Secondo la Procura Generale del Messico, e le relazioni del centro di studi Woodrow Wilson, dell'agenzia antidroga (DEA), della consulente statunitense Strafford, durante l’anno quel gruppo ha consolidato la sua presenza in Guatemala, come evidenzia la sua infiltrazione nelle istituzioni e nella Polizia.
La pubblicazione segnala che negli ultimi mesi tonnellate di cocaina attraversano il territorio verso il destino finale nel nord America.
Giornalisti del giornale messicano El Universal segnalano anche che membri di Los Zetas, che operano in Guatemala, "invitano" i kaibiles, militari di élite guatemalteca, a prendere parte alla loro organizzazione, con l'obiettivo di proteggere il trasporto dalla droga verso la frontiera messicana.
La maggioranza delle relazioni sono d’accordo nel segnalare che "i vuoti di potere in diverse regioni sono stati la porta di entrata" affinché Los Zetas entrassero nel paese, situazione che si intensificò dal 2007.
Un individuo identificato come "El Pelagos", è l'incaricato attuale in Guatemala, ed il suo lavoro, secondo la DEA, è facilitare il traffico da 250 a 300 tonnellate di cocaina pura. Inoltre, è sua responsabilità che la merce attraversi il paese, e che arrivi alla sua destinazione finale, gli Stati Uniti.
L'espansione di Los Zetas ed il suo livello operativo nel paese si vede rispecchiato nella preoccupazione dei governi, tra essi, il presidente guatemalteco Álvaro Colom, che ha ammesso che "siamo pieni di Zetas, ne abbiamo 47 in carcere, benché alcuni siano guatemaltechi, la maggioranza sono messicani."
Nel caso del Salvador, il ministro della Difesa, David Munguía Payés, affermò che i cartelli messicani stanno cercando rifugio in America Centrale, a causa della persecuzione che esercita il governo del Messico, Felipe Calderón.
In una prospettiva pessimistica e semplicista, altri credono che si tratti di una tendenza espansionista per la prosperità del commercio del narcotraffico.
Prensa Libre.com, Messico 24/12/2010