Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


domenica 27 novembre 2011

551 - MISSIONE INTERNAZIONALE VERIFICA CARENZE NELLA PROTEZIONE DELLE DONNE E CHIEDE IMPEGNO PER COMBATTERE IL FEMMINICIDIO

Solamente durante questo anno oltre 430 donne sono state assassinate in Guatemala; nel 2010 il numero era arrivato a 685 vittime. Nonostante una Legge contro il Femminicidio ed altre forme di violenza contro la Donna - promulgata nel 2008 - il paese registra i maggiori indici di femminicidio dell'America Centrale. Con lo sguardo su questa realtà, l'Alianza para la Acción: Prevenendo il femminicidio e altre forme di violenza contro le donne in Guatemala ha realizzato nei giorni 21 e 22 un forum. L'evento è stato realizzato alcuni giorni dopo la prima visita della Missione Internazionale in Guatemala.
L'organizzazione è giunta alla conclusione che la violenza contro le donne e le bambine è un problema strutturale ed è basato su relazioni diseguali di potere, nelle quali l'uomo è sempre privilegiato a danno della donna.
Anche le analisi realizzate nel paese hanno portato alla conclusione che la violenza di genere ed il femminicidio si aggravano per la mancanza di politiche di prevenzione, investigazione, sanzione e riparazione del danno di fronte alla violenza subita dalle vittime. La Missione Internazionale richiama specialmente l'attenzione sulla mancanza di indagine dei delitti commessi contro le donne. Non
investigandosi e non punendosi, aumentano i delitti e si permette, tacitamente, la loro ripetizione. 
Durante la visita si è constatato che il Guatemala non può contare su registri minimi che qualifichino il femminicidio attraverso variabili che considerino la violenza alla quale sono state sottomesse le donne assassinate, la loro relazione con il criminale ed il luogo del delitto. Il paese non ha nemmeno registri o protocolli di ricerca ed indagine immediata delle donne scomparse, che non siano in relazione con l'età.
"Lo Stato è stato incapace di proteggere la vita delle donne e delle protettrici dei diritti delle donne di fronte alla pericolosità degli aggressori e non è giustificabile che non si operino la cattura e le indagini dei sospetti, o siano lasciati in libertà”, condanna la missione internazionale.
Durante la visita, sono state realizzate riunioni con importanti istituzioni vincolate al tema dell'accesso alla giustizia delle donne vittime di violenza. In questi incontri si sono stabiliti impegni che devono essere compiuti per ridurre le morti e tutti i tipi di violenza di genere.
Myrian Ovalle de Monroy, direttrice generale dell'Istituto Nazionale di Scienze Forensi, si è impegnata a migliorare il flusso di informazione affinché la società civile sappia che cosa succede con centinaia di donne tutti i giorni. Insieme al Ministero Pubblico, anche l'Istituto di Scienze Forensi investiga e realizza la persecuzione dei delitti contro le donne.
Altro importante impegno è stato garantito dal Claudia Paz y Paz, titolare della Promotoría General de la Republica, che ha concordato con la creazione di un registro con dieci variabili, socio-demografiche, del delitto e processo che aiuterà ad analizzare la problematica del femminicidio nel paese.
La deputata Mirza Arriaga, anche segretaria della Commissione della Donna del Congresso, si è unita alla lotta e ha affermato che incorporerà all'agenda legislativa la ratifica dello Statuto di Roma, promuoverà una campagna tra i sindaci ed altre autorità per sensibilizzarli sul femminicidio e aumenterà il budget destinato alle attività di promozione delle donne.
Dopo tali importanti impegni, la missione internazionale ha rivolto un richiamo al governo guatemalteco affinché adotti e dia priorità alla sicurezza cittadina che garantisca la vita e l'integrità delle donne. Anche la popolazione è stata invitata a collaborare denunciando le sparizioni delle donne per dare visibilità a tutti i tipi di abusi contro di loro.
Adital, 24/11/2011

550 - MISIÓN INTERNACIONAL VERIFICA DEFICIENCIAS EN LA PROTECCIÓN DE LA MUJER Y PIDE COMPROMISO PARA COMBATIR FEMINICIDIO

Solamente durante este año, más de 430 mujeres fueron asesinadas en Guatemala; en 2010 este número llegó a 685 víctimas. A pesar de contar con una Ley contra el Femenicidio y Otras Formas de Violencia contra la Mujer –promulgada en 2008- el país registra los mayores índices de femenicidio de América Central. Con la mirada puesta en esta realidad, la Alianzapara la Acción: Previniendo los femenicidios y otras formas de violencia contra las mujeres en Guatemala realizó durante los días 21 y 22 un forum de conclusiones. El evento se realizó unos días después de la primera visita de la Misión Internacional a Guatemala.
La organización llegó a la conclusión de que la violencia contra las mujeres y las niñas es un problema estructural y está basado en relaciones desiguales de poder en las que el hombre siempre fue privilegiado en detrimento de la mujer.
Los análisis realizados en el país también concluyeron que la violencia de género y el femenicidio se agravan por la falta de políticas de prevención, investigación, sanción y reparación del daño ante la violencia sufrida por las víctimas. La Misión Internacional llama la atención en especial sobre la falta de investigación de los delitos cometidos contra las mujeres. Al no investigarse y no castigar, se corroboran los delitos y se permite, tácitamente, su continuidad.
Durante la visita se constató que Guatemala no cuenta con registros mínimos que caractericen el femenicidio a través de variables que consideren la violencia a que fue sometida la mujer asesinada, su relación con el criminal y el lugar del delito. El país también carece de registros o protocolos de búsqueda e investigación inmediata de mujeres desaparecidas que no establezca relación con la edad.
"El Estado ha sido incapaz de resguardar la vida de las mujeres y las defensoras de los derechos de las mujeres ante la peligrosidad de los agresores y no es justificable que no se operen las capturas e investigaciones ante los sospechosos, o se les deje en libertad”,condena Misión Internacional.
Durante la visita, se realizaron reuniones con importantes instituciones vinculadas al tema del acceso a la justicia de las mujeres víctimas de violencia. En estos encuentros se establecieron compromisos que deben ser cumplidos para desacelerar las muertes y todos los tipos de violencia de género.
Myrian Ovalle de Monroy, directora general del Instituto Nacional de Ciencias Forenses se comprometió a mejorar el flujo de información para que la sociedad civil sepa qué ocurre con cientos de mujeres todos los días. Junto con el Ministerio Público, el Instituto de Ciencias Forenses también va a investigar y realizar el seguimiento de los delitos contra las mujeres.
Otro importante compromiso fue garantizado por la Promotora Claudia Paz y Paz, titular de la Promotoría General de la República, quien concordó con la creación de un registro con diez variables (socio-demográficas, del delito y proceso) que ayudará a analizar la problemática del femenicidio en el país.
La diputada Mirza Arriaga, secretaria de la Comisión de la Mujer del Congreso, también se unió a la lucha y afirmó que incorporará a la agenda legislativa la ratificación del Estatuto de Roma, promoverá una campaña entre los alcaldes y demás autoridades para sensibilizarlos sobre el femenicidio y aumentará el presupuesto destinado a las actividades de avance de las mujeres.
Inclusive después de tales importantes compromisos garantizados, la Misión Internacional hizo un llamado al gobierno guatemalteco para que adopte y priorice medidas de seguridad ciudadana que garanticen la vida y la integridad de las mujeres. La población también fue invitada a colaborar denunciando desapariciones de mujeres para dar visibilidad a todos los tipos de abusos en su contra.
Adital, 24/11/2011

