Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


martedì 29 giugno 2010

180 - INDIFESI DI FRONTE ALLA TRAGEDIA – 2 –

Carlos Salvatierra, ecologista, dichiara che il Guatemala è ubicato in una zona di alto rischio, perché si trova tra due masse di acqua, gli oceani Pacifico ed Atlantico, dove annualmente si formano gran quantità di temporali ed uragani.
Tuttavia, segnala che a ciò deve aggiungersi quello che ha chiamato “vulnerabilità costruita", che ha a che vedere con la povertà ed il fatto che gli abitanti più poveri abitino nelle zone di maggiore rischio.
Salvatierra considera, anche, che bisogna tenere presente la topografia del paese, che è molto frazionata, con luoghi in grandi pendenze, dove la gente coltiva e vive.
L'ambientalista non crede che nel breve termine siano previste azioni da parte dello Stato per eliminare la vulnerabilità, ma sì sottolinea che la gente sia informata su quando succedono questi fenomeni, e ciò gli permetta di formulare previsioni.
"Oggi, con Ágatha, abbiamo avuto meno morti che con Mitch o con Stan, e ciò significa che le comunità stanno imparando come reagire a quei fenomeni", segnala Salvatierra.
È la società in generale quella che deve reagire, le comunità, perché il Governo ha molte limitazioni, e non credo che ci sia molta speranza in quel senso", nota.
Dichiara che bisogna tenere conto che Ágatha è stato il primo delle tormente del 2010. "Tuttavia, si pronosticano molti più temporali o uragani per questo anno; probabilmente tra 13 e 17", afferma.
Luis Ferraté, ministro dell’Ambiente e delle Risorse Naturali, considera che il Guatemala è ubicato in una rotta dove convergono fenomeni che generano liberazione di energia; tra essi menziona vulcani, uragani, falle geologiche e la degradazione dell'ambiente, ma crede anche indispensabile dichiarare un'emergenza nazionale forestale, come mezzo per cominciare ad agire per limitare gli effetti della distruzione dei boschi e dell’ambiente.
Ferraté dichiara: "È necessario mantenere ed ampliare il sistema guatemalteco di aree protette, che ora è del 32% del territorio; rimboschire i bacini degradati, specialmente le aree in altura, e dichiarare di emergenza nazionale il rimboschimento."
Il funzionario patrocina, inoltre, per l'approvazione di 21 leggi che, afferma, sono state presentate da un anno al Congresso, riferite ad ambiente, cambiamento climatico, gestione dei rifiuti solidi, regolazione del settore minerario ed altre relazionate con servizi naturali.
Ferraté è enfatico affermando che devono si devono collettivizzare i benefici e privatizzare le perdite, perché sostiene che quelli che inquinano devono pagare. "Attualmente è al contrario, si mettono in comune le perdite e si privatizzano i guadagni. Quelli che inquinano i fiumi con le loro fabbriche o rifiuti sono quelli che guadagnano, e la società paga quelle perdite ambientali", dichiara.
Il funzionario aggiunge che tutti i poteri dello Stato devono partecipare alla difesa dell'ambiente, compresa la Polizia, allo stesso modo dei cittadini, per fermare l'effetto dei fenomeni della natura.
Accusa anche i paesi industrializzati di essere i principali responsabili della degradazione dell'ambiente, perché sono quelli che producono la maggiore quantità di gas serra.
Édgar Balsells, direttore per la Guatemala della Banca Centroamericana di Integrazione Economica, lancia critiche su come lo Stato ha affrontato la vulnerabilità in tutta la regione.
Dispiace che i governi, a partire dal ristabilimento della democrazia, abbiano seguito alla lettera le raccomandazioni fatte da organismi come la Banca Mondiale e le politiche neoliberali.
"Perfino coi militari si avevano istituzioni più forti, per portare a termine politiche pubbliche, con costi nella pubblico", commenta Balsells, il quale aggiunge che poi ciò è cambiato, per privilegiare il mercato, a danno dello Stato.
Balsells sottolinea il fatto che in Guatemala c’è uno Stato minimo, dove esiste un carico tributario che considera risibile, solo 9% del PIL.
D'altra parte, afferma che il BCIE è pronto per aiutare a sostenere la tragedia causata da Ágatha.
"Ieri è stato dato il primo aiuto, di US$250.000. In aggiunta, abbiamo un programma applicato a Chimaltenango, Sololá e Totonicapán, di US$30 milioni, ed ora stiamo organizzando un programma di appoggio ad infrastrutture di emergenza, ricostruzione di ponti, che può raggiungere fino ad US$400 milioni", mira Balsells.
Ma oltre le raccomandazioni e piani governativi per ridurre l'effetto dell’impeto della natura, le tragedie si ripetono, e continua la minaccia.
l direttore dell'Istituto Nazionale di Vulcanologia, Sismologia, Meteorologia ed Idrologia, Eddy Sánchez, è categorico, e nota che bisogna prepararsi ad altre situazioni di emergenza.
"Del lato dei Caraibi vengono questo anno tra 17 e 23 tormente tropicali. Di questi, 14 si trasformano in temporali tropicali, sette potrebbero diventare uragani e quattro super uragani. Del lato del Pacifico, arriveranno tra 11 e 14 tormente
tropicali. Il panorama non può essere più drammatico", puntualizza.
(Prensa Libre 5/06/2010)

INDEFENSOS ANTE LAS TRAGEDIAS - 2 –

Carlos Salvatierra, ecologista, declara que Guatemala está en una zona de alto riesgo, porque se encuentra entre dos masas de agua, los océanos Pacífico y Atlántico, donde anualmente se forma gran cantidad de tormentas y huracanes.
Sin embargo, señala que a eso se debe agregar lo que llamó“vulnerabilidad construida”, y que tiene que ver con la pobreza y el hecho de que los pobladores más pobres habiten en las zonas de más riesgo.
Salvatierra considera, también, que debe tomarse en cuenta la topografía del país, que es muy quebrada, con lugares de altas pendientes, donde la gente cultiva y vive.
El ambientalista no cree que en el corto plazo se vayan a tomar acciones por parte del Estado que reviertan esas vulnerabilidades, pero sí destaca que la gente esté informada sobre cuándo van a ocurrir fenómenos, y entonces eso le permita tomar previsiones.
“Hoy, con Ágatha, hemos tenido menos muertos que con Mitch o con Stan, y eso quiere decir que las comunidades están aprendiendo cómo reaccionar a esos fenómenos”, señala Salvatierra.
“Va a ser la sociedad en general la que va a tener que reaccionar, las comunidades, porque el Gobierno tiene muchas limitaciones, y no creo que haya mucha esperanza en ese sentido”, advierte.
Declara que hay que tener en cuenta que Ágatha fue la primera de las tormentas del 2010. “Sin embargo, se pronostican muchas más tormentas o huracanes para este año; creo que entre 13 y 17”, afirma.
Pide emergencia
Luis Ferraté, ministro de Ambiente y Recursos Naturales, considera que Guatemala está en una ruta donde convergen fenómenos y accidentes geográficos que generan gran liberación de energía; entre ellos menciona volcanes, huracanes, fallas geológicas y la degradación del ambiente, pero también cree indispensable declarar una emergencia nacional forestal, como medio para comenzar a revertir los efectos de la destrucción de los bosques y el medioambiente.
Ferraté declara: “Es necesario mantener y ampliar el sistema guatemalteco de áreas protegidas, que ahora es de 32 por ciento del territorio; reforestar las cuencas degradadas, especialmente las altas, y declarar de emergencia nacional la reforestación”.
El funcionario aboga, además, por la aprobación de 21 leyes que, afirma, están presentadas desde hace un año en el Congreso, referidas a ambiente, cambio climático, manejo de desechos sólidos, regulación de la minería y otras relacionadas con servicios naturales.
Ferraté es enfático al afirmar que se deben socializar los beneficios y privatizar las pérdidas, porque asegura que los que contaminan deben pagar. “Ahora es al revés, se socializan las pérdidas y se privatizan las ganancias. Los que contaminan los ríos con sus fábricas o desechos son los que ganan, y la sociedad paga esas pérdidas ambientales”, declara.
El funcionario agrega que todos los poderes del Estado se deben involucrar en la defensa del ambiente, incluida la Policía, así como los ciudadanos, para detener el efecto de los fenómenos de la naturaleza.
También acusa a los países industrializados de ser los principales responsables de la degradación del ambiente, pues son los que producen la mayor cantidad de gases de tipo invernadero.
Institucionalidad débil
Édgar Balsells, director para Guatemala del Banco Centroamericano de Integración Económica, lanza críticas sobre cómo el Estado ha afrontado la vulnerabilidad en toda la región.
Lamenta que los gobiernos, a partir del establecimiento de la democracia, siguieran al pie de la letra las recomendaciones hechas por organismos como el Banco Mundial y las políticas neoliberales.
“Incluso con los militares se tenía una institucionalidad más fuerte para llevar a cabo políticas públicas, con un costo en lo democrático”, comenta Balsells, quien agrega que eso luego cambió para privilegiar al mercado, en menoscabo del Estado.
Balsells destaca el hecho de que en Guatemala hay un Estado mínimo, donde se paga una carga tributaria que considera risible, de solo 9 por ciento del PIB.
Por otra parte, afirma que el BCIE está listo para ayudar a sobrellevar la tragedia causada por Ágatha.
“Ayer se dio la primera ayuda, de US$250 mil. Adicionalmente, tenemos un programa aplicado a Chimaltenango, Sololá y Totonicapán, de US$30 millones, y ahora estamos planteando un programa de apoyo a infraestructura de emergencia, reconstrucción de puentes, que puede alcanzar hasta US$400 millones”, apunta Balsells.
Historia sin fin
Pero más allá de las recomendaciones y planes gubernamentales por reducir el efecto de los embates de la naturaleza, las tragedias se repiten, y sigue la amenaza.
El director del Instituto Nacional de Vulcanología, Sismología, Meteorología e Hidrología, Eddy Sánchez, es categórico, y advierte que hay que prepararse para otras situaciones de emergencia.
“Del lado del Caribe vienen este año entre 17 y 23 tormentas. De esas, 14 se van a convertir en tormentas tropicales, siete podrían volverse huracanes y cuatro superhuracanes. Del lado del Pacífico, llegarán entre 11 y 14 tormentas tropicales. El panorama no puede ser más dramático”, puntualiza.
(Prensa Libre 5/06/2010)

