Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


domenica 26 febbraio 2012

584 - LEGGE SUI LUOGHI SACRI BLOCCATA AL CONGRESSO

Nascosta in un cratere vulcanico e coperto dalla nebbia, Chicabal è un lago circondato da boschi, ubicato nel municipio di San Martín Sacatepéquez, nel dipartimento dell’altopiano di Quetzaltenango, a 206 km da Città del Guatemala.
Nel 2009, l'Associazione di Agricoltori Ecologici (ASAECO), acquistò il terreno dove è ubicata la laguna ed incominciò un'operazione di riscatto per proibire l'entrata dei veicoli al luogo dove si trovano numerosi altari usati da sciamani maya, ma anche dove altri agricoltori hanno sviluppato pratiche agricole non sostenibili che hanno provocato una grave deforestazione. Attualmente, i turisti possono visitare Chicabal solo nel periodo in cui la loro presenza non disturba le cerimonie religiose delle comunità indigeni locali.
Le guide spirituali, o Ajq'ijab, credono che come discendenti diretti degli antichi maya devono avere accesso senza restrizioni a tutti i luoghi di importanza spirituale, ne esistono circa 2.000 secondo le cifre ufficiali, e il diritto di amministrarli e proteggerli, come ha fatto ASAECO con la laguna di Chicabal. Quei luoghi sacri includono famose rovine come l'antica città di Tikal, ed altre ubicate nei boschi, burroni, montagne, laghi e lagune in tutto il paese.
In risposta a queste preoccupazioni, nel 2001 il Ministero della Cultura e Sport (MICUDE), e la Segreteria della Pace (SEPAZ), iniziarono una serie di conversazioni con leader indigeni per discutere il tema dell'accesso ai luoghi sacri.
Il MICUDE decise di creare un'unità speciale per la protezione dei luoghi sacri e presentare un disegno di legge sul tema, elaborato secondo gli Accordi di Pace del 1996 e l'Accordo 169 su popoli indigeni e tribali dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). Fu inviato al Congresso nel 2008, lo stesso anno che l'ex presidente Álvaro Colom (2008-2012) iniziò il suo mandato.
Rappresentanti indigeni
Max Araujo, esperto in legislazione culturale, disse che il disegno di legge stabilisce che tutti i luoghi archeologici maya nel territorio guatemalteco non sarebbero oramai amministrati dal MICUDE ma passerebbero a carico di un Consiglio Nazionale dei Luoghi Sacri, nel quale parteciperebbero rappresentanti indigeni come esperti in conservazione.
Tuttavia, luoghi come Tikal, Quiriguá e El Mirador sono stati dichiarati patrimonio nazionale o Patrimonio dell'Umanità dall'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco) e devono essere amministrati congiuntamente dal Consiglio e dal MICUDE, che devono aderire alle direttive internazionali sulla conservazione di quei monumenti.
Il disegno di legge precisa che è proibito togliere oggetti sacri da un luogo senza consenso del Consiglio, e che coloro che distruggono luoghi sacri saranno sottoposti a giudizio e, a seconda della gravità del danno, saranno puniti con multe o prigione. Il Consiglio può agire legalmente come procuratore in tali casi. Inoltre, tutte le indagini scientifiche devono essere condotte sotto la supervisione del MICUDE e del Consiglio.
Un'altra clausola stabilisce che i progetti minerari e petroliferi devono evitare di causare danni a quei luoghi e che deve essere rimboschita qualunque area che abbia subito danni come conseguenza di quei progetti, ma non proibisce di operare vicino ai luoghi sacri.
Nel Congresso il disegno di legge è stato già approvato dalla Commissione dei Popoli Indigeni e la Commissione Specifica per la Pace ed lo Sminamento. Tuttavia, quattro anni dopo essere stato presentato, il progetto rimane bloccato poiché gli accessi a luoghi spirituali ubicati in proprietà private costituiscono un tema spinoso, spiega Araujo, poiché quelle terre devono essere espropriate e date al Consiglio, e devono compensarsi adeguatamente i proprietari.
Benché l'ex presidente Colom sia stato ordinato sciamano maya e il suo discorso ufficiale alludeva frequentemente al multiculturalismo, nessuno dei disegni di legge che riguardavano i diritti dei popoli indigeni, includendo quello sullo sviluppo rurale o quello dei luoghi sacri, hanno avuto priorità.
Conversazioni senza meta.
Per ridurre le tensioni tra il governo e le organizzazioni indigene e contadine su una serie di temi che includevano sgombri di terre, il dannoso impatto del settore minerario a cielo aperto e le dighe di sbarramento idroelettriche, e per il fatto che i menzionati disegni di legge continuavano a rimanere bloccati, nel febbraio del 2010 il governo presentò il Sistema Nazionale di Dialogo Permanente, che includeva una serie di organizzazioni della società civile. Durante le conversazioni, il settore privato si oppose ripetutamente alla Legge dei Luoghi Sacri.
"L'iniziativa contiene minacce e violazioni flagranti al diritto dalla proprietà privata", ha affermato la Camera dell'Industria.
D'altra parte, leader indigeni hanno insistito che non approvare la legge costituirebbe una violazione degli Accordi di Pace del 1996 e dell'Accordo 169 dell'OIL e sarebbe chiaramente discriminatorio, poiché si negherebbe l'accesso ai maya a spazi per cerimonie spirituali.
Nel 2011 si avvicinavano le elezioni generali, non si era arrivati a nessun consenso e fu chiaro che l'obiettivo di quelle conversazioni era prolungare indefinitamente la questione. Attualmente, il disegno di legge sui luoghi sacri continua ad attendere negli archivi legislativi, e il Congresso si ritrova diviso equamente tra il filogovernativo Partito Patriota, di destra, ed una fragile coalizione di partiti di opposizione, e fino ad ora nessuno dei suoi membri ha espresso qualche interesse per metterlo in agenda.
Con un nuovo presidente, il generale ritirato Otto Pérez Molina che nega che ci sia stato un genocidio contro la popolazione indigena, le organizzazioni indigene credono che questo importante strumento legale sarà rallentato e che ora dovranno affrontare una dura lotta per assicurare la sua approvazione.
Noticias Aliadas, 03/02/2012