mercoledì 23 novembre 2011

549 - I RESTI DI DUE VITTIME DEL DIARIO MILITARE DEL GUATEMALA TROVATI IN UNA FOSSA COMUNE

Fondazione di Antropologia Forense del Guatemala li identifica dal loro DNA.
Il corpo di due uomini, la cui scomparsa è stata denunciata nel 1984 nel famoso Diario Militare del Guatemala, sono stati localizzati in un'antica base militare alla periferia della capitale ed identificate con la prova del DNA, secondo la Fondazione di Antropologia Forense del Guatemala, che ha annunciato questa mattina la sua scoperta in una conferenza stampa.
I resti appartengono ad Amancio Samuel Villatoro e Sergio Saúl Linares Morales, entrambi catturati dalle forze di sicurezza in momenti separati e che non sono mai tornati dai loro parenti. Non si è saputo nulla del loro destino fino al 1999, quando il Securty National Archive rivelò pubblicamente il Diario Militare, un libro di annotazioni militari creato a metà degli anni ‘80 per registrare il sequestro, detenzione illegale e morte di persone selezionate, Villatoro e Linares tra di loro. Oggi, 27 anni dopo la loro sparizione e 12 anni dopo la pubblicazione del diario, quell'informazione è stata confermata.
"È un evento sorprendente in un caso che è venuto a simbolizzare l'impunità e l’ingiustizia che permane in Guatemala 15 anni dopo che il sanguinoso conflitto armato interno è terminato" ha commentato Kate Doyle, analista capo e direttrice del Progetto Guatemala del National Securty Archive. Tra i 200.000 civili assassinati durante la guerra, si stima che siano oltre 40.000 le vittime di sparizione forzata - uomini, donne e bambini catturati nelle città e zone del conflitto dalle forze di sicurezza statali o dalle forze paramilitari, interrogate torturate e segretamente uccise, i cui corpi furono gettati in luoghi remoti o sepolti in fosse comuni. Pochi dei resti dei desaparecidos sono stati ritrovati e solamente tre casi sono stati portati in giudizio penale, con la condanna di antichi militari o ufficiali di polizia.
National Security Archives Non Electronic Briefing Book. 363
22/11/2011

548 - REMAINS OF TWO OF GUATEMALA'S DEATH SQUAD DIARY VICTIMS FOUND IN MASS GRAVE

Forensic Anthropology Foundation of Guatemala identifies them through DNA
Washington, D.C., November 22, 2011 - The bodies of two men whose disappearance in 1984 was recorded in the notorious Guatemalan "death squad diary" have been located on a former military base outside the capital and positively identified through DNA testing, according to the Forensic Anthropology Foundation of Guatemala, which announced its findings in a press conference this morning.
The remains belong to Amancio Samuel Villatoro and Sergio Saúl Linares Morales, both captured by security forces in separate incidents and never seen by their families again. Nothing about their fates was known until 1999, when the National Security Archive publicly released the death squad diary, a military logbook created in the mid-1980s to record the abduction, secret detention and deaths of scores of people, Villatoro and Linares among them.
In their entries, the document contains a coded reference to their executions. Today, 27 years after their disappearance and 12 years after the publication of the logbook, that information has been confirmed.
"It is an astonishing development in a case that has come to symbolize the impunity and injustice that persist in Guatemala 15 years after its bloody civil conflict ended," commented Kate Doyle, National Security Archive Senior Analyst. Among the 200,000 civilians killed during the war, there were an estimated 40,000 victims of forced disappearance - men, women and children seized in the cities and conflictive zones by state security or paramilitary forces, interrogated, tortured and secretly executed, their bodies dumped in remote sites or buried in mass graves. Few of the remains of the disappeared have ever been found and only three cases have led to prosecutions resulting in the conviction of former military or police officers.
National Security Archive Electronic Briefing Book No. 363
22/11/2011

547 - RESTOS DE DOS VICTIMAS DEL DIARIO MILITAR DE GUATEMALA ENCONTRADOS EN UNA FOSA COMUN

Fundación de Antropología Forense de Guatemala los identifica por su ADN.
El cuerpo de dos hombres cuya desaparición fue registrada en 1984, en el famoso Diario Militar de Guatemala, han sido localizados en una antigua base militar en las afueras de la capital e identificadas por medio de la prueba de ADN, de acuerdo a la Fundación de Antropologìa Forense de Guatemala, que anunció su descubrimiento en una conferencia de prensa esta mañana.
Los restos pertenecen a Amancio Samuel Villatoro y Sergio Saúl Linares Morales, ambos capturados por las fuerzas de seguridad en incidentes separados y que nunca volvieron a ser vistos por sus familiares. No se supo nada acerca de su destino hasta en 1999, cuando el Archivo de Seguridad Nacional reveló públicamente el Diario Militar, un libro de anotaciones militares creado a mediados de los 1980s para registrar el secuestro, detención ilegal y muerte de gente escogida, Villatoro y Linares entre ellos. Hoy, 27 años después de su desaparición y 12 años después de la publicación del diario, esa información ha sido confirmada.
“Es un evento asombroso en un caso que ha venido a simbolizar la impunidad e injusticia que persiste en Guatemala 15 años después que su sangriento conflicto armado interno finalizara,” comentó Kate Doyle, analista en jefe y directora del Proyecto Guatemala del Archivo de Seguridad. Entre los 200,000 civiles asesinados durante la guerra, hubo un estimado de 40,000 víctimas de desaparición forzada – hombres, mujeres y niños copados en las ciudades y zonas conflictivas por las fuerzas de seguridad estatales o fuerzas paramilitares, interrogadas torturadas y secretamente ejecutadas, sus cuerpos fueron arrojados en lugares remotos o enterrados en fosas comunes. Pocos de los restos de los desaparecidos han sido encontrados y solamente tres casos han sido llevados a persecución penal resultando en la condena de antiguos militares u oficiales de policía.
National Security Archive Electronic Briefing Book No. 363
22/11/2011

