psicosocial (ECAP), e di altri difensori dei diritti umani.
Le intimidazioni sono realizzate ad opera di gruppi armati, simpatizzanti e lavoratori dell'impresa Chabil Utzaj, proprietà della famiglia Witman. Costoro stanno controllando gli uffici di ECAP, ubicati nell'entrata di Panzós.
Davanti a questi fatti
DENUNCIAMO:
· Che ancora una volta chi ha diretto lo sgombro è stato Carlos Widdman, che si era armato con arma breve custodito per sicari, c’era dirigendo lo sgombro anche il signor Ricardo Díaz
· Un compagno della FGT fu intimidito e minacciato da sicari che accompagnavano il signor Carlos Widmann
· Un compagno dell’equipe di comunicazione del CUC è stato aggredito e minacciato direttamente da Carlos Widmann nonostante che il compagno gli avesse detto che stava svolgendo il suo ruolo di giornalista,
· Una volta di più sono stati utilizzati circa 50 contadini contrattati dall'impresa, solo che questa volta sono stati fatti salire sfacciatamente su un'ambulanza della polizia, dove si sono tolti i vestiti e hanno indossato l'uniforme della polizia nazionale civile, sono stati dati loro i bastoni, e allo stesso modo ha fatto l'esercito, che ha distribuito uniformi dell'istituzione castrense affinché questo gruppo di contadini contrattati da Chabil Utzaj partecipasse, insieme alla forza pubblica, allo sgombro; vari di essi furono riconosciuti dai compagni della comunità sfrattata e abitanti dell'area.
· La violazione al diritto all'alimentazione che stanno commettendo le forze di sicurezza e i latifondisti distruggendo centinaia di manzanas di coltivazioni di mais, fagioli ed altre coltivazioni, ciò si aggrava davanti all’aumento dei prezzi degli alimenti.
RESPONSABILIZZIAMO
La famiglia Widmann ed il personale dell’Ingenio Chabil Utzaj dei danni, delle ferite e diqualunque attentato o azione criminale che possano soffrire i nostri compagni.
Il governo di Colom per la sua complicità e intesa coi latifondisti criminali.
SOLLECITIAMO:
Appoggio ed accompagnamento alle comunità sfrattate perché hanno perso i loro raccolti e la presenza di commissioni che verifichino la situazione e la violazione ai diritti umani che si stanno commettendo e davanti al rischio di azioni contro le organizzazioni che stanno appoggiano le comunità sfrattate.
17 marzo 2011.
Per maggiori informazioni:
www.cuc.org.gt

410 - CAPTURAS, INTIMIDACIONES, AMENAZAS DE MUERTE EN MEDIO DE LOS DESALOJOS DEL 16 Y 17 DE MARZO EN EL VALLE DEL POLOCHIC

