Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


lunedì 28 febbraio 2011

395 - MIGLIAIA DI PERSONE COMMEMORANO LA GIORNATA DELLA DIGNITA’ DELLE VITTIME

Centinaia di persone hanno marciato venerdì 25 febbraio nel centro storico di Città del Guatemala per commemorare la Giornata della Dignità delle Vittime del Conflitto Armato Interno, con un elenco di richieste agli organismi dello Stato.
La riunione è iniziata nel Parco Jocotenango e i partecipanti hanno percorso la Sexta Avenida fino alla Piazza della Costituzione e al Congresso della Repubblica.
La Polizia Municipale di Transito (PMT) ha raccomandato agli automobilisti non attraversare il centro poiché il transito sarebbe stato congestionato per la presenza dei manifestanti.
Vedove, vittime di abusi dei diritti umani, famiglie di persone scomparse o assassinate ed attivisti sociali appoggiano una serie di petizioni che chiedono risarcimento, inclusione sociale, rispetto dell’identità, persecuzione contro coloro che hanno violato le garanzie individuali e la ricerca di migliaia di scomparsi.
Nella cornice di questa giornata, la Segreteria della Pace ha lanciato un programma per dare vita ad una politica di ricerca dei desaparecidos, alla Commissione Nazionale per la memoria storica, la legge sui luoghi sacri, il recupero della memoria storica ed ampliare la validità del Programma Nazionale di Risarcimento, il cui accordo governativo scade nel 2012.
Chiamati a chiarire il passato
In un discorso, il presidente Álvaro Colom ha assicurato che in Guatemala ci fu genocidio e non deve essere dimenticato, perché chi pretenda dimenticarlo ignora la storia o ha partecipato alla repressione contro i popoli durante il conflitto armato interno.
Poi ha sostenuto che il paese deve decidere che rotta prenderà, in un appello a rafforzare le risorse dello Stato, e contemporaneamente ha affermato l’impegno a recuperare la memoria storica "costi quello che costi” affinché il recente passato non si ripeta.
Prensa Libre, 25 02 2011

394 - MILES CONMEMORAN DÍA DE DIGNIFICACIÓN DE LAS VÍCTIMAS

Cientos de personas marchan este viernes en el Centro Histórico para conmemorar el Día de la Dignificación de las Víctimas del Conflicto Armado Interno, con un listado de demandas a organismos de Estado.
La concentración se efectuó en el Parque Jocotenango y los asistentes marchaban por la sexta avenida hasta la Plaza de la Constitución y el Congreso de la República.
La Policía Municipal de Tránsito (PMT) recomendó a los automovilistas no movilizarse por el centro ya que el tránsito se vuelve cargado ante la presencia de los manifestantes.
Viudas, víctimas de abusos de derechos humanos, familias de personas desaparecidas o asesinadas y activistas sociales respaldan un pliego de peticiones que demanda resarcimiento, inclusión social, respeto a la identidad, persecución contra los violadores de garantías individuales y la búsqueda de miles de desaparecidos.
En el marco de este Día, la Secretaría de la Paz lanzó un programa para crear la política de búsqueda de desaparecidos, la comisión nacional de memoria histórica, ley de lugares sagrados, rescate de la memoria histórica y ampliar la vigencia del Programa Nacional de Resarcimiento, cuyo acuerdo gubernativo vence en 2012.
Llama a esclarecer el pasado
En un discurso, el presidente Álvaro Colom aseguró que en Guatemala hubo genocidio y no se debe olvidar, porque quien pretenda pasarlo por alto ignora la historia o participó en la represión contra los pueblos durante el conflicto armado interno.
Más adelante expresó que el país debe decidir qué rumbo tomará, en un llamado a fortalecer de recursos al Estado, y a la vez aseveró que tiene el compromiso de recuperar la memoria histórica "cueste lo que cueste" para que ese pasado reciente no se repita.
Prensa Libre, 25 02 2011

sabato 26 febbraio 2011

393 - ACCADEMICI MESSICANI INVIANO LETTERA PUBBLICA AL PRESIDENTE DEL GUATEMALA

Nel quadro del giorno Nazionale della Dignità delle Vittime, un gruppo di accademici messicani, guatemaltechi ed internazionalisti ha inviato una lettera pubblica, diretta al Presidente del Guatemala, dato il preoccupante stato di insicurezza ed impunità che si vive nel paese da 14 anni, quando furono sottoscritti gli Accordi di Pace.
Nella lettera, gli studenti sollecitano il presidente guatemalteco a realizzare le azioni necessarie per approvare la legge 3590 che ha lo scopo di costituire una commissione di ricerca dei desaparecidos nella guerra interna. I conflitti nel paese causarono 45.000 persone scomparse.
Gli interessati ad aderire alla lettera possono inviare il loro nome e la nazionalità, o il nome dell'organizzazione che rappresentano, al seguente indirizzo elettronico: memoria1982@gmail.com
Adital, 23.02.11


392 - ACADÉMICOS MEXICANOS ENVÍAN CARTA PÚBLICA AL PRESIDENTE DE GUATEMALA

En el marco del día Nacional de la Dignificación de las Víctimas, un grupo de académicos mexicanos, guatemaltecos e internacionalistas envió una carta pública, dirigida al Presidente de Guatemala, dado el angustiante estado de inseguridad e impunidad que se vive en el país hace 14 años, cuando fueron suscritos los Acuerdos de Paz.
En la carta, los estudiantes solicitan que el presidente guatemalteco realice las acciones necesarias para aprobar la ley 3590, que tiene como propósito conformar una comisión de búsqueda de los desaparecidos en la guerra interna. Los conflictos en el país resultaron en 45 mil personas desaparecidas.
Los interesados en adherir la carta pueden enviar su nombre y nacionalidad,ó en caso el nombre de la organización que representen, a la siguiente dirección electrónica: memoria1982@gmail.com
Adital, 23/02/2011

venerdì 25 febbraio 2011

391 - COMUNICATO STAMPA - CONSIGLIO MAYA MAM DI QUETZALTENANGO

Gli abitanti di tutte le 47 comunità, insieme ad organizzazioni per lo sviluppo locale e al Governo Municipale del municipio Maya Mam di San Juan Ostuncalco, dipartimento di Quetzaltenango, alla comunità nazionale ed internazionale, ai mezzi di comunicazione e alla popolazione in generale, davanti al quarto furto e alle minacce provocate dalle politiche di sfruttamento minerario che danneggiano alla Madre Natura e la sua popolazione, comunichiamo:

1. Che nel territorio del nostro paese maya Mam di Quetzaltenango e particolarmente nei municipi di Huitán, Cabricán e San Carlos Sija sono state autorizzate le licenze di esplorazione di miniere di oro, argento, zinco ed altri metalli, che sono identificate con i nomi di: MAQUIVIL Registro LR-O74, CALEL Registro LEXR-828, ELUVIA Registro LEXR-010-06, Marina Registro LEXR-08-06, tutte autorizzate dal Ministero dell’Energia e Miniere (MEM) senza informazione né consenso previo dei nostri popoli, in origine proprietari di queste terre.

2. Che come popoli Maya Mam tu Txeljub ' (Quetzaltenango), Chnab'Jul (Huehuetenango), Txe Chman, San Marcos, e Toj Mlaj ' (Retalhuleu), membri del Consiglio Maggiore Mam del Guatemala, Consiglio dei Popoli dell’Occidente (CPO), ed il Gran Consiglio Nazionale e Regionale delle Autorità Ancestrali Maya, Garífuna e Xinca, oggi più mai siamo organizzati ed uniti per la conservazione della Madre Terra ed in Difesa del Territorio che storicamente ci appartiene.

3. Oggi Wajxaq Q'anil dell'anno 5126 (18 febbraio 2011), come popolo Maya Mam di Oxe Tun K'al, insieme al nostro Governo Municipale, celebriamo la nostra Consultazione Comunitaria, protetti dalla Costituzione Politica della Repubblica, dall’Accordo 169 dell'OIL e dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei Popoli Indigeni, dal Codice Municipale e dalla Legge dei Consigli per lo Sviluppo Urbano e Rurale; e, cosa più importante, utilizzando le nostre forme proprie di organizzazione, per prendere le decisioni come i nostri nonni e nonne c'insegnarono.

4. Secondo il risultato della consultazione comunitaria realizzata oggi 18 febbraio 2011, alla quale parteciparono in massa bambini, bambine, giovani, ragazze, adulti, donne, anziani ed anziane: trentottomila seicentotrenta persone (38.630) respingiamo energicamente lo sfruttamento minerario nel nostro territorio, perché siamo coscienti delle sue conseguenze, come è stato dimostrato nel territorio del popolo Maya Mam di San Miguel Ixtahuacán e nel popolo maya Sipakapense in San Marcos. Questo risultato rappresenta la voce e decisione del 90% della popolazione del nostro municipio, mentre solo 84 persone hanno detto di essere a favore.

