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giovedì 3 novembre 2011

540 - GUATEMALA: SCUSE CON 57 ANNI DI RITARDO

Sono dovuti passare 57 anni, la ferita di una lunga guerra civile, le difficoltà del processo di pace e di riconciliazione ed un'intensa disputa legale affinché il Guatemala possa compiere il passo che farà oggi.  
Il governo del presidente Álvaro Colom chiederà oggi ufficialmente perdono alla famiglia di Jacobo Árbenz Guzmán, il presidente che nel 1954 fu abbattuto da un colpo di Stato, uno dei momenti chiave della Guerra Fredda in America Latina, quando gli Stati Uniti cercavano di contenere quella che percepivano come la "minaccia del comunismo sovietico" nel continente.
Il gesto è parte dell'accordo al quale è giunto il governo guatemalteco con la famiglia Árbenz presso la Corte Interamericana dei Diritti umani nel maggio scorso, quando lo Stato riconobbe di non aver compiuto il suo obbligo di proteggere i diritti umani dei membri di quella famiglia.
E sebbene siano scuse private per la famiglia Arbenz, alcuni pensano che avranno valore di un simbolo nel processo di riconciliazione del paese centroamericano, che ancora si vede colpito dagli effetti della violenza politica che ebbe la sua genesi nel rovesciamento di Árbenz.
CIA e banane - Le colpe dell'United Fruit Company
La United Fruit Company, UFC, controllava terre, telecomunicazioni e perfino il porto in Guatemala, ma sentì il suo potere minacciato quando Jacobo Árbenz propose una riforma agraria.
Secondo storiografi, la compagnia svolse un ruolo rilevante nella caduta del presidente, specialmente per la presenza dei fratelli John Foster ed Allen Dulles, alti funzionari del governo degli Stati Uniti e con interessi nella compagnia delle banane.
Tuttavia, Nick Cullather afferma di essere cauto circa “influenza” della UFC.
"Ovviamente, la CIA progettò il colpo di Stato, ma gli storiografi non sono di accordo fino a che punto la CIA agì per la sicurezza nazionale o per le compagnie statunitensi."
"Io credo che quando l'operazione fu portata a termine non fu fatta perché gli USA erano preoccupati per le banane, bensì per l'Unione Sovietica."
Jacobo Árbenz Vilanova, uno dei figli del deposto presidente, aveva sette anni quando suo padre si vide costretto a rinunciare alla presidenza, perse le sue proprietà e andò in esilio in vari paesi.
Oggi, a 64 anni, assicurò in una intervista a BBC Mundo che ha condotto buona parte della sua attività come politico per fare riconoscere l’eredità di suo padre e lottando "per il Guatemala, per la giustizia e per la storia".
La storia alla quale si riferisce è quella del governo di suo padre, che cercò di mettere in marcia proposte che in quel tempo furono considerate, da critici e simpatizzanti allo stesso modo, come rivoluzionarie: il maggiore controllo delle ricchezze guatemalteche a parte dello Stato e, soprattutto, la riforma agraria.
Ma come viene evidenziato in documenti declassificati dal governo statunitense negli anni ‘90, le misure non furono ben accolte a Washington, dove si incominciava a sospettare che Árbenz aveva inclinazioni comuniste.
E nemmeno furono ben viste da imprese come la potente United Fruit Company (UFC) - oggi conosciuta come Chiquita - che vide come le sue migliaia di ettari in Guatemala ed il suo monopolio commerciale delle banane avrebbero potuto essere in pericolo.
Il modello guatemalteco di Arbenz, consideravano, avrebbe potuto costituire un pericoloso precedente per altri paesi della regione dove l'UFC aveva operazioni importanti.
Così, nel giugno del 1954, con un piano che contò sulla partecipazione dell'agenzia di intelligence statunitense CIA, Jacobo Árbenz fu deposto del potere, dopo che ci fu l’invasione comandata da Carlos Castillo Armas ed appoggiata dalla CIA.
I militari guatemaltechi ritirarono l'appoggio ad Arbenz e lui si vide costretto a lasciare il potere nelle mani di Castillo Armas, che rapidamente sospese le riforme del suo predecessore ed iniziò un stile di governo più affine a Washington.