El día 16 de marzo de 2011, a las 3:30 de la tarde aproximadamente 500 efectivos del ejército policías y paramilitares, realizaron el desalojo de la comunidad Quinich, compuesta por 63 familias.
Simultáneamente, compañeros de la FGT y del CUC, que se movilizan en vehículo para brindar acompañamiento a la comunidad fueron retenidos en la carretera por miembros del ejercito; finalmente al ver la presencia del señor Carlos de la Torre, de la Oficina del Alto Comisionado de la ONU en Derechos Humanos, quien también se movilizaba hacia dicha comunidad, accedieron a darles paso pero únicamente a pie.
Al llegar los compañeros y el representante del Alto Comisionado a la comunidad que estaba siendo desalojada intentaron dialogar con la policía para que a la comunidad se le permitiera salir pacíficamente y que no se destruyeran los cultivos, sin embargo a pesar de que ya se había llegado al acuerdo que no iban a realizar ningún tipo de destrucción, el  ejercito y la policía junto a trabajadores contratados por la empresa y con uniformes de la PNC y el ejército, una vez retirada la población procedieron a quemar y destruir las casa y siembras.
El resultado de las pérdidas en esta comunidad es: 63 casas destruidas y quemadas; destruidas 64 manzanas de maíz, 25 manzanas de frijol, 2 manzanas de sandia, 2 manzanas de ayote, 5 manzanas de chile.
Este 17 de marzo de 2011, se han realizado capturas, intimidaciones y amenazas de muerte a líderes comunitarios y dirigentes de organizaciones indígenas, campesinas y defensores de derechos durante los últimos dos desalojos a familias campesinas, llevados a cabo, en la finca Ocho de Agosto y Bella Flor, Panzós, Alta Verapaz.
Este día,  a eso de las 8:15 de la mañana, 200 elementos de la Policía Nacional Civil y Ejército de Guatemala, junto a los guardias de seguridad y personas particulares contratadas por la empresa Chab’il Utz’aj  entraron a desalojar a 36 familias en extrema pobreza que se encontraban asentadas en la comunidad “Bella Flor”, Panzós Alta Verapaz. En este lugar destruyeron 140 manzanas de maíz a punto de ser cosechado, 72 manzanas de frijol, 56 manzanas de chile y 36 manzanas de ocra. Estas acciones están siendo ejecutadas sin la presencia y observación de la procuraduría de los derechos humanos.
La representación legal de esta comunidad pidió, de manera pacifica, no ejecutar la orden de desalojo y abstenerse de destruir los cultivos, pero el administrador de la empresa se negó con el pretexto que la comunidad habían desarmado a miembros de la seguridad de la empresa, lo cual es totalmente falso.  El fiscal del ministerio publico les dicto una hora para que las familias pudieran sacar sus pertenencias; sin haber pasado el tiempo concedido, a los 40 minutos, los miembros de la empresa Chab’il Utz’aj procedieron con 2 maquinarias (mano de mica) a destruir las siembras y las familias sin haber terminado de recoger sus utensilios personales fueron acorralados y ahuyentados por elementos del ejercito y de la policía, por lo tanto tuvieron que huirse y abandonar todas sus pertenencias.
Asimismo, a las 9:30 de la mañana, posterior al desalojo de la Comunidad Bella Flor, fue capturado por elementos de la policía nacional civil, el compañero  Manuel Xuc Cucul de Panzos de 55 años de edad.
En la comunidad Ocho de Agosto se dio el segundo desalojo a eso de las 10 de la mañana. Este desalojo es un caso especial, debido a que son tierras nacionales. Allí fueron desalojadas 11 familias asentada en tierras nacionales y se perdieron más de 50 manzanas de granos básicos.
Este desalojo es una clara evidencia de que los empresarios Widmann y el gobierno están cooperando para realizar los desalojos que se han tornado violentos por parte de las fuerzas de seguridad pública y el gobierno.Las personas intimidadas y hostigadas pertenecen al Comité de Unidad Campesina (CUC), Fundación Guillermo Toriello  (FGT) y el Equipo de Estudios Comunitarios y Acción Psicosocial (ECAP) y otros defensores de derechos humanos.
Las intimidaciones se están realizando por grupos armados, simpatizantes y trabajadores de la empresa Chabil Utzaj, propiedad de la familia Witman. Quienes han estado vigilando las oficinas de ECAP ubicadas en la entrada de Panzós.
Ante estos hechos
DENUNCIAMOS:
  • Que una vez mas quien dirigió el desalojo fue Carlos Widdman quien se encontraba armado con arma corta  custodiado por sicarios así mismo se encontraba dirigiendo el desalojo el señor Ricardo Díaz
  • Un compañero de la FGT fue amedrentado y amenazado por sicarios  que acompañaban al señor Carlos Widmann
  • Un compañero del equipo de comunicación del CUC, fue agredido y amenazado directamente por Carlos Widmann a pesar que el compañero le dijo que estaba cumpliendo su papel de periodista
  • Una vez, mas utilizaron a aproximadamente 50 campesinos contratados por la empresa solo que esta vez descaradamente los subieron a una ambulancia de la policía, donde éstos se quitaron la ropa de particular y se pusieron el  uniforme de la policía nacional civil y les dieron los  garrotes, de igual manera hizo el ejército que proporcionó uniformes de la institución castrense para que este grupo de campesinos contratados por Chabil Utzaj participaran, junto con las fuerza pública en el desalojo; varios de ellos fueron reconocidos por compañeros de la comunidad desalojada y vecinos del área.
  • La violación al derecho a la alimentación que están cometiendo las fuerzas de seguridad y finqueros al destruir cientos de manzanas de maíz, frijol y otros cultivos, lo que se agrava ante una situación de aumento de los precios de los alimentos.
RESPONSABILIZAMOS
A la familia Widmann y los personeros del Ingenio Chabil Utzaj de los daños, heridas y cualquier atentado o acción criminal que puedan sufrir nuestros compañeros.
Al gobierno de Colom por su complicidad y contubernio con los finqueros criminales.
SOLICITAMOS:
Apoyo y acompañamiento a las comunidades desalojadas porque han perdido sus cosechas y la presencia de comisiones que verifiquen la situación y la violación a los derechos humanos que se están cometiendo y ante el riesgo de acciones en contra de las organizaciones que estamos acompañando a las comunidades desalojadas.
Cabeza Clara, Corazón Solidario y Puño Combativo de las y los Trabajadores del Campo
17 de marzo de 2011.
Más información: www.cuc.org.gt

