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sabato 12 luglio 2014

843 - STUDIO RIVELA CHE ANCHE LA POVERTÀ È UN PROBLEMA DI GENERE

Un studio realizzato dall'Associazione di Investigazione e Studi Sociali (ASIES), con l'appoggio dell'Unione Europea (UE), presenta la situazione delle donne guatemalteche che lavorano in maniera informale. Le notizia "Prospettive e realtà delle donne che lavorano nell'economia informale" dimostrazione che, nonostante alcuni sforzi del Governo del Guatemala, la situazione di uomini e donne continua ad essere differente.
Secondo lo studio, le donne sono la maggioranza nella popolazione di 15 milioni di persone, il 52 %, e di quella percentuale più della metà risiedono in aree rurali, con meno accesso alle infrastrutture rispetto alle donne residente nelle grandi metropoli. Inoltre, è risultato che, in generale, le donne sono più povere e sono quelle che più soffrono l'analfabetismo.
Un documento elaborato dalla Segreteria della presidenza della Donna (Seprem) ha evidenziato con numeri la reale situazione delle donne guatemalteche. Mentre l'indice generale di sviluppo è solo del 0,54, quella delle donne è tre volte più basso, 0,17.
La situazione è peggiore per le indigene, poiché "di ogni 10 donne indigene, 7 sono povere." Esse soffrono ancora più, perché esiste il pregiudizio di etnia oltre a che la maggioranza risiede nelle zone rurali.
Lavori informali
Secondo la Commissione Economica per America Latina ed i Caraibi (Cepal), la partecipazione femminile nell'economia familiare del Guatemala è vitale. Nel 2011, il tasso di partecipazione della donna nell'economia della casa era del 54%, ma, ancora così, molto più bassa del tasso del 79% degli uomini. La mancanza di opportunità, di scolarità e di abilitazione, porta a molte donne a lavorare in maniera informale, vendendo torte, frutta e verdure, tra altri tipi di commercio.
Quello che potrebbe essere un'opportunità di migliorare l'entrata della famiglia e dare maggior indipendenza finanziaria alla donna finisce trasformandosi in un rischio per la sua integrità, perché "benché non ci sia una statistica ufficiale, si sa che molte donne che si dedicano a questa forma di lavoro, sono obbligate a pagare estorsioni a criminali del paese."
Le statistiche ufficiali dell'Istituto di Scienze Forensi (Inacif), rendono noto che, nei 10 primi mesi del 2013, sono state assassinate 665 donne, alcune di queste lavoravano in maniera informale. Il motivo dei delitti va dal tentativo di proteggere le proprie mercanzie dai furti fino alla decisione da non pagare più le estorsioni.
Uno dei casi più emblematici, divulgato per i mezzi di comunicazione, è stato quello di una donna di 49 anni, molto conosciuta perché vendeva cibo durante le partite di calcio, che è stata uccisa in maniera violenta. Le cause del suo assassinio non si sono chiarite, ma i suoi vicini hanno informato che, poco tempo prima di essere assassinata, si era rifiutata di pagare l'estorsione.
Lo studio termina con una serie di conclusioni circa la situazione delle donne: esse continuano vivendo all'ombra degli uomini, molte volte lavorando più e guadagnando molto meno, oltre a soffrire pregiudizi e violenza fisica e psicologica.
Adital, 11/03/2014