Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


giovedì 26 marzo 2015

896 - DIFENDERE LA VITA E LA VERITA ',UN LEGITTIMO DIRITTO UMANO

Di fronte alla gravità degli omicidi dei giornalisti dei dipartimenti Danilo Lopez, Federico Salazar e Armando Giovanni Villatoro Ramos e alle aggressioni e attentati ai giornalisti della Stampa comunitaria che coprivano la cerimonia di riapertura della Radio Snuq 'Jolom Konob' a Santa Eulalia, Huehuetenango; l'Ufficio per i diritti umani del Arcivescovado di Guatemala, ODHAG, afferma:
La Costituzione della Repubblica del Guatemala fornisce garanzie per la tutela della vita umana e l'integrità e la sicurezza di tutti. Garantisce inoltre la libertà di pensiero con qualsiasi mezzo, senza censura o licenza preventiva e afferma che si tratta di un diritto costituzionale che NON può essere limitato dalla legge o da qualsiasi disposizione governativa.
Il giornalismo in Guatemala è essenziale per promuovere la libertà di espressione e di fare conoscere la realtà nazionale che contribuiscono all'esercizio della formazione delle opinioni e della piena cittadinanza di tutte le persone, in particolare di quei settori esclusi del paese, per il quale questi mezzi diventano una voce di denuncia e di sostegno. Crimini e aggressioni di questa natura non contribuiscono generare una cultura di pace.
Pertanto, esprimiamo la nostra indignazione per questi gravi crimini e per le aggressioni che hanno attaccato il diritto alla vita dei giornalisti, il ​​cui lavoro è quello di mostrare la realtà del paese, in modo obiettivo ed imparziale.
Chiediamo la fine alle uccisioni e di qualsiasi azione che minaccia l'integrità dei giornalisti e dei mezzi di comunicazione, così come della popolazione in generale, e che si renda efficiente l'azione delle autorità nelle indagini e nel perseguimento di questi casi. Allo stesso modo, chiediamo la rapida attuazione di un piano di protezione per questi professionisti e i loro mezzi.
Siamo solidali e ci uniamo alle richieste di giustizia dei giornalisti e dei mezzi di comunicazione; e li esortiamo a continuare a lavorare per fornire informazioni sulla realtà delle persone più vulnerabili ed escluse del nostro paese con fedeltà e oggettività, necessarie per la costruzione della pace e del Regno di Dio.
In segno di rispetto per la vita e la libertà di espressione!
"A partire dalla parola di Dio non si può nascondere o mascherare la realtà, non possiamo distorcere la storia e tacere la verità." Vescovo Juan Gerardi Guatemala, marzo 2015
ODHAG, Adital, 24/03/2015

895 - DEFENDER LA VIDA Y LA VERDAD, UN LEGITIMO DERECHO HUMANO

Ante los graves asesinatos cometidos contra la vida de los periodistas departamentales Danilo López, Federico Salazar y Armando Giovanni Villatoro Ramos, así como las agresiones y ataques contra reporteros de Prensa Comunitaria que cubrían el acto de reapertura de la Radio Snuq’ Jolom Konob’ en Santa Eulalia, Huehuetenango; la Oficina de Derechos Humanos del Arzobispado, de Guatemala, ODHAG, expone:
La Constitución Política de la República de Guatemala, establece garantías para proteger la vida humana, así como la integridad y seguridad de toda persona. Asimismo, garantiza la libre emisión del pensamiento por cualquier medio sin censura ni licencia previa y establece que es un derecho constitucional que NO podrá ser restringido por ley o disposición gubernamental alguna.
La labor periodística en Guatemala es fundamental para promover la libertad de expresión y dar a conocer la realidad nacional que aporten al ejercicio de la formación de opinión y de la ciudadanía plena de toda la población, en particular de aquellos sectores excluidos del país, para quienes estos medios se transforman en una voz de denuncia y apoyo. Crímenes y agresiones de esta naturaleza no contribuyen a la generación de una cultura de paz.
Por lo anterior, manifestamos nuestra indignación por estos graves crímenes y agresiones que han atentado contra el derecho a la vida de periodistas cuya labor es dar a conocer la realidad del país, con objetividad e imparcialidad.
Exigimos el cese de los asesinatos y cualquier acción que atente contra la integridad de los y las periodistas y medios de comunicación, así como de la población en general, y que se agilice la acción de las autoridades en la investigación y persecución por estos casos. De igual manera, la pronta implementación de un plan de protección para dichos profesionales y sus medios.
Nos solidarizamos y unimos a las demandas de justicia de los y las periodistas y medios de comunicación; y les exhortamos a seguir trabajando por brindar información sobre la realidad que vive la población más vulnerable y excluida de nuestro país con veracidad y objetividad, necesarios para la construcción de la Paz y del Reino de Dios.
¡Por el respeto a la vida y a la libertad de expresión!
"Desde la palabra de Dios no podemos ocultar o encubrir la realidad, no podemos tergiversar la historia ni debemos silenciar la verdad”. Monseñor Juan Gerardi Conedera Guatemala, marzo de2015
ODHAG, Adital, 24.03.2015

mercoledì 25 marzo 2015

894 - IL GAM PRESENTA DOSSIER SULLA VIOLENZA IN GENNAIO FEBBRAIO 2015

Il gruppo di sostegno reciproco (GAM) ha presentato un rapporto per il monitoraggio della violenza e la situazione dei diritti umani, di gennaio e febbraio 2015, che stabilisce che, prima dell'inizio della campagna elettorale di quest'anno, nei primi due mesi , 800 persone hanno perso la vita in modo violento.
Facendo un confronto con gli anni precedenti, il GAM ha sottolineato che febbraio è caratterizzato come uno dei mesi meno violenti dell'anno, principalmente perché ha meno giorni di calendario; tuttavia, in relazione allo stesso periodo nel 2014, è riportata una diminuzione di 6,68%.
Nei primi due mesi del 2015 sono stati registrati 899 omicidi a livello nazionale, di cui 789 sono uomini e 110 donne; secondo l'ultimo rapporto del GAM, le donne denunciano in sette anni più di 80.000 violazioni dei loro diritti umani.
Le donne sono vittime di varie violenze, non solo la violenza omicida; sono vittime anche di violenza fisica, economica, sessuale e psicologica.
L'analisi, in base al tipo di omicidio, ha segnalato che l'arma da fuoco è ancora la più utilizzata per commettere tali crimini; 85,4% riportato nel mese di febbraio; in secondo luogo si trova il coltello, anche se solo un 4,8%; le percosse sono il terzo modo in cui sono commessi crimini nel paese, con il 4,4%; lo strangolamento con 3,6%; lapidazioni, con 0,9 e bruciate con 0,7%.
Inoltre, il GAM descrive che nei primi due mesi del 2015 ci sono stati un totale di 11 massacri, nei quali 45 persone sono state vittime, di cui 36 sono state uccise e 9 ferite; nel solo mese di febbraio ci sono state 26 vittime, di cui 21 sono morte sul fatto e 5 sono state ferite.
Nella capitale, l'area con le morti per omicidio rimane la zona 18; fino a febbraio le vittime segnalate sono 16; segue la zona 6, con 15; la zona 21, con 12 e la zona 1 con 11 vittime.
Per quanto riguarda i comuni più violenti nei primi due mesi dell'anno, compare Guatemala, con un totale di 87 vittime, Mixco, con 34, Villa Nueva con 32 e Villa Canales con 13.
Compaiono sei comuni senza alcun atto di violenza, Chuarrancho, Fraijanes, Palencia, San José del Golfo, San Pedro Sacatepéquez e San Raymundo.
Cerigua 2015/03/19