mercoledì 16 novembre 2011

546 - L’ONU CONDANNA NUMERO DI LINCIAGGI E RACCOMANDA RECUPERARE VALORI INDIGENI

In un comunicato, l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti umani in Guatemala (ONU-diritti Umani) condanna l'aumento dei linciaggi avvenuti nel paese. Solamente nel mese di ottobre ci sono stati cinque casi che hanno causato la morte a quattro persone e ne hanno lasciate cinque ferite. Per l'ONU, ciò conferma la tendenza del peggioramento della situazione, manifestato durante l'anno.
Il documento informa che nel 1996, anno in cui finì il conflitto interno in Guatemala e si firmarono gli Accordi di Pace, 47 persone morirono o rimasero ferite come conseguenza dei linciaggi. Nell’anno 2000, il numero arrivò a 115 vittime e nel 2011, fino al momento, il paese registra già 234 vittime dei linciaggi, cioè, un aumento superiore al 100%.
Secondo i dati ONU, i dipartimenti con maggior casi di linciaggio quest’anno sono gli stessi con maggiori indice di aggressione registrati tra 1996 e 2000: Huehuetenango (24), Quetzaltenango (23), Guatemala (16), Quiché (16), San Marcos, 13, e Sololá (9).
L'ONU segnala che i casi di linciaggio possono essere considerati eredità del conflitto interno (1960-1996). "La spiegazione più probabile della persistenza di questa tendenza è che sono stati i dipartimenti più colpiti dal conflitto armato interno. Ciò implica che la pratica dei linciaggio iniziò durante il conflitto armato e che in nessun modo si iscrive nel quadro dei sistemi di giustizia indigena", si segnala.
In quel senso, il comunicato considera che la tradizione indigena può aiutare a porre fine ai linciaggi, e raccomanda allo Stato di "rivitalizzare i sistemi indigeni di giustizia e le sue forme tradizionali di soluzione delle controversie; rafforzare il ruolo delle autorità indigene; avvicinare la giustizia alle zone rurali ed urbane emarginate e superare i modelli culturali violenti e l'esistenza di meccanismi sociali violenti, costituiscono la strada per sradicare il fenomeno di linciaggi."
Per il Relatore Speciale delle Nazioni Unite per le Esecuzioni Extragiudiziali, Philip Alston, i linciaggi hanno origine nel vuoto di potere causato dal conflitto interno, sommato alla disintegrazione dei modelli di convivenza tradizionale, alla rottura del sistema di governance e giustizia indigena, e all'imposizione di un modello sociale militarizzato. Egli considera la pratica dei linciaggi come risultato dell'inadempimento dello Stato del proprio dovere di proteggere i cittadini.
Il relatore ha citato inoltre il caso dell'ex-sindaco di San Juan Cotzal, dipartimento di Quiché, accusato di incitare il linciaggio di un poliziotto. Secondo Alston, il fatto dimostra la possibilità che i linciaggi siano relazionati alla presenza di gruppi paralleli di sicurezza che contano con una struttura militare, un elemento ereditato dal conflitto interno.
Adital, 01/11/2011

545 - ONU CONDENA NÚMERO DE LINCHAMIENTOS Y RECOMIENDA RECUPERAR VALORES INDÍGENAS

En un comunicado, la Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos en Guatemala (ONU-Derechos Humanos) condena el aumento de linchamientos existentes en el país. Solamente este mes de octubre hubo cinco casos, que llevaron a la muerte a cuatro personas y dejaron cinco heridas. Para el órgano, esto confirma una tendencia de empeoramiento del cuadro de situación, manifestado durante el año.
El documento informa que en 1996, año en que terminó el conflicto interno en Guatemala y se firmaron los Acuerdos de Paz, 47 personas murieron o quedaron heridas como consecuencia de linchamientos. El año 2000, el número llegó a 115 víctimas y, en 2011, hasta el momento, el país ya registra 234 víctimas de linchamiento, o sea, un aumento superior al 100%.
De acuerdo con la ONU, los departamentos con más casos de linchamiento este año son los mismos con mayores índices de agresión que los registrados entre 1996 y 2000: Huehuetenango (24), Quetzaltenango (23), Guatemala (16), Quiché (16), San Marcos (13) y Sololá (9).
El órgano señala que los casos de linchamiento pueden ser considerados herencia del conflicto interno (1960-1996). "La explicación más probable de la persistencia de esta tendencia es que fueron los departamentos más afectados por el conflicto armado interno. Ello implica que la práctica de linchamiento fue aprendida durante el conflicto armado y que de ninguna manera se inscribe en el marco de los sistemas de justicia indígena”, se señala.
En ese sentido, el comunicado considera que la tradición indígena puede ayudar a terminar con los linchamientos, y recomienda al Estado "revitalizar los sistemas indígenas de justicia y sus formas tradicionales de solución de controversias; fortalecer el papel de las autoridades indígenas; acercar la justicia a las zonas rurales y urbanas marginadas y superar los patrones culturales violentos y la existencia de mecanismos sociales autoritarios, siguen constituyendo el camino para erradicar el fenómeno de linchamientos”.
Para el Relator Especial de las Naciones Unidas sobre Ejecuciones Extrajudiciales, Philip Alston, los linchamientos tienen origen en el vacío de poder causado por el conflicto interno, sumado a la destrucción de los modelos de convivencia tradicional, a la ruptura del sistema de gobernanza y justicia indígena, y a la imposición de un modelo social militarizado. Él considera la práctica de linchamiento como resultado del incumplimiento del Estado de su deber de proteger a los ciudadanos y ciudadanas.
El relator citó además el caso del ex-alcalde de San Juan Cotzal, departamento de Quiché, acusado de incitar el linchamiento de un policía. En la opinión de Alston, el hecho demuestra la posibilidad de que los linchamientos estén relacionados con la presencia de grupos paralelos de seguridad, que cuentan con una estructura militar, más un elemento heredado del conflicto interno.
Adital, 01/11/2011

mercoledì 9 novembre 2011

544 - OTTO PÉREZ MOLINA: "È ORA PRIORITÀ TROVARE RISORSE"

