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mercoledì 10 dicembre 2014

878 - POLIZIA NON VOLEVA SOPRAVVISSUTI NELL’AMBASCIATA DELLA SPAGNA IN GUATEMALA

Una testimone assicurò oggi, durante il giudizio per il massacro di 37 persone nell'ambasciata della Spagna in Guatemala nel 1980 che la polizia locale diede l'ordine di non lasciare sopravvissuti durante l'incendio che distrusse la rappresentazione consolare.
La dichiarazione è avvenuta nella decima udienza del giudizio contro l'ex capo della polizia Pedro García Arredondo, unico detenuto per il massacro, avvenuto il 31 gennaio 1980 nell'ambasciata della Spagna nella capitale del paese centroamericano.
Durante il dibattito orale e pubblico di questo martedì, il Tribunale di Maggiore Rischio B ascoltò la testimonianza scritta di María Odette Arzú Castillo, che vive in Spagna.
L'ex volontaria della Croce Rossa guatemalteca, che entrò nell'ambasciata subito dopo lo scoppio dell'incendio, ha affermato che attraverso la radio dell'estinta Polizia Nazionale si diffuse l'ordine di non lasciare sopravvissuti.
Il massacro ebbe luogo quando le forze di sicurezza del regime militare del generale e presidente in quello momento, Fernando Romeo Lucas García (1924-2006), assaltarono l'ambasciata spagnola dopo che era stata occupata da contadini guatemaltechi.
Nell'assalto morirono bruciate 37 persone, tra esse il console spagnolo Jaime Ruiz del Árbol ed i suoi compatrioti ed impiegati della delegazione Luis Felipe Sanz e María Teresa Vázquez.
Morirono anche Vicente Menchú e Francisco Tum, padre e cugino, rispettivamente, del premio Nobel della Pace del 1992, Rigoberta Menchú, che fu la prima testimone della Procura contro l'ex capo della polizia ed è querelante nel caso.
“Abbiamo ascoltato affermazioni di tre testimoni che videro il signor Arredondo sul posto ed ora si conferma anche di nuovo l'ordine della polizia", ha detto il portavoce della fondazione Menchú, Wielman Cifuentes.
La prossima udienza si svolgerà il 19 di dicembre e durante la stessa potrebbero ascoltare due testimoni della difesa e perfino ascoltare le conclusioni.
Secondo la procura, si sono mostrate sufficienti prove per dichiarare colpevole García Arredondo, di 69 anni, colui che dirigeva una squadra dell'estinta Polizia Nazionale in quello momento.
Secondo le investigazioni del Ministero Pubblico, fu Arredondo che diede l'ordine di incendiare l'ambasciata spagnola, che era stato occupata da un gruppo di contadini che denunciavano la repressione militare.
L'ex capo della polizia fu catturato il 24 Luglio 2011 per la sparizione forzata, il 9 giugno 1980, dallo studente universitario Edgar Saenz Calito.
Nell’agosto del 2012, García Arredondo è stato condannato a 70 anni per quel delitto e durante quel giudizio fu implicato nel processo giudiziale per il massacro nella rappresentanza consolare.
L'ambasciatore della Spagna in Guatemala in quel momento, Massimo Cajal y López ed il contadino guatemalteco Gregorio Yujá furono gli unici superstiti dell'assalto, ma questo ultimo fu sequestrato due giorni dopo ed il suo corpo, con segni di tortura, fu ritrovato il 2 febbraio 1980 nel rettorato dell'Università di San Carlos.
Una delle principali prove nel giudizio fu la dichiarazione registrata del diplomatico, che è morto lo scorso aprile in Spagna, ma che sostenne nel nastro che non autorizzò mai l'entrata delle autorità alla rappresentazione consolare e che gli agenti della polizia portavano asce.
Prensa Libre, 10/12/2014