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domenica 18 aprile 2010

105 - DOSSIER SEGNALA VIOLENZE CONTRO SINDACALISTI TRA IL 2005 E IL 2010.

Nell’ultimo dossier reso pubblico dal Movimento Sindacale, Indigeno e Contadino Guatemalteco (MSICG), i numeri esprimono bene la situazione alla quale è esposto l’ esercizio dei diritti sindacali nel paese. Secondo questo studio, tra gennaio 2007 e gennaio 2010, sono stati 42 i sindacalisti assassinati. Di questi, 38 appartenevano al MSICG, gli altri quattro erano, secondo il documento, dirigenti sindacali e contadini.
“Gli atti di violenza e altre violazioni ai diritti umani legati all’esercizio delle libertà sindacali nel periodo compreso tra l’anno 2007 e gennaio 2010 hanno avuto un impatto quasi esclusivo (oltre il 90%) sulle organizzazioni che compongono il Movimento Sindacale, Indigeno e Contadino Guatemalteco (MSICG)” sottolinea.
Nonostante gli assassinii e le persecuzioni dei leader sindacali siano aumentati in Guatemala dopo il 2007, negli anni precedenti la situazione non era molto differente. Secondo il dossier, che si riferisce al periodo compreso tra il 2005 e gennaio 2007, nel gennaio 2005 si sono registrati 12 casi di violenza contro sindacalisti e difensori dei diritti sindacali. Nel 2006, ci sono state 13 azioni di intimidazione e minacce, mentre nel 2007 sono state 14.
A partire dal 2008, non solo i numeri, ma anche le modalità delle violenze sono cresciute. “Nell’anno 2008 ci sono stati 16 incidenti, le forme di violenza si sono ampliate verso forme di minaccia e intimidazioni, come detenzioni illegali, incursioni in sedi sindacali, aggressione e attacco alle residenze di dirigenti sindacali e soprusi”.
Inoltre le violazioni dei diritti sindacali in Guatemala, secondo il dossier del Movimento, sono fortemente caratterizzate dall’impunità. “Fino alla data di presentazione di questo dossier, in nessuno dei casi relazionati alla violenza antisindacale, non è stato identificato, processato né condannato nessuno degli autori materiali e intellettuali, per questo, si può dire che il 100% dei casi sono impuniti”.
Il dossier sottolinea inoltre che la maggior parte degli assassinii dei sindacalisti è avvenuto poco dopo l’inizio della realizzazione di attività finalizzate al compimento dei diritti del lavoro e dei diritti sindacali. Sottolinea anche che il 31% dei dirigenti uccisi apparteneva al settore pubblico – cioè erano dipendenti dello Stato guatemalteco – e che in almeno il 23% dei casi c’è stata la partecipazione delle forze di sicurezza dello Stato.
“E’ anche d’altronde preoccupante che, di fronte ai gravi fatti che coinvolgono una sistematica violazione dei diritti umani in funzione della limitazione delle condizioni per l’esercizio della libertà sindacale, lo Stato del Guatemala adotti una posizione che, lungi dall’essere ragionevole e alla ricerca di soluzioni, mira a screditare gli interlocutori sociali, e soprattutto che questo atteggiamento, nel quadro internazionale, si riveli pericolosamente correlato alla individuazione a livello nazionale della violenza e delle aggressioni contro il MSICG e le sue le organizzazioni che ne fanno parte”.
Adital, 9/04/2010