Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


martedì 21 agosto 2012

639 - LEADER DEI POPOLI INDIGENI CONTRARI AL SETTORE MINERARIO

Leader provenienti dalle comunità di San Marcos, El Progreso, Sololá e Quiché, si riunirono nella quadro della Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni, nel municipio di San José del Golfo dove hanno discusso dei problemi che li preoccupano, tra essi il settore minerario.
Leopoldo Méndez, del Coordinamento e Convergenza Nazionale Maya Wakib ' Kej ha segnalato che attualmente esiste un riconoscimento di questi popoli , che deriva da una lotta di oltre 40 anni.
Tuttavia, per Méndez il riconoscimento di questi popoli deve portare al rispetto delle loro risorse naturali, alle quali danno un gran valore; per quel motivo in questa occasione manifestano il proprio rifiuto al settore minerario, il governo non deve solo proteggere gli interessi di imprese transnazionali e nazionali, ha affermato.
Secondo Méndez, i popoli indigeni cercano il "buon vivere” basandosi sulle conoscenze che hanno ereditato da secoli; le attività estrattive vanno contro quella linea, ha detto.
D'altra parte, Méndez ha riconosciuto che non solo gli indigeni sono danneggiato da questi progetti, come è il caso degli abitanti di San José del Golfo e San Pedro Ayampuc, che non appartengono a nessuna etnia maya nella sua maggioranza.
Nell'incontro realizzato a San José del Golfo si sono riuniti leader di tutto il paese, hanno partecipato rappresentanti di San Antonio La Pax, El Progreso; San Miguel Ixtahuacán, San Marcos; Uspantán, Ixcán, Chajul e Cotzal, Quiché e Santa Barbara di Huehuetenango, che si sono scambiati le loro esperienze nei confronti delle attività estrattive.
José Angel Llamas, del Fronte Nord dell'Area Metropolitana (FRENAM), un'organizzazione formata per abitanti di San José del Golfo e San Pedro Ayampuc, ha indicato che il principale problema in quei municipi è il settore minerario, poiché un'impresa transnazionale ha voluto entrare sul territorio con la forza. 
Da cinque mesi gli abitanti hanno ostacolato l'entrata di una miniera locale, filiale della canadese Radius Gold Inc.; tuttavia, tentando di evitare la sua entrata vari abitanti sono stati oggetto di intimidazione per mezzo di chiamate intimidatorie.
L'attacco più grave si è prodotto contro Yolanda Oquelí, una delle liderer di FRENAM, vittima di un attacco armato in Luglio, al quale è sopravvissuta. 
Rappresentanti del Centro per l'Azione Legale dei Diritti umani (CALDH), hanno denunciato che le violazioni ai diritti dei popoli indigeni continuano nel paese, dove sono stati registrati per lo meno circa 250 conflitti derivati da attività minerarie, ma anche per idroelettriche e piantagioni di monocoltura.
José Roberto Morales, del Programma per i Popoli Indigeni di quell'istituzione, considera che i conflitti nascono per l'assenza di un strumento che favorisca le consultazioni comunitarie e che lo Stato non informa preventivamente le comunità, in base all'Accordo 169 dell'OIL; non rispettando ciò, si violano i loro diritti, ha aggiunto.
Centro di Studi del Guatemala, 7-13 agosto 2012

