In una sala strapiena di persone, Rios Montt disse che non ha paura della prigione, e che i suoi avvocati proporranno azioni legali per rivedere la sentenza che lo dichiarò genocida. Attivisti festeggiano la risoluzione.
La lettera enumera dieci punti, nei quali la Cancelleria segnala che il caso è un risultato in materia del rafforzamento del sistema di giustizia ed indipendenza di poteri dalla firma della Pace nel 1996.
Afferma che il processo rende possibile l’avanzamento del paese nel consolidamento della democrazia, l'esercizio della cittadinanza, il rispetto dei diritti umani e la costruzione della cultura di pace.
Secondo la lettera, il Governo ha rispettato la libertà, indipendenza ed autonomia delle istituzioni giudiziali, e pertanto rispetta le conclusioni e risoluzioni, riferendosi specialmente a questo caso.
In quel senso, il Guatemala ha sollecitato a continuare l’impegno e l’appoggio a quanto stabilito negli Accordi di pace nel quadro del pieno rispetto delle istituzioni pubbliche. Menzionò che ciò deve riflettersi nella non ingerenza di temi nazionali e giudiziali che si analizzano, deliberano e risolvono "con libertà, indipendenza ed autonomia."
In precedenza, il presidente Otto Pérez Molina disse di essere disposto, in nome dello Stato del Guatemala, a chiedere perdono al popolo ixil per i massacri avvenuti nel passato e che furono giudicate dal Tribunale che, oltre a condannare il generale ritirato a 80 anni di prigione, ha deciso oggi che lo Stato deve chiedere perdono.
Inoltre, la giudice ha ordinato la riparazione degna per le vittime delle atrocità commesse dalle forze dello Stato.
Prensa Libre, 13/05/2013