5. Davanti a questa decisione del nostro popolo maya Mam di San Juan Ostuncalco, chiediamo:
a. Al Governo Centrale attraverso il Ministero dell’Energia e Miniere, e Ministero dell’Ambiente e Risorse Naturali che non conceda più licenze di esplorazione e sfruttamento della madre terra e cancelli tutte le licenze già concesse nel nostro municipio ed in tutti i municipi del paese, per idroelettriche e mega progetti, la cosa riferita al corridoio tecnologico e al litorale pacifico, come il caso del cementificio in San Juan Sacatepéquez, poiché non ha il consenso e l’autorizzazione dei nostri popoli.
b. Alle imprese transnazionali chiediamo il rispetto delle decisioni del nostro popolo, basandosi sul compimento delle leggi nazionali ed internazionali.
c. Ci uniamo alla lotta del popolo maya Mam di San Miguel Ixtahuacán e del popolo maya Sipakapense, affinché il governo renda effettive le misure cautelari dettate dalla Commissione Interamericana per i Diritti umani (CIDH) e chiediamo la sospensione immediata dello sfruttamento minerario nei nostri territori.

6. Invitiamo i popoli originari del Guatemala ad unirsi alla causa della nostra lotta, per fare fronte comune davanti alle politiche pubbliche che minacciano i nostri diritti come popoli.

7. E a tutti i mezzi di comunicazione sociali chiediamo di informare con verità legata alla realtà dei nostri popoli.

Per la libera determinazione ed autonomia dei nostri popoli!!!
Popoli maya Mam di San Juan Ostuncalco, Quetzaltenango 19 di febbraio di 2011

390 - COMUNICADO DE PRENSA DEL CONSEJO MAYA MAM DE QUETZALTENANGO

Los habitantes de todas las cuarenta y siete comunidades, organizaciones de desarrollo local y Gobierno Municipal del municipio Maya Mam de San Juan Ostuncalco, departamento de Quetzaltenango, a la comunidad nacional e internacional, medios de comunicación y población en general, ante el cuarto robo y las amenazas provocadas por las políticas de explotación minera que dañan a la Madre Naturaleza y su población, comunicamos lo siguiente:
1. Que en territorio de nuestro pueblo maya Mam de Quetzaltenango y particularmente en los municipios de Huitán, Cabricán y San Carlos Sija están autorizadas licencias de exploración de minas de oro, plata, zinc y otros metales, las cuales son identificadas con los nombres de: MAQUIVIL Registro LR-O74, CALEL Registro LEXR-828, ELUVIA Registro LEXR-010-06, MARINA Registro LEXR-08-06, todas autorizadas por el Ministerio de Energía y Minas – MEM - sin información ni consentimiento previo de nuestros pueblos, ancestralmente propietarios de estas tierras.

2. Que como pueblo Maya Mam te Txeljub’ (Quetzaltenango), Chnab’Jul (Huehuetenango), Txe Chman (San Marcos) y Toj Mlaj’ (Retalhuleu), miembros del Consejo Mayor Mam de Guatemala, Consejo de los Pueblos de Occidente – CPO, y el Gran Consejo Nacional y Regional de Autoridades Ancestrales Maya, Garífuna y Xinca, hoy más que nunca estamos organizados y unidos en la conservación la Madre Tierra y en Defensa del Territorio que históricamente nos corresponde.

3. Hoy Wajxaq Q’anil del año 5126, (18 de febrero de 2011), como pueblo Maya Mam de Oxe Tun K’al, unidos con nuestro Gobierno Municipal, celebramos nuestra Consulta Comunitaria de Buena Fe, amparados en la Constitución Política de la República, Convenio 169 de la OIT y Declaración de las Naciones Unidas sobre los derechos de los Pueblos Indígenas, Código Municipal y Ley de Consejos de Desarrollo Urbano y Rural; y lo más importante utilizando nuestras formas propias de organización, formas de toma de decisiones tal y como nuestros abuelos y abuelas nos enseñaron.

4. De acuerdo al resultado de la consulta comunitaria de buena fe realizada hoy diez y ocho de febrero de 2011, en la que participaron masivamente niños, niñas, jóvenes, señoritas, adultos, mujeres, ancianos y ancianas: TREINTA Y OCHO MIL SEISCIENTOS TREINTA PERSONAS (38,630) RECHAZAMOS ENERGICAMENTE LA EXPLOTACION MINERA EN NUESTRO TERRITORIO, porque estamos conscientes de sus consecuencias, como ha quedado demostrado en los territorio del pueblo Maya Mam de San Miguel Ixtahuacán y pueblo maya Sipakapense en San Marcos. Dicho resultado representa la VOZ Y DECISION del 90% de la población de nuestro municipio, mientras que solo 84 personas dicen estar a favor.


5. Ante esta decisión de nuestro pueblo maya Mam de San Juan Ostuncalco, demandamos:
a). Al Gobierno Central a través del Ministerio de Energía y Minas, y Ministerio de Ambiente y Recursos Naturales QUE NO EXTIENDA MÁS LICENCIAS DE EXPLORACIÓN Y EXPLOTACION DE LA MADRE TIERRA y CANCELE TODAS LAS LICENCIAS YA OTORGADAS EN NUESTRO MUNICIPIO Y EN TODOS LOS MUNICIPIOS DEL PAIS, hidroeléctricas, mega proyectos, lo relacionado al corredor tecnológico y el litoral del pacifico, así como el caso de la cementera en San Juan Sacatepéquez, ya que no cuenta con el consentimiento y autorización por nuestros pueblos.
b). A las empresas transnacionales demandamos el respeto a las decisiones de nuestro pueblo, apegándose al cumplimiento de las leyes nacionales e internacionales.
c). Nos sumamos a la lucha de pueblo maya Mam de San Miguel Ixtahuacán y pueblo maya Sipakapense, para que el gobierno haga efectiva las Medidas Cautelares dictadas por la Comisión Interamericana de Derechos Humanos - CIDH y pedimos la suspensión inmediata de la explotación minera en nuestros territorios.

6. INVITAMOS a los pueblos originarios de Guatemala, a unirse a la causa de nuestra lucha, para hacer un frente común ante las políticas públicas que amenazan nuestros derechos como pueblos.

7. Y a todos los medios de comunicación social les demandamos informar con veracidad apegada a la realidad de nuestros pueblos.

POR LA LIBRE DETERMINACION Y AUTONOMIA DE NUESTROS PUEBLOS!!!
Pueblo maya Mam de San Juan Ostuncalco, Quetzaltenango 19 de febrero de 2011

domenica 20 febbraio 2011

389 - SERIE DI SABOTAGGI A IMPIANTI ELETTRICI CAUSANO PREOCCUPAZIONE

La distruzione di tre torri dell’impianto elettrico nel nordovest del Guatemala, per un totale di 11 sabotaggi, ha promosso considerazioni sull'apparizione di un gruppo guerrigliero nella zona, benché il governo abbia scartato quella possibilità.
Edwin Hernández, direttore della centrale idroelettrica Xacbal che opera nel dipartimento di Quiché, ha qualificato il fatto come "atto terroristico", e ha detto che in totale sono stati abbattute undici torri dallo scorso novembre.
Il sabotaggio ha colpito la linea di trasmissione di elettricità che collega la pianta dell'idroelettrica col sistema nazionale interconnesso, ha spiegato l’imprenditore in un comunicato dell'impresa.
"Come associazione, non possiamo lasciare passare questa situazione senza manifestare la nostra profonda preoccupazione. Sono atti che si commettono impunemente, visto che lo Stato non agisce per catturare questi delinquenti", ha affermato al quotidiano Siglo XXI il direttore dell'Associazione Nazionale dei Generatori, Horacio Fernández.
Il titolare della Segreteria delle Comunicazioni Sociali della Presidenza, Ronaldo Robles, ha affermato che l'atto criminale potrebbe generare tagli del servizio elettrico in 11 municipi di El Quiché e Huehuetenango.
"A dispetto delle iniziative (di sicurezza) prese dalle autorità, è evidente che gli attacchi hanno continuato e non si è raggiunta, per il momento, una soluzione effettiva per frenarli", ha deplorato il funzionario nelle dichiarazioni alla stampa.
Da parte sua, il ministro dell'Interno, Carlos Menocal, ha escluso l'esistenza di un gruppo sovversivo in quella zona, colpita dalla guerra civile che sconvolse il paese tra 1960 e 1996, e ritiene che si tratti piuttosto di un gruppo che cerca di realizzare estorsioni all'impresa idroelettrica.
Prensa Libre, 18/02/2011

