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sabato 28 maggio 2011

459 - INDIGENI MAYA MAM DICONO NO AI MEGAPROGETTI ED ESIGONO RISPETTO PER LA LORO DECISIONE

Preoccupati per l'ecosistema, specialmente per le risorse idriche, gli indigeni di 13 municipi che costituiscono la regione Maya Mam nel dipartimento guatemalteco di Huehuetenango hanno dichiarato, lo scorso 18 maggio, dopo le consultazioni popolari, che il loro territorio deve essere libero dai megaprogetti, principalmente quelli del settore minerario.
Essi esigono che il governo rispetti la decisione, sottolineando che le consultazioni sono fondate sull'Accordo 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), ratificato dal Guatemala nel 1996. Il processo è iniziato nel 2006 e, l'anno seguente, i 13 municipi della regione Maya Mam avevano già partecipato. Anche gli altri 19 municipi del dipartimento di Huehuetenango si sono dichiarati contro i grandi progetti.
Basilio Tzoy, che vive nel dipartimento e coordinatore della Unidad de Incidencia della CEIBA -Amici della Terra Guatemala, - ha dichiarato che gli indigeni vogliono che il governo rispetti tutte le consultazioni e che il presidente Álvaro Colon non "accetti più richieste per qualunque studio idroelettrico o minerario nella zona".
Tzoy ha chiarito che le comunità temono l'inquinamento dei fiumi provocato dal settore minerario e la scarsità di acqua dovuta alla perforazione dei pozzi. D'altra parte, esiste anche preoccupazione sociale, perché i megaprogetti finiscono per "dividere" le opinioni, generando conflitti, minacce nei confronti di coloro che si oppongono ai progetti e criminalizzazione dei movimenti sociali.
Un altro problema indicato da Tzoy è il destino del guadagno generato nei territori delle comunità. "(...) Le risorse che estraggono (le imprese) hanno molto valore e non lasciano niente per il paese, e meno ancora per le comunità", ha affermato.
La resistenza ai megaprogetti si diffonde nel paese. Nel mese di febbraio, il municipio Maya Man di San Juan Ostuncalco, nel dipartimento di Quetzaltenango, ha votato contro sette licenze di sfruttamento minerario concesse all'impresa canadese Goldcorp, che ha cominciato a produrre oro nel 2005. Dei 6.758 partecipanti alla consultazione, solo 30 hanno votato a beneficio del progetto. Nella decisione, la comunità ha tenuto in conto i rischi sull'ecosistema- acqua, flora e fauna.
L'impresa Goldcorp è detentrice della maggioranza delle concessioni di sfruttamento minerario in Guatemala. Tzoy ha citato l'esempio della miniera Marlin che è ubicata nel dipartimento di San Marcos, tra Huehuetenango e Quetzaltenango, e che è sfruttata dalla multinazionale. Sul posto, gli effetti peggiori sono l'inquinamento dell'acqua con cianuro e crepe nelle case degli abitanti, provocate dalle esplosioni caratteristiche del settore minerario a cielo aperto, oltre alla persecuzione degli attivisti locali.
Il Governo non rispetta le consultazioni
Per ignorare le consultazioni, il governo del Guatemala argomenta che i plebisciti realizzati nelle comunità potranno solo entrare in vigore dopo l'approvazione di un regolamento che vincoli l'Accordo 169 dell'OIL con la Costituzione del paese.
Così il governo ha presentato in febbraio, e senza dialogare con gli indigeni, una proposta di regolamento, che si trova nel sito web del Ministero del Lavoro, in spagnolo. Le comunità avevano solo 30 giorni per presentare, per iscritto, in caso di disaccordo con il testo.
Il governo non considera il fatto che le comunità non hanno facile accesso ad internet e che la maggioranza degli indigeni non legge lo spagnolo. Inoltre, la Commissione Presidenziale dei Diritti umani della Corte Interamericana di Diritti umani (CIDH) ha chiarito, in una lettera, che "l'Accordo 169 si è convertito in legge di applicazione nazionale a partire dalla sua ratifica", cosa che farebbe venire meno la necessità del regolamento proposto dal governo del Guatemala.
Con informazioni di Noticias Aliadas.
Adital, 24/05/2011