Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


giovedì 29 dicembre 2011

563 - POLEMICA AL COMPIMENTO DEI 15 ANNI DEGLI ACCORDI DI PACE


Oggi si compiono 15 anni dalla firma degli accordi della pace che hanno messo fine al conflitto armato interno che durò 36 anni, ed è motivo di festeggiamento per il Governo, e di rifiuto per gruppi sociali.
Le lamentele, alcune condivise dal presidente Álvaro Colom e dal suo successore, Otto Pérez Molina, si incentrano nel fatto che gli accordi di pace hanno fatto tacere le armi e gettato le basi per dare vita a un'agenda nazionale, ma questo è ancora in attesa di realizzarsi. 
Alcuni settori sociali vedono grandi ritardi nel compimento degli impegni e frustrazioni storiche accumulate.
Colom che oggi ha a suo carico il cambio della rosa, si è giustificato, perché, ha detto, è stato sette anni "creando le condizioni per la firma della pace."
Ha aggiunto che è stato il primo funzionario a visitare le aree colpite dal conflitto armato, come Nuevo Xalbal, Ixcán, Quiché, quando dirigeva il Fondo Nazionale per la Pace.
Pérez Molina è riunito con membri del Consiglio Nazionale per il Compimento degli Accordi di Pace, per stabilire un rilancio di quel piano nel 2012, ponendo enfasi nella sicurezza, giustizia e cambiamento climatico.
Il futuro governante, che ha detto di non essere stato invitato ai festeggiamenti di oggi, ha promesso di riunirsi col Consiglio prima della presa di possesso, il prossimo 14 gennaio, per ascoltare progetti concreti sul rilancio.
Poco da celebrare
Al contrario, ieri è stata effettuata una commemorazione alternativa di quell'avvenimento, organizzata dalla Convergenza Nazionale Maya Waqib´Kej, con attività culturali nella Piazza della Costituzione.
Secondo il dirigente contadino Daniel Pascual, la data non invita alla celebrazione, perché "le cause della guerra, come la discriminazione, il razzismo e patriarcato, continuano ad essere latenti". 
La mancanza di compimento degli accordi da parte dello Stato impedisce a quei raggruppamenti di condividere le celebrazioni del governo centrale e della Municipalità, ha aggiunto Pascual.
La Convergenza segnala ritardi negli accordi su Aspetti Socioeconomici e Situazione Agraria, ed Identità e Diritti dei Popoli Indigeni.
Indica anche che i governi, dopo la firma della pace, hanno continuato con "lo stesso modello economico" e non hanno intrapreso riforme profonde dello Stato.
Yolanda Chali, dirigente di Convergenza, ha segnalato che lo Stato è ancora il principale attore che viola i diritti umani.
Prensa Libre, 29/12/2011

562 - POLÉMICA AL CUMPLIRSE 15 AÑOS DE LLEGAR LA PAZ

Hoy se cumplen 15 años de la firma de los acuerdos de la paz, que pusieron fin al conflicto armado interno que duró 36 años, lo cual es motivo de festejo para el Gobierno, y de rechazo para grupos sociales.
Las quejas, algunas compartidas por el presidente Álvaro Colom y su sucesor, Otto Pérez Molina, se centran en que el pacto silenció las armas y sentó las bases para impulsar una agenda de nación, pero esta sigue pendiente de alcanzarse.
Sectores sociales ven grandes retrasos en el cumplimiento de los compromisos y frustraciones históricas acumuladas.
Colom, quien tendrá a su cargo hoy el cambio de la rosa, se justificó porque, dijo, estuvo siete años “creando las condiciones para la firma de la paz”.
Agregó que fue el primer funcionario en visitar áreas afectadas por el conflicto armado, como Nuevo Xalbal, Ixcán, Quiché, cuando dirigió el Fondo Nacional para la Paz.
Pérez Molina se reunió ayer con integrantes del Consejo Nacional para el Cumplimiento de los Acuerdos de Paz, para acordar un relanzamiento de ese plan en el 2012, con énfasis en seguridad, justicia y cambio climático.
El futuro gobernante, quien dijo que no fue invitado a los festejos de hoy, prometió reunirse con el Consejo antes de la toma de posesión, el próximo 14 de enero, para escuchar planteamientos concretos sobre el relanzamiento.
Poco que celebrar
En contraste, ayer se efectuó una conmemoración alternativa de aquel acontecimiento, organizada por la Convergencia Nacional Maya Waqib´Kej, con actividades culturales en la Plaza de la Constitución.
Según el dirigente campesino Daniel Pascual, la fecha no invita a la celebración, pues “causas de la guerra como la discriminación, el racismo y patriarcado siguen latentes”.
La falta de cumplimiento de los acuerdos por parte del Estado impide a esas agrupaciones compartir las celebraciones del gobierno central y la Municipalidad, agregó Pascual.
La Convergencia señala regazos en los acuerdos sobre Aspectos Socioeconómicos y Situación Agraria, e Identidad y Derechos de los Pueblos Indígenas.
También indican que los gobiernos, luego de la firma de la paz, siguieron “el mismo modelo económico” y no emprendieron reformas profundas del Estado.
Yolanda Chali, dirigente de Convergencia, señaló que el Estado aún es el principal violador de los derechos humanos.
Prensa Libre 29/12/2011

martedì 27 dicembre 2011

661 - STUDIO DEL GRUPPO DI APPOGGIO MUTUO DOCUMENTA PERMANENTI VIOLAZIONI AI DIRITTI UMANI

Lungi dal migliorare, la violenza e la situazione dei diritti umani in Guatemala stanno peggiorando. La constatazione è del Gruppo di Appoggio Mutuo (GAM), che ha divulgato una relazione con i dati del mese di novembre, per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica nazionale ed internazionale. Il dossier mette in guardia sul fatto che la violenza è aumentata del 3,3% in relazione con gli 11 mesi dell'anno precedente.
Secondo il GAM, in dieci anni di impunità e violenza, oltre 53.000 persone persero la vita, cifra che supera le morti avvenute in 36 anni di guerra civile. Un altro dato che rivela la situazione del paese è l'aumento della violenza e crudeltà dei delitti contro le donne. Nel 2011, anche gli indici degli atti violenti contro le donne sono aumentati. Le informazioni sono un'allerta per mettere in pratica azioni integrali che possano arginare la criminalità.
La relazione del GAM mostra che il sabato e la domenica in Guatemala non sono giorni di ozio e riposo, ma di paura. I fine settimana sono indicati come i periodi più pericolosi della settimana. Fino al mese di ottobre, la media è di sei persone morte a settimana.
Anche l'indice di morti violente spaventa, perché invece di diminuire, è aumentato a 3,051. Ci sono anche speculazioni che il numero sia molto maggiore, poiché i dati sulle morti violente sono presi dei mezzi di comunicazione. Dai dati dell'Istituto Nazionale di Scienze Forensi del Guatemala (Inacif), si ritiene che l'aumento sia stato di 5,679. L'attuale tasso di omicidi del paese, secondo il GAM, è di 38,6 morti ogni 100.000 abitanti.
Le armi continuano ad essere i principali strumenti che causano morti nel paese. Il 86,2% delle morti violente è stato provocato da queste armi, mentre le armi bianche sono state responsabili del 5,51% dei casi e le bastonate hanno assassinato al 4 %.
Anche i massacri sono motivo di preoccupazione, perché generalmente rimangono nell'impunità. Il GAM ha cominciato a monitorare questo tipo di casi in virtù della frequenza e della grande quantità di persone innocenti morte in solo un atto criminale. In novembre, il numero di vittime di massacri è salito a 49; di questi, 36 sono morti a causa di una azione violenta, e 13 sono rimasti feriti.
Il GAM indica anche che quelli che più soffrono per la violenza sono le popolazioni di Città del Guatemala, Villa Nueva e Mixco. In questi municipi si registrarono le maggiori quantità di vittime: 722, 186 e 171, rispettivamente. Anche la presenza di commissariati modello non riesce a contenere la criminalità nelle regioni.
In contropartita, i municipi di San Pedro Sacatepéquez, 8 vittime, Fraijanes, 5, e San Raimundo (2) sono stati considerati i meno violenti e quelli che hanno registrato la minore quantità di vittime.
In relazione alle professioni di maggiore rischio, quella di autista di autobus, considerata la più rischiosa negli ultimi tre anni, ha ceduto il posto a quella di commerciante. 113 professionisti di questo ramo sono stati uccisi. Anche le statistiche elencano al secondo e terzo posto le professioni di autista di trasporto pubblico (84) e di agricoltore (64).
Anche la violenza contro le donne deve essere ricordata, perché secondo il GAM, esse "continuano ad essere per eccellenza le vittime in tutti gli ambiti". Questo anno, le violenze contro le donne sono aumentate del 2% se si confrontano i dati del 2010. Questo mostra la necessità di dare più attenzione ai delitti commessi contro le donne, e non solo i delitti comuni, ma anche quelli relazionati con la violenza all’interno della famiglia.
Adital, 16/12/2011

560 - ESTUDIO DEL GRUPO DE APOYO MUTUO COMPRUEBA PERMANENTES VIOLACIONES A LOS DDHH

Lejos de mejorar, la violencia y la situación de los Derechos Humanos en Guatemala sólo empeoran. La constatación es del Grupo de Apoyo Mutuo (GAM), que divulgó un informe con datos del mes de noviembre para llamar la atención de la opinión pública nacional e internacional. El informe alerta sobre el hecho de que la violencia ha crecido un 3,3% en relación con los 11 meses del año anterior.
De acuerdo con el GAM, en diez años de impunidad y violencia más de 53 mil personas perdieron la vida, cifra que supera las muertes ocurridas en 36 años de guerra civil. Otro dato que revela la situación del país es el aumento de la violencia y crueldad de los delitos contra las mujeres. En 2011, los índices de actos violentos contra ellas también subieron. Las informaciones son un alerta para la puesta en práctica de acciones integrales que puedan cohibir la criminalidad.
El informe del GAN muestra que el sábado y el domingo en Guatemala no son días de ocio y descanso, sino de miedo. El fin de semana es señalado como el período más peligroso de la semana. Hasta el mes de octubre, el promedio es de seis personas muertas por fin de semana.
El índice de muertes violentas también asusta, porque en lugar de disminuir, aumentó 3,051. Hay también especulaciones de que el número sea bastante mayor, ya que los datos sobre muertes violentas son tomados de los medios de comunicación. Basado en datos del Instituto Nacional de Ciencias Forenses de Guatemala (Inacif), se cree que el aumento haya sido de 5,679. La actual tasa de homicidios del país, según el GAM, es de 38,6 muertes cada 100 mil habitantes.
Las armas de fuego continúan siendo los principales instrumentos causantes de las muertes en el país. El 86,2% de las muertes violentas fueron provocadas por estas armas, mientras que las armas blancas fueron responsables del 5,51% de los casos y las golpizas victimaron al 4,0%.
Las masacres también son motivo de preocupación, pues generalmente terminan en la impunidad. El GAM comenzó a monitorear este tipo de casos en virtud de la recurrencia y de la gran cantidad de personas inocentes muertas en sólo un acto delictivo. En noviembre, el número de víctimas de masacres subió a 49; de éstos, 36 murieron durante una acción violenta, y 13 quedaron heridos.
El GAM también relata que los que más sufren por la violencia son las poblaciones de la ciudad de Guatemala, Villa Nueva y Mixco. En estos municipios se registraron las mayores cantidades de víctimas: 722, 186 y 171, respectivamente. Inclusive la presencia de comisarías modelo no logra cohibir la criminalidad en las regiones.
En contrapartida, los municipios de San Pedro Sacatepéquez (8 víctimas), Fraijanes (5) y San Raimundo (2) fueron considerados los menos violentos y los que produjeron la menor cantidad de víctimas fatales.
En relación con las profesiones de mayor riesgo, la de conductor de ómnibus –considerada la más vulnerable en los últimos tres años- salió del tope y dio lugar a la de comerciante. 113 profesionales de este ramo fueron muertos. Las estadísticas también reportan en el segundo y tercer lugar las profesiones de conductor de transporte de colectivo (84) y de agricultor (64).
La violencia contra la mujer también necesita ser recordada, porque según el GAM, ellas "siguen siendo las víctimas por excelencia en todos los ámbitos”. Este año, las envestidas violentas contra las mujeres aumentaron un 2% si se compara con datos de 2010. Esto muestra la necesidad de dar más atención a los delitos cometidos contra ellas y no sólo a los llamados delitos comunes, sino también a los relacionados con la violencia intrafamiliar.
Adital, 16/12/2011

venerdì 23 dicembre 2011

559 - LO STATO GUATEMALTECO RICONOSCE RESPONSABILITÀ NEL MASSACRO DI LAS DOS ERRES

Il presidente Álvaro Colom ha riconosciuto a nome dello Stato guatemalteco la responsabilità nel massacro di Las Dos Erres, in un incontro realizzato nel Palazzo Nazionale della Cultura. Ciò come parte del compimento della sentenza della Corte Interamericana di Diritti umani (CIDH), del 24 novembre 2009.
Francisco Arriaga, uno dei sopravvissuti, aveva chiesto alla giustizia guatemalteca di investigare gli autori intellettuali del massacro; gli ordini vennero dall’alto, sono più colpevoli quelli che ordinarono di realizzare questo genocidio rispetto agli esecutori.
Il massacro di Las Dos Erres fu commesso tra il 6 e l’8 dicembre di 1982, quando un gruppo di soldati appartenenti ad una gruppo elite denominato kaibil assassinò 201 persone, tra uomini, donne e bambini.
Adital, 16/12/2011