388 - SERIE DE SABOTAJES A TENDIDO ELÉCTRICO CAUSAN PREOCUPACIÓN

El derribo de tres torres del tendido eléctrico en el noroeste de Guatemala, con lo que se eleva a 11 el número de sabotajes, alentó especulaciones sobre la aparición de un grupo guerrillero en la zona, aunque el gobierno ha descartado esa posibilidad.
Edwin Hernández, gerente de la hidroeléctrica Xacbal, que opera en el departamento de Quiché, calificó el hecho de "acto terrorista", y dijo que en total han sido derribadas once torres desde noviembre pasado.
El sabotaje afectó la línea de transmisión de electricidad que conecta la planta de la hidroeléctrica con el sistema nacional interconectado, detalló el empresario en un comunicado de la empresa.
"Como gremio, no podemos dejar pasar esta situación sin manifestar nuestra profunda preocupación. Son actos que se cometen impunemente, en vista de que el Estado no ejecuta acciones para capturar a estos delincuentes", afirmó al diario Siglo XXI el director de la Asociación Nacional de Generadores, Horacio Fernández.
El titular de la Secretaría de Comunicación Social de la Presidencia, Ronaldo Robles, afirmó que el acto delictivo podría generar cortes del servicio eléctrico en 11 municipios de El Quiché y Huehuetenango.
"Pese a las iniciativas (de seguridad) tomadas por las autoridades, es evidente que los ataques han continuado y no se ha logrado, por el momento, una solución efectiva para frenarlos", lamentó el funcionario en declaraciones a la prensa.
Por su parte, el ministro del Interior, Carlos Menocal, descartó la existencia de un grupo subversivo en esa zona, afectada por la guerra civil que vivió el país entre 1960 y 1996, y estimó que se trata más bien de un grupo que intenta extorsionar a la empresa hidroeléctrica.
Prensa Libre, 18/02/2011

387 - COMUNICATO DEL VICARIATO APOSTOLICO DEL PETEN DI FRONTE AL VILE ASSASSINIO DEL DOTTOR EDY CACERES RODRIGUEZ

Con tutti gli uomini e le donne di buona volontà della società del Peten, siamo costernati dal vile assassinio del dottor Edy Cáceres Rodríguez, giudice di prima istanza di diritto civile, delle imposte, lavoro e previdenza sociale del municipio di San Benito Peten. Preghiamo per il suo riposo eterno e ci stringiamo alla sua famiglia, e a tutte le famiglie che subiscono la violenza che continua a provocare sofferenza, indignazione e paura nella società del Petèn. Allo stesso tempo, esprimiamo la nostro più ferma condanna di fronte a questo nuovo atto di violenza ed esortiamo la società e lo Stato a reagire a questi continui attacchi alla convivenza e allo Stato di Diritto.
Il dottor Edy Cáceres Rodríguez ha lavorato con etica e responsabilità, ha sostenuto organizzazioni per i diritti umani in via di formazione, ed era ritenuto un ottimo docente universitario. La mattina del 15 febbraio 2011, mentre stava andando al lavoro, è stato colpito con diversi colpi d'arma da fuoco ed è morto all'ospedale regionale di San Benito. Di fronte a questo vile attacco del crimine nei confronti della giustizia del Peten, esprimiamo la nostra più energica condanna e ripudio, e ci appelliamo alle autorità preposte perché indaghino a fondo sull'accaduto, in modo che i responsabili siano portati in tribunale. L'assassinio di chiunque, e oggi in particolare quello di un professionista della giustizia con eccellenti qualità umane, non deve restare impunito. Sappiamo bene che in Guatemala l'impunità alimenta violenza e ingiustizia.
Chiediamo inoltre alle autorità di fornire protezione agli operatori della giustizia del dipartimento di Peten. Nel mese di luglio 2010 fu assassinata Daniela Odez Teni, ufficiale di prima istanza penale e il 9 febbraio il promotore di salute rurale Ramiro Chon, membro fondatore della commissione dei Quidici, organizzazione rappresentativa nel campo della salute nei comuni di Libertad e Sayaxchè, nella regione del Peten.
I ripetuti attacchi contro gli operatori di giustizia sono una chiara dimostrazione della debolezza dello Stato di Diritto in Guatemala e dimostrano di non esser frutto della delinquenza comune. La popolazione del Petèn e le organizzazioni che difendono i diritti umani appoggiano ogni azione tesa a proteggere il lavoro degli operatori di giustizia, in modo che non venga limitata la lotta contro l’impunità. Chiediamo dunque alla procura distrettuale di San Benito di indagare sull'assassinio del dottor Edy Cáceres Rodríguez e esortiamo le autorità, specialmente la Corte Suprema di Giustizia, a raddoppiare gli sforzi per proteggere gli operatori di giustizia che siano o possano essere oggetto di minacce e intimidazioni.
Infine vogliamo ribadire il nostro impegno, insieme ad altre organizzazioni del Peten, a continuare il lavoro dalla commissione di giustizia e sicurezza per la ricerca di un migliore coordinamento tra le istituzioni e con la società civile, allo scopo di combattere la violenza e l'impunità, per la costruzione di una società più giusta e pacifica.
Vicariato Apostólico de Petén, Santa Elena, Flores Petén, 16 de febrero de 2011.

386 - COMUNICADO DEL VICARIATO APOSTÓLICO DE PETÉN ANTE EL VIL ASESINATO DEL LICENCIADO EDY CÁCERES RODRÍGUEZ.

Con todos los hombres y mujeres de buena voluntad de la sociedad petenera, el Vicariato Apostólico de Petén, nos sentimos consternados por el vil asesinato del Licenciado Edy Cáceres Rodríguez, Juez de Primera instancia Civil, Económico Coactivo, Trabajo y Previsión Social del municipio de San Benito Petén. Oramos por su eterno descanso y nos solidarizamos con su familia, y con todas las familias que sufren la continua violencia que sigue provocando en la sociedad petenera sufrimiento, indignación y miedo. Del mismo modo, expresamos nuestro más enérgico repudio ante este nuevo hecho de violencia y el llamado a reaccionar como sociedad y como Estado ante estos continuos golpes a la convivencia y al Estado de Derecho.
El licenciado Edy Cáceres fue una persona que trabajó con ética y responsabilidad, apoyó a sectores de derechos humanos en procesos de formación y era reconocido como un excelente docente universitario. En la mañana del día 15-02-11, cuando se disponía a ir a trabajar a favor de la justicia, fue abatido por múltiples disparos de bala falleciendo en el Hospital Regional de San Benito. Ante este vil ataque del crimen hacia la justicia en Petén, expresamos nuestra más enérgica condena y repudio, y hacemos un llamamiento urgente a las autoridades correspondientes para que se investigue exhaustivamente este hecho, y que los responsables sean llevados ante la justicia. El asesinato de cualquier persona, y hoy el asesinato de un profesional del derecho con tan excelente calidad humana, no debe quedar impune. En Guatemala sabemos que la impunidad sigue alimentando la violencia y la injusticia.
Asimismo instamos a las autoridades para que se brinde protección a los operadores de justicia del departamento de Petén. En el mes de julio del año 2010 fue asesinada Daniela Odeza Tení, oficial del Juzgado de primera Instancia Penal y el 9 de febrero fue asesinado el promotor de salud rural Ramiro Chon, que fue miembro fundador de la comisión de los 15, organización representativa del tema de salud de los municipios de La Libertad y Sayaxché del Departamento de Petén.
Los repetidos ataques contra los operadores de justicia son un claro ejemplo de la debilidad del Estado de Derecho en Guatemala y un signo de que no son fruto de la delincuencia común. La población petenera y las organizaciones en defensa de los derechos humanos respaldamos toda acción de protección para que el trabajo de administrar justicia no se vea limitado en su tarea de combatir la impunidad. Ante esta situación exigimos a la fiscalía distrital de San Benito Petén, investigue el asesinato del licenciado Edy Cáceres Rodríguez y exhortamos a las autoridades, especialmente a la Corte Suprema de Justicia, a redoblar esfuerzos de protección para los operadores de justicia que hayan sido o puedan ser objeto de amenazas e intimidaciones.
Por último, queremos reiterar nuestro compromiso, junto con otras organizaciones en Petén, de continuar trabajando desde la Mesa de Justicia y Seguridad para la búsqueda de una mejor coordinación interinstitucional y con la sociedad civil con el objetivo de ir combatiendo la violencia y la impunidad, la construcción de una sociedad más justa y pacífica.
Vicariato Apostólico de Petén, Santa Elena, Flores Petén, 16 de febrero de 2011.

