Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


mercoledì 17 dicembre 2014

882 - MANCANZA DI PROGRAMMI INFLUISCE SULL’ALFABETIZZAZIONE

Huehuetenango è al secondo posto per l’analfabetismo e lontano dall’aver sconfitto il problema, perché i programmi per debellarlo non sono sufficienti, e a questo si aggiunge la copertura limitata data dalle Autorità scolastiche nella regione, secondo la delegazione del Consiglio Nazionale per l’Alfabetizzazione (Conalfa).
Jorge Camas, delegato di tale istituzione, ha detto: "Qui facciamo tre passi avanti e uno indietro. Noi insegniamo, ma il Ministero della Pubblica Istruzione (MINEDUC) lascia da assistere il 100% dei bambini ".
Camas ha indicato che i programmi di alfabetizzazione sono positivi, ma non abbastanza per combattere il problema. E ha aggiunto che secondo i dati a partire dal 2013, ci sono 159.373 analfabeti a Huehuetenango nei 32 municipi, e il primo posto nel paese è occupato da Alta Verapaz, con 183.390.
Camas ha dichiarato che i tassi più elevati in Huehuetenango sono registrati a Barillas, con 16.571; Chiantla, 11.740; San Mateo Ixtatán, 9.886; San Miguel Acatán, 9.119, e Cuilco con 8.928.
Ha aggiunto che il tasso di analfabetismo in quel dipartimento è 23.35% della popolazione, una cifra che tende a rimanere invariata.
"Noi insegniamo, ma dobbiamo lavorare con persone al compimento dei 15 anni formano parte degli analfabeti in questo dipartimento", ha osservato il delegato.
Il supporto dei genitori è vitale
Secondo Camas, i bambini dovrebbero essere portati a scuola dai genitori e il Ministero della Pubblica Istruzione deve occuparsi di loro, in quanto è l'unica strada percorribile nella lotta contro l'analfabetismo.
Ha detto che il budget è scarso, dal momento che la delegazione di Conalfa taglierà i finanziamenti di quest'anno, in modo solo è riuscito ad assistere circa 13.000 abitanti, mentre l'obiettivo che si erano prefissati era di 15.000.
Il delegato ha sottolineato che sono disponibili a ridurre tale divario, ma non dipende solo da loro.
La migrazione danneggia
Il delegato Conalfa ha sottolineato che un altro fattore che incide in Huehuetenango è la migrazione verso le piantagioni di caffè e la mancanza di un censimento aggiornato.
Ha detto che anche la varietà di lingue costituisce un problema nella lotta contro l’analfabetismo.
Coloro che ricevono lezioni dai programmi di alfabetizzazione considerano l’apprendimento come una sfida, perché devono conciliare il lavoro con lo studio.
Isidra Morales, che ora sta studiando, fa notare che a 45 anni è difficile a imparare, ma riconosce che è importante.
Ha detto che in alcune comunità di Huehuetenango, è stato necessario coniugare le lezioni con la formazione in altri mestieri.
Progressi generali.
Secondo il rapporto dal titolo "Trasformando la vita attraverso l'alfabetizzazione di Conalfa", il Guatemala ha avanzato per contrastare l'analfabetismo, in quanto nel 1986 il tasso era del 52%, che è stato ridotto nel 1994 al 38,7%, secondo uno studio del 2013, la cifra è stata ridotta al 16.62%.
Secondo le statistiche dell'istituto, fino al 2013 sono stati segnalati nel Quiché 157. 434 analfabeti, con un tasso del 30.10% della popolazione; Guatemala, con 139.716, pari al 6,23% e San Marcos, con 106.057, che rappresenta 16.89% della sua popolazione.
Sostegno
Bartolo López, direttore del dipartimento dell'educazione di Huehuetenango, ha detto che i genitori sono obbligati a portare i figli a scuola per combattere l'analfabetismo.
Egli ha aggiunto che la mancanza di accesso all'istruzione in quel dipartimento è dovuta in alcuni casi alla migrazione. "Abbiamo problemi, ma per quanto possibile, siamo in grado di supportare tutte le comunità", ha detto Lopez.
Egli ha assicurato che vi è ora una copertura nella scuola primaria del 100%.
Secondo Lopez, gli anziani e le vittime dei conflitti armati non sono state alfabetizzati per questioni culturali e sociali, e non si tratta di giovani in età scolare.
"Tutto è possibile. E’ questione di offrire appoggio integrato con la partecipazione di tutti, in modo
che possiamo sradicare l'analfabetismo", ha detto.
Lopez ha detto che con impegno, a breve termine si potrebbero dichiarare alcuni municipi liberi del problema. 
Prensa Libre 11/12/14
  

881 - FALTA DE COBERTURA AFECTA ALFABETIZACIÓN

Huehuetenango ocupa el segundo lugar en analfabetismo y está lejos de superar el problema, debido a que los programas para contrarrestarlo no se dan abasto, sumado a la poca cobertura de las autoridades de Educación en ese departamento, según la delegación del Consejo Nacional de Alfabetización (Conalfa).
Jorge Camas, delegado de la referida institución, dijo: “Aquí damos tres pasos para adelante y uno para atrás. Nosotros alfabetizamos, pero el Ministerio de Educación (Mineduc) deja de cubrir al cien por ciento de los niños”.
Camas indicó que los programas de alfabetización son positivos, pero no son suficientes para combatir el problema.
Añadió que según datos del 2013, en Huehuetenango hay 159 mil 373 analfabetas en los 32 municipios, y el primer lugar del país lo ocupa Alta Verapaz, con 183 mil 390.
Camas expuso que los índices más altos en Huehuetenango se registran en Barillas, con 16 mil 571; Chiantla, 11 mil 740; San Mateo Ixtatán, nueve mil 886; San Miguel Acatán, nueve mil 119, y Cuilco, con ocho mil 928.
Agregó que el índice de analfabetismo en ese departamento es del 23.35 por ciento de la población, cifra que tiende a mantenerse.
“Nosotros enseñamos, pero debemos atender a personas que al cumplir los 15 años forman parte de los analfabetas en este departamento”, resaltó el delegado.
Apoyo de padres es vital
Según Camas, los niños deben ser llevados a la escuela por sus padres y el Mineduc debe atenderlos, ya que es la única manera de avanzar en el combate al analfabetismo.
Manifestó que la situación presupuestaria es deficiente, ya que a esa delegación de Conalfa le redujeron fondos este año, por lo que solo lograron atender a unos 13 mil pobladores, mientras que la meta que se habían trazado era de 15 mil.   
El delegado resaltó que tienen la disponibilidad de reducir esa brecha, pero no solo depende de ellos.
Migración afecta
El delegado de Conalfa puntualizó que otro factor que afecta en Huehuetenango es la migración a las fincas cafetaleras y la falta de un censo actualizado.
Comentó que también la variedad de idiomas pone cuesta arriba el combate al analfabetismo. 
Quienes reciben clases en los programas de alfabetización consideran que es un desafío el aprendizaje, porque deben combinar el trabajo con el estudio.
Isidra Morales, quien se alfabetiza actualmente, cuenta que a sus 45 años es complicado aprender, pero reconoce que es importante.
Afirmó que en algunas comunidades de Huehuetenango, se ha tenido que combinar las clases con la capacitación en otros oficios.
Avances generales
Según el informe denominado “Transformando vidas a través de la alfabetización de Conalfa”, Guatemala ha avanzado en contrarrestar el analfabetismo, ya que en 1986 el índice era del 52 por ciento, el cual se redujo en 1994 al 38.7 por ciento, y según un estudio del 2013, la cifra se redujo el 16.62 por ciento.
De acuerdo con estadísticas de esa institución, hasta el 2013 se reportaban en Quiché 157 mil 434 analfabetas, con índice del 30.10 por ciento de la población; Guatemala, con 139 mil 716, que equivale al 6.23 por ciento, y San Marcos, con 106 mil 57, lo que representa el 16.89 por ciento de su población.
Existe apoyo
Bartolo López, director departamental de Educación de Huehuetenango, indicó que los padres de familia son los obligados de llevar a sus hijos a la escuela para combatir el analfabetismo.
Añadió que la falta de acceso a la educación en ese departamento se debe en algunos casos a la migración. “Tenemos problemas, pero en la medida de lo posible estamos en la disposición de apoyar a todas las comunidades”, expresó López.
Aseguró que actualmente existe una cobertura de primaria, en cien por cien del departamento.
Según López, las personas de edad avanzada y víctimas del conflicto armado no han sido alfabetizadas por cuestiones culturales y sociales, y no se trata de jóvenes en edad escolar.
“Todo es posible. Es cuestión de brindar atención integrada con la participación de todos, para que podamos erradicar el analfabetismo”, comentó.
López señaló que con disciplina, a corto plazo se podrían declarar algunos municipios libres del problema.
Prensa Libre 11/12/14
 

mercoledì 10 dicembre 2014

880 - ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI SOLLECITANO RISARCIMENTO A FAMIGLIE DEL POLOCHIC

Organizzazioni internazionali sollecitarono il Presidente Otto Pérez Molina a compiere il suo impegno di risarcire oltre 600 famiglie della Valle del Polochic, dipartimento di Alto Verapaz, che furono sfollate violentemente nel marzo del 2011.
In una lettera indirizzata al Presidente da rappresentante degli abitanti sfollati, le organizzazioni internazionali hanno sottolineato come fino ad oggi 629 famiglie, più del 75% di quelle danneggiate, continuano a vivere senza terra, senza abitazione, senza alimenti ed accesso a servizi pubblici basilari per la loro sussistenza.
Le organizzazioni e le famiglie danneggiate ricordarono anche a Pérez Molina il suo obbligo di compiere le misure cautelari concesse dalla Commissione Interamericana di Diritti umani (CIDH), nel giugno del 2011.
Il contesto rurale guatemalteco è diventato più complesso negli ultimi anni, dovuto all'impulso di politiche economiche orientate prioritariamente verso l'espansione di monocolture, approfondendo la concentrazione di terre e provocando lo spostamento di famiglie e comunità intere, aggiunge la lettera firmata da organizzazioni di Spagna, Germania, Francia, Stati Uniti ed altri paesi dell'America latina.
Delle 769 famiglie danneggiate, unicamente 140 sono state rialloggiate dal governo in nuovi terreni, tuttavia 629 sperano ancora che sia loro restituito il proprio diritto alla terra ed una vita degna.
“Sollecitiamo a proteggere il diritto alla vita e alla terra per le contadine e i contadini, promuovendo maggiori investimenti nella piccola agricoltura e scommettendo su un modello di produzione più sostenibile, giusto ed umano”, sottolinea la lettera.
Da parte sua il direttore di Oxfam in Guatemala, Luis Paiz, affermò che il necessario investimento in servizi pubblici come salute, educazione e l'accesso alla terra è chiave per garantire la sussistenza dei più poveri.
In Guatemala, nonostante più del 60% degli alimenti che arrivano sul tavolo delle famiglie vengano dalla piccola agricoltura, donne ed uomini contadini si trovano in difficoltà a vivere i con piccoli appezzamenti di terra, per gli scarsi investimenti e promozione pubblica nel settore, sottolineò l'organizzazione.
Cerigua, 2/12/2014

879 - ORGANIZACIONES INTERNACIONALES SOLICITAN RESARCIMIENTO A FAMILIAS DEL POLOCHIC

Organizaciones internacionales instaron al Presidente Otto Pérez Molina a cumplir con su compromiso de resarcir a más de 600 familias del Valle del Polochic, departamento de Alta Verapaz, las que fueron desalojadas violentamente en marzo del 2011.
En una misiva entregada al Mandatario por representante de los pobladores desalojados, las entidades internacionales destacaron que hasta la fecha 629 familias, más del 75 por ciento de las afectadas, continúan sin tierra, sin vivienda, sin alimentos y acceso a servicios públicos básicos para su subsistencia.
Las organizaciones y las familias afectadas recordaron también a Pérez Molina su obligación de cumplir con las medidas cautelares otorgadas por la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) en junio del 2011.
El contexto rural guatemalteco se ha complejizado en los últimos años, debido al impulso de políticas económicas orientadas prioritariamente hacia la expansión de monocultivos, profundizando la concentración de tierras y provocando el desplazamiento de familias y comunidades enteras, añade la carta firmada por entidades de España, Alemania, Francia, Estados Unidos y otros países de Latinoamérica.
De las 769 familias afectadas, únicamente 140 han sido realojadas por el gobierno en nuevos terrenos, sin embargo 629 esperan aún que les sea restituido su derecho a la tierra y a una vida digna.
Instamos a proteger el derecho a la vida y la tierra para las campesinas y campesinos, promoviendo mayores inversiones en la pequeña agricultura y apostando por un modelo de producción más sostenible, justo y humano, destaca la misiva.
Por su parte el director de Oxfam en Guatemala, Luis Paiz, aseveró que la necesaria inversión en servicios públicos como salud, educación y el acceso a la tierra es clave para garantizar la subsistencia de los más pobres.
En Guatemala, pese a que más del 60 por ciento de los alimentos que llegan a la mesa de las familias vienen de la pequeña agricultura, mujeres y hombres rurales se encuentran con dificultades para ganarse la vida con pequeñas parcelas de tierra, por la baja inversión y promoción pública en el sector, destacó la organización.
Cerigua, 2/12/2014

