Secondo la chiesa guatemalteca, l'articolo 18 della Costituzione concede al Congresso la facoltà di abolire le esecuzioni.
La Conferenza Episcopale assicura di comprendere che la popolazione è stanca dell'ondata di violenza, corruzione ed impunità che imperano nel paese, capisce che dopo la notizia di qualche assassinio, "particolarmente cruento e grave, rinasca il tema delle esecuzioni."
"Invitiamo la popolazione guatemalteca a creare una vera cultura della vita, che si opponga all'anticultura della morte, per mezzo del nostro impegno giornaliero alla conversione, alla riconciliazione e alla costruzione della vera pace", ha detto durante la conferenza stampa Bernabé Sagastume, vescovo di Santa Rosa di Lima.
La dichiarazione della Chiesa Cattolica rimprovera anche la promozione della pena capitale come propaganda politica, poiché afferma che la disperazione dei cittadini è prodotto dell'inefficacia del sistema giudiziale.
Roberto Villate, capo dei parlamentari di Libertà Democratica Rinnovata (Lider), che promuove l'applicazione della pena di morte, considera che questa misura è un deterrente di fronte all'ondata di violenza. "Dal 2000 che non si eseguono condanne a morte, il numero di morti è quasi raddoppiato. Se continuiamo ad aspettare altri 10 anni, il numero di morti può aumentare a 40 giornalieri. Noi crediamo che la pena di morte è una deterrente", assicurò Villate.
Centro di studi del Guatemala, 16 al 22 novembre 2010