venerdì 18 febbraio 2011

385 - AUMENTA LA FAME IN GUATEMALA

Il rincaro dei prezzi del mais, dei fagioli, e di altre granaglie basilari, ed un salario minimo che non arriva a coprire il paniere basico vitale sono fattori determinanti della fame che soffre una parte della popolazione guatemalteca, che presenta il maggiore tasso di denutrizione infantile dell'America Latina.
"Il prezzo del mais è oggi il più alto degli ultimi quattro anni, ad un costo di 125 quetzales (15,6 dollari) il quintale", mentre nel 2009 sera stato quotato 98 quetzales (12,2 dollari), ha segnalato Gustavo García, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Agricoltura ed Alimentazione (FAO). Anche il costo dei fagioli neri è in aumento. Mentre nel 2009 il quintale costava 422 quetzales (52,7 dollari), nel 2010 è salito a 458 quetzales (57,2 dollari), secondo le statistiche della FAO. Il rialzo del prezzo di queste granaglie non sarebbe motivo di preoccupazione per i guatemaltechi se non fosse perché entrambe sono parte della dieta basilare di sussistenza di migliaia di famiglie nell'area rurale, dove si concentra 72% della povertà del paese, secondo dati ufficiali.
La metà dei 14 milioni di guatemaltechi vive in condizioni di povertà, mentre il 17% è indigente, indicano le statistiche divulgate dall'Organizzazione delle Nazioni Unite. Questa precaria situazione è aggravata attualmente dall'aumento dei prezzi dei cereali, originato dai danni alle semine causati dai fenomeni climatici estremi. García ha spiegato che alla siccità che ha colpito le semine nel 2009, si sommarono poi le inondazioni provocate dalle piogge dell'anno scorso, che hanno prodotto danni a buona parte delle piantagioni di sussistenza.
Il Ministero dell’Agricoltura, Allevamento ed Alimentazione ha segnalato che da gennaio a settembre 2010 si sono persi 72.040 ettari di coltivazioni, 44.000 ettari delle quali erano seminati a mais, che avrebbero prodotto 1,5 milioni di quintali del grano. Si sono danneggiati anche 25.000 quintali di fagioli. Oggi, le regioni più colpite sono l'ovest e l'oriente del paese, che abbraccia il denominato Corridoio Secco, un'area duramente colpita dalla fame e caratterizzata dall'aridità dei suoli e dalla scarsità della pioggia.
"Qui, la maggioranza delle famiglie ha perso la metà del raccolto, quello da settembre a dicembre, e rimarranno cinque o sei mesi senza mais. Ora dovranno comprarlo ad alto prezzo senza contare le difficoltà per ottenere un lavoro” ha affermato García. Secondo la FAO, una famiglia guatemalteca di sei membri consuma trentadue quintali di mais e sette di fagioli all’anno come parte della sua dieta, benché il rincaro dei prezzi li obblighi a diminuire il loro consumo. In Guatemala, in realtà, il tasso di denutrizione cronica infantile è del 49,3%, il più alto dell'America Latina ed uno dei maggiori del mondo, secondo il Fondo di Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF). Ma la volatilità dei prezzi delle granaglie non è un problema esclusivo del Guatemala, ma colpisce principalmente i più poveri.
"Gli ultimi episodi di volatilità estrema dei prezzi nei mercati agricoli mondiali presagiscono maggiori e più frequenti minacce alla sicurezza alimentare mondiale", conclude la relazione della FAO. I fenomeni meteorologici estremi, una maggiore dipendenza dal commercio internazionale per soddisfare le necessità della popolazione ed una domanda crescente di altri settori colpiscono il sistema alimentare, secondo lo studio. Di modo che è necessario proteggere i più vulnerabili con riserve alimentari di emergenza e, a lungo termine, aumentare la produttività delle coltivazioni più competitive e sostenibili, e incoraggiare la differenziazione nutrizionale, aggiunge.
Combattere la fame è complesso in Guatemala se si prende in considerazione che il salario minimo non basta nemmeno per coprire le spese di sussistenza. Malgrado il governo del socialdemocratico Álvaro Colom abbia aumentato dal 1 gennaio 2011 a 273 dollari mensili il salario minimo agricolo e non agricolo, e a 257 dollari quello dei lavoratori dell'industria tessile, il paniere vitale raggiunge i 490 dollari, secondo l'Istituto Nazionale di Statistica. Questo comprende costi di alimentazione, vestiario, abitazione, educazione, salute, trasporto ed altri beni e servizi per una famiglia di cinque persone.
José Cubur, del Comitato non governativo di Unità Contadina, ha detto ad IPS che gli aumenti al salario minimo sono stati sempre "ridottissimi", mentre i prezzi dei prodotti del paniere vitale aumentano senza cessare. "Tempo fa non si raggiunsero accordi per aumentare il salario minimo tra l'imprenditorialità ed i sindacati. Alla fine, il presidente ha decretato l'aumento, ma molto limitato", quando dovrebbe coprire almeno il paniere vitale, ha detto. Il leader sindacale Victoriano Zacarías ha detto a IPS che si stabilisce il salario minimo nel paese, "ma non si realizza come avviene per molte leggi." Per questo sindacalista, il salario minimo reale dovrebbe essere oggi di 490 dollari. "Così staremmo combattendo la fame, l'analfabetismo, la salute e la violenza", ha segnalato.
Luis Linares dell’Associazione non governativa di Indagine e Studi Sociali ha aggiunto che, se non esistesse un salario minimo, gli stipendi sarebbero ancora più bassi nel paese. Tuttavia, ha valutato che questo salario non può equipararsi al paniere basico vitale perché per fissarlo devono considerarsi altri fattori, come la produttività, la condizione generale di salari, la situazione delle imprese, l'inflazione ed altri. "Altrimenti sarebbe molto complicato per le imprese pagarlo", sostiene. In realtà, con l'ultimo aumento salariale, imprenditori guatemaltechi hanno annunciato il licenziamento di migliaia di lavoratori, adducendo il motivo che è impossibile pagarli. Per migliorare l'economia e combattere la povertà, lo Stato deve generare impieghi dignitosi, cosa che richiede di migliorare la formazione dei lavoratori e migliorare le condizioni per le imprese, afferma Linares.
Adital 02/02/11