878 - POLIZIA NON VOLEVA SOPRAVVISSUTI NELL’AMBASCIATA DELLA SPAGNA IN GUATEMALA

Una testimone assicurò oggi, durante il giudizio per il massacro di 37 persone nell'ambasciata della Spagna in Guatemala nel 1980 che la polizia locale diede l'ordine di non lasciare sopravvissuti durante l'incendio che distrusse la rappresentazione consolare.
La dichiarazione è avvenuta nella decima udienza del giudizio contro l'ex capo della polizia Pedro García Arredondo, unico detenuto per il massacro, avvenuto il 31 gennaio 1980 nell'ambasciata della Spagna nella capitale del paese centroamericano.
Durante il dibattito orale e pubblico di questo martedì, il Tribunale di Maggiore Rischio B ascoltò la testimonianza scritta di María Odette Arzú Castillo, che vive in Spagna.
L'ex volontaria della Croce Rossa guatemalteca, che entrò nell'ambasciata subito dopo lo scoppio dell'incendio, ha affermato che attraverso la radio dell'estinta Polizia Nazionale si diffuse l'ordine di non lasciare sopravvissuti.
Il massacro ebbe luogo quando le forze di sicurezza del regime militare del generale e presidente in quello momento, Fernando Romeo Lucas García (1924-2006), assaltarono l'ambasciata spagnola dopo che era stata occupata da contadini guatemaltechi.
Nell'assalto morirono bruciate 37 persone, tra esse il console spagnolo Jaime Ruiz del Árbol ed i suoi compatrioti ed impiegati della delegazione Luis Felipe Sanz e María Teresa Vázquez.
Morirono anche Vicente Menchú e Francisco Tum, padre e cugino, rispettivamente, del premio Nobel della Pace del 1992, Rigoberta Menchú, che fu la prima testimone della Procura contro l'ex capo della polizia ed è querelante nel caso.
“Abbiamo ascoltato affermazioni di tre testimoni che videro il signor Arredondo sul posto ed ora si conferma anche di nuovo l'ordine della polizia", ha detto il portavoce della fondazione Menchú, Wielman Cifuentes.
La prossima udienza si svolgerà il 19 di dicembre e durante la stessa potrebbero ascoltare due testimoni della difesa e perfino ascoltare le conclusioni.
Secondo la procura, si sono mostrate sufficienti prove per dichiarare colpevole García Arredondo, di 69 anni, colui che dirigeva una squadra dell'estinta Polizia Nazionale in quello momento.
Secondo le investigazioni del Ministero Pubblico, fu Arredondo che diede l'ordine di incendiare l'ambasciata spagnola, che era stato occupata da un gruppo di contadini che denunciavano la repressione militare.
L'ex capo della polizia fu catturato il 24 Luglio 2011 per la sparizione forzata, il 9 giugno 1980, dallo studente universitario Edgar Saenz Calito.
Nell’agosto del 2012, García Arredondo è stato condannato a 70 anni per quel delitto e durante quel giudizio fu implicato nel processo giudiziale per il massacro nella rappresentanza consolare.
L'ambasciatore della Spagna in Guatemala in quel momento, Massimo Cajal y López ed il contadino guatemalteco Gregorio Yujá furono gli unici superstiti dell'assalto, ma questo ultimo fu sequestrato due giorni dopo ed il suo corpo, con segni di tortura, fu ritrovato il 2 febbraio 1980 nel rettorato dell'Università di San Carlos.
Una delle principali prove nel giudizio fu la dichiarazione registrata del diplomatico, che è morto lo scorso aprile in Spagna, ma che sostenne nel nastro che non autorizzò mai l'entrata delle autorità alla rappresentazione consolare e che gli agenti della polizia portavano asce.
Prensa Libre, 10/12/2014

877 - POLICÍA NO QUERÍA SOBREVIVIENTES EN EMBAJADA DE ESPAÑA EN GUATEMALA

Una testigo aseguró hoy, durante el juicio por la masacre de 37 personas en la embajada de España en Guatemala en 1980, que la policía local dio la orden de no dejar sobrevivientes durante el incendio que arrasó con la representación consular.
La declaración fue parte de la décima audiencia del juicio en contra del ex jefe policial Pedro García Arredondo, único detenido por la matanza, ocurrida el 31 de enero de 1980 en la embajada de España en la capital del país centroamericano.
Durante el debate oral y público de este martes, el Tribunal de Mayor Riesgo B escuchó el testimonio escrito de María Odette Arzú Castillo, quien radica en España.
La ex voluntaria de la Cruz Roja guatemalteca, quien ingresó a la embajada tras el incendio, afirmó que a través de la radio de la extinta Policía Nacional (PN) se divulgó la orden de no dejar sobrevivientes.
La masacre tuvo lugar cuando las fuerzas de seguridad del régimen militar del general y presidente en aquel momento, Fernando Romeo Lucas García (1924-2006), asaltaron la embajada española después de que fuera ocupada por campesinos guatemaltecos.
En el asalto murieron quemadas 37 personas, entre ellas el cónsul español Jaime Ruiz del Árbol y sus compatriotas y empleados de la delegación Luis Felipe Sanz y María Teresa Vázquez.
También fallecieron Vicente Menchú y Francisco Tum, padre y primo, respectivamente, de la premio Nobel de la Paz de 1992, Rigoberta Menchú, quien fue la primera testigo de la Fiscalía en contra del ex jefe policial y quien además es querellante en el caso.
"Hemos escuchado afirmaciones de tres testigos que vieron al señor Arredondo en el lugar y ahora también se confirma de nuevo la orden de la policía", dijo el portavoz de la fundación de Menchú, Wielman Cifuentes.
La próxima audiencia se llevará a cabo el 19 de diciembre y durante la misma podrían participar dos testigos de la defensa e incluso escuchar conclusiones.
Según la fiscalía, se han mostrado suficientes evidencias para declarar culpable a García Arredondo, de 69 años, quien dirigía un comando de la extinta Policía Nacional (PN) en aquel momento.
De acuerdo con las investigaciones del Ministerio Público (MP), fue Arredondo quien dio la orden de incendiar la embajada española, que había sido ocupada por un grupo de campesinos que denunciaba la represión militar.
El ex jefe policial fue capturado el 24 de julio del 2011 por la desaparición forzada, el 9 de junio de 1980, del estudiante universitario Edgar Saenz Calito.
En agosto del 2012, García Arredondo fue condenado a 70 años por ese delito y durante ese juicio fue ligado al proceso judicial por la matanza en la representación consular.
El embajador de España en Guatemala en aquel momento, Máximo Cajal y López y el campesino guatemalteco Gregorio Yujá fueron los únicos supervivientes del asalto, pero este último fue secuestrado dos días después y su cuerpo, con signos de tortura, fue encontrado el 2 de febrero de 1980 en la rectoría de la Universidad de San Carlos.
Uno de los principales testimonios en el juicio fue la declaración grabada del diplomático, quien falleció en abril pasado en España pero quien sostuvo en la cinta que nunca autorizó el ingreso de las autoridades a la representación consular y que los agentes de la policía llevaban hachas.
Prensa Libre, 10/12/2014

lunedì 10 novembre 2014

876 - RELIGIOSI SONO PREOCCUPATI PER LA VIOLENZA IN GUATEMALA

Con una particolare attenzione per i problemi quotidiane che affliggono i guatemaltechi, compresa la violenza, si è concluso domenica a Chimaltenango il quarto Congresso Missionario del Guatemala (COMGUA), organizzato dalla Diocesi di Sololá Chimaltenango.
Che sia trasmessa la fede e l'evangelizzazione a coloro che non sono cristiani, che esista una conversione pastorale in ciascuna delle parrocchie e diminuisca la violenza che colpisce ogni giorno la popolazione, sono parte del richiamo di almeno 10.000 guatemaltechi in tutto il paese che hanno partecipato al COMGUA.
"Come guatemaltechi siamo preoccupati per i problemi che quotidianamente si vivono in questo paese, in gran parte generati dal male che ha messo radici nella società, le uccisioni, la criminalità e la violenza sono alcuni problemi che vengono sollevati quando non si ha Cristo come centro e stile di vita ", ha detto il religioso David Rojas.
"In questo evento cattolico chiediamo al Creatore Supremo di modificare il comportamento e gli atteggiamenti di coloro che sono lontani da esso e quindi costruire il paese che tutti noi desideriamo", ha detto Rojas.
Giovanni Paolo Poz Cuc, vicario pastorale della Cattedrale di Santa Ana, in Chimaltenango, ha detto che nel mese di agosto 2009, le diocesi di Solola-Chimaltenango hanno assunto la sfida di organizzare la quarta conferenza missionaria per giovani e adulti.
"In questi giorni, dal 7 al 9 novembre abbiamo visto la partecipazione di duemila pellegrini che hanno partecipato al workshop e alle conversazioni per affrontare le sfide per la Chiesa."
"La nostra missione è che i partecipanti, attraverso questa conferenza, diventino protagonisti della Chiesa, per mezzo della propria fede, dato che noi vogliamo non siano solo oggetti e destinatari della catechesi o della missione, ma siano resi soggetti alla stessa perché possano contribuire ai processi missionari della Chiesa ", ha detto Poz.
Ha aggiunto che l'attività ha lo scopo di incoraggiare il processo di evangelizzazione che si attua nelle 14 diocesi del Guatemala e che questo può contribuire alla formazione dei valori nei partecipanti, e che costoro, attraverso la loro fede, possano acquisire gli strumenti per allontanarsi dai principi della Chiesa.
Carlos Aguilar Retes, Vescovo della Conferenza Episcopale dell'America Latina, ha affermato nella sua omelia che tenere gli occhi fissi su Cristo farà in modo che in Guatemala si cambino tutte quelle strutture negative presenti.
"Il Supremo Creatore ci dà l'opportunità di rinascere con la sua fede, ma per fare questo dobbiamo cambiare i nostri atteggiamenti e comportamenti, non è sempre semplice, dato che abbiamo spesso anteposto il cattivo al buono," ha detto.
Alvaro Ramazzini, vescovo della diocesi di Huehuetenango, ha ricevuto al termine della Santa Messa, officiata nello stadio di Chimaltenango, una croce che simboleggia il cammino della Chiesa cattolica in Guatemala.
Ramazzini ha ora il compito di organizzare il prossimo COMGUA fra quattro anni a Huehuetenango.
Prensa Libre, 09/11/14

875 - RELIGIOSOS MUESTRAN PREOCUPACIÓN POR VIOLENCIA EN GUATEMALA

Con la atención puesta en los problemas que a diario aquejan a los guatemaltecos, entre ellos la violencia, concluyó este domingo en Chimaltenango el cuarto Congreso Misionero Guatemalteco (Comgua), organizado por la Diócesis de Solola- Chimaltenango.
Que se trasmita la fe y la evangelización de la palabra a aquellos que no son cristianos, que exista una conversión pastoral en cada una de las parroquias y que disminuyan los actos de violencia que a diario afectan a la ciudadanía, fueron parte de los llamados de al menos 10 mil guatemaltecos de distintos puntos del país que participaron en el Comgua.
“Como guatemaltecos nos preocupa la problemática que a diario se viven en este país, mucho de esto generado por el mal que se ha enraizado en la sociedad, muertes, delincuencia y violencia son algunos aspectos que se provocan cuando uno no tiene a Cristo como centro y modelo de vida”, indicó el religioso David Rojas.
“En este evento católico pedimos al Supremo Creador que cambie el comportamiento y actitudes de aquellos que están alejados de él y que con ello construyamos el país que todos añoramos”, añadió Rojas.
Juan Pablo Poz Cuc, padre vicario pastoral de la Concatedral de Santa Ana, en Chimaltenango, comentó que en agosto del 2009 la Diócesis de Sololá-Chimaltenango asumió el reto de organizar el cuarto congreso misionero para jóvenes y adultos.
“Durante estos días –del 7 al 9 de noviembre- tuvimos la participación de dos mil peregrinos los cuales participaron en talleres y platicas para asumir retos para la iglesia".
“Nuestra misión es que los participantes, a través de este congreso se vuelvan protagonistas de la Iglesia por medio de su fe, ya que pretendemos que ellos no sean solo objetos y destinatarios de la catequesis o misión, sino hacerlos sujetos de la misma para que puedan aportar en los procesos misioneros de la iglesia", explicó Poz.
Agregó que la actividad busca motivar los procesos de evangelización que se practican en las 14 diócesis de Guatemala y que ello venga a contribuir en la formación de valores en los participantes, y que estos a través de su fe puedan adquirir las herramientas para no alejarse de los principios de la Iglesia.
Carlos Aguilar Retes, obispo de la conferencia episcopal de Latinoamérica, expuso en su homilía que el tener los ojos fijos en Cristo hará que en Guatemala se logre cambiar todas esas estructuras negativas en que se encuentra.
“El Supremo Creador nos da la oportunidad de nacer de nuevo con su fe, pero para ello tenemos que cambiar nuestras actitudes y comportamientos, no es fácil ya que siempre anteponemos lo malo de lo bueno”, dijo.
Álvaro Ramazzini, obispo de la Diócesis de Huehuetenango, recibió al finalizar la misa, oficiada en el estadio de Chimaltenango, una cruz que simboliza el caminar de la Iglesia Católica en Guatemala.
Ramazzini ahora tendrá que organización de próximo Comgua para dentro de cuatro años en Huehuetenango.
Prensa Libre, 09/11/14
 