583 - LEY DE LUGARES SAGRADOS ESTANCADA EN CONGRESO

Escondida en un cráter volcánico y cubierta por la bruma, Chicabal es una laguna rodeada de bosques ubicada en el municipio de San Martín Sacatepéquez, en el departamento altiplánico de Quetzaltenango, a 206 km de Ciudad de Guatemala.
En el 2009, la Asociación de Agricultores Ecológicos (ASAECO) adquirió el terreno donde está ubicada la laguna y empezó una operación de rescate para prohibir el ingreso de vehículos al lugar donde se encuentran numerosos altares usados por chamanes mayas, pero también donde otros agricultores han desarrollado prácticas agrícolas no sostenibles que han provocado una grave deforestación. Actualmente, los turistas sólo pueden visitar Chicabal en la temporada en que su presencia no perturbe las ceremonias religiosas de las comunidades indígenas locales.
Los guías espirituales, o Ajq’ijab, creen que como descendientes directos de los antiguos mayas deben tener acceso irrestricto a todos los lugares de importancia espiritual (existen unos 2,000 de acuerdo con cifras oficiales), así como el derecho de administrarlos y protegerlos, tal como ha hecho ASAECO con la laguna de Chicabal. Esos lugares sagrados incluyen conocidas ruinas como la antigua ciudad de Tikal, y otras ubicadas en bosques, barrancos, montañas, lagos y lagunas en todo el país.
En respuesta a estas preocupaciones, en el 2001 el Ministerio de Cultura y Deporte (MICUDE) y la Secretaría de la Paz (SEPAZ) iniciaron una serie de conversaciones con líderes indígenas para discutir el tema del acceso a los lugares sagrados.
El MICUDE acordó crear una unidad especial para la protección de los lugares sagrados y presentar un proyecto de ley sobre el tema elaborado de acuerdo con los Acuerdos de Paz de 1996 y el Convenio 169 sobre pueblos indígenas y tribales de la Organización Internacional del Trabajo (OIT). Fue enviado al Congreso en el 2008, el mismo año que el ex presidente Álvaro Colom (2008-2012) inició su mandato.
Representantes indígenas
Max Araujo, experto en legislación cultural, dijo que el proyecto de ley establece que todos los lugares arqueológicos mayas en el territorio guatemalteco ya no serían administrados por el MICUDE sino que estarían a cargo de un Consejo Nacional de Lugares Sagrados en el que participarían representantes indígenas así como expertos en conservación.
Sin embargo, lugares como Tikal, Quiriguá y El Mirador han sido declarados patrimonio nacional o Patrimonio de la Humanidad por la Organización de las Naciones Unidas para la Educación, la Ciencia y la Cultura (UNESCO) y deben ser administrados conjuntamente por el Consejo y MICUDE, que deben adherirse a las directrices internacionales sobre conservación de esos monumentos. 
El proyecto de ley precisa que está prohibido extraer objetos sagrados de un lugar sin consentimiento del Consejo, y que quienes destruyan lugares sagrados serán demandados judicialmente y dependiendo de la gravedad del daño serán castigados con multas o cárcel. El Consejo puede actuar legalmente como procurador en tales casos. Además, todas las investigaciones científicas deben ser conducidas bajo supervisión del MICUDE y el Consejo.
Otra cláusula establece que los proyectos mineros y petroleros deben evitar causar daños a esos lugares y reforestar cualquier área que haya sufrido daños como resultados de esos proyectos, pero no les prohíbe operar cerca de los lugares sagrados.
En el Congreso el proyecto de ley ya ha sido aprobado por la Comisión de Pueblos Indígenas y la Comisión Específica para la Paz y el Desminado. Sin embargo, cuatro años después de haber sido presentado, el proyecto permanece estancado debido a que los accesos a lugares espirituales ubicados en propiedades privadas constituyen un tema espinoso, explica Araujo, ya que esas tierras deben ser expropiadas y entregadas al Consejo, y se debe compensar adecuadamente a los propietarios.
Aunque el ex presidente Colom fue ordenado como chamán maya y su discurso oficial aludía con frecuencia al multiculturalismo, ninguno de los proyectos de ley que abordaban los derechos de los pueblos indígenas, incluyendo uno sobre desarrollo rural o el de los lugares sagrados, fueron priorizados.
Conversaciones sin rumboPara reducir las tensiones entre el gobierno y organizaciones indígenas y campesinas sobre una serie de temas que incluían desalojos de tierras, el perjudicial impacto de la minería a cielo abierto y las represas hidroeléctricas, y por el hecho de que los mencionados proyectos de ley continuaban estancados, en febrero del 2010 el gobierno estableció el Sistema Nacional de Diálogo Permanente que incluía a una serie de organizaciones de la sociedad civil.Durante las conversaciones, el sector privado se opuso repetidamente a la Ley de Lugares Sagrados.
“La iniciativa contiene amenazas y violaciones flagrantes al derecho de la propiedad privada”, manifestó la Cámara de la Industria.
Por otro lado, líderes indígenas han insistido que no aprobar la ley constituiría una violación de los Acuerdos de Paz de 1996 y el Convenio 169 de la OIT y sería claramente discriminatorio, ya que se negaría el acceso a los mayas a espacios para ceremonias espirituales.
En el 2011 se acercaban las elecciones generales, no se había llegado a ningún consenso y quedó claro que el objetivo de esas conversaciones era prolongar la cuestión indefinidamente. Actualmente, el proyecto de ley sobre sitios sagrados sigue acumulando polvo en los archivos legislativos, y el Congreso se encuentra dividido equitativamente entre el oficialista Partido Patriota, de derecha, y una frágil coalición de partidos de oposición, y hasta ahora ninguno de sus integrantes ha expresado algún interés para ponerlo en agenda.
Con un nuevo presidente en funciones, el general retirado Otto Pérez Molina, quien niega que haya habido un genocidio contra la población indígena, las organizaciones indígenas creen que este importante instrumento legal ha sufrido un serio retroceso y que ahora deberán enfrentar una dura lucha para asegurar su aprobación.
Noticias Aliadas, 03/02/2012