384 - MÁS HAMBRE EN GUATEMALA

El alza de los precios de del maíz, el fríjol y otros granos básicos, y un salario mínimo que no llega a costear la Canasta Básica Vital son factores centrales en el hambre que padece una parte de la población guatemalteca, que presenta la mayor tasa de desnutrición infantil de América Latina.
"El precio del maíz es hoy el más alto de los últimos cuatro años a un costo de 125 quetzales (15,6 dólares) el quintal (45,36 kilogramos)”, mientras que en 2009 se cotizó a 98 quetzales (12.2 dólares), señaló Gustavo García, de la Organización de las Naciones Unidas para la Agricultura y Alimentación (FAO). El costo del frijol negro también va en aumento. Mientras en 2009 el quintal costó 422 quetzales (52.7 dólares), en 2010 subió a 458 quetzales (57.2 dólares), según el seguimiento hecho por la FAO. El alza del precio de estos granos no sería motivo de preocupación para los guatemaltecos si no fuera porque ambos son parte de la dieta básica de subsistencia de miles de familias en el área rural, donde se concentra 72 por ciento de la pobreza del país, según datos oficiales.
La mitad de los 14 millones de guatemaltecos viven en condiciones de pobreza, mientras que el 17 por ciento es indigente, indican estadísticas divulgadas por la Organización de Naciones Unidas. Esta precaria situación es presionada actualmente por el aumento de precios de los granos básicos originado por los daños a las siembras causados por fenómenos climáticos extremos. García explicó que a la sequía, que afectó las siembras en 2009, se sumaron luego las inundaciones provocadas por las lluvias del año pasado, las cuales produjeron plagas que arruinaron buena parte de las plantaciones de subsistencia.
El Ministerio de Agricultura, Ganadería y Alimentación reportó que de enero a septiembre de 2010 se perdieron 72.040 hectáreas de cultivos, 44.000 hectáreas de las cuales estaban sembradas de maíz, que habrían producido 1,5 millones de quintales del grano. También se arruinaron 25.000 quintales cultivados de frijoles. Hoy, las regiones más afectadas son el occidente y el oriente del país, este último que abarca el denominado Corredor Seco, un área duramente golpeada por el hambre y caracterizada por la aridez de los suelos y la escasez de lluvia.
"Aquí, la mayoría de familias perdieron la mitad de la cosecha, que va de septiembre a diciembre, y se quedarán cinco o seis meses sin maíz”. Ahora deberán comprarlo a un alto precio sin contar con las dificultades para conseguir un empleo, sostuvo García. Según la FAO, una familia guatemalteca de seis miembros consume 32 quintales de maíz y siete de fríjoles por año como parte de su dieta alimentaria, aunque el alza de precios los obliga a disminuir su consumo. En Guatemala, de hecho, la tasa de desnutrición crónica infantil es de 49,3 por ciento, la más alta de América Latina y una de las mayores del mundo, según El Fondo de Naciones Unidas para la Infancia (UNICEF). Pero la volatilidad de los precios de granos no es un problema exclusivo de Guatemala, sino del mundo, que afecta principalmente a los más pobres.
"Los últimos episodios de volatilidad extrema de los precios en los mercados agrícolas mundiales presagian mayores y más frecuentes amenazas a la seguridad alimentaria mundial”, concluye el informe de la FAO. Los fenómenos meteorológicos extremos, una mayor dependencia en el comercio internacional para satisfacer las necesidades de la población y una demanda creciente de otros sectores vulneran el sistema alimentario, según el estudio. De modo que es necesario proteger a los más vulnerables con reservas alimentarias de emergencia y, a largo plazo, aumentar la productividad de los cultivos más competitivos y sostenibles, y fomentar la diversidad nutricional, agrega.
Combatir el hambre es complejo en Guatemala si se toma en cuenta que el salario mínimo no alcanza ni para cubrir los gastos de subsistencia. A pesar de que el gobierno del socialdemócrata Álvaro Colom aumentó desde el 1 de enero a 273 dólares mensuales el salario mínimo agrícola y no agrícola, y a 257 dólares el de los trabajadores de la industria textil, la Canasta Básica Vital suma 490 dólares según el Instituto Nacional de Estadística. Esta incluye costos de alimentación, vestuario, vivienda, educación, salud, transporte y otros bienes y servicios para una familia de cinco personas.
José Cubur, del no gubernamental Comité de Unidad Campesina, dijo a IPS que los aumentos al salario mínimo siempre han sido "mínimos”, mientras que los precios de los productos de la canasta básica aumentan sin cesar. "Hace mucho no se logran acuerdos para aumentar el salario mínimo entre el empresariado y los sindicatos. Al final, el presidente decreta el aumento, pero muy bajo”, cuando debería cubrir al menos la Canasta Básica Vital, señaló. El líder sindical Victoriano Zacarías dijo a IPS que en el país se decreta el salario mínimo, "pero no se cumple como muchas leyes”. Para este sindicalista, el salario mínimo real debería ser hoy de 490 dólares. "Así estaríamos combatiendo el hambre, el analfabetismo, la salud y la violencia”, señaló.
Luis Linares de la no gubernamental Asociación de Investigación y Estudios Sociales añade que, de no existir un salario mínimo, los sueldos serían más bajos aún en el país. Sin embargo, consideró que este salario no puede equipararse a la Canasta Básica Vital porque para fijarlo deben considerarse otros factores como la productividad, la condición general de salarios, la situación de las empresas, la inflación y otros. "De otra forma, sería muy complicado para las empresas pagarlo”, indicó. De hecho, con el último aumento salarial, empresarios guatemaltecos anunciaron el despido de miles de trabajadores aduciendo que es imposible pagarlo. Para mejorar la economía y combatir la pobreza, el Estado debe generar empleos dignos, lo cual requiere mejorar la formación de los trabajadores y mejores condiciones para las empresas, según Linares.
Adital 02/02/11

domenica 13 febbraio 2011

383 - ATTIVISTI PER I DIRITTI UMANI DENUNCIANO 118 ASSASSINI NEGLI ULTIMI 10 ANNI

L'ONG Unità dei Difensori dei Diritti umani, conosciuta come UDEFEGUA, denunciò lunedì che 18 attivisti umanitari e dirigenti sociali sono stati assassinati tra 2000 e 2010, secondo le statistiche di quell'organizzazione.
La relazione, ricca di cifre allarmanti, sottolinea che negli ultimi dieci anni i gruppi che si dedicano alla salvaguardia dei diritti elementari della popolazione e a denunciare le sue violazioni, soffrirono 2.082 aggressioni o attacchi, dai quali derivarono 118 assassini, e che solo il passato anno otto attivisti morirono a conseguenza del loro lavoro, una delle ultime vittime è stata l'antropologa Emilia Margarita Quan, del Centro di Studi e Documentazione della Frontiera Occidentale del Guatemala.
Secondo dati ottenuti dall'agenzia EFE, nel 2000 si sono registrati 16 assassini, nel 2001 (10), nel 2002 (12), nel 2003 (10), nel 2004 (8), nel 2005 (4) e nel 2006 (13).
ALC-Adital 10/02/2011

382 - ACTIVISTAS DE DERECHOS HUMANOS DENUNCIAN 118 ASESINATOS EN LOS ÚLTIMOS 10 AÑOS

La ONG Unidad de Defensores de los Derechos Humanos, conocida como UDEFEGUA, denunció el lunes aquí que 18 activistas humanitarios y dirigentes sociales han sido asesinados entre 2000 y 2010, según las estadísticas de esa organización.
El informe, pródigo en cifras alarmantes, expresa que en los últimos diez años los grupos que se dedican a la salvaguarda de los derechos elementales de la población y a denunciar sus violaciones, sufrieron dos mil 82 agresiones o ataques de los cuales se derivaron 118 asesinatos, y que solo el pasado año ocho activistas murieron a consecuencia de su labor, siendo una de las últimas víctimas la antropóloga Emilia Margarita Quan, del Centro de Estudios y Documentación de la Frontera Occidental de Guatemala.
Según datos solicitados por la agencia EFE, en el 2000 se registraron 16 asesinatos, en el 2001 (10) en el 2002 (12), en el 2003 (10), en 2004 (8), en 2005 (4) y en 2006 (13).
ALC – Adital 10/02/2011

mercoledì 9 febbraio 2011

381 - LETTERA APERTA DELLE COMUNITÀ DI COTZAL

ALLA COMUNITÀ NAZIONALE E INTERNAZIONALE, AI SIGNORI AMBASCIATORI PRESENTI NEL NOSTRO PAESE, AL SIGNOR AMBASCIATORE D’ITALIA, AL POPOLO ITALIANO.

LE COMUNITÀ DI SAN JUAN COTZAL FANNO SAPERE LA LORO POSIZIONE IN RELAZIONE ALLA PRESENZA DELLA CENTRALE IDROELETTRICA PALO VIEJO 1 E PALO VIEJO 2 DELL’IMPRESA ENEL.
1.      Le nostre comunità di San Juan Cotzal sono state danneggiate seriamente dalle politiche di stato della terra bruciata: questi danni non sono stati riparati. Oggi dopo 14 anni dalla firma degli accordi di pace, noi popoli indigeni siamo stati nuovamente violentati nei nostri diritti,  lo stato ha agito senza consultare i popoli indigeni, come dovrebbe fare se rispettasse la Convenzione 169 dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro, ratificata dallo Stato del Guatemala  e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Popoli Indigeni. Le imprese  multinazionali si sono installate nel nostro territorio  senza consultarci e senza il nostro permesso, LA DITTA ENEL, DOPO DUE ANNI DI PRESENZA NEL NOSTRO TERRITORIO HA VIOLATO I  NOSTRI DIRITTI DI COMUNITÀ INDIGENE.

2.      Secondo i diritti che sono stabiliti nella Costituzione Politica della Repubblica del Guatemala e nelle Convenzioni Internazionali e specialmente in virtù  all’Articolo 45 della Costituzione Politica della Repubblica del Guatemala, NOI, CHE SIAMO LE COMUNITÀ DI COTZAL ABBIAMO DECISO IL 3 GENNAIO DI INIZIARE UNA RESISTENZA PACIFICA AFFINCHÉ LA DITTA ENEL NON CONTINUI AD INGANNARE LE NOSTRE COMUNITÀ, AFFINCHÉ L’ENEL ASSUMA LA SUA RESPONSABILITÀ DI RISARCIRE I DANNI PROVOCATI DALLA COSTRUZIONE DELLA CENTRALE IDROELETTRICA PALO VIEJO NEL TERRITORIO DI COTZAL,  danni causati per aver usurpato il nostro territorio, i nostri fiumi, le nostre montagne, i nostri boschi, la nostra forma di vivere in comunità. L’ENEL HA L’OBBLIGO DI ASCOLTARE LA POPOLAZIONE CHE È LA PROPRIETARIA LEGITTIMA DEL TERRITORIO.