178 - INDIFESI DI FRONTE ALLA TRAGEDIA – 1 –

Il passaggio della tempesta tropicale Ágatha, con la sua sequela di morte e distruzione, e la violenta eruzione del Vulcano di Pacaya, ha evidenziato che il Guatemala continua ad essere un territorio vulnerabile ai fenomeni della natura.
Il paese si trova in una regione geografica che è colpita ogni anno da temporali ed uragani, sismi di regolare intensità, terremoti e lunghi periodi di siccità, a ciò si somma che molti dei suoi abitanti vivono in zone ad alto rischio, come pendii o le rive dei fiumi.
Ágatha ha lasciato 172 morti, 101 dispersi e perdite economiche in infrastrutture pubbliche, abitazioni e coltivazioni, e ha fatto ricordare i danni causati in 1998 dall'uragano Mitch, e quelli che causò anche l’uragano Stan, nel 2005, che richiesero milioni per la ricostruzione.
Da parte sua, il Pacaya ha tolto la vita di sola una persona, ma l'eventualità di nuove eruzioni è latente ed i suoi fiumi di lava minacciano vari insediamenti dove risiedono centinaia di abitanti, molti dei quali hanno perso i loro raccolti.
Ma le minacce a questo paese, di 13 milioni di abitanti, non provengono solo da eruzioni o temporali, bensì di forti sismi o terremoti, poiché il territorio è situato sulle placche tettoniche del Nord America, Cocos e Caribe.
Lo scontro di quelle placche originò, il 4 gennaio di 1976, un sisma di 7.6 gradi della scala Richter, che causò 23.000 morti.
Benché quell'evento sia stato uno dei più catastrofici, la vulnerabilità del paese non ha fatto altro che crescere, come è evidenziato in una relazione del 2009 dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Il documento segnala: "Guatemala è una dei pochi paesi nel quale convergono tre placche tettoniche, conta approssimativamente 288 vulcani e strutture di origine vulcanica, otto dei quali sono attivi, è propenso all'impatto di fenomeni di origine idrometeorologico, depressioni tropicali ed uragani, oltre che incendi forestali, gelate, siccità e frane."
Tra gli eventi naturali che hanno colpito i guatemaltechi negli ultimi anni sono stati marcati dal cambiamento climatico, come è stato evidenziato nell’incontro di Copenhagen, Danimarca, nel novembre del 2009, dove si alzò una nuova voce di allarme per il nostro paese, incluso in una lista di 10 nazioni in cui le variazioni climatiche mettono in pericolo migliaia di abitanti per imminenti carestie o disastri.
Anche questo ha avuto la sua controparte nella relazione della Commissione Presidenziale su Diritti umani che segnalava, nel 2009: "Il Guatemala ha sofferto negli ultimi anni l’impatto dell'eccesso di precipitazioni pluviali ed episodi di siccità. Questi eventi hanno causato la perdita di ecosistemi, la riduzione della qualità e disponibilità di risorse idriche, oltre a malattie respiratorie ed intestinali."
Florentín Martínez, esperto del Centro di Studi Urbani e Regionali, sostiene che più del 50% dei guatemaltechi che vivono sotto la linea di povertà si trovano esposti a situazioni di disastro.
"È un circolo vizioso. C'è gente che non ha un impiego dignitoso, ma deve avere un'abitazione, e dato che non può acquisirla in zone sicure che hanno tutti i servizi, vanno in zone a rischio", ha segnalato.
Martínez dichiara che annualmente si costituiscono circa trenta mila nuove famiglie, ma non hanno dove vivere, per ciò si trasferiscono nelle zone a rischio, e per questo problema non c’è stata una risposta soddisfacente durante gli ultimi governi, nonostante il problema sia stato presente in ogni campagna elettorale, in un paese in cui mancano di più di un milione di abitazioni.
Martínez aggiunge: "Quelle persone vanno verso zone dove ci sono burroni o vicino alle rive dei fiumi, e quando viene la pioggia, si producono frane che seppelliscono abitati e comunità, o straripamenti che abbattono tutto."
Carlos Leonel Pérez, geologo, aggiunge che non c'è educazione sufficiente affinché le persone conoscano i rischi di abitare in posti inadatti.
"È per questo motivo che vediamo in tutti i dirupi di Città del Guatemala una grande quantità di costruzioni che sono ad alto rischio. Generalmente, in condizioni normali, non ci rendiamo conto della minaccia che implicano qui terreni, ma in caso di sismi o piogge, allora il problema diventa attuale”, ha sottolineato l'esperto.
Le stesse autorità hanno riconosciuto la vulnerabilità, ma motivandola con l’argomento della posizione geografica del paese, sembra normale che le tragedie siano inevitabili, senza approfondire la necessità della prevenzione.
Per gli esperti è vitale che i ministeri di Ambiente ed Educazione assumano un ruolo determinante nella proposizione di campagne educative, che contribuiscano a generare maggiore responsabilità dei cittadini nei confronti dell’ambiente, perché non può continuare a disboscare il paese o lasciare che i fiumi si trasformino in discariche, cose per le quali si paga un alto costo.
(Prensa Libre, 5/06/2010)