638 - LÍDERES DE PUEBLOS INDÍGENAS ADVERSAN MINERÍA

Líderes provenientes de comunidades de San Marcos, El Progreso, Sololá y Quiché, se reunieron en el marco del Día Internacional de los Pueblos Indígenas, en el municipio de San José del Golfo, en donde discutieron problemas que les aquejan, entre ellos la minería.
Leopoldo Méndez, de la Coordinación y Convergencia Nacional Maya Wakib’ Kej señaló que actualmente existe un reconocimiento de estos pueblos, que se remonta a una lucha de más de 40 años.
Sin embargo, para Méndez el reconocimiento de estos pueblos debe derivarse en el respeto a sus recursos naturales, a los que le dan un gran valor; por eso en esta ocasión manifestamos nuestro rechazo a la minería, el gobierno no solo tiene que velar por los intereses de empresas transnacionales y nacionales, señaló.
Según Méndez, los pueblos indígenas buscan el “buen vivir” basándose en los conocimientos que han heredado por siglos; las actividades extractivas van en contra de esa línea, dijo.
Por otro lado, Méndez reconoció que no solo los indígenas son afectados por estos proyectos, como es el caso de los pobladores de San José del Golfo y San Pedro Ayampuc, quienes en su mayoría no pertenecen a ninguna etnia maya.
En el encuentro realizado en San José del Golfo se reunieron líderes de todo el país hubo representantes de San Antonio La Paz, El Progreso; San Miguel Ixtahuacán, San Marcos; Uspantán, Ixcán, Chajul y Cotzal, de Quiché y Santa Bárbara de Huehuetenango, quienes intercambiaron sus experiencias frente a las actividades extractivas.
José Ángel Llamas, del Frente Norte del Área Metropolitana (FRENAM), una organización formada por vecinos de San José del Golfo y San Pedro Ayampuc, indicó que el principal problema en esos municipios es la minería, debido a que una empresa transnacional ha querido ingresar por la fuerza.
Desde hace cinco meses los vecinos han impedido el ingreso de una minera local, filial de la canadiense Radius Gold Inc.; sin embargo, al tratar de evitar su ingreso varios vecinos han sido objeto de intimidación por medio de llamadas amenazantes.
El ataque más grave se produjo en contra de Yolanda Oquelí, una de las lideresas de FRENAM que sufrió un ataque armado en julio, al que sobrevivió. 
Representantes del Centro para la Acción Legal en Derechos Humanos (CALDH) denunciaron que las violaciones a los derechos de los pueblos indígenas continúan en el país, en donde han registrado por lo menos unos 250 conflictos derivados de actividades mineras pero también por hidroeléctricas y siembras de monocultivo.
José Roberto Morales, del Programa de Pueblos Indígenas de esa entidad, considera que los conflictos se originan por la ausencia de un instrumento que favorezca las consultas comunitarias y a que el Estado no informa previamente a estas comunidades, en base al Convenio 169 de la OIT; al no respetar eso, se violan sus derechos, agregó.
Centro de Estudios de Guatemala, 7-13 agosto de 2012

giovedì 16 agosto 2012

637 - AUMENTO DEL 34,1% DEI MIGRANTI DEPORTATI

Secondo la Direzione Generale della Migrazione (DGM), da gennaio a luglio sono aumentate le deportazioni da Stati Uniti e dal Messico di un 34,1%, per un totale di 24.193; nei primi sette mesi le autorità migratorie degli Stati Uniti hanno deportato 6.614 guatemaltechi, più che nello stesso periodo del 2011.
Mentre c’è questo aumento delle deportazioni, si registra una diminuzione delle rimesse inviate dai connazionali all’estero, con una diminuzione di Q10.586 comparato col mese anteriore, secondo la comunicazione della valuta delle rimesse della Banca della Guatemala.
La DGM ha segnalato che del totale degli espulsi dagli Stati Uniti tra gennaio e luglio scorso, 22,269 erano uomini, 1.506 donne, ed il resto erano minori di età.
D'altra parte, durante lo stesso periodo, le autorità migratorie del Messico hanno deportato 24.193 guatemaltechi che tentavano di raggiungere il sogno americano tanto sperato.
Durante il 2011 è stato indicato in un totale di 30.855 deportazioni di clandestini guatemaltechi dagli Stati Uniti, mentre nel 2010 erano stati deportati oltre 27.000 connazionali, secondo le autorità guatemalteche.
Ugualmente, nel 2011 le deportazioni registrate dal Messico sono state minori rispetto a quelle che si registrano attualmente, con 19.347, in quell'anno ritornarono in Guatemala un totale di 31.427 emigranti, secondo i dati ufficiali.
Frattanto, le rimesse subiscono una diminuzione, registrando nel mese di luglio Q 422.088, mentre nei mesi anteriori registrarono un aumento, perché nel mese di giugno si registrarono Q 432.674 e in maggio Q 451.558.
Centro di Studi del Guatemala, 7-13 agosto 2012