martedì 21 febbraio 2012

582 - GIOVANI LASCIANO IL PAESE ALLA RICERCA DI MIGLIORI CONDIZIONI DI VITA

La ricerca di migliori condizioni economiche. Questa è una delle principali motivazioni che spingono le persone a lasciare la loro terra natale e a “cercare una vita migliore” in un altro paese. In Guatemala, secondo le inchieste, la maggior parte dei migranti è giovane, di sesso maschile e minore di trenta anni.
Lo studio “Il salto verso il Nord: violenza, insicurezza e impunità del fenomeno migratori in Guatemala” pubblicato nel 2011 dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef), ha rivelato che nell’anno 2010, ogni ora sono emigrati circa 14 persone dal Guatemala. Nonostante le differenti motivazioni che hanno spinto a questa decisione, uno va sottolineato: migliorare le condizioni di vita.
“Questo significa che ogni giorno lasciano il Guatemala circa 330 persone cercando maggiori e migliori opportunità di sviluppo, compiendo un viaggio costoso, rischioso e soprattutto difficile” si afferma nello studio.
Molti approfittano delle opportunità, nel nuovo paese, per inviare denaro alla famiglia che è rimasta in Guatemala. 
Secondo l’UNICEF la maggior parte delle persone che inviano rimesse è giovane e di sesso maschile. Secondo l’inchiesta, nel 2010, sei migranti su dieci che inviavano denaro erano minori di 30 anni, cosa che indica come l’emigrazione guatemalteca sia prevalentemente giovane.
In uno studio pubblicato all’inizio di quest’anno, lìUfficio del Procuratore dei diritti umani di Città del Guatemala ha sottolineato alcune violazioni ai diritti umani subite dai migranti guatemaltechi nel tentativo di entrare negli Stati Uniti, come violenza, DESEMPLEO e azioni politiche da parte degli USA anti immigrazione.
Nel 2011 gli USA hanno deportato per via aerea 30.855 guatemaltechi (28415 erano uomini, 1927 donne e 513 minori di età), cifra superiore del 6,05% a quella dell’anno precedente. Per vie di terra sono stati deportati dal Messico 30.700 guatemaltechi.
Motivazioni economiche
Secondo l’inchiesta pubblicata dall’Unicef, il 90,5% delle persone che hanno lasciato il Guatemala sono state motivate a farlo per questioni economiche. Il 51,7% dei guatemaltechi che se ne vanno, considerano la migrazione come l’opportunità di migliorare e aumentare le loro entrate economiche, un altro 37,2% se ne va dal paese alla ricerca di migliori opportunità di lavoro. A ciò ci sono da sommare il 1,6% delle persone che se ne vanno con l’intenzione di risparmiare o inviare denaro per costruire una casa”. 
I dati dello studio dell’Ufficio del procuratore dei diritti umani di città del Guatemala segnalano che il 53,7% della popolazione che lavora nel paese vive in povertà, il 13,33% vive in condizioni di povertà estrema. Inoltre solo il 36,2% della popolazione economicamente attiva ha un lavoro formale.
Adital, 17/02/2012