177 - INDEFENSOS ANTE LAS TRAGEDIAS - 1 –

El paso de la tormenta Ágatha, con su secuela de muerte y destrucción, y la violenta erupción del Volcán de Pacaya pusieron de manifiesto que Guatemala sigue siendo un territorio vulnerable a los fenómenos de la naturaleza.
El país se encuentra en una región geográfica que es azotada cada año por tormentas y huracanes, sismos de regular magnitud, terremotos y largos períodos de sequía, a lo que se suma que muchos de sus habitantes viven en zonas de alto riesgo, como laderas u orillas de los ríos.
Ágatha dejó 172 muertos, 101 desaparecidos y pérdidas económicas aún no cuantificadas en infraestructura pública, viviendas y cultivos, e hizo recordar los destrozos causados en 1998 por el huracán Mitch, y los que también ocasionó la tormenta Stan, en el 2005, que requirieron de millonarios recursos para la reconstrucción.
Por su parte, el Pacaya únicamente cobró la vida de una persona, pero la eventualidad de nuevas erupciones está latente y sus ríos de lava amenazan a varios caseríos donde residen cientos de pobladores, muchos de los cuales también han perdido sus cosechas.
Pero las amenazas a este país, de 13 millones de habitantes, no solo provienen de erupciones o tormentas, sino de fuertes sismos o terremotos, debido a que el territorio se asienta sobre las placas tectónicas de Norteamérica, Cocos y Caribe.
El choque de esas placas originó, el 4 de enero de 1976, un sismo de 7.6 grados en la escala de Richter, que dejó 23 mil muertos.
Aunque ese evento ha sido uno de los más catastróficos, la vulnerabilidad del país no ha hecho más que crecer, como lo refleja un informe del 2009 auspiciado por la Organización de las Naciones Unidas.
El documento señala: “Guatemala es uno de los pocos países en el cual convergen tres placas tectónicas, registra aproximadamente 288 volcanes y estructuras de origen volcánico, ocho de los cuales reportan actividad (...), es propenso al impacto de fenómenos de origen hidrometeorológico, depresiones tropicales y huracanes, así como incendios forestales, heladas, sequías y deslizamientos”.
Pero los eventos naturales que han afectado a los guatemaltecos en los últimos años han estado marcados por el cambio climático, como quedó evidenciado en la reunión que se celebró en Copenhague, Dinamarca, en noviembre del 2009, de donde surgió una nueva voz de alarma para nuestro país, al ser incluido en una lista de 10 naciones donde las variaciones climáticas ponían en peligro a miles de habitantes debido a inminentes hambrunas o desastres.
Esto también tuvo su contraparte en el informe de la Comisión Presidencial sobre Derechos Humanos, que señalaba, en el 2009: “Guatemala ha sufrido en los últimos años los impactos del exceso de precipitaciones pluviales y episodios de sequía. Estos eventos han dado como resultado la pérdida de ecosistemas, la reducción de la calidad y disponibilidad de recursos hídricos, a la par de enfermedades respiratorias e intestinales”.
Florentín Martínez, experto del Centro de Estudios Urbanos y Regionales, expresa que más del 50 por ciento de los guatemaltecos que viven bajo la línea de pobreza se encuentran expuestos a situaciones de desastre.
“Es un círculo vicioso. Hay gente que no tiene un empleo digno, pero necesita tener una vivienda, y como no puede adquirirla en zonas que son seguras y tienen todos los servicios, se van a zonas de riesgo”, señaló.
Martínez declara que anualmente se constituyen unos 30 mil nuevos hogares, pero que no tienen dónde vivir, por lo que se trasladan a las zonas de riesgo, algo para lo que no ha habido una respuesta satisfactoria durante los últimos gobiernos, pese a estar presente en cada campaña electoral, en un país con un déficit de más de un millón de viviendas.
Martínez agrega: “Esas personas se van a zonas donde hay barrancos o a las orillas de los ríos, y cuando viene la lluvia, se producen deslaves que sepultan caseríos y comunidades, o desbordamientos, que todo lo arrasan”.
Carlos Leonel Pérez, geólogo, agrega que no hay educación suficiente para que las personas conozcan los riesgos de habitar en lugares inadecuados.
“Es por eso que vemos en todos los barrancos de la Ciudad de Guatemala una gran cantidad de construcciones que son de alto riesgo. Generalmente, en momentos de tranquilidad, no nos damos cuenta de la amenaza que conllevan esos terrenos, pero cuando vienen los sismos o la lluvia es cuando realmente le ponemos atención a esto”, consideró el experto.
Las mismas autoridades han reconocido esas vulnerabilidades, pero con el argumento de la posición geográfica del país, parece normal que las tragedias sean inevitables, sin profundizar en la integralidad de la prevención.
Para los expertos es vital que los ministerios de Ambiente y Educación asuman un rol determinante en impulsar campañas educativas que contribuyan a generar mayor responsabilidad de los ciudadanos con su entorno, porque no se puede seguir deforestando el país o dejando que los ríos se conviertan en basureros, algo por lo que se paga un alto costo.
(Prensa Libre, 5/06/2010)

martedì 22 giugno 2010

176 - LETTERA APERTA A JAMES ANAYA

LETTERA APERTA DI TRE COMUNITA’ INDIGENE MAYA DELLA REGIONE IXIL DEL GUATEMALA AL RELATORE SPECIALE SULLA SITUAZIONE DEI DIRITTI UMANI E DELLE LIBERTA’ FONDAMENTALI DEI POPOLI INDIGENI
SIGNOR JAMES ANAYA.
Le autorità indigene della Regione Ixil, che sono parte dell’Associazione Guatemalteca di Sindaci e Autorità Indigene – AGAAI -, facendo uso dei diritti ancestrali ereditati dai suoi antenati maya sulle montagne, i boschi, i fiumi e gli altri beni naturali del territorio ixil ed esigendo l’applicazione della Costituzione Politica della Repubblica, dell’Accordo sull’Identità ed i Diritti dei popoli Indigeni, della Convenzione Internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di Discriminazione Razziale, dell’Accordo 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni, in occasione della visita del Relatore delle Nazioni Unite sui diritti umani e le libertà fondamentali dei popoli indigeni, emettono la presente dichiarazione che contiene i seguenti elementi principali:
Il popolo maya Ixil dei municipi di Chajul, Cotzal e Nebaj vive da più di 2000 anni nel territorio delle montagne della Sierra de los Cuchumatanes. Attualmente nel territorio vivono 150.000 abitanti. Durante il conflitto armato interno, nella Regione Ixil furono istallati 15 distaccamenti militari, l’esercito commise 58 massacri ed impose la creazione dei Poli di Sviluppo e dei Villaggi Modello (campi di concentrazione) come parte del Piano militare dell’Operazione Sofia e delle sue campagne: Cenere 81, Vittoria 82 e Fermezza 83.
La regione Ixil è attualmente in un processo di ricostruzione del tessuto sociale dopo la distruzione causata dalla politica dello Stato del Guatemala durante il conflitto armato interno,  una politica basata nel  genocidio e nella terra bruciata. Nonostante questo, durante gli ultimi 4 anni, una nuova minaccia è arrivata alle nostre comunità con la presenza di imprese multinazionali costruttrici di 12 idroelettriche  e di 6 imprese minerarie,  5 imprese idroelettriche sono della ditta italiana ENEL.  
Sulla vendita e consegna dei beni naturali nel territorio Ixil, il Governo del Guatemala e i Sindaci Municipali non hanno informato le comunità e le autorità indigene.  Non è stata data nessuna informazione alle comunità indigene che non sono state consultate e che non hanno dato il loro consenso. Questo rappresenta una chiara violazione dei diritti dei popoli indigeni e continua l’appropriazione indebita che venne  imposta durante l’invasione spagnola ed il genocidio durante il conflitto armato interno.  
Le Autorità Indigene della Regione Ixil, esigono che il Governo del Guatemala compia con il suo obbligo costituzionale di informare le comunità e le autorità indigene nelle sue proprie lingue maya e l’opinione pubblica in generale, sugli impegni assunti con le imprese multinazionali e uniscono la loro richiesta a quella fatta da numerose organizzazioni sociale e popolari chiedendo:
La cancellazione immediata delle licenze di riconoscimento, esplorazione e sfruttamento minerario, idroelettrico e petrolifero.
La sospensione di tutte le misure repressive contro le comunità, le autorità ed i dirigenti indigeni che si oppongono a consegnare le nostre risorse naturali alle imprese multinazionali.
Compiere con le raccomandazioni fatte dagli organismi internazionali affinché si sospendano le concessioni di licenze di sfruttamento minerario e si consultino le comunità indigene.
Le Autorità indigene della Regione Ixil, di fronte alla violazione dei diritti dei popoli indigeni e alla debolezza dello stesso stato del Guatemala che non è in grado di assicurare il diritto alla vita  e alla protezione dei beni della madre natura, richiedono alle Nazioni Unite e agli organismi internazionali che difendono i Diritti Umani di costituire una Commissione internazionale di vigilanza sul diritto alla vita  delle comunità  indigene e sulla protezione  della diversità biologica delle nostre regioni minacciate di essere distrutte per colpa delle imprese multinazionali.
Infine le Autorità Indigene della Regione Ixil, si uniscono alla petizione presentata nel Memoriale dei Memoriali delle comunità dei Municipi del nord del Quiché,  all’attività dell’AGAAI in difesa dei diritti dei popoli indigeni del Guatemala ed esprimono la loro solidarietà alle comunità colpite dalla recente eruzione del Vulcano Pacaya.
Autorità indigene della Regione Ixil
Chajul, Cotzal e Nebaj
Región Ixil, Nebaj 28 maggio  2010.