893 - GAM PRESENTÓ INFORME DE VIOLENCIA ENERO-FEBRERO 2015

El Grupo de Apoyo Mutuo (GAM) presentó un informe correspondiente al monitoreo de violencia y situación de derechos humanos, de enero y febrero 2015, en el que destaca que, previo al inicio de la campaña electoral de este año, en los primeros dos meses, unas 800 personas han perdido la vida de forma violenta. Al hacer un comparativo con años anteriores, el GAM subrayó que febrero se caracteriza por ser de los meses menos violentos del año, principalmente por contar con menos días en el calendario; sin embargo, en relación con el mismo período de 2014, se reporta una reducción del 6.68 por ciento. En los primeros dos meses de 2015 se registran 899 homicidios a nivel nacional, de los cuales 789 corresponden a hombres y 110 a mujeres; de acuerdo con el más reciente informe del GAM, las mujeres reportan en siete años más de 80 mil violaciones a sus derechos humanos.
Las mujeres son víctimas de distintas violencias, no solo de la violencia homicida; también las afecta la violencia física, económica, sexual y psicológica.
El análisis, según la tipología de los homicidios, señala que el arma de fuego continúa siendo la más utilizada para cometer estos crímenes; el 85.4 por ciento se reportan en febrero; en segundo lugar se encuentra el arma blanca, aunque solo con un 4.8 por ciento; los golpes es la tercer forma como se cometen los crímenes en el país, con un 4.4 por ciento; el estrangulamiento con un 3.6 por ciento; lapidaciones, con 0.9 y quemadas con un 0.7 por ciento.
Asimismo, el GAM detalla que en los primeros dos meses de 2015 se reporta un total de 11 hechos de masacres, donde han resultado víctimas 45 personas, de las cuales 36 murieron y 9 quedaron heridas; solo febrero reporta 26 víctimas, de las cuales 21 murieron en el hecho y 5 heridas.
En la ciudad capital, la zona con mayor cantidad de muertes homicidas sigue siendo la zona 18; hasta febrero reporta 16 víctimas, le sigue la zona 6, con 15, la zona 21, con 12 y la zona 1 con 11 víctimas. En cuanto a los municipios del departamento de Guatemala más violentos en los primeros dos meses del año, aparece Guatemala, con un total de 87 víctimas, Mixco, con 34, Villa Nueva con 32 y Villa Canales con 13.
Aparecen seis municipios sin ningún hecho de violencia, Chuarrancho, Fraijanes, Palencia, San José del Golfo, San Pedro Sacatepéquez y San Raymundo.
Cerigua 19/03/2015

892 - LA COMMISSIONE PER LA LIBERTA' DI STAMPA DENUNCIA NUOVI ATTACCHI

La Commissione per la libertà di stampa dell'Associazione dei Giornalisti del Guatemala (APG) ha denunciato che le radio comunitarie Snuq 'Jolom Konob', Santa Eulalia, Huehuetenango ha subito aggressioni dalle autorità locali e allo stesso modo che i giornalisti presenti sul luogo.
La commissione ha appreso che le autorità indigene di Santa Eulalia avevano convocato i media e la società civile all’atto di riapertura della stazione radio, ma sono stati minacciati e aggrediti.
Questo mezzo di comunicazione alternativo è chiuso da gennaio, per decisione del sindaco Diego Marcos ed era stato impossibile riprendere le trasmissioni a causa dell'opposizione da parte del sindaco e dei suoi sostenitori; i locali dove trasmette la radio appartiene alla municipalità ed è stato concesso in usufrutto dal 2004, per periodi di quattro anni, rinnovabili con ogni governo.
Le persone colpite hanno denunciato che da quando è iniziata l'attività, che aveva lo scopo di aprire la radio, i membri del comune hanno mantenuto un atteggiamento ostile e intimidatorio; diversi giornalisti sono stati attaccati e le loro attrezzature confiscati e, anche se presumibilmente sono stati poi restituiti, questo è un atto riprovevole e in conflitto con la legge, dice il rapporto.
La Commissione per la Libertà di Stampa del APG condanna ogni atto che mira a limitare o violare i diritti umani sanciti dalla legge, in particolare la libertà di pensiero e di stampa, e sollecita le autorità a ricorrere al dialogo per risolvere i conflitti .
L’istituzione si rende solidale anche con il collega Luis Ixmatul, membro del Consiglio Direttivo dell'Istituto di previdenza sociale dei Giornalisti (IPSP), il cui veicolo è stato gravemente danneggiato al di fuori dell’istituzione, da due persone alla guida di una moto.
Infine, la Commissione invita le autorità a procedere per identificare gli autori di questo atto violento e ribadisce il suo protesta per la persistente insicurezza in cui i giornalisti portano aventi le loro attività.
Cerigua, 24/03/2015

891 - COMISIÓN DE LIBERTAD DE PRENSA DENUNCIA NUEVAS AGRESIONES

La Comisión de Libertad de Prensa de la Asociación de Periodistas de Guatemala (APG) denunció que la radio comunitaria Snuq’ Jolom Konob’, de Santa Eulalia, Huehuetenango, fue reprimida por las autoridades locales al igual que los periodistas comunitarios presentes en el lugar.
La comisión tuvo conocimiento que autoridades indígenas de Santa Eulalia habían convocado a medios y sociedad civil al acto donde reabrirían la emisora, pero fueron intimidados y agredidos.
Este medio alternativo de comunicación se encuentra cerrado desde enero pasado, por decisión del alcalde Diego Marcos y de nuevo fue imposible reanudar las transmisiones, debido a la oposición del alcalde y sus seguidores; el local donde funciona la emisora pertenece a la municipalidad y ha sido otorgado en usufructo desde 2004, por períodos de cuatro años, renovable con cada gobierno.
Los afectados han denunciado que desde que inició la actividad, en la que se pretendía abrir la radio, los miembros de la comuna mantuvieron una actitud hostil e intimidatoria; varios comunicadores fueron agredidos y sus equipos confiscados y, aunque se supone que posteriormente fueron devueltos, esto constituye un hecho repudiable y reñido con la ley, señala la información.
La Comisión de Libertad de Prensa de la APG repudia cualquier acto que pretenda restringir o violentar derechos humanos consagrados en la ley, particularmente la libertad de emisión del pensamiento y de prensa, e insta a las autoridades a recurrir al diálogo para la resolución de los conflictos.
La entidad también se solidariza con el colega Luis Ixmatul, miembro del Consejo Directivo del Instituto de Previsión Social del Periodista (IPSP), cuyo vehículo fue seriamente dañado en las afueras de la entidad, por dos personas que se conducían en moto.
Finalmente, la Comisión exige a las autoridades que procedan a identificar a los responsables de este hecho violento y reitera su reclamo por la persistente inseguridad en la que desarrollan los periodistas sus actividades.
Cerigua 24/03/2015

lunedì 23 marzo 2015

890 - EFRAIN RIOS MONTT PRENDEVA IL POTERE 33 ANNI FA

Oggi ricorrono 33 anni dal colpo di stato che ha portato al potere Efrain Rios Montt, che ha governato il paese con pugno di ferro per 15 mesi fino a quando fu deposto dal suo ministro della Difesa, Oscar Mejía Victores, l'8 agosto 1983.
Alti livelli di corruzione, elezioni descritte come fraudolente e il progresso della rivolta sono stati tra i motivi che hanno portato i giovani ufficiali dell'esercito a rovesciare il presidente Romeo Lucas Garcia 23 Marzo 1982.
Brodo di cottura
Nei giorni prima del colpo di stato, il paese viveva un clima di instabilità a causa di attacchi della guerriglia e vessazioni sui civili da parte dell'Esercito, soprattutto nei villaggi rurali.
Le tensioni sono aumentate dopo l'annuncio che le elezioni presidenziali erano state vinte dal candidato del governo, l'ex ministro della Difesa, generale Anibal Guevara. Il malcontento si era diffuso in diversi settori, tra cui il potere economico, che hanno fatto pressione per impedire la continuazione del governo di Lucas Garcia, afferma il sociologo Ethelbert Torres.
Ci furono manifestazioni che hanno coinvolto Mario Sandoval Alarcon e Leonel Sisniega Otero, politici di destra che hanno spinto il rovesciamento di Lucas Garcia, perché erano contrari a che Guevara assumesse il potere. 
Torres ricorda che in quel periodo c'era pressione perché i militari vincessero la guerra contro l’insurrezione, ma anche perché cedessero il potere ai civili.
I leader dei ribelli hanno cercato il generale Efraín Ríos Montt perché capeggiasse la giunta golpista. In quell’epoca, Ríos Montt, ex candidato presidenziale che ha perso le elezioni nel 1974, presumibilmente per frode, era ministro religioso.
Quel 23 marzo le unità militari sono scese in strada e una volta che fu costituito l'organo di governo, formato da Rios Montt, dal generale Horacio Maldonado Shaad e dal colonnello Francisco Luis Gordillo, ha annunciato che avrebbe indire nuove elezioni, senza specificare una data.
La giunta di governo ha sciolto il Congresso e ha abolito la Costituzione.
Proclama
In un appello diffuso attraverso la radio e la televisione, i golpisti chiesero "la comprensione internazionale" e sostennero che i militari che governarono il Guatemala fino al 23 Marzo 1982 avevano portato ad una immagine del paese all'estero che non corrispondeva alle caratteristiche reali del paese.
Hanno detto che erano democratici e rispettati "diritti umani" di tutti i guatemaltechi, secondo i giornali dell'epoca.
"Il giorno del colpo di stato diverse aziende e scuole chiusero, dato che carri armati e truppe pattugliavano nei pressi del Palazzo Nazionale e della Casa Presidenziale", ricorda Torres.
Hector Rosada, sociologo e antropologo, ha detto che prima del colpo di stato, nel mese di agosto e novembre 1981, ci sono stati incontri di ufficiali, preoccupati per l’avanzamento della guerriglia.
Nel periodo di Lucas García i massacri contro i civili erano in aumento, ma con Rios Montt la violenza ebbe una ulteriore crescita, dice.
"Credo che tra il 1981 e il 1985 è la decisione militare di prendere tutto il potere e la responsabilità della gestione della guerra che ha determinato il genocidio", dice l'esperto.
I proprietari terrieri sono stati quelli che ha chiesto all'esercito di venire nelle loro zone per proteggerli dalla guerriglia, secondo Rosada.
Stato e religione
Nel frattempo, Rios Montt aveva utilizzato lo Stato per predicare come pastore evangelico e aveva ignorato la richiesta di Papa Giovanni Paolo II, che ha visitato il paese il 6 marzo del 1983, per fermare la condanna a morte di sei uomini.
Prensa Libre 23/03/2015