3.      Di fronte a questa situazione e per cercare di aprire un dialogo con l’ENEL,  sono state organizzate tre riunioni nei giorni 3, 17 e 31 gennaio del 2011. In queste riunioni abbiamo constatato una mancanza di volontà da parte dell’ENEL di rispondere alle richieste legittime dei legittimi proprietari delle montagne, dei fiumi e dei boschi. Il  governo attuale del Guatemala, approfittandosi delle necessità dettate dalla povertà e dalla povertà estrema delle nostre comunità, è venuto a offrire progetti, per sviare l’attenzione e con l’obiettivo reale di difendere l’ENEL con la quale ha fatto accordi senza informare ne’ consultare le comunità. Adesso il Governo viene a offrirci  di fornire entro 15 giorni i risultati di studi (sull’impatto ambientale e sociale della centrale idroelettrica), quando per centinaia di anni lo Stato del Guatemala ha lasciato nell’abbandono le nostre comunità.  Se facciamo richieste all’ENEL è perché lo Stato ed il Governo del Guatemala non compiono con i loro obblighi  però vendono  le nostre risorse naturali. È  un’altra violazione ai nostri diritti ereditati dai nostri antenati Maya. Noi esigiamo i nostri diritti sulle montagne, i fiumi e i boschi che sono quelli che danno vita alle nostre comunità indigene, alle nostre figlie e ai nostri figli, alle future generazioni, questo è quanto stiamo esigendo all’ENEL ed il Governo deve rispettare i nostri diritti legittimi.
4.      Le comunità di San Juan Cotzal hanno dato l’opportunità alla ditta di un accordo, ma DI FRONTE ALLA MANCANZA DI VOLONTÀ DELL’IMPRESA ENEL DI UN DIALOGO IN BUONA FEDE, NUOVAMENTE LE COMUNITÀ SI AVVALGONO DEL DIRITTO DI RESISTENZA PACIFICA NEL TERRITORIO CONCENTRATI A PARTIRE DA QUESTA DATA NELLA COMUNITÀ DI SAN FELIPE CHENLA.

5.      CHIEDIAMO AL GOVERNO DELLA REPUBBLICA DEL GUATEMALA DI AGIRE IN DIFESA DEI NOSTRI DIRITTI COME COMANDA LA COSTITUZIONE POLITICA E NON AGIRE SOLO NELL’INTERESSE DELLE GRANDI IMPRESE CHE VENGONO AD APPROPRIARSI DELLE RISORSE NATURALI DEI NOSTRI TERRITORI INDIGENI. Le istituzioni del governo debbono velare affinché si rispettino i diritti dei popoli indigeni.

6.      CHIEDIAMO AL GOVERNO DEL GUATEMALA DI NON INVIARE SOLDATI NE’ DISTACCAMENTI MILITARI perché sono quelli che causarono massacri e terra bruciata durante il conflitto armato. Quello di cui hanno bisogno le nostre comunità è il rispetto delle loro vite, della loro dignità, dei loro diritti, NON PIÙ ESERCITO, NON PIÙ VIOLENZA NÉ TERRORE DA PARTE DELL’ESERCITO NEL TERRITORIO IXIL, NON VOGLIAMO LO STATO D’ASSEDIO, SOLO VOGLIAMO CHE SI RISPETTINO I NOSTRI DIRITTI.

7.      FIN DA ADESSO CONSIDERIAMO RESPONSABILI LA DITTA ENEL, IL COMUNE DI SAN JUAN COTZAL E LO STATO DEL GUATEMALA DI QUALUNQUE ATTENTATO CHE POSSANO SOFFRIRE I NOSTRI DIRIGENTI, LE AUTORITÀ COMUNITARIE E LA POPOLAZIONE IN GENERALE, IN BASE ALLA DENUNCIA RESA PUBBLICA DELLE MINACCE DI CUI È STATA VITTIMA LA COMUNITÀ BUENOS AIRES.


8.      ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE CHIEDIAMO APPOGGIO, solo stiamo chiedendo che rispettino la nostra vita, la dignità dei nostri figli, stiamo chiedendo il rispetto dei nostri diritti sulle risorse dei nostri territori. VI CHIEDIAMO DI STARE IN ALLERTA PERCHÉ PER IL SOLO FATTO DI CHIEDERE IL RISPETTO DEI NOSTRI DIRITTI POSSIAMO ESSERE VITTIME DI REPRESSIONE, SEQUESTRO PERSECUZIONE, COME È GIÀ ACCADUTO IN ALTRE REGIONI DEL PAESE.

San Juan Cotzal, Guatemala 31 gennaio del 2011

380 - CARTA ABIERTA DE LAS COMUNIDADES DE COTZAL

A LA COMUNIDAD NACIONAL E INTERNACIONAL, A LOS SEÑORES EMBAJADORES PRESENTES EN NUESTRO PAIS, AL SEÑOR EMBAJADOR DE ITALIA, AL PUEBLO ITALIANO.

Las comunidades de San Juan Cotzal dan a conocer su posicion en relacion a la presencia de la hidroelectrica palo viejo 1 y palo viejo 2 de la empresa ENEL
1). Las comunidades de san Juan Cotzal fuimos afectados seriamente por las politicas del estado de la tierra arrasada, las cualeas no han sido curadas, hoy despues de 14 años de la firma de los Acuerdos de paz, nosotros los pueblos indigenas nuevamente han sido violentados nuestros derechos, el estado sin consultar a los pueblos indigenas como lo estipula el Convenio 169 de la OIT, la declaracion de las naciones unidas sobre los derechos de los pueblos indigenas ratificadas por el estado de Guatemala.
Las empresas transnacionales se han instalado en nuestro territorio sin consulta y sin nuestro consentimiento, la empresa ENEL despues de dos años de presencia en nuestro territorio ha violentado nuestros derechos como comunidades indigenas.
2). Con base a nuestros derechos consignados en la constitucion politica de la republica de Guatemala y los convienios internacionales, las comunidades de cotzal con base al articulo 45 de la constitucion politica de la republica de Guatemala el tres de enero haciendo uso de este derecho decidimos ir a la resistencia pacifica como una manera de que la empresa ENEL no siga engañando a nuestras comunidades, que ENEL asuma su resposabilidad de resarsir los daños que ha causado el proyecto hidroelectrico palo viejo en territorio cotzal, al usurpar nuestro territorio, nuestros rios, nuestras montañas, nuestros bosques, nuestra forma de vivir como comunidades, tiene la obligacion de escuchar al pueblo que son los dueños legitimos del territorio.
3). Ante ello se ha llevado acabo tres reuniones de entendimiento con ENEL, realizadas los dias, 03, 17 y 31 de enero del 2,011, en la cual vimos una falta de voluntad de parte de la empresa ENEL para atender las demandas legitimas de los legitimos dueños de estas montañas, rios y bosques. En el caso del Gobierno actual de Guatemala, aprovechandose de las necesidades de pobreza y extrema pobreza de nuestras comunidades vino a ofrecer proyectos como una manera de desviar la atencion, defendiendo a ENEL con quien hizo negocios sin informar ni consular a las comunidades. Viene ahora el Gobierno a ofrecer estudios y resultados en 15 dias, cuando por cientos de años el estado de Guatemala ha dejadao en abandono a nuestras comunidades.
Si exijimos a ENEL es porque el estado y el Gobiernod de Guatemala no cumple con sus obligaciones pero vende nuestros recursos naturales. Es otra violación de nuestros derechos que  heredamos de nuestros ancestros mayas. Nosotros exigimos nuestros derechos sobre las montañas, los rios y los bosques que son los que dan vida a nuestras comunidades indigenas, a nuestras hijas e hijos, a las futuras generaciones, es lo que estamos exigiendo a ENEL y el Gobierno debe respetar nuestros derechos legitimos.
4). Las comunidades de San Juan Cotzal dieron la oportunidad a la empresa a un entendimiento, pero ante la falta de voluntad de la empresa ENEL a un dialogo de buena fe, nuevamente las comunidades retoman el derecho de resistencia pacifica en el territorio concentrados a partir de esta fecha en la comunidad de San Felipe Chenla.
5). Pedimos al Gobierno de la Republica de Guatemala actuar en defensa de nuestros derechos como lo manda la constitucion politica y no actuar solo para el interes de los grandes empresarios que vienen a apropiarse de los recursos naturales de nuestros territorios indigenas.
Las intituciones de Gobierno deben velar por el cumplimiento de los derechos de los pueblos indigenas.
6). Pedimos al Gobierno de Guatemala no enviar soldados ni destacamentos militares en nuestros territorios porque son ellos quienes causaron masacres y tierra arrasada durante el conflicto armado, lo que necesitan nuestras comunidades es el respeto a su vida, a su dignidad, a sus derechos.
No mas ejercito, no mas violencia y terror del ejercito en el territorio ixil, no queremos estado de sitio, solo pedimos que respete nuestros derechos.
7). Desde ya responsabilizamos la empresa ENEL, la municipalidad de San Juan Cotzal y al estado de Guatemala de cualquier atentado que pueda sufrir nuestros lideres, autoridades comunitarias y poblacion en general , con base a denuncias publicas de amenazas que ha sufrido la comunidad de buenos aires.
8). A la comunidad internacional le pedimos su apoyo, solo estamos pidiendo respeto a nuestra vida, a la dignidad de nuestros hijos y el respeto de nuestros derechos sobre los recursos de nuestros territorios.
Les pedimos estar alerta pues por pedir el respeto de nuestros derechos podemos ser victimas de represión, secuestro, persecusion como ha ocurrido en otras regiones del país.