venerdì 18 marzo 2011

409 - CONSIGLIO MAGGIORE MAYA MAM DEL GUATEMALA E MESSICO

QXE'CHIL MAM TU TWITZ PAXIL-MESSICO
CONSIGLIO MAGGIORE MAYA MAM DEL GUATEMALA E MESSICO
(Quetzaltenango) Retalhuleu, San Marcos, Huehuetenango e Chiapas,
-MEMBRI DEL CONSIGLIO DEI POPOLI DELL’OCCIDENTE PER LA DIFESA DEL TERRITORIO (CPO) E DEL CONSIGLIO NAZIONALE DELLE AUTORITÀ MAYA, GARIFUNA E XINCA DI IXIN ULEW.
Riuniti nel Territorio Ancestrale di Retalhuleu, i nipoti di Kayb'il B'alam, davanti all'opinione nazionale ed internazionale manifestiamo:
. Che come popolo Maya Mam tu Txeljub ' (Quetzaltenango), Chnab'Jul (Huehuetenango), Txe Chman, San Marcos, e Toj Mlaj, Retalhuleu, e Chiapas México, membri del Consiglio Maggiore Mam del Guatemala e Messico, Consiglio dei Paesi di Occidente, ed il Gran Consiglio Nazionale e Regionale di Autorità Ancestrali Maya, Garífuna e Xinca, oggi più che non siamo mai uniti nella conservazione della Madre Terra ed in Difesa del Territorio che storicamente ci appartiene.
. Il nostro sostegno, solidarietà ed appoggio al popolo maya Mam di San Martín Sacatepéquez, Quetzaltenango, che il giorno 16 di marzo realizza la sua Consultazione comunitaria, la numero 50, sull'esplorazione e lo sfruttamento minerario, idroelettrico e sui mega progetti. Li incoraggiamo a non lasciarsi intimidire dalle minacce e da segnalazioni infondate che fa l'impresa Talcanac S. A. contro i leader del popolo Mam del Chile Verde.
. Al Governo Centrale attraverso il Ministero dell’Energia e Miniere, e del Ministero dell’Ambiente e Risorse Naturali che non conceda più licenze di esplorazione e sfruttamento della Madre Terra e cancelli tutte le licenze già concesse nel nostro municipio ed in tutti i municipi del paese, progetti idroelettrici, mega progetti, ciò riferito al corridoio tecnologico e al litorale pacifico, come il caso del cementificio in San Juan Sacatepéquez, poiché non ha ottenuto il consenso e l’autorizzazione dei nostri popoli. b. Alle imprese multinazionali chiediamo il rispetto delle decisioni dei nostri popoli, secondo il compimento delle leggi nazionali ed internazionali. c. Ci uniamo alla lotta dei popoli maya Mam di San Miguel Ixtahuacán e popolo maya Sipakapense, affinché il governo renda effettive le misure cautelari dettate dalla Commissione Interamericana per i Diritti umani e chiediamo la sospensione immediata dello sfruttamento minerario nei nostri territori.
. Invitiamo i popoli originari del Guatemala ad unirsi alla causa della nostra lotta, per fare fronte comune davanti alle politiche pubbliche che minacciano i nostri diritti come popoli. Comunichiamo ed appoggiamo la consultazione legittima in San Martín Chileverde Quetzaltenango il 16 marzo 2011 e poi in Concepción Chiquirichapa, Champerico, San Pablo San Marcos e San Miguel Sigüilá Quetzaltenango.
. Alla cooperazione internazionale chiediamo di non lasciarsi ingannare da quello che dice l'impresa Talcanac, S.A contro il nostro leader Mam di Quetzaltenango, bensì a posizionarsi politicamente a favore dei diritti collettivi dei paesi ancestrali.
. A tutti i mezzi di comunicazione sociale chiediamo di informare su questi oltraggi ed sull’arbitrio contro i nostri popoli.
PER LA LIBERA DETERMINAZIONE ED AUTONOMIA DEI NOSTRI POPOLI!
Toj Mlaj (Retalhuleu)-11 marzo 2011.