889 - HACE 33 AÑOS EFRAÍN RÍOS MONTT LLEGÓ AL PODER

Hoy se cumplen 33 años del golpe de Estado que llevó al poder a Efraín Ríos Montt, quien gobernó el país con mano férrea durante 15 meses hasta que fue depuesto por su ministro de la Defensa, Óscar Mejía Víctores, el 8 de agosto de 1983.
Altos niveles de corrupción, elecciones calificadas de fraudulentas y el avance de la insurgencia fueron parte de los motivos que llevaron a oficiales jóvenes del Ejército a derrocar al presidente Romeo Lucas García el 23 de marzo de 1982.
Caldo de cultivo
En los días previos al golpe de Estado, en el país se vivía un ambiente de inestabilidad debido a los atentados de la guerrilla y el acoso del Ejército contra poblados civiles, sobre todo en áreas rurales.
La tensión subió al conocerse que las elecciones presidenciales las había ganado el candidato oficialista, el exministro de la Defensa, general Aníbal Guevara. El descontento fue generalizado de distintos sectores, incluido el poder económico, que presionaron para evitar la continuidad del gobierno de Lucas García, refiere el sociólogo Edelberto Torres.
Hubo manifestaciones en que participaron Mario Sandoval Alarcón y Leonel Sisniega Otero, políticos de derecha, quienes empujaron el derrocamiento de Lucas García, ya que se oponían a que Guevara asumiera.
Torres menciona que en esa época existía presión para que los militares ganaran la guerra a la insurgencia, pero también para que cedieran el poder a civiles.
Los dirigentes de los alzados buscaron al general Efraín Ríos Montt para que encabezara la junta militar golpista. Para entonces, Ríos Montt, excandidato presidencial que había perdido las elecciones en 1974, supuestamente por un fraude, era ministro religioso.
Aquel 23 de marzo, unidades militares salieron a las calles y una vez montada la junta de gobierno, formada por Ríos Montt, el general Horacio Maldonado Shaad y el coronel Francisco Luis Gordillo, se anunció que convocaría a nuevas elecciones, sin precisar fecha.
La junta de gobierno disolvió el Congreso y abolió la Constitución.
Proclama
En un llamamiento difundido a través de radio y televisión, los golpistas pidieron “comprensión internacional” y afirmaron que los militares que gobernaban Guatemala hasta el 23 de marzo de 1982 habían propiciado una imagen del país en el extranjero que no correspondía con las verdaderas características del pueblo.
Aseguraron que eran democráticos y que respetaban “los derechos humanos” de todos los guatemaltecos, según notas periodísticas de esa época.
“El día del golpe de Estado varios comercios y colegios educativos cerraron, ya que tanques y soldados patrullaron y se apostaron tanto en el Palacio Nacional como en la Casa Presidencial”, recuerda Torres.
Héctor Rosada, sociólogo y antropólogo, expuso que antes del golpe de Estado, en agosto y noviembre de 1981, hubo reuniones oficiales en que existió preocupación por el avance de la guerrilla.
En el período de Lucas García las masacres contra la población iban en ascenso, pero con Ríos Montt la violencia tuvo una mayor escalada, dice.
“Considero que entre 1981 y 1985 es la decisión militar de asumir todo el poder y la responsabilidad del manejo de la guerra lo que determinó el genocidio”, explica el experto.
Los terratenientes eran quienes pedían al Ejército que llegara a sus áreas a cuidarlos de la guerrilla, según Rosada.
Estado y religión
En tanto, Ríos Montt utilizó el Estado para predicar como pastor evangélico e hizo caso omiso de la petición del papa Juan Pablo II, quien visitó el país el 6 de marzo de 1983, de detener el fusilamiento de seis condenados a muerte.
Prensa Libre 23/03/2015

