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lunedì 13 maggio 2013

747 - ESTRATTI DELLA SENTENZA CONTRO RIOS MONTT

Conoscenza
La dichiarazione e la perizia militare effettuata dal perito Rodolfo Robles Espinoza permette di stabilire che i membri dell'alto comando dell'Esercito conoscevano i fatti e che la loro posizione avrebbe potuto fermare gli attacchi concreti alla popolazione civile, la distruzione del gruppo maya ixil.
Per quanto in precedenza esposto, i giudici considerano che l'accusato, José Efraín Ríos Montt, ha avuto conoscenza di tutto quello che stava succedendo e non l’ha fermato, nonostante avesse il potere per evitare che fosse perpetrato. Perché diciamo che era informato? Perché logicamente essendo al vertice dello Stato del Guatemala, nella sua qualità di capo di Stato de facto, aveva conoscenza della pianificazione elaborata per controllare le zone rosse dove ritenevano che ci fosse guerriglia.
Come abbiamo potuto constatare dalle dichiarazioni dei testimoni, si distrussero i villaggi, si bruciarono le abitazioni ed si ammazzarono le persone. Sarebbe illogico pensare che il capo di Stato de facto, José Efraín Ríos Montt, ignorava quello che stava succedendo nei villaggi del Quiché, quando gli stessi testimoni indicano che arrivavano elicotteri ed aeroplani che lanciavano bombe sulla popolazione, perché come ha indicato il perito José Luis Quilo Ayuso, il comandante generale dell'Esercito era il generale Rios Montt, confermando che i piani sono stati autorizzati dal presidente della Repubblica e che furono elaborati dal direttore dell’Intelligence Militare.
E’ stato il generale Rios Montt a dare l'ordine di elaborare il piano nazionale di sicurezza, e ha sviluppato ed ordinato l'elaborazione del piano di campagna nazionale denominato “Victoria 82”, cosicché non solo ha ordinato la sua elaborazione ma anche lo conosceva, e naturalmente ha autorizzato la sua attuazione, avendo anche conoscenza dei massacri avvenuti, senza ordinare che cessassero per le ragioni esposte. Noi giudici consideriamo che la condotta dell'accusato, Efraín Ríos Montt, si inquadra nel delitto di genocidio contemplato nell'articolo 376 del Codice Penale in qualità di autore, di conformità con l'articolo 36, comma terzo dello stesso articolo, per ciò deve imporsi la pena corrispondente.
In relazione dell'accusato José Mauricio Rodríguez Sánchez come direttore dell’intelligence dell'Esercito, secondo quanto manifestato dal perito Robles Espinoza indicando che un D2 non ha ingerenza nel campo delle operazioni e non può essere ritenuto responsabile di nessuna azione.
Per quel motivo noi giudici optiamo per assolverlo dai delitti per i quali è accusato, in applicazione dell'articolo 14 della Costituzione Politica del Guatemala e dell’articolo 14 del Codice Penale, che stabilisce che il dubbio favorisce l'imputato. Per quel motivo decidiamo di assolvere il signor José Mauricio Rodríguez Sánchez in base all'obiettività che ha manifestato sempre questo tribunale.
I giudici, effettuando lo studio ed inquadramento delle azioni effettuate dall’accusato José Efraín Ríos Montt, che è stato comprovato con le prove introdotte nel dibattito, considerano che effettivamente il suddetto inquadrò la sua condotta tra i delitti contro l'umanità, per ciò gli si deve imporre la pena corrispondente.

Pene
I giudici, in ottemperanza dell'articolo 65 del Codice Penale, procedono ad effettuare analisi: del minimo e del massimo della pena per il delitto di genocidio, l'articolo 376 del Codice Penale stabilisce delitto di genocidio, contemplando la pena da 30 a 50 anni di prigione. All’interno di quei parametri, i giudici hanno optato per imporre la pena di 50 anni di prigione incommutabili. In relazione al minimo e massimo della pena per delitti contro l’umanità, l'articolo 378 del Codice Penale stabilisce la pena da 20 a 30 anni di prigione. Dentro quel parametro optiamo per una pena di 30 anni di prigione incommutabile.
Il tribunale è cosciente che nessun essere umano vive la totalità degli anni della pena imposta. Tuttavia, in compimento della legge, abbiamo applicato la pena corrispondente perché non possiamo non considerare che un gran numero di persone furono assassinate nei molteplici massacri nell'area ixil. 

Conclusioni
Crediamo fermamente che il riconoscimento della verità aiuta a guarire le ferite dal passato e l'applicazione della giustizia è un diritto delle vittime, il quale contribuisce anche a rafforzare lo stato di diritto nel nostro paese, creando coscienza che questo tipo di fatti non devono tornare a ripetersi, perché il popolo del Guatemala desidera vivere in pace, riconoscendo la nostra identità, la nostra ricchezza pluriculturale, multilingue ed il rispetto alla libera espressione delle nostre idee. Non vogliamo che fatti di questa natura tornino a ripetersi. Crediamo realmente che perché ci sia pace in Guatemala debba esistere previamente giustizia.
Prensa Libre, 12/05/2013