636 - AUMENTA EN 34.1% LOS MIGRANTES DEPORTADOS

Según la Dirección General de Migración (DGM) de enero a julio han aumentado las deportaciones desde Estados Unidos y México con un 34.1 por ciento, haciendo un total de 24 mil 193; en los primeros siete meses las autoridades migratorias de los Estados Unidos deportaron a 6 mil 614 guatemaltecos, más que en el mismo lapso de 2011, según DGM.
Entretanto se da este aumento en las deportaciones se registra una baja en las remesas enviadas por connacionales con una disminución de Q10 mil 586 comparado con el mes anterior, según el reporte de divisas por remesas familiares del Banco de Guatemala.
Según la DGM, señaló que del total de expulsados de Estados Unidos entre enero y julio pasado, 22 mil 269 eran hombres, mil 506 mujeres, y el resto eran menores de edad.
Por otro lado, durante el mismo periodo, las autoridades migratorias del vecino país México deportaron a 24 mil 193 guatemaltecos, que intentaban alcanzar el tan anhelado sueño americano.
Durante el 2011 se reportó un total de 30 mil 855 deportaciones de indocumentados guatemaltecos de Estados Unidos, mientras que en el 2010 se deportaron a más de 27 mil connacionales, según las autoridades guatemaltecas.
Asimismo, en el 2011 las deportaciones registradas desde México fueron menores a las que se registran actualmente con 19 mil 347, en ese año se retornó al país a un total de 31 mil 427 migrantes, de acuerdo con datos oficiales.
Entretanto, las remesas alcanzan una disminución, registrando al mes de julio Q422 mil 088, mientras en los meses anteriores registraron un alza, pues en el mes de junio se registraron Q432 mil 674 y para mayo Q451 mil 558.
Centro de Estudios de Guatemala, 7-13 agosto de 2012

venerdì 3 agosto 2012

635 - RELAZIONE SOTTOLINEA LE SFIDE AFFRONTATE DAI GIOVANI IN GUATEMALA

Guatemala: un paese di opportunità per la gioventù? La domanda è anche il titolo della Relazione Nazionale sullo Sviluppo Umano 2011/2012, realizzata dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Pnud). Il documento, divulgato lunedì 23 luglio, ribadisce la necessità della promozione di politiche di sviluppo umano per la gioventù guatemalteca.
Lo studio richiama l'attenzione sulle disuguaglianze che ancora persistono in Guatemala. Secondo dati dell'Istituto Nazionale di Statistica del 2011 il paese ha 4,1 milioni di giovani tra 15 e 29 anni, cifra che corrisponde al 28% del totale della popolazione.
Pur rappresentando una quantità significativa, la maggioranza dei bambini e bambine non vedono realizzati i loro diritti fondamentali. "Come prima notizia, l'accesso al ciclo superiore del livello medio e all'università è molto limitato e un impiego decente lo possiede solo una minoranza. Se il circolo intergenerazionale della povertà si interrompe con una scolarità equivalente a quella della secondaria, che futuro avranno le figlie e figli di coppie giovani, con bassi livelli educativi, lavoro informale e necessità di pianificazione familiare?", sottolinea.
Secondo la relazione, più di 800.000 persone tra 13 e 18 anni di età sono al di fuori del sistema educativo. Il 8,9% dei giovani da 15 a 24 anni sono analfabeti e oltre quattro di ogni dieci adolescenti da 13 a 15 anni sono ancora al livello primario.
Il livello di scolarità influenza anche altre questioni nella vita delle persone, come le condizioni di lavoro e il salario e anche la pianificazione familiare. Secondo l'inchiesta, giovani con più alti livelli educativi (scuola media e superiore), e socioeconomici sono coloro che "praticano di più una condotta sessuale responsabile."
Anche il Guatemala ha un tasso di fecondità precoce. Del totale di neonati che nascono annualmente, il 47% sono figli e figlie di giovani che hanno tra 15 e 24 anni. Pur avendo accesso alle informazioni, il numero di adolescenti che usano metodi contraccettivi è ancora limitato. Nella relazione si indica che quattro giovani su dieci che conoscono i metodi contraccettivi non ne hanno fatto uso all’inizio della loro vita sessuale; tra le ragazze, il numero è ancora maggiore: otto di ogni dieci non hanno utilizzato metodi contraccettivi.
Un altro punto che segnala il dossier è la violenza. L'anno scorso, per quanto riguarda le detenzioni per gli omicidi avvenuti nel paese, il 11% sono stati giovani minori di 18 anni e il 16,8% persone tra 18 e 21 anni. D'altra parte, la gioventù è quella che più soffre questo problema. Nella relazione si segnala che il 31,8% delle persone assassinate avevano tra 18 e 25 anni.
"Tutti questi dati evidenziano il doppio aspetto di un ciclo di violenza strutturale che permette che emergano continuamente e sistematicamente diversi fattori di rischio che vedono i giovani non solo come vittime della violenza, ma anche come autori della stessa. Di fronte a questo ciclo perverso, le risposte dello Stato non privilegiano ancora le azioni di prevenzione sociale della violenza che permettano di interrompere il circolo di attrazione verso e dalla violenza. Le scarse azioni di prevenzione non hanno articolazione e sono ancora azioni limitate che meritano più generalizzazione ed analisi", sottolinea.
Per migliorare la situazione della gioventù del paese, nella relazione si evidenziano otto punti necessari per la promozione dello sviluppo umano dei giovani: rafforzare il quadro istituzionale della gioventù, assicurare il godimento del diritto alla salute, ampliare le opportunità di apprendistato nell'era tecnologica, creare condizioni per orientarsi verso il lavoro dignitoso, prevenire la violenza relazionata con la gioventù mediante politiche integrali, ampliare gli spazi di partecipazione politica e sociale, promuovere l'uso vantaggioso e creativo del tempo libero ed investire nella gioventù.
Per leggere il documento completo in:
www.undp.org.gt/data/publicacion/INDH%202011_2012.pdf
Adital, 27/07/2012