Dopo avere conquistato la Presidenza, il generale ritirato Otto Pérez Molina ha annunciato che la sua strategia lo porta al Congresso per condurre battaglie politiche alla ricerca delle risorse necessarie per il suo piano di governo e per consolidare alleanze.
Ha affermato che la vicepresidente eletta, Roxana Baldetti, si presenta al potere legislativo con il proposito di cercare consensi, poiché non vogliono negoziare quote di potere né opere per raggiungere gli obiettivi di un migliore budget.
Pérez Molina ha concesso a Prensa Libre, in differenti momenti della giornata, una prospettiva generale delle prime azioni da implementare nel suo futuro governo.
D. Ci sono molte priorità per il nuovo governo, quale è quella che più gli preoccupa?
R. Certamente sarà la ricerca delle risorse necessarie per compiere gli impegni assunti nella campagna elettorale. Per questo ho sollecitato che da domani—oggi—, il vicepresidente eletto, Roxana Baldetti, riprenda le sue attività parlamentari, per riuscire un presupposto che ci permetta di raggiungere in buona misura le promesse della campagna. La strategia ci indica che la battaglia deve essere ora nel Congresso. È ora prioritario trovare risorse.
D. Il progetto di budget che ha presentato il Ministero delle Finanze è efficace per gli interessi di paese?
R. Ovviamente; benché dovessimo orientare nuovamente una percentuale del progetto per raggiungere i nostri obiettivi.
D. Quanto potrebbero reorientare?
R. Più o meno il 20% del progetto di budget che è di Q59.000 milioni.
D. Su quali ministeri metterete maggiore enfasi in quanto alle risorse?
R. Sicuramente nel ministero dell’Agricoltura, Interni e sviluppo sociale. Quelle sono le nostre priorità. Benché tutto lo Stato sia, in realtà, una priorità.
D. Ma la battaglia nel Congresso non sarà facile; ci sono molte situazioni che ostacoleranno quello desiderio. Che garanzie ha che questo succeda?
R. La cosa prima che abbiamo fatto è rivolgere un appello alla ricerca dell’interesse nazionale, a cercare progetti che siano a beneficio della maggioranza. Sappiamo che l'appoggio di alcuni schieramenti sarà complicato, ma confidiamo che per il bene del paese si riesca ad ottenere un budget in linea con le necessità della Guatemala.
D. Sarete disposti ad approvare l'ampliamento che sollecita l'attuale governo, sarebbe come una forma di baratto?
R. Per quel motivo parliamo di progetti nazionali. Bisogna pensare al paese, e tutto ciò che sarà finalizzato al miglioramento lo approveremo.
Per quel motivo abbiamo deciso che Roxana ritorni al Congresso, affinché possa guidare quelle negoziazioni che sappiamo che non saranno facili; tuttavia, confidiamo nel fatto che le cose vadano bene.
D. Perché si negarono alcune settimane fa ad approvare l'ampliamento?
R. Noi non neghiamo mai all'approvazione di quelle risorse.
Quello che lo schieramento —del PP— ha sollecitato è stata trasparenza; quella la sollecitiamo sempre.
Ma, in definitiva, rivolgiamo un appello già da ora ai partiti, e soprattutto ai deputati che non sono stati eletti, affinché mandino un messaggio positivo approvando il nuovo bilancio.
D. La sicurezza è la sua principale offerta. Che garanzie ha la popolazione che le condizioni migliorino?
R. Il gabinetto di governo lavorerà sul tema della sicurezza al mio fianco. Io mi impegno a lavorare il 70% del mio tempo per migliorare le condizioni di sicurezza dei guatemaltechi.
Siamo stati molto diligenti nella realizzazione degli impegni della campagna elettorale e voglio onorare ognuno di essi.
D. Avrà forti oppositori nel momento in cui non riuscirà ad avere risultati?
R. Avremo forti oppositori durante tutto il governo, ma crediamo che con carattere, trasparenza e dedicazione possiamo cambiare la forma di fare politica nel paese.
Gli oppositori politici non mi preoccupano tanto quanto il popolo non soddisfatto della gestione politica.
D. Come riuscirete ad ampliare la base tributaria? poiché da lì si potrebbero rafforzare le finanze dello Stato.
R. Vi sono due vie: la prima è la riduzione dell'Imposta sul reddito dal 31 al 25%. Il grande accordo nazionale fiscale contempla quella riduzione affinché più imprese entrino alla base tributaria.
Secondo: eliminare le esenzioni sull'Imposta al Valore Aggiunto, affinché quelle risorse arrivino allo Stato. Ciò senza dimenticare la lotta contro il contrabbando che potrebbe generare tra Q6.000 milioni e Q10.000 milioni all'anno che ora si perdono.
D. Vuole dire che si commineranno le sanzioni?
Chiaro, pensiamo che ciò che viene pignorato di contrabbando venga bruciato, per inviare un messaggio forte.
D. Abbiamo parlato delle sue prime azioni come presidente. Come ottenerlo in salute, sicurezza e generando investimenti?
R. Inizieremo ad avere squadre, esperti ognuno in un tema, affinché possano darci soluzioni. Per questo costituiremo con attenzione il consiglio che starà completo nei prossimi giorni.
D. Come presidente eletto, può darci i nomi dei funzionari che l'accompagneranno?
R. Posso anticiparne tre: Mauricio López Bonilla, agli Interni; Alejandro Sinibaldi, alle Comunicazioni, e Francisco Arredondo, al Ministero della Salute.
D. Francisco Villagrán e Pavel Centeno andranno alla Cancelleria e alle Finanze?
R. Ambedue si candidano per occupare quei posti, ma in lista ci sono più nomi.
D. Può anticiparci quei nomi?
R. Li faremo conoscere a suo tempo. (risate)
D. Programma dei viaggi per iniziare ad avvicinarsi con governi amici?
R. Ovviamente. Abbiamo programmato visite negli USA, Messico, El Salvador, Honduras e Colombia, ma questo avverrà se le cose non si verificano come lo programmiamo, perché non servirebbe a nulla viaggiare per cercare alleanze con altri paesi se le cose in Guatemala non vanno bene.
D. Le organizzazioni dei diritti umani che hanno discusso il suo passato temono che ci saranno restrizioni ai diritti e alle libertà, che ne cosa pensa?
R. Il rispetto dei diritti umani, la libera espressione, la libertà di movimento e tutto ciò che la Costituzione garantisce saranno rispettati nel mio governo.
D. Harold Caballeros ed Adela de Torrebiarte figurano tra le sue scelte per il gabinetto?
R. Mi piacerebbe che mi accompagnassero, benché essi abbiano progetti propri e non parliamo mai di posti in cambio di appoggio.
D. Che cosa succederà con funzionari come il giudice Claudia Paz e Helen Mack?
R. Entrambe realizzano un buon lavoro nel Ministero Pubblico e nella riforma alla Polizia. Mi piacerebbe che continuino quelli lavori nel mio governo.
Prensa Libre 8/11/2011

543 - OTTO PÉREZ MOLINA: “ES PRIORIDAD AHORA ENCONTRAR RECURSOS”

Después de haber ganado la Presidencia, el general retirado Otto Pérez Molina anunció que su estrategia los lleva al Congreso para librar batallas políticas en busca de los recursos necesarios para su plan de gobierno y consolidar alianzas.
Afirmó que la vicepresidenta electa, Roxana Baldetti, llegará hoy al Legislativo con el propósito de buscar consensos, ya que no van a negociar cuotas de poder ni obras para lograr los objetivos de un mejor presupuesto.
Pérez Molina le concedió a Prensa Libre, en distintos momentos del día, una perspectiva general de las primeras acciones por implementar en su futuro gobierno.
D. Hay muchas prioridades para el nuevo gobierno, ¿cuál es la que más le preocupa?
R. Definitivamente será la búsqueda de los recursos necesarios para cumplir con los compromisos adquiridos en la campaña. Por ello he solicitado que desde mañana —hoy—, la vicepresidenta electa, Roxana Baldetti, reanude sus actividades parlamentarias, para lograr un presupuesto que nos permita alcanzar en buena medida las promesas de campaña. La estrategia nos indica que la batalla debe ser ahora en el Congreso. Es prioridad ahora encontrar recursos.
D. ¿El proyecto de Presupuesto que presentó el Ministerio de Finanzas funciona para los intereses de país?
R. Por supuesto; aunque tendremos que reorientar un porcentaje del proyecto para alcanzar nuestros objetivos.
D. ¿Cuánto podrían reorientar?
R. Más o menos el 20 por ciento del proyecto de presupuesto, que es de Q59 mil millones.
D. ¿En qué ministerios pondrán énfasis en cuanto a los recursos?
R. Definitivamente en Agricultura, Gobernación y desarrollo social. Esas son nuestras prioridades. Aunque todo el Estado es, de hecho, una prioridad.
D. Pero la lucha en el Congreso no será fácil; hay muchas situaciones que dificultarán ese deseo. ¿Qué garantías tiene de que esto suceda?
R. Lo primero que hemos hecho es hacer un llamado a la búsqueda de intereses nacionales, a buscar proyectos de país que beneficien a la mayoría. Sabemos que el apoyo de algunas bancadas será complicado, pero confiamos en que por el bien del país se logre un presupuesto acorde con las necesidades de Guatemala.
D. Ustedes estarán dispuestos a aprobar la ampliación que solicita el actual gobierno, ¿sería como una forma de trueque?
R. Por eso hablamos de proyectos de nación. Hay que pensar en el país, y todo lo que sea para mejorar lo aprobaremos.
Por eso hemos decidido que Roxana regrese al Congreso, para que ella pueda encabezar esas negociaciones que sabemos que no serán fáciles; sin embargo, confiamos en que las cosas salgan bien.
D. ¿Por qué se negaron hace unas semanas a aprobar la ampliación?
R. Nosotros nunca nos negamos a la aprobación de esos recursos.
Lo que la bancada —del PP— solicitó fue transparencia; eso siempre lo vamos a solicitar. 
Pero, en definitiva, hacemos un llamado desde ya a los partidos, y sobre todo a los diputados que no fueron electos, para que manden un mensaje positivo al aprobar el nuevo presupuesto.
D. La seguridad es su principal ofrecimiento.
¿Qué garantías tiene la población de que las condiciones van a mejorar?
R. El gabinete de gobierno trabajará en el tema de seguridad a mi lado. Yo me comprometo a trabajar 70 por ciento de mi tiempo en mejorar las condiciones de seguridad de los guatemaltecos.
Fuimos muy cuidadosos en la realización de los compromisos de campaña y quiero honrar cada uno de ellos.
D. ¿Tendrá fuertes opositores a la hora de no lograr resultados?
R. Tendremos fuertes opositores durante todo el gobierno, pero creemos que con carácter, transparencia y dedicación podemos cambiar la forma de hacer política en el país.
Los opositores políticos no me preocupan tanto como el pueblo insatisfecho con la gestión.
D. ¿Cómo lograrán ampliar la base tributaria?, ya que desde allí podrían fortalecer las finanzas del Estado.
R. Son dos vías: la primera es la facilitación —reducción— del Impuesto Sobre la Renta del 31 al 25 por ciento. El gran acuerdo nacional fiscal contempla esa reducción para que más empresas entren a la base tributaria.
Lo segundo es eliminar las exenciones sobre el Impuesto al Valor Agregado, para que esos recursos lleguen al Estado. Eso sin olvidar una lucha contra el contrabando, que podría generar entre Q6 mil millones y Q10 mil millones al año, que ahora se pierden.
D. ¿Quiere decir que van a elevar las sanciones?
R. Claro, pensamos en que lo incautado de contrabando se incinere, para enviar un mensaje contundente.
D. Hemos hablado de sus primeras acciones como mandatario. ¿Cómo lograrlo en salud, seguridad y generación de inversiones?
R. Partimos de tener equipos, expertos cada uno en un tema, para que nos puedan dar soluciones. Por ello tenemos mucho cuidado con el gabinete, que en los próximos días estará completo.
D. Como presidente electo, ¿nos puede dar nombres de los funcionarios que lo acompañarán?
R. Puedo adelantarle tres: Mauricio López Bonilla, a Gobernación; Alejandro Sinibaldi, a Comunicaciones, y Francisco Arredondo, para el Ministerio de Salud.
D. ¿Francisco Villagrán y Pavel Centeno se ubican en Cancillería y Finanzas?
R. Ambos perfilan para ocupar esos puestos, pero en lista hay más nombres.
D. ¿Nos puede adelantar esos nombres?
R. Los daremos a conocer en su momento. (risas)
D. ¿Planifica viajes para iniciar acercamientos con gobiernos amigos?
R. Por supuesto. Tendremos planificadas visitas a EE. UU., México, El Salvador, Honduras y Colombia, pero esto se dará si las cosas no salen como lo planificamos, porque de nada serviría viajar a realizar alianzas con países si las cosas en Guatemala no salen bien.
D. Organizaciones de derechos humanos que han cuestionado su pasado temen que habrá restricción de derechos y libertades, ¿qué opina?
R. El respeto a los derechos humanos, la libre expresión, locomoción y todo lo que la Constitución garantiza serán respetados en mi gobierno.
D. ¿Harold Caballeros y Adela de Torrebiarte figuran entre sus opciones de gabinete?
R. Me gustaría que me acompañaran, aunque ellos tienen proyectos propios y nunca hablamos de puestos por apoyo.
¿Qué pasará con funcionarios como la fiscal Claudia Paz y Helen Mack?
R. Ambas hacen trabajos buenos en el Ministerio Público y en la reforma a la Policía. Me gustaría que continúen esos trabajos en mi gobierno.
Prensa Libre 8/11/2011