lunedì 21 giugno 2010

175 - JAMES ANAYA VISITA SAN MIGUEL IXTAHUACÁN

Il relatore dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per i Paesi Indigeni, James Anaya, ha visitato mercoledì il municipio di San Miguel Ixtahuacán, San Marcos, dove la popolazione Mam ha denunciato di essere danneggiata  dall'attività mineraria. 
Secondo le informazione della dirigenza indigena, Anaya si è riunito la mattina del mercoledì con gli abitanti che risiedono vicino alla miniera, i quali gli hanno consegnato le loro petizioni e chiesto che si ottemperino le raccomandazioni dell'OIL e della Commissione Interamericana di Diritti umani (CIDH).
Nel maggio scorso la CIDH ha ordinato allo Stato sospendere l'attività mineraria (miniere d’oro ed argento) in quel municipio, per essere nociva per la salute degli abitanti, ma il presidente Álvaro Colom aveva detto che "non c'era fondamento" per la sospensione delle attività della miniera.
Posteriormente l'esperto si è riunito col sindaco ed il suo consiglio comunale, e con organizzazioni sociali; nel pomeriggio ha effettuato una visita nel luogo dove opera la Miniera Marlin, sussidiaria della multinazionale Montana Exploradora.
L'esperto delle Nazioni Unite era stato lo scorso martedì nel municipio di San Juan Sacatepéquez, Guatemala, dove aveva ascoltati gli abitanti kakchikeles, che rifiutano l'installazione di un cementificio nel loro municipio, e i dirigenti indigeni di tutto il paese che gli hanno parlato dell'invasione delle loro terre.
Secondo notizie locali, dopo una riunione di tre ore l'esperto ha indicato che le informazioni ricevute sono molto preoccupanti; Anaya aggregò che tutto ciò sarà analizzato e valutato con gli organismi statali.  
Il prossimo giovedì il relatore viaggerà al dipartimento di Huehuetenango dove sarà ricevuto dall'Assemblea Dipartimentale di Paesi di Occidente.
(Cerigua, 16/06/2010)

174 - RELATOR JAMES ANAYA VISITA SAN MIGUEL IXTAHUACÁN

El relator de la Organización de las Naciones Unidas para los Pueblos Indígenas, James Anaya, visitó este miércoles el municipio de San Miguel Ixtahuacán, San Marcos, donde la población Mam ha denunciado ser afectada por la actividad minera. 
De acuerdo con información de la dirigencia indígena, Anaya se reunió la mañana del miércoles con habitantes que residen cerca de la mina, quienes entregaron sus peticiones y pidieron que se cumpla con las recomendaciones de la OIT y de la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH).
En mayo pasado la CIDH ordenó al Estado suspender la actividad minera de oro y plata en ese municipio, por ser nociva para la salud de los pobladores, pero el Presidente Álvaro Colom dijo que “no había fundamento” para la suspensión de la mina.
Posteriormente el experto se reunió con el alcalde municipal y su concejo, así como con organizaciones sociales; en horas de la tarde tiene contemplado una visita en el lugar donde opera la Mina Marlin, subsidiaria de la transnacional Montana Exploradora.
El experto de las Naciones Unidas estuvo el pasado martes en el municipio de San Juan Sacatepéquez, Guatemala, donde escuchó a los pobladores kakchikeles que rechazan la instalación de una planta cementera en el lugar y a dirigentes indígenas de todo el país que expusieron sobre la invasión de sus tierras.
Según reportes locales, después de una reunión de tres horas el experto indicó que la información recibida es muy preocupante; Anaya agregó que todo lo expuesto se va a analizar y evaluar con el Estado.
El próximo jueves el Relator viajará al departamento de Huehuetenango donde será recibido con la Asamblea Departamental de Pueblos de Occidente.
(Cerigua, 16/06/2010)

domenica 20 giugno 2010

173 - LO STATO DI FRONTE AL RELATORE DELL'ONU E PAESI INDIGENI

Il Guatemala riceve con disagio il Relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani e le libertà fondamentali dei popoli indigeni, James Anaya, riguardo agli abusi che il Governo ha permesso contro la natura e le comunità indigene, e per la sua resistenza a compiere gli obblighi internazionali, secondo quanto ha segnalato la giornalista Ileana Alamilla.
In un articolo pubblicato su Prensa Libre, Alamilla ha indicato che Anaya si potrà rendere conto dei molteplici inadempimenti e violazioni alle garanzie di quei popoli ed ora, specialmente, della grave situazione in San Juan Sacatepéquez, dove i leader ed gli assessori sono perseguiti per la giustizia, per il delitto di rivendicare il diritto alla sua salute di fronte all'installazione di una fabbrica di cemento.
Huehuetenango e San Marcos sono altri luoghi che visiterà l'esperto; lì la popolazione convive con la l’attività del narcotraffico, l'insicurezza, la povertà ed altri problemi gravi.
La giornalista ha affermato che lo Stato non ha dato ascolto ad istanze come la Commissione Interamericana di Diritti umani (CIDH), che ordinò di sospendere le attività della miniera Marlin in San Miguel Ixtahuacán ed in Sipacapa, né ad attivisti come il vescovo Álvaro Ramazzini ed il Premio Nobel della Pace, Rigoberta Menchú, che hanno chiesto al presidente Álvaro Colom di dare compimento alle disposizioni del riferito organismo.
A queste petizioni si è aggiunta la Procura dei Diritti umani (PDH), che ha aperto un espediente contro l'ex presidente, per violazione del diritto alla sicurezza giuridica, al non rispettare le misure della CIDH che lo sollecitavano a fare conoscere la sua posizione in relazione agli studi che provano che i residenti di San Miguel Ixtahuacán e Sipacapa possiede metalli pesanti nell’organismo, conseguenza dell’attività mineraria.
Comuni indigeni ed organizzazioni sociali hanno chiesto al governo che compia il suo obbligo costituzionale di informare sugli obblighi assunti con le multinazionali riguardo a progetti minerari ed idroelettrici.
Alamilla ha indicato che il proposito della missione dell'esperto dell'ONU è analizzare la spiegazione dei principi delle consultazioni coi popoli indigeni nel paese, in particolare in relazione con le industrie estrattive, e con una messa a fuoco speciale nella situazione dei paesi affettati per la miniera Marlin, nei municipi di Sipacapa e San Miguel Ixtahuacán; davanti a questa situazione, che cosa altri pretesti darà l’Esecutivo al Relatore? annotò la giornalista.
Cerigua, 16/06/2010

172 - ESTADO ANTE LA MIRA DEL RELATOR DE LA ONU Y PUEBLOS INDÍGENAS

Guatemala recibe con mucha vergüenza al Relator especial de las Naciones Unidas sobre la situación de los derechos humanos y las libertades fundamentales de los pueblos indígenas, James Anaya, por los abusos que el Gobierno ha permitido hacer contra la naturaleza y comunidades indígenas y por sus resistencia a cumplir con las obligaciones internacionales, señaló la periodista Ileana Alamilla.
En un artículo publicado en Prensa Libre, Alamilla indicó que Anaya se podrá dar cuenta de los múltiples incumplimientos y violaciones a las garantías de esos pueblos y ahora, especialmente, de la grave situación en San Juan Sacatepéquez, en donde líderes y sus asesores están perseguidos por la justicia, por el delito de reivindicar el derecho a su salud frente a la instalación de una fábrica de cemento.
Huehuetenango y San Marcos son otros lugares que visitará el experto; allí la población convive con la narcoactividad, la inseguridad, la pobreza y otros problemas graves.
La comunicadora cuestionó que el Estado no haya escuchado a instancias como la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) que le ordenó suspender las actividades de la mina Marlin en San Miguel Ixtahuacán y en Sipacapa ni a activistas como el obispo Álvaro Ramazzini y la Premio Nobel de la Paz, Rigoberta Menchú, quienes le pidieron al presidente Álvaro Colom cumplir con las disposiciones del referido organismo.
A estas peticiones se sumó la Procuraduría de los Derechos Humanos (PDH) que abrió un expediente en contra del ex presidente, por violar el derecho a la seguridad jurídica, al no acatar las medidas de la CIDH, que le solicitó dar a conocer su postura en relación con los estudios que prueban que los residentes de San Miguel Ixtahuacán y Sipacapa poseen metales pesados en sus organismos, derivado de los trabajos mineros.
Alcaldías indígenas y organizaciones sociales han demandado al gobierno que cumpla con su obligación constitucional de informar sobre los compromisos asumidos con transnacionales sobre proyectos mineros e hidroeléctricos.
Alamilla indicó que el propósito de la misión del experto de la ONU es analizar la explicación de los principios de consulta con los pueblos indígenas en el país, en particular en relación con las industrias extractivas, y con un enfoque especial en la situación de los pueblos afectados por la mina Marlin, en los municipios de Sipacapa y San Miguel Ixtahuacán; ante esta situación, ¿qué otros pretextos va a dar el Ejecutivo al Relator? anotó la periodista.
Cerigua, 16/06/2010

