Il paese si trova in una regione geografica che è colpita ogni anno da temporali ed uragani, sismi di regolare intensità, terremoti e lunghi periodi di siccità, a ciò si somma che molti dei suoi abitanti vivono in zone ad alto rischio, come pendii o le rive dei fiumi.
Ágatha ha lasciato 172 morti, 101 dispersi e perdite economiche in infrastrutture pubbliche, abitazioni e coltivazioni, e ha fatto ricordare i danni causati in 1998 dall'uragano Mitch, e quelli che causò anche l’uragano Stan, nel 2005, che richiesero milioni per la ricostruzione.
Da parte sua, il Pacaya ha tolto la vita di sola una persona, ma l'eventualità di nuove eruzioni è latente ed i suoi fiumi di lava minacciano vari insediamenti dove risiedono centinaia di abitanti, molti dei quali hanno perso i loro raccolti.
Ma le minacce a questo paese, di 13 milioni di abitanti, non provengono solo da eruzioni o temporali, bensì di forti sismi o terremoti, poiché il territorio è situato sulle placche tettoniche del Nord America, Cocos e Caribe.
Lo scontro di quelle placche originò, il 4 gennaio di 1976, un sisma di 7.6 gradi della scala Richter, che causò 23.000 morti.
Benché quell'evento sia stato uno dei più catastrofici, la vulnerabilità del paese non ha fatto altro che crescere, come è evidenziato in una relazione del 2009 dell'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Il documento segnala: "Guatemala è una dei pochi paesi nel quale convergono tre placche tettoniche, conta approssimativamente 288 vulcani e strutture di origine vulcanica, otto dei quali sono attivi, è propenso all'impatto di fenomeni di origine idrometeorologico, depressioni tropicali ed uragani, oltre che incendi forestali, gelate, siccità e frane."
Tra gli eventi naturali che hanno colpito i guatemaltechi negli ultimi anni sono stati marcati dal cambiamento climatico, come è stato evidenziato nell’incontro di Copenhagen, Danimarca, nel novembre del 2009, dove si alzò una nuova voce di allarme per il nostro paese, incluso in una lista di 10 nazioni in cui le variazioni climatiche mettono in pericolo migliaia di abitanti per imminenti carestie o disastri.
Anche questo ha avuto la sua controparte nella relazione della Commissione Presidenziale su Diritti umani che segnalava, nel 2009: "Il Guatemala ha sofferto negli ultimi anni l’impatto dell'eccesso di precipitazioni pluviali ed episodi di siccità. Questi eventi hanno causato la perdita di ecosistemi, la riduzione della qualità e disponibilità di risorse idriche, oltre a malattie respiratorie ed intestinali."
Florentín Martínez, esperto del Centro di Studi Urbani e Regionali, sostiene che più del 50% dei guatemaltechi che vivono sotto la linea di povertà si trovano esposti a situazioni di disastro.
"È un circolo vizioso. C'è gente che non ha un impiego dignitoso, ma deve avere un'abitazione, e dato che non può acquisirla in zone sicure che hanno tutti i servizi, vanno in zone a rischio", ha segnalato.
Martínez dichiara che annualmente si costituiscono circa trenta mila nuove famiglie, ma non hanno dove vivere, per ciò si trasferiscono nelle zone a rischio, e per questo problema non c’è stata una risposta soddisfacente durante gli ultimi governi, nonostante il problema sia stato presente in ogni campagna elettorale, in un paese in cui mancano di più di un milione di abitazioni.
Martínez aggiunge: "Quelle persone vanno verso zone dove ci sono burroni o vicino alle rive dei fiumi, e quando viene la pioggia, si producono frane che seppelliscono abitati e comunità, o straripamenti che abbattono tutto."
Carlos Leonel Pérez, geologo, aggiunge che non c'è educazione sufficiente affinché le persone conoscano i rischi di abitare in posti inadatti.
"È per questo motivo che vediamo in tutti i dirupi di Città del Guatemala una grande quantità di costruzioni che sono ad alto rischio. Generalmente, in condizioni normali, non ci rendiamo conto della minaccia che implicano qui terreni, ma in caso di sismi o piogge, allora il problema diventa attuale”, ha sottolineato l'esperto.
Le stesse autorità hanno riconosciuto la vulnerabilità, ma motivandola con l’argomento della posizione geografica del paese, sembra normale che le tragedie siano inevitabili, senza approfondire la necessità della prevenzione.
Per gli esperti è vitale che i ministeri di Ambiente ed Educazione assumano un ruolo determinante nella proposizione di campagne educative, che contribuiscano a generare maggiore responsabilità dei cittadini nei confronti dell’ambiente, perché non può continuare a disboscare il paese o lasciare che i fiumi si trasformino in discariche, cose per le quali si paga un alto costo.
(Prensa Libre, 5/06/2010)