lunedì 7 novembre 2011

542 - OTTO PÉREZ MOLINA, UN GENERALE PER IL GUATEMALA

Tre decenni dopo i regimi militari che governarono il Guatemala, un altro generale - ritirato - arriva alla Presidenza dal paese. Ora, per via democratica.
Otto Pérez Molina, Partito Patriota, 54%, vincitore delle elezioni di fronte all'imprenditore Manuel Baldizón (Lider ) 46%, era nel campo di battaglia durante gli anni più cruenti del conflitto armato interno.
Firmò gli accordi di pace nel 1996 ed tra alcuni mesi si trasferirà nell’ufficio presidenziale.
Ma ad alcuni non è necessario attendere che prenda possesso in gennaio: temono già che la sua politica di "mano dura" contro il crimine si estenda anche a coloro che l'affrontarono durante la guerra civile.
"Anninentò" i maya
L'attivista indigena ed ex candidata presidenziale Rigoberta Menchú è stata una delle maggiori oppositrici al presidente eletto, che accusa direttamente di "annientare le comunità maya" del Guatemala. Ma la sua alleanza elettorale con l'avvocato Baldizón per frenare il suo concorrente non ha avuto successo.
La cosa certa è che da quando si è ritirato dell'esercito 11 anni fa, Pérez Molina è stato segnalato per la sua partecipazione nell'esercito, prima come maggiore e dopo come Direttore dell’Intelligence Nazionale.
In un'intervista recente con BBC Mundo respinse le accuse di violazione di diritti umani presentate da attivisti locali ed organizzazioni non governative negli Stati Uniti, che sollecitarono il Delegato contro la Tortura delle Nazioni Unite ad investigare il ruolo di Pérez Molina durante la guerra civile.
“Sono state segnalazioni di gruppi molto piccoli che non sono stati capaci di presentare nessuna prova o vincere nessun giudizio. Ed ora vogliono alzare il fantasma che ci furono violazioni di diritti umani, che ne fui coinvolto… ", ha assicurato durante la campagna elettorale.
"Fallimento" dei civili
Benché il futuro presidente prometta unità e riconciliazione, preferisce non parlare apertamente del suo passato.
Dato il suo protagonismo nella politica nazionale da anni - cercò già di arrivare alla Presidenza quattro anni fa, ma fu sconfitto da Álvaro Colom - sono poche le occasioni nelle quali al "generale", come tutti lo conoscono, si è contestati i sui suoi anni nell'esercito.
Ma ora che raggiunge la più alta carica del suo paese tutti si fanno domande. Servirà a qualcosa avere un ex generale per frenare il crimine? Che cosa rappresenta il ritorno di una persona di formazione militare al potere in America Centrale?
Da una parte, il suo trionfo significa che "i politici civili non sono stati capaci di risolvere i problemi strategici del paese: sicurezza, impiego e modello di sviluppo", assicura a BBC Mundo l'accademico Edmundo Urrutia, della Facoltà Latinoamericana di Scienze Sociali (FLACSO).
"Dall’altro - dice l'analista - la sensazione che si percepisce nei gruppi di sinistra è che per loro saranno chiuse le porte e perfino c’è chi parla di persecuzione. Credono che con Pérez Molina sia finita la primavera che hanno goduto con Álvaro Colom, benché coi possa essere sempre qualche sorpresa", afferma.
Riconciliazione
Ci sono alcune misure che il nuovo presidente potrebbe prendere per conquistarsi la fiducia dei suoi rivali, segnala l'esperto.
Tra esse, il l’allontanamento dei capitali tradizionali, appoggiare una riforma fiscale o mantenere al suo posto all'attuale capo del Ministero Pubblico.
In effetti, una delle grandi aspettative che si presentano al governo di Pérez Molina sarà vedere se, come ha affermato, renderà possibile la continuità dell’incarico di Claudia Paz y Paz, pubblico ministero generale che ha intrapreso una persecuzione senza precedenti dei crimini di lesa umanità commessi dai militari durante il conflitto interno.
Un sintomo che il Guatemala si è riconciliato con il passato sarebbe, secondo alcuni analisti, vedere il prossimo ministro dell’Interno collaborare con la stessa Claudia Paz che, per esempio, vuole processare per genocidio a un ex capo di Stato maggiore dell'Esercito.
"Disciplina e responsabilità"
Può essere che quel momento non tardi tanto ad arrivare.
"Lungi da essere un demerito che Pérez Molina sia di estrazione militare, credo che può apportare moltissimo al paese", dice a BBC Mundo Jorge Briz Abularach, presidente della Camera di Commercio del Guatemala ed ex ministro degli Affari Esteri.
Secondo Briz, "per i guatemaltechi l'esercito è un'istituzione che gode di stima, e che ha risposto agli impegni costituzionali."
"I militari conoscono la nostra realtà, le nostre gravi carenze e le nostre opportunità. Sono persone che agiscono con disciplina e responsabilità, che possono apportare risoluzioni immediate ai gravi problemi di sicurezza che vive il paese", sostiene.
Otto Pérez Molina dovrà chiarire questi dubbi quando prenda possesso tra tre mesi. E promette che, allora, i cambiamenti che genererà il suo governo si noteranno in pochi giorni.
Per il momento, nei suoi primi discorsi il candidato vincitore, "il generale" parla solo del futuro.
Per i suoi seguaci quello è esempio di maturità e riconciliazione nazionale. Per i suoi rivali, sintomo che una parte del Guatemala preferisce dimenticare.
Ignacio de los Reyes, BBC Mundo, 07/11/2011

