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domenica 20 maggio 2012

610 - GLI INDIGENI DEVONO ESSERE ASCOLTATi

Álvaro Ramazzini è stato responsabile per 23 anni della Diocesi di San Marcos,e il 14 maggio scorso il Vaticano ha annunciato la sua designazione come vescovo di Huehuetenango. In questa intervista parla delle sfide che lo aspettano nel nuovo incarico.
A che cosa obbedisce il suo trasferimento a Huehuetenango?
E’ stata una decisione del papa Benedetto XVI, e la compio per il giuramento di obbedienza. Ho dovuto viaggiare a Roma affinché mi informassero di questo cambiamento. Questo dopo essere stato 23 anni a San Marcos.
Personalmente, le dispiace il trasferimento?
Sì, perché ancora avevo alcuni sogni da realizzare in San Marcos, soprattutto per il possesso della terra, l'accompagnamento dei giovani sacerdoti nella chiesa dei villaggi e il procedimento di chiusura della miniera Marlin. Nel caso del settore minerario continuerò ad appoggiarlo, perché è un problema nazionale.
Quali sono stati i risultati durante i 23 anni in San Marcos?
Considero che sono stati 23 anni di evangelizzazione, formazione integrale, programmi di sviluppo integrale e un piano di conversione verso la gioventù, ma che alla fine, la Diocesi di San Marcos si è distinta sul tema della problematica agraria e dei migranti.
Come vede San Marcos e Huehuetenango, in relazione con i problemi che affrontano?
Sono molto simili, continuo a sostenere che i contadini e gli indigeni devono essere ascoltati, e che io li appoggerò. Nel tema religioso, tenterò di animare i sacerdoti e sostenere il loro lavoro, dato che Huehuetenango ha 30 parrocchie e solo 22 sacerdoti, e credo che sarà la prima sfida.
Che cosa pensa del conflitto in Santa Cruz de Barrillas?
Tenterò di conoscere meglio nei prossimi mesi, per lavorare congiuntamente, ma credo che sia necessario rafforzare il dialogo. Considero che il problema di Barrillas è un problema che si sarebbe potuto risolvere con il dialogo, ma si è aspettato fino a quando c’è stato l'assassinio di un leader. Nel caso dello stato di assedio, il Governo l'avrebbe dichiarato in ultima istanza, perché ha generato  solamente rischi e pressioni, e questo non aiuta a rafforzare la democrazia nelle comunità.
Quale è la sua sfida personale?
La mia sfida è stata sempre San Marcos; tuttavia, dopo questa decisione tenterò di lottare e continuerò a rafforzarmi come missionario per convertire gli abitanti sia dal punto di vista spirituale che in quello sociale, perché considero che i due aspetti sono legati.
Quale è stata la sua esperienza nel tema del settore minerario in San Marcos?
Ritengo che il tema del settore minerario non rappresenta sviluppo economico né sociale. È un problema grave. Due settimane fa ho presentato un studio per la chiusura della miniera Marlin, e benché ancora abbia dubbi sulla chiusura, continueremo con le analisi e porteremo lo studio negli Stati Uniti. L'installazione di questi industrie la considero incostituzionale, perché non è rispettato l'accordo 169 né la voce del popolo.
Come affronterà il conflitto per la centrale idroelettrica in Huehuetenango?
Bisognerebbe fare un studio, ma considero che ciò è una responsabilità del Ministero dell’Ambiente. Bisogna vedere l'impatto ambientale, poiché in questi casi non si fa mai uno studio approfondito, non esiste informazione concreta e ciò alla fine genera confusione nella società.
Quale è il suo messaggio per la popolazione dei due dipartimenti?
Dire alle comunità di Huehuetenango che il mio unico desiderio è servire, e che cresca il ruolo del Vangelo, ma appoggerò anche il dipartimento perché cresca in armonia, e li servirò come si meritano, per sradicare le problematiche delle comunità. Alla comunità di San Marcos, dico che  vado via molto triste e mi dispiace molto, ma che devo obbedire al mandato che mi è stato assegnato; tuttavia, lotterò per loro affinché facciano valere i loro diritti.
Prensa Libre 19/05/2012