giovedì 6 novembre 2014

874 - NUOVO VESCOVO DI SAN MARCOS VISITA LA DIOCESI

Il sacerdote Carlos Enrique Gomez Trinidad appena nominato vescovo della diocesi di San Marcos, mercoledì ha fatto una visita di buona volontà alla diocesi.
La visita di Trinidad Gomez ha coinciso con la chiusura dell'Assemblea diocesana svoltasi dal 3 al 5 novembre presso l'Oasi Francescana, che si trova nel villaggio Champollap, San Pedro Sacatepequez.
Il benvenuto al nuovo Vescovo lo ha dato il sacerdote Antonio Calderon Cruz, che per 30 mesi ha svolto il compito di amministratore diocesano, dopo il trasferimento del vescovo Alvaro Ramazzini alla diocesi di Huehuetenango.
"Per il sacerdoti riuniti in assemblea delle 31 parrocchie di San Marcos è un onore ricevere con gioia e un caloroso applauso il nostro nuovo vescovo", ha detto Calderon Cruz.
Trinidad Gomez ha espresso la sua felicità di visitare i religiosi della diocesi in cui si lavorerà.
Trinidad Gomez è nato il 18 marzo 1955 a Città del Guatemala, Arcidiocesi di Santiago de Guatemala.
Conclusa l'istruzione primaria e secondaria, nel 1978 entrò nel Seminario maggiore e perseguì gli studi di filosofia e teologia presso l'Istituto Salesiano. Dal 1993 al 1995 ha studiato presso l'Istituto Superiore di Liturgia a Barcellona, in Spagna, dove ha conseguito la laurea in teologia e liturgia.
Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 22 dicembre 1984 per l'Arcidiocesi di Santiago de Guatemala, dove è stato vicario parrocchiale di Nostra Signora di Monserrat, vicario parrocchiale di Santo Domingo de Guzman dal 1986 al 1988 e rettore del Seminario.
Dal 13 marzo 2014 è parroco dell'Immacolata Concezione nella città di Villa Nueva e Vicario Episcopale per la Pastorale del Vicariato della parte meridionale dell'Arcidiocesi di Santiago de Guatemala.
Prensa Libre 05/11/14
   

873 - NUEVO OBISPO DE SAN MARCOS EFECTÚA VISITA DE BUENA VOLUNTAD

El sacerdote Carlos Enrique Trinidad Gómez, recientemente nombrado obispo de la Diócesis de San Marcos, efectuó este miércoles una visita de buena voluntad a este departamento.
La visita de Trinidad Gómez coincidió con la clausura de la Asamblea Diocesana que se realizó del 3 al 5 de noviembre en el Oasis Franciscano, ubicado en la aldea Champollap, San Pedro Sacatepéquez.
La bienvenida al nuevo Obispo la dio al sacerdote Antonio Calderón Cruz, quien durante 30 meses desempeñó el cargo de Administrador Diocesano, luego del traslado de Monseñor Álvaro Ramazzini a la Diócesis de Huehuetenango.
"Para los asambleístas de las 31 parroquias de San Marcos es un honor recibir con alegría y cálidos aplausos a nuestro nuevo Obispo”, expresó Calderón Cruz.
Trinidad Gómez manifestó su alegría de visitar a los religiosos de la diócesis en la que trabajará.
Trinidad Gómez nació el 18 de marzo de 1955 en Ciudad de Guatemala, arquidiócesis de Santiago de Guatemala.          
Concluidos los estudios primarios y secundarios, en 1978 entró en el Seminario Mayor y prosiguió los cursos de filosofía y teología en el instituto Salesiano. Desde 1993 a 1995 estudió en el instituto superior de liturgia de Barcelona, España, donde obtuvo el título en teología y liturgia.            
Recibió la ordenación presbiteral el 22 de diciembre de 1984 por la arquidiócesis de Santiago de Guatemala, en la cual ha sido vicario parroquial de Nuestra Señora de Monserrat, vicario parroquial de Santo Domingo de Guzmán desde 1986 a 1988 y rector del Seminario Mayor.            
Desde el 13 de marzo de 2014 es párroco de La Inmaculada Concepción en la ciudad de Villa Nueva y vicario episcopal para la pastoral del Vicariato de la zona sur de la arquidiócesis de Santiago de Guatemala.
Prensa Libre 05/11/14
  

mercoledì 5 novembre 2014

872 - AUTORITÀ SRADICANO COLTIVAZIONI DI DROGA VALUTATE 324 MILIONI DOLLARI

Le forze di sicurezza in Guatemala la scorsa settimana hanno sradicato coltivazioni di papavero e marijuana nel dipartimento sud-occidentale di San Marcos del valore di 324 milioni dollari, ha detto lunedi una fonte ufficiale.
L’operazione antidroga è stata effettuata per sette giorni in Tajamulco, Ixchiguán e Sibinal, tutti del dipartimento di San Marcos, al confine con il Messico, secondo il Ministero dell'Interno.
"L'eliminazione continuerà per un’altra settimana e ci sarà una terza settimana per ottenere la calma nella zona e creare le condizioni di sicurezza per i problemi che si sono creati tra Ixchiguán e Tajamulco per un giacimento di acqua", ha detto il ministro dell'Interno Mauricio López Bonilla.
San Marcos si trova a 250 chilometri a sud ovest di Città del Guatemala.
Le forze di sicurezza hanno utilizzato 63.000 agenti della Polizia Nazionale Civile (PNC) e 400 soldati nell’operazione, oltre a 109 pattuglie e tre elicotteri, secondo la agenzia di stampa statale del Guatemala.
Le autorità hanno arrestato nessuno finora.
Nel 2013 sono state distrutte piantagioni di papavero coltivate in oltre 2.500 ettari e un valore di circa 3.200 milioni di dollari, secondo i dati ufficiali.
Prensa Libre - 03/11/14

871 - AUTORIDADES ERRADICAN CULTIVOS DE DROGAS VALORADOS EN US$324 MILLONES

Las fuerzas de seguridad de Guatemala erradicaron en la última semana cultivos de amapola y marihuana en el departamento suroccidental de San Marcos valorados en 324 millones de dólares, informó este lunes una fuente oficial.
El operativo antinarcóticos se llevó a cabo durante siete días en Tajumulco, Ixchiguán y Sibinal, todos de San Marcos, fronterizo con México, de acuerdo con Ministerio de Gobernación.
“La erradicación continuará por una semana más y nos quedaremos una tercer semana para lograr la calma en el área y crear condiciones de seguridad por los problemas que se generaron entre Ixchiguán y Tajumulco por unos yacimientos de agua”, aseguró el ministro de Gobernación, Mauricio López Bonilla.
San Marcos se encuentra a 250 kilómetros al suroeste de la Ciudad de Guatemala.
Las fuerzas de seguridad utilizaron mil 63 agentes de la Policía Nacional Civil (PNC) y 400 soldados en el operativo, además de 109 patrullas y tres helicópteros, según la agencia estatal de noticias guatemalteca.
Las autoridades no han hecho detenciones hasta el momento.
En 2013 fueron destruidas plantaciones de amapola cultivadas en más de dos mil 500 hectáreas y valoradas en unos tres mil 200 millones de dólares, según información oficial.
Prensa Libre, 3/11/2014

sabato 25 ottobre 2014

870 - VESCOVO VALENZUELA RACCONTA IL DRAMMA DEI BAMBINI IMMIGRATI

Il Presidente della Conferenza Episcopale del Guatemala, monsignor Rodolfo Valenzuela, ha descritto il dramma dei bambini immigrati latino-americani e ha chiesto una legislazione per proteggere i bambini che rischiano la vita per andare negli Stati Uniti.
In una dichiarazione ad ACI Prensa in Vaticano, Valenzuela ha spiegato che "in aggiunta ai normali rischi della strada o della illegalità, gli immigrati sono sottoposti ad abusi da parte delle autorità nel viaggio verso il Messico, i trafficanti li rapiscono per immetterli nel traffico di droga, o nel caso di ragazze o donne per la prostituzione o altri scopi, dato che sono illegali e sono senza protezione e per la legge non hanno altra scelta".
Il vescovo di Verapaz ha detto "molte volte, i genitori che lavorano negli Stati Uniti, inviano dollari per i membri della famiglia rimasti al paese per pagare ciò quello che noi chiamiamo una 'coyote', che è un trafficante di esseri umani. Il coyote riceve questo denaro e accompagna i bambini in tutto il territorio messicano fino agli Stati Uniti, dove spesso vivono a casa dei genitori che sono illegali, a volte vengono fermati dalle autorità degli Stati Uniti e deportati, mentre a volte sono detenuti in condizioni precarie".
Secondo la ACI, Valenzuela ha fatto queste osservazioni dal Sinodo speciale per le sfide pastorali per la famiglia nel contesto dell'evangelizzazione, tenutasi dal 5 al 19 ottobre in Vaticano.
"Si tratta di una migrazione forzata e clandestina. I bambini soffrono sulla strada, recentemente un minorenne è morto abbandonato e disidratato in Messico durante questo viaggio attraverso il deserto", ha affermato. Il ragazzo era Gilberto Francisco Ramos, 15 anni, morto nel deserto del Texas. Il suo corpo è stato trovato vicino a un rosario bianco che gli aveva dato la madre quando lo ha salutato a San José de Las Flores. Gilberto morì di sete e di fame, e il suo corpo è stato restituito al Guatemala.
Durante il Sinodo, Valenzuela ha condiviso i problemi derivanti dalla povertà diffusa e dalle migrazioni, dalle quali derivano conseguenze "molto sul sere per la famiglia", secondo le sue dichiarazioni.
Il vescovo guatemalteco ha osservato che "nei paesi dell'America centrale non è ancora penetrato il secolarismo come in altri paesi, abbiamo un grande religiosità e pietà popolarità, che deve essere orientata".
"In generale la gente è religiosa, è aperta alla guida della Chiesa, ma le famiglie sono senza lavoro, costrette a emigrare, alla cura dei bambini è affidata alle donne o alle nonne che rimangono al paese. I padri poi raccolgono e inviano soldi per portare bambini, che a volte sono minori e c’è il problema di bambini e adolescenti migranti, non accompagnati dai loro parenti. Cioè le disuguaglianze influenzano la famiglia ", ha aggiunto.
In questo senso, il presule ha spiegato che la Chiesa nel suo Paese è – Guatemala – tratta di fare e creare la consapevolezza delle cause di fondo delle migrazioni, “queste avvengono perché il paese presenta disuguaglianze economiche e non ci sono opportunità di lavoro per le persone."
In un altro punto dell'intervista ha detto: "Abbiamo le possibilità, ma la ricchezza è mal distribuita o va in altri luoghi, allora non investire in maggiori fonti del paese di lavoro, istruzione e opportunità. Poi la Chiesa ha un gran lavoro con la cura pastorale dei migranti e le case dei migranti, che sono come dice Papa Francesco, l'ospedale da campo. Si continua ad accoglierli in case di migranti in Guatemala e naturalmente verso il Messico, dove la Chiesa offre la tutela sanitaria e una certa attenzione almeno una volta durante il viaggio, "ha detto.
Con informazioni da ACI Prensa e EWTN Notizie

