Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


lunedì 28 dicembre 2009

19 - COMUNICATO DEI VESCOVI DELLA PROVINCIA ECCLESIASTICA DE LOS ALTOS

Riuniti a Panajachel, noi vescovi membri della provincia ecclesiastica de Los Altos siamo rattristati di fronte all’aumento dei casi di linciaggi nelle nostre diocesi.
Sappiamo che l’ondata di delinquenza in Guatemala cresce e raggiunge ogni angolo del nostro paese. Sappiamo che nella popolazione c’è malcontento per il compimento della giustizia, così come una grande delusione di fronte ai fragili risultati di tutto l’apparato dell’amministrazione della giustizia nel paese.
I linciaggi negli ultimi due mesi sono aumentati numericamente e sono diventati più feroci. Nelle nostre diocesi, presunti delinquenti sono stati picchiati da moltitudini criminali esaltate, fino a provocarne la morte, in alcuni casi mediante percosse, in altri casi bruciandoli vivi. In alcuni casi i linciaggi sono avvenuti contro ufficiali di polizia. In vari casi recenti, la polizia è stata aggredita, le sue radio incendiate e perfino le installazioni di polizia sono state oggetto del vandalismo vendicatore di una presunta giustizia popolare, che non possiamo qualificare se non come criminale.
Fedeli al Vangelo, per esercitare con responsabilità il nostro ministero episcopale di dichiarare la verità, affermiamo di fronte alla proliferazione di questi fatti di violenza:
Il linciaggio è peccato. E peccato grave.  Lo è per due motivi: perché è un attentato contro la dignità di ogni persona anche del colpevole, e perché viola il quinto comandamento. Partecipare ad azioni che conducano a linciaggi è un peccato gravissimo contro il comandamento che dichiara di rispettare la vita. Permettere che i bambini siano testimoni dei linciaggi è anche da condannare. Ogni azione realizzata da una moltitudine sarà sempre completamente ingiusta, dato che in questi casi la gente non pensa, ma si lascia guidare ciecamente da chi grida più forte. Le giustificazioni e perfino la simpatia popolare con la quale sono visti i linciaggi costituiscono una negazione indiretta del quinto comandamento. Perciò, in questo comunicato, diretto ai cattolici delle nostre diocesi, vogliamo sottolineare il ripudio di Dio di questo tipo di azioni, di coloro che le commettono, dei complici e dei simpatizzanti.
Il Vangelo di nostro Signore Gesù Cristo è un vangelo di vita e un vangelo che cerca la giustizia. Quando la ricerca della giustizia si realizza calpestando il diritto alla vita, stiamo offendendo gravemente il Signore.
Esortiamo le autorità civili a mantenere uno stretto contatto con la società civile per illustrare i procedimenti legali penali e rendere più agili le pratiche giudiziarie al fine di agire con giustizia ed equità. Ritardare, manipolare, rendere inefficienti gli strumenti per amministrare la giustizia è una mancanza grave che contribuisce all’ingovernabilità. 
Come pastori del popolo di Dio, vogliamo manifestare il nostro più energico rifiuto a questo tipo di azioni che generano caos cittadino, che seminano l’ingovernabilità e che confondono la coscienza di molte persone che credono corretto ciò che solamente è una grave offesa a Dio. Incarichiamo i parroci di dare lettura di questo comunicato nelle Messe domenicali della quarta domenica di avvento.
Panajachel, 11 dicembre 2009.
                                                                 .                                                                             
Oscar Julio Vián Morales, Arzobispo Metropolitano de Los Altos, Quetzaltenango-Totonicapán
Rodolfo Bobadilla Matta Obispo de Huehuetenango
Alvaro Ramazzini Imeri  Obispo de San Marcos
Pablo Vizcaíno Prado Obispo de Suchitepéquez-Retalhuleu
Mario Alberto Molina Palma Obispo de Quiché
Gonzalo de Villa y Vásquez Obispo de Sololá-Chimaltenango

