Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


domenica 24 novembre 2013

802 - DA INICIO MESA DE DIÁLOGO EN HUEHUETENANGO

Una mesa de diálogo se inició hoy entre el Gobierno de Guatemala y los presidentes de 16 Consejos Comunitarios de Desarrollo (Cocodes) del norte de Huehuetenango para dar solución al conflicto generado por el funcionamiento de la hidroeléctrica en Santa Cruz.
De acuerdo con un comunicado del Ministerio de Energía y Minas, “no es factible la cancelación de las licencias de minerías, porque con esto se violenta el derecho de los empresarios y se afectaría a más de 2millones de pobladores que quedarían sin energía eléctrica”.
En la reunión, el Gobierno busca hacer conciencia entre los líderes comunitarios para que no sigan poniendo como condición para el diálogo la cancelación de las licencias, ya que con esto, "miles de pobladores quedarían sin energía eléctrica".
Como testigos de honor en la reunión se encuentran monseñor Álvaro Ramazzini, quien ha sido uno de los promotores del diálogo, junto a Jorge De León, Procurador de los Derechos Humanos. Asiste también Alberto Brunori, representante de la Oficina del Alto Comisionado de Naciones Unidas para los Derechos Humanos.
Marcial Francisco Pedro, representante de los presidentes de los cocodes, afirmó que “la población quiere desarrollo y vivir en paz”.
Mirza Arreaga, diputada por Huehuetenango, expresó que ve a las hidroeléctricas como “una forma de generar desarrollo, pero falta socialización y una correcta legislación para garantizar que eso suceda”.
Mauro Guzmán, congresista por el mismo departamento, opina que una forma de solucionar las diferencias sería preguntar al pueblo.
Siglo21, 18/11/2013