541 - OTTO PÉREZ MOLINA, UN GENERAL PARA GUATEMALA

Tres décadas después de los regímenes militares que gobernaron Guatemala, otro general -éste retirado- llegará a la Presidencia del país. Ahora, por la vía democrática.
Otto Pérez Molina (Partido Patriota, 54%), ganador de las elecciones de este domingo frente al empresario Manuel Baldizón (LÍDER, 46%), estuvo en el campo de batalla durante los años más cruentos del Conflicto Interno Armado.
Firmó los acuerdos de paz en 1996 y en unos meses despachará en la Casa Presidencial.
Pero a algunos no les hace falta esperar a que tome posesión en enero: ya temen que su política de "mano dura" contra el crimen se extienda también a aquellos que le enfrentaron durante la guerra civil.
"Aniquiló a los mayas"
La activista indígena y excandidata presidencial Rigoberta Menchú ha sido una de las mayores opositoras al presidente electo, a quien acusa directamente de "aniquilar a las comunidades mayas" de Guatemala. Pero su alianza electoral con el abogado Baldizón para frenar a su contrincante no tuvo éxito.
Lo cierto es que desde que se retiró hace 11 años del ejército, Pérez Molina ha sido señalado por su participación en el ejército, primero como comandante y luego como Director de Inteligencia Nacional.
En una entrevista reciente con BBC Mundo rechazó las acusaciones de violación de derechos humanos hechas por activistas locales y organizaciones no gubernamentales en Estados Unidos, que solicitaron al Comisionado contra la Tortura de Naciones Unidas investigar el papel de Pérez Molina durante la guerra civil.
"Han sido señalamientos de grupos muy pequeños que no han sido capaces de presentar ninguna prueba o ganar ningún juicio. Y ahora quieren levantar el fantasma de que hubo violaciones de derechos humanos, que estuve involucrado…", aseguró durante la campaña.
"Fracaso de los civiles"
Aunque el futuro presidente promete unidad y reconciliación, prefiere no hablar abiertamente de su pasado.
Dado su protagonismo en la política nacional desde hace años -ya intentó llegar a la Presidencia hace cuatro años, pero fue derrotado por Álvaro Colom- son pocas las ocasiones en las que al "general", como todos le conocen, se le cuestiona sobre sus años en el ejército.
Pero ahora que ya acaricia el más alto cargo de su país todos se hacen preguntas. ¿Servirá de algo tener a un exgeneral para frenar al crimen? ¿Qué representa el regreso de una persona de formación militar al poder en Centroamérica?
Por un lado, su triunfo significa que "los políticos civiles no han sido capaces de solucionar los problemas estratégicos del país: seguridad, empleo y modelo de desarrollo", asegura a BBC Mundo el académico Edmundo Urrutia, de la Facultad Latinoamericana de Ciencias Sociales (FLACSO).
"Por otro -dice el analista- la sensación que se ve en los grupos de izquierda es que se les cerrarán puertas e incluso hay quien habla de persecución. Creen que con Pérez Molina se les acabará la primavera de la que gozaron con Álvaro Colom, aunque siempre puede dar alguna sorpresa", dice.
Reconciliación
Hay algunas medidas que el nuevo presidente podría tomar para ganarse la confianza de sus rivales, señala el experto.
Entre ellas, el distanciamiento de los capitales tradicionales, impulsar una reforma fiscal o mantener en su puesto a la actual jefa del Ministerio Público.
En efecto, una de las grandes expectativas ante el gobierno de Pérez Molina será ver si, como sugirió, facilita la continuidad de la fiscal general Claudia Paz y Paz, quien ha emprendido una persecución sin precedentes de crímenes de lesa humanidad cometidos por militares durante el conflicto interno.
Un síntoma de que Guatemala se ha reconciliado con el pasado sería, según algunos analistas, ver al próximo ministro de Gobernación colaborar con la misma fiscal que, por ejemplo, quiere enjuiciar por genocidio a un exjefe del Estado Mayor del Ejército.
"Disciplina y responsabilidad"
Puede que ese momento no tarde tanto en llegar.
"Lejos de ser un demérito que Pérez Molina sea de extracción militar, creo que puede aportar muchísimo al país", le dice a BBC Mundo Jorge Briz Abularach, presidente de la Cámara de Comercio de Guatemala y exministro de Asuntos Exteriores.
Según Briz, "para los guatemaltecos el ejército es una institución que se aprecia, que ha respondido a los mandatos constitucionales".
"Los militares conocen nuestra realidad, nuestras graves carencias y nuestras oportunidades. Son personas que actúan con disciplina y responsabilidad que pueden aportar resoluciones inmediatas a los graves problemas de seguridad que vive el país", sostiene.
Otto Pérez Molina tendrá que aclarar estas dudas cuando tome posesión en tres meses. Y promete que entonces, los cambios que genere su gobierno se notarán en cuestión de días.
De momento, en sus primeros discursos como candidato ganador, "el general" habla sólo del futuro.
Para sus seguidores eso es ejemplo de madurez y reconciliación nacional. Para sus rivales, síntoma de que una parte de Guatemala prefiere olvidar.
Ignacio de los Reyes, BBC Mundo, 07/11/2011

