Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


martedì 1 marzo 2011

396 - CONVERSAZIONE CON MONSIGNOR ALVARO RAMAZZINI

D. - Il Guatemala oggi…
R. la situazione oggi è una caratterizzata da tanta violenza, ci sono in media 16 assassinii al giorno, soprattutto a Città del Guatemala. Durante gli anni del conflitto armato non c’era tanta violenza.
Tra i più colpiti dalla violenza sono i conducenti di bus, addirittura ne sono stati uccisi sette in una sola giornata. Oggi la violenza è più numerosa sia nel numero degli episodi sia nella ferocia. A Città del Guatemala sono stati trovati cadaveri mutilati per le strade.
Tra le cause di questa violenza possiamo ricordare: il crimine organizzato, il narcotraffico, l’attività delle maras, i sequestri dei migranti (dei 72 migranti che sono stati uccisi in Tamaulipas Messico nell’agosto del 2010, i guatemaltechi erano 14, di cui 3 della mia diocesi di san Marcos).
Il nostro è un paese giovane: il 74% della popolazione del Guatemala è nella fascia di età tra 1-24 anni. Ma c’è un dato preoccupante: il 49% dei bambini soffre di malnutrizione cronica infantile.
Ad aggravare la situazione, negli ultimi cinque anni ci sono stati uragani devastanti (in particolare Stan e Agatha), ciò è dovuto al fatto che non c’è rispetto della natura.
La società civile non ha perso la speranza, la Chiesa sta cercando di mantenersi a lato dei poveri, perché è consapevole che è quanto mai necessaria la promozione della giustizia e della libertà e di condizioni di vita degne per tutti.
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D. – il problema delle maras
R. le due principali bande giovanili, la Mara Salvatrucha e la Mara 18, sono originarie degli Stati Uniti, da Los Angeles. È un problema che riguarda tutto il Centro America, si è calcolato che ci sono otre 65.000 mareros in Salvador, Honduras e Guatemala. Tra di loro c’è una fortissima rivalità. I giovani appartenenti a famiglie disgregate hanno una grande carica di odio e di violenza nel cuore, ma tra di loro si difendono fino alla morte e si aiutano come fratelli. Abbiamo visto che ci sono legami tra crimine organizzato, traffico di droga e povertà. Dalle maras non si può uscire, se non per una conversione spirituale. I mareros vivono un loro sincretismo religioso, che mescola culto satanico e devozione alla Madonna.
A Città del Guatemala alcuni sacerdoti lavorano con i giovani per accompagnare chi cerca di uscire dalle maras, alcuni giovani sono stati uccisi per aver abbandonato le maras. Ma non abbiamo ancora una pastorale forte nel settore.
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D. – dal punto di vista economico …
R. Il potere economico prevale su quello politico, lo Stato non ha la forza di opporsi al modello economico neoliberale. Il nostro è uno stato debole, oggi c’è molta diffidenza nei confronti dei partiti politici, perché tante promesse elettorali non sono state mantenute. La classe politica ha perso credibilità davanti alla popolazione. C’è diffidenza anche nei confronti della Corte Costituzionale. Mancano giudici, magistrati, c’è un grande vuoto che fa perdere la fiducia nella giustizia.
Si calcola che in Guatemala 59 famiglie detengano il potere economico e ciò causa diseguaglianze e conflitti sociali.
Il neoliberismo favorisce le multinazionali, a San Marcos c’è la miniera Marlin, di proprietà della Gold Corp. Quando la Gold Corp ha iniziato a lavorare in Guatemala, l’oro valeva 420 dollari l’oncia, oggi vale 1460 dollari. E la Gold Corp dà al Guatemala solo l’1% delle regalie. Il vantaggio per il paese è troppo poco. Al Guatemala resta solo il danno ambientale (tra cui l’inquinamento delle acque da cianuro).
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D. – Come essere utili dall’Europa…
R. per noi sono importanti i progetti delle organizzazioni sociali, è fondamentale mantenere sempre viva la solidarietà, che non è solo l’aiuto economico, ma anche attenzione per i problemi del paese, conoscere la nostra realtà, appoggiarci nella nostra vita quotidiana, nei nostri sforzi in difesa dei più poveri.  
(Torino, 21-22 febbraio 2011)