869 - OBISPO VALENZUELA NARRA DRAMA DE NIÑOS MIGRANTES

El Presidente de la Conferencia Episcopal de Guatemala, Monseñor Rodolfo Valenzuela, describió el drama de los niños migrantes latinoamericanos y abogó por una legislación que proteja a los menores que arriesgan la vida por llegar hasta Estados Unidos.
En declaraciones a ACI Prensa en el Vaticano, Valenzuela explicó que "además de los peligros normales del camino o la ilegalidad, los migrantes están sometidos a los abusos de las autoridades en el transcurso del camino por México, los narcotraficantes los secuestran para meterlos dentro de su tráfico de drogas, o en el caso de las jovencitas o las mujeres para la prostitución u otros niveles, y como son ilegales y están desamparados por la legalidad no tienen otras opciones".
El Obispo de Verapaz dijo que "muchas veces, los papás que trabajan en los Estados Unidos, envían los dólares para que los familiares que quedan paguen a lo que nosotros llamamos un 'coyote', que es un traficante de personas. Este coyote recibe el dinero y lleva a los niños a través de todo el territorio mexicano hasta los Estados Unidos, donde muchas veces llegan a las casas de los papás, que son ilegales; otras veces son detenidos por las autoridades de los Estados Unidos y son deportados; mientras que otras veces se quedan presos en circunstancias inseguras".
Según ACI Prensa, Valenzuela hizo las declaraciones desde el Sínodo Extraordinario dedicado a los desafíos pastorales para la familia en el contexto de la evangelización, celebrado del 5 al 19 de octubre en el Vaticano.
"Se trata de una emigración forzada e ilegal. Los niños padecen en el camino, hace poco un menor de edad murió abandonado y deshidratado en México durante esta travesía por el desierto", denunció. El menor era Gilberto Francisco Ramos, de 15 años de edad, quien murió en el desierto de Texas. Su cuerpo fue hallado junto a un rosario blanco que le regaló su madre al despedirlo de San José de Las Flores. Gilberto murió de sed y de hambre, y su cadáver fue devuelto a Guatemala.
Durante el Sínodo, Valenzuela compartió los problemas que provienen de la pobreza generalizada y la migración, de las cuales provienen consecuencias "muy serias sobre la familia", según sus declaraciones.
El Obispo guatemalteco señaló que "en los países de Centroamérica no ha entrado el secularismo como en otras países, tenemos una religiosidad y piedad popularidad muy grande, que necesita ser orientada".
"En general la gente es religiosa, está abierta a las orientaciones de la Iglesia, pero las familias se ven sin trabajo, obligadas a inmigrar, las mujeres o las abuelas se quedan al cuidado de los niños. Luego los papás colectan dinero y mandan traer a los niños, que a veces son menores de edad y tenemos la gravedad de los niños y los adolescentes migrantes, sin el acompañamiento de los mayores. O sea que las desigualdades afectan a la familia", añadió.
En este sentido, el prelado explicó que la Iglesia en su país –Guatemala– trata de hacer y crear conciencia de las raíces de la migración, "estas vienen porque en el país hay desigualdades económicas y no hay oportunidades de trabajo para la gente".
En otra parte de la entrevista dijo, "Tenemos posibilidades, pero la riqueza está mal distribuida o se va para otros lados, entonces no se invierte en el país en mayores fuentes de trabajo, en educación y en posibilidades. Luego la Iglesia tiene todo un trabajo con la pastoral de los migrantes y con las casas del migrantes, que es como dice el Papa Francisco, el hospital de campaña. Se insiste en atenderlos en casas del migrantes en Guatemala y en transcurso hacia México, donde la Iglesia les ofrece salud y unos cuidados al menos por un momento durante el trayecto", concluyó.
Con información de ACI Prensa y EWTN Noticias

sabato 18 ottobre 2014

868 - L'INSICUREZZA COLPISCE 90 PERSONE SU 100, SECONDO UNA INDAGINE

La popolazione di Città del Guatemala percepisce l'insicurezza in strada, sui mezzi pubblici e anche in casa, secondo la prima indagine su questo problema, e il risultato, pubblicato oggi, evidenzia che il 90% crede che persiste la mancanza di sicurezza.
Sono stati intervistati 3.925 persone maggiori di 18 anni in egual numero di famiglie, circa la loro esperienza sulla insicurezza tra gennaio e ottobre 2013.
Il lavoro è stato svolto in 21 zone della capitale, perché la gente della zona 14 si è rifiutata di dare informazioni. Si evidenzia, inoltre, che ci sono famiglie in cui uno o più dei suoi membri sono stati vittime di reato.
Le zone con più casi segnalati sono 1, 6 e 7.
Ernesto Velasquez, coordinatore generale dell’Indagine sulle vittime e la percezione della Pubblica Sicurezza, ha detto che la percezione è un fenomeno nel quale intervengono stimoli interni ed esterni, di modo che "se le persone percepiscono i crimini è perché ci sono gli stimoli, che si ritiene che il fenomeno è alto".
"Percezione e indicatori di violenza non possono essere separati. Quando c'è un problema di alta percezione, questo ci dice come le persone vedono e si sentono. Quando non si tiene contro di questo, le politiche di intervento sono irrealistiche", ha detto Velasquez.
Un importante risultato del sondaggio è che sette su dieci cittadini preferiscono non denunciare reati, considerandola una perdita di tempo.
"C'è sottostima dei dati ufficiali, il che determina che la qualità dei dati è condizionata," ha detto l'esperto.
Prensa Libre, 16/10/14
 

867 - INSEGURIDAD AFECTA A 90 DE 100 PERSONAS, SEGÚN ENCUESTA

Inseguridad en la calle, en el transporte público y hasta en la casa percibe la población del municipio de Guatemala, según la primera encuesta sobre ese problema, y cuyo resultado, presentado ayer, resalta que el 90 por ciento cree que persiste la falta de seguridad.
Fueron entrevistadas tres mil 925 personas mayores de 18 años, en igual número de hogares, sobre su experiencia entre enero y octubre del 2013 en inseguridad.
El trabajo se efectuó en 21 zonas de la capital, porque los habitantes de la zona 14 se negaron a dar información. También se destaca que hay familias en las que uno o más de sus integrantes han sido víctimas de delitos. 
Las zonas con más casos registrados son 1, 6 y 7.
Ernesto Velásquez, coordinador general de la Encuesta de Victimización y Percepción de Seguridad Ciudadana, indicó que la percepción es un fenómeno en el que intervienen estímulos internos y externos, por lo que “si la gente percibe hechos delictivos es porque hay estímulos, por lo cual se considera que el fenómeno es alto”.
“Percepción e indicadores de violencia delictiva no se pueden separar. En donde hay percepción alta hay un problema, pues nos dice cómo la gente mira y siente. Cuando no se considera, las políticas de intervención son irreales”, expresó Velásquez.
Un dato importante de la encuesta es que siete de 10 ciudadanos prefiere no denunciar el delito, pues considera eso una pérdida de tiempo.
“Hay subregistro de los datos oficiales, que hace que la calidad de esos datos sea influenciada”, afirmó el experto.
Prensa Libre, 16/10/14

mercoledì 15 ottobre 2014

866 - 1,200 MILIONI DI QUETZALES PER LE VITTIME DI CHIXOY

Dopo tre decenni, 27 comunità che hanno ceduto le loro terre e le loro famiglie sono stati brutalmente massacrate per essersi rifiutate di cederla per la costruzione della centrale idroelettrica Chixoy e per ironia hanno vissuto tutti questi anni nel buio, finalmente vedranno la luce.
Questo è uno degli accordi della politica di riparazione alle persone danneggiate dalla costruzione di Chixoy, firmato ieri, con un risarcimento di 1 miliardo e 200 milioni di quetzales, ha detto Miguel Angel Balcárcel, coordinatore della Commissione Nazionale Dialogo.
L’accordo firmato dal governo e dal Coordinatore delle comunità danneggiate dalla costruzione della centrale idroelettrica Chixoy (Cocacich) prevede la costruzione di abitazioni, scuole, centri sanitari, ponti e stagni per allevare i pesci. Prevede anche la restituzione delle terre, compresi reperti archeologici che si sono persi o danneggiati durante l'alluvione a causa della diga.
Aspetti legali
Un team di 16 avvocati ha iniziato a discutere se si trattasse di un pagamento per i danni a 33 comunità nel contesto dei diritti umani, o un risarcimento danni.
In conclusione, i danni sono stati esclusi perché si prescrivono dopo 20 anni e li stabilisce un giudice che fissa l'importo, come indicato dal codice civile.
Inoltre "sono già passati 30 anni, quindi questa base legale non ci è servita”, ha detto il segretario generale della Presidenza, Gustavo Martinez. "Abbiamo scelto la copertura dei diritti umani".
Finora non si sa quanti sono i danneggiati delle 33 comunità interessate, lo definirà la Segreteria per la Pace.
Juan de Dios García, rappresentante Cocacich, ha detto che "l'accordo raggiunto nel 2010 doveva essere realizzato in 10 anni, ma non si è mai concretizzato. Questa volta abbiamo ceduto perché siano 15 anni".
"C'è stata una mancanza di volontà politica. Quello che è successo è il risultato di pressioni internazionali ", ha detto Garcia. Ha riconosciuto che si tratta di "un grande passo avanti dopo 30 anni di lotta."
Forte pressione
A metà gennaio, gli Stati Uniti hanno approvato la Legge sullo Stanziamento Consolidato, secondo cui si afferma che gli USA non possono votare i crediti della Banca Mondiale (BM) e la Banca interamericana di sviluppo (IDB) per il Guatemala.
Queste condizioni, avevano avvertito gli Stati Uniti in quel momento, non sarebbero cambiate se non ci fossero progressi nella razionalizzazione dei processi per le adozioni di bambini guatemaltechi da parte delle famiglie americani e la compensazione di circa seimila famiglie danneggiate dalla costruzione di Chixoy.
Inoltre, nel giugno 2012 la Corte interamericana dei diritti umani aveva ascoltato le argomentazioni dei rappresentanti di Rio Negro, Rabinal, Baja Verapaz, dove più di 444 persone sono state massacrate nel 1982 per opporsi alla costruzione della centrale. Nel settembre 2012, la Corte ha condannato lo Stato del Guatemala. 
Prensa Libre 15/10/2014

865 - Q1,200 MILLONES DARÁN A VÍCTIMAS DE CHIXOY

Después de tres décadas, 27 comunidades que entregaron sus tierras o sus familias fueron masacradas brutalmente por negarse a cederlas para construir la hidroeléctrica Chixoy y que irónicamente durante todos estos años vivieron a oscuras, por fin tendrán luz.
Ese es uno de los acuerdos de la política de reparación a afectados por la construcción de Chixoy firmada ayer, con un resarcimiento de Q1 mil 200 millones, informó Miguel Ángel Balcárcel, coordinador de la Comisión Nacional de Diálogo.
La política firmada por el Gobierno y la Coordinadora de Comunidades Afectadas por la Construcción de la Hidroeléctrica Chixoy (Cocacich) incluye la construcción de escuelas, viviendas, centros de Salud, puentes y estanques para la crianza de peces. También la restitución de tierras, incluso de piezas arqueológicas que pudieron perderse o dañarse durante las inundaciones para la represa.
Enredos jurídicos
Un equipo de 16 abogados empezó por discutir si era un pago por daños causados a 33 comunidades en el marco de derechos humanos, un resarcimiento o por daños y perjuicios.
Finalmente se excluyeron los daños y perjuicios porque prescriben después de 20 años y los determina un juez, quien fija el monto, como lo indica el Código Civil.
Además, “ya habían pasado 30 años, así que esta base legal no nos servía”, explicó el secretario general de la Presidencia, Gustavo Martínez. “Escogimos la sombrilla de los derechos humanos”, dijo.
Hasta ahora no se sabe cuántos son los afectados de las 33 comunidades, lo cual definirá la Secretaría de la Paz.
Juan de Dios García, representante de Cocacich, expuso que “el acuerdo al que se había llegado en el 2010 iba a ser ejecutado en 10 años, pero nunca se concretó. Esta vez cedimos que fuera en 15”.
“Ha habido falta de voluntad política. Lo que sucedió viene a raíz de la presión internacional”, refirió García. Reconoció que es “un avance grande después de 30 años de lucha”.
Política
Presión fuerte
A mediados de enero, Estados Unidos aprobó la Ley de Asignaciones Consolidadas, la cual establece que ese país no podrá votar a favor de créditos de los bancos Mundial (BM) e Interamericano de Desarrollo (BID) para Guatemala.
Las condiciones, advirtió Estados Unidos en ese entonces, no cambiarían si no había progresos en la agilización de procesos para adopciones de niños guatemaltecos por familias estadounidenses y el resarcimiento de cerca de seis mil familias damnificadas por la construcción de Chixoy. 
Además, en junio del 2012 la Corte Interamericana de Derechos Humanos escuchó los argumentos de los representantes de la comunidad Río Negro, Rabinal, Baja Verapaz, donde fueron masacradas 444 personas a lo largo de 1982 por oponerse a la construcción de la hidroeléctrica.
En septiembre del 2012 la Corte falló en contra del Estado de Guatemala.
Prensa Libre 15/10/2014

venerdì 10 ottobre 2014

864 - 34 ANNI DOPO, UN IMPUTATO È PROCESSATO PER L’INCENDIO DOLOSO DELL’AMBASCIATA SPAGNOLA IN GUATEMALA

Dopo una lunga attesa di 34 anni è in corso il processo in Guatemala all’ex capo della polizia nazionale, Pedro García Arredondo, unico accusato per la morte di 37 persone nel rogo dell'Ambasciata di Spagna nella capitale il 31 marzo 1980.
I parenti dei morti, le organizzazioni per i diritti umani e le agenzie internazionali sono fiduciosi che si farà giustizia e l'imputato sarà condannato. Prima del processo, la leader indigena e vincitore del Premio Nobel per la Pace del 1992, Rigoberta Menchú, figlia di una delle vittime, ha detto ai giornalisti: "Vogliamo chiudere finalmente un ciclo del nostro dolore, della nostra sofferenza, è doloroso da sopportare questo. "
I giudici accusano García Arredondo di tentato omicidio e crimini contro l'umanità. Arredondo ha rifiutato di testimoniare in tribunale e semplicemente detto che era innocente.
I rappresentanti della comunità Quiche affermano che decine di membri della polizia nazionale ed ex membri dei servizi segreti dell'esercito armati sono entrati nell'edificio e sono stati responsabili dell’incendio e del massacro.
L'avvocato dell’accusato, Mosè Galindo ha detto che vogliono trovare qualcuno da incolpare e non il vero colpevole della strage. Egli sostiene che ci fossero altre persone coinvolte nei crimini, tra cui Romeo Lucas, Presidente del Guatemala, ai tempi dei fatti, e il capo della polizia del momento, Germán Chupina, che non sono ancora stati giudicati.
L'incidente si è verificato nel 1980 quando i leader indigeni e contadini nella regione del Quiche erano entrati nell'Ambasciata di Spagna a Città del Guatemala, per denunciare le atrocità subite dall'esercito durante la guerra civile, al l’epoca del governo di Romeo Lucas García. I manifestanti sono stati sorpresi dalla polizia, che ha chiuso le porte del palazzo e dato fuoco all'Ambasciata.
In totale, 37 persone sono state uccise nella strage, tra cui il console spagnolo Jaime Ruiz Árvore, ex vice presidente del Guatemala, Eduardo Cáceres Lehnhoff; ex Ministro degli Affari Esteri del Guatemala, Adolfo Molina; dirigenti contadini, studenti e leader cristiani.
Un contadino è sopravvissuto al fuoco, ma è stato ucciso da uomini armati dopo ore di assistenza medica. Un altro sopravvissuto del fuoco era l'ambasciatore spagnolo Máximo Cajal y López, che è morto all'inizio di quest'anno, ma ha lasciato una video testimonianza sull'incidente, che viene utilizzata nel processo.
Adital, 2014/06/10

