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lunedì 15 febbraio 2010

64 - PERCHÉ OPPORSI ALL’ATTIVITÀ DELLE MINIERE DI METALLI? (5)

Il tema delle consultazioni popolari si deve relazionare anche con il provocatorio Accordo 169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro sui diritti dei popoli indigeni e tribali. Questo accordo, firmato dal Governo del neoliberale PAN, nel 1966 (solo per approvare un anno dopo la legge sulle Miniere) obbliga, tra le altre cose, il governo e le imprese ad informare e consultare le comunità prima di concedere le concessioni e di iniziare i progetti, cosa che non è stata mai fatta.
Dato che l’Accordo 169 stabilisce dei procedimenti di informazione e consultazione previa delle comunità, e dato che le consultazioni comunitarie sono state celebrate molte volte dopo la concessione dei progetti, alcuni analisti hanno sostenuto che le consultazioni non solo sarebbero illegali, ma violerebbero esse stesse il citato accordo (Siglo XXI, 25/09/09), argomento che non solo è chiaramente interessato, ma anche assurdo.
In primo luogo, le consultazioni popolari realizzate sono una forma di protesta pacifica, contro la violazione dei diritti umani contenuti o non contenuti nel citato Accordo. In questo senso, vari relatori dell’ONU hanno segnalato chiaramente lo sfruttamento minerario come causa di gravi violazioni ai diritti umani e alle libertà dei popoli indigeni in particolare, e dei contadini in generale (per esempio il diritto all’alimentazione e alla terra).
Secondo, le consultazioni definite nell’Accordo 169 non assomigliano alle colazioni con video pubblicitario includo realizzate dalle imprese. Al contrario, le consultazioni delle comunità devono essere svolte “secondo le proprie consuetudini e tradizioni, in forma partecipativa e libera” (articolo 6). Le consultazioni realizzate dalle comunità sono un esempio evidente e vivo di queste “consuetudini e tradizioni”; cioè sono la modalità in cui sono state prese le decisioni comunitarie più importanti da secoli.
Terzo, è certo che le consultazioni comunitarie hanno invocato l’Accordo 169 (ad eccezione di Rio Hondo, dove la maggioranza della popolazione è meticcia), ma si basano anche su articoli vigenti della Costituzione politica, sul, Codice Municipale e la Legge di decentralizzazione. Ma oltre il tema legale, c’è l’obbligo morale di rispettare i risultati di questi processi comunitari di dialogo, consenso e decisione.
Per ultimo, con o senza l’Accordo 169, con o senza regolamento o legge specifica per la sua applicazione, le consultazioni comunitarie devono considerarsi e rispettarsi come forme valide, democratiche e pacifiche di resistenza, e come un chiaro messaggio al governo, alle imprese e alla società: “Non vogliamo grandi progetti nei nostri territori”. E’ forse un messaggio tanto difficile da capire”
(Camilo Salvadò, AVANCSO, Adital, 25/01/2010)