martedì 20 gennaio 2015

888 - L'EX CAPO DELLA POLIZIA CONDANNATO A 90 ANNI DI CARCERE

Un'ora e 35 minuti sono stati necessari al Tribunal B de Mayor Riesgo per leggere la sentenza contro Pedro García Arredondo, ex capo del Comando Sei della disciolta Polizia Nazionale, condannato a 90 anni di carcere, dichiarato colpevole dell’incendio dell'Ambasciata di Spagna e della morte di due studenti universitari.
All'unanimità, i giudici Jeannette Irma Valdés, Sara Yoc Yoc e María Eugenia Castellanos hanno stabilito che Garcia Arredondo eseguì ordini dei superiori, che hanno determinato la morte di 37 persone nella sede diplomatica, il 31 gennaio 1980.
Di fatto è emerso il tentativo di assassinio dell’allora ambasciatore Máximo Cajal y López e del contadino Gregorio Yuja Xona, unici superstiti.
Tra le vittime vi erano 22 contadini del Quiché, cinque studenti universitari, due ex funzionari guatemaltechi in visita e otto dipendenti dell'ambasciata.
E' stato anche ritenuto responsabile della morte di due studenti universitari, che due giorni dopo l'incendio dell'Ambasciata avevano partecipato ai funerali delle vittime dell’incendio.
Al mattino, i giudici hanno ascoltato le ultime parole di García Arredondo prima di dichiarare chiusa la discussione contro di lui e di decidere in segreto. 
L'ex capo della polizia ha insistito sulla sua innocenza, spiegando che non c’era una sola prova o la dichiarazione diretta dei testimoni contro di lui.
"Si è visto in tutto il dibattito che l'accusa non è riuscita a dimostrare la mia responsabilità nel fatto", ha detto circa alle 8:30, aggiungendo che era fiducioso dell’assoluzione.
Argomenti
La sentenza è stata letta in aula della Corte Suprema. La lettura è iniziata alle 15,18 ed è stata Yoc Yoc che ha spiegato il motivo per cui García Arredondo è stato condannato a 40 anni di carcere per l’incendio dell'Ambasciata e di 50 per la morte di due studenti universitari, che sommati determinano una pena di 90 anni di carcere.
La giudice ha detto che era dimostrato che il 31 gennaio 1980 l'ambasciata è stata occupata da contadini che pacificamente avevano denunciato gli abusi dell'esercito e della polizia in Quiché.
Yoc detto che 150 ufficiali che dipendevano da García Arredondo erano stati raggruppati per eseguire un'operazione nell’ambasciata, e che l'ordine che aveva ricevuto era fare uscire i manifestanti.
"L'ambasciata è stata presa con violenza dalle forze di sicurezza, che sono entrate senza il permesso dell'ambasciatore. La polizia non aveva alcun interesse a negoziare, ma scacciare gli occupanti fuori dell'ambasciata. L'imputato sapeva che cosa stava per accadere ", ha detto Yoc.
Ha anche aggiunto che è stato dimostrato che l'incendio non ha avuto origine a seguito di un piano di suicidio dei contadini che sono entrati l'ambasciata.
Due giorni dopo l'incidente, le vittime sono state vegliate all'Auditorium dell’Università, zona 1. All'esterno dell'edificio sono stati uccisi due studenti universitari che hanno partecipato al corteo, da agenti incaricati da García Arredondo.
L'ex capo della polizia è stato condannato per gli omicidi di 39 persone, e per il tentativo di assassinio contro due -Cajal y Lopez e Yuja Xoná-, e delitti contro dell'umanità.
García Arredondo già scontando una pena di 70 anni di carcere per la sparizione forzata dello studente universitario Edgar Saenz Calito.
Secondo l'accusa, García Arredondo non ha impedito che gli agenti di polizia sotto il suo comando agissero violentemente contro gli occupanti dell'ambasciata, il 31 gennaio 1980. Quel giorno 37 persone sono morte.
L’occupazione dell’ambasciata era per protesta
Un gruppo di contadini, sindacalisti, studenti universitari e religiosi si erano affollati il 31 gennaio 1980 davanti l'Ambasciata di Spagna, che a quel tempo era in zona 9.
Vittime di fatto
L'incendio della Ambasciata di Spagna ha causato la morte di 37 persone.
Eduardo Caceres Lehnhoff, ex vice presidente.
Adolfo Molina Orantes, ex ministro degli Esteri.
Jaime Ruiz Albero, console spagnolo.
Luis Felipe Sáenz e María Teresa Villa, cittadini spagnoli dipendenti dell'ambasciata.
Nora Mena Aceituno, Lucrecia de Avilés, Miriam Rodríguez, Lucrecia Anleu, Maria Cristina Melgar e Maria de Barillas, Guatemala che lavorava presso l'Ambasciata di Spagna.
Luis Antonio Ramírez Paz, Edgar Rodolfo Negreros Straube, Leopoldo Pineda, Sonia Magalí Welches Blanca Lidia Hernández Domínguez, studenti universitari.
Maria Ramirez Anay, Gaspar Vivi, Matthew Sic Chen, Regina Pol Juy, John Thomas Lux, Lux Pinula Maria, Juan siamo Chic, Trinidad Gómez Hernández Mateo Sis, Víctor Gómez Sacarías, Chic Juan Hernandez Mateo López Calvo, Juan Jose Yos, Francisco Chen, Solomon Tabico, Juan López Yat, Fernando Antonio García, María Ramírez Anay, Vicente Menchú, Jorge Angelo xona, Francisco Tum e Mario Gabino ho succhiato, contadini Quiché.
Querelante
"Goccia di Speranza"
Il Nobel per la Pace 1992, Rigoberta Menchú, ricorrente nella causa, ha definito la sentenza una goccia di speranza per la giustizia.
"Gli anni – della condanna - non sono le cose più importanti per noi," ha detto.
Difesa
"Non chiaro"
L'avvocato Mosè Galindo, difensore di Pedro García Arredondo, ha detto che la sentenza non è chiara perché non è stato determinato chi ha iniziato l'incendio.
"Lei – la giudice - ha detto di non sapere chi ha appiccato il fuoco", ha detto.
Querelante
“Felice e contento"
Sergio Vi Escobar, pubblico ministero nel processo per l'incendio della Ambasciata di Spagna, ha detto che si sente felice e soddisfatto della sentenza.
"Questo paese ha fatto progressi nel tema della giustizia", ha detto dopo aver sentito la sentenza.
Ambasciatore
"E 'una cosa positiva"
L'ambasciatore di Spagna, Manuel Lejarreta, ha detto che dovrebbe congratularsi con la giustizia guatemalteca per aver determinato il responsabile dell'incidente.
"E 'una cosa positiva che ha occupato 35 anni dopo aver commesso il fatto", ha detto.
Non applicabile amnistia
I trattati internazionali firmati dal Guatemala in materia di diritti umani indicano che i crimini contro l'umanità non possono essere perdonati dalla legislazione nazionale dei Paesi, perché sono azioni che minano la dignità dell'uomo.
In Guatemala sono state decretate varie amnistie per i responsabili di azioni criminali durante il conflitto armato, che riguardano solo i crimini politici e connessi con i politici.
Grandi assenti
L'incidente è avvenuto durante il regime del generale Fernando Romeo Lucas García -1978-1982- che è stato menzionato nel massacro.
Un altro coinvolto è l'ex ministro degli Interni Donaldo Alvarez Ruiz, che è latitante.
Il processo menziona anche Chupina Barahona, ex direttore della estinta polizia nazionale, che già morto.
Nelle indagini si assicura che loro e Pedro García Arredondo erano in comunicazione per scambiare informazioni su quanto accaduto presso l'ambasciata.
Prensa Libre 19/01/2015

887 - EX JEFE POLICIAL SENTENCIADO A 90 AÑOS DE CÁRCEL

Una hora con 35 minutos necesitó el Tribunal B de Mayor Riesgo para leer la sentencia contra Pedro García Arredondo, exjefe del Comando Seis de la desaparecida Policía Nacional, condenado ayer a 90 años de prisión, al declararlo culpable por la quema de la Embajada de España y la muerte de dos estudiantes universitarios.
Por unanimidad, las juezas Irma Jeannette Valdés, Sara Yoc Yoc y María Eugenia Castellanos determinaron que García Arredondo ejecutó órdenes de superiores, las cuales dejaron la muerte de 37 personas en sede diplomática, el 31 de enero de 1980.
De ese hecho se desprendió el intento de asesinato contra el entonces embajador Máximo Cajal y López y el campesino Gregorio Yujá Xoná, únicos sobrevivientes.
Entre las víctimas se encontraban 22 campesinos de Quiché, cinco estudiantes universitarios, dos exfuncionarios guatemaltecos visitantes de la embajada y ocho empleados.
También fue declarado responsable de la muerte de dos estudiantes universitarios que dos días después de la quema de la Embajada participaban en el velatorio de las víctimas del incendio.
Por la mañana, las juezas escucharon las últimas palabras de García Arredondo antes de declarar cerrado el debate en su contra y deliberar en secreto el fallo.
El ex jefe policial insistió en su inocencia al explicar que no había una sola evidencia ni señalamiento directo de los testigos en su contra.
Estuvo visto a todo lo largo del debate que el Ministerio Público no pudo probar mi responsabilidad  - en el hecho -”, decía a eso de las 8.30 horas, y agregó que confiaba resultar absuelto.
Argumentos
El fallo del Tribunal fue leído en la Sala de Vistas de la Corte Suprema de Justicia. La lectura comenzó a las 15.18 horas, y fue Yoc Yoc quien explicó por qué García Arredondo fue condenado a 40 años de prisión por la quema de la Embajada y 50 más por la muerte de dos estudiantes universitarios, que suma una pena de 90 años de cárcel.
La jueza dijo que se había probado que el 31 de enero de 1980 la sede diplomática fue tomada por campesinos que de manera pacífica denunciaron los abusos del Ejército y la Policía en Quiché.
Yoc dijo que los 150 agentes a cargo de García Arredondo habían sido concentrados para efectuar un operativo en la Embajada, y que la orden que había recibido era de sacar a los manifestantes.
"La Embajada fue violentada por las fuerzas de seguridad, que ingresaron sin contar con la autorización del embajador. La Policía no tenía ningún interés en negociar, sino sacar a los ocupantes de la Embajada. El acusado sabía lo que iba a suceder”, aseguró Yoc.
Agregó que también quedó probado que el incendio no se originó como resultado de un plan de inmolación de los campesinos que ingresaron en la sede diplomática.
Dos días después del siniestro, las víctimas eran veladas en el Paraninfo Universitario, zona 1. Afuera del edificio fueron asesinados dos estudiantes universitarios que participaban en el cortejo, a manos de agentes a cargo de García Arredondo.
El ex jefe policial fue condenado por los asesinatos de 39 personas, el intento de asesinato contra dos  - Cajal y López y Yujá Xoná -, y delitos contra los deberes de humanidad.
García Arredondo ya cumple pena de 70 años de cárcel por la desaparición forzada del estudiante universitario Édgar Sáenz Calito.
Según la acusación, García Arredondo no evitó que policías bajo su mando accionaran de manera violenta contra los ocupantes de la sede diplomática, el 31 de enero de 1980. Ese día murieron 37 personas.
Toma fue por protesta
Un grupo de campesinos, sindicalistas, religiosos y estudiantes universitarios se aglomeraron el 31 de enero de 1980 frente a la Embajada de España, que en aquella época se encontraba en la zona 9.
Víctimas del hecho
La quema de la Embajada de España dejó la muerte de 37 personas.
Eduardo Cáceres Lehnhoff, ex vicepresidente.
Adolfo Molina Orantes, excanciller.
Jaime Ruiz del Árbol, cónsul español.
Luis Felipe Sáenz y María Teresa Villa, ciudadanos españoles empleados de la sede diplomática.
Nora Mena Aceituno, Lucrecia de Avilés, Miriam Rodríguez, Lucrecia Anleu, María Cristina Melgar y Mary de Barillas, guatemaltecos que laboraban en la Embajada de España.
Luis Antonio Ramírez Paz, Édgar Rodolfo Negreros Straube, Leopoldo Pineda, Sonia Magalí Welches Hernández y Blanca Lidia Domínguez, estudiantes universitarios.
María Ramírez Anay, Gaspar Vivi, Mateo Sic Chen, Regina Pol Juy, Juan Tomás Lux, María Pinula Lux, Juan Us Chic, Trinidad Gómez Hernández, Mateo Sis, Víctor Gómez Sacarías, Juan Chic Hernández, Mateo López Calvo, Juan José Yos, Francisco Chen, Salomón Tabico, Juan López Yat, Fernando Antonio García, María Ramírez Anay, Vicente Menchú, Jorge Ángel Xoná, Francisco Tum y Gabino Mario Chupé, campesinos de Quiché.
Querellante
“Gota de esperanza”
La Premio Nobel de la Paz 1992, Rigoberta Menchú, querellante del caso, calificó la sentencia de una gota de esperanza para la justicia.
“Los años —de la condena— no son los más importantes para nosotros”, dijo.
Defensa
“No queda claro”
El abogado Moisés Galindo, defensor de Pedro García Arredondo, dijo que la sentencia no queda clara porque no se determinó quién comenzó el fuego.
“Ella —la jueza— dice que no sabe quién puso el fuego”, enfatizó.
Querellante
“Feliz y contento”
Sergio Vi Escobar, querellante en el juicio por la quema de la Embajada de España, dijo que se siente feliz y contento por la sentencia.
“Este país ha avanzado bastante en el tema de justicia”, explicó al oír el fallo.
Embajador
“Es cosa positiva”
El embajador de España, Manuel Lejarreta, dijo que se debe felicitar a la justicia guatemalteca por determinar al responsable del siniestro.
“Es una cosa positiva que ha costado 35 años después de cometido el hecho”, indicó.
No aplica la amnistía
Tratados internacionales suscritos por Guatemala en materia de derechos humanos señalan que los delitos de lesa humanidad no pueden ser perdonados por legislaciones internas de los países, debido a que son acciones que atentan contra la dignidad de la humanidad.
En Guatemala se han emitido diversas amnistías para responsables de acciones delictivas durante el conflicto armado que abarcan solo delitos políticos y conexos con los políticos.
Grandes ausentes
El siniestro ocurrió durante el régimen del general Fernando Romeo Lucas García —1978-1982— quien fue señalado en la masacre.
Otro vinculado es el exministro de Gobernación Donaldo Álvarez Ruiz, quien se encuentra prófugo.
En el expediente también se menciona a German Chupina Barahona, exdirector de la desaparecida Policía Nacional, quien ya murió.
En las investigaciones se asegura que ellos y Pedro García Arredondo se comunicaron para intercambiar información sobre lo ocurrido en la sede diplomática.
Prensa Libre 19/01/2015