863 - 34 AÑOS DESPUÉS, ACUSADO ES JUZGADO POR INCENDIO CRIMINAL EN EMBAJADA ESPAÑOLA EN GUATEMALA

Después de una larga espera de 34 años, está en marcha en Guatemala el juicio del ex-jefe de la extinta Policía Nacional, Pedro García Arredondo, único acusado por la muerte de 37 personas en el incendio de la Embajada española en la capital del país centroamericano el 31 de marzo de 1980.
Familiares de los muertos, organizaciones de derechos humanos y entidades internacionales tienen la esperanza de que se haga justicia y el acusado sea castigado. Antes de comenzar el juicio, la líder indígena y ganadora del Premio Nobel de la Paz, en el 92, Rigoberta Menchú, hija de una de las víctimas, declaró a la prensa: "Queremos, finalmente, cerrar un ciclo de nuestro dolor, de nuestro sufrimiento, es doloroso cargar con esto".
El Ministerio Público acusa a García Arredondo de intento de homicidio y delitos de lesa humanidad. Arredondo se rehusó a declarar ante el tribunal y se limitó a decir que era inocente.
Los representantes de la comunidad de Quiché alegan que decenas de agentes de la Policía Nacional y ex-miembros de la inteligencia del Ejército entraron armados en el edificio y fueron los responsables del incendio y la masacre.
El abogado del acusado, Moisés Galindo, declaró que quieren encontrar un culpable y no al verdadero culpable de la masacre. Afirma que existían otros involucrados en los delitos, entre ellos, Romeo Lucas, Presidente de Guatemala, en la época de los delitos, y el jefe de policía en aquella ocasión, Germán Chupina, que todavía no fueron juzgados.
El incidente ocurrió en la década de 1980 cuando líderes indígenas y agricultores de la región de Quiche entraron en la Embajada de España, en la ciudad de Guatemala, para denunciar las atrocidades que sufrían por parte del ejército, durante la guerra civil, en la época del gobierno de Romeo Lucas García. Los manifestantes fueron sorprendidos por la Policía, que cerró las puertas del edificio y prendió fuego a la Embajada.
En total, 37 personas murieron en la masacre, entre ellas el cónsul español Jaime Ruiz Árvore, el ex-vicepresidente de Guatemala, Eduardo Cáceres Lehnhoff; el ex-ministro de Relaciones Exteriores de Guatemala, Adolfo Molina; líderes campesinos, estudiantes y líderes cristianos.
Un agricultor sobrevivió al incendio, pero fue asesinado por hombres armados horas después de recibir atención médica. Otro sobreviviente del incendio fue el embajador español Máximo Cajal y López, que murió a comienzos de este año, pero que dejó en video su testimonio sobre el incidente, que está siendo usado durante el juicio.
Adital, 6/10/2014

862 - ANCORA VIOLENZA A SACATEPÉQUEZ, IL GOVERNO CHIEDE LA MEDIAZIONE DELLA CHIESA

Il governo del Guatemala ha chiesto la mediazione della Chiesa cattolica nei negoziati con gli indigeni, che si rifiutano di accettare le attività dell'industria estrattiva nelle loro comunità. Secondo la nota pervenuta all’Agenzia Fides da fonti locali, il Presidente guatemalteco Otto Perez Molina, accompagnato da ministri e assistenti, giovedì scorso, 2 ottobre, ha avuto un incontro presso la sede della Nunziatura apostolica con alcuni membri della gerarchia cattolica, per presentare la richiesta e valutare la situazione. In una nota pubblica, il governo ha comunicato di aver chiesto alla Conferenza Episcopale del Guatemala "una mediazione per favorire il dialogo e risolvere le situazioni che si stanno verificando riguardo all'industria mineraria e all'energia idroelettrica".
Le comunità indigene si oppongono da tempo ai progetti nelle loro terre, in quanto ritengono che inquinano e distruggono l'ambiente naturale, inoltre non portano benefici alla popolazione locale. Nella comunità indigena del comune di San Juan Sacatepéquez, il 19 e 20 settembre ci sono stati episodi di violenza che hanno lasciato otto morti, sei feriti e 150 persone denunciate. Per ristabilire l'ordine e garantire la sicurezza, il governo ha dichiarato il coprifuoco in questo comune. Poiché tuttavia proseguono manifestazioni, interruzioni del lavoro, blocchi stradali e altre iniziative che provocano feriti e scontri violenti tra residenti e forze di sicurezza, dopo l'incontro avuto con i rappresentanti della Chiesa cattolica del 2 ottobre, il governo ha annunciato altri 15 giorni di coprifuoco.
Agenzia Fides, 06/10/2014

861 - VIOLENCE IN SACATEPÉQUEZ CONTINUES, THE GOVERNMENT ASKS FOR THE MEDIATION OF THE CHURCH

The government of Guatemala has asked for the mediation of the Catholic Church in the negotiations with the indigenous, who refuse to accept the activities of the mining industry in their communities.
According to the note sent to Fides Agenzia from local sources, Guatemalan President Otto Perez Molina, accompanied by ministers and assistants, on Thursday, October 2, had a meeting at the seat of the Apostolic Nunciature with some members of the Catholic hierarchy, to present the request and assess the situation. In a public note, the government announced that it had asked the Episcopal Conference of Guatemala for "mediation to encourage dialogue and resolve situations that are occurring with regard to the mining industry and hydropower".
Indigenous communities have made a stand for some time to projects in their lands, as they believe that they pollute and destroy the natural environment, moreover they do not bring benefits to the local population. On 19 and 20 September in the indigenous community of the town of San Juan Sacatepequez, there were episodes of violence that caused the death of eight people, six were wounded and 150 people reported.
In order to restore order and ensure security, the government declared curfew in this town. However, demonstrations, work stoppages, roadblocks and other actions continue causing injuries and violent clashes between residents and security forces. After the meeting with representatives of the Catholic Church on 2 October, the government has announced a further 15 days of curfew.
Agenzia Fides, 06/10/2014

860 - CONTINUA LA VIOLENCIA EN SACATEPÉQUEZ, EL GOBIERNO PIDE LA MEDIACIÓN DE LA IGLESIA

El gobierno de Guatemala ha pedido la mediación de la Iglesia católica en las negociaciones con los indígenas, que rechazan las actividades de la industria extractora en sus comunidades. Según la nota recibida en la Agencia Fides de fuentes locales, el Presidente guatemalteco Otto Perez Molina, acompañado de ministros y colaboradores, se reunió el jueves 2 de octubre, en la sede de la Nunciatura Apostólica con algunos miembros de la jerarquía católica, para presentar su solicitud y evaluar la situación. En una nota publica, el gobierno ha comunicado que ha pedido a la Conferencia Episcopal de Guatemala “una mediación para favorecer el diálogo y solventar situaciones que se están dando en torno a la industria de la minería y de la hidroeléctrica”.
Las comunidades indígenas se oponen desde hace tiempo a estos proyectos, porque consideran que contaminarán y hasta destruirán el entorno natural, además de que su operación no beneficia a la población local. En la comunidad indígena del municipio de San Juan Sacatepéquez, el 19 y 20 de septiembre se registraron incidentes violentos que causaron ocho muertos, seis heridos y 150 personas denunciadas. Para restablecer el orden y garantizar la seguridad, el gobierno ha declarado el estado de prevención en este municipio. Debido a que todavía continúan las manifestaciones, interrupciones del trabajo, bloqueos de carreteras y otras iniciativas que provocan heridos y enfrentamientos violentos entre residentes y fuerzas de seguridad, tras la reunión con las autoridades católicas el dos de octubre, el gobierno ha anunciado la prorroga por 15 días más del estado de prevención.
Agencia Fides, 06/10/2014

martedì 7 ottobre 2014

859 - BAMBINI DENUTRITI A SUCHITEPÉQUEZ, LASCIATI SENZA ASSISTENZA NÉ AIUTI

Le condizioni di grave denutrizione dei bambini delle comunità di Suchitepéquez, uno dei 22 dipartimenti del Guatemala, hanno portato le mamme esasperate a lamentare la mancanza da oltre un anno di assistenza e aiuti da parte del Governo, oltre ai Centri sanitari che non sono in grado di poter inserire i piccoli nelle liste dei beneficiari dei programmi sociali. A questo problema si aggiunge lo scarso livello di istruzione dei genitori che rende ancora più difficile per loro trovare un lavoro ben remunerato. Nella comunità Nuevo Amanecer alcuni bambini mangiano la terra pur di fermare un pò la fame. Molti genitori cedono i loro pasti ai figli. Alcuni media locali riportano che rappresentanti del Governo sono stati in zona e hanno fatto fotografie rappresentative della situazione, ma continuano a non provvedere aiuti. Il responsabile dell’Area sanitaria del dipartimento ha informato che quest’anno sono stati registrati 542 casi di denutrizione acuta, dei quali 392 moderati e 150 severi. Ha inoltre aggiunto che 228 minori sono stati recuperati, secondo i dati di agosto.
Agenzia Fides 6/10/2014

858 - NIÑOS DESNUTRIDOS EN SUCHITEPÉQUEZ, ABANDONADOS SIN ASISTENCIA NI AYUDAS

Las condiciones de desnutrición severa de los niños de la comunidad Suchitepéquez, uno de los 22 departamentos de Guatemala, ha llevado a las madres exasperados a lamentarse de la ausencia desde hace más de un año del apoyo y la ayuda del Gobierno, además de los centros de salud que no están en posición de poder inserir a las pequeños en las listas de beneficiarios de los programas sociales. A este problema se añade el bajo nivel de educación de los padres que hace aún más difícil para ellos encontrar un trabajo bien remunerado. En la comunidad de Nuevo Amanecer algunos niños comen la tierra para parar un poco el hambre. Muchos padres dan su comida a los niños. Algunos medios de comunicación locales informan que los representantes del gobierno han estado en la zona y han hecho fotografías representativas de la situación, pero aún no han proporcionado ayuda. El jefe del departamento de salud de la zona ha informado que este año se han registrado 542 casos de desnutrición aguda, de los cuales 392 moderada y 150 graves. Ha agregado que 228 niños han sido recuperados, según datos de agosto.
Agenzia Fides 6/10/2014

lunedì 22 settembre 2014

857 - AMNESTY INTERNATIONAL HA PRESENTATO UNA RELAZIONE SU SETTORE MINERARIO IN GUATEMALA

Amnesty International ha presentato in Guatemala il dossier “il settore minerario in Guatemala: diritti in pericolo", nel quale si evidenzia che il governo guatemalteco alimenta il conflitto, non consultando le comunità locali prima di concedere licenze per il settore minerario alle imprese, con ciò incrementa il rischio che ci sia spargimento di sangue.
Una delegazione di Amnesty International, composta dal segretario generale in Canada, Alex Neve; Sebastián Elgueta, ricercatore per l'America Centrale, e Tara Scurr, responsabile della campagna su Imprese e Diritti umani di Amnesty, si trova in Guatemala.
Il documento segnala le importanti lacune relativamente alla protezione delle comunità danneggiate da progetti minerari; la nuova legislazione presentata dal governo guatemalteco non solo non affronta la preoccupazione generalizzata tra le comunità indigene e rurali per la mancanza di consultazione, ma include azioni che possono aggravare le tensioni esistenti.
Erika Guevara Rosa, direttrice del Programma per l'America di Amnesty International, ha affermato che la legislazione proposta evita in realtà le questioni che preoccupano le comunità; non affronta in forma significativa la questione della consultazione; se si promulga, significherebbe essenzialmente che le opinioni e preoccupazioni delle comunità continueranno a non essere tenute in considerazione; sarebbe una gran opportunità persa, ha detto.
Le norme internazionali sui diritti umani stabiliscono che è necessario consultare ed informare adeguatamente le persone che possano essere danneggiate da progetti minerari, e che i progetti che si realizzano nelle terre dei popoli indigeni non devono portarsi a termine senza il consenso libero, previo ed informato di questi popoli, afferma il documento.
"Analizzare le conseguenze di un progetto minerario richiede tempo, e 10 giorni per rispondere ad un sollecito di licenza non è un termine realistico per le comunità che possono essere danneggiate e che, pertanto, devono esaminare la proposta con attenzione", ha affermato Guevara.
Ci preoccupa "che la violenza che si è vissuta nel passato continui se non si introduce un processo di consultazione giusto ed equilibrato; siamo anche coscienti che si non stanno rispettando i diritti dei popoli indigeni", ha sottolineato.
Il governo guatemalteco deve garantire che applica e rispetta legislazione per facilitare il dialogo e la presa di decisioni tra imprese minerarie, autorità statali e popolazione danneggiata; alle comunità deve essere offerta informazione completa ed oggettiva sui benefici e sui rischi del settore minerario, in una maniera chiara e culturalmente adeguata, ha affermato Guevara.
Cerigua, 19/09/2014
 