18 - COMUNICADO DE LOS OBISPOS DE LA PROVINCIA ECLESIASTICA DELOS ALTOS

Reunidos en Panajachel, los obispos abajo firmantes, miembros de la Provincia Eclesiástica de los Altos, estamos entristecidos ante el aumento de casos de linchamientos en nuestras diócesis.
1. Sabemos que la ola de delincuencia en Guatemala crece y se hace presente en todos los rincones de nuestro país. Sabemos también que en la población hay un clamor general por el cumplimiento de la justicia así como una gran decepción ante los débiles resultados de todo el aparato de administración de justicia en la nación.
2. Los linchamientos en los últimos dos meses se han agravado en su frecuencia y en su ferocidad. En nuestras diócesis, presuntos delincuentes, han sido golpeados por turbas criminales enardecidas hasta provocarles la muerte, en unos casos a golpes; en otros, quemándolos vivos. En algunos casos los linchamientos han ocurrido contra oficiales de policía. En varios casos recientes, la policía ha sido agredida, sus radiopatrullas incendiadas y hasta las instalaciones de la policía han sido víctima del vandalismo justiciero de una presunta justicia popular que no podemos calificar sino como criminal.
3. Fieles al evangelio, para ejercer con responsabilidad nuestro ministerio episcopal de decir la verdad, afirmamos frente a la multiplicación de estos hechos de violencia.
4. Linchar es pecado, y pecado grave. Lo es por dos motivos: porque es un atentado contra la dignidad de toda persona, incluso culpable, y porque quebranta el quinto mandamiento. Participar en acciones que conduzcan a linchamientos es pecar gravísimamente contra el mandamiento del evangelio que nos dice: respeta la vida. Permitir que niños sean testigos de los linchamientos es también condenable. Toda acción realizada por una turba será siempre absolutamente injusta, ya que en esos casos la gente no piensa sino que se deja guiar ciecamente por el que más grita. Las justificaciones y hasta la simpatía popular con que los linchamientos son vistos constituyen una negación indirecta del quinto mandamiento. Por ello, en este comunicado, dirigido a los católicos de nuestras diócesis, queremos enfatizar el repudio de Dios a este tipo de acciones, a sus hechores, a sus cómplices y a sus simpatizantes.
5. El evangelio de Nuestro Señor Jesucristo es un evangelio de vida y un evangelio que busca la justicia. Cuando la búsqueda de la justicia pasa atropellando el derecho a la vida, estamos ofendiendo gravemente al Señor.
6. Exhortamos a las autoridades a mantener un contacto estrecho con la sociedad civil para explicarles los procedimientos legales penales y a agilizar los trámites judiciales para actuar con justicia y equidad. Retrasar, manipular, hacer ineficientes los instrumentos para administrar la justicia es también una falta grave que contribuye a la ingobernabilidad.
Queremos como pastores del pueblo de Dios, manifestar nuestro más enérgico rechazo a este tipo de acciones que generan caos ciudadano, que siembran ingobernabilidad y que ofuscan la conciencia de muchas personas que creen correcto lo que no es sino una ofensa grave contra Dios. A los párrocos encargamos dar lectura a este comunicado en las misas dominicales del cuarto domingo de adviento.
En Panajachel, a 11 de Diciembre de 2009
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Oscar Julio Vián Morales, Arzobispo Metropolitano de Los Altos, Quetzaltenango-Totonicapán,
Rodolfo Bobadilla Matta Obispo de Huehuetenango,
Alvaro Ramazzini Imeri  Obispo de San Marcos,
Pablo Vizcaíno Prado Obispo de Suchitepéquez-Retalhuleu,
Mario Alberto Molina Palma Obispo de Quiché,
Gonzalo de Villa y Vásquez Obispo de Sololá-Chimaltenango.

martedì 15 dicembre 2009

17 - "OPERAZIONE SOFIA" IN QUICHE’

Per la prima volta nella storia è provato che il genocidio indigeno del Guatemala nella sua peggiore tappa è stato ordinato dal governo militare di Efraín Ríos Montt, secondo quanto hanno rivelato documenti ufficiali, ottenuti e resi pubblici il 3 dicembre dalla National Securty Archive.
Gli archivi della cosiddetta “Operazione Sofia” contengono documenti militari segreti sulla campagna di contro la guerriglia che ha avuto come conseguenza l’assassinio di decine di migliaia di civili maya in Guatemala, secondo quanto ha infirmato il National Securty Archive (NSA) al momento di divulgare il materiale.
I documenti stabiliscono che l’operazione citata “è stata eseguita come parte di una strategia militare del presidente di fatto del Guatemala, il generale Efrain Rios Montt, sotto il comando e il controllo degli ufficiali di più alto rango” ha sostenuto il NSA.
Il documento del governo guatemalteco, di 359 pagine, presenta i dettagli dell’uccisione di uomini, donne e bambini non armati, la distruzione di abitazioni, coltivazioni, uccisione di animali, e il bombardamento aereo indiscriminato di rifugiati. I documenti includono piani operativi, mappe, ordini, rapporti di operazioni e report di pattugliamenti. Inoltre, vi è l’ordine iniziale di dare avvio all’operazione datato 8 luglio 1982, firmato dal capo di stato maggiore generale Hector Mario López Fuentes.
Il documento è stato presentato mercoledì 3 dicembre da Kate Doyle, direttrice del Progetto Guatemala, del NSA, all’Audiencia Nacional spagnola, che sta giudicando sul caso del  genocidio in Guatemala, nel quale è accusato Ríos Montt e altri alti ufficiali (la causa originaria è stata presentata dalla Fondazione Rigoberta Menchú Tum nel 1999).
Doyle ha presentato i documenti al giudice Santiago Pedraz, dell’Audiencia Nacional, che presiede il caso. I documenti sono stati ottenuti dal National Security Archive da fonti della servizi segreti militari in Guatemala, dopo che all’inizio dell’anno il ministro della difesa, generale Abraham Valenzuela González aveva affermato che non era possibile rintracciare questi documenti, né presentarli ad un giudice guatemalteco, come era stato ordinato dal Tribunale costituzionale nel 2008.
Nel suo riassunto e analisi dei documenti presentati al tribunale spagnolo, Doyle ha affermato che l’operazione militare è iniziata il 16 luglio del 1982 nella zona Ixil nel Quichè. Il proposito, secondo quanto è descritto nel piano militare, è quello di realizzare operazioni contro insurrezionali e psicologiche nell’area delle operazioni della Fuera de  Tarea Gumarcaj per sterminare i sovversivi della zona. La campagna è durata fino al 19 di agosto e ha coinvolto ufficiali e truppe di varie unità delle forze armate.
(David Brooks, La Jornada, 4/12/2009)  