558 - ESTADO GUATEMALTECO RECONOCE RESPONSABILIDAD EN MASACRE DE LAS DOS ERRES

El presidente Álvaro Colom reconoció en nombre del estado guatemalteco la responsabilidad en la masacre de Las Dos Erres en un acto realizado en el Palacio Nacional de la Cultura. Esto como parte del cumplimiento de la sentencia de la Corte Interamericana de Derechos Humanos (CIDH) del 24 de noviembre de 2009.
Francisco Arriaga, uno de los sobrevivientes, pidió a la justicia guatemalteca que se investigue a los autores intelectuales de la matanza; las órdenes vinieron de arriba, son más culpables los que ordenaron realizar este genocidio que quienes lo hicieron, indicó.
La masacre de Las Dos Erres fue cometida entre el 6 y 8 de diciembre de 1982, cuando un grupo de soldados pertenecientes a un grupo élite denominado kaibil asesinó 201 personas, entre hombres, mujeres y niños.
Adital, 16/12/2011

domenica 18 dicembre 2011

557 - 279 MIGRANTI GUATEMALTECHI SONO STATI ASSASSINATI QUESTO ANNO

Statistiche delle istituzioni che vigilano sui diritti degli emigranti indicano che nel 2011 sono stati rimpatriati in Guatemala 279 cadaveri di migranti dagli Stati Uniti e dal Messico. Secondo quanto è indicato, un totale di 29.211 guatemaltechi sono stati rimpatriati in 2011.
Isabel Enríquez, coordinatrice del Tavolo Nazionale per le Migrazioni (Menamig), ha indicato che di ogni dieci corpi non identificati che sono seppelliti nelle fosse comuni in Messico, sei sono migranti centroamericani. E’ stato indicato che di ogni dieci donne migranti, sei sono vittime di abusi e violenza sessuale, "un altro indicatore che dimostra razzismo e xenofobia contro gli emigranti."
La Pastorale della Mobilità Umana, ha informato che nel 2011, sono stati deportati dagli Stati Uniti, 29.211 guatemaltechi e dal Messico 29.209, per un totale di 59.000 guatemaltechi.
Mauro Verzeletti, segretario aggiunto del Pastorale, ha lamentato questa situazione, come la morte degli emigranti che cercano opportunità in un altro paese.
Due giorni fa è un guatemalteco stato assassinato dalla pattuglia di confine dell'Arizona, negli Stati Uniti. L'informazione preliminare afferma che il giovane aveva 28 anni, era originario di Rio Hondo, Zacapa. "È da condannare che le autorità migratorie stiano agendo in questo modo, quando un emigrante si altera, perché semplicemente un emigrante si è alterato quando è stato imprigionato dalle autorità migratorie, gli hanno sparato, esistono altri meccanismi che non devono togliere la vita alle persone, è una brutta pratica che si sta estendendo al Messico e agli Stati Uniti", ha riferito.
Nel quadro della Celebrazione della Giornata Internazionale delle Persone Migranti e del XXI anniversario della Convenzione per la Protezione dei Diritti di tutti i Lavoratori Migranti e le loro famiglie, si svolgerà un evento di 8 giorni di attività, che inizia il 10 di dicembre e si conclude il 18 dicembre.
Le azioni delle differenti organizzazioni, che includono anche la Procura dei Diritti umani e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), intendono realizzare una campagna che cerca la ratifica e l'applicazione della Convenzione del 1990, sulla libertà di circolazione e il diritto di scegliere dove stabilirsi, la chiusura dei centri di detenzione delle persone di altre nazionalità e la cancellazione dei programmi ed accordi che violino i diritti umani alle frontiere.
CEG, 6 - 12 dicembre 2011

556 - UNOS 279 MIGRANTES GUATEMALTECOS HAN SIDO ASESINADOS ESTE AÑO

Estadísticas de las instituciones que velan por los derechos de los migrantes indican que en 2011 han sido repatriados a Guatemala 279 cadáveres de víctimas migrantes desde Estados Unidos y México. Según se indica, un total de 28,211 guatemaltecos han sido repatriados en 2011.
Isabel Enríquez, coordinadora de la Mesa Nacional para las Migraciones (Menamig), indicó que de cada diez cuerpos no identificados que depositan en las fosas comunes en México, seis son migrantes centroamericanos. Según se indicó, de cada diez mujeres migrantes, seis son víctimas de abusos y violencia sexual, “otro indicador que demuestra racismo y xenofobia en contra de los migrantes”.
La Pastoral de Movilidad Humana, informó que en lo que va del año, han sido deportados desde Estados Unidos, 29,211 guatemaltecos y desde México 29,209 lo que hace un total de 59 mil guatemaltecos.
Mauro Verzeletti, secretario adjunto de la Pastoral, lamentó esta situación, así como la muerte de los migrantes que buscan una oportunidad en otro país.
Hace dos días fue asesinado un guatemalteco por la patrulla fronteriza de Arizona, Estados Unidos. La información preliminar da cuenta que el joven tenía 28 años, era originario de Río Hondo Zacapa. “Es repudiable que las autoridades migratorias estén actuando de esta forma, cuando un migrante se altera, porque simplemente un migrante se ha alterado cuando fue aprisionado por las autoridades migratorias, le dispararon, existe otro mecanismo que no necesita quitar la vida de las personas, es una mala práctica que se está extendiendo a México y a Estados Unidos”, refirió.
En el marco de la Celebración del Día Internacional de las Personas Migrantes y el XXI aniversario de la Convención sobre la Protección de los Derechos de todos los Trabajadores Migratorios y sus Familias, se llevará a cabo una jornada de 8 días de activismo, que inicia el 10 de diciembre y concluye el 18.
Las acciones de las diferentes organizaciones, que también incluyen a la Procuraduría de los Derechos Humanos y el Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Refugiados (ACNUR), pretenden realizar una campaña que busca la ratificación y la aplicación de la Convención de 1990, sobre la libertad de circulación y el derecho de elegir donde establecerse, el cierre de los centros de detención de personas de otras nacionalidades y la cancelación de los programas y acuerdos que violen los derechos humanos en las fronteras.
CEG, 6 - 12 de diciembre 2011

domenica 11 dicembre 2011

555 - PERCHÉ HANNO VOTATO PER PÉREZ MOLINA LE AREE DISTRUTTE DALLA GUERRA?

Una semplice croce bianca di cemento indica il luogo, vicino al ponte attraverso il quale si entra nel piccolo villaggio di Chel, nel dipartimento dell’altopiano guatemalteco del Quiché, dove 95 civili maya ixil furono brutalmente assassinati il 3 aprile 1982.
Non c’è nessuna targa, né fiori, né i nomi incisi sulla pietra, solo un umile promemoria degli uomini e donne crivellati a colpi di arma da fuoco o fatti a pezzi a fendenti e dei bambini, i cui piccoli corpi furono gettati contro le rocce dai soldati della Task Force Gumarcaj.
Il massacro è descritto nei dettagli in "Guatemala: Memoria del silenzio", la relazione elaborata dalla Commissione per il Chiarimento Storico, patrocinata dalle Nazioni Unite, dopo la firma degli Accordi di Pace nel 1996.
Agli inizi della decade del 1980, i municipi come il Triangolo Ixil, Santa María Nebaj, San Gaspar Chajul e San Juan Cotzal, nel Quiché, si erano trasformati in uno dei principali scenari delle operazioni insurrezionali dell'Esercito Guerrigliero dei Poveri (EGP).
"La guerriglia sono i pesci. Il popolo è il mare. Se non puoi prendere i pesci, devi prosciugare il mare". Così giustificava il dittatore Efraín Ríos Montt (1982-83) le sue azioni brutali contro la popolazione ixil nel tentativo di eliminare le forze ribelli.
Il presidente eletto del Guatemala, il generale ritirato dell'esercito Otto Pérez Molina, fu uno dei comandanti della Task Force Gumarcaj, ubicata a Chajul, dove 26 villaggi furono distrutti totalmente o parzialmente, si verificarono dieci massacri, 317 civili disarmati furono assassinati e 9.000 persone furono sfollate.
I risultati delle elezioni di quest’anno rivelano un dato sorprendente: la maggioranza di elettori delle tre municipalità ixil hanno scelto Pérez Molina nel primo turno elettorale. Ma questo risultato si capovolse durante il ballottaggio, il 6 novembre, quando questi elettori hanno scelto il candidato oppositore Manuel Baldizón.
Vincoli con molteplici massacri
Nel marzo 1982, un mese prima del massacro di Chel, era stata commessa un'altra atrocità, questa volta nel municipio di Rabinal, nel dipartimento settentrionale di Baja Verapaz, dove le Pattuglie di Difesa Civile, come erano conosciute le forze paramilitari, assassinarono 70 donne e 107 bambini.
Rabinal ha votato massicciamente per il conservatore Partito Patriota (PP) di Pérez Molina, sia al primo turno che al ballottaggio, in due elezioni generali consecutive. Questo sembra confermare una tendenza preoccupante: alcune delle popolazioni maya, che subirono la peggiore violenza della politica di "terra bruciata" dell'Esercito, appoggiano un candidato che partecipò attivamente a quel capitolo sanguinoso della storia del Guatemala.
Juan Dionisio Marcos de Leon, leader giovanile maya di Nebaj, nacque un anno dopo i massacri nel Triangolo Ixil, ma è molto informato sulla storia del suo paese. Ha detto che, paradossalmente, molta gente in Nebaj considera Rios Montt come un eroe. "Amano Rios Montt perché secondo loro ha fatto costruire la strada nell'area ixil. Ma ciò era stato fatto allo scopo di poter mobilitare l’esercito, non per beneficiare la popolazione ixil", ha detto De Leon.
I parenti di quegli assassinati dall'Esercito tendono a scegliere opzioni non militari, come il partito governante Unità Nazionale della Speranza (UNE). Il resto tende a votare indipendentemente per il candidato che distribuisca più donazioni, indipendentemente se è un generale ritirato dell'Esercito che assassinò il suo popolo.
Perché il cambiamento?
Ma perché le tre municipalità ixil votarono per Pérez Molina nel primo turno e per Baldizón nel ballottaggio?
Il politologo Renzo Rosal, dell'Università Rafael Landívar, afferma che le atrocità della guerra non crearono una coscienza antimilitare tra le popolazioni indigene colpite, a causa della breccia generazionale tra gli elettori di oggi e i danneggiati dal conflitto armato.
"Alle nuove generazioni interessa guardare avanti, la storia è come una zavorra che cercano di negare", disse.
Quindici anni dopo gli Accordi di Pace, il Ministero dell’Educazione non ha ancora incluso il conflitto armato e le sue cause nel piano di studi. Come risultato, una nuova generazione dei guatemaltechi non è informata della propria storia.
Gli ex paramilitari hanno ancora un forte potere sulle strutture politiche locali e molte popolazioni indigene sono profondamente conservatrici a causa dell'influenza delle chiese evangeliche, che normalmente predicano che gli stessi poveri sono i colpevole della loro situazione, aggiunge Rosal.
Della stessa opinione è Edgar Gutiérrez, collaboratore principale di Mons. Juan José Gerardi nell'elaborazione della relazione Recupero della Memoria Storica (REMHI), un sforzo diretto dalla Chiesa Cattolica per registrare le violazioni dei diritti umani commesse durante il conflitto armato.
"I massacri in sé sono un dato che crea una frattura nella storia e nella vita delle comunità. Ma che cosa succede poi? Chi ha interpretato quella storia durante gli ultimi trenta anni? Nella maggioranza di luoghi è stato l'Esercito quello che è rimasto, dicendo ‘vi abbiamo salvati, [i gruppi guerriglieri] vi hanno ingannato, vi hanno usato e vi hanno abbandonato", ha detto Gutiérrez.
"Io sono tornato, dopo il REMHI, in varie comunità dove raccolsi le testimonianze e la gente continua a parlare dello stesso passato con la stessa amarezza, ma ora aggiunge gli inganni del governo, il fatto dell’incompleto risarcimento e l'assalto di bande giovanili. Non c'è una connessione diretta tra quel passato dantesco e il significato di un governo del PP", aggiunse.
Adital, 08/12/2011