581 - JÓVENES SALEN DEL PAÍS EN BUSCA DE MEJORES CONDICIONES DE VIDA

Búsqueda de mejores condiciones económicas. Ésa es una de las principales motivaciones para que las personas dejen la tierra natal e "intenten una vida mejor” en otro país. En Guatemala, de acuerdo con las encuestas, la mayor parte de los migrantes es joven, del sexo masculino y por debajo de los treinta años de edad.
El estudio El Salto hacia el Norte: violencia, inseguridad e impunidad del fenómeno migratorio en Guatemala, publicado en 2011 por el Fondo de las Naciones Unidas para la Infancia (Unicef), reveló que en el año 2010, por hora, aproximadamente 14 personas emigraron de Guatemala. A pesar de los diferentes motivos que llevaron a tal decisión, uno se destaca: mejorar las condiciones de vida.
"Esto significa que cada día salen de la República alrededor de 330 personas buscando mayores y mejores oportunidades de desarrollo, realizando un viaje costoso, arriesgado y, sobre todo, difícil”, se comenta en el estudio.
Muchos aprovechan la oportunidad en el nuevo país para enviar dinero a la familia que quedó en Guatemala. De acuerdo con Unicef, la mayor parte de esas personas que envían remesas es joven y del sexo masculino. Según la encuesta, en 2010, seis de cada diez emigrantes que enviaron dinero tenían menos de 30 años de edad "lo que indica que la emigración guatemalteca sea predominantemente joven”, se observa.
En un informe publicado a comienzos de este año, la Procuraduría de los Derechos Humanos de Guatemala destacó algunas violaciones a los derechos humanos enfrentadas por los emigrantes guatemaltecos en los intentos por entrar en Estados Unidos, como violencia, desempleo y acciones de políticas estadounidenses anti-inmigrantes. En 2011, el país estadounidense "deportó, vía aérea, a 30 mil 855 guatemaltecos (28 mil 415 eran hombres, mil 927 mujeres y 513 menores de edad), cantidad superior a la del año anterior en un 6.05%. Vía terrestre desde México fueron deportados 30 mil 700 guatemaltecos”, se afirma.
Motivaciones Económicas
Según el informe publicado por Unicef, el 90,5% de las personas que salieron de Guatemala estuvieron motivadas a hacerlo por cuestiones económicas. "El 51.7% de los guatemaltecos que se marchan ven la emigración como la oportunidad de mejorar y aumentar sus ingresos económicos; otro 37.2% se va de la República en búsqueda de mejores oportunidades de empleo. A ello hay que sumar el 1.6% de las personas que abandonan el país con la intención de ahorrar o enviar dinero para construir una vivienda”, se presenta.
Datos del informe de la Procuraduría de Derechos Humanos de Guatemala señalaron que el 53,71% de la población trabajadora del país vive en la pobreza y el 13,33% vive en la pobreza extrema. Además, solamente el 36,2% de la población económicamente activa tiene un empleo formal.
Adital, 17/02/2012