San Juan Cotzal Quiche Guatemala 31 de enero del año 2011.

sabato 5 febbraio 2011

379 - LETTERA APERTA DELLE COMUNITÀ E AUTORITÀ INDIGENE DI COTZAL

AL GOVERNO DEL GUATEMALA, ALLA DITTA ITALIANA ENEL ALLA FINCA SAN FRANCISCO E ALL’OPINIONE PUBBLICA NAZIONALE ED INTERNAZIONALE

Nel municipio di Cotzal ci sono 36 comunità: solo 4 di esse usufruiscono dell’energia elettrica. Durante il conflitto armato interno in Guatemala, dagli anni 1977 e 1978 la popolazione di questo municipio soffrì per i primi sequestri di dirigenti comunitari da parte dell’esercito e tutte le comunità furono obbligate a partecipare alle “Pattuglie di Autodifesa Civile” dopo massacri come quello della comunità di Chisis. Queste azioni violente contro la popolazione avvennero dopo che i possidenti terrieri, tra cui i proprietari della “Finca San Francisco” ebbero rubato le terre di proprietà delle comunità.
Durante questi ultimi anni, ancora una volta le comunità di Cotzal soffrono a causa dell’invasione della ditta Italiana ENEL, della ditta israeliana SOLEL BONEH alleate al Governo ed ai proprietari della “Finca San Francisco” con l’obiettivo di costruire la Centrale Idroelettrica Palo Viejo che produrrà piú di 100 MW senza informare, consultare ed avere l’autorizzazione delle comunità che da migliaia di anni vivono in questo territorio.
L’ENEL, la SOLEL BONEH, la “Finca San Francisco” ed il Governo hanno promesso di asfaltare la strada sulla quale transitano i loro mezzi pesanti, hanno promesso di costruire scuole, centri di salute, hanno offerto progetti di sviluppo annuali alle comunità però finora quello che hanno fatto è stato approfittarsi delle necessità estreme della popolazione e cercare di comprare appezzamenti di terreno senza compiere nessuna delle loro promesse, al contrario stanno crescendo gli episodi di violazione dei diritti umani delle comunità. Per esempio nella Finca San Francisco i lavoratori vivono in stato di schiavitù e le comunità che vivono in prossimità della Finca debbono pagare fino a 20 quetzales come pedaggio di un furgoncino e 10 quetzales per il pedaggio di una moto, sono sottomessi a perquisizione da parte dei soldati che proteggono la “Finca San Francisco”, consegnare loro i propri documenti d’identità e non possono passare dopo le 5 del pomeriggio anche in caso di emergenza.
Di fronte a questi abusi e alla violazione dei nostri diritti umani, le comunità e le autoritá comunitarie di Cotzal abbiamo preso la decisione di esercitare il diritto che la Costituzione della Repubblica del Guatemala ci riconosce alla resistenza pacifica nella comunità di San Felipe Chenla a partire da lunedì 3 gennaio e fino a quando le ditte ENEL, SOLEL BONEH e la Finca San Francisco ascoltino e adempiano alle nostre richieste che sono le seguenti:
1. Che asfaltino la strada dal centro urbano di Cotzal fino alla comunità Pinales garantendo l’adeguata manutenzione di tutta la rete viaria (ponti e strade principali delle comunità del municipio).
2. Che il 20% della produzione dell’energia elettrica che staranno producendo utilizzando i nostri fiumi sia utilizzata per dare energia elettrica a tutte le comunità di Cotzal, garantendo però che l’amministrazione delle reti elettriche sia fatto dalle comunità e dalle loro autorità.
3. Il pagamento di 4 milioni di quetzales annuali come minimo per le 36 comunità.
4. D’accordo alla legge di accesso all’informazione, esigiamo che le ditte coinvolte informino per iscritto le comunità su tali pagamenti e che l’amministrazione comunale informi sulla maniera di investire questi fondi.
5. Che le ditte rispettino la nostra dignità e quella dei nostri dirigenti, senza usare il ricatto, senza approfittarsi della nostra povertà e che compiano con gli impegni presi di fronte alle comunità.

ALL’IMPRESA AGRICOLA “FINCA SAN FRANCISCO” ESIGIAMO:
1. Lasciare libero il passaggio alle comunità che vivono intorno alla Finca eliminando il casello ed il pedaggio alle persone smettendo di richiedere i documenti d’identità
2. Che smetta di accusare le nostre comunità di essere dei delinquenti dato che noi stiamo solo esigendo il rispetto dei nostri diritti riconosciuti dalla Costituzione Politica.
AL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ESIGIAMO
1. Che si rispettino i nostri territori e la nostra dignità come popoli indigeni e che si rispettino le nostre decisioni.
2. Non autorizzare progetti minerari e di estrazione petrolifera nel nostro territorio.
3. Non vogliamo più esercito, né repressione, ne massacri. Il dolore e le grandi ferite causate dal genocidio commesso dallo Stato Guatemalteco durante il conflitto armato interno non sono state ancora curate.
ALL’OPINIONE PUBBLICA NAZIONALE ED INTERNAZIONALE FACCIAMO SAPERE:
1. Che fin da adesso si considerano responsabili l’ENEL e la Finca San Francisco di qualunque attentato commesso contro dirigenti e membri delle nostre comunità.
San Felipe Chenla, Cotzal 10 gennaio del 2011

378 - CARTA PÚBLICA DE LAS COMUNIDADES Y AUTORIDADES INDÍGENAS DE COTZAL

AL GOBIERNO DE GUATEMALA, EMPRESA ITALIANA ENEL, FINCA SAN FRANCISCO Y A LA OPINIÓNPÚBLICA NACIONAL E INTERNACIONAL.

El municipio de Cotzal cuenta con 36 comunidades, de las cuales solo cuatro cuentan con energía eléctrica. Durante el conflicto armado desde los años 1977 y 1978 sufrió los primeros secuestros de líderes por parte del ejército y todas las comunidades fueron obligadas a ser patrulleras civiles PAC después de sufrir masacres como la de CHISIS. Este sufrimiento vino después de que fueron despojadas de sus tierras por finqueros como la Finca San Francisco.
Durante los últimos años, nuevamente las comunidades de Cotzal sufren la invasión de la empresa italiana ENEL, la empresa israeli Solel Boneb en alianza con el Gobierno y la Finca San Francisco para construir la Hidroeléctrica PALO VIEJO que va producir más de 100 MW sin informar, consultar y tener el consentimiento de las Comunidades que durante miles de años hemos vivido en este territorio.
Los empresarios ENEL, Solel Noneb, la Finca San Francisco y el Gobierno prometieron asfaltar la carretera sobre las cuales transitan con su maquinaria pesada, la construcción de escuelas, de centros de salud, proyectos anuales a las comunidades pero lo que han hecho ha sido, aprovechándose de las necesidades de las comunidades tratar de comprar sus pedazos de terreno y nada han cumplido y está creciendo la violación de los derechos humanos de las comunidades, por ejemplo, en la Finca San Francisco los trabajadores viven en esclavitud y las comunidades que viven alrededor para pasar por la Finca tienen que pagar hasta Q20 por un pikup y Q10 por el paso de una moto, ser sometidos a registro por parte de los soldados que cuidan la finca y entregar sus documentos de identidad y no pueden pasar después de las 5 de la tarde aunque haya emergencia.
Ante estos abusos y violación de nuestros derechos humanos, las comunidades y autoridades comunitarias de Cotzal tomamos la decisión de ejercer nuestro derecho constitucional de resistencia pacífica en la Comunidad de San Felipe Chenla a partir del lunes 3 de enero hasta que las Empresa ENEL, Solel Boneb y la Finca San Francisco escuchen y cumplan nuestras demandas que son las siguientes:
1. Que asfalten la carretera de Cotzal Cabecera hasta la comunidad de Piñales y el mantenimiento toda la red vial (puentes carretera principal de las comunidades del municipio).
2. El 20% de la producción de la energía que estará sacando de nuestros nos para todas las comunidades de Cotzal, las cuales deberán ser administrados por las mismas comunidades y sus autoridades.
3. Cuatro millones de Quetzales anuales como mínimo para las 36 comunidades.
4. De acuerdo a la ley de acceso a la información, que las Empresas informen por escrito a las comunidades sobre los fondos entregados a la Municipalidad y la Corporación Municipal debe informar como se ha invertido dichos fondos.
5. Que la empresa respete nuestra dignidad y de nuestros líderes, no use el chantaje aprovechándose de nuestra pobreza y cumpla sus promesas hechas a las comunidades por la empresa.
.
A LA FINCA AGRICULA, FINCA SAN FRANCISCO LE EXIGIMOS:
1. Dejar libre el paso a las comunidades que viven alrededor de la Finca y elimine la talanquera y el cobro por el paso de las personas y dejar de solicitar los documentos de identidad.
2. Que deje de acusar a nuestras comunidades de delincuentes, nosotros estamos exigiendo nuestros derechos reconocidos en la Constitución Política.
AL GOBIERNO DE LA REPÚBLICA LE EXIGUOS
1. Respeto a nuestros territorios y a nuestra dignidad como pueblos indígenas y respetar nuestras decisiones.
2. No autorizar explotación minera ni petrolera en nuestro territorio.
3. No queremos más ejército ni más represión ni masacres. El dolor y las grandes heridas causados por el genocidio cometido por el Estado durante el conflicto armado interno no han sido curados.
ANTE LA OPINIÓN PÚBLICA NACIONAL E INTERNACIONAL HACEMOS SABER.
1. Que desde ya responsabilizamos a la empresa ENEL y la Finca Agrícola Finca San Francisco por cualquier atentado contra nuestros líderes y mienibros de nuestras comunidades.

