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domenica 9 maggio 2010

126 - I CONTADINI CHIEDONO POLITICHE PUBBLICHE PER AFFRONTARE LA CRISI ALIMENTARE

La crisi economica e alimentare in Guatemala sta colpendo in maniera preoccupante i contadini. Se prima della crisi i contadini vivevano quasi senza aiuti governativi, attualmente il sostegno governativo è nullo. La situazione si sta aggravando per la decisione del governo di Alvaro Colom di appoggiare solo i grandi proprietari terrieri che investono in monoculture.
Secondo alcune denunce di Plataforma Agraria, le misure governative hanno come priorità il rafforzamento istituzionale e politico della agroesportazione di media e grande scala. Questa misura beneficia l’1,87% della popolazione, che raggruppa le terre e mette nel dimenticatoio, ogni volta di più, i contadini.
Conseguenza di questa dimenticanza è stato l’ampliamento della quantità di affamati nel paese. Secondo informazioni della FAO (Fondo delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’alimentazione), più di due dei 13 milioni di guatemaltechi (circa il 15% della popolazione) vive nel rischio di insicurezza alimentare.
La stessa situazione è stata denunciata recentemente nel dossier “Il diritto all’alimentazione in Guatemala”. Il documento, pubblicato a marzo di quest’anno, riferisce che il Guatemala presenta i livelli più allarmanti di denutrizione dell’America Latina e uno dei peggiori a livello mondiale. Tra i più colpiti, vi sono le comunità rurali e gli indigeni, dei quali l’80% soffre denutrizione cronica.
Per la Plataforma Agraria “il campo continua ad essere in crisi, dato che nessun governo si è interessato di annoverare l’economia contadina come motore di cambiamento per le trasformazioni che il paese richiede”. Di fronte a questa situazione, i contadini rifiutano qualsiasi tipo di proposta che miri a mantenere la struttura economica attuale.
“Noi donne indigene e contadine, riunite nella Plataforma agraria, chiediamo allo Stato di garantire i diritti alla proprietà della terra, al lavoro, ad una vita senza violenza e alla partecipazione. Non approviamo quei programmi che cercano di considerarci solo come soggetti economici, e che non fanno nessuno sforzo per cambiare le mentalità, le pratiche e le strutture patriarcali che ci opprimono giorno dopo giorno”, affermano in un comunicato stampa.
Il governo di Alvaro Colom ha umiliato i contadini con politiche pubbliche “paternaliste e assistenzialiste” invece di offrire assistenza tecnica, appoggio e credito perché possano svilupparsi e mantenersi. Per trasformare la realtà del campo, i contadini hanno bisogno che si offrano loro le stesse opportunità e risorse che vengono offerte ai imprenditori e proprietari terrieri.
I contadini organizzati considerano questa crisi come un momento propizio perché il governo dimostri il proprio impegno per lo sviluppo rurale. Così chiedono: l’assegnazione di sufficienti risorse per la Politica di Sviluppo Rurale Integrale, dando un nuovo orientamento alla politica agraria basata sui mercati, l’inizio di piani per rendere dinamica l’economia in tutte le regioni del paese, la sospensione delle attività minerarie, la sospensione del contratto con l’impresa Perenco e il rispetto della posizione delle comunità di non accettare grandi opere come le idroelettriche.
(Adital 3/05/2010)