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sabato 23 marzo 2013

707 - TRIBUNALE ASCOLTA 12 TESTIMONI DEI MASSACRI

Nel secondo giorno di dibattito per genocidio, 12 testimoni hanno testimoniato contro i generali ritirati José Efraín Ríos Montt e José Mauricio Rodríguez Sánchez, accusati di essere stati gli autori intellettuali di 17 massacri nell'area ixil, Quiché.
Il giudizio è incominciato alle 8.30 ore, con la testimonianza di Inés Gómez López. Il Tribunal Primero A de Alto Impacto la chiamò affinché raccontasse i fatti commessi dalll'Esercito in Villa Ortensia 2, San Juan Cotzal.
Gómez ricordò che il 10 settembre 1982 le forze castrensi entrarono nel luogo citato. Portarono via tutti gli abitanti e bruciarono le case. Mio padre, Nicolás Gómez, morì quel giorno" ha detto tra lacrime.
Giacinto López, che ora ha 82 anni, ha spiegato ai giudici che l'Esercito ammazzò cinque membri della sua famiglia.
"Io stavo lavorando nel campo, dove coltivavo la mia milpa. Quando arrivai a casa mia vidi i miei figli e suoceri morti. Ammazzarono anche quattro vacche che avevo", ha affermato.
Juan López Matón, un altro testimone, disse al Tribunale che il 2 settembre 1982 morirono sua moglie, Jacinta Raymundo Ceto, ed i suoi figli Tomás e Miguel López Ceto. Indicò la responsabilità del fatto alle forze armate.
"Io credo che approfittarono del fatto che gli uomini non stavano nella casa. Io uscii a lavorare nel campo, mentre tornavo a casa mia, durante il tragitto vicino all'entrata, vidi che loro tre erano stesi al suolo", ricordò.
López descrisse che i cadaveri avevano i crani fracassati. "Sembrava che li avevano colpiti con un machete", descrisse.
Le testimonianze si sono protratte fino alle ore 14.45, quando il Tribunale decise di sospendere l'udienza. Oggi continuerà il dibattito, con ulteriori testimonianze di familiari di vittime e sopravvissuti.
In tutte le dichiarazioni, il Tribunale ha ricevuto appoggio da interpreti dell'Organismo Giudiziale, dalla lingua ixil allo spagnolo.
I difensori, i giudici e i querelanti chiesero che traduttori privati li assistano. Con questo cercano di "non essere sorpresi da cattive traduzioni", disse César Calderón, che difende Rodríguez Sánchez.
Durante il dibattito si ascolteranno 205 persone, tra periti e testimoni.
Nomina difensore
L'avvocato Segno Antonio Cornejo Marroquín riassunse la difesa di Rios Montt. Ieri, il militare gli telefonò e gli chiese che si facesse carico del caso.
Cornejo entrò nella sala di udienze alle ore 10. Per alcuni minuti conversò con il militare e si presentò nel tribunale come difensore di questo.
Martedì, l'ex capo di Stato aveva sostituito i suoi quattro avvocati, tra essi Cornejo, e aveva nominato Francisco García Gudiel; tuttavia, questo solo lo rappresentò per tre ore, poiché per avere discusso coi giudici fu espulso della sala.
Giacinto López: “I miei figli morirono"
"L'Esercito arrivò da Salquil Grande, Santa María Nebaj, il 15 Luglio 1982. Io lavoravo in campagna, non mi trovavo nella mia casa. Quando arrivai vidi che i miei figli Magdalena, Domingo e Pedro, ed i miei suoceri, Pedro Raymundo e María Pérez erano morti. Mia figlia era stata pugnalata al collo. Vidi che stava al suolo."
Tomás Chávez Brito: "Ho perso 11 parenti”
"Il distaccamento militare si trova in La Perla, Santa María Nebaj. Il 4 novembre entrarono a Saxibán.
Quello giorno morirono mia mamma, i miei sei fratelli, due dei miei nipoti ed i miei due cognati.
A causa dell'Esercito ho perso 11 parenti. I miei nipoti erano molto piccoli. Essi non avevano fatto niente a nessuno."
Santiago Pérez: “Lo vidi impiccato"
"Il 17 Luglio 1982 arrivarono i militari al villaggio Chuatuj, Santa María Nebaj. Spararono contro gli abitanti. Mio figlio, Antonio Pérez González, morì quel giorno. Ma non fu a causa degli spari. I soldati entrarono a casa mia. Quando io ritornai lo vidi appeso con una corda. Era legato piedi e mani."
Prensa Libre 20/03/2013