554 - ¿POR QUÉ VOTARON POR PÉREZ MOLINA LAS ZONAS ASOLADAS POR LA GUERRA?

Una sencilla cruz blanca de cemento marca el lugar, junto al puente por el que se entra a la pequeña aldea de Chel, en el departamento altiplánico guatemalteco del Quiché, donde 95 civiles mayas ixil fueron brutalmente asesinados el 3 de abril de 1982.
No hay ninguna placa, ni flores, ni nombres grabados en piedra, sólo un humilde recordatorio de los hombres y mujeres acribillados a balazos o tajeados a machetazos y los infantes cuyos pequeños cuerpos fueron lanzados contra las rocas por soldados de la Fuerza de Tarea Gumarcaj.
La masacre está descrita detalladamente en "Guatemala: Memoria del silencio”, el informe elaborado por la Comisión para el Esclarecimiento Histórico patrocinada por Naciones Unidas, después de firmarse los Acuerdos de Paz en 1996.
A inicios de la década de 1980, los municipios como el Triángulo Ixil: Santa María Nebaj, San Gaspar Chajul y San Juan Cotzal, en el Quiché, se habían convertido en uno de los principales escenarios de las operaciones insurgentes del Ejército Guerrillero de los Pobres (EGP).
"La guerrilla son los peces. El pueblo es el mar. Si no puedes atrapar los peces, tienes que secar el mar”. Así justificaba el dictador Efraín Ríos Montt (1982-83) sus embestidas brutales contra la población ixil en un esfuerzo por expulsar a las fuerzas rebeldes.
El presidente electo de Guatemala, el general retirado del Ejército Otto Pérez Molina, fue uno de los comandantes de la Fuerza de Tarea Gumarcaj, estacionada en Chajul, donde 26 aldeas fueron destruidas total o parcialmente, se produjeron 10 masacres, 317 civiles desarmados fueron asesinados y 9,000 personas fueron desplazadas.
Los resultados de las elecciones de este año revelan un hallazgo sorprendente: la mayoría de votantes de las tres municipalidades ixil escogieron a Pérez Molina en la primera ronda. Sin embargo, este resultado se invirtió durante la segunda vuelta, el 6 de noviembre, cuando dichos votantes favorecieron al candidato opositor Manuel Baldizón.
Vínculos con múltiples masacres
En marzo de 1982, un mes antes de la masacre de Chel, se cometió otra atrocidad, esta vez en la municipalidad de Rabinal, en el departamento norteño de Baja Verapaz, donde las Patrullas de Defensa Civil, como eran conocidas las fuerzas paramilitares, asesinaron a 70 mujeres y 107 niños.
Rabinal votó masivamente por el derechista Partido Patriota (PP) de Pérez Molina, en primera y segunda ronda, en dos elecciones generales consecutivas. Esto parece confirmar una tendencia preocupante: algunas de las poblaciones mayas que llevaron la peor parte de la política de "tierra arrasada” del Ejército, apoyan a un candidato que participó activamente en ese capítulo sangriento de la historia de Guatemala.
Juan Dionisio Marcos de León, líder juvenil maya de Nebaj, nació un año después de las masacres en el Triángulo Ixil, pero está muy al tanto de la historia de su pueblo. Dijo que, paradójicamente, mucha gente en Nebaj considera a Ríos Montt como un héroe. "Adoran a Ríos Montt porque según ellos llevó la carretera al área ixil. Pero eso lo hizo con el objetivo planificado de movilizar un cuerpo militar, no para beneficiar al pueblo ixil”, dijo De León.
Los familiares de los asesinados por el Ejército tienden a elegir opciones no militares, como el partido gobernante Unidad Nacional de la Esperanza (UNE). El resto tiende a votar por el candidato que reparta más dádivas, independientemente de si es un general retirado del Ejército que asesinó a su pueblo.
¿Por qué el giro?
Pero ¿por qué las tres municipalidades ixil votaron por Pérez Molina en la primera ronda y por Baldizón en la segunda?
El politólogo Renzo Rosal, de la Universidad Rafael Landívar, dice que las atrocidades de la guerra no crearon una conciencia antimilitar entre las poblaciones indígenas afectadas debido a la brecha generacional entre los votantes de hoy y los afectados por el conflicto armado.
"A las nuevas generaciones les interesa ver hacia adelante, la historia es como un lastre que intentan negar”, dijo.
Quince años después de los Acuerdos de Paz, el Ministerio de Educación todavía no ha incluido el conflicto armado y sus causas en el plan de estudios. Como resultado, una nueva generación de los guatemaltecos no está enterada de su propia historia.
Los ex paramilitares tienen aún un fuerte poder sobre las estructuras políticas locales y muchas poblaciones indígenas son profundamente conservadoras debido a la influencia de las iglesias evangélicas, que suelen predicar que los mismos pobres son los culpables de su situación, agrega Rosal.
De la misma opinión es Edgar Gutiérrez, colaborador principal de Mons. Juan José Gerardi en la elaboración del informe Recuperación de la Memoria Histórica (REMHI), un esfuerzo dirigido por la Iglesia Católica para registrar violaciones de los derechos humanos cometidas durante el conflicto armado.
"Las matanzas en sí mismas son un dato que rompe la historia y la vida de las comunidades. Pero ¿qué pasa después? ¿Quién interpretó esa historia durante los últimos 30 años? En la mayoría de lugares fue el Ejército el que quedó diciendo ‘los hemos rescatado, [los grupos guerrilleros] los engañaron, los usaron y los abandonaron’”, dijo Gutiérrez.
"Yo he vuelto, después del REMHI, a varias de las comunidades donde recogí testimonios y la gente sigue hablando del mismo pasado con la misma amargura, sólo que ahora agrega los engaños del gobierno, lo incompleto del resarcimiento y el asalto de pandillas juveniles. No hay una conexión directa entre ese pasado dantesco y el significado de un gobierno del PP”, añadió
Adital, 08/12/2011

domenica 4 dicembre 2011

553 - IL VESCOVO ÁLVARO RAMAZZINI ESIGE ‘COERENZA ETICA ' AI PAESI DEL NORD


L’oro non è la vita per le comunità guatemalteche. “Appoggiamo la resistenza pacifica delle comunità indigene contro le attività minerarie”. Il vescovo guatemalteco Álvaro Ramazzini della diocesi di San Marcos ha chiesto in Svizzera una maggiore "coerenza etica nella politica di sviluppo" verso il suo paese. E ha richiamato la società civile del Nord ad esigere più trasparenza nelle relazioni commerciale Nord-Sud.
"Oggi nessuno sa realmente quali sono i guadagni delle imprese che operano nel nostro paese", ha sottolineato.
"La società civile deve impegnare tutte le sue forze affinché le relazioni commerciali si basino sulla giustizia e non sul profitto", ha segnalato l'alto prelato durante una visita a Berna, organizzata dalla Rete Guatemala ed Amnesty International / Svizzera, con l'appoggio di altre ONG elvetiche che promuovono la Campagna "Diritti senza frontiere".
È importante, ha insistito il vescovo cattolico romano, creare coscienza affinché la società dei paesi del Nord del mondo capisca che il proprio benessere non deve basarsi sulla mancanza di benessere dei paesi del Sud del mondo.
“Non si deve allontanare lo sguardo e l'attenzione verso il Guatemala", ha sottolineato il vescovo di San Marcos, diocesi dove è attiva l'impresa mineraria canadese Marlin, “il cui sfruttamento di risorse naturali, in particolare oro e argento, non lascia nulla alla nostra gente" e produce solamente "danni ecologici irreparabili", ha sottolineato.
Situazione guatemalteca
Una radiografia rapida della situazione sociale attuale del paese centroamericano, include, come elemento principale, l'aumento del problema già cronico della povertà, con corollari significativi come l'incremento delle migrazioni verso gli Stati Uniti d’America, nonostante le misure sempre di più restrittive di quel paese, ha affermatoRamazzini.
La situazione di miseria, prosegue il prelato di San Marcos, si manifesta anche negli alti livelli di denutrizione infantile, che colpisce il 59% dei bambini tra 1 e 5 anni.
Quella realtà strutturale "legata strettamente all'attuale modello neoliberale imperante", spinge i settori contadini - come quelli della sua regione -, a "produrre papavero per guadagnare denaro. Si è rafforzato negli ultimi anni il potere del narcotraffico in diverse zone del paese", con la sua conseguenza di armi, militarizzazione e violenza crescente.
Droghe ed armi, un "binomio inseparabile" secondo il vescovo cattolico, che ha evidenziato l'aumento significativo negli ultimi anni, in particolare, della violenza contro le donne.
La responsabilità dello Stato
A livello economico, si mantiene l'attuale modello polarizzante, con il correlato della "grande concentrazione". Diverse fonti, sottolinea il vescovo, indicano che la ricchezza del paese si concentra oggi, praticamente, nelle mani di 59 famiglie.
In quel quadro, lo Stato presenta una grande fragilità. "Richiama gli investimenti stranieri senza imporre misure o regolamentazioni che aiutino il paese ad uscire dalla povertà".
Ciò si esprime, per esempio, nel terreno del settore minerario, con lo sfruttamento da parte delle multinazionali, che non rispettano gli accordi dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, sottoscritti dal Guatemala. Come l’Accordo 169, che esige la consultazione preventiva delle comunità indigene prima di implementare qualunque progetto nei loro territori, spiega.
E per quello che "il diritto alla consultazione previa appare oggi come un chiara e importante rivendicazione delle comunità. È un momento in cui i popoli indigeni continuano ad acquisire coscienza dei loro diritti", enfatizza. Per quel motivo "appoggiamo la resistenza pacifica delle comunità contro il settore minerario.... E continueremo a farlo".
Un esempio concreto: la Miniera Marlin, della Goldcorp, di origine canadese – che opera attraverso la Montana Exploradora del Guatemala - insediata nel territorio del Municipio San Miguel di Ixtahuacán, in San Marcos. I "suoi dirigenti non danno informazioni né sui guadagni reali, né sull'inquinamento dei fiumi o delle acque sotterranee, né sull'impatto del drenaggio acido", enfatizza Ramazzini.
Con l'aggravante del disprezzo totale per mettere le proprie ricchezze a disposizione delle necessità sociali, spiega il vescovo membro della Conferenza Episcopale del Guatemala. "Il contratto originale stabiliva che la Marlin doveva pagare per imposte e regalie l’1%. In quel tempo, 4 anni fa, l'oncia di oro si vendeva a 420 dollari statunitensi. Due mesi fa l'oncia di oro è arrivata a 1.510 dollari.... E tuttavia continuano sempre a pagare l’1% del prezzo base di quattro anni" fa, denuncia.
Coscienza cittadina internazionale
Ci ribelliamo, sottolinea il leader cattolico di San Marcos, "contro l'atteggiamento dei paesi ricchi che mantengono il loro stile di vita a costo della povertà delle nazioni povere e poi offrono un po' di cooperazione, molte volte condizionata su quello che bisogna fare con la stessa cooperazione".
E sottolinea, in quel senso, l'importanza di iniziative delle società civili del Nord, come la Svizzera, che ha appena lanciato la Campagna "Diritti senza Frontiere", per esigere alle filiali delle multinazionali elvetiche, che operano nel Sud del mondo, il rispetto dei diritti umani ed ambientali secondo gli stessi criteri vigenti in Svizzera.
"Non solo è importante lo svolgimento della Campagna, ma anche assicurare che dopo, gli obiettivi dell'iniziativa si realizzino pienamente", sottolinea il vescovo guatemalteco.
Il rispetto di questa iniziativa "sarebbe una dimostrazione di coerenza etica nella politica di sviluppo" della Svizzera. Indicando, come sintesi, grandi sfide e responsabilità delle nazioni ricche.
In un momento internazionale molto importante ed appropriato. "Stiamo a soli quattro anni del termine stabilito per l’applicazione degli Obiettivi del Millennio.... E sono poche le nazioni che hanno adempiuto, per esempio, la proposta di destinare lo 0,7% del Prodotto Interno Lordo per la cooperazione allo sviluppo. È ora di fare passi significativi", conclude Ramazzini.
[Sergio Ferrari, di E-CHANGER, ONG svizzera di cooperazione solidale membro della Campagna "Diritti senza Frontiere"].
Adital, 30/11/2011