856 - AMNISTÍA INTERNACIONAL PRESENTÓ INFORME SOBRE MINERÍA EN GUATEMALA

Amnistía Internacional presentó este viernes en Guatemala, el informe “La minería en Guatemala: Derechos en peligro”, en el que se advierte que el gobierno guatemalteco alimenta la llama del conflicto, al no consultar a las comunidades locales antes de otorgar licencias de minería a las empresas, con lo que incrementa el riesgo de que haya derramamiento de sangre.
Una delegación de Amnistía Internacional, integrada por su secretario general de la entidad en Canadá, Alex Neve; Sebastián Elgueta, investigador sobre Centroamérica, y Tara Scurr, responsable de campaña sobre Empresas y Derechos Humanos de Amnistía, se encuentra en Guatemala.
El documento señala las importantes brechas en cuanto a la protección de las comunidades afectadas por proyectos mineros; la nueva legislación presentada por el gobierno guatemalteco no sólo no aborda la preocupación generalizada entre las comunidades indígenas y rurales por la falta de consulta, sino que incluye medidas que pueden agravar las tensiones existentes.
Erika Guevara Rosas, directora del Programa para América de Amnistía Internacional, ha manifestado que la legislación propuesta esquiva de hecho las cuestiones que preocupan a las comunidades; no aborda de forma significativa la cuestión de la consulta; si se promulga, significaría esencialmente que las opiniones y preocupaciones de las comunidades sigan sin tenerse en cuenta; es una gran oportunidad perdida, ha dicho.
Las normas internacionales de derechos humanos establecen que es preciso consultar e informar adecuadamente a las personas que puedan verse afectadas por proyectos mineros, y que los proyectos que vayan a realizarse en las tierras de los pueblos indígenas no deben llevarse a cabo sin el consentimiento libre, previo e informado de dichos pueblos, señala el documento.
“Analizar las consecuencias de un proyecto minero lleva tiempo, y 10 días para responder a una solicitud de licencia no es un plazo realista para las comunidades que pueden verse afectadas y que, por tanto, necesitan examinar la propuesta con cuidado”, ha manifestado Guevara.
“Nos preocupa que la violencia que se ha vivido en el pasado continúe si no se introduce un proceso de consulta justo y equilibrado; también somos conscientes de que no se están respetando los derechos de los pueblos indígenas”, subrayó.
El gobierno guatemalteco debe garantizar que aplica y respeta legislación para facilitar el diálogo y la toma de decisiones entre las empresas mineras, las autoridades estatales y la población afectada; a las comunidades se les debe proporcionar información completa y objetiva sobre los beneficios y riesgos de la minería, de una manera clara y culturalmente adecuada, señaló Guevara.
Cerigua, 19/09/2014
 

mercoledì 17 settembre 2014

855 - GUATEMALA ANCORA NELLA LISTA DEI PAESI DI TRANSITO DI DROGA

Il presidente statunitense, Barack Obama, ha fatto conoscere ieri una lista nella quale include il Guatemala tra i 22 paesi la cui produzione o traffico di droghe ha maggiore impatto nel suo paese.    
In una nota annuale al Congresso, Obama ha dichiarato che Bolivia, Birmania e Venezuela sono le tre nazioni che hanno falliti "in maniera dimostrabile" nell'ultimo anno nell’onorare i propri impegni internazionali antidroga, come è avvenuto negli ultimi anni.
Nella seconda lista raffigurano gli altri 22 paesi: Afghanistan, Bahamas, Belize, Bolivia, Birmania, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haiti, Honduras, India, Giamaica, Laos, Messico, Nicaragua, Pakistan, Panama, Perù, Repubblica Dominicana e Venezuela.
Il documento esprime la preoccupazione per la coltivazione di papavero in Messico, il principale produttore dei derivati illegali di oppio, seguito della Colombia e Guatemala.    
Obama ha indicato nella sua relazione che le autorità statunitensi hanno cominciato più di 4.500 indagini sull’eroina dal 2011.    
La relazione indica che la cooperazione ha aiutato la Colombia a pignorare 379 chili di eroina nel 2013 e che il Guatemala ha sradicato una quantità considerabile di coltivazioni lo stesso anno.   
Obama ha detto che la produzione di cocaina nei tre paesi principali si concreta in 133.700 ettari, il livello più basso da quando si effettuano , nel 1990.
Principali produttori
Le tre nazioni che principalmente producono cocaina sono Colombia, Bolivia e Perù, secondo la relazione del presidente statunitense.
Gli USA hanno concesso più di US$110 milioni alle autorità messicane per uomini e addestramento.
Prensa Libre, 16/09/2014

854 - GUATEMALA SIGUE EN LISTA DE TRÁNSITO DE DROGAS

El presidente estadounidense, Barack Obama, dio a conocer ayer una lista en la que incluye a Guatemala entre los 22 países cuya producción o tráfico de drogas tiene mayor impacto en su país.  
En una notificación anual al Congreso, Obama declaró que Bolivia, Birmania y Venezuela son las tres naciones que han fracasado “de manera demostrable” en el último año para honrar sus compromisos antinarcóticos internacionales, como ha sucedido en los últimos años.
En la segunda lista figuran los otros 22 países: Afganistán, Bahamas, Belice, Bolivia, Birmania, Colombia, Costa Rica, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Haití, Honduras, India, Jamaica, Laos, México, Nicaragua, Pakistán, Panamá, Perú, República Dominicana y Venezuela.
El documento expresa la preocupación por el cultivo de amapola en México, el principal suplidor de derivados ilegales de opio, seguido de Colombia y Guatemala.  
Obama indicó en su informe que las autoridades estadounidenses han comenzado más de cuatro mil 500 investigaciones sobre heroína desde el 2011.  
El informe indica que la cooperación ayudó a Colombia a incautar 379 kilos de heroína en el 2013 y que Guatemala erradicó una cantidad considerable de cultivos el mismo año. 
Obama señaló que la producción de cocaína en los tres países principales se ubica en 133 mil 700 hectáreas, el nivel más bajo desde que se llevan estadísticas, en 1990.

Principales productores
Las tres naciones que principalmente producen cocaína son Colombia, Bolivia y Perú, según el informe del presidente estadounidense.
EE. UU. ha otorgado más de US$110 millones a las autoridades mexicanas para equipo y entrenamiento.
Prensa Libre, 16/09/2014

martedì 16 settembre 2014

853 - OPERE FINANZIATE DALLA BANCA MONDIALE HANNO UNA STORIA DI VIOLAZIONI CONTRO POPOLI INDIGENI

La Banca Mondiale ha un lungo curriculum di finanziamento di opere che danneggiano i diritti dei popoli indigeni in tutto il mondo e, in Guatemala, la situazione non è differente. L’Organización Fraternal Negra Hondureña (Ofraneh) sta divulgando un comunicato ricordando i progetti finanziati dalla Banca Mondiale che minacciarono ed ancora minacciano l'esistenza dei popoli indigeni, in nome di un "sviluppo neocolonialista."
Tra i fatti recenti, lo scorso 30 Luglio, la Banca non ha considerato i suggerimenti delle organizzazioni sociali circa la sua nuova politica, denominata Standard Ambientale e Sociale (ES7). La salvaguardia ES7, sostiene l'Ofraneh, rappresenta una arretramento di decenni di negoziazioni, perché permette agli Stati-nazioni di scartare la sua applicazione in situazioni nelle quali "l'identificazione come popoli indigeni potrà esacerbare le tensioni etniche, e sia incompatibile con le disposizioni della Costituzione nazionale". Così, la Banca Mondiale elude i propri obblighi relativi ai popoli indigeni ed il diritto internazionale, come indica il punto 9 della salvaguardia ES7.
“La diluita applicazione del diritto al Consultazione consenso previo libero ed Informato (CPLI), si trasforma in una delle maggiori minacce per i popoli indigeni, di fronte alle inconsistenze in materia di diritti umani che piaga alla maggioranza dello stato-nazione, quelli che rifiutano in molteplici occasioni riconoscere i diritti dei popoli indigeni nonostante la ratifica dell'Accordo 169 dell'OIL e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei Popoli indigeni", allerta l'Ofraneh
Tornando indietro di alcuni anni, l'Organizzazione ricorda che il 1984 segnò un capitolo nefasto nella storia del Guatemala. In quell'anno, l'Esercito guatemalteco sterminò la popolazione maya-achi di Rio Negrom, nella Baja Verapaz. Nei massacri di Río Negro, Aldea Xococ, Pacoxon, Los Encuentros e Aguas Frias, circa 400 indigeni furono assassinati e 3.445 furono deportati a forza. L'etnocidio fu frutto della costruzione della diga di sbarramento del Chixoy, finanziata dalla Banca Mondiale e dalla Banca Interamericana di Sviluppo (BID).
Nonostante le denunce presentate contro il Governo del Guatemala e delle convocazioni davanti alla Banca Mondiale e alla Banca interamericana di Sviluppo, la costruzione della diga di sbarramento è continuata e fu terminata nel 1985. Nel 2012, la Corte Interamericana dei Diritti umani, dell'Organizzazione degli Stati Americani (OEA), ha emesso una sentenza condannando lo Stato del Guatemala, ma, fino ad ora, non è stato fatto nulla.
Ancora dopo il massacro di Chixoy e coscienti delle violazioni ai popoli indigeni, la Banca Mondiale ha concesso un prestito di oltre 450 milioni di dollari per la costruzione della diga di sbarramento di Sardar Sarovar, nel fiume Narmada, India, che ha danneggiato Adivasi, facendo spostare oltre duecentomila persone.
L'Ofraneh ricorda anche che il Bird ha appoggiato, tra 1979 e 1988, in Paraguay, durante la dittatura di Alfredo Stroessner, la costruzione della mega-diga di sbarramento di Yaciretá. L'importo del valore applicato all'opera superò gli undicimila milioni di dollari e determinò lo spostamento di oltre centomila indigeni e contadini che non furono mai compensati per i danni.
Esiste il timore che la Banca Mondiale inizi una nuova tappa di mancanza di rispetto sistematico ai diritti dei popoli indigeni e si rivivano momenti simili a quello del massacro di Chixoy. L'Ofraneh segnala che il Bird ha un fondo di sessantamila milioni di dollari orientato al finanziamento di megaprogetti, molti dei quali riguardano la costruzione di dighe di sbarramento ed idroelettriche, situazione che potrà trasformarsi in un "olocausto per i popoli indigeni."
Adital 8/09/2014


