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martedì 6 luglio 2010

192 - LA CRISI STRUTTURALE

La rinuncia del Delegato Internazionale contro l'Impunità in Guatemala, Carlos Castresana, e la posteriore rimozione del Responsabile del Ministero Pubblico, sottintendono una doppia crisi: settoriale, del sistema di sicurezza e giustizia; e strutturale, derivata del controllo delle istituzioni democratiche da parte di gruppi corporativi e criminali.
La crisi del sistema di sicurezza e giustizia si manifesta in modo visibile nell'impunità esistente. Secondo informazione del quotidiano Prensa Libre, le cifre di impunità raggiungono nel 2009 il 99,6% del totale di delitti; per i delitti di assassinio, l'impunità è superiore al 98%; negli assassini di donne, al 97%. Questo vuole dire che solo 120, dei quasi 6.000 assassinii commessi durante l’anno 2009, sono stati condannati. Significa anche che i colpevoli sono stati identificati e condannati in meno di 160 occasioni su approssimativamente 5.000 assassini contro donne, a partire dall'anno 2000.
L'impunità sopravvive, nonostante l'appoggio concesso al rafforzamento della sicurezza e della giustizia da parte della Cooperazione Internazionale: "Tra 1997 e 2006, la cooperazione europea ha investito circa 90 milioni di euro in programmi di appoggio ed assistenza tecnica per contribuire alla riforma giudiziale e della Polizia in Guatemala (…) I risultati indicano che il processo di riforma non è riuscito nel suo proposito principale: migliorare la sicurezza e la giustizia per i cittadini. Al contrario, la gran maggioranza di guatemaltechi non ha fiducia né nella Polizia né nel sistema di giustizia" afferma Denis Martínez nello studio "Ruolo della Cooperazione Europea nella Promozione degli Accordi di Pace in Guatemala. Riforma Giudiziale e Ristrutturazione della Polizia", di aprile 2007. Questo appoggio si rinnova anno dopo anno, nonostante i visibili segni di deterioramento: partecipazione di strutture della polizia nel traffico di droghe, corruzione generalizzata, perdita di credibilità.
D'altra parte, la visione strutturale della crisi recente deve riconoscere ciò che è successo come parte di un processo di legalizzazione e "riciclaggio politico" di attività criminali, e di conversione delle istituzioni in strumenti al servizio di interessi privati, sia legali che informali. Questo processo priva di contenuto questa istituzione e debilita l'esercizio democratico, trasformandolo in canale di espressione, convergenza o disputa di gruppi egemonici.
La garanzia del successo di ogni tipo di commerci, divenuta l’obiettivo fondamentale dell'azione legale e politica, svaluta e riduce alla formalità il conosciuto, ma dimenticato, principio della democrazia come governo del popolo, attraverso il popolo e a favore del popolo, e dei partiti politici ed il sistema rappresentativo come intermediari per la costruzione di interessi di tutti.
La "criminalizzazione" della democrazia ha una dimensione temporale multipla: attuale, in termini di disputa e definizione di egemonia. Storica, nel senso degli attori tradizionali che cercano di mantenere i loro spazi di potere. In questo ambito, deve analizzarsi attentamente l'influenza, nella discussa e alla fine revocata elezione dell'anteriore pubblico ministero, di settori del Fronte Repubblicano Guatemalteco e delle negoziazioni preelettorali tra questo partito ed il partito al governo.
Alla fine, è conveniente una lettura che si fonda nel passato prossimo, ma mira ad una rottura di fondo, ed obbliga ad analizzare ciò che è successo nel quadro della regressione del processo di pace. Gli Accordi di Pace non sono attualizzati, gli Accordi escono dall'agenda politica (lo fecero tempo fa, per alcuni settori dallo momento stesso della loro firma), ed i principi basilari degli Accordi (Stato ed istituzioni rafforzate dalla ricerca del consenso) cessano di essere vigenti, delineandosi e legittimandosi un modo di organizzazione che privilegia l'accumulazione privata e l'uso della forza.
In questa cornice, la nostra analisi ci conduce molto vicino al processo vissuto dall’Honduras, con altri mezzi e percorsi, ma ugualmente in via di deistituzionalizzazione e reversione dei poteri democratici. Processo che ha una radice economica e di legittimazione sociale, culturale ed ideologica, a partire da fatti tanto esternamente concreti come dare il nome di un dittatore (Jorge Ubico), ad una nuova strada nella capitale.
Il problema di fondo non è così l'uscita di Castresana. Benché necessaria, la soluzione di fondo non è nemmeno la rimozione del Pubblico Ministero né l'elezione di un nuovo responsabile del Ministero Pubblico. La soluzione al problema deve partire da strategie per recuperare la capacità di decisione popolare, legittimare la cultura e pratica dei diritti collettivi rispetto a quelli privati, e ottenere il controllo democratico delle istituzioni. Un compito di apertura che richiede un'azione sociale più forte ed organizzata.
[www.memorialguatemala.blogspot.com / Rebelión].
Andrés Cabanas, Diretor de Memorial de Guatemala. Visión crítica de la realidad centroamericana
Adital, 02/07/2010