634 - INFORME DESTACA DESAFÍOS ENFRENTADOS POR JÓVENES EN GUATEMALA

Guatemala: ¿un país de oportunidades para la juventud? El cuestionamiento es también el título del Informe Nacional de Desarrollo Humano 2011/2012, realizado por el Programa de las Naciones Unidas para el Desarrollo (Pnud). El documento, divulgado el último lunes (23), refuerza la necesidad de promoción de políticas de desarrollo humano para las juventudes guatemaltecas.
El estudio llama la atención sobre las desigualdades que todavía persisten en Guatemala. Según datos del Instituto Nacional de Estadísticas de 2011, el país tiene 4,1 millones de jóvenes entre 15 y 29, cifra que corresponden al 28% del total de la población.
Aún siendo una cantidad significativa, la mayoría de los niños y niñas no tienen sus derechos básicos cumplidos. "Como recordatorio, el acceso al ciclo diversificado del nivel medio y la universidad es muy limitado y el empleo decente solo lo detenta una minoría. Si el círculo intergeneracional de la pobreza se rompe con una escolaridad equivalente a la de la secundaria, ¿qué futuro tendrán las hijas e hijos de parejas jóvenes, con bajos niveles educativos, trabajo informal y necesidad insatisfecha de planificación familiar?”, cuestiona.
Según el informe, más de 800 mil personas entre 13 y 18 años de edad están fuera del sistema educacional. El 8,9% de los/las jóvenes de 15 a 24 años son analfabetos/as y más de cuatro de cada diez adolescentes de 13 a 15 años todavía están en el nivel primario.
El nivel de escolaridad también influencia otras cuestiones en la vida de las personas, como condiciones de trabajo y salario y hasta inclusive el planeamiento familiar. De acuerdo con la encuesta, jóvenes con mayores niveles educacionales (enseñanza media y superior) y socioeconómicos son los/las que más "practican una conducta sexual responsable”.
Guatemala también tiene una tasa de fecundidad precoz. Del total de bebés que nacen anualmente, el 47% son hijos e hijas de jóvenes que tienen entre 15 y 24 años. Aún teniendo acceso a la información, el número de niños y niñas que usan métodos anticonceptivos todavía es pequeño. En el informe se indica que cuatro de cada diez jóvenes que conocen los métodos no hicieron uso de ellos durante el comienzo de su vida sexual; entre las niñas, el número es aún mayor: ocho de cada diez no utilizaron métodos anticonceptivos.
Otro punto que llama la atención es la violencia. El año pasado, de las detenciones por homicidios existentes en el país, el 11% fueron jóvenes con menos de 18 años y el 16,8% personas entre 18 y 21 años. Por otro lado, la juventud es la que más sufre este problema. En el informe se señala que el 31,8% de las personas asesinadas tenían entre 18 y 25 años.
"Todos estos datos evidencian el doble rostro de un ciclo de violencia estructural que permite la emergencia continua y sistemática de diversos factores de riesgo que colocan a las y los jóvenes no solo como víctimas de la violencia, sino también como perpetradores de la misma. Frente a todo este ciclo perverso, las respuestas del Estado aún no privilegian las acciones de prevención social de la violencia que permitan romper el círculo de atracción hacia y desde la violencia. Las escasas acciones de prevención carecen de articulación y aún son acciones tímidas que merecen más generalización y análisis”, destaca. 
Para mejorar la situación de la juventud del país, en el informe se resaltan ocho puntos necesarios para la promoción del desarrollo humano de los/las jóvenes: fortalecer el marco institucional de la juventud, asegurar el usufructo del derecho a la salud, ampliar las oportunidades de aprendizaje en la era tecnológica, crear condiciones para recurrir a la ruta del trabajo decente, prevenir la violencia relacionada con la juventud mediante políticas integrales, ampliar los espacios de participación política y social, promover el uso provechoso y creativo del tiempo libre e invertir en la juventud.
Lea el documento completo en:
www.undp.org.gt/data/publicacion/INDH%202011_2012.pdf
Adital, 27/07/2012