Tuttavia, segnala che a ciò deve aggiungersi quello che ha chiamato “vulnerabilità costruita", che ha a che vedere con la povertà ed il fatto che gli abitanti più poveri abitino nelle zone di maggiore rischio.
Salvatierra considera, anche, che bisogna tenere presente la topografia del paese, che è molto frazionata, con luoghi in grandi pendenze, dove la gente coltiva e vive.
L'ambientalista non crede che nel breve termine siano previste azioni da parte dello Stato per eliminare la vulnerabilità, ma sì sottolinea che la gente sia informata su quando succedono questi fenomeni, e ciò gli permetta di formulare previsioni.
"Oggi, con Ágatha, abbiamo avuto meno morti che con Mitch o con Stan, e ciò significa che le comunità stanno imparando come reagire a quei fenomeni", segnala Salvatierra.
È la società in generale quella che deve reagire, le comunità, perché il Governo ha molte limitazioni, e non credo che ci sia molta speranza in quel senso", nota.
Dichiara che bisogna tenere conto che Ágatha è stato il primo delle tormente del 2010. "Tuttavia, si pronosticano molti più temporali o uragani per questo anno; probabilmente tra 13 e 17", afferma.
Luis Ferraté, ministro dell’Ambiente e delle Risorse Naturali, considera che il Guatemala è ubicato in una rotta dove convergono fenomeni che generano liberazione di energia; tra essi menziona vulcani, uragani, falle geologiche e la degradazione dell'ambiente, ma crede anche indispensabile dichiarare un'emergenza nazionale forestale, come mezzo per cominciare ad agire per limitare gli effetti della distruzione dei boschi e dell’ambiente.
Ferraté dichiara: "È necessario mantenere ed ampliare il sistema guatemalteco di aree protette, che ora è del 32% del territorio; rimboschire i bacini degradati, specialmente le aree in altura, e dichiarare di emergenza nazionale il rimboschimento."
Il funzionario patrocina, inoltre, per l'approvazione di 21 leggi che, afferma, sono state presentate da un anno al Congresso, riferite ad ambiente, cambiamento climatico, gestione dei rifiuti solidi, regolazione del settore minerario ed altre relazionate con servizi naturali.
Ferraté è enfatico affermando che devono si devono collettivizzare i benefici e privatizzare le perdite, perché sostiene che quelli che inquinano devono pagare. "Attualmente è al contrario, si mettono in comune le perdite e si privatizzano i guadagni. Quelli che inquinano i fiumi con le loro fabbriche o rifiuti sono quelli che guadagnano, e la società paga quelle perdite ambientali", dichiara.
Il funzionario aggiunge che tutti i poteri dello Stato devono partecipare alla difesa dell'ambiente, compresa la Polizia, allo stesso modo dei cittadini, per fermare l'effetto dei fenomeni della natura.
Accusa anche i paesi industrializzati di essere i principali responsabili della degradazione dell'ambiente, perché sono quelli che producono la maggiore quantità di gas serra.
Édgar Balsells, direttore per la Guatemala della Banca Centroamericana di Integrazione Economica, lancia critiche su come lo Stato ha affrontato la vulnerabilità in tutta la regione.
Dispiace che i governi, a partire dal ristabilimento della democrazia, abbiano seguito alla lettera le raccomandazioni fatte da organismi come la Banca Mondiale e le politiche neoliberali.
"Perfino coi militari si avevano istituzioni più forti, per portare a termine politiche pubbliche, con costi nella pubblico", commenta Balsells, il quale aggiunge che poi ciò è cambiato, per privilegiare il mercato, a danno dello Stato.
Balsells sottolinea il fatto che in Guatemala c’è uno Stato minimo, dove esiste un carico tributario che considera risibile, solo 9% del PIL.
D'altra parte, afferma che il BCIE è pronto per aiutare a sostenere la tragedia causata da Ágatha.
"Ieri è stato dato il primo aiuto, di US$250.000. In aggiunta, abbiamo un programma applicato a Chimaltenango, Sololá e Totonicapán, di US$30 milioni, ed ora stiamo organizzando un programma di appoggio ad infrastrutture di emergenza, ricostruzione di ponti, che può raggiungere fino ad US$400 milioni", mira Balsells.
Ma oltre le raccomandazioni e piani governativi per ridurre l'effetto dell’impeto della natura, le tragedie si ripetono, e continua la minaccia.
l direttore dell'Istituto Nazionale di Vulcanologia, Sismologia, Meteorologia ed Idrologia, Eddy Sánchez, è categorico, e nota che bisogna prepararsi ad altre situazioni di emergenza.
"Del lato dei Caraibi vengono questo anno tra 17 e 23 tormente tropicali. Di questi, 14 si trasformano in temporali tropicali, sette potrebbero diventare uragani e quattro super uragani. Del lato del Pacifico, arriveranno tra 11 e 14 tormente tropicali. Il panorama non può essere più drammatico", puntualizza.
(Prensa Libre 5/06/2010)