552 - OBISPO ÁLVARO RAMAZZINI EXIGE ‘COHERENCIA ÉTICA’ A LOS PAÍSES DEL NORTE

El oro no es la vida para las comunidades guatemaltecas. "Apoyamos la resistencia pacífica de las comunidades indígenas contra la minería”.
El Obispo guatemalteco Álvaro Ramazzini de la diócesis de San Marcos exigió en Suiza una mayor "coherencia ética en la política de desarrollo” hacia su país. Y llamó a la sociedad civil del Norte a exigir más transparencia en las relaciones comerciales Norte-Sur.
"Hoy nadie sabe realmente cuáles son las ganancias de las empresas que operan en nuestro país”, enfatizó.
"La sociedad civil debe poner todas sus fuerzas para que las relaciones comerciales se basen en la justicia y no en el provecho”, señaló el alto prelado durante una visita a Berna, organizada por la Red Guatemala y Amnistía Internacional /Suiza con el apoyo de otras ONG helvéticas que promueven la Campaña "Derecho sin Fronteras”.
Es importante, insistió el obispo católico romano, hacer conciencia para que la sociedad del norte entienda que su bienestar no debe basarse en la falta de bienestar de los pueblos del sur.
"No se debe perder la mirada y la atención hacia Guatemala”, subrayó el obispo de San Marcos, diócesis donde se concentra la empresa minera canadiense Marlin, cuya explotación de recursos naturales, en particular el oro y la plata, "no le deja nada a nuestra gente” y produce, solamente, "daños ecológicos irreparables”, subrayó.
Situación guatemalteca
Una radiografía rápida de la situación social actual del país centroamericano, incluye, como síntoma principal el aumento del problema ya crónico de la pobreza, con corolarios significativos como el incremento de la migración hacia los Estados Unidos de Norteamérica, a pesar de las medidas cada vez más restrictiva de este país, expresó Ramazzini.
La situación de miseria, insiste el prelado de San Marcos, se expresa también en los altos niveles de desnutrición infantil, que golpean al 59 % de los niños de entre 1 y 5 años.
Esa realidad estructural, "ligada estrechamente al actual modelo neoliberal imperante”, empuja a sectores campesinos - como los de su región-, a "producir amapola para ganar dinero. Se ha ido fortaleciendo en los últimos años el poder del narcotráfico en diversas zonas del país”, con su consecuencia de armas, militarización y violencia creciente.
Drogas y armas, un "binomio inseparable” según el dirigente católico, quien advirtió sobre el aumento significativo en los últimos años, particularmente, de la violencia contra las mujeres.
La responsabilidad del Estado
A nivel económico, se mantiene el actual modelo polarizante, con el correlato de la "gran concentración”. Diversas fuentes, analiza el obispo, indican que la riqueza del país se concentra hoy, prácticamente, en las manos de 59 familias.
En ese marco, el Estado presenta una gran fragilidad. "Llama a la inversión extranjera sin imponer medidas o reglamentaciones que ayuden al país a salir de la pobreza”.
Eso se expresa, por ejemplo, en el terreno de la minería, con explotaciones de trasnacionales que no respetan los convenios de la Organización Internacional del Trabajo, suscriptos por Guatemala. Como el 169, que exige la consulta previa de las comunidades indígenas antes de implementar cualquier proyecto en sus territorios, explica.
Y de allí que "el derecho a la consulta previa aparece hoy como una clara y sostenida reivindicación de las comunidades. Es un momento en que los pueblos indígenas van ganando conciencia sobre sus derechos”, enfatiza. Por eso, "apoyamos la resistencia pacífica de las comunidades contra la minería...Y lo seguiremos haciendo”.
Un ejemplo concreto: la Mina Marlin, de la Goldcorp, de origen canadiense – explotada a través de la Montana Exploradora de Guatemala- instalada en el territorio del Municio San Miguel de Ixtahuacán, en San Marcos. "Sus directivos, no dan información ni sobre las ganancias reales, ni sobre la contaminación de los ríos o las aguas subterráneas, ni sobre el impacto del drenaje ácido”, enfatiza Ramazzini.
Con el agravante del desprecio total por ajustar sus riquezas a las necesidades sociales, explica el miembro de la Conferencia Episcopal de Guatemala. "El contrato original establecía que la Marlin debía pagar por impuestos y regalías el 1%. En ese entonces, hace 4 años, la onza de oro se vendía a 420 dólares estadounidenses. Hace apenas dos meses la onza de oro llegó a 1.510 dólares...Y sin embargo siempre siguen pagando el 1% del precio de base de hace cuatro años”, denuncia.
Conciencia ciudadana internacional
Nos rebelamos, subraya el líder católico de San Marcos, "contra la actitud de los países ricos que mantienen su estilo de vida a costa de la pobreza de las naciones pobres y luego dan un poco de cooperación, muchas veces condicionada a exigencias sobre lo que hay que hacer con la misma”.
Y subraya, en ese sentido, la importancia de iniciativas de las sociedad civil del norte, como la suiza, que acaba de lanzar la Campaña "Derecho sin Fronteras” para exigir a las filiales de las trasnacionaleshelvéticas que operan en el sur, el respeto de los derechos humanos y ambientales según los mismos criterios vigentes en Suiza.
"No solo es importante la Campaña en marcha, sino también asegurar que luego, los términos de la iniciativa se cumplan plenamente”, subraya el obispo guatemalteco.
El respeto de esta iniciativa "sería una muestra de coherencia ética en la política del desarrollo” de Suiza. Indicando, a manera de síntesis, grandes desafíos y responsabilidades de las naciones ricas.
En un momento internacional muy importante y oportuno. "Estamos a solo cuatro años del plazo definido para que se apliquen los Objetivos del Milenio...Y son muy pocas las naciones que han cumplido, por ejemplo, con la proposición de destinar el 0.7% del Producto Interno Bruto para la cooperación al desarrollo. Es hora de dar pasos significativos”, concluye Ramazzini.
[Sergio Ferrari, colaboración de prensa de E-CHANGER, ONG suiza de cooperación solidaria miembro de la Campaña "Derecho sin Fronteras”].
Adital, 30/11/2011

domenica 27 novembre 2011

551 - MISSIONE INTERNAZIONALE VERIFICA CARENZE NELLA PROTEZIONE DELLE DONNE E CHIEDE IMPEGNO PER COMBATTERE IL FEMMINICIDIO

Solamente durante questo anno oltre 430 donne sono state assassinate in Guatemala; nel 2010 il numero era arrivato a 685 vittime. Nonostante una Legge contro il Femminicidio ed altre forme di violenza contro la Donna - promulgata nel 2008 - il paese registra i maggiori indici di femminicidio dell'America Centrale. Con lo sguardo su questa realtà, l'Alianza para la Acción: Prevenendo il femminicidio e altre forme di violenza contro le donne in Guatemala ha realizzato nei giorni 21 e 22 un forum. L'evento è stato realizzato alcuni giorni dopo la prima visita della Missione Internazionale in Guatemala.
L'organizzazione è giunta alla conclusione che la violenza contro le donne e le bambine è un problema strutturale ed è basato su relazioni diseguali di potere, nelle quali l'uomo è sempre privilegiato a danno della donna.
Anche le analisi realizzate nel paese hanno portato alla conclusione che la violenza di genere ed il femminicidio si aggravano per la mancanza di politiche di prevenzione, investigazione, sanzione e riparazione del danno di fronte alla violenza subita dalle vittime. La Missione Internazionale richiama specialmente l'attenzione sulla mancanza di indagine dei delitti commessi contro le donne. Non
investigandosi e non punendosi, aumentano i delitti e si permette, tacitamente, la loro ripetizione. 
Durante la visita si è constatato che il Guatemala non può contare su registri minimi che qualifichino il femminicidio attraverso variabili che considerino la violenza alla quale sono state sottomesse le donne assassinate, la loro relazione con il criminale ed il luogo del delitto. Il paese non ha nemmeno registri o protocolli di ricerca ed indagine immediata delle donne scomparse, che non siano in relazione con l'età.
"Lo Stato è stato incapace di proteggere la vita delle donne e delle protettrici dei diritti delle donne di fronte alla pericolosità degli aggressori e non è giustificabile che non si operino la cattura e le indagini dei sospetti, o siano lasciati in libertà”, condanna la missione internazionale.
Durante la visita, sono state realizzate riunioni con importanti istituzioni vincolate al tema dell'accesso alla giustizia delle donne vittime di violenza. In questi incontri si sono stabiliti impegni che devono essere compiuti per ridurre le morti e tutti i tipi di violenza di genere.
Myrian Ovalle de Monroy, direttrice generale dell'Istituto Nazionale di Scienze Forensi, si è impegnata a migliorare il flusso di informazione affinché la società civile sappia che cosa succede con centinaia di donne tutti i giorni. Insieme al Ministero Pubblico, anche l'Istituto di Scienze Forensi investiga e realizza la persecuzione dei delitti contro le donne.
Altro importante impegno è stato garantito dal Claudia Paz y Paz, titolare della Promotoría General de la Republica, che ha concordato con la creazione di un registro con dieci variabili, socio-demografiche, del delitto e processo che aiuterà ad analizzare la problematica del femminicidio nel paese.
La deputata Mirza Arriaga, anche segretaria della Commissione della Donna del Congresso, si è unita alla lotta e ha affermato che incorporerà all'agenda legislativa la ratifica dello Statuto di Roma, promuoverà una campagna tra i sindaci ed altre autorità per sensibilizzarli sul femminicidio e aumenterà il budget destinato alle attività di promozione delle donne.
Dopo tali importanti impegni, la missione internazionale ha rivolto un richiamo al governo guatemalteco affinché adotti e dia priorità alla sicurezza cittadina che garantisca la vita e l'integrità delle donne. Anche la popolazione è stata invitata a collaborare denunciando le sparizioni delle donne per dare visibilità a tutti i tipi di abusi contro di loro.
Adital, 24/11/2011