venerdì 9 gennaio 2015

886 - IMPOSSIBILE ELIMINARE LA CORRUZIONE, AFFERMA OTTO PÉREZ

Arrivare ai massimi livelli di trasparenza è la promessa che non realizzerà il governo del Partito Patriota, riconosce il presidente Otto Pérez Molina, che ha parlato dei suoi principali risultati in questa intervista, ma anche di ciò che è in attesa di essere realizzato, al compiersi il prossimo mercoledì il suo terzo anno di presidenza. 
D. Si conclude il suo terzo anno di governo. In che cosa si differenzia dai due precedenti?
Ci sono varie differenze: abbiamo avuto lo stesso budget, ma il finanziamento che corrispondeva non è stato dato. Abbiamo ogni anno 400.000 nascite in più, e ciò richiede servizi pubblici necessari per dare risposta ai guatemaltechi, e tuttavia rimaniamo con lo stesso budget.
L'altra differenza è che nonostante i problemi che abbiamo avuto, la sicurezza ha continuato ad aumentare e questo ha determinato la diminuzione della violenza.
D. Quale è il suo principale risultato ed obiettivo non realizzato nel Patto per la Pace e Sicurezza?
Continuiamo al ribasso nel tasso di omicidi. Si è chiuso l'anno con 31 per 100.000 abitanti. In questo terzo anno c’è un 9% di diminuzione di fatti criminali. Nel dipartimento di Guatemala c’è un 23% di diminuzione, e nella capitale, 33% in meno di fatti criminali.
Essere riuscito in questi primi tre anni a migliorare le capacità della Polizia Nazionale Civile (PNC) è un passo importante, perché vuole dire che di 22.000 membri siamo arrivati a 34.200.
D. Che cosa è mancato per realizzare gli obiettivi?
Io credo che il tema principale continua ad essere il sistema di Presidi. Abbiamo un deficit importante per la mancanza di controlli.
Commentò che l'obiettivo era abbassare la media giornaliera di morti violente a 13, ma non scende da 16.
Le statistiche di cui disponiamo sono quelle che fornisce la PNC, e non l'Inacif. Con quelle della Polizia riceviamo—il Governo—con poco più di 17 assassini giornalieri, e questo anno chiudiamo a 13,6 omicidi giornalieri.
D. E nel Patto Fame Zero?
Il primo anno è stato utilizzato quasi tutto nel coordinamento. Qui dei 14 ministeri solo ce ne sono due che non partecipano al Patto.
Nel 2013 abbiamo ottenuto risultati, era diminuita del 1.7% la denutrizione cronica nei bambini minori di 5 anni. Alcuni diranno che è molto poco, ma se pensiamo che nei 15 anni precedenti si era riusciti ad abbassare la percentuale di 1.7%, quello che noi siamo riusciti in un anno.
D. Ma avevano offerto abbassarla in quattro anni al 10%.
Quando parliamo del 10%, sapevamo che era una meta molto difficile ed ambiziosa, ma ce l’eravamo proposta. Ovviamente quando uno è già al Governo e si rende conto dello sforzo che includeva tutto quel coordinamento sul terreno, ci rendemmo conto delle difficoltà.
Crediamo che possiamo arrivare non ad un 10%, ma sì ad un 6%. Se arriviamo a quel 6% è storico.
D. Che cosa si è fatto e che cosa manca nel Patto di Competitività?
Abbiamo avuto una crescita nell'economia del 4% che non avveniva da vari anni. Riusciamo a creare 166.000 posti di lavoro. Siamo sotto al 3% dell'inflazione, e questa è la più bassa negli ultimi 20 anni.
C’è bisogno di più sforzi per la lotta contro il contrabbando. Ciò si riflette sui prezzi della carne di manzo. C'è bisogno anche di continuare ad attirare maggiori investimenti.
D. Qual è la cosa che sente più pressione di dover compiere nel 2015?
Io direi che mi sento più pressato con quella che è stata l'offerta principale della mia campagna: sicurezza ed impiego.
D. Quale è la promessa che definitivamente non può realizzare in tutto il suo mandato?
Io credo che ci siano promesse che deplorevolmente uno non può realizzare ai livelli che voleva, ed una è la trasparenza e la corruzione. Questo non è solo di questo governo, è qualcosa che viene da moltissimi anni, è stato presente, infiltrata dentro le istituzioni, e lottare contro quello è molto difficile.
D. È impossibile eliminare la corruzione in un mandato presidenziale?
Io dico che sì, è impossibile. Sta troppo infiltrata ed è qualcosa che è avviene da moltissimi anni.
D. Perché crede che al suo governo sia etichettato come poco trasparente?
C'è una serie di questioni che sono avvenute. Ci hanno detto che abbiamo fatto acquisti diretti, che non si sono seguite le procedure, ma, per esempio, se non facciamo acquisto per eccezione delle armi, in questo momento avremmo poliziotti senza le armi individuali.
D. Ma non crede che ci sono stati fatti di corruzione nei settori Salute, Cultura, Ambiente?
Sono segnali… sì, sempre. È una lotta costante. La lotta per la trasparenza si deve fare quotidianamente e tutti i livelli.
D. In che punti in concreto crede che la Cicig ha oltrepassato il suo mandato?
Ci sono questioni dove hanno oltrepassato il mandato, ma comunque ha aiutato. Ci sono questioni che, per esempio, ieri mi dicevano che c’è stata al cattura di uno dei Mendoza. Sì, effettivamente; ma quella è una lotta contro il crimine organizzato, non è una struttura parallela allo Stato.
Io credo che il periodo col mandato specifico che aveva la Cicig sia sorpassata e è finita. Per quel motivo stiamo parlando ora di fare una valutazione.
D. La Cicig investiga il finanziamento dei partiti. Ciò può generare paura nei partiti?
Credo che non ci dovrebbe essere paura in quel senso. Abbiamo scoperto che il crimine organizzato ed il narcotraffico hanno cercato finanziare campagne nei luoghi che a loro interessano, e per quel motivo si concentrano sui Comuni.
D. Alcuni del PP?
No. Siamo molto diligenti in quello. Se qualcosa c’è stato, è stato totalmente fuori del nostro controllo ed è passato inosservato.
D. Ma questo finanziamento potrebbe avvenire anche per i candidati alla presidenza?
Potrebbe essere possibile che anche nelle campagne presidenziali tentino di avvicinarsi ed avere alcune influenze. Bisognerebbe fare un'indagine in profondità.
D. Che voto si dà, da 1 a 10, nel terzo anno?
L'anno che è finito abbiamo avuto problemi finanziari perché si è ripetuto lo stesso budget e non ci fu finanziamento fino al 28 novembre. Ciò ci attribuisce un voto che non avremmo voluto, ma metta un voto tra cinque e sei.
Prensa Libre, 08/01/2015