sabato 19 giugno 2010

171 - TEMPESTA AGATHA A CHIMALTENANGO

In Guatemala abbiamo avuto due avvenimenti molto distruttivi in questi ultimi giorni. Il primo è stato l'eruzione del vulcano di Pacaya, che ha lanciato una gran quantità di ceneri, che fortunatamente non sono arrivate a Chimaltenango, tuttavia hanno colpito Città della Guatemala, Sacatepequez, Escuintla, El Progresso e Baja Verapaz. Quasi contemporaneamente ha iniziato una pioggia contante che è durata vari giorni, trasformatasi poi in un temporale tropicale "Agata", che ha distrutto tutto il Guatemala, sono rimasti isolati tutti i municipi per terra, la Panamericana danneggiata, moltissimi ponti grandi e piccoli sono distrutti, chiuso l'aeroporto, danneggiate coltivazioni, frane dappertutto e moltissimi morti.
In particolare a Chimaltenango sono morte sessanta persone e c'e ne sono ancora trenta scomparse specialmente nei villaggi di Tecpan, San José Poaquil, Santa Apollonia e San Martin. Nella città si sono aperte due grandissime voragini, uno di essi mette a rischio la Panamericana.
La cooperativa Kato-ki, il Centro di Montecristo, e la famiglia stiamo bene. Quello che abbiamo perso sono le semine, ci sono state delle frane nell'area delle sorgenti dei corsi d’ acqua, che hanno riempito di fango la diga.
Ora tutti in Guatemala stiamo portando aiuto alle popolazioni, specialmente alimenti ed acqua, perché molte comunità sono isolate, come Saquitacaj in San José Poaquil, e anche ricostruzione di abitazioni. In particolare nel Centro stiamo raccogliendo quello che si può per portare ai villaggi.
(Mario e Micaela Cárdenas, Cooperativa Kato-ki)
.
Per sostenere i progetti di APASCI Onlus e collaborare all’emergenza: c/c bancario Banca popolare etica - Iban: IT77d0501811200000000123998
.
APASCI onlus
Associazione per la Pace, la Solidarietà e la Cooperazione Internazionale)
Brescia, tel 030 3752513 – 3702247,
info@apasci.org

170 - TORMENTA AGATHA EN CHIMALTENANGO

En Guatemala tuvimos dos acontecimientos muy destructivos en estos ultimos dias. Primero fue la erupción del volcan de Pacaya que lanzó gran cantidad de cenizas que afortunadamente no llegaron a Chimaltenango, sin embargo afectaron la ciudad de Guatemala, Sacatepeques, Escuintla, el Progreso y Baja Verapaz. Casi al mismo tiempo inicio una lluvia contante durante varios dias que se ha convertido en una tormenta tropical "AGATA" que destruyo toda Guatemala, incomunicados todos los municipios por tierra, la panamericana, muchisimos puentes grandes y pequños detruidos, cerrado el aeropuerto, destruccion de cultivos, derrumbres por todas partes y muchisimos muertos.
En particular en Chimaltenango, han muerto sesenta personas y todavia hay treinta desaparecidos especialente en las aldeas de Tecpan, San Jose Poaquil, Santa Apolonia y San Martin, en la ciudad se abrieron dos grandicimos hundimientos uno de ellos que pone en riesgo la panamenricana.
Gracias a Dios la Kato-ki, el Centro, y la familia estamos bien. Lo que hemos perdido son siempre las siembras, tuvimos derrumbe en el area de los nacimientos de agua que nos lleno de lodo el dique. pero en general todo bien.
Ahora estamos todos en Guatemala a llevar ayuda a las poblaciones, especialmente alimentos y agua porque muchas estan incomunicadas como Saquitacaj en San Jose poaquil como tambien reconstruccion de viviendas. En particular en el Centro estamos reuniendo lo que se puede para llevar a las aldeas.
(Mario e Micaela Cárdenas, Cooperativa Kato-ki, Chimaltenango)

martedì 15 giugno 2010

169 - CPO DENUNCIA INFILTRAZIONI DELLA GOLDCORP NELLE COMUNITA’

Nell’Assemblea Generale dei Delegati il 14 maggio in K'iche ', il Consiglio dei Popoli dell’Occidente (CPO), ha espresso la sua preoccupazione per le nuove strategie dell'impresa Goldcorp, che sta creando divisione tra le comunità del municipio di Sipacapa per l'ampliamento dei propri progetti minerari nel municipio di Sipacapa.
L'impresa Goldcorp, che opera attraverso la sussidiaria Montana Exploradora nei municipi di San Miguel Ixtahuacán e Sipacapa, sta sviluppando una nuova strategia per estendere le sue attività nel municipio di Sipacapa. Importante sapere è che questo municipio si è pronunciato in modo palese contro il settore minerario in una consultazione comunitaria nell'anno 2005.
Nel passato, l'impresa Goldcorp ha agito dividendo le comunità, offrendo impieghi a leader comunitari, ai quali poi chiede atteggiamenti servili nei confronti dell’impresa. Ora il CPO annuncia che nel mese di aprile, l'impresa con la motivazione di avere disponibilità di regalie, ha offerto direttamente 8 milioni di Quetzales a comunità che hanno necessità di progetti di infrastrutture, salute, educazione.… Secondo l'impresa, ricevere queste risorse non condiziona l’accesso dell'impresa alle comunità.
Il CPO non crede molto negli allegati dell'impresa Goldcorp. Quella sarebbe un'altra strategia per rompere l'unità del municipio di Sipacapa, che disse no al settore minerario nell'anno 2005 e riaffermò il diritto il suo territorio.
"Credere che il ricevere l'offerta di 8 milioni a beneficio del municipio, "senza condizioni" è agire da struzzo, che ci fa chiudere nuovamente gli occhi, davanti ad un'impresa che ci ha ingannati sempre sui suoi benefici, e che ci bombarda quotidianamente per mezzo di una campagna milionaria nei mezzi di comunicazione di massa con bugie sul suo "generoso apporto allo sviluppo della regione"."
Copae, 8/06/2010

168 - CPO DENUNCIA INFILTRACIÓN FINANCIERA DE GOLDCORP EN LAS COMUNIDADES

En su Asamblea General de Delegados el 14 de mayo en El K’iche’, el Conswjo de los Pueblos de Occidente (CPO) expresó su preocupación por las nuevas estrategias de la empresa Goldcorp que está maneja la división de las comunidades del municipio de Sipacapa para la extensión de sus proyectos mineros en el municipio de Sipacapa.
La empresa Goldcorp que opera a través de su subsidiario Montana Exploradora en los municipios de San Miguel Ixtahuacán y Sipacapa está desarrollando una nueva estrategia para extender sus actividades en el municipio de Sipacapa. Importante saber es que dicho municipio se pronunció de forma contundentemente en contra de la minería en una consulta comunitaria en el año 2005.
En el pasado, la empresa Goldcorp ha trabajado fraccionando comunidades, ofertando empleo a líderes comunitarios, a quienes luego demanda actitudes serviles para la empresa. Ahora el CPO anuncia que en el mes de abril, la empresa bajo el argumento de tener disponible por acumulación de regalías solidarias, ha ofertado 8 millones de Quetzales directamente a comunidades necesitadas de proyectos de infraestructura, salud, educación, … Según la empresa, recibir dichos recursos no condiciona el ingreso de la empresa a las comunidades.
El CPO no cree mucho en los alegatos de la empresa Goldcorp. Aquella es otra estrategia para romper la unidad del municipio de Sipacapa, que en el año 2005 dijo no a la minería y reafirmó el derecho su territorio.
“Creer que el recibir la oferta de 8 millones para beneficio del municipio, “sin condiciones” es acto de avestruz, que nos hace cerrar los ojos nuevamente, ante una empresa que siempre nos ha engañado sobre sus beneficios, y que nos bombardea a diario a través de una campaña millonaria en los medios masivos de comunicación con mentiras sobre su “generoso aporte al desarrollo de la región”.”
Copae, 8/06/2010