550 - MISIÓN INTERNACIONAL VERIFICA DEFICIENCIAS EN LA PROTECCIÓN DE LA MUJER Y PIDE COMPROMISO PARA COMBATIR FEMINICIDIO

Solamente durante este año, más de 430 mujeres fueron asesinadas en Guatemala; en 2010 este número llegó a 685 víctimas. A pesar de contar con una Ley contra el Femenicidio y Otras Formas de Violencia contra la Mujer –promulgada en 2008- el país registra los mayores índices de femenicidio de América Central. Con la mirada puesta en esta realidad, la Alianzapara la Acción: Previniendo los femenicidios y otras formas de violencia contra las mujeres en Guatemala realizó durante los días 21 y 22 un forum de conclusiones. El evento se realizó unos días después de la primera visita de la Misión Internacional a Guatemala.
La organización llegó a la conclusión de que la violencia contra las mujeres y las niñas es un problema estructural y está basado en relaciones desiguales de poder en las que el hombre siempre fue privilegiado en detrimento de la mujer.
Los análisis realizados en el país también concluyeron que la violencia de género y el femenicidio se agravan por la falta de políticas de prevención, investigación, sanción y reparación del daño ante la violencia sufrida por las víctimas. La Misión Internacional llama la atención en especial sobre la falta de investigación de los delitos cometidos contra las mujeres. Al no investigarse y no castigar, se corroboran los delitos y se permite, tácitamente, su continuidad.
Durante la visita se constató que Guatemala no cuenta con registros mínimos que caractericen el femenicidio a través de variables que consideren la violencia a que fue sometida la mujer asesinada, su relación con el criminal y el lugar del delito. El país también carece de registros o protocolos de búsqueda e investigación inmediata de mujeres desaparecidas que no establezca relación con la edad.
"El Estado ha sido incapaz de resguardar la vida de las mujeres y las defensoras de los derechos de las mujeres ante la peligrosidad de los agresores y no es justificable que no se operen las capturas e investigaciones ante los sospechosos, o se les deje en libertad”,condena Misión Internacional.
Durante la visita, se realizaron reuniones con importantes instituciones vinculadas al tema del acceso a la justicia de las mujeres víctimas de violencia. En estos encuentros se establecieron compromisos que deben ser cumplidos para desacelerar las muertes y todos los tipos de violencia de género.
Myrian Ovalle de Monroy, directora general del Instituto Nacional de Ciencias Forenses se comprometió a mejorar el flujo de información para que la sociedad civil sepa qué ocurre con cientos de mujeres todos los días. Junto con el Ministerio Público, el Instituto de Ciencias Forenses también va a investigar y realizar el seguimiento de los delitos contra las mujeres.
Otro importante compromiso fue garantizado por la Promotora Claudia Paz y Paz, titular de la Promotoría General de la República, quien concordó con la creación de un registro con diez variables (socio-demográficas, del delito y proceso) que ayudará a analizar la problemática del femenicidio en el país.
La diputada Mirza Arriaga, secretaria de la Comisión de la Mujer del Congreso, también se unió a la lucha y afirmó que incorporará a la agenda legislativa la ratificación del Estatuto de Roma, promoverá una campaña entre los alcaldes y demás autoridades para sensibilizarlos sobre el femenicidio y aumentará el presupuesto destinado a las actividades de avance de las mujeres.
Inclusive después de tales importantes compromisos garantizados, la Misión Internacional hizo un llamado al gobierno guatemalteco para que adopte y priorice medidas de seguridad ciudadana que garanticen la vida y la integridad de las mujeres. La población también fue invitada a colaborar denunciando desapariciones de mujeres para dar visibilidad a todos los tipos de abusos en su contra.
Adital, 24/11/2011

mercoledì 23 novembre 2011

549 - I RESTI DI DUE VITTIME DEL DIARIO MILITARE DEL GUATEMALA TROVATI IN UNA FOSSA COMUNE

Fondazione di Antropologia Forense del Guatemala li identifica dal loro DNA.
Il corpo di due uomini, la cui scomparsa è stata denunciata nel 1984 nel famoso Diario Militare del Guatemala, sono stati localizzati in un'antica base militare alla periferia della capitale ed identificate con la prova del DNA, secondo la Fondazione di Antropologia Forense del Guatemala, che ha annunciato questa mattina la sua scoperta in una conferenza stampa.
I resti appartengono ad Amancio Samuel Villatoro e Sergio Saúl Linares Morales, entrambi catturati dalle forze di sicurezza in momenti separati e che non sono mai tornati dai loro parenti. Non si è saputo nulla del loro destino fino al 1999, quando il Securty National Archive rivelò pubblicamente il Diario Militare, un libro di annotazioni militari creato a metà degli anni ‘80 per registrare il sequestro, detenzione illegale e morte di persone selezionate, Villatoro e Linares tra di loro. Oggi, 27 anni dopo la loro sparizione e 12 anni dopo la pubblicazione del diario, quell'informazione è stata confermata.
"È un evento sorprendente in un caso che è venuto a simbolizzare l'impunità e l’ingiustizia che permane in Guatemala 15 anni dopo che il sanguinoso conflitto armato interno è terminato" ha commentato Kate Doyle, analista capo e direttrice del Progetto Guatemala del National Securty Archive. Tra i 200.000 civili assassinati durante la guerra, si stima che siano oltre 40.000 le vittime di sparizione forzata - uomini, donne e bambini catturati nelle città e zone del conflitto dalle forze di sicurezza statali o dalle forze paramilitari, interrogate torturate e segretamente uccise, i cui corpi furono gettati in luoghi remoti o sepolti in fosse comuni. Pochi dei resti dei desaparecidos sono stati ritrovati e solamente tre casi sono stati portati in giudizio penale, con la condanna di antichi militari o ufficiali di polizia.
National Security Archives Non Electronic Briefing Book. 363
22/11/2011

548 - REMAINS OF TWO OF GUATEMALA'S DEATH SQUAD DIARY VICTIMS FOUND IN MASS GRAVE

Forensic Anthropology Foundation of Guatemala identifies them through DNA
Washington, D.C., November 22, 2011 - The bodies of two men whose disappearance in 1984 was recorded in the notorious Guatemalan "death squad diary" have been located on a former military base outside the capital and positively identified through DNA testing, according to the Forensic Anthropology Foundation of Guatemala, which announced its findings in a press conference this morning.
The remains belong to Amancio Samuel Villatoro and Sergio Saúl Linares Morales, both captured by security forces in separate incidents and never seen by their families again. Nothing about their fates was known until 1999, when the National Security Archive publicly released the death squad diary, a military logbook created in the mid-1980s to record the abduction, secret detention and deaths of scores of people, Villatoro and Linares among them.
In their entries, the document contains a coded reference to their executions. Today, 27 years after their disappearance and 12 years after the publication of the logbook, that information has been confirmed.
"It is an astonishing development in a case that has come to symbolize the impunity and injustice that persist in Guatemala 15 years after its bloody civil conflict ended," commented Kate Doyle, National Security Archive Senior Analyst. Among the 200,000 civilians killed during the war, there were an estimated 40,000 victims of forced disappearance - men, women and children seized in the cities and conflictive zones by state security or paramilitary forces, interrogated, tortured and secretly executed, their bodies dumped in remote sites or buried in mass graves. Few of the remains of the disappeared have ever been found and only three cases have led to prosecutions resulting in the conviction of former military or police officers.
National Security Archive Electronic Briefing Book No. 363
22/11/2011

547 - RESTOS DE DOS VICTIMAS DEL DIARIO MILITAR DE GUATEMALA ENCONTRADOS EN UNA FOSA COMUN

Fundación de Antropología Forense de Guatemala los identifica por su ADN.
El cuerpo de dos hombres cuya desaparición fue registrada en 1984, en el famoso Diario Militar de Guatemala, han sido localizados en una antigua base militar en las afueras de la capital e identificadas por medio de la prueba de ADN, de acuerdo a la Fundación de Antropologìa Forense de Guatemala, que anunció su descubrimiento en una conferencia de prensa esta mañana.
Los restos pertenecen a Amancio Samuel Villatoro y Sergio Saúl Linares Morales, ambos capturados por las fuerzas de seguridad en incidentes separados y que nunca volvieron a ser vistos por sus familiares. No se supo nada acerca de su destino hasta en 1999, cuando el Archivo de Seguridad Nacional reveló públicamente el Diario Militar, un libro de anotaciones militares creado a mediados de los 1980s para registrar el secuestro, detención ilegal y muerte de gente escogida, Villatoro y Linares entre ellos. Hoy, 27 años después de su desaparición y 12 años después de la publicación del diario, esa información ha sido confirmada.
“Es un evento asombroso en un caso que ha venido a simbolizar la impunidad e injusticia que persiste en Guatemala 15 años después que su sangriento conflicto armado interno finalizara,” comentó Kate Doyle, analista en jefe y directora del Proyecto Guatemala del Archivo de Seguridad. Entre los 200,000 civiles asesinados durante la guerra, hubo un estimado de 40,000 víctimas de desaparición forzada – hombres, mujeres y niños copados en las ciudades y zonas conflictivas por las fuerzas de seguridad estatales o fuerzas paramilitares, interrogadas torturadas y secretamente ejecutadas, sus cuerpos fueron arrojados en lugares remotos o enterrados en fosas comunes. Pocos de los restos de los desaparecidos han sido encontrados y solamente tres casos han sido llevados a persecución penal resultando en la condena de antiguos militares u oficiales de policía.
National Security Archive Electronic Briefing Book No. 363
22/11/2011

mercoledì 16 novembre 2011

546 - L’ONU CONDANNA NUMERO DI LINCIAGGI E RACCOMANDA RECUPERARE VALORI INDIGENI

In un comunicato, l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani in Guatemala (ONU-diritti Umani) condanna l'aumento dei linciaggi avvenuti nel paese. Solamente nel mese di ottobre ci sono stati cinque casi che hanno causato la morte a quattro persone e ne hanno lasciate cinque ferite. Per l'ONU, ciò conferma la tendenza del peggioramento della situazione, manifestato durante l'anno.
Il documento informa che nel 1996, anno in cui finì il conflitto interno in Guatemala e si firmarono gli Accordi di Pace, 47 persone morirono o rimasero ferite come conseguenza dei linciaggi. Nell’anno 2000, il numero arrivò a 115 vittime e nel 2011, fino al momento, il paese registra già 234 vittime dei linciaggi, cioè, un aumento superiore al 100%.
Secondo i dati ONU, i dipartimenti con maggior casi di linciaggio quest’anno sono gli stessi con maggiori indice di aggressione registrati tra 1996 e 2000: Huehuetenango (24), Quetzaltenango (23), Guatemala (16), Quiché (16), San Marcos, 13, e Sololá (9).
L'ONU segnala che i casi di linciaggio possono essere considerati eredità del conflitto interno (1960-1996). "La spiegazione più probabile della persistenza di questa tendenza è che sono stati i dipartimenti più colpiti dal conflitto armato interno. Ciò implica che la pratica dei linciaggio iniziò durante il conflitto armato e che in nessun modo si iscrive nel quadro dei sistemi di giustizia indigena", si segnala.
In quel senso, il comunicato considera che la tradizione indigena può aiutare a porre fine ai linciaggi, e raccomanda allo Stato di "rivitalizzare i sistemi indigeni di giustizia e le sue forme tradizionali di soluzione delle controversie; rafforzare il ruolo delle autorità indigene; avvicinare la giustizia alle zone rurali ed urbane emarginate e superare i modelli culturali violenti e l'esistenza di meccanismi sociali violenti, costituiscono la strada per sradicare il fenomeno di linciaggi."
Per il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per le Esecuzioni Extragiudiziali, Philip Alston, i linciaggi hanno origine nel vuoto di potere causato dal conflitto interno, sommato alla disintegrazione dei modelli di convivenza tradizionale, alla rottura del sistema di governance e giustizia indigena, e all'imposizione di un modello sociale militarizzato. Egli considera la pratica dei linciaggi come risultato dell'inadempimento dello Stato del proprio dovere di proteggere i cittadini.
Il relatore ha citato inoltre il caso dell'ex-sindaco di San Juan Cotzal, dipartimento di Quiché, accusato di incitare il linciaggio di un poliziotto. Secondo Alston, il fatto dimostra la possibilità che i linciaggi siano relazionati alla presenza di gruppi paralleli di sicurezza che contano con una struttura militare, un elemento ereditato dal conflitto interno.
Adital, 01/11/2011