domenica 12 febbraio 2012

580 - ATTIVITA’ MINERARIA HA IMPLICATO POVERTÀ, LACERAZIONE DEL TESSUTO SOCIALE, INQUINAMENTO E SOLO LO 0,6% DEL PIL

Uno studio sul costo-beneficio della Miniera Marlín, succursale della canadese Gold Corp, elaborato dall'Associazione di Indagini e Studi Sociali (ASIES), ha rivelato che la presenza del progetto in Guatemala rappresenta perdite milionarie per la popolazione se paragonate con le regalie; poco si sa di altri progetti minerari che le multinazionali iniziarono  nel 2011 per ubicarli in Santa Rosa e lungo il Litorale Pacifico.
L'anno scorso il dibattito mediatico riguardava l'estrazione di ferro e di altri minerali pesanti in gran parte del Litorale Pacifico del Guatemala, ad eccezione delle zone che comprendono le Aree Protette, ma che si vedrebbero danneggiate severamente.
Dal 20 ottobre 2009, l'impresa Tikal Minerals SA, succursale di Mayan Iron Corp, ottenne una licenza per cercare ghiaia, sabbia, nichel, magnetite, zirconi, ematite, cromatite e cobalto ed altri elementi rari, in un'estensione che abbraccia due municipi di Retalhuleu e Cuyotenango, Suchitepéquez; la concessione finirà nel 2012.
Si stima che i giacimenti del Guatemala sono di 100.000 milioni di tonnellate, un 12% delle riserve mondiali; il paese potrebbe produrre 10 milioni di tonnellate annuali per un periodo di 20 anni scavando dieci metri di profondità, ma la società guatemalteca riceverebbe solo il 1% dei guadagni.
Le popolazioni di diversi municipi si sono organizzate per portare a termine consultazioni comunitarie, tra esse quella di San Rafael y Flores (Santa Rosa), come modo per favorire l'espressione della cittadinanza e fare conoscere alle autorità le opinioni rispetto all'implementazione del Progetto Minerario Escobal, ma che ufficialmente è stato chiamato Progetto Minerario L'Oasi.
Altri 11 progetti minerari dovrebbero essere installati in Santa Rosa da multinazionali, i quali potrebbero ledere la sovranità, lo stato di diritto e la validità delle garanzie fondamentali delle persone, secondo un'analisi elaborata dal Consiglio Latinoamericano delle Scienze Sociali (CLACSO).
Centro de Etudios de Guatemala, 10-16 gennaio 2012

579 - MINERÍA HA CONLLEVADO POBREZA, RUPTURA DEL TEJIDO SOCIAL, CONTAMINACIÓN Y SÓLO EL 0.6% DEL PIB

Un estudio sobre el costo-beneficio de la Mina Marlín, subsidiaria de la canadiense Gold Corp., elaborado por la Asociación de Investigación y Estudios Sociales (ASIES), reveló que la presencia del proyecto en Guatemala representa millonarias pérdidas para la población en comparación con las regalías; poco se sabe de otros proyectos mineros que multinacionales que tomaron impulso en el 2011 para ubicarlos en Santa Rosa y en el Litoral Pacífico.
El año pasado el debate mediático giró en torno a la extracción de hierro y otros minerales pesados en la mayor parte de extensión del Litoral Pacífico de Guatemala, a excepción de las zonas que abarcan las Áreas Protegidas pero que se verían afectadas severamente.
Desde el 20 de octubre de 2009, la empresa Tikal Minerals SA, subsidiaria de Mayan Iron Corp, obtuvo una licencia para buscar gravas, arenas, níquel, rutilo, magnetita, zircón, hematita, cromatita, cobalto y otras tierras raras, en una extensión que abarca dos municipios de Retalhuleu y Cuyotenango, Suchitepéquez; el permiso concluirá en el 2012.
Se estima que los yacimientos de Guatemala son de 100 mil millones de toneladas, un 12 por ciento de las reservas mundiales; el país podría producir 10 millones de toneladas anuales por un periodo de 20 años al excavar diez metros de profundidad, pero la sociedad guatemalteca sólo recibiría el 1 por ciento de las ganancias.
Las poblaciones de diversos municipios se han organizado para llevar a cabo consultas comunitarias, entre ellas la de San Rafael las Flores, Santa Rosa, como medida para incentivar la expresión de la ciudadanía y dar a conocer a las autoridades la opinión respecto a la implementación del Proyecto Minero Escobal, pero que oficialmente ha sido nombrado como Proyecto Minero el Oasis.
Otros 11 proyectos mineros pretenden ser instalados en Santa Rosa por corporaciones internacionales, los cuales podrían atentar contra la soberanía, el estado de derecho y la vigencia de las garantías fundamentales de las personas, de acuerdo con un análisis elaborado por la Consejo Latinoamericano de Ciencias Sociales (CLACSO). (AC)
Centro de Etudios de Guatemala, 10-16 enero 2012

sabato 4 febbraio 2012

578 - TERREMOTO 4 FEBBRAIO 1976

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La madrugada del 4 de febrero de 1976, Guatemala despertó abruptamente con un sismo de 7.5 grados en la escala de Richter. Se trató de la mayor tragedia natural ocurrida en el país, pues dejó 25 mil muertos y al menos un millón de damnificados. En ese entonces, las casas construidas de adobe quedaron reducidas a escombros, el panorama era desalentador en la búsqueda de sobrevivientes. (Video Prensa Libre: Antonio Ixcot).