408 - CONSEJO MAYOR MAYA MAM DE GUATEMALA Y MEXICO

QXE’CHIL MAM TE TWITZ PAXIL – MEXICO
CONSEJO MAYOR MAYA MAM DE GUATEMALA Y MEXICO
(Quetzaltenango, Retalhuleu, San marcos, Huehuetenango y Chiapas)
– MIEBROS DEL CONSEJO DE LOS PUEBLOS DE OCCIDENTE POR LA DEFENSA DEL TERRITORIO – CPO – y DEL CONSEJO NACIONAL DE AUTORIDADES MAYA, GARIFUNA Y XINCA DE IXIN ULEW.
Reunidos en el Territorio Ancestral de Retalhuleu, los nietos y nietas del abuelo Kayb’il B’alam, ante la opinión nacional e internacional manifestamos:
. Que como pueblo Maya Mam te Txeljub’ (Quetzaltenango), Chnab’Jul (Huehuetenango), Txe Chman (San Marcos) y Toj Mlaj (Retalhuleu) y Chiapas México, miembros del Consejo Mayor Mam de Guatemala y México, Consejo de los Pueblos de Occidente – CPO, y el Gran Consejo Nacional y Regional de Autoridades Ancestrales Maya, Garífuna y Xinca, hoy más que nunca estamos unidos en la conservación de la Madre Tierra y en Defensa del Territorio que históricamente nos corresponde.
.. Nuestro respaldo, solidaridad y apoyo al pueblo maya Mam de San Martin Sacatepéquez, Quetzaltenango, que el día 16 de marzo estará realizando su CONSULTACOMUNITARIA DE BUENA FE (Numero 50) sobre la exploración y explotaciones mineras, hidroeléctricas y mega proyectos. Los animamos a no dejarse intimidar por las amenazas y señalamientos infundados que hace la empresa Talcanac, S.A. en contra de los líderes del pueblo Mam de Chile Verde.
… Al Gobierno Central a través del Ministerio de Energía y Minas, y Ministerio de Ambiente y Recursos Naturales QUE NO EXTIENDA MÁS LICENCIAS DE EXPLORACIÓN Y EXPLOTACION DE LA MADRE TIERRA y CANCELE TODAS LAS LICENCIAS YA OTORGADAS EN NUESTRO MUNICIPIO Y EN TODOS LOS MUNICIPIOS DEL PAIS, hidroeléctricas, mega proyectos, lo relacionado al corredor tecnológico y el litoral del pacifico, así como el caso de la cementera en San Juan Sacatepéquez, ya que no cuenta con el consentimiento y autorización por nuestros pueblos. b). A las empresas transnacionales demandamos el respeto a las decisiones de nuestro pueblo, apegándose al cumplimiento de las leyes nacionales e internacionales. c). Nos sumamos a la lucha de pueblo maya Mam de San Miguel Ixtahuacán y pueblo maya Sipakapense, para que el gobierno haga efectiva las Medidas Cautelares dictadas por la Comisión Interamericana de Derechos Humanos - CIDH y pedimos la suspensión inmediata de la explotación minera en nuestros territorios.
…. Invitamos a los pueblos originarios de Guatemala, a unirse a la causa de nuestra lucha, para hacer un frente común ante las políticas públicas que amenazan nuestros derechos como pueblos. Participemos y acuerpemos la consulta legítima en San Martín Chileverde Quetzaltenango este 16 de marzo 2011 y pronto en Concepción Chiquirichapa, Champerico, San Pablo San Marcos y San Miguel Sigüilá Quetzaltenango.
A la cooperación internacional no dejarse engañar por lo que dice la empresa Talcanac, S.A en contra de nuestros líderes Mam de Quetzaltenango, sino a posicionarse políticamente a favor a los derechos colectivos de los pueblos ancestrales.
. A todos los medios de comunicación social informar sobre estos atropellos y arbitrariedad en contra de nuestros pueblos.
POR LA LIBRE DETERMINACION Y AUTONOMIA DE NUESTROS PUEBLOS!!!
Toj Mlaj (Retalhuleu) – 11 de marzo de 2011

mercoledì 16 marzo 2011

407 - CONTADINI SI MOBILITANO PER LA LEGGE SULLO SVILUPPO RURALE INTEGRALE

Contadini del Guatemala hanno concluso lo scorso 11 marzo la camminata "per un Sviluppo Rurale Integrale." Organizzata dal Comitato di Sviluppo Contadino (Codeca) e dal Coordinamento Nazionale delle Organizzazioni contadine (CNOC), la mobilitazione ha percorso da lunedì 7 marzo, importanti strade del Guatemala per richiamare l'attenzione del potere Esecutivo e del Legislativo nazionale circa le richieste della popolazione contadina.
Secondo informazioni di CNOC, la mobilitazione ha percorso tre vie importanti del paese: la Via Interamericana, a Rosas Quezaltenango; la Via del Pacifico, all'altezza del Cruce de la Virgen, vicino alla frontiera con il Messico; e la Strada del Nord, a Seayaxché, Petén. I tre percorsi hanno avuto come punto di arrivo la capitale guatemalteca.
I manifestanti hanno chiesto l'approvazione urgente della Legge sullo Sviluppo Rurale Integrale, la nazionalizzazione dell'energia elettrica e il sostegno al settore agricolo con 300 milioni di quetzales.
"Le organizzazioni sociali stanno richiedendo al governo e ai deputati del congresso della repubblica l’approvazione di leggi a beneficio della popolazione, come la Legge sullo Sviluppo Rurale Integrale, la Nazionalizzazione dell'Energia Elettrica, egualmente l'assegnazione di risorse economiche per la ripresa del settore agricolo. Le nostre petizioni e proposte non sono state soddisfatte, unicamente 2 deputati di sinistra hanno appoggiato le nostre petizioni, mentre la maggioranza dei deputati ha appoggiato leggi che favoriscono i ricchi, senza preoccuparsi della fame e del dolore della popolazione guatemalteca", hanno sottolineato le organizzazioni firmatarie del manifesto.
Allo stesso modo, nella convocazione della camminata, hanno richiamato l'attenzione sulla crisi economica che colpisce il paese e sui problemi generati dai governi di destra in Guatemala, i quali privilegiano multinazionali a danno della popolazione nazionale. "Questi stessi governi di destra hanno fomentato la corruzione, favorendo il crimine organizzato come una forma di repressione nei confronti della popolazione e di rafforzamento dell'ingovernabilità, mantenendo così la loro egemonia politica ed economica nel paese, come conseguenza di ciò la popolazione in generale è vittima, specialmente i poveri e la classe media", hanno affermato.
Repressione
La mobilitazione ha carattere pacifico, ma la risposta delle autorità è stata la stessa. Membri della CNOC denunciano la repressione della manifestazione, nonostante sia stata pacifica e non avesse bloccato le strade. Le notizie informano che contadini sono stati oggetto di violenza da parte di membri della Polizia Nazionale Civile alla fine della camminata martedì 9 marzo.
L'azione causò il ferimento di tre persone -un uomo e due donne- a causa di bombe lacrimogene lanciate dai poliziotti. I manifestanti attribuiscono la responsabilità al Governo per la repressione e sottolineano che ancora le autorità governative non hanno risposto alla richiesta di udienza pubblica, sollecitata dai contadini.
Adital, 11/03/2011

