Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


domenica 21 febbraio 2010

68 - MORIRE PER IL SOLO FATTO DI ESSERE DONNA È DIVENTATA UNA COSTANTE.

Orfani, vittime collaterali della violenza. Alcuni avevano ancora i pannolini quando hanno smesso di ascoltare la loro voce e di sentire i suoi abbracci. Altri andavano a scuola, e al ritorno, la sua presenza era sparita dalla casa, mentre i più grandi stavano entrando nell’adolescenza quando i loro occhi hanno visto come la violenza spezzava la vita della loro madre.
I figli e le figlie del  femicidio (assassinio delle donne) gli orfani della violenza, le vittime collaterali – quello è il nome con i quali vengono definiti – loro sono ora un anello della catena di violenza che giorno dopo giorno toglie la vita alle donne guatemalteche, principalmente di coloro che sono in età fertile.
Morire per il solo fatto di essere donna è diventata una costante in questo paese. Tanto che sono già 20 le donne entrate all’obitorio dall’inizio dell’anno. La gran maggioranza, secondo quanto afferma la direttrice dell’Istituto di Scienze Forensi (INACIF) Miriam Monroy, uccise con un colpo di fucile alla testa o con gravi escoriazioni. Ma quasi tutte avevano precedenti di sofferenze prima della morte, ha detto la funzionaria a SEMIac.
L’Università Statale di San Carlos ha elaborato la prima indagine della situazione in questo paese dell’area centroamericana, che analizza come si sentono i figli e le figlie delle donne assassinate nella capitale del Guatemala.
Il documento, elaborato dopo aver intervistato almeno 33 bambini e bambine le cui madri furono assassinate dimostra che in ogni famiglia colpita dalla violenza sono rimasti da tre a sei figli senza mamma.
Poveri e indigenti sono una grande quantità, conclude il dossier, e ciò dimostra che la maggioranza delle donne assassinate viveva in aree marginali, in situazioni infraumane, conferma Norma Cruz, della Fundaciòn Sobreviviente. Inoltre si tratta di donne che lavoravano in casa, nelle maquilas, o occupate nel settore informale.
Lo studio è stato realizzato su casi di donne assassinate a fucilate, strangolate o uccise con arma bianca tra il 2007 e il 2009.
“I loro figli, che sono rimasti orfani ad una età compresa tra i due mesi e fino ai 17 anni, all’improvviso si sono trovati nella condizione di non avere a fianco la persona con la quale maggiormente si identificavano” dice Elsa Arenales, della Scuola di Trabajo Social della Università di San Carlos.
Nei bambini sono apparse macchie sulla pelle, ecchimosi purulente sulla testa, infezioni dell’apparato urinario e perdita di peso, ma coloro che si sono assunti la responsabilità di curarli non avevano mai associato quei sintomi alla morte violenta delle madri.
Elsa Arenales, che ha diretto lo studio, lo chiama “sofferenza post trauma”, determinata dal perdere la persona con la quale più di si identificavano.
La violenza di genere vede in questo paese come principale assassino il marito, l’ex marito o il compagno di vita, ma anche i ragazzi delle pandillas, come sottolineano degli studi elaborati dalle unità di femicidio del Governo.
Solo nel 2009 sono state ricevute oltre 40.000 denunce per violenza all’interno della famiglia, ha informato Zenaida Escobedo dell’Unità di genere del Ministero.
“E’ un dossier commovente, e lo Stato si deve assumere la responsabilità di assistere questi bambini, in modo particolare quelli che sono rimasti con gli assassini delle donne, cioè i loro sposi o ex compagni”, ha affermato l’Ambasciatrice di Spagna in Guatemala, Carmen Diez.
Ma la cosa più grave è che il numero delle donne assassinate si mantiene costante, in media 700 all’anno, uccise a colpi di arma da fuoco, strangolate, smembrate o asfissiate.
Gli orfani del femicidio costituiscono un elenco di almeno 2000 bambini che, assicura Norma Cruz, sono rimasti senza madre come conseguenza dei livelli di femicidio che hanno portato alla tomba per lo meno a 3.500 guatemalteche negli anni dal 2000 al 2007. Queste “vittime collaterali” in alcuni casi sono rimaste affidate a nonne, zii o amici della vittime.
Elsa Arenales, della USAC, sottolinea la sua preoccupazione perche in molti casi, l’analisi indica che la famiglia fugge con i bambini o se li dividono, come se fossero carte da gioco.
Arenales sottolinea che i bambini non sono rimasti con il padre, perché molti di loro non avevano un padre, o i fratelli erano figli di padri differenti che avevano abbandonato la madre, e incluso erano i padri gli autori del femicidio.
In non pochi casi “si sono violati i diritti ad una vita senza maltrattamenti fisici, ad andare a scuola o essere protetti dall’abuso sessuale” afferma Iván Yerovi, rappresentante aggiunto del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Yerovi sostiene che “nessuno ha affrontato il problema e la realtà è grave, perché poi i bambini e le bambine entrano a fare parte della delinquenza organizzata o delle maras”.
“La fragilità è a fior di pelle, dato che alcune delle vittime hanno già 15 anni di età e nessuno ha terminato la scuola primaria” afferma Mirna Bojorquez, direttrice della Escuela de Trabajo Social della USAC. Bambini che non dormono la notte, piangono all’improvviso, o sono abituati a portare un’arma giocattolo nel loro zainetto per vendicare la morte della mamma: questa è l’infanzia che hanno trovato i ricercatori della USAC.
Non si identificano nemmeno con la famiglia che li ha adottati dopo la tragedia, e la cosa peggiore è che alcuni bambini e bambine non hanno ricevuto nessun supporto psicologico dopo la morte della mamma, che hanno visto morire per mano dei loro padri.
Le guatemalteche, che formano il 52% dei 14 milioni di abitanti, soffrono violenze all’interno delle famiglie tra i 20 e i 39 anni di età, segnala Yolanda Sandoval, della Procura della Donna del Pubblico Ministero.
Il procuratore del Ministero per i Delitti contro la vita, Blanca Lily Cojulún, non conosce le condizioni dei bambini e bambine dopo l’assassinio delle mamme, perché non è una situazione che rientra nelle competenze di questo organismo.
Il governo del presidente Alvaro Colóm, senza dubbio, inizierà un nuovo progetto per offrire terapie  psicologiche, assistenza sociale e sicurezza. E allo stesso modo cerca di creare una strategia di attenzione immediata per assistere i bambini che perdono la madre in modo violento.
(Alba Trejo, Servicio de Noticias de la Mujer de Latinoamérica y el Caribe, Adital, 11/02/2010)