545 - ONU CONDENA NÚMERO DE LINCHAMIENTOS Y RECOMIENDA RECUPERAR VALORES INDÍGENAS

En un comunicado, la Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos en Guatemala (ONU-Derechos Humanos) condena el aumento de linchamientos existentes en el país. Solamente este mes de octubre hubo cinco casos, que llevaron a la muerte a cuatro personas y dejaron cinco heridas. Para el órgano, esto confirma una tendencia de empeoramiento del cuadro de situación, manifestado durante el año.
El documento informa que en 1996, año en que terminó el conflicto interno en Guatemala y se firmaron los Acuerdos de Paz, 47 personas murieron o quedaron heridas como consecuencia de linchamientos. El año 2000, el número llegó a 115 víctimas y, en 2011, hasta el momento, el país ya registra 234 víctimas de linchamiento, o sea, un aumento superior al 100%.
De acuerdo con la ONU, los departamentos con más casos de linchamiento este año son los mismos con mayores índices de agresión que los registrados entre 1996 y 2000: Huehuetenango (24), Quetzaltenango (23), Guatemala (16), Quiché (16), San Marcos (13) y Sololá (9).
El órgano señala que los casos de linchamiento pueden ser considerados herencia del conflicto interno (1960-1996). "La explicación más probable de la persistencia de esta tendencia es que fueron los departamentos más afectados por el conflicto armado interno. Ello implica que la práctica de linchamiento fue aprendida durante el conflicto armado y que de ninguna manera se inscribe en el marco de los sistemas de justicia indígena”, se señala.
En ese sentido, el comunicado considera que la tradición indígena puede ayudar a terminar con los linchamientos, y recomienda al Estado "revitalizar los sistemas indígenas de justicia y sus formas tradicionales de solución de controversias; fortalecer el papel de las autoridades indígenas; acercar la justicia a las zonas rurales y urbanas marginadas y superar los patrones culturales violentos y la existencia de mecanismos sociales autoritarios, siguen constituyendo el camino para erradicar el fenómeno de linchamientos”.
Para el Relator Especial de las Naciones Unidas sobre Ejecuciones Extrajudiciales, Philip Alston, los linchamientos tienen origen en el vacío de poder causado por el conflicto interno, sumado a la destrucción de los modelos de convivencia tradicional, a la ruptura del sistema de gobernanza y justicia indígena, y a la imposición de un modelo social militarizado. Él considera la práctica de linchamiento como resultado del incumplimiento del Estado de su deber de proteger a los ciudadanos y ciudadanas.
El relator citó además el caso del ex-alcalde de San Juan Cotzal, departamento de Quiché, acusado de incitar el linchamiento de un policía. En la opinión de Alston, el hecho demuestra la posibilidad de que los linchamientos estén relacionados con la presencia de grupos paralelos de seguridad, que cuentan con una estructura militar, más un elemento heredado del conflicto interno.
Adital, 01/11/2011

mercoledì 9 novembre 2011

544 - OTTO PÉREZ MOLINA: "È ORA PRIORITÀ TROVARE RISORSE"

Dopo avere conquistato la Presidenza, il generale ritirato Otto Pérez Molina ha annunciato che la sua strategia lo porta al Congresso per condurre battaglie politiche alla ricerca delle risorse necessarie per il suo piano di governo e per consolidare alleanze.
Ha affermato che la vicepresidente eletta, Roxana Baldetti, si presenta al potere legislativo con il proposito di cercare consensi, poiché non vogliono negoziare quote di potere né opere per raggiungere gli obiettivi di un migliore budget.
Pérez Molina ha concesso a Prensa Libre, in differenti momenti della giornata, una prospettiva generale delle prime azioni da implementare nel suo futuro governo.
D. Ci sono molte priorità per il nuovo governo, quale è quella che più gli preoccupa?
R. Certamente sarà la ricerca delle risorse necessarie per compiere gli impegni assunti nella campagna elettorale. Per questo ho sollecitato che da domani—oggi—, il vicepresidente eletto, Roxana Baldetti, riprenda le sue attività parlamentari, per riuscire un presupposto che ci permetta di raggiungere in buona misura le promesse della campagna. La strategia ci indica che la battaglia deve essere ora nel Congresso. È ora prioritario trovare risorse.
D. Il progetto di budget che ha presentato il Ministero delle Finanze è efficace per gli interessi di paese?
R. Ovviamente; benché dovessimo orientare nuovamente una percentuale del progetto per raggiungere i nostri obiettivi.
D. Quanto potrebbero reorientare?
R. Più o meno il 20% del progetto di budget che è di Q59.000 milioni.
D. Su quali ministeri metterete maggiore enfasi in quanto alle risorse?
R. Sicuramente nel ministero dell’Agricoltura, Interni e sviluppo sociale. Quelle sono le nostre priorità. Benché tutto lo Stato sia, in realtà, una priorità.
D. Ma la battaglia nel Congresso non sarà facile; ci sono molte situazioni che ostacoleranno quello desiderio. Che garanzie ha che questo succeda?
R. La cosa prima che abbiamo fatto è rivolgere un appello alla ricerca dell’interesse nazionale, a cercare progetti che siano a beneficio della maggioranza. Sappiamo che l'appoggio di alcuni schieramenti sarà complicato, ma confidiamo che per il bene del paese si riesca ad ottenere un budget in linea con le necessità della Guatemala.
D. Sarete disposti ad approvare l'ampliamento che sollecita l'attuale governo, sarebbe come una forma di baratto?
R. Per quel motivo parliamo di progetti nazionali. Bisogna pensare al paese, e tutto ciò che sarà finalizzato al miglioramento lo approveremo.
Per quel motivo abbiamo deciso che Roxana ritorni al Congresso, affinché possa guidare quelle negoziazioni che sappiamo che non saranno facili; tuttavia, confidiamo nel fatto che le cose vadano bene.
D. Perché si negarono alcune settimane fa ad approvare l'ampliamento?
R. Noi non neghiamo mai all'approvazione di quelle risorse.
Quello che lo schieramento —del PP— ha sollecitato è stata trasparenza; quella la sollecitiamo sempre.
Ma, in definitiva, rivolgiamo un appello già da ora ai partiti, e soprattutto ai deputati che non sono stati eletti, affinché mandino un messaggio positivo approvando il nuovo bilancio.
D. La sicurezza è la sua principale offerta. Che garanzie ha la popolazione che le condizioni migliorino?
R. Il gabinetto di governo lavorerà sul tema della sicurezza al mio fianco. Io mi impegno a lavorare il 70% del mio tempo per migliorare le condizioni di sicurezza dei guatemaltechi.
Siamo stati molto diligenti nella realizzazione degli impegni della campagna elettorale e voglio onorare ognuno di essi.
D. Avrà forti oppositori nel momento in cui non riuscirà ad avere risultati?
R. Avremo forti oppositori durante tutto il governo, ma crediamo che con carattere, trasparenza e dedicazione possiamo cambiare la forma di fare politica nel paese.
Gli oppositori politici non mi preoccupano tanto quanto il popolo non soddisfatto della gestione politica.
D. Come riuscirete ad ampliare la base tributaria? poiché da lì si potrebbero rafforzare le finanze dello Stato.
R. Vi sono due vie: la prima è la riduzione dell'Imposta sul reddito dal 31 al 25%. Il grande accordo nazionale fiscale contempla quella riduzione affinché più imprese entrino alla base tributaria.
Secondo: eliminare le esenzioni sull'Imposta al Valore Aggiunto, affinché quelle risorse arrivino allo Stato. Ciò senza dimenticare la lotta contro il contrabbando che potrebbe generare tra Q6.000 milioni e Q10.000 milioni all'anno che ora si perdono.
D. Vuole dire che si commineranno le sanzioni?
Chiaro, pensiamo che ciò che viene pignorato di contrabbando venga bruciato, per inviare un messaggio forte.
D. Abbiamo parlato delle sue prime azioni come presidente. Come ottenerlo in salute, sicurezza e generando investimenti?
R. Inizieremo ad avere squadre, esperti ognuno in un tema, affinché possano darci soluzioni. Per questo costituiremo con attenzione il consiglio che starà completo nei prossimi giorni.
D. Come presidente eletto, può darci i nomi dei funzionari che l'accompagneranno?
R. Posso anticiparne tre: Mauricio López Bonilla, agli Interni; Alejandro Sinibaldi, alle Comunicazioni, e Francisco Arredondo, al Ministero della Salute.
D. Francisco Villagrán e Pavel Centeno andranno alla Cancelleria e alle Finanze?
R. Ambedue si candidano per occupare quei posti, ma in lista ci sono più nomi.
D. Può anticiparci quei nomi?
R. Li faremo conoscere a suo tempo. (risate)
D. Programma dei viaggi per iniziare ad avvicinarsi con governi amici?
R. Ovviamente. Abbiamo programmato visite negli USA, Messico, El Salvador, Honduras e Colombia, ma questo avverrà se le cose non si verificano come lo programmiamo, perché non servirebbe a nulla viaggiare per cercare alleanze con altri paesi se le cose in Guatemala non vanno bene.
D. Le organizzazioni dei diritti umani che hanno discusso il suo passato temono che ci saranno restrizioni ai diritti e alle libertà, che ne cosa pensa?
R. Il rispetto dei diritti umani, la libera espressione, la libertà di movimento e tutto ciò che la Costituzione garantisce saranno rispettati nel mio governo.
D. Harold Caballeros ed Adela de Torrebiarte figurano tra le sue scelte per il gabinetto?
R. Mi piacerebbe che mi accompagnassero, benché essi abbiano progetti propri e non parliamo mai di posti in cambio di appoggio.
D. Che cosa succederà con funzionari come il giudice Claudia Paz e Helen Mack?
R. Entrambe realizzano un buon lavoro nel Ministero Pubblico e nella riforma alla Polizia. Mi piacerebbe che continuino quelli lavori nel mio governo.
Prensa Libre 8/11/2011

543 - OTTO PÉREZ MOLINA: “ES PRIORIDAD AHORA ENCONTRAR RECURSOS”