Punto culminante della “Guerra Fredda" 
Col beneficio della visione retrospettiva, a distanza di cinque decenni da quegli eventi, sembra chiaro che la caduta di Árbenz fosse molto più che uno dei tanti colpi di Stato che avvennero nella regione.
"Fu uno dei punti culminanti della Guerra Fredda in America Latina", disse a BBC Mundo Arturo Taracena, che operò nella Commissione per il Chiarimento Storico del Guatemala, l'istanza creata dagli Accordi di Oslo del 1994 per investigare gli abusi dei diritti umani commessi da entrambe le parti durante la guerra civile.
"Fu il primo intervento che gli Stati Uniti organizzarono in America Latina senza una partecipazione diretta delle loro forze, ma per mezzo di un esercito mercenario", affermò Taracena.
L'uscita di Árbenz segnò il principio di un lungo e sanguinoso conflitto in Guatemala, come sostiene Nick Cullather, autore di Secret History: The CIA's Classified Account of its Operations in Guatemala, 1952-1954, una analisi delle attività dell'ufficio di intelligence nel paese centroamericano.
“Gli USA rimpiazzarono un governo democratico relativamente popolare con un dittatore molto impopolare. Ciò scatenò un'onda massiccia di repressione."
E benché la guerra civile non incominciasse ufficialmente fino al 1960, molti considerano che il seme della violenza politica guatemalteca sta nella brusca interruzione del mandato di Árbenz.
"Senza dubbio scatenò tutta una serie di eventi che portarono a creare una società violenta in Guatemala e che ancora continua oggigiorno... ", assicura Cullather.
Perdono e riconciliazione
Claudia Árbenz, la figlia di Árbenz Vilanova e nipote del deposto presidente, afferma che la casa di sua nonna, la stessa che è oggi quella di suo padre, sembra un "museo santuario" dedicato alla figura dell'ex presidente.
“C'è una bandiera gigante, ci sono ritagli dell'epoca, lettere della gente, ci sono pitture, ci sono onorificenze, ci sono più di 1500 foto", ha descritto a BBC Mundo.
Quell'elenco aumenterà quando si aggiungerà il documento ufficiale nel quale vi sono le scuse dello Stato.
Ciò che alcuni considerano ancora necessario è un gesto simile proveniente da Washington.
Nel 1999 l’allora presidente degli USA, Bill Clinton, deplorò l'indebita ingerenza della Casa Bianca nel processo politico guatemalteco, ma molti aspettano una dichiarazione formale.
I documenti declassificati negli USA mediante la Legge di Libertà di Informazione hanno evidenziato la partecipazione di Washington nel colpo di stato contro Árbenz e in oltre tre decenni e mezzo di guerra civile.
Giustizia postuma
Secondo vari analisti, il conflitto politico del Guatemala cominciò col rovesciamento di Árbenz.
Ma le scuse che presenta ora il Guatemala agli Arbenz, oltre un elemento addizionale per la collezione familiare, è anche un simbolo di perdono e riconciliazione per il Guatemala.
Ruth della Valle Cobar, la direttrice dell'ufficio presidenziale del Guatemala incaricata dei diritti umani (Copredeh), e rappresentante del governo nell'accordo con gli Árbenz, sottolinea che l'accordo fa bene a tutta la società.
"Il risarcimento è utile per la famiglia, ma anche per le altre vittime di violazioni ai diritti umani e per la società in generale. È un riconoscimento di ciò che è avvenuto nel paese e della necessità che ci sia la garanzia che non si ripeta".
Per quel motivo, oltre all'atto ufficiale, i libri di testo saranno rivisti per includere l’eredità di Árbenz, si battezzerà col suo nome una delle principali strade del paese e che egli stesso fece costruire e si emetterà una serie di francobolli postali con la sua immagine.
Si riscriverà anche la sua biografia, si farà un'esposizione fotografica in suo onore e si creeranno corsi per sensibilizzare la burocrazia sulle necessità di contadini ed indigeni.
Jacobo Árbenz figlio qualifica il gesto come "necessario per la Guatemala"
Sua figlia Claudia cita a suo nonno: "Come egli, il presidente Arbenz, disse nel suo discorso di rinuncia, “ i posteri ci renderanno giustizia' ".
BBC Mundo, 20/10/2011