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venerdì 15 agosto 2014

851 - TRIBUNALE INTERNAZIONALE NON TOLLERERÀ MANCANZA DI AZIONE DEGLI STATI IN CASI DI VIOLENZA CONTRO LA DONNA

Una sentenza della Corte Interamericana di Diritti umani (CIDH), secondo la quale le autorità del Guatemala non investigarono il tragico assassinio di un'adolescente, avvisa i governi di tutto il mondo che non si tollererà la mancanza di azione da parte del potere pubblico nei casi di crimini contro le donne. L'informazione viene dalla sezione “diritti umani” dell’organizzazione non governative Amnesty International.
Il caso fu portato alla corte nel 2004 da Rosa Elvira Franco Sandoval, madre di María Isabel Veliz Franco, giovane di 15 anni che fu vittima di aggressione sessuale, torturata e brutalmente assassinata il 16 dicembre 2001, a Città del Guatemala. Quel giorno, María era uscita di casa alle 8 di mattina e sparì mentre si dirigeva al suo lavoro. Due giorni più tardi, il suo corpo fu ritrovato. Rosa Franco da anni chiede che lo Stato investighi la morte di sua figlia e, come conseguenza della sua ferma posizione, ha sofferto minacce di morte e violenza da parte di persone non identificate.
Per la CIDH, il caso segnala la mancanza di risposta effettiva dello Stato alla denuncia presentata il giorno dopo la sua sparizione, il 17 dicembre. Allo stesso modo, la Corte sostiene che ci fu una serie di irregolarità durante le indagini sulla morte dell'adolescente, come l'assenza della realizzazione delle investigazioni, mancanze nella conservazione della scena del crimine e carenze nel maneggio delle prove raccolte.
Lo scorso 28 Luglio, la CIDH concluse che le autorità del Guatemala non avevano indagato non solo adeguatamente ciò che era successo, ma non affrontarono e nè diedero attenzione adeguata alla radicata cultura di violenza e discriminazione che vive ancora attualmente la società del Guatemala. "Ciò diede luogo ad una indagine lacunosa", considera la Corte.
Si tratta di un momento importante che segna la responsabilità legale del governo di creare e mantenere un ambiente nel quale le donne e le bambine siano protette di fronte alla tortura e nel quale si paghi per gli abusi commessi. Tuttavia, la famiglia di María Isabel e coloro che l'appoggiano non possono riposare fino a che i responsabili della sua atroce morte siano indagati e processati", dichiarò Sebastián Elgueta, investigatore sulla situazione del Guatemala di Amnesty International.
"La lezione di questo caso si imparerà solo quando si prendano sul serio le morti di tutte le donne e bambine assassinate in Guatemala, e quando si prendano misure concrete per prevenire la violenza contro le donne e per creare una società sicura e rispettosa per tutte le persone", aggiunge Elgueta.
L’impunità è alta
Secondo Amnesty International, il brutale caso del quale María Isabel è stata vittima dopo il sequestro è un elemento comune alla maggioranza dei centinaia di assassini commessi in Guatemala contro le bambine e le donne. Solo nel 2013, dice l'organizzazione, secondo le statistiche statali, si registrarono 522 casi di donne vittime di assassinio.
La Corte Interamericana ha indicato che ci sono tentativi delle autorità del Guatemala per ottenere risultati nella lotta contro la violenza nel paese. Tuttavia, ancora il Guatemala presenta un alto tasso di impunità per l'assassinio delle donne. Amnesty ha promosso una campagna contro l'impunità di questi crimini. Nel 2013, il vicepresidente del Guatemala, Roxana Baldetti, ha ricevuto più di 1.000 lettere di membri e simpatizzanti di organizzazioni di tutto il mondo, chiedendo un'azione effettiva dello Stato nel caso dell'assassinio di María Isabel.
Adital 5/08/2014