L'alba del 4 febbraio 1976, il Guatemala si svegliò bruscamente con un sisma di 7.5 gradi della scala Richter. Si trattò della maggiore tragedia naturale avvenuta nel paese, lasciò 25.000 morti e almeno un milione di danneggiati. In quel tempo, le case erano costruite con mattone crudo e crollarono, il panorama era desolante alla ricerca di sopravvissuti. Video Prensa Libre: Antonio Ixcot

mercoledì 1 febbraio 2012

577 - RIOS MONTT A GIUDIZIO PER GENOCIDIO DOPO 30 ANNI

Il generale ritirato dovrà rimanere agli arresti domiciliari mentre è sotto processo. Questo giovedì il Guatemala ha vissuto un momento che molti aspettavano da decenni: seduto nel posto designato ai presunti delinquenti, col viso serio, il generale Efraín Ríos Montt ha ascoltato una giudice sottometterlo a giudizio per genocidio ed altri crimini di lesa umanità.
Un processo che dovrà seguire agli arresti domiciliari e se fosse riconosciuto colpevole affronterebbe una sentenza tra 20 e 30 anni di prigione.
Si ritiene il militare ritirato responsabile di permettere o ordinare omicidi, violazioni e torture durante il tempo che fu presidente dopo un colpo di stato nel 1982.
In quel lasso di tempo, secondo il rappresentante del Ministero Pubblico Manuel Vásquez, si commisero almeno 266 azioni militari, nelle quali morirono più di 1.700 persone, ci furono 1.400 violazioni sessuali e circa 29.000 persone dovettero abbandonare le loro case per fuggire dalla violenza.
Rios Montt, che compirà 86 anni in giugno, si è rifiutato di rendere dichiarazioni all'inizio dell'udienza, ma quando la giudice Carol Patricia Flores ha determinato che c'erano sufficienti elementi per provare i crimini dei quali è accusato, lo ha sollecitato a rimanere nella sua casa durante il processo.
"Realmente mi sento molto interessato e particolarmente nel sua esposizione che porta a quelle conclusioni", ha detto, quando il magistrato gli ha chiesto che cosa pensasse della decisione adottata. "Pregherei la signora giudice che si voti un arresto domiciliare per avere tutte le agevolazioni e nel momento corrispondente si agisca."
La giudice Flores ha respinto la richiesta del Ministero Pubblico di imprigionare preventivamente l'accusato, che fino ad alcuni giorni fa era deputato, per la sua avanzata età e per il fatto che non ha trovato indizi che potesse fuggire dal paese. "Ha avuto il coraggio di essersi presentato e di sottomettersi al processo penale alcuni giorni prima di perdere il diritto all'immunità", ha insistito la giudice.
La storia.
La decisione della giudice, tuttavia, non ha cancellato l'immagine che ha commosso il Guatemala.
Per molti, vedere il generale seduto nel posto dove si giudicano i  presunti delinquenti (Rios Montt si è lamentato di essere trattato come un delinquente di una Mara, secondo i giornali locali), è stato un momento inedito.
L'abbiamo aspettato "per più di tre decenni. È un atto storico", ha detto a BBC Mundo Rosalida Tuyuc, fondatrice dell’indipendente Coordinamento Nazionale delle Vedove del Guatemala (Conavigua).
"È un'opportunità affinché si conosca la verità, chi diede gli ordini dei massacri. Non poteva essere solo una persona", insiste.
È la prima volta che Rios Montt, considerato uno dei rappresentanti più duri dei governi militari in America Centrale, compare davanti ai tribunali. Altri membri della sua giunta di Governo e soldati, che erano ai suoi ordini, affrontano da tempo processi penali.
Da parte sua, la difesa di Rios Montt sostiene che l'ex leader militare non è responsabile dei delitti dei quali è accusato e sostiene come argomento che il generale non stava sul campo di battaglia al momento dei fatti, come informa il corrispondente della BBC Will Grant.