giovedì 3 novembre 2011

540 - GUATEMALA: SCUSE CON 57 ANNI DI RITARDO

Sono dovuti passare 57 anni, la ferita di una lunga guerra civile, le difficoltà del processo di pace e di riconciliazione ed un'intensa disputa legale affinché il Guatemala possa compiere il passo che farà oggi.  
Il governo del presidente Álvaro Colom chiederà oggi ufficialmente perdono alla famiglia di Jacobo Árbenz Guzmán, il presidente che nel 1954 fu abbattuto da un colpo di Stato, uno dei momenti chiave della Guerra Fredda in America Latina, quando gli Stati Uniti cercavano di contenere quella che percepivano come la "minaccia del comunismo sovietico" nel continente.
Il gesto è parte dell'accordo al quale è giunto il governo guatemalteco con la famiglia Árbenz presso la Corte Interamericana dei Diritti umani nel maggio scorso, quando lo Stato riconobbe di non aver compiuto il suo obbligo di proteggere i diritti umani dei membri di quella famiglia.
E sebbene siano scuse private per la famiglia Arbenz, alcuni pensano che avranno valore di un simbolo nel processo di riconciliazione del paese centroamericano, che ancora si vede colpito dagli effetti della violenza politica che ebbe la sua genesi nel rovesciamento di Árbenz.
CIA e banane - Le colpe dell'United Fruit Company
La United Fruit Company, UFC, controllava terre, telecomunicazioni e perfino il porto in Guatemala, ma sentì il suo potere minacciato quando Jacobo Árbenz propose una riforma agraria.
Secondo storiografi, la compagnia svolse un ruolo rilevante nella caduta del presidente, specialmente per la presenza dei fratelli John Foster ed Allen Dulles, alti funzionari del governo degli Stati Uniti e con interessi nella compagnia delle banane.
Tuttavia, Nick Cullather afferma di essere cauto circa “influenza” della UFC.
"Ovviamente, la CIA progettò il colpo di Stato, ma gli storiografi non sono di accordo fino a che punto la CIA agì per la sicurezza nazionale o per le compagnie statunitensi."
"Io credo che quando l'operazione fu portata a termine non fu fatta perché gli USA erano preoccupati per le banane, bensì per l'Unione Sovietica."
Jacobo Árbenz Vilanova, uno dei figli del deposto presidente, aveva sette anni quando suo padre si vide costretto a rinunciare alla presidenza, perse le sue proprietà e andò in esilio in vari paesi.
Oggi, a 64 anni, assicurò in una intervista a BBC Mundo che ha condotto buona parte della sua attività come politico per fare riconoscere l’eredità di suo padre e lottando "per il Guatemala, per la giustizia e per la storia".
La storia alla quale si riferisce è quella del governo di suo padre, che cercò di mettere in marcia proposte che in quel tempo furono considerate, da critici e simpatizzanti allo stesso modo, come rivoluzionarie: il maggiore controllo delle ricchezze guatemalteche a parte dello Stato e, soprattutto, la riforma agraria.
Ma come viene evidenziato in documenti declassificati dal governo statunitense negli anni ‘90, le misure non furono ben accolte a Washington, dove si incominciava a sospettare che Árbenz aveva inclinazioni comuniste.
E nemmeno furono ben viste da imprese come la potente United Fruit Company (UFC) - oggi conosciuta come Chiquita - che vide come le sue migliaia di ettari in Guatemala ed il suo monopolio commerciale delle banane avrebbero potuto essere in pericolo.
Il modello guatemalteco di Arbenz, consideravano, avrebbe potuto costituire un pericoloso precedente per altri paesi della regione dove l'UFC aveva operazioni importanti.
Così, nel giugno del 1954, con un piano che contò sulla partecipazione dell'agenzia di intelligence statunitense CIA, Jacobo Árbenz fu deposto del potere, dopo che ci fu l’invasione comandata da Carlos Castillo Armas ed appoggiata dalla CIA.
I militari guatemaltechi ritirarono l'appoggio ad Arbenz e lui si vide costretto a lasciare il potere nelle mani di Castillo Armas, che rapidamente sospese le riforme del suo predecessore ed iniziò un stile di governo più affine a Washington.
Punto culminante della “Guerra Fredda" 
Col beneficio della visione retrospettiva, a distanza di cinque decenni da quegli eventi, sembra chiaro che la caduta di Árbenz fosse molto più che uno dei tanti colpi di Stato che avvennero nella regione.
"Fu uno dei punti culminanti della Guerra Fredda in America Latina", disse a BBC Mundo Arturo Taracena, che operò nella Commissione per il Chiarimento Storico del Guatemala, l'istanza creata dagli Accordi di Oslo del 1994 per investigare gli abusi dei diritti umani commessi da entrambe le parti durante la guerra civile.
"Fu il primo intervento che gli Stati Uniti organizzarono in America Latina senza una partecipazione diretta delle loro forze, ma per mezzo di un esercito mercenario", affermò Taracena.
L'uscita di Árbenz segnò il principio di un lungo e sanguinoso conflitto in Guatemala, come sostiene Nick Cullather, autore di Secret History: The CIA's Classified Account of its Operations in Guatemala, 1952-1954, una analisi delle attività dell'ufficio di intelligence nel paese centroamericano.
“Gli USA rimpiazzarono un governo democratico relativamente popolare con un dittatore molto impopolare. Ciò scatenò un'onda massiccia di repressione."
E benché la guerra civile non incominciasse ufficialmente fino al 1960, molti considerano che il seme della violenza politica guatemalteca sta nella brusca interruzione del mandato di Árbenz.
"Senza dubbio scatenò tutta una serie di eventi che portarono a creare una società violenta in Guatemala e che ancora continua oggigiorno... ", assicura Cullather.
Perdono e riconciliazione
Claudia Árbenz, la figlia di Árbenz Vilanova e nipote del deposto presidente, afferma che la casa di sua nonna, la stessa che è oggi quella di suo padre, sembra un "museo santuario" dedicato alla figura dell'ex presidente.
“C'è una bandiera gigante, ci sono ritagli dell'epoca, lettere della gente, ci sono pitture, ci sono onorificenze, ci sono più di 1500 foto", ha descritto a BBC Mundo.
Quell'elenco aumenterà quando si aggiungerà il documento ufficiale nel quale vi sono le scuse dello Stato.
Ciò che alcuni considerano ancora necessario è un gesto simile proveniente da Washington.
Nel 1999 l’allora presidente degli USA, Bill Clinton, deplorò l'indebita ingerenza della Casa Bianca nel processo politico guatemalteco, ma molti aspettano una dichiarazione formale.
I documenti declassificati negli USA mediante la Legge di Libertà di Informazione hanno evidenziato la partecipazione di Washington nel colpo di stato contro Árbenz e in oltre tre decenni e mezzo di guerra civile.
Giustizia postuma
Secondo vari analisti, il conflitto politico del Guatemala cominciò col rovesciamento di Árbenz.
Ma le scuse che presenta ora il Guatemala agli Arbenz, oltre un elemento addizionale per la collezione familiare, è anche un simbolo di perdono e riconciliazione per il Guatemala.
Ruth della Valle Cobar, la direttrice dell'ufficio presidenziale del Guatemala incaricata dei diritti umani (Copredeh), e rappresentante del governo nell'accordo con gli Árbenz, sottolinea che l'accordo fa bene a tutta la società.
"Il risarcimento è utile per la famiglia, ma anche per le altre vittime di violazioni ai diritti umani e per la società in generale. È un riconoscimento di ciò che è avvenuto nel paese e della necessità che ci sia la garanzia che non si ripeta".
Per quel motivo, oltre all'atto ufficiale, i libri di testo saranno rivisti per includere l’eredità di Árbenz, si battezzerà col suo nome una delle principali strade del paese e che egli stesso fece costruire e si emetterà una serie di francobolli postali con la sua immagine.
Si riscriverà anche la sua biografia, si farà un'esposizione fotografica in suo onore e si creeranno corsi per sensibilizzare la burocrazia sulle necessità di contadini ed indigeni.
Jacobo Árbenz figlio qualifica il gesto come "necessario per la Guatemala"
Sua figlia Claudia cita a suo nonno: "Come egli, il presidente Arbenz, disse nel suo discorso di rinuncia, “ i posteri ci renderanno giustizia' ".
BBC Mundo, 20/10/2011

