E’ necessario fare conoscere che le persone che fuggirono sulle montagna nelle differenti regioni dall'area, Santa María Nebaj, San Juan Cotzal e San Gaspar Chajul, vissero da rifugiati sopportando fame, alcune persone morendo non avendo potuto resistere alla mancanza di alimenti e medicine. Le dichiarazioni rese dalle donne ixiles Magdalena Bernal de Paz, Elena de Paz Santiago, Ana López, Ana Pacheco Ramírez, Magdalena Raymundo, Juana Sánchez, Teresa Pérez López, Margarita Rivera Zeto y Juana Hernández dimostrano che furono violentate da soldati dell'Esercito, essendo evidente il dolore che vivono ancora ricordando i fatti, perché si usò violenza fisica e psicologica, utilizzata contro di loro, avendo subito violenza sessuale, come ha dichiarato una di loro, che affermò di essere violentata da circa 20 soldati, per il tempo che è rimasta in cella. Queste dichiarazioni dimostrano in forma evidente che si ci furono violazioni di donne da parte di soldati dell'Esercito del Guatemala.
E’ conferma dalla perizia effettuata dal perito Paloma Soria, che accertò con precisione nella sua perizia che l'attacco contro le donne fu sistematico, essendo parte di una strategia per distruggere gli ixiles. Attacchi che includono stupri di minori, donne incinte ed anziane. La perizia effettuata constata che le violenze sessuali si produssero in forma continuata e contribuirono alla distruzione del tessuto sociale, spiegando che tanto le violenze sessuali come le mutilazioni causarono terrore, distruzione fisica e culturale, avendo come oggetto l’eliminazione dell'etnia maya ixil.
La donna fu un “obiettivo di guerra”, si testimonia che alle donne incinte gli furono strappati dal ventre i bambini perché "sono semi che bisogna uccidere", circostanza che noi giudici riteniamo che evidenzia in forma obiettiva l'intenzione di fare sparire il gruppo maya ixil, cercando distruggere la figura della donna, perché è portatrice di vita, colei che trasmette i valori della comunità, quella che trasmette le conoscenze basilari per la vita, i giudici ritengono ammirabile il modo in cui gli ixiles hanno difeso ancora la loro identità culturale e in mezzo all'avversità, perché è chiaro che era stato loro proibito parlare la lingua materna, che hanno conservato come elemento culturale di resistenza all'imposizione culturale e militare alla quale furono sottommessi.
La perizia storica evidenzia che gli ixiles vivevano in condizioni sociali ed economiche deplorevoli, nella miseria, in condizioni di esclusione e per volere cambiare le loro condizioni di vita erano stati considerati nemici, cosa che portò l'Esercito a tentare di cambiare la loro mentalità, attraverso la violenza, arrivando a considerare gli ixil come guerriglieri, stigmatizzando così gli abitanti di origine ixil per la loro lingua, abiti ed abitudini. E’ importante includere nella nostra analisi la perizia effettuata dal dottor Patrick Donell che dimostra statisticamente che da aprile 1982 a luglio 1983 l'Esercito causò la morte di indigeni nell'area ixil per un 5,5%, cosa che viene a confermare in forma numerica quanto detto per dalle vittime.
La dichiarazione e relazione resa dal perito Marta Casaús Arzú dà gli input per comprendere la differenza concettuale dei termini discriminazione e genocidio, permettendo di conoscere gli antecedenti storici e sociologici relativi al razzismo dal secolo XVI al secolo XXI, spiegando i principali stereotipi circa gli indigeni, facendo vedere perché si consideravano gli indigeni come razza inferiore. - continua -