Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


lunedì 8 febbraio 2010

54 - CRONACA DI UN CONFLITTO ANNUNCIATO: DA SAN MARCOS, L’ENERGIA ELETTRICA E 90 MILA PROTESTE.

San Marcos: 250 ordini di cattura, 5 comuni senza elettricità, 3 stati di allerta, 2 assasinii e una multinazionale (conosciuta per il suo modo di agire in America Latina) che opera molto vicino al governo “dal volto maya”. Prima di entrare nel dettaglio su quello che succede a San Marcos, è bene considerare il contesto in cui si svolgono i fatti, pertanto prenderò alcuni brani dalla pubblicazione “Guatemala: l’affare oscuro della luce” di Victor Ferrigno – Flacso – novembre 2009.
Il Guatemala registra le tariffe più alte del Centroamerica, la domanda di questo servizio è ormai quasi pari all’offerta, la produzione di energia elettrica deriva in maggior parte da idrocarburi, e ciò provoca alti tassi di inquinamento, si statalizzano le spese e si privatizzano gli utili, e la cornice giuridica che regola il processo, dalla produzione alla commercializzazione di energia elettrica, è poco trasparente e permette una serie di privilegi che dobbiamo pagare noi consumatori.
Con un potenziale per generare 13.000 MW da fonti rinnovabili (MEM), sufficiente per soddisfare tutto il Centroamerca, ci siamo ridotti a compratori di energia, irrefutabile evidenza del chiaro insuccesso del modello energetico nazionale.
Parallelamente, nella maggior parte delle Consulte Popolari Municipali che si sono svolte durante gli ultimi due anni, le popolazioni indigene hanno rifiutato l’installazione di centrali idroelettriche nel loro territorio, per varie ragioni, come la mancanza di una consultazione obbligatoria e vincolante nei territori indigeni, stabilita sia dall’Accordo 169 della OIL sia dal Codice Municipale. E poi perché i progetti interessano campi seminati, stanziamenti umani e luoghi sacri, senza offrire indennizzi e senza consistenti studi di impatto ambientale. I progetti inoltre non contemplano nemmeno benefici sociali, né il pagamento alle comunità di servizi ambientali, come la conservazione dei boschi e dei fiumi che rendono possibile il funzionamento delle centrali idroelettriche.
In quanto alle fonti di produzione di energia elettrica, il panorama non è certo promettente, il MEM informa che nel 1990, più o meno quando iniziò il processo di privatizzazione, la produzione di energia elettrica dipendeva per il 92% da fonti idriche e per l’8% da combustibili fossili; dopo 15 anni di “riuscite scorporazioni”, i dati del 2008 si sono invertiti, poiché il 58% della produzione dipende da combustibili fossili, con un incremento di quasi il 400% relativamente alla dipendenza da derivati del petrolio, i cui prezzi nel 2008 si sono quintuplicati.
Tutto quanto documentato in precedenza evidenzia che, in materia elettrica, si è proceduto in modo contrario alla ragione pubblica e all’interesse comune, soprattutto se consideriamo che in Guatemala il potenziale di produzione idroelettrica è di 5.000 MW e ne sfruttiamo appena il 13%, il potenziale geotermico è di 1.000 MW e se ne utilizza il 2,65%, e la produzione di energia eolica raggiunge una potenzialità di 7.800 MW, senza che vi sia nemmeno un impianto di questo tipo. Queste stime sono state calcolate dal MEM mediante rilevanti studi tecnici.
In questo contesto di crisi energetica, i costi delle tariffe dell’elettricità sono aumentati vertiginosamente, provocando sollevamenti popolari e la richiesta di nazionalizzazione dell’impresa Union Fenosa per ricavi illeciti, conflitti che hanno provocato scontri con la forza pubblica, la sospensione del servizio in tutto il municipio di Ocòs, l’incarceramento di dirigenti sociali a Malacatan, San Marcos e l’assassinio, lo scorso 24 ottobre, di Victor Gàlvez, che era a capo di alcune di queste proteste, nel sudovest del Paese.
(Il 13 di gennaio di quest’anno è stata assassinata al km. 208, giurisdizione di Genova Costa Cuca, Evelinda Ramírez, e tre persone che l’accompagnavano sono state ferite mentre tornavano dalla capitale, dopo aver dato vita a una campagna di denuncia degli abusi che DEOCSA – UNION FENOSA commettono a San Marcos)
(H. Alejandro Alfaro Santiz, in COPAE,  01/02/2010)