Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


mercoledì 29 maggio 2013

756 - NONOSTANTE TUTTO, IL PROCESSO PER GENOCIDIO HA APERTO UNA FINESTRA ALLA GIUSTIZIA E ALLA VERITÀ

La sentenza di condanna a 80 anni di prigione nei confronti dell’ex capo di Stato di facto Efraín Ríos Montt per genocidio e crimini contro l'umanità commessi durante il conflitto armato, emessa da un tribunale guatemalteco il 10 maggio di 2013, è stata annullata dalla Corte Costituzionale dieci giorni dopo.
La decisione della Corte Costituzionale costituisce un'atrocità giuridica, poiché non ha solo oltrepassato le sue funzioni, ma ha violato apertamente precetti legali ed avallato gli sporchi meccanismi sui quali si è costruita l'impunità in Guatemala. Inoltre evidenzia la mancanza di indipendenza di questo organo rispetto ai gruppi economicamente e politicamente più poderosi.
Essendo il Guatemala uno dei paesi con le più profonde disuguaglianze sociali, dove l'élite economica dominante, come il potere politico e militare, hanno goduto della certezza dell’impunità, il giudizio per genocidio contro un ex capo di Stato ha messo fine a quella certezza. Oggi sanno che in qualunque momento la giustizia può raggiungerli. Per questo si sono impegnati a ostacolare il processo e, una volta emessa la sentenza, hanno unito le forze per annullarlo.
Inoltre, ai membri dei gruppi dominanti, portatori di un profondo razzismo, abituati a discriminare e disprezzare i popoli indigeni, è per loro inconcepibile che siano gli indigeni coloro che hanno portato al banco degli accusati un generale che esercitò il potere in modo brutale, proprio difendendo i privilegi economici di tali gruppi.
Tuttavia, il processo per genocidio ha aperto una finestra per la giustizia e la verità, basi indispensabili per la costruzione della pace. Nelle udienze pubbliche è emersa con tutta la sua crudezza la verità che governanti e militari avevano voluto seppellire ad ogni costo. Ciò rappresenta un'opportunità affinché le giovani generazioni conoscano un capitolo essenziale della storia del Guatemala, requisito indispensabile per delineare un futuro differente.
Il Tribunale sottolineò che la violenza sessuale contro le donne ixiles fu un elemento costitutivo del genocidio. Le testimonianze e le perizie presentate nel processo provarono che le violazioni sessuali non furono solo dirette a recare danno alle donne, ma anche alla distruzione del tessuto sociale delle comunità, avendo come oggettivo l'eliminazione del paese ixil. Questo processo rafforza le lotte per la giustizia di genere per crimini del passato e del presente, cosa che ha un significato trascendente davanti all'impunità diffusa che circonda la violenza contro le donne nel Guatemala di oggi, il femminicidio.
Un'altra delle esperienze preziose che ha lasciato il processo è stata la costruzione di ampie alleanze sostegno delle vittime, che hanno riunito organizzazioni dei diritti umani, di donne, di popoli indigeni, di contadini, oltre a intellettuali e progressiste. Inoltre, si è generata una forte solidarietà internazionale. Tutto ciò lascia come insegnamento che l'unità tra entità sociali molto diverse attorno ad un obiettivo comune è possibile ed è indispensabile per fare avanzare le cause giuste.
Questo emblematico processo non si è concluso. La lotta per la giustizia continua. Quanto raggiunto è il risultato degli sforzi incessanti di donne ed uomini del popolo maya-ixil che non cesseranno fino a raggiungere giustizia. In quel lungo cammino hanno avuto l'appoggio di organizzazioni per i diritti umani e professionisti del diritto che sono anche loro degni di lode.
Riconoscimento speciale meritano la giudice Yasmín Barrios, Presidente del Tribunal de Mayor Riesgo che ha pronunciato la sentenza, insieme agli altri due membri di questo organo giurisdizionale, così come la Pubblico Ministero Generale, Claudia Paz y Paz, e la squadra responsabile del caso nella Procura.
Di fronte alla campagna di minacce ed intimidazioni scatenate dai gruppi più conservatori del paese, è indispensabile ed urgente garantire la sicurezza e l'integrità delle vittime, querelanti, giudici e magistrati, come dei difensori e patrocinatori dei diritti umani che hanno accompagnato la lotta per la giustizia.
[Luz Méndez è Presidente del Consiglio Consulente dell'Unione Nazionale delle Donne Guatemalteche (UNAMG). Ha partecipato al tavolo delle negoziazioni di pace come integrante della Squadra Politica Diplomatica dell'Unità Rivoluzionaria Nazionale Guatemalteca. Nell'ambito internazionale, ha fatto parte della Squadra di Esperta in Genere per le negoziazioni di pace del Burundi, convocato per UNIFEM; integra il Consiglio Consulente di Globale Fund for Women. Collabora col Programma delle Americhe www.cipamericas.org/es
Sandra Sebastián, Plaza Pubblica (www.plazapublica.com.gt)]
CIP Américas, Programa de las Américas
Adital, 24/05/2013