885 - IMPOSIBLE ELIMINAR CORRUPCIÓN, AFIRMA OTTO PÉREZ

Llegar a los máximos niveles de transparencia es la promesa que no cumplirá el gobierno del Partido Patriota, reconoce el presidente Otto Pérez Molina, quien en esta entrevista habla de sus principales logros, pero también de lo que está pendiente al cumplir el próximo miércoles su tercer año de gestión.
Ya termina su tercer año de gobierno. ¿En qué se diferencia de los dos anteriores?
Hay varias diferencias: se repitió el mismo presupuesto, pero el financiamiento que correspondía no fue dado. Tenemos cada año 400 mil nacimientos más, y eso demanda de servicios públicos necesarios para darles respuesta a los guatemaltecos, y sin embargo nos quedamos con el mismo presupuesto.
La otra diferencia es que a pesar de los problemas que tuvimos, la seguridad siguió aumentando y esto provocó que se disminuyera la violencia.
¿Cuál es su principal logro y objetivo no cumplido en el Pacto por la Paz y Seguridad?
Continuamos a la baja en la tasa de homicidios. Se cerró el año con 31 por cada cien mil habitantes. En este tercer año se acumula un 9% de descenso de hechos delictivos. En el departamento de Guatemala se acumula un 23% de descenso, y en la capital, 33% de descenso de hechos delictivos.
Haber logrado en estos primeros tres años mejorar las capacidades de la Policía Nacional Civil (PNC) es un paso importantísimo, porque quiere decir que de 22 mil efectivos subimos a 34 mil 200.
¿Qué nos faltó por cumplir?
Yo creo que el tema principal sigue siendo el sistema de Presidios. Tenemos un déficit importante por la falta de controles.
Comentó que el objetivo era bajar el promedio diario de muertes violentas a 13, pero no baja de 16.
Las estadísticas que manejamos son las que proporciona la PNC, no el Inacif. Con las de la Policía recibimos —el Gobierno— con poco más de 17 asesinatos diarios, y este año cerramos a 13.6 homicidios diarios.
¿Y en el Pacto Hambre Cero?
El primer año se fue casi todo en la coordinación. Aquí. de los 14 ministerios solo hay dos que no participan en el Pacto.
En el 2013 tuvimos resultados, en donde se disminuyó en 1.7% la desnutrición crónica en niños menores de 5 años. Unos dirán que es muy poco, pero si comparamos que en 15 años antes se había logrado bajar ese 1.7 que nosotros logramos en un año.
Pero habían ofrecido bajarla en los cuatro años a 10%.
Cuando hablamos del 10%, sabíamos que era una meta muy difícil y ambiciosa, pero nos la propusimos. Obviamente cuando ya está uno en el Gobierno y nos dimos cuenta del esfuerzo que involucraba toda esa coordinación en el terreno, nos dimos cuenta de las dificultades.
Creemos que podemos llegar no a un 10%, pero sí a un 6%. Si llegamos a ese 6% es histórico.
¿Qué se hizo y qué faltó en el Pacto de Competitividad?
Tuvimos un crecimiento en la economía del 4% que hacía varios años no se daba. Logramos crear 166 mil empleos dignos. Vamos a estar abajo del 3% de la inflación, y esta es la más baja en los últimos 20 años.
Nos hizo falta más esfuerzos para la lucha contra el contrabando. Eso se refleja en los precios de la carne de res. Nos hace falta también seguir atrayendo más inversión.
¿Con qué siente más presión que debe cumplir en el 2015?
Yo diría que lo más presionado que me siento es con lo que fue la oferta principal de mi campaña: seguridad y empleo.
¿Cuál es la promesa que definitivamente no va a poder cumplir en todo su mandato?
Yo creo que hay promesas que lamentablemente uno no puede llegar a los niveles que quisiera, y uno es la transparencia y la corrupción. Esto no es de este gobierno, es algo que ha venido por muchísimos años, ha estado presente, enquistada dentro de las instituciones, y luchar contra eso es muy difícil.
¿Es imposible eliminar la corrupción en un período presidencial?
Yo digo que sí, es imposible. Está demasiado enquistada y es algo que ha venido por muchísimos años.
¿Por qué cree que a su gobierno se le tilda de poco transparente?
Hay una serie de cuestiones que se han dado. Nos han dicho que hemos hecho compras directas, por excepción, que no se han utilizado los procedimientos, pero, por ejemplo, si no hacemos la compra por excepción de las armas, a estas alturas tuviéramos policías sin su propia arma individual.
¿Pero no cree que hubo hechos de corrupción en Salud, Cultura, Ambiente?
Son señales… sí, siempre. Es una lucha constante. La lucha por la transparencia debe hacerse a diario y a todos los niveles.
¿En qué puntos en concreto cree que la Cicig se ha salido de su mandato?
Hay cuestiones en donde posiblemente no han estado en el mandato, pero de todas maneras ha ayudado. Hay cuestiones que, por ejemplo, ayer me decían que hubo una captura de uno de los Mendoza. Sí, efectivamente; pero esa es una lucha contra el crimen organizado, no es una estructura paralela al Estado.
Yo creo que la fase con el mandato que tenía la Cicig está sobrepasada y está agotada. Por eso estamos hablando ahora de hacer una evaluación.
La Cicig investiga el financiamiento de los partidos. ¿Eso puede generar temor en las agrupaciones?
Creo que no debería haber temor en ese sentido. Hemos detectado que el crimen organizado y el narcotráfico han buscado financiar campañas en los lugares donde a ellos les interesan, y por eso se van más sobre las alcaldías.
¿Algunas del PP?
No. Somos muy cuidadosos en eso. Si hubo algo, tuvo que haber estado totalmente fuera del control de nosotros y pasar desapercibido.
¿Pero este financiamiento podría darse también en los presidenciables?
No estaría lejos que también en las campañas presidenciales traten de acercarse y tener algunas influencias. Habría que hacer una investigación a profundidad.
¿Qué nota se da, de 1 a 10 puntos, en el tercer año?
El año que terminó tuvimos problemas financieros porque se repitió el mismo presupuesto y no hubo financiamiento sino hasta el 28 de noviembre. Eso nos pone no en la calificación que hubiéramos querido, pero entre cinco y seis podría estar.
Prensa Libre, 08/01/2015