167 - I DANNI CAUSATI DALLA TEMPESTA AGATHA

La tempesta Agatha ha flagellato con piogge ininterrotte il Guatemala nei giorni venerdì, sabato e domenica, sia di giorno che di notte. Ha lasciato oltre 150 morti, molte persone scomparse, e numerosissime persone hanno dovuto abbandonare le loro città per rifugiarsi in centri di accoglienza temporanei o in casa di vicini o familiari. Ha provocato immensi danni alle coltivazioni per le inondazioni, distruzione di abitazioni, animali, e infrastrutture.
Molte persone hanno visto crollare le loro speranze, il lavoro di anni, i loro sforzi quotidiani e il loro sostegno. Praticamente questa tempesta ha aggravato i danni che aveva causato sia la tempesta Mitch che la tempesta Stan. E questo significa che le sofferenze sono state continuative, non era la prima volta che ne portavano le conseguenze. E queste situazioni mettono in risalto i profondi scenari di ingiustizia che continuano a dominare il Guatemala.
La società del Guatemala è abituata alla sofferenza: guerre, terremoti, tempeste, frane, conflitti sociali, economici e politici. La società guatemalteca non è una società rassegnata, è una società che lotta, che si sforza, che ha imparato ad andare avanti, anche contro ogni speranza.
Agatha ha colpito nel paese 20 dipartimenti su 22. Nel Quiché i maggiori danni sono stati a Chichicastenango, con perdita di abitazioni, coltivazioni e vite umane. Ma ci sono stati danni anche nei villaggi di Zununul e Guantajau. Il ponte provvisiorio collocato dopo l’uragano Stan nel centro dell’abitato ha riportato seri danni ed è interdetto al passaggio dei veicoli, possono passare solo pedoni. Sono state danneggiati anche alcuni villaggi di Pachalum, dove il fiume ha inondato e distrutto le case, radendo al suolo totalmente un villaggio e recando danni in altri due. A San Antonio Ilotenango il lago ha tracimato e vi sono state inondazioni delle case. Una casa è stata completamente distrutta e altre dannegiate. Attualmente il villaggio non ha il servizio di acqua potabile, perchè le piene hanno distrutto le tubazioni, hanno distrutto le sorgenti e le infrastrutture per la raccolta dell’acqua. Nonostante ci siano state inondazioni e danni, non sono comparabili ad altre località. In altri posti non c’è cibo. Di questa zona, la più assistita è Chichicastenango.
A Quetzaltenango gravi danni ha subito Almolonga e Zunil, soprattutto un villaggio di questo municipio ubicato alla riva della importante strada che scende fino alla costa di Retalhuleu.
I danni sono stati forti e ingenti in differenti luoghi del paese: sono stati duramente colpiti i dipertimenti di Santa Rosa, Jalapa, Zacapa, Jutiapa, Izabal, il dipertimento di Guatemala, la capitale,che aveva appena dovuto affrontare la pioggia di sabbia vulcanica che l’eruzione del vulcano Pacaya ha seminato sulla città.
Sono stati colpiti anche i dipartimenti di Sacatepéquez, Chimaltenango, Escuintla, Retalhuleu, San Marcos, Huehuetenango, Quetzaltenango, Quiché, Sololá, che si stava appena riprendendo dai danni della precendente tormenta Stan, anche Bajaverapaz è stato duramente colpito, per ricordare solo alcune delle zone più danneggiate.
Alcuni dei danni come sono presentati dalle informazioni ufficiali: “Il Guatemala è il paese del nord dell’istmo centroamericano più colpito dalla tormenta tropicale: 152 persone sono morte per le inondazioni e le frane, secondo la Conred. In Salvador si calcolano 10 morti. Martedì erano ancora alloggiati in strutture temporanee 64.000 in Guatemala e quasi 152.000 erano state avacuate dalle loro case.in Honduras ci sono 1.200 persone in alloggi provvisori e in Salvador 11.000 evacuati fino a lunedì.
Le autorità guatemalteche pensano che il numero dei morti possa aumentare perchè vi sono ancora 100 persone disperse. Le strade hanno cominciato ad essere ripulite”.
La Diocesi del Quiché ha organizzato la sede della Caritas nella zona 3 di Santa Cruz del Quichè come luogo di approvvigionamento per la raccolta di aiuti umanitari per i più bisognosi. La Radio Quichè sta realizzando una campagna di informazione e sensibilizzazione per ottenere aiuti per i più danneggiati. Gli aiuti in generale sono diretti soprattutto ai luoghi dove ci sono stati più morti, ma è necessario tenere presente anche altre aree che sono state colpite e vivono nell’incertezza anche se non vi sono stati morti.
Padre Rigoberto Perez Garrido.

166 - LOS DAÑOS OCASIONADOS POR LA TORMENTA AGATHA.

Contextualización.
La tormenta Agatha, azotó con lluvias permanentes a Guatemala los dias viernes, sábado y domingo tanto durante el dia como en la noche. Dejó mas de 150 muertos, muchos desaparecidos, e incontable cantidad de personas que debieron salir de sus lugares para refugiarse, en centros de albergue o en casas de vecinos o familiares. Provocó inmensos daños sobre cultivos por inundaciones, pérdidas de casas, animales e infraestructura.
Muchas personas vieron hundirse sus esperanzas, su trabajo de años, sus esfuerzos cotidianos y su sustento. Prácticamente esta tormenta profundizó el daño que ocasionó tanto la tormenta Mitch como la tormenta Stan. Quiere decir que para muchas personas el sufrimiento era consecutivo, por lo tanto no era la primera vez que sufrían. Pero estas situaciones revelan los profundos escenarios de injusticia que sigue azotando a Guatemala.
Guatemala es una sociedad acostumbrada al sufrimiento: Guerras, terremotos, tormentas, deslaves, conflictos sociales, económicos y políticos. La sociedad guatemalteca no es una sociedad resignada, es una sociedad que lucha, que se esfuerza, que ha aprendido a salir adelante incluso contra toda esperanza.
Agatha, afectó en todo el país en 20 de los 22 departamentos seha dicho. En el Quiché, el daño mayor sucedió en Chichicastenango, con pérdida de viviendas, cultivos e incluso de vidas humanas. Pero también hubo daños en las aldeas de Zununul y Guantajau de Sacapulas. El puente nuevo de sacapulas se partió y el río provocó inundaciones en los alrededores. El puente provisional colocado durante el Stan en el centro del pueblo que cruza el río, también sufrió severos daños y no pueden pasar vehículos solamente peatones. También fueron afectadas unas aldeas de Pachalum, a las que el rió no solo inundó, sino que destruyó las casas arrasando totalmente una aldea y dañando otras dos. San Antonio Ilotenángo sufrió el desborde de la laguna y severas inundaciones de las casas. Una casa se destruyó y otra sufrió daños. Actualmente se encuentra sin agua entubada, porque las torrentadas de agua destruyeron la tubería, destruyeron los nacimientos, o la infraestructura de los depósitos de recolección del agua. Aún así aunque hubo inundaciones y daños, no se comparan con otros casos. En otros lugares no se tiene alimento. De estos lugares, el mas atendido es Chichicastenángo.
En Quetzaltenángo, sufrió fuertes daños Almolonga y Zunil, sobre todo una aldea de este municipio que queda a la orilla de esa carretera importante que baja a la costa de Retalhuleu.
Los daños fueron fuertes y cuantiosos en distintos lugares del país: fueron duramente afectados los departamentos de Santa Rosa, Jalapa, Zacapa, Jutiapa Izabal, el departamento de Guatemala, la ciudad capital que recién salía de la lluvia de arena volcánica que estuvo regando la erupción del Volcán Pacaya. Tambien fueron afectados el departamento de Sacatepéquez, Chimaltenango, Escuintla, Retalhuleu, San Marcos, Huehuetenango, Quetzaltenango, Quiché, Sololá que apenas se levantaba del daño de la anterior tormenta Stan, fue duramente afectado también Bajaverapaz, para mencionar algunos de los lugares más dañados.
Algunos de los daños en datos de informaciones oficiales se pueden se pueden resumir así:
“Guatemala fue el país del norte del istmo centroamericano más afectado por la tormenta tropical: 152 personas murieron por las inundaciones y deslaves, según la Coordinadora Nacional para la Reducción de Desastres. En El Salvador se reportaron 10 muertos.
El martes permanecían en albergues 64.000 personas en Guatemala y casi 125.000 habían sido evacuadas de sus hogares. En Honduras hay 1.200 personas en albergues mientras que en El Salvador hubo reportes de 11.000 evacuados hasta el lunes.
Las autoridades guatemaltecas esperan que el número de fallecidos pueda aumentar debido a que hay 100 personas desaparecidas. Las carreteras han comenzado apenas a ser habilitadas.”
La Diócesis de Quiché instaló la sede de Cáritas en la zona 3 de Santa Cruz de Quiché como el lugar de acopio para la recolección de ayuda humanitaria para los afectados. La radio Quiché realiza una campaña de información y sensibilización para conseguir ayuda para los más afectados. Se ve que la ayuda general que se recolecta, la dirigen sobre todo a los lugares en donde más muertos hay, pero es necesario tomar en cuenta otras áreas que aunque no tienen muertos están igualmente afectadas y en la incertidumbre.
Padre Rigoberto Perez Garrido, Santa Cruz del Quichè