L'avvocato di Rios Montt, Gonzalo Rodríguez, sostiene in dichiarazioni al giornale locale Secolo XXI che l’unica cosa di cui si può accusare il suo cliente è di omissione. "La sua funzione fu politica. Dobbiamo dimostrare il comando militare, perché attribuire a lui la commissione di quei delitti potrebbe essere solo per omissione, e capiamo che quello è la posizione del MP (Ministero Pubblico), perché lui non l'ha evitata", ha spiegato l'avvocato.
La giudice Flores ha stabilito una garanzia di 500.000 quetzales (circa US$64.000), oltre alla proibizione di uscire dal suo domicilio o parlare con altri militari sottoposti a processo giudiziale.
626 massacri
Ma oltre l'ottimismo, alcuni si domandano se realmente il giudizio della storia ha raggiunto Rios Montt.
Nel 2000 l'indipendente Centro di Azione Legale per i Diritti umani (Caldh), aveva sollecitato un giudizio contro l'ex militare per le violazioni alla popolazione civile, commesse durante il suo governo di 16 mesi.
Molti parenti delle vittime dei crimini commessi durante il regime di Rios Montt erano presenti.
Per il tempo che è stato al potere, il generale aveva intensificato la politica chiamata “terra bruciata”, e implementati i piani "Victoria 82” e "Fermezza 83”, destinati a combattere la popolazione civile sospettata di dare appoggio alla guerriglia dell'Unità Nazionale Rivoluzionaria Guatemalteca, UNRG.
Decine di comunità maya furono distrutte completamente. La Commissione per il Chiarimento Storico (CEH) documentò 626 massacri commessi dalle forze armate guatemalteche tra il 1978 e il 1982.
La zona Ixil fu la più colpita. Nel processo contro Rios Montt il giudice Manuel Vásquez ha assicurato che l'ex presidente autorizzò operazioni militari destinate a sterminare a questo gruppo etnico, considerato dalla Giunta Militare che governava il paese come "nemico interno."
Perfino il premio Nobel della Pace, Rigoberta Menchú, ha sollecitato la cattura dell'ex militare mediante un processo iniziato in Spagna.
Il padre della Menchú fu assassinato nell'ambasciata spagnola in Città del Guatemala, che aveva occupato con altri contadini come protesta per la repressione delle autorità. L'esercito incendiò l'edificio dell'ambasciata con tutti i suoi occupanti.
Imprevedibile
Nonostante queste accuse Rios Montt non aveva affrontato i tribunali, perché godeva di immunità per la sua condizione di deputato.
Ma le ha perse il 14 gennaio. In quella data annunciò che era disposto a comparire davanti al Tribunale. Lo ha fatto giovedì nel Tribunale Primo della Corte Suprema di Giustizia.
Un processo che molti festeggiarono perché credono che apra la porta al cammino della giustizia per le vittime della guerra civile che ufficialmente è finita nel 1996.
Ma altri osservano con riserve il momento. Nel paese, dicono, ci sono molti gruppi che sono contrari a giudicare i responsabili della violenza, del genocidio e dei massacri del passato recente.
Ed inoltre, il fatto che l'attuale presidente del paese, Otto Pérez Molina, sia un ex militar fa dubitare alcuni sul futuro del processo giudiziale.
Lucrecia Molina Theissen, che era stata obbligata insieme alla sua famiglia a fuggire dal Guatemala dopo la scomparsa di suo fratello Antonio, è una di quelle persone.
"Con l'arrivo al potere di un governante ex militare, a mio giudizio, è una situazione impredecible", dice in una conversazione con BBC Mundo.
"La giudice che porta avanti il caso è una donna irreprensibile, come le persone della procura. Ma ci sono molte modi di evitare che questo prosegua. Maniere velate, maniere legali. Sembra che c'è intenzione di ricusare la giudice, ciò ritarderebbe il giudizio."
Se questo succede, che cosa ne consegue per il Guatemala?
Si dimostrerà che nel paese non possono essere giudicati i crimini", nota Rosalinda Tuyuc. "Continueremmo a cercare giustizia nei tribunali internazionali."
BBC Mundo, 27 gennaio 2012 