giovedì 3 febbraio 2011

377 - RICHIESTA DI GIUDIZIO PER IL MASSACRO NELL’AMBASCIATA DELLA SPAGNA

"A 31 anni da questo crimine di lesa umanità, il manto dell'impunità continua a proteggere coloro che furono responsabili materiali ed intellettuali", hanno affermato in un comunicato quattro organizzazioni, tra esse la Fondazione Rigoberta Menchú Tum (FRMT), ed il Comitato di Unità Contadina (CUC).
Vicente Menchú, padre dell'attivista Rigoberta Menchú Tum che nel 1992 vinse il Nobel della Pace, fu una delle vittime.
Uno degli avvocati della FRMT, Eduardo de Leon, assicurò oggi che "il migliore rifugio dei genocidi è lo stesso Stato", che non ha dimostrato la volontà di catturare e giudicare i responsabili del massacro.
Familiari delle vittime ed attivisti umanitari hanno realizzato oggi nell'antica sede dell'ambasciata di Spagna una cerimonia maya per ricordare i contadini e gli studenti che morirono bruciati.
L'incendio della missione diplomatica spagnola avvenne durante il regime militare che guidò Romeo Lucas García (negli anni 1978-1982), morto nel maggio 2006 in Venezuela.
Il 31 gennaio 1980 un gruppo di contadini arrivò in capitale dal dipartimento del Quiché per denunciare la repressione militare nelle loro comunità.
Non ricevendo ascolto delle autorità, accompagnati da studenti universitari, occuparono in forma pacifica l'ambasciata di Spagna, che lo stesso giorno fu incendiata da agenti della Polizia Nazionale (con la collaborazione dei militari) e 37 persone, tra essi tre spagnoli, morirono bruciati.
Le vittime
Le vittime spagnole furono il console Jaime Ruiz del rbol e gli impiegati dell'ambasciata Felipe Sáenz e María Teresa Vázquez de Villa.
Fino ad ora, disse De Leon, non c'è nessun detenuto per il massacro.
Nel novembre del 2006, due degli accusati, l'ex direttore della Polizia Nazionale Germán Chupina e l'ex ministro della Difesa Aníbal Guevara, si consegnarono alle autorità, dopo che il Tribunale Nazionale Spagnolo emise ordini di cattura ai fini dell’estradizione.
La cattura di queste due persone e di altri tre militari e due civili rispondeva ad una polemica presentata nel dicembre 1999 davanti al citato tribunale spagnolo da Rigoberta Menchú, per i delitti di genocidio, torture e terrorismo di Stato.
Tuttavia, il 12 dicembre 2007, la Corte Costituzionale, la massima istanza giudiziale del Guatemala, lasciò senza effetto il processo considerando che il Tribunale Nazionale Spagnolo non aveva competenza per giudicare i guatemaltechi.
Dopo la sentenza, Chupina e Guevara riacquistarono la loro libertà. Il 17 febbraio 2008 l'ex direttore della Polizia Nazionale morì nella sua casa di infarto.
Anche la risoluzione del Corte Costituzionale favorì i generali golpisti José Efraín Ríos Montt (1982-1983), Óscar Mejía (1983-1986), come l'ex ministro, Donaldo Álvarez, l'ex capo del Comando 6 della Polizia Nazionale, Pedro Arredondo ed l'ex capo dello Stato maggiore della Difesa, generale Benedicto Lucas.
Eduardo De Leon aggiunse che fino ad oggi non "esistono in Guatemala indizi che perseguano i responsabili del massacro."
"Vogliamo la verità di ciò che avvenne e che i responsabili siano portati davanti alla Giustizia, affinché siano giudicati per un crimine tanto orrendo”, afferma ugualmente quel citato comunicato, sottoscritto anche da Convergenza Nazionale Maya e dal Coordinamento Genocidio Mai più.
Prensa Libre 31/01/2011

376 - DEMANDAN JUICIO POR MATANZA EN 1980 EN EMBAJADA DE ESPAÑA

“A 31 años de ocurrido este crimen de lesa humanidad, el manto de la impunidad sigue protegiendo a quienes fueron responsables materiales e intelectuales”, dijeron en un comunicado cuatro organizaciones, entre ellas la Fundación Rigoberta Menchú Tum  (FRMT) y el Comité de Unidad Campesina  (CUC).
Vicente Menchú, padre de la activista Rigoberta Menchú Tum, que en 1992 ganó el Nobel de la Paz, fue una de las víctimas.
Uno de los abogados de la FRMT, Eduardo de León, aseguró hoy que “el mejor refugio de los genocidas ha sido el propio Estado”  que no ha demostrado voluntad para capturar y juzgar a los responsables de la masacre.
Familiares de las víctimas y activistas humanitarios realizaron hoy en la antigua sede de la embajada de España una ceremonia maya para recordar a los campesinos y estudiantes que murieron calcinados.
El incendio de la misión diplomática española ocurrió durante el régimen militar que presidió Romeo Lucas García  (1978-1982), quien falleció en mayo de 2006 en Venezuela.
El 31 de enero de 1980 un grupo de campesinos llegó a la capital desde el departamento noroccidental de Quiché para denunciar la represión militar en sus comunidades.
Al no recibir atención de las autoridades, acompañados de estudiantes universitarios, ocuparon de forma pacífica la embajada de España, que el mismo día fue incendiada por agentes de la Policía Nacional  (PN) con la colaboración de militares, y 37 personas, entre ellos tres españoles, murieron calcinados.
Las víctimas
Las víctimas españolas fueron el cónsul Jaime Ruiz del rbol y los empleados de la embajada Felipe Sáenz y María Teresa Vázquez de Villa.
Hasta ahora, dijo De León, no hay ningún detenido por la masacre.
En noviembre del 2006, dos de los imputados, el ex director de la PN German Chupina y el ex ministro de Defensa Aníbal Guevara, se entregaron a las autoridades, después de que la Audiencia Nacional Española emitiera órdenes de captura con fines de extradición.
Las capturas de estas dos personas y de otros tres militares y dos civiles respondían a una querella presentada en diciembre de 1999 ante el citado tribunal español por Rigoberta Menchú, por los delitos de genocidio, torturas y terrorismo de Estado.
Sin embargo, el 12 de diciembre de 2007, la Corte de Constitucionalidad  (CC) , la máxima instancia judicial de Guatemala, dejó sin efecto el proceso por considerar que la Audiencia Nacional Española no tenía competencia para juzgar a guatemaltecos.
Tras el fallo, Chupina y Guevara recobraron su libertad. El 17 de febrero de 2008 el ex director de la PN, falleció en su casa de un infarto.
La resolución de la CC también favoreció a los generales golpistas José Efraín Ríos Montt  (1982-1983), Oscar Mejía (1983-1986), así como al ex ministro de Gobernación, Donaldo Álvarez, al ex jefe del Comando 6 de la Policía Nacional, Pedro Arredondo y al ex jefe del Estado Mayor de la Defensa, general Benedicto Lucas.
Eduardo De León agregó que hasta hoy “no existen en Guatemala indicios de que se vaya a perseguir a los responsables de la masacre”.
“Queremos la verdad de lo que ocurrió y que los responsables sean llevados a la Justicia para que sean juzgados por tan horrendo crimen”, señala asimismo el citado comunicado, suscrito también por la Convergencia Nacional Maya y la Coordinación Genocidio Nunca Más
Prensa Libre 31/01/2011