406 - CAMPESINOS/AS HACEN MOVILIZACIÓN POR LEY DE DESARROLLO RURAL INTEGRAL

Campesinos y campesinas de Guatemala terminan hoy (11), la caminata "por un Desarrollo Rural Integral”. Organizada por el Comité de Desarrollo Campesino (Codeca) y por la Coordinadora Nacional de Organizaciones Campesinas (CNOC), la movilización recorre, desde el pasado lunes (7), importantes carreteras de Guatemala para llamar la atención del poder Ejecutivo y del Legislativo nacional, sobre las demandas de la población campesina.
Según informaciones de CNOC, la movilización salió por tres vías importantes del país: Ruta Interamericana, en Rosas Quezaltenango; Carretera del Pacífico, a la altura del Cruce de la Virgen, próximo a la frontera con México; y Carretera Norte, en Seayaxché, Petén. Los tres recorridos tienen a la capital guatemalteca como su punto de llegada.
Los manifestantes piden la aprobación urgente de la Ley de Desarrollo Rural Integral, la nacionalización de la energía eléctrica y la reactivación agrícola con 300 millones de quetzales.
"Las organizaciones sociales hemos estado demandando y pidiendo al gobierno y a diputados del congreso de la república para que aprueben leyes a favor de la población como la Ley de Desarrollo Rural Integral, la Nacionalización de la Energía Eléctrica, así mismo la asignación de recursos económicos para la reactivación agrícola. Nuestras peticiones y propuestas no han sido atendidas, únicamente los 2 diputados de izquierda han apoyado nuestras peticiones, mientras que la mayoría de diputados solo han apoyado leyes que favorecen a los ricos, no importándoles el hambre y el dolor de la población guatemalteca”, expresaron las organizaciones firmantes del manifiesto.
De igual manera, en la convocatoria a la caminata, llamaron la atención sobre la crisis económica que afecta al país y sobre los problemas generados por los gobiernos de derecha en Guatemala, los cuales benefician a multinacionales en detrimento de la población nacional. "Estos mismos gobiernos de derecha han fomentado la corrupción favoreciendo al crimen organizado como una forma de reprimir a la población y fortalecer la ingobernabilidad y así mantener su hegemonía política y económica en el país, como consecuencia de esto la población en general es víctima, en especial los pobres y la clase media”, destacaron.
Represión
La movilización tiene carácter pacífico, pero la respuesta de las autoridades ha sido la misma. Integrantes de la CNOC denuncian la represión a la manifestación, a pesar de estar siendo pacífica y no bloquear carreteras. Las noticias informan que campesinos fueron reprimidos por miembros de la Policía Nacional Civil al final de la caminata el pasado martes (9)
La acción dejó tres personas heridas – un hombre y dos mujeres – por bombas lacrimógenas lanzadas por los policías. Los manifestantes responsabilizan al Gobierno por la represión y destacan que las autoridades gubernamentales todavía no respondieron a la petición de audiencia pública, solicitada por los campesinos.
Adital, 11/03/2011