Después de haber ganado la Presidencia, el general retirado Otto Pérez Molina anunció que su estrategia los lleva al Congreso para librar batallas políticas en busca de los recursos necesarios para su plan de gobierno y consolidar alianzas.
Afirmó que la vicepresidenta electa, Roxana Baldetti, llegará hoy al Legislativo con el propósito de buscar consensos, ya que no van a negociar cuotas de poder ni obras para lograr los objetivos de un mejor presupuesto.
Pérez Molina le concedió a Prensa Libre, en distintos momentos del día, una perspectiva general de las primeras acciones por implementar en su futuro gobierno.
D. Hay muchas prioridades para el nuevo gobierno, ¿cuál es la que más le preocupa?
R. Definitivamente será la búsqueda de los recursos necesarios para cumplir con los compromisos adquiridos en la campaña. Por ello he solicitado que desde mañana —hoy—, la vicepresidenta electa, Roxana Baldetti, reanude sus actividades parlamentarias, para lograr un presupuesto que nos permita alcanzar en buena medida las promesas de campaña. La estrategia nos indica que la batalla debe ser ahora en el Congreso. Es prioridad ahora encontrar recursos.
D. ¿El proyecto de Presupuesto que presentó el Ministerio de Finanzas funciona para los intereses de país?
R. Por supuesto; aunque tendremos que reorientar un porcentaje del proyecto para alcanzar nuestros objetivos.
D. ¿Cuánto podrían reorientar?
R. Más o menos el 20 por ciento del proyecto de presupuesto, que es de Q59 mil millones.
D. ¿En qué ministerios pondrán énfasis en cuanto a los recursos?
R. Definitivamente en Agricultura, Gobernación y desarrollo social. Esas son nuestras prioridades. Aunque todo el Estado es, de hecho, una prioridad.
D. Pero la lucha en el Congreso no será fácil; hay muchas situaciones que dificultarán ese deseo. ¿Qué garantías tiene de que esto suceda?
R. Lo primero que hemos hecho es hacer un llamado a la búsqueda de intereses nacionales, a buscar proyectos de país que beneficien a la mayoría. Sabemos que el apoyo de algunas bancadas será complicado, pero confiamos en que por el bien del país se logre un presupuesto acorde con las necesidades de Guatemala.
D. Ustedes estarán dispuestos a aprobar la ampliación que solicita el actual gobierno, ¿sería como una forma de trueque?
R. Por eso hablamos de proyectos de nación. Hay que pensar en el país, y todo lo que sea para mejorar lo aprobaremos.
Por eso hemos decidido que Roxana regrese al Congreso, para que ella pueda encabezar esas negociaciones que sabemos que no serán fáciles; sin embargo, confiamos en que las cosas salgan bien.
D. ¿Por qué se negaron hace unas semanas a aprobar la ampliación?
R. Nosotros nunca nos negamos a la aprobación de esos recursos.
Lo que la bancada —del PP— solicitó fue transparencia; eso siempre lo vamos a solicitar. 
Pero, en definitiva, hacemos un llamado desde ya a los partidos, y sobre todo a los diputados que no fueron electos, para que manden un mensaje positivo al aprobar el nuevo presupuesto.
D. La seguridad es su principal ofrecimiento.
¿Qué garantías tiene la población de que las condiciones van a mejorar?
R. El gabinete de gobierno trabajará en el tema de seguridad a mi lado. Yo me comprometo a trabajar 70 por ciento de mi tiempo en mejorar las condiciones de seguridad de los guatemaltecos.
Fuimos muy cuidadosos en la realización de los compromisos de campaña y quiero honrar cada uno de ellos.
D. ¿Tendrá fuertes opositores a la hora de no lograr resultados?
R. Tendremos fuertes opositores durante todo el gobierno, pero creemos que con carácter, transparencia y dedicación podemos cambiar la forma de hacer política en el país.
Los opositores políticos no me preocupan tanto como el pueblo insatisfecho con la gestión.
D. ¿Cómo lograrán ampliar la base tributaria?, ya que desde allí podrían fortalecer las finanzas del Estado.
R. Son dos vías: la primera es la facilitación —reducción— del Impuesto Sobre la Renta del 31 al 25 por ciento. El gran acuerdo nacional fiscal contempla esa reducción para que más empresas entren a la base tributaria.
Lo segundo es eliminar las exenciones sobre el Impuesto al Valor Agregado, para que esos recursos lleguen al Estado. Eso sin olvidar una lucha contra el contrabando, que podría generar entre Q6 mil millones y Q10 mil millones al año, que ahora se pierden.
D. ¿Quiere decir que van a elevar las sanciones?
R. Claro, pensamos en que lo incautado de contrabando se incinere, para enviar un mensaje contundente.
D. Hemos hablado de sus primeras acciones como mandatario. ¿Cómo lograrlo en salud, seguridad y generación de inversiones?
R. Partimos de tener equipos, expertos cada uno en un tema, para que nos puedan dar soluciones. Por ello tenemos mucho cuidado con el gabinete, que en los próximos días estará completo.
D. Como presidente electo, ¿nos puede dar nombres de los funcionarios que lo acompañarán?
R. Puedo adelantarle tres: Mauricio López Bonilla, a Gobernación; Alejandro Sinibaldi, a Comunicaciones, y Francisco Arredondo, para el Ministerio de Salud.
D. ¿Francisco Villagrán y Pavel Centeno se ubican en Cancillería y Finanzas?
R. Ambos perfilan para ocupar esos puestos, pero en lista hay más nombres.
D. ¿Nos puede adelantar esos nombres?
R. Los daremos a conocer en su momento. (risas)
D. ¿Planifica viajes para iniciar acercamientos con gobiernos amigos?
R. Por supuesto. Tendremos planificadas visitas a EE. UU., México, El Salvador, Honduras y Colombia, pero esto se dará si las cosas no salen como lo planificamos, porque de nada serviría viajar a realizar alianzas con países si las cosas en Guatemala no salen bien.
D. Organizaciones de derechos humanos que han cuestionado su pasado temen que habrá restricción de derechos y libertades, ¿qué opina?
R. El respeto a los derechos humanos, la libre expresión, locomoción y todo lo que la Constitución garantiza serán respetados en mi gobierno.
D. ¿Harold Caballeros y Adela de Torrebiarte figuran entre sus opciones de gabinete?
R. Me gustaría que me acompañaran, aunque ellos tienen proyectos propios y nunca hablamos de puestos por apoyo.
¿Qué pasará con funcionarios como la fiscal Claudia Paz y Helen Mack?
R. Ambas hacen trabajos buenos en el Ministerio Público y en la reforma a la Policía. Me gustaría que continúen esos trabajos en mi gobierno.
Prensa Libre 8/11/2011

lunedì 7 novembre 2011

542 - OTTO PÉREZ MOLINA, UN GENERALE PER IL GUATEMALA

Tre decenni dopo i regimi militari che governarono il Guatemala, un altro generale - ritirato - arriva alla Presidenza dal paese. Ora, per via democratica.
Otto Pérez Molina, Partito Patriota, 54%, vincitore delle elezioni di fronte all'imprenditore Manuel Baldizón (Lider ) 46%, era nel campo di battaglia durante gli anni più cruenti del conflitto armato interno.
Firmò gli accordi di pace nel 1996 ed tra alcuni mesi si trasferirà nell’ufficio presidenziale.
Ma ad alcuni non è necessario attendere che prenda possesso in gennaio: temono già che la sua politica di "mano dura" contro il crimine si estenda anche a coloro che l'affrontarono durante la guerra civile.
"Anninentò" i maya
L'attivista indigena ed ex candidata presidenziale Rigoberta Menchú è stata una delle maggiori oppositrici al presidente eletto, che accusa direttamente di "annientare le comunità maya" del Guatemala. Ma la sua alleanza elettorale con l'avvocato Baldizón per frenare il suo concorrente non ha avuto successo.
La cosa certa è che da quando si è ritirato dell'esercito 11 anni fa, Pérez Molina è stato segnalato per la sua partecipazione nell'esercito, prima come maggiore e dopo come Direttore dell’Intelligence Nazionale.
In un'intervista recente con BBC Mundo respinse le accuse di violazione di diritti umani presentate da attivisti locali ed organizzazioni non governative negli Stati Uniti, che sollecitarono il Delegato contro la Tortura delle Nazioni Unite ad investigare il ruolo di Pérez Molina durante la guerra civile.
“Sono state segnalazioni di gruppi molto piccoli che non sono stati capaci di presentare nessuna prova o vincere nessun giudizio. Ed ora vogliono alzare il fantasma che ci furono violazioni di diritti umani, che ne fui coinvolto… ", ha assicurato durante la campagna elettorale.
"Fallimento" dei civili
Benché il futuro presidente prometta unità e riconciliazione, preferisce non parlare apertamente del suo passato.
Dato il suo protagonismo nella politica nazionale da anni - cercò già di arrivare alla Presidenza quattro anni fa, ma fu sconfitto da Álvaro Colom - sono poche le occasioni nelle quali al "generale", come tutti lo conoscono, si è contestati i sui suoi anni nell'esercito.
Ma ora che raggiunge la più alta carica del suo paese tutti si fanno domande. Servirà a qualcosa avere un ex generale per frenare il crimine? Che cosa rappresenta il ritorno di una persona di formazione militare al potere in America Centrale?
Da una parte, il suo trionfo significa che "i politici civili non sono stati capaci di risolvere i problemi strategici del paese: sicurezza, impiego e modello di sviluppo", assicura a BBC Mundo l'accademico Edmundo Urrutia, della Facoltà Latinoamericana di Scienze Sociali (FLACSO).
"Dall’altro - dice l'analista - la sensazione che si percepisce nei gruppi di sinistra è che per loro saranno chiuse le porte e perfino c’è chi parla di persecuzione. Credono che con Pérez Molina sia finita la primavera che hanno goduto con Álvaro Colom, benché coi possa essere sempre qualche sorpresa", afferma.
Riconciliazione
Ci sono alcune misure che il nuovo presidente potrebbe prendere per conquistarsi la fiducia dei suoi rivali, segnala l'esperto.
Tra esse, il l’allontanamento dei capitali tradizionali, appoggiare una riforma fiscale o mantenere al suo posto all'attuale capo del Ministero Pubblico.
In effetti, una delle grandi aspettative che si presentano al governo di Pérez Molina sarà vedere se, come ha affermato, renderà possibile la continuità dell’incarico di Claudia Paz y Paz, pubblico ministero generale che ha intrapreso una persecuzione senza precedenti dei crimini di lesa umanità commessi dai militari durante il conflitto interno.
Un sintomo che il Guatemala si è riconciliato con il passato sarebbe, secondo alcuni analisti, vedere il prossimo ministro dell’Interno collaborare con la stessa Claudia Paz che, per esempio, vuole processare per genocidio a un ex capo di Stato maggiore dell'Esercito.
"Disciplina e responsabilità"
Può essere che quel momento non tardi tanto ad arrivare.
"Lungi da essere un demerito che Pérez Molina sia di estrazione militare, credo che può apportare moltissimo al paese", dice a BBC Mundo Jorge Briz Abularach, presidente della Camera di Commercio del Guatemala ed ex ministro degli Affari Esteri.
Secondo Briz, "per i guatemaltechi l'esercito è un'istituzione che gode di stima, e che ha risposto agli impegni costituzionali."
"I militari conoscono la nostra realtà, le nostre gravi carenze e le nostre opportunità. Sono persone che agiscono con disciplina e responsabilità, che possono apportare risoluzioni immediate ai gravi problemi di sicurezza che vive il paese", sostiene.
Otto Pérez Molina dovrà chiarire questi dubbi quando prenda possesso tra tre mesi. E promette che, allora, i cambiamenti che genererà il suo governo si noteranno in pochi giorni.
Per il momento, nei suoi primi discorsi il candidato vincitore, "il generale" parla solo del futuro.
Per i suoi seguaci quello è esempio di maturità e riconciliazione nazionale. Per i suoi rivali, sintomo che una parte del Guatemala preferisce dimenticare.
Ignacio de los Reyes, BBC Mundo, 07/11/2011