giovedì 1 gennaio 2015

884 - LUCI ED OMBRE DEGLI ACCORDI DI PACE

La cessazione del conflitto armato il 29 dicembre 1996, è senza dubbio il maggiore risultato dei negoziati tra il Governo e l'URNG. Ma, la pace cercava qualcosa più della fine della guerra. Cercava di capire come il paese doveva raggiungere sviluppo economico e sociale, giustizia, equità ed uguaglianza. Li ha raggiunti?
La firma degli Accordi di Pace Stabile e Duratura ha posto il Guatemala davanti agli occhi del mondo. Gli impegni firmati dai più alti rappresentanti del Governo e della cupola dell'Unità Rivoluzionaria Nazionale Guatemalteca (URNG) integrarono un'agenda ambiziosa, avviata a sradicare la povertà e l'impunità nel paese, tra altri problemi strutturali che cercava di risolvere, senza grandi risultati, con l'uso delle armi.
Ieri, nel Palazzo Nazionale della Cultura con la semplice cerimonia del Cambio della Rosa, il presidente Otto Pérez Molina ed altri funzionari di Stato hanno commemorato i 18 anni da quel momento storico che oggi imprenditori, ex funzionari, deputati ed analisti valutano con luci ed ombre.
Julio Balconi, ex ministro della Difesa che era parte della Commissione di Riconciliazione Nazionale e della Commissione di Negoziazione ha affermato che da 1996, del successo di quel processo ha cercato di avvantaggiarsi il partito di Governo, quello di Avanzata Nazionale (PAN) in quel momento. "Le altre forze politiche si resero conto che il tema, che era di interesse nazionale, si era trasformato in un elemento di negoziazione politica e per quel motivo cominciarono ad attaccarli", indicò.
Secondo Balconi, i cosiddetti Accordi Operativi si realizzarono velocemente come era stabilito; non così gli Accordi di Sostanza, avviati a trasformare il paese. "Era compito di renderli pratici non solo del governo di turno bensì di tutti i settori, compresi i cittadini. Quello sforzo è diminuito a tale punto che i partiti politici che hanno raggiunto il potere posteriormente, non avevano gli Accordi di Pace tra i punti principali della loro agenda di lavoro", ha aggiunto.
Tre punti
"Gli avanzamenti sono stati molto pochi, in ciò che alcuni hanno voluto prendere come impegno. In educazione, c’è stata una riforma educativa, ma si fa un passo avanti e due indietro. Tuttavia, ci sono degli avanzamenti. Non stiamo come 18 anni fa o peggio. E’ diminuito ancora l'analfabetismo, anche se l'indice è ancora alto", ha aggiunto Balconi.
Ha affermato che il processo di consolidamento della democrazia è opera degli Accordi di Pace, allo stesso modo dei diritti cittadini. "I guatemaltechi hanno partecipato a varie elezioni generali senza segnalazioni di frode ed ora ognuno può esporre le sue idee senza rischi", ha aggiunto il militare.
Nonostante, l'insicurezza è l'ombra che rende opache quelle luci. La nuova Polizia Nazionale Civile (PNC) che sostituirebbe la Polizia Nazionale tanto screditata, non ha raggiunto le aspettative per errori strategici, secondo l'ex Ministro della Difesa. "Siamo ritornati alla situazione di prima ed oggi abbiamo una gran sfiducia nella polizia", ha affermato.
Hermann F. Girón, presidente del Comitato Coordinatore delle Associazioni Agricole, Commerciali, Industriali e Finanziarie (CACIF), ha affermato che, degli accordi firmati, i principali sono quelli relazionati con l'aspetto economico e politico. "Dal punto di vista politico ci sono ancora vecchie ferite di guerra che non sono state guarite e che non permettono che lavoriamo uniti per il paese", assicurò.
"Gli Accordi richiedevano per il loro compimento la crescita economica e della riscossione, e bisogna ancora lavorare qui per motivarli e propiziarli. Il principale motore per renderli effettivi è lo sviluppo economico e il lavoro formale", ha detto Girón.
Il presidente del CACIF ha ricordato che nel Congresso ci sono leggi che dovrebbero essere prioritarie per raggiungere quell'obiettivo, come quella dello Sviluppo Economico.
Pochi avanzamenti
Álvaro Ramazzini, vescovo diocesano di Huehuetenango, analizzò altre ostacoli che hanno rallentato l'evoluzione degli Accordi di Pace negli ultimi 18 anni. "Uno dei grandi difetti della firma degli accordi di Pace è stata la mancanza di leggi per metterli in pratica. Non si approvarono. Si risolse il conflitto, si smobilitarono le forze dell'URNG e di altri settori militari. Si applicò la riduzione dell'Esercito in maniera drastica e per quello ora si ascoltano critiche che l’Esercito non ha capacità operativa di custodire le frontiere o lottare contro il narcotraffico. Ma oltre a ciò, il resto fu trascurato", ha affermato il vescovo.
Inoltre il leader religioso ha aggiunto, per esempio, lo scarso avanzamento delle iniziative contenute nell'Accordo sugli Aspetti Socioeconomici e sulla Situazione Agraria. Non si è compiuta la crescita economica e la Legge di Sviluppo Rurale dorme il sonno dei giusti. Gli accordi prevedevano il riconoscimento dell'Accordo 169, e come ora non si rispetta c'è conflittualità sociale. Ugualmente, gli imprenditori devono rendersi conto che la situazione non migliora con attraendo grandi investitori senza prima una riforma tributaria."
Il Vescovo ha affermato che l'applicazione della legge col proposito di condannare il genocidio nacque con gli Accordi di Pace, ma neanche quella è stata compiuta. Si è parlato di amnistia per l'URNG e l'Esercito, ma si stabilì chiaramente che i delitti di lesa umanità dovevano essere giudicati. Alla fine non si è riusciti a sradicare l'impunità né la povertà", ha detto.
Edgar Gutiérrez, ex cancelliere e direttore dell'Istituto per i Problemi Nazionali dell'Università di San Carlos di Guatemala (Ipnusac), è d’accordo con Balconi che nessuno degli Accordi di Sostanza è riuscito ad avere attuazione, in particolare quello che riguarda l’Identità e il Diritto dei Popoli Indigeni, come il rafforzamento del Potere Civile, che proclamavano la vigenza di un Stato di Diritto funzionale e moderno.
“Non c'è stata forza politica con sufficienza peso nello Stato che abbia adottato gli Accordi di Pace come programma di Riforma Politica. I governi solo hanno proclamato adesioni retoriche, senza impegnarsi a dargli attuazione. Incominciando dal governo di Álvaro Arzú", ha assicurato l'analista.
Distinto
L'ex Segretaria della Pace e presidentessa della Giunta Direttiva dell'Associazione di Investigazione di Studi Sociali (Asíes) Raquel Zelaya disse che l'Agenda di Pace coincide con quella della società guatemalteca, include riforma politica, patto fiscale, interculturalità, e non significa che è stato raggiunto, ha chiarito.
"Tutti hanno sottolineato processi che sono bloccati o retrocessi. Ma l'agenda basilare della Pace ha a che vedere con le aspirazioni più profonde delle persone ed esige soprattutto cambiamenti generazionali, in temi come la discriminazione, il razzismo, la disuguaglianza", segnalò Zelaya.
Per l'esperta, ci saranno persone che dicono che non hanno niente da celebrare. "Coloro che vissero il conflitto e furono danneggiati nei loro diritti, ma per i giovani è distinto. Non può paragonarsi la decade degli ottanta con il 2014", aggiunse.
Poca volontà politica
"Nessuno dei governi di turno ha avuto la volontà politica di attuare gli accordi", assicurò Carlos Mejía, congressista dell'URNG.
"Oggi si parla di libera espressione e partecipazione cittadina, ma la fame, la povertà e i ritardi nei temi della salute ed educazione sono problemi nazionali non risolti", ha aggiunto.
Per Mejía, la mancanza di coscienza sulla realtà nazionale dell'oligarchia ha ostacolato una riforma fiscale che permetta allo Stato di ottenere più risorse.
"Siamo lontano"
Il presidente Otto Pérez Molina ha riconosciuto ieri che l'Agenda della Pace ha avanzato poco. Disuguaglianza, povertà, mancanza di opportunità, servizi basilari colpiscono milioni di guatemaltechi. Lo riconosciamo "e dobbiamo lavorare per costruire la pace e la riconciliazione", ha detto ieri alal conclusione della cerimonia del Cambiamento della Rosa nel Palazzo Nazionale della Cultura
“Ci sono per esempio molte parti degli Accordi che non si sono realizzati, il Socioeconomico definiva una crescita economica del 6%, un tasso impositivo del 12%", affermò il mandatario.
El Periodico, 30/12/2014