16 - DOCUMENTOS PRUEBAN QUE RÍOS MONTT ORDENÓ GENOCIDIO INDÍGENA

Por primera vez en la historia se comprueba que el genocidio indígena en Guatemala en su peor etapa fue ordenado por el gobierno militar de Efraín Ríos Montt, revelan documentos oficiales obtenidos y divulgados ayer (3) por el National Security Archive.
Los archivos de la llamada Operación Sofía contienen documentos militares secretos sobre la campaña de contrainsurgencia que resultó en matanzas de decenas de miles de civiles mayas en Guatemala, informó el National Security Archive (NSA) al divulgar el material. Los documentos establecen que la operación citada "fue ejecutada como parte de la estrategia militar del presidente de facto de Guatemala, el general Efraín Ríos Montt, bajo el comando y control de los oficiales militares de más alto rango", afirmó el NSA.
El documento del gobierno guatemalteco, de 359 páginas, detalla la matanza de hombres, mujeres y niños no armados, la destrucción de viviendas, cultivos y animales, y el bombardeo aéreo indiscriminado de refugiados. Los documentos incluyen planes operativos, mapas, órdenes, informes de resultados y reportes de patrullajes. Además, está la orden inicial de lanzar la operación fechada el 8 de julio de 1982 firmada por el jefe del estado mayor, general Héctor Mario López Fuentes.
El documento fue presentado este miércoles por Kate Doyle, directora del Proyecto Guatemala del NSA, ante la Audiencia Nacional de España que está procediendo sobre el caso de genocidio en Guatemala, en el cual están acusados Ríos Montt y otros altos oficiales (la querella original fue presentada por la Fundación Rigoberto Menchú Tum en 1999).
Doyle presentó los documentos ante el juez Santiago Pedraz, de la Audiencia Nacional, quien preside el caso. Los documentos fueron obtenidos por el NSA de fuentes de inteligencia militar en Guatemala, después que a principios de este año el ministro de Defensa, general Abraham Valenzuela González, había afirmado que no era posible localizar estos documentos, ni presentarlos ante un juez guatemalteco como fue ordenado por el tribunal constitucional de ese país en 2008.
En su resumen y análisis de los documentos presentados ayer ante el tribunal español, Doyle afirmó que la operación militar se lanzó el 16 de julio de 1982 en la zona de Ixil en El Quiché. El propósito, según se describe en el plan militar, era realizar operaciones contrasubversivas y sicológicas en el área de operaciones de la FT (Fuerza de Tarea) Gumarcaj para exterminar a los elementos subversivos en el área. La campaña duró hasta el 19 de agosto e involucró oficiales y tropas de varias unidades de las fuerzas armadas.
(David Brooks, La Jornada, 4/12/2009)  

15 - IN AUMENTO I LINCIAGGI

La giustizia fatta da sé, da parte di cittadini colpiti dalla delinquenza, che molte volte si conclude con percosse e anche con la morte di supposti delinquenti, preoccupa l’Ufficio del procuratore per i diritti umani (PDH), che stima che il 2009 sarà l’anno con il maggior numero di fatti ci questo tipo degli ultimi cinque anni.
Rolando Yoc, della Unidad de Incidencia en Políticas Públicas, ha sottolineato che la reazione  dei cittadini che incorrono in atti delittuosi deriva direttamente dall’inefficacia del sistema di giustizia, che ha perso totale credibilità nella società.
Nelle ultime settimane ci sono stati circa cinque linciaggi in vari dipartimenti del paese, con il risultato di otto persone morte, molte di loro bruciate vive. In Sololà, una moltitudine di almeno duemila abitanti ha percosso e ha gettato benzina contro un uomo e tre donne, che si sono salvate grazie alla mediazione della Polizia Nazionale Civile.
Nel villaggio Chicol, Santa Bárbara, Huehuetenango, due uomini e una donna hanno perso la vita, accusati di aver sequestrato e ucciso una persona del luogo; in Quiché un uomo, accusato dai vicini di commettere assalti è stato condotto nella piazza principale e bruciato vivo. 
Yoc ha indicato che con questo tipo di atti, cercando di risolvere un errore con un altro, la violenza è aumentata e si è acutizzata, e quello che è peggio in questi casi è che muoiano persone innocenti.
Il funzionario ha segnalato che per far fronte al fenomeno, che è andato aumentando negli ultimi anni, stanno lavorando per sensibilizzare sul tema sindaci, operatori di giustizia e impiegati pubblici, così come la stessa popolazione.
Allo stesso modo, lo scorso aprile hanno presentato insieme alla Chiesa Cattolica e all’Università di San Carlos, una proposta concreta al governo per combattere l’insicurezza, chiamato Accordo nazionale di Sicurezza,  allo scopo di combattere questi atti delittuosi.
Secondo cifre della PDH, i linciaggi sono aumentati considerevolmente negli ultimi anni: nel 2004 erano stati 54, nel 2007 sono stati 117 e nel 2008 hanno raggiunto il numero di 135. 
(Da Cerigua, Adital 8/12/2009)