576 - RÍOS MONTT VA A JUICIO POR GENOCIDIO 30 AÑOS DESPUÉS

El general retirado cumplirá arresto domiciliario mientras es procesado. Este jueves Guatemala vivió la escena que muchos esperaron por décadas: sentado en el sitio designado a los presuntos delincuentes, con el rostro serio, el general Efraín Ríos Montt escuchó a una juez someterlo a juicio por genocidio y otros delitos de lesa humanidad.
Un proceso que deberá cumplir en arresto domiciliario y de ser encontrado culpable afrontaría una sentencia de entre 20 y 30 años de prisión.
Al militar retirado se le responsabiliza de permitir u ordenar homicidios, violaciones y torturas durante el tiempo que ocupó la presidencia tras un golpe de estado en 1982.
En ese lapso, según el representante del Ministerio Público Manuel Vásquez, se cometieron al menos 266 acciones militares donde murieron más de 1.700 personas, hubo 1.400 violaciones sexuales y unas 29.000 personas debieron abandonar sus hogares para huir de la violencia.
Ríos Montt, quien cumplirá 86 años de edad en junio, se negó a declarar al inicio de la audiencia, pero cuando la jueza Carol Patricia Flores determinó que había suficientes elementos para probar los crímenes de que se le acusa, solicitó permanecer en su casa durante el proceso.
"Realmente me siento muy interesado y particularmente en la exposición suya que lleva a esas conclusiones", dijo cuando la magistrada le solicitó que opinara sobre la decisión adoptada. "Rogaría a la señora jueza que se votara un arresto domiciliario a efecto de tener todas las facilidades y en el momento correspondiente se actúe".
La jueza Flores rechazó la petición del Ministerio Público de encarcelar preventivamente al acusado, quien hasta hace unos días era diputado, debido a su avanzada edad y a que no encontró indicios de que pudiera huir del país. "Existe la valentía de haberse presentado y someterse al proceso penal días antes de perder el derecho a la inmunidad", insistió la magistrada.
Historia
La decisión de la jueza, sin embargo, no borró la imagen que conmovió a Guatemala.
Para muchos, ver al general sentado en el sitio donde se juzga a presuntos delincuentes (Ríos Montt se quejó que lo trataron como a un pandillero Mara, según diarios locales), fue un momento inédito.
"Lo hemos esperado durante más de tres décadas. Es un acto histórico", le dice a BBC Mundo Rosalida Tuyuc, fundadora de la independiente Coordinadora Nacional de Viudas de Guatemala (Conavigua).
"Es una oportunidad para que se conozca la verdad, cómo se dieron las órdenes de las masacres. No pudo haber sido sólo una persona", insiste.
Es la primera vez que Ríos Montt, considerado uno de los representantes más duros de los gobiernos militares en Centroamérica, comparece ante los tribunales. Otros miembros de su Junta de Gobierno y soldados que estuvieron bajo sus órdenes enfrentan procesos penales desde hace tiempo.
Por su parte, la defensa de Ríos Montt sostiene que el ex líder militar no es responsable de los delitos de los que se le acusa y pone como argumento que no estuvo en el campo de batalla en el momento que los hechos tuvieron lugar, según informa el corresponsal de la BBC Will Grant.
El abogado de Ríos Montt, Gonzalo Rodríguez, sostuvo en declaraciones al medio local Siglo XXI que de lo único que se lo puede acusar a su cliente es de omisión. "La función de él fue política. Allí tenemos que demostrar el mando militar porque a él la atribución de la comisión de esos delitos sólo podría ser por omisión, y entendemos que esa es la posición del MP (Ministerio Público), porque él no lo evitó", explicó el letrado.
La jueza Flores determinó una fianza de 500.000 quetzales, unos US$64.000, así como la prohibición de salir de su domicilio o hablar con otros militares sometidos a proceso judicial.
626 masacres
Pero más allá del optimismo, algunos se preguntan si realmente la historia alcanzó a Ríos Montt.
En 2000 el independiente Centro de Acción Legal para los Derechos Humanos (Caldh), solicitó un juicio contra el exmilitar por las violaciones a la población civil cometidas durante su gobierno de 16 meses.
Durante el tiempo que estuvo en el poder, el general intensificó la política llamada Tierra Arrasada, e implementó los planes "Victoria 82" y "Firmeza 83", destinados a combatir a la población civil que se sospechara que diera apoyo a la guerrilla de la Unidad Nacional Revolucionaria Guatemalteca (UNRG).
Decenas de comunidades mayas fueron arrasadas por completo. La Comisión de Esclarecimiento Histórico (CEH), documentó 626 masacres cometidas por las fuerzas armadas guatemaltecas entre 1978 y 1982.
El pueblo Ixil fue el más afectado. En el proceso que se sigue a Ríos Montt el fiscal Manuel Vásquez aseguró que el expresidente autorizó operaciones militares encaminadas a exterminar a este grupo étnico, considerado por la Junta Militar que gobernaba el país como "enemigo interno".
Incluso la premio Nobel de la Paz, Rigoberta Menchú, solicitó la aprehensión del exmilitar mediante un proceso judicial iniciado en España.
El padre de Menchú fue asesinado en la embajada de ese país en Guatemala, que había ocupado con otros campesinos como protesta por la represión de las autoridades.
El ejército incendió el edificio de la embajada con todos sus ocupantes.
Impredecible
A pesar de estas acusaciones Ríos Montt no había enfrentado los tribunales, pues tenía inmunidad por su condición de diputado.
Pero la perdió el 14 de enero. Esa fecha anunció que estaba dispuesto a comparecer ante el Ministerio Público. Lo hizo este jueves en el Juzgado Primero A de Mayor Riesgo de la Corte Suprema de Justicia.
Un proceso que muchos festejaron pues creen que abre la puerta al camino de la justicia para las víctimas de la guerra civil que oficialmente terminó en 1996.
Pero otros miran con reservas el momento. En el país, dicen, hay muchos grupos que están en contra de juzgar a los responsables de la violencia, genocidio y masacres del pasado reciente.
Y además, el hecho de que el actual presidente del país, Otto Pérez Molina, sea un exmilitar hace dudar a algunos sobre el futuro del proceso judicial.
Lucrecia Molina Theissen, quien se vio obligada junto con su familia a huir de Guatemala tras la desaparición de su hermano Antonio, es una de esas personas.
"Con la llegada al poder de un gobernante exmilitar, a mi juicio, es una situación impredecible", dice en conversación con BBC Mundo.
"La jueza que lleva el caso es una mujer intachable, al igual que las personas de la fiscalía. Pero hay muchas maneras de evitar que esto camine. Maneras veladas, maneras legales. Parece que hay una intención de recusar a la jueza, eso retrasaría el juicio".
Si esto ocurre, ¿qué sigue para Guatemala?
"Se demostrará que en el país no se pueden juzgar los crímenes", advierte Rosalinda Tuyuc. "Seguiríamos buscando la justicia en tribunales internacionales".
BBC Mundo, 27 de enero de 2012