mercoledì 2 novembre 2011

539 - GUATEMALA: UNA DISCULPA QUE TARDÓ 57 AÑOS

Tuvieron que pasar 57 años, el desgarre de una larga guerra civil, las dificultades de la pacificación y la reconciliación y una intensa disputa legal para que Guatemala diera el paso que dará este jueves.
Hoy el gobierno que dirige el presidente Álvaro Colom pedirá oficialmente perdón a la familia de Jacobo Árbenz Guzmán, el mandatario que en 1954 fue derrocado en un golpe de Estado que se convertiría en uno de los momentos clave de la Guerra Fría en América Latina, cuando Estados Unidos intentaba contener lo que percibía como la "amenaza del comunismo soviético" en el continente.
El gesto es parte del acuerdo al que llegó el gobierno guatemalteco con la familia Árbenz en la Corte Interamericana de Derechos Humanos en mayo pasado, cuando el Estado reconoció que incumplió su obligación de proteger los derechos humanos de los miembros de esa familia.
Y aunque es una disculpa privada para los Arbenz, algunos piensan que será un símbolo en el proceso de reconciliación del país centroamericano, que todavía se ve afectado por los efectos residuales de la violencia política que tuvo su génesis en el derrocamiento de Árbenz.
CIA y bananas - Las culpas de la United Fruit Company
La United Fruit Company (UFC) controlaba tierras, telecomunicaciones y hasta el puerto en Guatemala, pero sintió su poder amenazado cuando Jacobo Árbenz propuso una reforma agraria.
Según historiadores, la compañía jugó un papel relevante en la caída del mandatario, en especial por la presencia de los hermanos John Foster y Allen Dulles, altos funcionarios del gobierno de Estados Unidos y con intereses en la bananera.
Sin embargo, Nick Cullather recomienda ser cauteloso sobre la influencia de la UFC.
"Por supuesto, la CIA diseñó el golpe de Estado, pero los historiadores no están de acuerdo hasta qué punto la CIA actuó por la seguridad nacional o por las corporaciones estadounidenses".
"Yo creo que cuando la operación se llevó a cabo no se hizo porque EE.UU. estuviera preocupada por bananos, sino por la Unión Soviética".
Jacobo Árbenz Vilanova, uno de los hijos del depuesto presidente, tenía siete años cuando su padre se vio forzado a renunciar a la presidencia, perdió sus propiedades y comenzó un exilio por varios países.
Hoy, a los 64 años, aseguró en entrevista a BBC Mundo que lleva buena parte de su carrera como político tratando de que se reconozca el legado de su padre y luchando "por Guatemala, por la justicia y por la historia".
La historia a la que se refiere es la del gobierno de su padre, que intentó poner en marcha propuestas que en su momento fueron consideradas, por críticos y simpatizantes por igual, como revolucionarias: el mayor control del Estado de las riquezas guatemaltecas y, sobre todo, la reforma agraria.
Pero como queda evidenciado en documentos desclasificados por el gobierno estadounidense en la década de los noventa, las medidas no cayeron bien en Washington, donde se empezaba a sospechar que Árbenz tenía inclinaciones comunistas.
Tampoco fueron del agrado de empresas como la poderosa United Fruit Company (UFC) -hoy conocida como Chiquita-, que vio cómo sus miles de hectáreas en Guatemala y su monopolio comercial bananero podrían estar en peligro.
El modelo guatemalteco de Arbenz, consideraban, podría sentar un peligroso precedente en otros países de la región donde la UFC tenía operaciones importantes.
Así, en junio de 1954, en un plan que contó con la participación de la agencia de inteligencia estadounidense, CIA, Jacobo Árbenz fue desplazado del poder, luego de se produjera la invasión encabezada por Carlos Castillo Armas y apoyada por la CIA.
Los militares guatemaltecos retiraron el apoyo a Arbenz y este se vió forzado a dejar el poder en manos de Castillo Armas, quien rápidamente suspendió las reformas de su antecesor e inició un estilo de gobierno más afín a Washington.
"Punto culminante de la Guerra Fría"
Con el beneficio de la visión retrospectiva, a cinco décadas de aquellos eventos, parece claro que la caída de Árbenz fue mucho más que uno de los tantos golpes de Estado que ocurrieron en la región.
"Fue uno de los puntos culminantes de la Guerra Fría en América Latina", dijo a BBC Mundo Arturo Taracena, quien trabajó en la Comisión de Esclarecimiento Histórico de Guatemala, la instancia creada por los Acuerdos de Oslo de 1994 para investigar los abusos de derechos humanos cometidos por ambos lados a lo largo de la guerra civil.
"Fue la primera intervención que Estados Unidos organizó en América Latina sin una participación directa de sus fuerzas, sino por medio de un ejército mercenario", afirmó Taracena.
La salida de Árbenz marcó el comienzo de un largo y sangriento conflicto en Guatemala, como sostiene Nick Cullather, autor de Secret History: The CIA's Classified Account of its Operations in Guatemala, 1952-1954, un recuento de las actividades de la oficina de inteligencia en el país centroamericano.
"EE.UU. reemplazó un gobierno democrático relativamente popular con un dictador muy impopular (...) Eso desencadenó una ola masiva de represión".
Y aunque la guerra civil no empezaría oficialmente hasta 1960, muchos consideran que la semilla de la violencia política guatemalteca está en la abrupta interrupción del mandato de Árbenz.
"Sin duda desencadenó toda una serie de eventos que llevaron a crear una sociedad violenta en Guatemala y que todavía continúa hoy en día... ", aseguró Cullather.
Perdón y reconciliación
Claudia Árbenz, la hija de Árbenz Vilanova y nieta del depuesto presidente, afirma que la casa de su abuela, la misma que hoy es la de su padre, parece un "museo santuario" dedicado a la figura del expresidente.
"Hay una bandera gigante, hay recortes de la época, cartas de la gente, hay pinturas, hay condecoraciones, hay más de 1500 fotos", describió a BBC Mundo.
Ese inventario aumentará cuando se le añada el documento oficial donde queda consignada la disculpa del Estado.
La que algunos consideran que aún es necesaria es un gesto similar proveniente de Washington.
En 1999 el entonces presidente de EE.UU., Bill Clinton, lamentó la indebida injerencia de la Casa Blanca en el proceso político guatemalteco, pero muchos esperan una declaración formal.
Los documentos que han logrado ser desclasificados en EE.UU. mediante la Ley de Libertad de Información han dejado en evidencia la participación de Washington en el golpe de Árbenz y en más de tres décadas y media de guerra civil.
Justicia póstuma
Según varios analistas, el conflicto político de Guatemala comenzó con el derrocamiento de Árbenz.
Pero la disculpa que presenta ahora Guatemala a los Arbenz, más allá de una pieza adicional para la colección familiar, es también un símbolo de perdón y reconciliación para Guatemala.
Ruth del Valle Cobar, la directora de la oficina presidencial de Guatemala encargada de los derechos humanos (Copredeh) y representante del gobierno en el acuerdo con los Árbenz, resalta que el acuerdo beneficia a toda la sociedad.
"El resarcimiento es útil para la familia, pero también para las otras víctimas de violaciones a los derechos humanos y la sociedad en general. Es un reconocimiento de lo que ha pasado en el país y de la necesidad de que haya una garantía de no repetición".
Por eso, además del acto oficial, los libros escolares de texto serán revisados para incluir el legado de Árbenz, se bautizará con su nombre una de las principales carreteras del país y que él mismo mandó construir y se emitirá una serie de sellos postales con su imagen.
También se reescribirá su biografía, se hará una exposición fotográfica en su honor y se crearán cursos para sensibilizar a la burocracia sobre las necesidades de campesinos e indígenas.
Jacobo Árbenz hijo califica el gesto como "necesario para Guatemala"
Su hija Claudia cita a su abuelo: "Como él (el presidente Arbenz) dijo en su discurso de renuncia, 'la posterioridad nos hará justicia'".
BBC Mundo, 20/10/011