domenica 13 giugno 2010

165 - LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA ING. ÁLVARO COLOM

Signor Presidente, secondo informazioni pubblicate nel Giornale Prensa Libero del 2 di Giugno del 2010, lei ha dichiarato che "lo Stato non ordinerà la sospensione delle attività della Miniera Marlin", affermando che "fino al momento non c'è fondamento per ciò."
Queste affermazioni mettono in discussione la sua responsabilità di cercare il bene comune poiché un semplice sospetto di violazione dei diritti umani obbliga lo Stato ad agire a beneficio degli abitanti dal territorio, come prevede la Costituzione Politica della Repubblica.
La risoluzione che esige la sospensione delle attività della miniera Marlín in Sipacapa e San Miguel Ixtahuacán, San Marcos, proviene da un organismo internazionale creato nella quadro della Convenzione Americana dei diritti umani, della quale fa parte il Guatemala.
Se la decisione della Corte Interamericana dei diritti umani non è rispettata, ciò può dare luogo a che detta Corte, in base della sua giurisprudenza, condanni lo Stato del Guatemala e gli imponga l'obbligo di indennizzare i danni causati, indennizzo che dovrà essere pagato coi fondi propri del popolo del Guatemala.
Diverse organizzazioni e noi che firmiamo questa lettera deploriamo la mancanza di decisioni, da parte del suo Governo, che proteggano le risorse naturali dal nostro Paese e che si privilegi maggiormente il lucro e il guadagno immediato di compagnie nazionali e transnazionali, a danno del rispetto all'ecosistema che garantisce la qualità di vita degli uomini e donne guatemaltechi.
Ugualmente ci rattrista che nonostante le sue dichiarazioni di fare un Governo dal volto maya, le voci e le domande delle popolazioni indigene non siano stati ascoltate. Questo è il caso concreto di Sipacapa e San Miguel Ixtahuacán e della grande maggioranza di municipi di Huehuetenango.
Signor Presidente, Lei sa che una misura cautelare è semplicemente e spontaneamente un meccanismo per evitare danni maggiori o assicurare che non si leda più la vita e la dignità umana.
In un vero stato democratico, il principio di prevenire danni maggiori che mettano in pericolo la vita delle persone rafforza la democrazia.
Col rispetto che Lei merita, ma contemporaneamente con la fermezza che nasce dalla ricerca del bene dei più impoveriti ed esclusi Le chiediamo Signor Presidente che dia esecuzione alle disposizioni della Corte Interamericana dei Diritti umani.
Non desideriamo dal governo strategie dilatorie per risolvere, in modo giusto e favorevole ad una migliore qualità di vita dei guatemaltechi, tutta la problematica nata dell'attuale politica che continua concedendo licenze di esplorazione e sfruttamento minerario.

Monsignor Álvaro Ramazzini
Vescovo di San Marcos, Pastorale Social/COPAE
Rigoberta Menchú Tum
Premio Nobel della Pace, Fondazione Rigoberta Menchu Tum

164 - CARTA ABIERTA AL PRESIDENTE DE LA REPUBLICA ING. ALVARO COLOM

Señor Presidente:
Según información aparecida en el Diario Prensa Libre con fecha 2 de Junio del 2010 usted  ha declarado que “el Estado no ordenará la suspensión de las actividades de la Mina Marlin”, afirmando que “hasta el momento no hay fundamento para ello”.
Estas afirmaciones ponen en tela de juicio su responsabilidad de buscar el Bien Común ya que una simple sospecha de violación de los derechos Humanos obliga al Estado a actuar a favor de los habitantes del territorio tal como lo dispone la Constitución Política de la República.
La resolución que exige la suspensión de las actividades de la mina Marlín en Sipacapa y San Miguel Ixtahuacán, San Marcos, emana de un organismo Internacional creado en el marco de la Convención Americana de Derechos Humanos de la cual Guatemala es Estado
Parte. Si la decisión de la Corte Interamericana de Derechos Humanos no es acatada puede dar lugar a que dicha Corte, en base de su jurisprudencia, condene al Estado de Guatemala y le imponga la obligación de indemnizar los daños y perjuicios provocados indemnización que deberá ser pagada con los propios fondos del pueblo de Guatemala.
Diversas organizaciones y quienes firmamos esta carta hemos lamentado la falta de decisiones de parte de su Gobierno que protejan los recursos naturales de nuestro País y que se privilegie mas un lucro y una ganancia inmediata de compañías Nacionales y Transnacionales en desmedro del respeto al medio ambiente que garantiza una calidad de vida de los hombres y mujeres Guatemaltecos. Asimismo nos entristece que a pesar de sus declaraciones de hacer un Gobierno con rostro maya las voces y demandas de las poblaciones indígenas no hayan sido escuchadas. Este es el caso concreto de Sipacapa y San Miguel Ixtahuacán y la gran mayoría de Municipios de Huehuetenango.
Señor Presidente usted sabe que una medida cautelar es simple y llanamente un mecanismo para evitar daños mayores o asegurar que no se lesione mas la vida y la dignidad humana.
En un verdadero Estado democrático el principio de prevenir daños mayores que pongan en peligro la vida de las personas fortalece la democracia.
Con el respeto que usted merece pero al mismo tiempo con la firmeza que nace de buscar el bien de los más empobrecidos y excluidos le pedimos Señor presidente que cumpla las disposiciones de la Corte Interamericana de Derechos Humanos.
No esperaríamos del gobierno estrategias de dilación para resolver de un modo justo y favorable a una mejor calidad de vida de los guatemaltecos toda la problemática nacida de la actual política que continúa otorgando licencias de exploración y explotación minera.

Monseñor Alvaro Ramazzini
Obispo de San Marcos, Pastoral Social/COPAE
Rigoberta Menchú Tum
Premio Nobel de la Paz, Fundación Rigoberta Menchu Tum

163 - RISPOSTA ALLE RACCOMANDAZIONI DELLA CIDH SULL’ATTIVITA’ MINERARIA

Il governo guatemalteco dovrà inviare questa settimana la risposta alle raccomandazioni realizzate dalla Commissione Interamericana dei Diritti umani (CIDH, dell'Organizzazione di Stati Americani) OEA. L'organismo internazionale ha concesso, lo scorso 20 maggio, una misura cautelare in favore dei membri di 18 comunità indigene maya danneggiati dalla miniera Marlin I.
Secondo informazioni di Prensa Libre, il vicepresidente guatemalteco, Rafael Espada, ha dichiarato lunedì scorso 31 maggio che l'attività mineraria della Marlin non viola i diritti umani. In quella occasione, Espada ha commentato anche che l'analisi giuridica del caso è all’analisi della Procura Generale della Nazione (PGN) per inviare una risposta alla CIDH nei prossimi giorni.
D’accordo col vicepresidente, oltre alla PGN, anche i Ministeri di Ambiente, Energia e Miniere, e la Commissione Presidenziale in materia di Diritti umani sono incluse nel processo. Mentre la Procura è incaricata dell'analisi giuridica, i ministeri sono i responsabili dell'esame scientifico e la Commissione Presidenziale della questione dei diritti umani.
Oltre alle violazioni dei diritti umani, anche gli ambientalisti hanno risaltato che l'attività mineraria viola le leggi ambientali, tema indicato da Espada come non considerato dalla Commissione per i diritti umani. “Stanno parlando di due cose differenti, perché l'OEA sta analizzando questioni di diritti umani e delle crepe delle case per le vibrazioni delle esplosioni. Essi non stanno dicendo nulla in tema di inquinamento", ha detto il Vicepresidente.
Secondo il comunicato emesso dall’Organizzazione, la CIDH ha chiesto allo Stato guatemalteco che adotti misure per depurare le fonti di acqua delle 18 comunità colpite, e inoltre chiese di attivarsi per i problemi di salute, iniziare un programma di assistenza ed attenzione in salubrità ed adottare misure per garantire la vita e l'integrità fisica dei maya.
"La Commissione Interamericana ha sollecitato lo Stato del Guatemala a sospendere lo sfruttamento minerario del progetto Marlin e le altre attività collegate con la concessione accordata all'impresa Goldcorp/Montana Exploradora della Guatemala S.A. ed metta in essere misure effettive per prevenire l'inquinamento ambientale, fino a che la Commissione Interamericana di Diritti umani adotti una decisione sul fondo della petizione associata a questa richiesta di misure cautelari", ha rivelato la CIDH in un comunicato.
Il caso
Secondo il documento della Commissione Interamericana, la richiesta della misura cautelare sostiene che, nel novembre 2003, il Ministero dell’Energia e delle Miniere del Guatemala concesse una licenza di sfruttamento per 25 anni all'impresa Montana. Con quella licenza, la compagnia poteva sfruttare oro ed argento in un'area di 20 km2 nei municipi di Sipacapa e San Miguel Ixtahuacán, ubicati nel dipartimento di San Marcos.
Secondo i richiedenti, la concessione, oltre ad essere stata concessa senza la realizzazione di consultazioni preventive alle popolazioni danneggiate, provocò problemi ambientali ed idrologici in almeno 18 comunità maya.
"L'impresa Montana aveva cominciato la costruzione della Mina Marlin I nel 2003 e l'estrazione di oro ed argento nel 2005. I richiedenti sostengono che lo sfruttamento minerario ha generato gravi conseguenze per la vita, l'integrità personale, l'ecosistema ed i beni dei paesi indigeni danneggiati, poiché il fiume Tzalá ed i suoi affluenti sono le uniche fonti di acqua per consumo ed attività di sussistenza", ha sottolineato il comunicato della Commissione. 
(Adital, 2/06/2010)