14 - LINCHAMIENTOS SE HA CONVERTIDO EN UN GRAVE PROBLEMA SOCIAL

La toma de justicia por mano propia, de parte de pobladores afectados por la delincuencia, que muchas veces termina en golpes e incluso en la muerte de supuestos delincuentes, preocupa a la Procuraduría de los Derechos Humanos (PDH), que estima que el 2009 será el año con más hechos de esta naturaleza en los últimos cinco años.
Rolando Yoc, de la Unidad de Incidencia en Políticas Públicas de la entidad gubernamental, señaló que la reacción de los pobladores que incurren en actos delictivos deriva directamente de la ineficacia del sistema de justicia, que ha perdido total credibilidad en la sociedad. 
En las últimas semanas se produjeron cerca de cinco linchamientos en varios departamentos del país, con el saldo de ocho personas muertas, muchas de ellas quemadas vivas; en Sololá, una turba de al menos 2 mil pobladores vapuleó y roció gasolina a un hombre y a tres mujeres, que se salvaron gracias a la intermediación de la Policía Nacional Civil.
En la aldea Chicol, Santa Bárbara, Huehuetenango, dos hombres y una mujer también perdieron la vida, al ser acusadas de secuestrar y dar muerte a una persona del lugar; en Quiché un hombre sindicado por los vecinos de cometer asaltos fue llevado a la plaza y fue quemado vivo.
Yoc indicó que con este tipo de hechos, que busca solucionar un error con otro la violencia se ha incrementado y agudizado; lo peor que puede pasar en estos casos es que mueran personas inocentes consideró.
El funcionario señaló que para contrarrestar el fenómeno que ha ido en aumento en los últimos años han estado trabajando y sensibilizando a alcaldes, operadores de justicia y oficiales así como a la misma población en el tema.
Asimismo en abril último presentaron junto a la Iglesia Católica y la Universidad de San Carlos una propuesta concreta al gobierno para combatir la inseguridad, llamado Acuerdo Nacional de Seguridad, con el fin de combatir estos actos delictivos.
Según cifras de la PDH, los linchamientos han aumentado considerablemente en los últimos años; en 2004 se produjeron 54, en el 2005 54, en 2006, en 2007 117 y en el 2008 135.
(Cerigua , Adital, 8 /12/2009)

13 - SICCITA’ E CRISI ALIMENTARE

Oltre 29 milioni di dollari americani di perdite ha causato la siccità che dall’inizio dell’anno ha colpito sette dei 22 dipartimenti del paese, considerata come la peggiore degli ultimi 30 anni, secondo l’Istituto Nazionale di Sismologia, Vulcanologia, Meteorologia e Idrologia.
La mancanza di piogge ha danneggiato le coltivazioni di mais e fagioli e altri elementi della dieta basica nei dipartimenti del “correder seco” (Baja Verapaz, Chiquimula, El Progreso, Santa Rosa, Zacapa, Jutiapa y Jalapa), al sud est del paese, dove si registrano temperature tra i 35° e i 40° e precipitazioni che raggiungono appena i 0,007 m annuali.
Il presidente Alvaro Colom ha dichiarato in settembre lo “stato di calamità pubblica” per fare fronte alla crisi alimentare causata dalla siccità che colpisce circa 400.000 famiglie. Secondo il Ministero della Salute, tra gennaio ed agosto la mancanza di cibo ha causato la morte di 550 persone, compresi 54 bambini.
Il presidente Colom ha affermato che “gli alimenti ci sono, ma la gente non ha i soldi per acquistarli”.
Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite, più della metà dei 14 milioni di guatemaltechi vivono nella povertà e il 17% nell’indigenza.
A metà settembre il ministro dell’Agricoltura Mario Aldana ha annunciato la creazione di un “banca degli alimenti per fare fronte alla scarsità”.
Il coordinatore dell’Unità di Desertificazione e Siccità del Ministero dell’Ambiente (MARN), Luis Ríos ha avvisato che “sebbene ci siano già grandi perdite, questa è la punta di un iceberg”.
L’Istituto Nazionale si Sismologia , Vulcanologia, Meteorologia e Idrologia ha affermat6o che il fenomeno de El Niño, la cui presenza per questo e per il prossimo anno è stata confermata in luglio dall’Amministrazione Nazionale Oceanica e Atmosferica degli Stati Uniti, potrebbe causare perdite maggiori a quelle già sofferte sia nell’agricoltura che nelle specie animali e nelle aree boschive, e potrebbe giungere a colpire anche il settore dell’allevamento del bestiame, dato che non ci sarà produzione di PASTO per mancanza di acqua.
Ríos ha spiegato in un blog del MARN che in Guatemala  ci sono zone “che sono secche e la biodiversità si sviluppa e si adatta a queste condizioni; senza dubbio il problema si presenterà quando si aggraveranno le condizioni climatiche nelle aree dove non sono abituati alla siccità”.
Il problema non sarà solo agricolo e dell’allevamento del bestiame, ha aggiunto. “Questa siccità limiterà l’accesso all’acqua in molte regioni, e questo diventerà un problema sociale, e se non si risolve questa emergenza, ci potrebbero essere conflitti per la disputa dell’acqua e ci sono popolazioni che potrebbero emigrare verso altre regioni”.
Noticias Aliadas, 11 novembre 2009

