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lunedì 20 settembre 2010

262 - TESTIMONIANZA COMMOVENTE E STORICA SENTENZA

Giornata storica ieri quando un giudice di una Corte Distrettuale statunitense nella Florida Meridionale, William J. Zloch, ha condannato il soldato guatemalteco Gilberto Jordán, ex appartenente alle forze speciali guatemalteche, a dieci anni di prigione federale. Jordán è stato condannato per aver mentito nella sua domanda di cittadinanza, per nascondere il suo ruolo nel massacro del 1982 di centinaia di civili disarmati a Dos Erres, in Guatemala. Nel condannare Jordán al tempo massimo previsto dalla legge in caso di frode nella naturalizzazione, il giudice Zloch ha fatto capire che ha inteso trasmettere un messaggio chiaro: “coloro che commettono all'estero violazioni di diritti umani rilevanti” non possono trovare “porto sicuro da condanne” negli Stati Uniti. La sentenza rappresenta la prima volta che alcune delle dozzine di ex Kaibiles delle forze speciali, responsabili degli assassinii circa 28 anni fa, sono stati condannati.
Il massacro di Dos Erres ebbe luogo durante la fase più intensa delle politica della “terra bruciata” del governo guatemalteco nel dicembre 1982. Secondo le dichiarazioni di alcuni testimoni, confermate dagli archivi declassificati degli Stati Uniti, i Kaibiles entrarono nella città di Dos Erres la mattina del 6 dicembre 1982, e separarono gli uomini dalle donne e dai bambini. Cominciarono a torturare gli uomini e a stuprare le donne e nel pomeriggio avevano ucciso pressoché la comunità intera, incluso i bambini. Si crede che più di 250 persone siano morte, i loro corpi gettati in un pozzo asciutto o lasciati nei campi vicini.
Jordán, che fu arrestato dall’Immigrazione Americana e da agenti del Controllo della Dogana, nella sua casa in Delray Florida, lo scorso 5 maggio, confessò di aver gettato un bambino nel pozzo all'inizio del massacro e di portare dozzine di altri uomini, donne e bambini al pozzo per essere uccisi. Comunque, il suo crimine negli Stati Uniti era di aver mentito sui moduli che aveva completato nel 1996, quando faceva domanda formale per divenire cittadino degli Stati Uniti. Sul modulo non aveva rivelato i suoi dodici anni di servizio nell'Esercito guatemalteco, e ha mancato di rispondere alla domanda che chiede: “Ha mai commesso un crimine o violazione per la quale Lei non fu arrestato?”
Normalmente, le istruzioni per le condanne raccomandano fino a sei mesi, seguiti da deportazione, in caso di frode per la naturalizzazione. Il codice penale statunitense permette che una sentenza sia al di fuori delle indicazioni previste, comunque se “esiste una circostanza aggravata o attenuata di qualsiasi genere… non preso in esame dalla Commissione Sanzionatoria…”
Nella sala delle udienza di Fort Lauderdale ieri il giudice Zloch ha definito i crimini commessi da Jordán partecipando al massacro “senza precedenti,” sottolineando che non c'era esempio nei casi precedenti, di un imputato che ha mentito “partecipando ad un assassinio di massa.”
Le udienze per determinare la sentenza sono cominciate il 15 settembre, quando Jordán fu condotto da un maresciallo statunitense nella sala delle udienza, indossando un'uniforme beige della prigione, i ceppi alle caviglie e le mani ammanettate davanti. Ha zoppicato fino al banco della difesa e gli sono state date delle cuffie per poter ascoltare il procedimento in spagnolo per mezzo di un interprete. Dietro a lui si sono seduti sua moglie e altri membri della sua famiglia, compreso un figlio in uniforme dei Marines Americani.