162 - ESTADO PREPARA RESPUESTA A RECOMENDACIONES DE CIDH SOBRE ACTIVIDAD MINERA

El gobierno guatemalteco deberá enviar durante esta semana la respuesta a las recomendaciones realizadas por la Comisión Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) de la Organización de Estados Americanos (OEA). El organismo internacional otorgó, el último día 20, una medida cautelar en favor de los integrantes de 18 comunidades indígenas maya que estaban siendo afectados por la mina Marlin I.
Según informaciones de Prensa Libre, el Vicepresidente guatemalteco, Rafael Espada, declaró el lunes pasado (31), que la actividad minera en Marlin no viola los derechos humanos. En la ocasión, Espada también comentó que el análisis jurídico del caso está siendo apreciado en la Procuraduría General de la Nación (PGN) para enviar una respuesta a la CIDH en los próximos días.
De acuerdo con el vicemandatario, además de la PGN, los Ministerios de Ambiente, Energía y Minas, y la Comisión Presidencial en Materia de Derechos Humanos también están involucrados en el proceso. Mientras la Procuraduría está encargada del análisis jurídico, los ministerios son los responsables del examen científico y la Comisión Presidencial de la cuestión de los derechos humanos.
Además de las violaciones de los derechos humanos, los ambientalistas también destacaron que la actividad minera viola las leyes ambientales, asunto señalado por Espada como no considerado por la Comisión de Derechos Humanos. "Están hablando de dos cosas distintas, porque la OEA está analizando cuestiones de derechos humanos y de las fracturas de las casas por las vibraciones de las explosiones. Ellos no están diciendo nada de contaminación", destacó el Vicepresidente. 
De acuerdo con el comunicado emitido por la Organización, la CIDH pidió al Estado guatemalteco que adopte medidas para descontaminar las fuentes de agua de las 18 comunidades afectadas, así como: atender los problemas de salud, iniciar un programa de asistencia y atención en salubridad y adoptar medidas para garantizar la vida y la integridad física de los mayas.
"La Comisión Interamericana solicitó al Estado de Guatemala que suspenda la explotación minera del proyecto Marlin I y demás actividades relacionadas con la concesión otorgada a la empresa Goldcorp/Montana Exploradora de Guatemala S.A. e implemente medidas efectivas para prevenir la contaminación ambiental hasta que la Comisión Interamericana de Derechos Humanos adopte una decisión sobre el fondo de la petición asociada a esta solicitud de medidas cautelares", reveló la CIDH en un comunicado.
El caso
De acuerdo con el documento de la Comisión Interamericana, la solicitud de la medida cautelar afirma que, en noviembre de 2003, el Ministerio de Energía y Minas de Guatemala otorgó una licencia de explotación por 25 años a la empresa Montana. Con esa licencia, la compañía podía explotar oro y plata en un área de 20 km2 en los municipios de Sipacapa y San Miguel Ixtahuacán, ubicados en el departamento de San Marcos.
Según los solicitantes, la concesión, además de haber sido otorgada sin la realización de consultas previas a las poblaciones afectadas, provocó problemas ambientales e hidrológicos en por lo menos 18 comunidades mayas.
"La empresa Montana había comenzado la construcción de la Mina Marlin I en 2003 y la extracción de oro y plata en 2005. Los peticionantes sostienen que la explotación minera generó graves consecuencias para la vida, la integridad personal, el medio ambiente y los bienes del pueblo indígena afectado, ya que el río Tzalá y sus afluentes son las únicas fuentes de agua para consumo y actividades de subsistencia", destacó el comunicado de la Comisión. 
(Adital, 2/06/2010)

venerdì 11 giugno 2010

161 - CIUDAD VIEJA DE ANTIGUA

---
---

Foto Rekko 7

160 - LE TRAGEDIE CHE COLPISCONO SEMPRE GLI ULTIMI

Da due giorni sono rientrato dalla mia annuale missione in Guatemala. Nel mio viaggio di quest’anno sono stato testimone di una catastrofe “naturale” di ingenti proporzioni, della quale – come spesso capita – in Italia e in quasi tutto il resto del mondo si è parlato ben poco.
Un’eruzione del vulcano Pacaya, di proporzioni massicce, ha riempito di enormi mucchi di cenere le strade, i villaggi, l’aeroporto. E subito dopo, un uragano (denominato Agatha) di estrema violenza si è abbattuto sul Paese, scaricando una quantità di pioggia inusuale anche per la stagione delle piogge, peraltro iniziata da poco. Molti fiumi hanno esondato, con conseguenze drammatiche per la popolazione e per le cose, trecento ponti sono crollati, e fra questi una ventina di grande comunicazione. Duecento persone hanno perduto la vita, altre centinaia sono rimaste gravemente ferite, decine ancora mancano all’appello, centocinquantamila gli sfollati.
Danni incommensurabili hanno subito l’agricoltura e quasi tutte le attività produttive. Interi villaggi sono stati evacuati, alcuni sono stati praticamente spazzati via dalla furia degli elementi. Anche importanti aree cittadine sono state incredibilmente danneggiate, come nella capitale Ciudad de Guatemala, dove per esempio si è formata una voragine di decine di metri che ha praticamente inghiottito un isolato, o come nella Ciudad Vieja di Antigua Guatemala, dove molte abitazioni sono andate distrutte e dove si contano numerosi morti e scomparsi.
Ma soprattutto le aldeas, i villaggi più poveri, le comunità rurali, hanno sofferto e stanno soffrendo le conseguenze di quanto  accaduto. E in qualche caso stanno cominciando solo adesso, dopo una settimana, a ricevere i primi aiuti. In molti posti non c’è letteralmente nulla da mangiare né acqua potabile di cui servirsi.
Nella zona  del lago Atitlàn, dipartimento di Sololà, alcuni villaggi, come per esempio San Antonio Palopò, località nota per la bellezza dei manufatti tessili che vi si producono, sono stati quasi cancellati dalla carta geografica. Qualcuno ricorderà che queste località solo cinque anni fa erano state colpite dalla furia dell’uragano Stan, che aveva fatto mille morti e distrutto moltissime infrastrutture del Paese.
Come sempre i più poveri pagano il prezzo più alto delle catastrofi “naturali”, parola che – come noterete – continuo a scrivere fra virgolette, perché se è vero che sono gli elementi naturali a determinare queste disgrazie, è altrettanto vero che sono l’insipienza, la sciattoneria, la corruzione, l’inefficienza, il menefreghismo degli esseri umani e della gran parte dei ceti e dirigenziali a voler mantenere una situazione sociale ed ambientale di degrado e di squilibrio che non può far altro che moltiplicare per cento i danni del sommovimento della natura.
Guarda caso sono le zone più deforestate a franare in maniera disastrosa, guarda caso sono i villaggi più poveri, magari costruiti su vere e proprie discariche di rifiuti e dove l’esclusione sociale è massima, a rimanere sepolti sotto il fango; sono le strade fatiscenti delle campagne più sperdute a rimanere interrotte per settimane, guarda caso sono i più miseri a rimanere completamente senza diritto di accesso alle cure mediche.
Ma adesso occorre uno sforzo massimo e straordinario da parte di tutti.
Da parte di tutti quelli che ci conoscono e che in varie occasioni ci sono stati vicini.
Da parte di chi non si rassegna e non si da per vinto, nella convinzione che quello che accade in posti come il Guatemala sia un problema di tutti.
Da parte di chi pensa che le sofferenze  dei poveri non siano meno importanti quando accadono in paesi lontani.
Pippo Tadolini, Presidente di “Amici di Rekko 7” (Onlus) di Ravenna,
5 giugno 2010
                                                                                                                                   
Per sostenere i progetti di AMICI DI REKKO e collaborare all’emergenza: Banca Popolare di Ravenna
IBAN IT93 G 05640 13100 000000020228 intestato ad “AMICI di REKKO 7”