domenica 13 marzo 2011

405 - CONVERSAZIONE CON MONSIGNOR ALVARO RAMAZZINI – 2 –


D. Ci arrivano notizie allarmanti relative alla costruzione di centrali idroelettriche, in particolare della centrale che ENEL sta costruendo in Quichè. Che cosa ci può dire?
Della centrale ENEL non so molto, perché si trova lontano, nel Quichè. Ma noi abbiamo un problema simile nella zona di San Marcos. Mi spiego. Secondo la legge sull’elettricità del Guatemala, ci sono coloro che producono l’energia, coloro che la trasportano e coloro che la distribuiscono. A San Marcos abbiamo questa grande azienda spagnola che si chiama Unión Fenosa. Durante il governo di Alvaro Arzù, quando sono stati firmati gli accordi di pace, Arzù cedette i diritti di distribuzione dell’energia elettrica a questa compagnia, vendendoli a prezzo molto basso. E’ questa una delle critiche che si possono rivolgere a questo presidente, che ha privatizzato non solo il sistema telefonico ma anche l’elettricità. Quando Unión Fenosa è arrivata sembrava che tutto andasse bene. Con il passare del tempo ci siamo accorti che hanno cominciato ad aumentare i prezzi, che poi non solo hanno aumentato i prezzi ma anche che i prezzi non corrispondevano al reale consumo. Tutto ciò è stato documentato ed è iniziato un movimento di resistenza contro Unión Fenosa. È proprio nella zona di San Marcos che è iniziata la protesta, perché la gente pensava che fosse sufficiente segnalare il problema con delle denunce. Ma poi si sono resi conto che non cambiava nulla, e che l’unica alternativa era prendere misure di fatto. Quindi hanno deciso di non pagare più le bollette dell’energia. Noi ci siamo messi dentro questo problema, e purtroppo nel 2009 uno dei leader che apparteneva al nostro gruppo è stato assassinato. Poi sono state uccise altre due persone, in totale tre leader che erano a capo del movimento di resistenza contro Unión Fenosa. Finora il problema non è stato risolto. Abbiamo chiesto udienza al presidente della repubblica quasi un anno fa, perché la gente pensa che solo lui può aiutarci, ma finora non ci ha ancora ricevuti.

D. Perché la gente si oppone alla costruzione delle grandi centrali idroelettriche?
La gente si oppone per due ragioni importanti. La prima è perché i cittadini dicono: a che cosa ci serve che usino l’acqua dei nostri fiumi (secondo la Costituzione l’acqua è pubblica e quindi l’iniziativa privata non dovrebbe fare uso di questa acqua), che beneficio ne avranno le comunità, quando poi dovranno pagare l’elettricità al prezzo imposto dalla compagnia spagnola? E la seconda ragione è che bisogna tenere in considerazione l’Accordo 169 della Organizzazione internazionale del Lavoro, secondo il quale prima di iniziare qualsiasi progetto di sviluppo in un territorio indigeno, bisogna sempre consultare le comunità indigene. E se le comunità dicono di no, lo Stato deve rispettare la decisione, perché lo Stato del Guatemala ha ratificato l’accordo 169.
Questi sono i maggiori disagi che manifestano le comunità indigene di fronte ai grandi progetti nei loro territori.
Il problema è che in Guatemala abbiamo un sistema legale che favorisce sempre i piccoli gruppi che detengono il potere economico. L’anno scorso è stata approvata una legge, chiamata “Legge di Iniziativa privata e dello sviluppo economico” che permette a questi gruppi privati di avere una libertà grandissima.
(Colognola ai Colli, 23 febbraio 2011)