12 - CAMPESINOS PIERDEN COSECHAS POR SEQUÍA

Alrededor de US$9 millones en pérdidas ha dejado la sequía que afecta desde comienzos de este año a siete de los 22 departamentos del país, considerada como la peor en 30 años por el Instituto Nacional de Sismología, Vulcanología, Meteorología e Hidrología (INSIVUMEH).
La falta de lluvias ha arruinado los cultivos de maíz y frijoles y otros alimentos básicos en los departamentos del llamado “corredor seco” (Baja Verapaz, Chiquimula, El Progreso, Santa Rosa, Zacapa, Jutiapa y Jalapa), en el sureste del país, donde se registran temperaturas entre 35º a 40º centígrados y una precipitación pluvial que apenas llega a los 0.007 m anuales.
El presidente Álvaro Colom declaró en setiembre “estado de calamidad pública” para hacer frente a la crisis alimentaria producto de la sequía que afecta a unas 400,000 familias. Según el Ministerio de Salud, entre enero y agosto la falta de alimentos causó la muerte de 550 personas, incluyendo 54 niños.
“Alimentos hay, pero la gente no cuenta con recursos para comprarlos”, dijo Colom.
Según la Organización de las Naciones Unidas, más de la mitad de los 14 millones de guatemaltecos vive en la pobreza y 17% en la indigencia.
A mediados de setiembre, el ministro de Agricultura, Mario Aldana, anunció la creación de “un banco de alimentos para cubrir la carencia”.
El coordinador de la Unidad de Desertificación y Sequía del Ministerio del Ambiente y Recursos Naturales (MARN), Luis Ríos, alertó que “aunque ya existen grandes pérdidas, ésta es la punta del iceberg”.
El INSIVUMEH calcula que el fenómeno de El Niño, cuya presencia para este y el próximo año fue confirmada en julio por la Administración Nacional Oceánica y Atmosférica de EEUU (NOAA por sus siglas en inglés), podría causar mayores pérdidas tanto agrícolas como de especies animales y áreas boscosas a las ya sufridas, y puede llegar a afectar al sector ganadero, pues no habrá producción de pasto por falta de agua.
Ríos explicó en un blog del MARN que en Guatemala hay zonas “que son secas y la biodiversidad se desarrolla y se adapta a esas condiciones; sin embargo, el problema se dará cuando se agudicen las condiciones climáticas en áreas donde no están acostumbrados a la sequía”.
El problema no sólo será agrícola, ganadero y climático”, agregó. “Esta sequía limitará el acceso al agua en muchas regiones, eso lo convierte en un problema social, y si no se atiende esta emergencia, podría haber conflictos por disputa del vital líquido y hay poblaciones que podrían emigrar a otras regiones”.
Noticias Aliadas, 11/11/2009

lunedì 14 dicembre 2009

11 - ASSASSINATO VICTOR GALVEZ

Un altro leader sindacale è stato assassinato in Guatemala. Il giorno 25 ottobre Victor Gálvez è stato attaccato da uno sconosciuto che lo ha ucciso a fucilate. Il crimine è stato commesso quando il dirigente sindacale usciva dall’ufficio dove lavorava. Il 28 ottobre la Confederazione sindacale internazionale (CSI) ha inviato una lettera alle autorità guatemalteche nella quale denuncia e condanna l’episodio.
Secondo quanto dichiarato dalla Confederazione, Gálvez è stato assassinato nel primo pomeriggio di domenica 25 ottobre nel municipio di Malacatán, San Marcos, all’uscita dall’ufficio. Il dirigente sindacale è morto dopo aver ricevuto 14 fucilate.
Non è stato il primo atto contro la vita del sindacalista. Il 20 giugno di quest’anno, Gálvez  e altre tre persone sono state aggredite e minacciate di morte durante una manifestazione di fronte all’Istituto Nazionale per l’Energia elettrica (INDE). Secondo la lettera della Confederazione Sindacale Internazionale, Gálvez difendeva la creazione di una impresa elettrica municipale, l’assunzione del controllo dell’energia elettrica da parte dello Stato, il rafforzamento dell’INDE, e la approvazione di una Lgge Generale sull’Elettricità.
La CSI chiede al presidente guatemalteco Alvaro Colom e alle autorità competenti di identificare, catturare, giudicare e condannare i responsabili di questo crimine.
“Più di un anno e mezzo fa, durante la inaugurazione della Conferenza della CSI contro l’impunità in Guatemala, il presidente Colom aveva espresso la sua volontà politica e il suo impegno di lottare per la giustizia sociale, per un autentico stato di diritto e per la fine dell’impunità in Guatemala” ha ricordato Guy Ryder, segretario generale della CSI.
Víctor Gálvez era un dirigente comunitario impegnato nei temi sociali. Membro del Frente de Resistencia y Protección de los Recursos Naturales (Frena) e affiliato al Frente Nacional de Lucha en defensa de los servicios públicos y recursos naturales (FNL), che compone il Movimento Sindacale indigeno e contadino guatemalteco MSICG). Inoltre lottava per i diritti dei consumatori, molte volte violati dalle imprese Deocsa e Deorsa, sussidiarie della multinazionale Unión Fenosa.
(Adital 29/10/2009)