Era presente anche Ramiro Osorio Cristales, oggi ha 33 anni, e ne aveva cinque quando la sua famiglia fu uccisa durante il massacro. Ramiro - uno degli unici due testimoni sopravvissuti al massacro di Dos Erres - descrisse di aver visto come sua madre, il più giovane fratello e la sorellina furono assassinati dai soldati Kaibiles. Egli vide i corpi di suo padre e di altri quattro fratelli nelle rovine del villaggio, quando fu condotto via alla conclusione del massacro. Ramiro si è salvato perché uno dei soldati Kaibles, responsabile dell’uccisione della sua famiglia, decise di adottarlo.
Nel chiedere una sentenza maggiore, l’avvocato Hillary Davidson ha sostenuto che “le atrocità” commesse Jordán e dal suo compagno Kaibiles erano “legate inestricabilmente con la bugia che disse Jordán” per ottenere la cittadinanza. Sebbene la difesa di Jordán, l’avvocato Robin Rosen-Evans, ha indicato che Jordán viveva pacificamente negli Stati Uniti da più di venti anni ed aveva esortato il giudice a considerare solamente l’“atto di occultamento” nella sua decisione di condanna, Davidson dichiarò che l’udienza non era circa “un caso di frode di naturalizzazione paradigmatico dove il crimine è rubare nei negozi,” ma riguarda atti di assassinio di massa che “hanno cancellato un villaggio intero dalla faccia di questa terra.”
Il giudice fu d'accordo, ed è apparso incredulo di fronte ad alcuni degli argomenti portati dalla difesa. Quando Rosen-Evans ha chiesto alla Corte di riconoscere che Jordán stava agendo, durante il massacro, sulla base di ordini del suo superiore, il giudice Zloch sostenne di nuovo: “Bene, se quello è il caso, non sarebbero stati condannati i militari nel processo di Norimberga”.
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La Corte distrettuale Stati Uniti di Fort Lauderdale, di Kate Doyle.
L'udienza si è conclusa dopo le discussioni finali degli avvocati ed è ripresa il giorno successivo con la decisione del giudice Zloch. Definendo “riprovevole” il crimine, il giudice affermò che lui era “a conoscenza di una forma più grave di frode migratoria che del'assassinio di massa di civili innocenti”. Sottolineò come chiedendo la cittadinanza Jordán nascose il suo passato brutale al governo degli Stati Uniti e ai “suoi vicini”, ed evitò la giustizia in Guatemala. Chiedendo il massimo di dieci anni, Zloch disse “qualsiasi cosa di meno sarebbero totalmente inadeguata come giusta punizione per questo crimine.”
Questo atto era il risultato di una collaborazione innovativa tra il Settore della Giustizia e l'Immigrazione degli Stati Uniti e le Dogane (ICE) a livello del loro funzionamento. Avvocati, analisti ed agenti hanno lavorato insieme per più di un anno per identificare Jordán e tre altri ex Kaibiles coinvolti presumibilmente nel massacro, mentre ora vivono negli Stati Uniti. Jordán è il primo dei quattro casi andare a giudizio.
Nonostante le indicazioni del giudice Zloch che Jordán è scappato dalla giustizia guatemalteca vivendo negli Stati Uniti, non c'è stata condanna in Guatemala per il terribile massacro. Anche se il governo avesse aperto una investigazione criminale nel 1994 con la prima esumazione dei corpi dal pozzo, il caso è aperto da 16 anni e solamente di recente è sembrato prendere vita nuova.
Il giorno 8 settembre un giudice in Guatemala ha stabilito che tre dei 17 ex Kaibiles accusati di prendere parte al massacro ora possono essere giudicati. Ci si aspetta che il processo cominci fra pochi giorni. Fra le prove che l'accusa cercherà di presentare vi sono documenti declassificati forniti dal National Security Archive.
I documenti rivelano che poco dopo l'operazione dei Kaibiles, ufficiali americani investigarono il massacro e conclusero che l'Esercito era l'unica forza capace di tale atrocità organizzata.
http://nsarchive.wordpress.com /
17/09/2010