883 - LUCES Y SOMBRAS DE LOS ACUERDOS DE PAZ

El cese del conflicto armado el 29 de diciembre de 1996, es, sin duda, el mayor logro de las negociaciones entre el Gobierno y la URNG. Pero, la paz buscaba algo más que el fin de la guerra. Trataba sobre cómo el país debía conseguir desarrollo económico y social, justicia, equidad e igualdad. ¿Lo alcanzó?
La firma de los Acuerdos de Paz Firme y Duradera colocó a Guatemala ante los ojos del mundo. Los compromisos signados por los más altos representantes del Gobierno y de la cúpula de la Unidad Revolucionaria Nacional Guatemalteca (URNG) integraron una agenda ambiciosa, encaminada a erradicar la pobreza y la impunidad en el país, entre otros problemas estructurales tratados de resolver, sin mayores resultados, con el uso de las armas.
Ayer, en el Palacio Nacional de la Cultura con la sencilla ceremonia del Cambio de la Rosa, el presidente Otto Pérez Molina y otros funcionarios de Estado conmemoraron los 18 años de ese momento histórico, que hoy empresarios, exfuncionarios, diputados y analistas evalúan bajo luces y sombras.
Julio Balconi, exministro de la Defensa, quien integró la Comisión de Reconciliación Nacional y la Comisión de Negociación consideró que desde 1996, el éxito de ese proceso lo intentó capitalizar el partido de Gobierno, el de Avanzada Nacional (PAN) en ese momento. “Las otras fuerzas políticas se dieron cuenta de que el tema, que era de interés nacional, se convirtió en un elemento de negociación política y por eso comenzaron a atacarlos”, indicó.
De acuerdo con Balconi, los llamados Acuerdos Operativos se cumplieron con rapidez tal y como estaba establecido; no así los Sustantivos, encaminados a transformar el país. “Correspondía llevarlos a la práctica no solo al gobierno de turno sino a todos los sectores, incluidos los ciudadanos. Ese esfuerzo disminuyó a tal grado que los partidos políticos que alcanzaron el poder posteriormente, no tenían los Acuerdos de Paz como su agenda principal de trabajo”, añadió.
Tres puntos
“Los avances han sido muy pocos, en lo que algunos han querido tomar como compromiso. En educación, hubo una reforma educativa, pero se da un paso para adelante y dos para atrás. Sin embargo, hay avances. No estamos igual que como hace 18 años o peor. Se ha reducido el analfabetismo aún cuando el indicador todavía es alto”, agregó Balconi.
Mencionó que el proceso de consolidación de la democracia es obra de los Acuerdos de Paz, igual que la de los derechos ciudadanos. “Los guatemaltecos hemos participado en varias elecciones generales sin señalamientos de fraude y ahora cada quien puede exponer sus ideas sin riesgo”, añadió el militar.
No obstante, la inseguridad es la sombra que opaca esas luces. La nueva Policía Nacional Civil (PNC), que sustituiría a la tan desprestigiada Policía Nacional (PN) no llenó las expectativas por errores estratégicos, según el ex Ministro de la Defensa. “Volvimos a lo de antes y hoy tenemos una gran desconfianza en la guardia policial”, afirmó.
Hermann F. Girón, presidente del Comité Coordinador de Asociaciones Agrícolas, Comerciales, Industriales y Financieras (CACIF), opinó que de los compromisos firmados, los básicos están relacionados con el aspecto económico y político. “Desde el punto de vista político aún hay viejas heridas de guerra que no han sanado y que no permiten que trabajemos unidos por el país”, aseguró.
“Los Acuerdos requerían para su cumplimiento crecimiento económico y de recaudación, y aquí todavía hay que trabajar para motivar y propiciarlos. El principal motor para llevarlos a la práctica son el desarrollo económico y la formalidad laboral”, dijo Girón.
El presidente del CACIF recordó que en el Congreso hay leyes que tendrían que ser prioritarias para alcanzar ese objetivo, como la de Desarrollo Económico.
Pocos avances
Álvaro Ramazzini, obispo diocesano de Huehuetenango, analizó otras aristas que han impedido la evolución de los Acuerdos de Paz en los últimos 18 años. “Uno de los grandes defectos de la firma de la Paz fue la falta de leyes para ponerla en práctica. No se aprobaron. Se resolvió el conflicto, se desmovilizaron los elementos de la URNG y otros sectores militares. Se aplicó la reducción del Ejército de manera drástica y por eso ahora se escuchan críticas de que no tienen capacidad operativa de guardar las fronteras o luchar contra el narcotráfico. Pero de ahí, el resto quedó relegado”, manifestó el obispo.
El líder religioso además enumeró, por ejemplo, el poco avance de las iniciativas contenidas en el Acuerdo Sobre Aspectos Socieconómicos y Situación Agraria. “No se ha cumplido con el crecimiento económico y la Ley de Desarrollo Rural duerme el sueño de los justos. Los acuerdos reconocían el Convenio 169 y como ahora no se respeta hay conflictividad social. Asimismo, los empresarios deben darse cuenta de que la situación no mejora con atraer grandes inversionistas sin antes una reforma tributaria”.
El Obispo mencionó que la aplicación de la ley con el propósito de condenar el genocidio nació con los Acuerdos de Paz, pero tampoco ha sido aplicada. “Se habló de amnistía para la URNG y el Ejército, pero se dejó claro que los delitos de lesa humanidad iban a ser juzgados. Al final no se ha logrado erradicar la impunidad ni la pobreza”, dijo.
Edgar Gutiérrez, excanciller y director del Instituto de Problemas Nacionales de la Universidad de San Carlos de Guatemala (Ipnusac), coincidió con Balconi en que ninguno de los Acuerdos Sustantivos logró madurar, en particular el que trata sobre Identidad y Derecho de los Pueblos Indígenas así como sobre Fortalecimiento del Poder Civil, que proclamaban la vigencia de un Estado de Derecho funcional y moderno.
“No ha habido fuerza política con suficiente peso en el Estado que adopte los Acuerdos de Paz como programa de Reforma Política. Los gobiernos solo han proclamado adhesiones retóricas, sin comprometerse a cumplirlos. Empezando por el gobierno de Álvaro Arzú”, aseguró el analista.
Distinto
La ex Secretaria de la Paz y presidenta de la Junta Directiva de la Asociación de Investigación de Estudios Sociales (Asíes) Raquel Zelaya dijo que la Agenda Sustantiva de Paz coincide con la de la sociedad guatemalteca, incluye reforma política, pacto fiscal, interculturalidad, lo cual no significa que se ha alcanzado, aclaró.
“Todos han destacado procesos que se han detenido o retrocedido. Pero la agenda básica de la Paz tiene que ver con las aspiraciones más sentidas de las personas y exige cambios generacionales sobre todo en temas como la discriminación, el racismo, la desigualdad”, señaló Zelaya.
Para la experta, habrá personas que digan que no tienen nada que celebrar. “Quienes vivieron el conflicto y les fueron vulnerados sus derechos, pero para los jóvenes es distinto. No se puede comparar la década de los ochenta con 2014”, añadió.
Poca voluntad política
“Ninguno de los gobiernos de turno ha tenido la voluntad política de cumplirlos”, aseguró Carlos Mejía, congresista de la URNG.
“Hoy se habla de libre expresión y participación ciudadana, pero el hambre, la pobreza y los rezagos en salud y educación son problemas nacionales sin resolver”, agregó .
Para Mejía, la falta de conciencia sobre la realidad nacional de la oligarquía ha impedido una reforma fiscal que permita al Estado obtener más recursos.
“Estamos lejos”
El presidente Otto Pérez Molina reconoció ayer que la Agenda de la Paz ha avanzado poco. Desigualdad, pobreza, falta de oportunidades, servicios básicos afectan a millones de guatemaltecos. “Lo reconocemos y tenemos que trabajar en construir la paz y la reconciliación”, dijo ayer luego de concluir la ceremonia del Cambio de la Rosa en el Palacio Nacional de la Cultura.
“Hay muchas partes de los Acuerdos que no se han cumplido, por ejemplo el Socioeconómico definía un crecimiento económico del seis por ciento, una tasa impositiva del 12 por ciento”, afirmó el mandatario.
El Periodico, 30/12/2014