10 - ASESINATO DE LÍDER SINDICAL VICTOR GALVEZ

Otro líder sindical fue asesinado en Guatemala el último domingo. Víctor Gálvez fue atacado por una persona desconocida, quien lo acribilló a tiros. El crimen ocurrió cuando el dirigente sindical salía de la oficina donde trabajaba. Ayer (28), la Confederación Sindical Internacional (CSI) envió una carta a las autoridades guatemaltecas en la que denuncia y condena el episodio.
De acuerdo con la Confederación, Gálvez fue asesinado al comienzo de la tarde del domingo pasado en el municipio de Malacatán, San Marcos, cuando salía del trabajo. Según la carta, el dirigente sindical murió después de recibir aproximadamente 14 tiros.
Éste no fue el primer acto en contra de la vida del sindicalista. El 20 de junio de este año, él y otras tres personas fueron agredidos y amenazados de muerte durante una manifestación frente al Instituto Nacional de Electrificación (INDE). De acuerdo con la carta de la CSI, Gálvez defendía la creación de una empresa eléctrica municipal, la toma de control de la energía eléctrica por parte del Estado, el fortalecimiento del INDE y la aprobación de una Ley General de Electricidad.
En la carta, la CSI pide al presidente guatemalteco, Álvaro Colom, y a las autoridades competentes que identifiquen, capturen, juzguen y condenen a los responsables del crimen.
"Hace más de un año y medio, en la inauguración de la Conferencia de la CSI contra la impunidad en Guatemala, el Presidente Colom expresó su voluntad política y su compromiso de luchar por la justicia social, por un verdadero estado de derecho y por el fin de la impunidad en Guatemala", recordó Guy Ryder, secretario general de la CSI.
Víctor Gálvez era dirigente comunitario actuante en la causa social del país. Miembro del Frente de Resistencia y Protección de los Recursos Naturales (Frena) y afiliado al Frente Nacional de Lucha en defensa de los servicios públicos y recursos naturales (FNL), el cual compone el Movimiento Sindical Indígena y Campesino Guatemalteco (MSICG). Además, luchaba por los derechos de los consumidores, muchas veces violados por las empresas Deocsa y Deorsa, subsidiarias de la multinacional Unión Fenosa.

La carta de la CSI a los representantes de Guatemala está disponible aquí: http://www.ituc-csi.org/IMG/pdf/Asesinato_de_Victor_Galvez_-octubre_2009.pdf

(Adital 29/10/2009)

09 - MISSIONE INTERNAZIONALE VERIFICA LA VIOLAZIONE

La missione internazionale verifica la violazione di diritti umani delle popolazioni indigene, durante la sua visita alle comunità Colotenango, El Estor, Sipakapa, San Miguel Ixtahuacan, Livingston y San Juan Sacatepequez, ha documentato come l’impatto delle operazioni di estrazione e altri progetti di sviluppo può essere devastante per i popoli indigeni.
Questo impatto sulla vita di decine di migliaia di persone che vivono in comunità impoverite minacciate dalle attività delle imprese estrattive o nel quadro delle evacuazioni forzate, si concreta nella minaccia al loro diritto alla sopravvivenza nel rendere loro difficile l’accesso alla salute, all’acqua pulita, alla casa e alla terra, oltre che alla loro modalità di vita.
Quando le comunità si organizzano per difendere questi diritti ricevono minacce, diffamazione e intimidazioni, specialmente contro i leader che si oppongono a questi progetti, e queste minacce e intimidazioni si concretano, molte volte, alla fine, nella morte, abuso della forza, divisioni nelle comunità, criminalizzazione delle proteste legittime, mancanza di difesa, e aggressioni contro donne nelle evacuazioni forzate.
(COPAE  28/09/2009)

08 - MISION INTERNACIONAL VERIFICA VIOLACION DE DERECHOS EN CONTEXTO DE EXTRACCION MINERA


La Misión Internacional de Verificación de Violación de Derechos Humanos de los Pueblos Indígenas, en su visita a Comunidades de Colotenango, El Estor, Sipakapa, San Miguel Ixtahuacan, Livingston y San Juan Sacatepequez, ha documentado como el impacto de las operaciones de extracción y de otros proyectos de desarrollo puede ser devastador para los pueblos indígenas.

Este impacto sobre las vidas de decenas de miles de personas que viven en comunidades empobrecidas amenazadas por las prácticas de empresas extractivas o en el marco de desalojos forzados, se concreta en la amenaza a su derecho a la supervivencia al dificultarse el derecho al acceso a la salud, al agua limpia, a la vivienda y a la tierra y a su forma de vida.