852 - OBRAS FINANCIADAS POR EL BANCO MUNDIAL TIENEN HISTORIAL DE VIOLACIONES CONTRA PUEBLOS INDÍGENAS

El Banco Mundial (Bird) tiene un largo historial de financiamiento de obras que vulneran los derechos de los pueblos indígenas en todo el mundo y, en Guatemala, la situación no es diferente. La Organización Fraternal Negra Hondureña (Ofraneh) está divulgando un comunicado rememorando los proyectos financiados por el Bird que amenazaron y todavía amenazan la existencia de los pueblos indígenas, en nombre de un "desarrollo neocolonialista”.
Entre los hechos recientes, el último 30 de julio, el Banco descartó las sugerencias de organizaciones sociales acerca de su nueva política, denominada Standard Ambiental y Social (ES7). La salvaguarda ES7, evalúa la Ofraneh, representa un retroceso de décadas de negociaciones, pues permite a los Estados-naciones descartar su aplicación en situaciones en las que "la identificación como pueblos indígenas podrá exacerbar las tensiones étnicas, o sea, incompatible con las disposiciones de la Constitución nacional". Así, el Banco Mundial esquiva sus obligaciones referentes a los pueblos indígenas y al derecho internacional, como indica el punto 9 de la salvaguarda ES7.
"La diluida aplicación del derecho a la Consulta-Consentimiento, Previo, Libre e Informado (CPLI) se convierte en una de las mayores amenazas para los pueblos indígenas, ante las inconsistencias en materia de derechos humanos que plaga a las mayoría de los estados-nación, los que rehúsan en múltiples ocasiones reconocer los derechos de los pueblos indígenas a pesar de haber ratificado el Convenio 169 de la OIT y la Declaratoria de Naciones Unidas sobe los derechos de los Pueblos indígenas”, alerta la Ofraneh
Retrocediendo algunos años, la Organización recuerda que el año 1984 marcó un capítulo nefasto en la historia de Guatemala. En aquel año, el Ejército guatemalteco exterminó a la población maya-achi del Río Negro, en Baja Verapaz. En las masacres de Río Negro, Aldea Xococ, Pacoxon, Los Encuentros y Agua Fría, cerca de 400 indígenas fueron asesinados y 3.445 fueron desplazados forzadamente. El etnocidio fue fruto de la construcción de la represa del Chixoy, financiada por el Banco Mundial y por el Banco Interamericano de Desarrollo (BID).
A pesar de las denuncias presentadas en contra del Gobierno de Guatemala y de los llamados efectuados ante el Bird y el BID, la construcción de la represa continuó y fue finalizada en 1985. En 2012, la Corte Interamericana de Derechos Humanos, de la Organización de Estados Americanos (OEA), emitió una sentencia condenando al Estado de Guatemala, sin embargo, hasta ahora, nada se hizo.
Aún después de la masacre de Chixoy y conciente de las violaciones a los pueblos indígenas, el Banco Mundial concedió un préstamo de más de 450 millones de dólares para la construcción de la represa de Sardar Sarovar, en el río Narmada, India, que afectó al pueblo Adivasi, desplazando a más de 200 mil personas.
La Ofraneh también recuerda que el Bird respaldó, entre 1979 y 1988, en Paraguay, durante la dictadura de Alfredo Stroessner, la construcción de la mega-represa de Yaciretá. El monto del valor aplicado a la obra superó los 11 mil millones de dólares y desplazó a más de 100 mil indígenas y campesinos, que nunca fueron compensados por los daños.
Existe el temor de que el Banco Mundial inicie una nueva etapa de falta de respeto sistemático a los derechos de los pueblos indígenas y se revivan momentos, como el de la masacre de Chixoy. La Ofraneh señala que el Bird tiene un fondo de 60 mil millones de dólares orientado al financiamiento de megaproyectos, muchos de los cuales están relacionados con la construcción de represas e hidroeléctricas, situación que podrá transformarse en un "holocausto para los pueblos indígenas”.
Adital 8/09/2014

venerdì 15 agosto 2014

851 - TRIBUNALE INTERNAZIONALE NON TOLLERERÀ MANCANZA DI AZIONE DEGLI STATI IN CASI DI VIOLENZA CONTRO LA DONNA

Una sentenza della Corte Interamericana di Diritti umani (CIDH), secondo la quale le autorità del Guatemala non investigarono il tragico assassinio di un'adolescente, avvisa i governi di tutto il mondo che non si tollererà la mancanza di azione da parte del potere pubblico nei casi di crimini contro le donne. L'informazione viene dalla sezione “diritti umani” dell’organizzazione non governative Amnesty International.
Il caso fu portato alla corte nel 2004 da Rosa Elvira Franco Sandoval, madre di María Isabel Veliz Franco, giovane di 15 anni che fu vittima di aggressione sessuale, torturata e brutalmente assassinata il 16 dicembre 2001, a Città del Guatemala. Quel giorno, María era uscita di casa alle 8 di mattina e sparì mentre si dirigeva al suo lavoro. Due giorni più tardi, il suo corpo fu ritrovato. Rosa Franco da anni chiede che lo Stato investighi la morte di sua figlia e, come conseguenza della sua ferma posizione, ha sofferto minacce di morte e violenza da parte di persone non identificate.
Per la CIDH, il caso segnala la mancanza di risposta effettiva dello Stato alla denuncia presentata il giorno dopo la sua sparizione, il 17 dicembre. Allo stesso modo, la Corte sostiene che ci fu una serie di irregolarità durante le indagini sulla morte dell'adolescente, come l'assenza della realizzazione delle investigazioni, mancanze nella conservazione della scena del crimine e carenze nel maneggio delle prove raccolte.
Lo scorso 28 Luglio, la CIDH concluse che le autorità del Guatemala non avevano indagato non solo adeguatamente ciò che era successo, ma non affrontarono e nè diedero attenzione adeguata alla radicata cultura di violenza e discriminazione che vive ancora attualmente la società del Guatemala. "Ciò diede luogo ad una indagine lacunosa", considera la Corte.
Si tratta di un momento importante che segna la responsabilità legale del governo di creare e mantenere un ambiente nel quale le donne e le bambine siano protette di fronte alla tortura e nel quale si paghi per gli abusi commessi. Tuttavia, la famiglia di María Isabel e coloro che l'appoggiano non possono riposare fino a che i responsabili della sua atroce morte siano indagati e processati", dichiarò Sebastián Elgueta, investigatore sulla situazione del Guatemala di Amnesty International.
"La lezione di questo caso si imparerà solo quando si prendano sul serio le morti di tutte le donne e bambine assassinate in Guatemala, e quando si prendano misure concrete per prevenire la violenza contro le donne e per creare una società sicura e rispettosa per tutte le persone", aggiunge Elgueta.
L’impunità è alta
Secondo Amnesty International, il brutale caso del quale María Isabel è stata vittima dopo il sequestro è un elemento comune alla maggioranza dei centinaia di assassini commessi in Guatemala contro le bambine e le donne. Solo nel 2013, dice l'organizzazione, secondo le statistiche statali, si registrarono 522 casi di donne vittime di assassinio.
La Corte Interamericana ha indicato che ci sono tentativi delle autorità del Guatemala per ottenere risultati nella lotta contro la violenza nel paese. Tuttavia, ancora il Guatemala presenta un alto tasso di impunità per l'assassinio delle donne. Amnesty ha promosso una campagna contro l'impunità di questi crimini. Nel 2013, il vicepresidente del Guatemala, Roxana Baldetti, ha ricevuto più di 1.000 lettere di membri e simpatizzanti di organizzazioni di tutto il mondo, chiedendo un'azione effettiva dello Stato nel caso dell'assassinio di María Isabel.
Adital 5/08/2014

850 - TRIBUNAL INTERNACIONAL NO TOLERARÁ FALTA DE ACCIÓN DE LOS ESTADOS EN CASOS DE VIOLENCIA CONTRA LA MUJER

Una sentencia de la Corte Interamericana de Derechos Humanos (CIDH), según el cual las autoridades de Guatemala no investigaron el trágico asesinato de una adolescente, advierte a los gobiernos de todo el mundo que no se tolerará la falta de acción por parte del poder público en los casos de la violencia contra los crímenes de mujeres. La información es de los derechos humanos de organizaciones no gubernamentales de Amnistía Internacional.
El caso fue llevado a la corte en 2004 por Rosa Elvira Franco Sandoval, madre de María Isabel Veliz Franco, joven de 15 años que fue agredida sexualmente, torturada y brutalmente asesinada el 16 de diciembre de 2001, en Ciudad de Guatemala, la capital. Ese día, María había salido de casa a las 8 am y desapareció cuando se dirigía a su trabajo. Dos días más tarde, su cuerpo fue encontrado. Rosa Franco hace años viene demandando que el Estado investigue la muerte de su hija y, como consecuencia de su firme posición, ha sufrido amenazas de muerte y hostigamiento por parte de personas no identificadas.
Para la CIDH, el caso manifiesta la falta de respuesta efectiva del Estado a la denuncia presentada el día siguiente a su desaparición, el 17 de diciembre. De igual manera, la Corte entiende que hubo una serie de irregularidades durante la investigación de la muerte de la adolescente, como la ausencia de la realización de las investigaciones, fallas en preservar la escena del crimen y deficiencias en el manejo de las pruebas recogidas.
En el último día 28 de julio, la CIDH concluyó que las autoridades de Guatemala no sólo no habían investigado adecuadamente la ocurrencia, sino que además no enfrentaron y dieron tratamiento adecuado a la arraigada cultura de violencia y discriminación que todavía vive en la actualidad, la sociedad de Guatemala. "Lo que dio lugar a una investigación defectuosa", considera la Corte.
"Se trata de un momento importantísimo que marca la responsabilidad legal de un gobierno de crear y mantener un entorno en el que las mujeres y las niñas estén protegidas frente a la tortura y en el que se rindan cuentas de los abusos cometidos. Sin embargo, la familia de María Isabel y quienes la apoyan no pueden descansar hasta que los responsables de su atroz muerte sean investigados y procesados”, declaró Sebastián Elgueta, investigador sobre la situación de Guatemala en Amnistía Internacional.
"Las lecciones de este caso sólo se aprenderán cuando se tomen en serio las muertes de todas las mujeres y niñas asesinadas en Guatemala, y cuando se tomen medidas concretas para prevenir la violencia contra las mujeres y para crear una sociedad segura y respetuosa para todas las personas”, agrega Elgueta.
Impunidad es alta
Según Amnistía Internacional, el brutal caso en que María Isabel fue víctima después luego de su secuestro es un rasgo común de la mayoría de los cientos de asesinatos cometidos en Guatemala contra las niñas y las mujeres. Sólo en 2013, dice la organización, según las estadísticas estatales, se registraron 522 casos de mujeres víctimas de asesinato.
La Corte Interamericana ha indicado que hay intentos de las autoridades de Guatemala por obtener resultados en la lucha contra la violencia en el país. Sin embargo, Guatemala todavía presenta una alta tasa de impunidad ante el asesinato de mujeres. Amnistía ha promovido una campaña contra la impunidad de estos crímenes. En 2013, la vicepresidente de Guatemala, Roxana Baldetti recibió más de 1.000 cartas de miembros y simpatizantes de la organización en todo el mundo, pidiendo una acción efectiva del Estado ante el asesinato de María Isabel.
Adital 5/08/2014

