domenica 17 gennaio 2010
33 - RAPPORTO DOYLE - 4-
Come esempio delle tattiche dei soldati contro i supposti “FIL”, si possono considerare le azioni di alcune pattuglie secondo un Rapporto di Pattuglia incluso nel documenti dell’Operazione Sofia.
- in un burrone si trovava nascosta una donna e, avvertendo una presenza estranea, l’uomo punta e fa fuoco, eliminando lei e due cioccolatini (bambini)...
- eliminando un elemento vestito da civile e senza documenti, che cercò di scappare quando vide la pattuglia...
- eliminando un elemento senza documenti di circa 17 anni di età, che scappava dalla pattuglia, insieme ad altri uomini, anch’essi in fuga..
- eliminando una persona senza documenti di sesso maschile, che sbucava da una roccia con le braccia in alto (sic)…
Per determinare la partecipazione delle truppe alla violazione dei diritti umani e le conseguenti responsabilità degli ufficiali e della truppa, dobbiamo tenere conto che nell’area delle operazioni di “Sofia”, a carico del Primo battaglione di Paracadutisti, operava anche la Task Force Gumarcaij (la cui missione, secondo quanto indicato per PO Sofia, paragrafo I.B.4, era: “continuerà le operazioni antisovversive, controllo della popolazione e operazioni psicologiche nella sua giurisdizione…”); entrambe le forze realizzavano operazioni contemporaneamente.
Per questo ci sono documento degni di fiducia, come il PO Sofia (datato 15 luglio 1982), l’Ordine di Operazione n.1 (datato 2 agosto 1982), l’Ordine di Operazioni n.2 (datato 8 agosto 1982), così come i rapporti delle operazioni realizzate, cioè l’IPO n.1 (che contiene il periodo dal 16 al 31 luglio 1982), l’IPO n.2 datato 23 agosto (che comprende le operazioni portate avanti nel periodo dal 1 al 19 agosto 1982, quando si concluse la missione).
Integrati nei dettagli con i Rapporti delle Pattuglie che possediamo, è possibile ricostruire gli itinerari seguiti dal Primo Battaglione di Paracadutisti, così come i luoghi, le date, gli orari dove sono state le singole pattuglie, e le loro azioni offensive, che possono essere trovare riscontro con le denunce degli abitanti oggetto di violenze, i dati dei Rapporti della CEH e REMHI, per determinare con precisione le responsabilità riguardo alle violazioni dei diritti umani e i massacri.
Anche se non abbiamo informazioni esplicite sulla commissione di massacri come parte della Operazioni di Sofia, quello che però abbiamo, sono le ripetute indicazioni del livello di violenza diretto contro i civili. L’IPO n.2 per esempio parla della distruzione di accampamenti, la morte di 7 FIL, perlustrazione nei cantoni di Nebaj, e la detenzione di 122 persone nel distaccamento di Nebaj; anche l’occupazione di Salquil, e l’assedio di 737 persone dei cantoni vicini, per metterli sotto il controllo della Task Force Gumarcaj in Salquil. L’Ordine di operazioni n.2, datato 8 agosto 1982, dice che “come risultato delle operazioni portate avanti dal Battaglione di paracadutisti, e l’appoggio del fuoco dei mortai da 120 mm . … la maggioranza della popolazione che ancora vive nelle aldeas sta vivendo una situazione disperata” (vedere l’Annesso A, Riassunto di Intelligence). Il movimento degli abitanti spaventati che abbandonavano le loro case era considerevole; ci sono molti riferimenti, nei documenti, alle aldeas deserte, la fuga della popolazione, i nascondigli ubicati nella montagna dalle truppe.
(Kate Doyle, The National Secutity Archive) - continua -