541 - OTTO PÉREZ MOLINA, UN GENERAL PARA GUATEMALA

Tres décadas después de los regímenes militares que gobernaron Guatemala, otro general -éste retirado- llegará a la Presidencia del país. Ahora, por la vía democrática.
Otto Pérez Molina (Partido Patriota, 54%), ganador de las elecciones de este domingo frente al empresario Manuel Baldizón (LÍDER, 46%), estuvo en el campo de batalla durante los años más cruentos del Conflicto Interno Armado.
Firmó los acuerdos de paz en 1996 y en unos meses despachará en la Casa Presidencial.
Pero a algunos no les hace falta esperar a que tome posesión en enero: ya temen que su política de "mano dura" contra el crimen se extienda también a aquellos que le enfrentaron durante la guerra civil.
"Aniquiló a los mayas"
La activista indígena y excandidata presidencial Rigoberta Menchú ha sido una de las mayores opositoras al presidente electo, a quien acusa directamente de "aniquilar a las comunidades mayas" de Guatemala. Pero su alianza electoral con el abogado Baldizón para frenar a su contrincante no tuvo éxito.
Lo cierto es que desde que se retiró hace 11 años del ejército, Pérez Molina ha sido señalado por su participación en el ejército, primero como comandante y luego como Director de Inteligencia Nacional.
En una entrevista reciente con BBC Mundo rechazó las acusaciones de violación de derechos humanos hechas por activistas locales y organizaciones no gubernamentales en Estados Unidos, que solicitaron al Comisionado contra la Tortura de Naciones Unidas investigar el papel de Pérez Molina durante la guerra civil.
"Han sido señalamientos de grupos muy pequeños que no han sido capaces de presentar ninguna prueba o ganar ningún juicio. Y ahora quieren levantar el fantasma de que hubo violaciones de derechos humanos, que estuve involucrado…", aseguró durante la campaña.
"Fracaso de los civiles"
Aunque el futuro presidente promete unidad y reconciliación, prefiere no hablar abiertamente de su pasado.
Dado su protagonismo en la política nacional desde hace años -ya intentó llegar a la Presidencia hace cuatro años, pero fue derrotado por Álvaro Colom- son pocas las ocasiones en las que al "general", como todos le conocen, se le cuestiona sobre sus años en el ejército.
Pero ahora que ya acaricia el más alto cargo de su país todos se hacen preguntas. ¿Servirá de algo tener a un exgeneral para frenar al crimen? ¿Qué representa el regreso de una persona de formación militar al poder en Centroamérica?
Por un lado, su triunfo significa que "los políticos civiles no han sido capaces de solucionar los problemas estratégicos del país: seguridad, empleo y modelo de desarrollo", asegura a BBC Mundo el académico Edmundo Urrutia, de la Facultad Latinoamericana de Ciencias Sociales (FLACSO).
"Por otro -dice el analista- la sensación que se ve en los grupos de izquierda es que se les cerrarán puertas e incluso hay quien habla de persecución. Creen que con Pérez Molina se les acabará la primavera de la que gozaron con Álvaro Colom, aunque siempre puede dar alguna sorpresa", dice.
Reconciliación
Hay algunas medidas que el nuevo presidente podría tomar para ganarse la confianza de sus rivales, señala el experto.
Entre ellas, el distanciamiento de los capitales tradicionales, impulsar una reforma fiscal o mantener en su puesto a la actual jefa del Ministerio Público.
En efecto, una de las grandes expectativas ante el gobierno de Pérez Molina será ver si, como sugirió, facilita la continuidad de la fiscal general Claudia Paz y Paz, quien ha emprendido una persecución sin precedentes de crímenes de lesa humanidad cometidos por militares durante el conflicto interno.
Un síntoma de que Guatemala se ha reconciliado con el pasado sería, según algunos analistas, ver al próximo ministro de Gobernación colaborar con la misma fiscal que, por ejemplo, quiere enjuiciar por genocidio a un exjefe del Estado Mayor del Ejército.
"Disciplina y responsabilidad"
Puede que ese momento no tarde tanto en llegar.
"Lejos de ser un demérito que Pérez Molina sea de extracción militar, creo que puede aportar muchísimo al país", le dice a BBC Mundo Jorge Briz Abularach, presidente de la Cámara de Comercio de Guatemala y exministro de Asuntos Exteriores.
Según Briz, "para los guatemaltecos el ejército es una institución que se aprecia, que ha respondido a los mandatos constitucionales".
"Los militares conocen nuestra realidad, nuestras graves carencias y nuestras oportunidades. Son personas que actúan con disciplina y responsabilidad que pueden aportar resoluciones inmediatas a los graves problemas de seguridad que vive el país", sostiene.
Otto Pérez Molina tendrá que aclarar estas dudas cuando tome posesión en tres meses. Y promete que entonces, los cambios que genere su gobierno se notarán en cuestión de días.
De momento, en sus primeros discursos como candidato ganador, "el general" habla sólo del futuro.
Para sus seguidores eso es ejemplo de madurez y reconciliación nacional. Para sus rivales, síntoma de que una parte de Guatemala prefiere olvidar.
Ignacio de los Reyes, BBC Mundo, 07/11/2011

giovedì 3 novembre 2011

540 - GUATEMALA: SCUSE CON 57 ANNI DI RITARDO

Sono dovuti passare 57 anni, la ferita di una lunga guerra civile, le difficoltà del processo di pace e di riconciliazione ed un'intensa disputa legale affinché il Guatemala possa compiere il passo che farà oggi.  
Il governo del presidente Álvaro Colom chiederà oggi ufficialmente perdono alla famiglia di Jacobo Árbenz Guzmán, il presidente che nel 1954 fu abbattuto da un colpo di Stato, uno dei momenti chiave della Guerra Fredda in America Latina, quando gli Stati Uniti cercavano di contenere quella che percepivano come la "minaccia del comunismo sovietico" nel continente.
Il gesto è parte dell'accordo al quale è giunto il governo guatemalteco con la famiglia Árbenz presso la Corte Interamericana dei Diritti umani nel maggio scorso, quando lo Stato riconobbe di non aver compiuto il suo obbligo di proteggere i diritti umani dei membri di quella famiglia.
E sebbene siano scuse private per la famiglia Arbenz, alcuni pensano che avranno valore di un simbolo nel processo di riconciliazione del paese centroamericano, che ancora si vede colpito dagli effetti della violenza politica che ebbe la sua genesi nel rovesciamento di Árbenz.
CIA e banane - Le colpe dell'United Fruit Company
La United Fruit Company, UFC, controllava terre, telecomunicazioni e perfino il porto in Guatemala, ma sentì il suo potere minacciato quando Jacobo Árbenz propose una riforma agraria.
Secondo storiografi, la compagnia svolse un ruolo rilevante nella caduta del presidente, specialmente per la presenza dei fratelli John Foster ed Allen Dulles, alti funzionari del governo degli Stati Uniti e con interessi nella compagnia delle banane.
Tuttavia, Nick Cullather afferma di essere cauto circa “influenza” della UFC.
"Ovviamente, la CIA progettò il colpo di Stato, ma gli storiografi non sono di accordo fino a che punto la CIA agì per la sicurezza nazionale o per le compagnie statunitensi."
"Io credo che quando l'operazione fu portata a termine non fu fatta perché gli USA erano preoccupati per le banane, bensì per l'Unione Sovietica."
Jacobo Árbenz Vilanova, uno dei figli del deposto presidente, aveva sette anni quando suo padre si vide costretto a rinunciare alla presidenza, perse le sue proprietà e andò in esilio in vari paesi.
Oggi, a 64 anni, assicurò in una intervista a BBC Mundo che ha condotto buona parte della sua attività come politico per fare riconoscere l’eredità di suo padre e lottando "per il Guatemala, per la giustizia e per la storia".
La storia alla quale si riferisce è quella del governo di suo padre, che cercò di mettere in marcia proposte che in quel tempo furono considerate, da critici e simpatizzanti allo stesso modo, come rivoluzionarie: il maggiore controllo delle ricchezze guatemalteche a parte dello Stato e, soprattutto, la riforma agraria.
Ma come viene evidenziato in documenti declassificati dal governo statunitense negli anni ‘90, le misure non furono ben accolte a Washington, dove si incominciava a sospettare che Árbenz aveva inclinazioni comuniste.
E nemmeno furono ben viste da imprese come la potente United Fruit Company (UFC) - oggi conosciuta come Chiquita - che vide come le sue migliaia di ettari in Guatemala ed il suo monopolio commerciale delle banane avrebbero potuto essere in pericolo.
Il modello guatemalteco di Arbenz, consideravano, avrebbe potuto costituire un pericoloso precedente per altri paesi della regione dove l'UFC aveva operazioni importanti.
Così, nel giugno del 1954, con un piano che contò sulla partecipazione dell'agenzia di intelligence statunitense CIA, Jacobo Árbenz fu deposto del potere, dopo che ci fu l’invasione comandata da Carlos Castillo Armas ed appoggiata dalla CIA.
I militari guatemaltechi ritirarono l'appoggio ad Arbenz e lui si vide costretto a lasciare il potere nelle mani di Castillo Armas, che rapidamente sospese le riforme del suo predecessore ed iniziò un stile di governo più affine a Washington.
Punto culminante della “Guerra Fredda" 
Col beneficio della visione retrospettiva, a distanza di cinque decenni da quegli eventi, sembra chiaro che la caduta di Árbenz fosse molto più che uno dei tanti colpi di Stato che avvennero nella regione.
"Fu uno dei punti culminanti della Guerra Fredda in America Latina", disse a BBC Mundo Arturo Taracena, che operò nella Commissione per il Chiarimento Storico del Guatemala, l'istanza creata dagli Accordi di Oslo del 1994 per investigare gli abusi dei diritti umani commessi da entrambe le parti durante la guerra civile.
"Fu il primo intervento che gli Stati Uniti organizzarono in America Latina senza una partecipazione diretta delle loro forze, ma per mezzo di un esercito mercenario", affermò Taracena.
L'uscita di Árbenz segnò il principio di un lungo e sanguinoso conflitto in Guatemala, come sostiene Nick Cullather, autore di Secret History: The CIA's Classified Account of its Operations in Guatemala, 1952-1954, una analisi delle attività dell'ufficio di intelligence nel paese centroamericano.
“Gli USA rimpiazzarono un governo democratico relativamente popolare con un dittatore molto impopolare. Ciò scatenò un'onda massiccia di repressione."
E benché la guerra civile non incominciasse ufficialmente fino al 1960, molti considerano che il seme della violenza politica guatemalteca sta nella brusca interruzione del mandato di Árbenz.
"Senza dubbio scatenò tutta una serie di eventi che portarono a creare una società violenta in Guatemala e che ancora continua oggigiorno... ", assicura Cullather.
Perdono e riconciliazione
Claudia Árbenz, la figlia di Árbenz Vilanova e nipote del deposto presidente, afferma che la casa di sua nonna, la stessa che è oggi quella di suo padre, sembra un "museo santuario" dedicato alla figura dell'ex presidente.
“C'è una bandiera gigante, ci sono ritagli dell'epoca, lettere della gente, ci sono pitture, ci sono onorificenze, ci sono più di 1500 foto", ha descritto a BBC Mundo.
Quell'elenco aumenterà quando si aggiungerà il documento ufficiale nel quale vi sono le scuse dello Stato.
Ciò che alcuni considerano ancora necessario è un gesto simile proveniente da Washington.
Nel 1999 l’allora presidente degli USA, Bill Clinton, deplorò l'indebita ingerenza della Casa Bianca nel processo politico guatemalteco, ma molti aspettano una dichiarazione formale.
I documenti declassificati negli USA mediante la Legge di Libertà di Informazione hanno evidenziato la partecipazione di Washington nel colpo di stato contro Árbenz e in oltre tre decenni e mezzo di guerra civile.
Giustizia postuma
Secondo vari analisti, il conflitto politico del Guatemala cominciò col rovesciamento di Árbenz.
Ma le scuse che presenta ora il Guatemala agli Arbenz, oltre un elemento addizionale per la collezione familiare, è anche un simbolo di perdono e riconciliazione per il Guatemala.
Ruth della Valle Cobar, la direttrice dell'ufficio presidenziale del Guatemala incaricata dei diritti umani (Copredeh), e rappresentante del governo nell'accordo con gli Árbenz, sottolinea che l'accordo fa bene a tutta la società.
"Il risarcimento è utile per la famiglia, ma anche per le altre vittime di violazioni ai diritti umani e per la società in generale. È un riconoscimento di ciò che è avvenuto nel paese e della necessità che ci sia la garanzia che non si ripeta".
Per quel motivo, oltre all'atto ufficiale, i libri di testo saranno rivisti per includere l’eredità di Árbenz, si battezzerà col suo nome una delle principali strade del paese e che egli stesso fece costruire e si emetterà una serie di francobolli postali con la sua immagine.
Si riscriverà anche la sua biografia, si farà un'esposizione fotografica in suo onore e si creeranno corsi per sensibilizzare la burocrazia sulle necessità di contadini ed indigeni.
Jacobo Árbenz figlio qualifica il gesto come "necessario per la Guatemala"
Sua figlia Claudia cita a suo nonno: "Come egli, il presidente Arbenz, disse nel suo discorso di rinuncia, “ i posteri ci renderanno giustizia' ".
BBC Mundo, 20/10/2011