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domenica 1 dicembre 2013

805 - «LA GIUSTIZIA RIDÀ CITTADINANZA ALLE VITTIME»

La giustizia restituisce la cittadinanza negata alle vittime. Per questo, c’è un legame inscindibile tra giustizia e riconciliazione. Senza la prima non può esistere la seconda. Perpetrare l’impunità vuol dire negare la cittadinanza a una parte della popolazione».
È abituata a far seguire i fatti alle parole, Claudia Paz y Paz. Da tre anni, il primo Procuratore generale donna del Guatemala porta avanti una battaglia storica contro il crimine. Passato e presente. In sei mesi, le indagini avviate dal suo ufficio hanno portato alla cattura di più trafficanti che in tutto il decennio precedente, inclusi sei super latitanti. E trascinato alla sbarra i protagonisti dei massacri più efferati della guerra civile. Tra i quali l’ex dittatore Rios Montt, condannato e subito rimesso in libertà dalla Corte costituzionale.
«Una decisione che non condividiamo», precisa.
Parla sempre al plurale questa 46enne candidata al Nobel per la Pace. «La Procura è un sistema
verticistico. Fin dall’inizio ho cercato di introdurvi uno stile “più femminile” caratterizzato dal lavoro di squadra e dal dialogo», spiega mentre sistema i capelli ricci e ribelli. Alle sue spalle, un’enorme finestra mostra i contrasti della capitale. La Procura si affaccia sul centro dove palazzi moderni affiancano le baracche della Limonada. Miseria e ingiustizia sono terreno fertile per la delinquenza.
Ma Paz y Paz non si arrende. «Abbiamo aumentato la proporzione di omicidi risolti dal 5 al 30 per cento – afferma –. Tra le nostre priorità, oltre la lotta al narcotraffico e alle gang, c’è la tutela della donna dagli abusi. Fino a dieci anni fa, la violenza domestica era considerata un fatto privato. Ora, in base a due leggi recenti, è un crimine specifico.
Come pure il femminicidio per cui sono stati creati pubblici ministeri e tribunali ad hoc».
Piccoli ma importanti passi per ridare attendibilità a un’istituzione «verso cui fino a 5-6 anni fa c’era una sfiducia totale», aggiunge. Prima dell’estate, il Procuratore terminerà il suo incarico, sempre che le pressioni – la sua determinazione l’ha resa impopolare anche fra molti politici – non la costringano ad anticipare il congedo. Paz y Paz non sembra preoccupata: «Abbiamo cominciato un percorso. Non sarà facile tornare indietro. Quando si fa giustizia si manda un messaggio importante alla società: si ribadisce che tutti i cittadini hanno uguali diritti e doveri. E che nessuno è al di sopra della legge». 
Lucia Capuzzi, in Avvenire 27 novembre 2013