venerdì 11 marzo 2011

404 - ORGANIZZAZIONI SPECIALIZZATE NELLA SICUREZZA RICHIAMANO L'ATTENZIONE SULLA VIOLENZA NEL PAESE

La violenza in Guatemala continua a ritmo accelerato. A poco più di un mese dall’inizio dell’anno, organizzazioni sociali specializzate nella sicurezza e difesa dei diritti umani richiamano l'attenzione sul numero di morti, specialmente sulla crudeltà e furia delle azioni violente. È a partire da questo quadro di violenza che il Foro delle Organizzazioni Sociali Specializzate in Temi di Sicurezza (FOSS) ha divulgato, questo mese, un comunicato in cui chiede il rafforzamento dei sistemi di sicurezza e giustizia nel paese.
La preoccupazione delle organizzazioni non è ingiustificata. Una relazione diffusa dal Gruppo di Appoggio Mutuo (GAM) ha rivelato che solamente nei primi 15 giorni dell'anno in corso sono avvenute 122 morti violente e 45 persone sono state ferite anche in forma grave. Le cifre preoccupano ancora più se si analizzano insieme al livello di crudeltà delle aggressioni e all'indice di impunità degli accusati.
È importante sottolineare che secondo informazioni del GAM, da gennaio 2008 a giugno 2010, il Ministero dell’interno ha avuto cinque amministrazioni differenti e nessuna è riuscita a diminuire significativamente la violenza e ad ostacolare il deterioramento della sicurezza nel paese.
"Oltre fluttuazioni statistiche, inquieta oltremodo la crudeltà e l’accanimento con il quale si commettono i fatti, la tendenza all'autoritarismo e l'esercizio della giustizia da sé, oltre agli alti indici di impunità, generata in buona misura da corpi paralleli, che continuano ad agire dentro e fuori delle strutture dello Stato", sottolinea il FOSS.
Per la situazione descritta, il Foro chiede ai poteri Esecutivo e Giudiziario che implementino norme che garantiscano la giustizia e la sicurezza in Guatemala, tali come: Legge Quadro del Sistema Nazionale di Sicurezza, Legge su Armi ed Approvvigionamenti, Legge sul Sistema Penitenziario, Legge per il rafforzamento dell’Azione Penale e Legge contro la Delinquenza Organizzata.
Nella stessa linea, ricorda l'importanza di rafforzare il Pubblico Ministero e di avanzare nella Politica Nazionale di Sicurezza e nella Politica Penale dello Stato del Guatemala, come nella riforma della Polizia Nazionale Civile e di altri settori della sicurezza.
Le richieste del Foro sono dirette anche al Congresso Nazionale. Nel comunicato, il FOSS sollecita ai legislatori l'approvazione delle riforme: della Legge Organica del Pubblico Ministero; della Legge di Difesa, Habeas Corpus e Costituzionalità; della Legge in materia di giudizio delle Denunce; della Legge contro l'arricchimento illecito; e di altre norme dell'Accordo Nazionale per l'Avanzamento della Sicurezza e della Giustizia (ANASJ).
"Il FOSS riconosce che l'approvazione della Legge dei Servizi di Sicurezza Privata e della Legge di Estinzione del Dominio, alla fine dell'anno scorso, sono passi fondamentali, ma ancora insufficienti per il rinvigorimento dei sistemi di sicurezza e giustizia in Guatemala", sottolinea il comunicato.
Ma nel comunicato non vi sono solo domande. Nel documento, il Foro sottolinea anche il lavoro della Commissione Internazionale contro l'Impunità (CICIG), manifesta soddisfazione per la decisione del Segretario Generale delle Nazioni Unite di rinnovare il mandato della CICG nel paese per altri due anni.
"Riconosciamo che l'attuazione della Commissione è stata e continua ad essere la chiave per chiarire casi di alto impatto, col fine di raggiungere, in conformità con il suo mandato, la disarticolazione dei meccanismi che generano l'impunità in Guatemala".
Adital, 23/02/2011

403 - ORGANIZACIONES ESPECIALIZADAS EN SEGURIDAD LLAMAN LA ATENCIÓN SOBRE LA VIOLENCIA EN EL PAÍS

La violencia en Guatemala sigue a ritmo acelerado. Después de poco más de un mes de iniciado el año, organizaciones sociales especializadas en seguridad y defensa de los derechos humanos llaman la atención sobre el número de muertes, especialmente la crueldad y furia de las acciones violentas. Fue a partir de este cuadro de violencia que el Foro de Organizaciones Sociales Especializadas en Temas de Seguridad (FOSS) divulgó, este mes, un comunicado en que demanda el fortalecimiento de los sistemas de seguridad y justicia en el país.
La preocupación de las organizaciones no es injustificada. Un informe divulgado por el Grupo de Apoyo Mutuo (GAM) reveló que solamente en los primeros 15 días del año en curso ocurrieron 122 muertes violentas y 45 personas fueron heridas también en forma violenta. Las cifras preocupan todavía más si se analizan juntamente con el nivel de crueldad de las agresiones y el índice de impunidad de los acusados.
Cabe destacar que según informaciones del GAM, de enero 2008 a junio de 2010, el Ministerio de Gobernabilidad tuvo cinco administraciones diferentes y, ninguna consiguió disminuir significativamente la violencia e impedir el deterioro de la seguridad en el país.
"Más allá de fluctuaciones estadísticas, inquieta sobremanera la crueldad y saña con que se cometen los hechos, la tendencia al autoritarismo y al ejercicio de justicia por mano propia, así como los altos índices de impunidad, generada en buena medida por cuerpos paralelos que siguen actuando dentro y fuera de las estructuras del Estado”, destaca FOSS.
Por la situación descrita, el Foro pide a los poderes Ejecutivo y Judicial que implementen normas que garanticen la justicia y la seguridad en Guatemala, tales como: Ley Marco del Sistema Nacional de Seguridad, Ley de Armas y Municiones, Ley del Sistema Penitenciario, Ley de Fortalecimiento de la Persecución Penal y Ley contra la Delincuencia Organizada.
En la misma línea, recuerda la importancia de fortalecer el Ministerio Público y de avanzar en la Política Nacional de Seguridad y la Política Penal del Estado de Guatemala, así como en la reforma de la Policía Nacional Civil y demás sectores de seguridad.
Las demandas del Foro también son dirigidas al Congreso Nacional. En el comunicado, FOSS solicita a los legisladores la aprobación de las reformas: de la Ley Orgánica del Ministerio Público; de la Ley de Amparo, Exhibición Personal y Constitucionalidad; de la Ley en materia de juzgamiento de las Denuncias; de la Ley contra el Enriquecimiento ilícito; y de otras normas del Acuerdo Nacional para el Avance de la Seguridad y de la Justicia(ANASJ).
"El FOSS reconoce que la aprobación de la Ley de Servicios de Seguridad Privada y de la Ley de Extinción de Dominio, a fines del año pasado, son pasos fundamentales, pero aún insuficientes para el fortalecimiento de los sistemas de seguridad y justicia en Guatemala”, destaca el comunicado.
Pero no todo en el comunicado son demandas. En el documento, el Foro también destaca el trabajo de la Comisión Internacional contra la Impunidad (CICIG) manifiesta satisfacción por la decisión del Secretario General de las Naciones Unidas (ONU) de renovar el mandato de la CICG en el país por dos años más.
"Reconocemos que la actuación de la Comisión ha sido y sigue siendo clave para el esclarecimiento de casos de alto impacto, con el fin de lograr, de conformidad con su mandato, la desarticulación de los mecanismos que generan la impunidad en Guatemala”, destaca.
Adital, 23/02/2011