Cuando las comunidades se organizan para defender estos derechos reciben amenazas, difamación e intimidaciones, especialmente contra los y las líderes que se oponen a estos proyectos, y estas amenazas e intimidaciones se concretan, muchas veces, finalmente, en muertes, uso excesivo de la fuerza, divisiones de la comunidad, criminalización de la protesta legítima, indefensión jurídica, y agresiones contra mujeres en desalojos forzados
(COPAE  28/09/2009)


07 - LETTERA DI MONSIGNOR ALVARO RAMAZZINI

Mons. Alvaro Ramazzini ha scritto una lettera a tutte le comunità di san Marcos nella quale conferma che il monitoraggio delle acque, realizzato da COPAE è totalmente affidabile. Nella lettera, resa pubblica il 12 settembre, il Vescovo deplora il fatto che la Compagnia Montana Exploradora ha distribuito una lettera personale che aveva scritto alla direzione dell’azienda, a tutte le comunità intorno alla miniera, senza averlo consultato. “Questa situazione non mi sembra corretta né professionale da parte dell’azienda, perché divulgando la lettera pretendevano di fare credere alle comunità che il Vescovo di San Marcos negava che ci fosse stata contaminazione delle acque. 
(COPAE  2009-09-29).

06 – MONSEÑOR ALVARO RAMAZZINI Y LA MINA MARLIN

Monseñor Álvaro Ramazzini dirigió una carta a las comunidades de San Marcos. Confirma que el Monitoreo de Agua que realiza COPAE es totalmente válido. En su carta, que salió el 12 de septiembre, el Obispo dice de lamentar que la empresa Montana Exploradora se dedicó a repartir una carta personal que escribió a la gerencia de la empresa, por todas las comunidades alrededor de la mina, sin consultarle. "Esta situación no me pareció correcta ni profesional por parte de la Empresa, pues divulgando la carta pretendían hacer creer a las comunidades que el obispo de San Marcos negaba que hubiera contaminación del agua

(da www.resistencia-mineria.org  COPAE  2009-09-29).

05 - GUATEMALA MAKES LANDMARK CIVIL WAR CONVICTION

A former military commissioner became the first person to be convicted of the forced disappearance of people in Guatemala's 36-year civil war on Monday, and was sentenced to 150 years in prison.
A panel of three judges found former military commissioner Felipe Cusanero guilty of the disappearances of six peasant farmers between 1982 and 1984 in a landmark case that overcame Guatemala's notorious bureaucracy and impunity.
Almost a quarter of a million people, mainly poor Mayans, were killed during the 1960-1996 conflict between leftist guerrillas and the government. Around 45,000 of them are thought to have been forcibly made to disappear.
Over 80 percent of the atrocities were committed by the army, according to a United Nations-backed truth commission.
The tiny courtroom in Chimaltenango, a provincial capital about 25 miles (40 km) west of Guatemala City near where Cusanero ordered the disappearances, was packed with Mayan villagers and families of the disappeared as the judges read out their verdict.
"We weren't looking for vengeance, but for the truth and for justice," said Hilarion Lopez, whose son Encarnacion was taken by soldiers in March 1984 when he was just 24 years old and who was never seen again by his family.
Cusanero, now in his mid-60s, was the commissioner in charge of around 40 soldiers in the region in the early 1980s.
Guatemalan rights groups believe he was responsible for the deaths or disappearances of more people, but only the families of six victims came forward to testify against him.
Legal experts say it is the first time anyone has been convicted for forced civil war disappearances in Guatemala.
"This judicial precedent opens the door for the families of the tens of thousands of victims to take their cases to court," said Mario Minera, executive director of the human rights organization CALDH, which has spent four years fighting for disappearance cases.
Few people have ever been tried for the crimes and human rights violations that took place during Guatemala's conflict and the army has refused to allow access to its archives.
Former military dictator Efrain Rios Montt continues to serve as a lawmaker in Guatemala's Congress even as he faces accusations of genocide committed during the civil war.
But the country has started a healing process, exhuming war graves to search for the dead.
Molding police archives were discovered in a warehouse in the Guatemala City four years ago and could provide evidence in hundreds of cases of disappeared people.
Maria Tan, whose husband was made to disappear by Cusanero, said the verdict was a significant step for the country. "My grandchildren are growing up and it's important that they never experience what we went through," she told Reuters. (Writing by Robin Emmott, editing by Anthony Boadle)
(By Sarah Grainger, Reuters, 31/8/2009)