lunedì 11 agosto 2014

849 - SICCITÀ CAUSA TRAGEDIA PER PICCOLI AGRICOLTORI

Migliaia di agricoltori della zona orientale del paese definiscono "tragedia" le perdite totali e parziali delle loro coltivazioni di mais, fagioli, mais, pomodori, tra altri prodotti, causate dalla prolungata siccità che colpisce quella regione del Guatemala da più di 30 giorni, ed assicurano che è la peggiore delle ultime quattro decadi.
Durante un giro effettuato da Prensa Libre in varie comunità di Chiquimula, Zacapa e El Progresso, si è constatata la frustrazione degli agricoltori per i raccolti persi, al quale si somma la preoccupazione per il rialzo considerevole del prezzo del quintale di mais, che passò da Q90 o Q100 a Q165, che come, affermano i contadini, causerà "fame" e maggiore povertà.
In tutte le comunità visitate il denominatore comune sono le grandi estensioni di terreno completamente secco, in alcuni casi estremi si formarono crepe nei terreni. Inoltre, la maggioranza delle coltivazioni non sono cresciute, per mancanza di acqua, o in altri casi non hanno dato i risultati attesi.
Alirio de Jesus Morales, presidente del Consiglio Comunitario di Sviluppo del villaggio Tierra Colorada, Chiquimula, ha indicato che le perdite sono del 100% nelle coltivazioni di mais e arachidi.
Ha spiegato che il villaggio è formato da 250 famiglie, delle quali 90 si dedicano al commercio e 160 all'agricoltura di sussistenza, e da 40 anni non soffrivano di una siccità tanto forte come quella attuale.
"Tra tutte le famiglie che si dedicano all'agricoltura sono stati seminati circa 300 manzanas di terreno, la maggioranza a mais, ed in minore proporzione coltivarono arachidi. Purtroppo si è perso tutto, non è stato possibile salvare nessuna coltivazione perché la siccità si è protratta per molto tempo", disse Morales, che non ha potuto nascondere la sua preoccupazione per il futuro.
Henry Ramírez, un piccolo agricoltore che risiede a La Pianura, a 15 minuti della capoluogo dipartimentale di Chiquimula, e è padre di sette bambini, ha raccontato che ha investito i risparmi dell'anno scorso per coltivare mais in una manzana e mezzo di terreno che affittò. Ma ha perso tutto perché le sue semine non hanno ricevuto pioggia per oltre 30 giorni consecutivi. 
"È una delle peggiori siccità che abbiamo avuto. Ricordo che quando era bambino ce ne fu una simile; mio padre soffrì molto per quel motivo", affermò Ramírez.
Dati preliminari della sede del Ministero di Agricoltura, Allevamento ed Alimentazione, in Chiquimula indicano che si è perso fino al 85% di tutte le coltivazioni del dipartimento, mentre in Camotán e Jocotán la perdita è stata totale.
Ramírez afferma, con angoscia, che spera che le condizioni migliorino questo mese, perché deve dare da mangiare ai bambini piccoli e non sa che fare, ma la prospettiva climatica per agosto è che piova sotto i livelli normali.
Sofferenza
La situazione è simile in Zacapa, dove coltivazioni di mais, arachidi e fagioli e pomodori sono state colpite dalla la mancanza di acqua.
Victorino Franco, sindaco comunitario del villaggio Santa Lucía, a 20 minuti del capoluogo del dipartimento, ha affermato che si è perso il 100% delle 70 manzanas che coltivarono nella sua comunità.
Il Ministero dell’Agricoltura calcola che su scala dipartimentale è stato perso tra il 60 e 65% delle coltivazioni. 
A Zacapa si informò che gli 11 municipi furono colpiti e che preliminarmente si sono persi 6.516 ettari di coltivazioni, che rappresentano oltre Q14 milioni di investimento.
A El Progreso, la situazione è ugualmente allarmante, come ha raccontato Blandelino Moscoso, padrone di varie manzanas di terreno nel villaggio Santa Rita, che disse che gli agricoltori hanno perso la metà delle loro coltivazioni. Il dato coincide con quelli della sede del Maga.
In tutte le comunità visitate i contadini mantengono una lieve speranza di recuperare qualcosa di ciò che hanno perso, nel cosiddetto "secondo raccolto."
Allarme per prezzi
Contadini dell'oriente del paese confermano rialzo. Un quintale di mais in Chiquimula, Zacapa e El Progresso costa Q165, come è stato verificato. Quattro settimane fa nei mercati il quintale di mais costava tra Q90 e Q100.
Sventura
È delle peggiori stagioni
José Luis Vásquez Díaz, agricoltore di 94 anni che risiede nel villaggio Saspán, San José Arata, Chiquimula, ha perso le sue coltivazioni a causa della prolungata canicola che colpisce il dipartimento.
Vásquez Díaz ha spiegato che coltiva la terra per sostenere tre figlie e due nipoti, e ha raccontato con preoccupazione che ha investito il denaro che aveva per seminare due manzanas e mezzo di terreno, che rimase completamente secco, per mancanza di acqua.
"La milpa non ha ricevuto acqua ed è rimasta piccola, le pannocchie non caricarono e si sono perse. L’unica cosa che si può fare ora è piegare le piante affinché terminino di seccarsi si possa preparare paglia per farne cibo per il bestiame", dichiarò l'agricoltore.
Ha commentato che si è dedicato sempre all'agricoltura e che nella sua vita solo ricorda due siccità simili, una circa 40 anni fa e un’altra quando egli era un bambino di 10 anni. In quelle occasioni si persero tutti i raccolti delle persone.
Vásquez Díaz ha affermato che nel suo villaggio vivono 2.000 persone che, in gran maggioranza, si dedicano alla semina di mais e fagioli, ed assicurò che hanno perso tutto.
"Le famiglie soffrono la fame per questa siccità. Le autorità sono venute alcuni giorni fa e dissero che avrebbero portano aiuto, ma fino ad oggi non abbiamo niente”, disse con dispiacere.
Problematica
Senza risorse per fare miglioramenti
Román Cervantes Sánchez, agricoltore della villaggio Pianura Sopra, Chiquimula, riferì che malgrado esista della tecnologia per evitare le perdite delle semine, è impossibile che un agricoltore che semina per la sussistenza possa implementarle, poiché non ha risorse per installare le infrastrutture necessarie.
Ha indicato che ha perso due manzanas di terreno che seminò ed coltivò, ma per la mancanza di acqua si rovinarono completamente.
"Qui ha smesso di piovere da più di un mese e la milpa non ha finito di crescere, oramai non si può recuperare, malgrado sia verde, perché non ha ricevuto acqua nel momento più importante della sua crescita", affermò l'agricoltore.
Cervantes Sánchez affermò che esistono metodi per salvare le semine da questi inconvenienti, ma non sono alla portata dei piccoli agricoltori.
"Esistono i sistemi di irrigazione, ma noi non possiamo implementarli perché è molto caro tutta l’equipaggiamento necessario e qui nessuno riuscirebbe a farlo, benché tutti lo vorremmo”, ha assicurato, con dispiacere: "Solo i ricchi possono usare quella tecnologia, perché un povero non riuscirebbe ad averla benché risparmi un paio di anni".
La situazione è drammatica per i tre mila abitanti del villaggio.
Alternativa
Gravi situazione li obbliga a migrare
Victorino Franco, agricoltore e sindaco comunitario del villaggio Santa Lucía, Zacapa, ha affermato che le costanti perdite per siccità e la mancanza di opportunità nel dipartimento hanno obbligato molti membri di famiglie a cercare all'estero miglioramenti economici.
Spiegò che il villaggio ha circa tre mila abitanti, e molti, particolarmente giovani, decisero di migrare negli USA.
Indicò che meno della metà dei contadini del villaggio si dedicano all'agricoltura e che, in totale, quest’ anno si seminarono 70 manzanas di terreno, con mais, fagioli, arachidi e pomodori, ma si persero totalmente.
"La situazione è complicata. Ci sono famiglie che vivono giorno per giorno e seminarono mezza manzana, ma disgraziatamente non ha portato frutti. Ci sono bambini che non vanno a scuola per aiutare il papà ed ora non sanno che cosa faranno davanti a questa situazione", ha affermato Franco.
Il sindaco dice che questi inconvenienti sono già successi in varie occasioni, e ciò causa fame e rialzo smisurato del prezzo del quintale di mais, per quello "molti giovani che si sentono fiaccati per dalla povertà e dalla mancanza di opportunità hanno deciso viaggiare negli USA alla ricerca di miglioramenti per la sua famiglia.
Aggiunse che le famiglie del posto non possono finanziare tecnologia per evitare perdite.
Prensa Libre, 8/08/2014
 
 

848 - SEQUÍA CAUSA TRAGEDIA PARA PEQUEÑOS AGRICULTORES

Miles de agricultores del oriente del país califican de “tragedia” las pérdidas totales y parciales de sus cultivos de maíz, frijol, manía, tomate, entre otros productos, causadas por la prolongada sequía que azota esa región de Guatemala desde hace más de 30 días, y aseguran que es la peor de las últimas cuatro décadas.
Durante un recorrido efectuado por Prensa Libre en varias comunidades de Chiquimula, Zacapa y El Progreso se constató la frustración de los agricultores por las cosechas perdidas, a lo cual se suma la preocupación por el alza considerable en el precio del quintal de maíz, que pasó de Q90 o Q100 a Q165, lo cual, afirman los pobladores, causará “hambre y más pobreza”.
En todas las comunidades visitadas el denominador común son las grandes extensiones de terreno completamente seco, al extremo que en algunos se formaron grietas. Además, la mayoría de cultivos no crecieron, por la falta de agua, o en otros casos no dieron los resultados esperados.
Alirio de Jesús Morales, presidente del Consejo Comunitario de Desarrollo de la aldea Tierra Colorada, Chiquimula, indicó que las pérdidas son del cien por cien en los cultivos de maíz y manía.
Explicó que la aldea está formada por 250 familias, de las cuales 90 se dedican al comercio y 160 a la agricultura de subsistencia, y “desde hace 40 años” no sufrían de una sequía tan fuerte como la de ahora.
“Entre todas las familias que se dedican a la agricultura se plantaron alrededor de 300 manzanas de terreno, la mayoría es maíz, y en menor proporción cultivaron manía. Lastimosamente se perdió todo, no se pudo salvar nada de los cultivos porque la sequía se extendió por mucho tiempo”, dijo Morales, quien no pudo ocultar su preocupación por el futuro.
Henry Ramírez, un pequeño agricultor que reside en La Vega, a 15 minutos de la cabecera departamental de Chiquimula, y es padre de siete niños, relató que invirtió los ahorros del año pasado para cultivar maíz en una manzana y media de terreno que alquiló. Sin embargo, perdió todo porque sus siembras no recibieron lluvia por más de 30 días seguidos.
“Es una de las peores sequías que hemos tenido. Recuerdo que era niño cuando ocurrió una parecida; mi padre sufrió mucho por eso”, afirmó Ramírez.
Datos preliminares de la sede del Ministerio de Agricultura, Ganadería y Alimentación (Maga) en Chiquimula indican que hasta el 85 por ciento de todos los cultivos del departamento se han perdido, mientras que en Camotán y Jocotán la pérdida fue total.
Ramírez expresó, con angustia, que espera que las condiciones mejoren este mes, porque tiene niños pequeños que alimentar y no sabe que hacer, pero la perspectiva climática para agosto es que llueva por debajo de los niveles normales.
Sufrimiento
La situación es parecida en Zacapa, donde cultivos de maíz, manía, frijol y tomate han sido afectados por la falta de agua.
Victorino Franco, alcalde comunitario de la aldea Santa Lucía, a 20 minutos de la cabecera departamental, afirmó que se perdió el cien por cien de las 70 manzanas que cultivaron en su comunidad.
La extensión del Maga de Zacapa calcula que a escala departamental se perdió entre el 60 y 65 por ciento de los cultivos. 
En la Gobernación de Zacapa se informó que los 11 municipios fueron afectados y que preliminarmente se han perdido seis mil 516 hectáreas de cultivos, que representan más de Q14 millones de inversión.
En El Progreso la situación es igual de alarmante, como lo relató Blandelino Moscoso, dueño de varias manzanas de terreno en la aldea Santa Rita, quien dijo que los agricultores perdieron la mitad de sus cultivos. El dato coincide con los de la sede del Maga.
En todas las comunidades visitadas los pobladores mantienen una leve esperanza de recuperar algo de lo perdido, en la llamada “segunda cosecha”.
Alarma por precios
Campesinos del oriente del país confirman alza.
Q165 cuesta el quintal de maíz en Chiquimula, Zacapa y El Progreso, según se verificó.
Entre Q90 y Q100, costaba el quintal de maíz hace cuatro semanas en los mercados.
Desventura
Es de las peores temporadas
José Luis Vásquez Díaz, agricultor de 94 años que reside en la aldea Saspán, San José La Arada, Chiquimula, perdió sus cultivos debido a la prolongada canícula que afecta al departamento.
Vásquez Díaz explicó que cultiva la tierra para sostener a tres hijas y dos nietos, y narró con semblante preocupado que invirtió el dinero que tenía para sembrar en dos manzanas y media de terreno, el cual quedó completamente seco, por falta de agua.
“La milpa no recibió agua y se quedó pequeña, las mazorcas no cargaron y se perdió. Lo único que se puede hacer ahora es doblar las plantas para que se terminen de secar y preparar zacate para que se los coman las reses”, declaró el agricultor.
Comentó que siempre se ha dedicado a la agricultura y que en su vida solo recuerda dos sequías similares, una hace unos 40 años y otra cuando él era un niño de 10. En esas ocasiones todas las cosechas de las personas también se perdieron.
Vásquez Díaz indicó que en su aldea viven unas dos mil personas que, en su mayoría, se dedican a la siembra de maíz y frijol, y aseguró que también perdieron todo.
“Las familias van a padecer de hambre por esta sequía. Las autoridades vinieron hace unos días y dijeron que van a traer ayuda, pero hasta hoy no tenemos nada claro”, lamentó.
Problemática
Sin recursos para hacer mejoras
Román Cervantes Sánchez, agricultor de la aldea Vega Arriba, Chiquimula, refirió que a pesar de que existe tecnología para evitar las pérdidas de las siembras, es imposible que un agricultor que siembra para la subsistencia pueda implementarla, ya que carece de recursos para instalar la infraestructura necesaria.
Indicó que perdió dos manzanas de terreno que sembró y abonó, pero por la falta de humedad se echaron a perder por completo.
“Aquí dejó de llover desde hace más de un mes y la milpa no terminó de crecer, ya no se puede recuperar, a pesar de que está verde, porque no recibió agua en el momento más importante de su crecimiento”, aseveró el agricultor.
Cervantes Sánchez afirmó que existen métodos para salvar las siembras ante estos inconvenientes, pero estos no están al alcance de los pequeños agricultores.
“Existen los sistemas de riego, pero nosotros no podemos implementarlos porque es muy caro todo el equipo necesario y nadie aquí lograría hacerlo, aunque todos lo quisiéramos”, aseguró, al tiempo que lamentó: “Solo los ricos pueden usar esa tecnología, porque uno de pobre ni aunque ahorre un par de años lograría tener eso”.
La situación es dramática para los tres mil habitantes de la aldea.
Alternativa
Grave situación los obliga a migrar
Victorino Franco, agricultor y alcalde comunitario de la aldea Santa Lucía, Zacapa, afirmó que las constantes pérdidas por sequías y la falta de oportunidades en el departamento han obligado a muchos integrantes de familias a buscar mejoras económicas en el extranjero.
Explicó que la aldea tiene alrededor de tres mil habitantes, y muchos, particularmente jóvenes, decidieron migrar a EE. UU.
Indicó que menos de la mitad de los pobladores de la aldea se dedican a la agricultura y que, en total, este año se sembraron 70 manzanas de terreno, en las cuales hay maíz, fríjol, manía y tomate, pero se perdieron totalmente.
“La situación es complicada. Hay familias que viven el día a día y sembraron media manzana, pero desgraciadamente no produjo. Hay niños que no van a la escuela por ayudarle al papá y ahora no saben qué harán ante esta situación”, expresó Franco.
El alcalde indicó que estos inconvenientes ya han pasado en varias ocasiones, lo que causa hambre y alza desmedida en el quintal de maíz, por lo que “muchos jóvenes que se sienten agobiados por la pobreza y falta de oportunidades han decidido viajar a EE. UU. en busca de mejoras para su familia.
Añadió que las familias del lugar no pueden costear tecnología para evitar pérdidas.
Prensa Libre, 8/08/2014