mercoledì 9 marzo 2011

402 - "ESIGIAMO LA CHIUSURA DELLA MINIERA MARLIN"

"Esigiamo la chiusura della Miniera Marlin", si sentiva ieri, quando rappresentanti di comunità di San Miguel Ixtahuacán manifestavano nelle principali strade che conducono alla miniera Marlin, come forma pacifica di pressione al governo, che non ha dato compimento alle misure cautelari fino ad ora, misura che include la sospensione delle attività della miniera Marlin. Le misure cautelari sono state concesse dalla Commissione Interamericana per i Diritti umani a beneficio di 18 comunità di San Miguel Ixtahuacán da maggio 2010 e fino alla presente data il governo non ha dato compimento alle stesse. Deplorevolmente non tutto si è svolto in pace, come voleva la manifestazione, alcuni che non erano d’accordo con la manifestazione pacifica hanno aggredito fisicamente e minacciato vari rappresentanti e leader delle comunità, è deplorevole e triste che imprese multinazionali riescano fare scontrare la stessa popolazione Mam al suo interno a San Miguel Ixtahuacán. L'impero romano fa molto tempo l'aveva capito: "Divide e vincerai."
Di seguito il comunicato del Fronte di Resistenza Miguelense (FREDEMI), di fronte a quanto accaduto il 28 febbraio 2011.
IL FRONTE DI DIFESA MIGUELENSE INFORMA LA COMUNITÀ NAZIONALE ED INTERNAZIONALE
1. IN PRIMO LUOGO.
Il giorno di oggi 28 di febbraio 2011 le comunità presero misure di pressione per esigere dal governo del Guatemala il compimento delle misure cautelari MC-260-07 concesse dalla CIDH che stabiliscono la sospensione temporanea della miniera Marlin. La misura di pressione è consistita nel bloccare i passaggi principali dell'impresa mineraria in modo pacifico, rispettando la costituzione politica del paese dove si menziona il diritto a manifestare.
2. SECONDO.
Quando si stava togliendo il blocco, un gruppo di approssimativamente 20 persone ha colpito Don Miguel Bamaca, malgrado la Commissione Presidenziale dei diritti umani abbia concesso misura cautelari, fu picchiato senza pietà Don Miguel Bamaca, da una famiglia che si conosce col nome di Mejías, accompagnati dai vicini che lavorano per l'impresa, queste persone hanno vincoli forti con l'impresa ed altri commerci proibite dalla legge. Questo fatto è avvenuto alle quattro e mezza del pomeriggio nel luogo chiamato Siete Platos.
3. TERZO.
Sulla strada del ritorno, al passare dalla comunità di San José Ixcanichel circa 70 membri di questa comunità intercettarono il passaggio ed incominciarono a colpire varie persone che erano nell'autobus, tra di loro Aniseto López è stato picchiato insieme a più persone e senza potersi difendere, dato che i manifestanti avevano armi, pietre, armi bianche, bastoni e subito la comunità di San José Ixcaniche e la famiglia Mejía hanno sequestrato 50 persone e le hanno minacciate di morte.
Pertanto:
• chiediamo allo stato del Guatemala
• Il rispetto dell'integrità fisica delle persone
• Sollecitiamo alla comunità internazionale il suo puntuale appoggio davanti a questa terribile violazione dei diritti umani.
• Denunciamo l'orribile pratica dell'impresa mineraria di manipolare i suoi lavoratori e metterli a confronto con la comunità che difende legalmente un diritto
• Respingiamo questa pratica fatta dall'impresa, orientando i suoi lavoratori ad tenere in ostaggio 60 persone.
Chiediamo alla CIDH di mantenere la vigilanza e chiedere fondamentalmente allo stato del Guatemala lo stretto rispetto dei diritti umani dei popoli.
San Miguel Ixtahuacán, San Marcos, Guatemala, 28 Febbraio 2011
Fronte di Difesa Miguelense
Copae 01/03/2011