04 - PRIMA CONDANNA

Un ex comisionado militar è la prima persona dichiarata colpevole il 31 agosto 2009 scorso per la scomparsa forzata di persone durante i 36 anni di guerra civile in Guatemala ed è stato condannato a 150 anni di prigione.
Una giuria di tre giudici ha dichiarato l’ex comisionado militar Felipe Cusanero colpevole per la scomparsa di sei contadini tra il 1982 e il 1984, in un caso che costituirà un punto di riferimento per cercare di sconfiggere la notoria burocrazia e impunità guatemalteca.
Almeno 250.000 persone, in gran parte contadini Maya, sono stati uccisi durante il conflitto del 1960-1996 tra la guerriglia di sinistra e il governo. Circa 45.000 di loro si pensa che siano stati fatti forzatamente scomparire. Oltre l’80% delle atrocità sono state commesse dall’Esercito, secondo una Commissione della Verità delle Nazioni Unite.
Il piccolo tribunale di Chimaltenango, capoluogo di provincia a 40 km. ad est di Città del Guatemala, vicino al luogo dove Cusanero aveva ordinato le sparizioni, era affollato di abitanti dei villaggi Maya e di parenti degli scomparsi quando i giudici hanno letto la sentenza.
(Sarah Grainger, Reuters 31 agosto 2009)

03 - ESUMAZIONI E RISARCIMENTI ALLE VITTIME

Una inchiesta realizzata da Equipo de Estudios Comunitarios y Acción Psicosocial (ECAP) segnala come la maggior parte dei guatemaltechi, il 92,4%, è a conoscenza del conflitto armato interno ed è d’accordo con la realizzazione delle esumazioni per mettere fine al dolore dei familiari.Secondo una notizia pubblicata da Prensa Libre, un’alta percentuale degli intervistati, il 94%, ha riconosciuto che durante il conflitto si sono stati desaparecidos e l’85,3% ha indicato di conoscere l’esistenza di fosse comuni. Senza dubbio, solo il 64,7% ha informazioni sul processo delle esumazioni, che prevede la ricerca, l’esumazione delle vittime e pochi hanno citato processi posteriori per ottenere giustizia. Lo studio, realizzato con la collaborazione di duecentomila persone in tutto il paese, rivela che una gran parte della popolazione guatemalteca considera che i familiari delle vittime hanno diritto al risarcimento e al riconoscimento, e il 60,2% ha affermato che il Governo non fa nulla per ottenerlo. Il 10,1% delle persone intervistate ha affermato di avere un familiare o un amico scomparso durante il conflitto interno. Secondo ECAP, l’identikit di chi ha un parente scomparso è una donna, di oltre 60 anni, senza istruzione, appartenente alle etnie maya e che vive nella zona rurale. Sebbene siano le vittime coloro che più appoggiano le esumazioni (88,5% a fronte del 73,7% del resto della popolazione), le vittime sono anche coloro che hanno più timore ad iniziare processi per mettere sotto processo i responsabili, secondo l’inchiesta di ECAP. Tutti i gruppi intervistati coincidono ampiamente nel fatto che la conoscenza del conflitto armato aiuta a costruire una nazione migliore (82%), per evitare che si ripeta (38,8%) o come forma di memoria storica 30,7%). Molto pochi lo considerano una forma di promuovere la giustizia sociale.
(Cerigua –Adital 18. 08 . 2009)

02 - GUATEMALTECOS A FAVOR DE LAS EXHUMACIONES

Una encuesta realizada por el Equipo de Estudios Comunitarios y Acción Psicosocial (ECAP) señala que la mayoría de guatemaltecos, un 92.4 por ciento, conoce sobre el conflicto armado interno y está de acuerdo con que se realicen las exhumaciones para terminar con el dolor de los familiares. De acuerdo con una información publicada en Prensa Libre, un porcentaje alto de los consultados, 94 por ciento, reconoció que durante el conflicto armado hubo desaparecidos y el 85.3 por ciento indicó que sabe de la existencia de cementerios clandestinos.
Sin embargo, sólo el 64.7 conoce sobre el proceso de exhumación, que tiene que ver con la búsqueda y desentierro de las víctimas y pocos aludieron a juicios legales posteriores a fin de alcanzar justicia.

El estudio, realizado con mil 200 personas en todo el país, revela que una gran parte de la población guatemalteca considera que los familiares de las víctimas tienen derecho al resarcimiento y reconocimiento, y el 60.2 afirmó que el Gobierno no hace nada para lograrlo.

Por su parte el 10.1 por ciento de las personas entrevistadas afirmó que tiene un familiar o amigo desaparecido durante la guerra interna.

Según el ECAP el perfil de quien tiene un desaparecido es el de una mujer de más de 60 años, sin estudios, perteneciente a alguna etnia maya y que vive en la zona rural.

Aunque son las víctimas quienes más apoyan las exhumaciones, 88.5 por ciento frente al 73.7 del resto de la población, también son las que más temor muestran para comenzar procesos de enjuiciamiento contra los responsables señaló la información.

En lo que coinciden ampliamente todos los grupos entrevistados, es que el conocimiento del conflicto armado ayuda a construir una mejor nación, según un 82 por ciento, para evitar que se repita, un 38.8 por ciento o como forma de memoria histórica, 30.7 por ciento. Aunque muy pocos lo consideran una forma de promover la justicia social.

(Cerigua –Adital 18. 08 . 2009)

domenica 13 dicembre 2009

01 - BENVENUTI / BIENVENIDOS

Benvenuti nel blog "Orizzonte Guatemala". Siamo un gruppo di amici del Guatemala di diverse città italiane, e con questo semplice strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l'attualità di questo bellissimo Paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.