mercoledì 13 novembre 2013

801 - L'ONU SOTTOLINEA CINQUE SFIDE PENDENTI PER IL GUATEMALA

L'Organizzazione delle Nazioni Unite, ONU, ha commemorato la firma a 51 mani della Carta delle Nazioni Unite, il 24 ottobre 1945, ratificata dagli allora paesi membri. Oggi, 68 anni dopo, l'ONU riprende le sfide che ancora deve affrontare il Guatemala. "La breccia continua ad essere molto larga. C'è crescita economica, ma poca crescita sociale", si rammarica Valerie Julliand, coordinatore residente del Sistema delle Nazioni Unite.
"La povertà e la disuguaglianza in Guatemala sono più marcate che in altri paesi dell'America Latina", spiega. Il miglioramento, commenta Julliand, incomincia dalla lotta contro la denutrizione. "Se un bambino non è ben nutrito, non può sviluppare il suo potenziale mentale. Non sarà un adulto sano, e se non affrontiamo questo problema, non c'è soluzione."
"La denutrizione limita lo sviluppo del paese. Non avere una buona alimentazione i due primi anni di vita implica un ritardo che non si potrà mai recuperare", ha segnalato Mario Touchette, rappresentante del Programma Mondiale degli Alimenti.
Segue, l'uguaglianza di genere. "Se non si lascia alle donne la possibilità di esercitare i propri diritti così come gli uomini e, inoltre, sono vittime di violenza e non hanno accesso all'educazione e la politica, non si avanzerà mai”, sostiene Julliand.
María Machicado, rappresentante di ONU Donne in Guatemala, ha ricordato che molti di questi temi "hanno profonde cause strutturali." Non possiamo pensare che incrementare i processi per femminicidio riduce la violenza."
Machicado ha stimato come un risultato l'investimento che si sta realizzando, "ma ancora si considera la donna e la bambina come un oggetto di proprietà", commentò.
Bisogna cambiare modelli culturali", affermò Machicado.
La violenza, un altro punto chiave. Il tasso di omicidi è "allarmante", commentò Julliand; "38 per ogni 100.000 abitanti, e nei giovani la cifra aumenta a 170 per 100.000."
Non ci sono spazi sicuri e liberi di violenza. Molte gravidanze sono frutto di delitti", spiegò Yolanda Ávila, rappresentante del Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite.
Infine, la salute. "Non esistono condizioni per garantire l'implementazione dei diritti sessuali e riproduttivi, la popolazione indigena e rurale non ha accesso", denunciò Avila. "La risposta istituzionale non raggiunge la copertura del 100%."
Ernesto Sinópoli, rappresentante dell'ONU per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO, in inglese), ha spiegato che il problema della denutrizione è serio e che deve lavorarsi per sradicare la fame, ed ha affermato che nei prossimi quattro anni appoggeranno programmi di sviluppo rurale con enfasi sull'agricoltura familiare.
Il capo della Segreteria per la Sicurezza Alimentare e Nutrizionale (Sesán), Luis Enrique Monterroso, ha indicato che le valutazioni delle agenzie internazionali non includono gli avanzamenti del “Patto Fame Zero” perché si basano su dati ufficiali, richiesti nell'inchiesta sulla Salute Materno Infantile del 2009.
La seconda preoccupazione dell'ONU è il tasso di omicidi di 38 per 100.000, e che in alcuni regioni arriva a 80 per 100.000.
Il coordinatore residente ha detto che, separando i dati, la popolazione più colpita è quella dei giovani tra 15 e 23 anni, poiché il tasso può arrivare fino a 170 omicidi per 100.000 abitanti. Ha sottolineato che i paesi in guerra hanno un tasso di 80 morti per 100.000 abitanti.
Il presidente Otto Pérez Molina assicurò nello scorso agosto che il tasso di omicidi era diminuito del 15% in tutto il paese e che nel dipartimento di Guatemala era di 5%.
Richard Barathe, direttore per il Guatemala del Programma dell'ONU per lo Sviluppo, ha sottolineato i problemi di governabilità e gli alti livelli di conflittualità causati specialmente dal rifiuto dello sfruttamento di risorse naturali.
Barathe assicurò che appoggeranno il paese per ridurre questi indici.
Durante i primi 15 mesi di governo, secondo dichiarazioni del vicepresidente Roxana Baldetti, sono stati risolti sette conflitti sociali, di 1.200 che c'e ne sono nel paese, molti dei quali sono latenti da anni.
Il rappresentante dell'ONU per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (Unesco), Julio Carranza, ha spiegato che l’Unesco è preoccupata per la violenza contro i giornalisti. Ha affermato che il Governo deve garantire il lavoro che fa la stampa e provvedere condizioni per effettuare con libertà questo lavoro.
Il Dirigente annunciò nello scorso agosto che avrebbe installato un sistema di protezione per i giornalisti, affinché un'unità di investigazione determini chi sono i responsabili degli attacchi contro la corporazione e che siano processati.
Ricardo García, coordinatore del Programma dell'ONU sul HIV in Guatemala (Onusida), ha spiegato che in America Centrale il Guatemala è l'unico che si considera ancora "di impatto", poiché esistono sfide e brecce importanti nell'accesso alle cure e alla prevenzione.
Il funzionario ha assicurato che nel paese non si è superata la trasmissione del virus da madre a figlio durante il parto.
Il Ministero della Salute ha un budget di 17 milioni di quetzales per la cura dei pazienti con HIV, ma destina 15 milioni di quetzales in medicine. Altri coordinatori parlarono di femminicidio e violenza contro la donna, dovuto a cause strutturali, migrazioni, specialmente della popolazione rurale, indigena e povera, e gravidanze in adolescenti che aumentano.
Centro de Estudios de Guatemala, 23-29/10/2013

800 - ONU RESALTA CINCO DESAFÍOS PENDIENTES PARA GUATEMALA

La Organización de las Naciones Unidas (ONU) conmemoró la firma a 51 manos de la Carta de las Naciones Unidas, el 24 de octubre de 1945, ratificada por los entonces países miembros. Hoy, 68 años después, la ONU repasa los retos que todavía debe enfrentar Guatemala. “La brecha sigue siendo muy larga. Hay crecimiento económico, pero poco crecimiento social”, lamenta Valerie Julliand, coordinadora residente del Sistema de las Naciones Unidas.
“La pobreza y la desigualdad en Guatemala son más marcadas que en otros países de América Latina”, explica. La mejora, comenta Julliand, empieza por la lucha contra la desnutrición. “Si un niño no es bien nutrido, no puede desarrollar su potencial mental. No será un adulto sano, y si no enfrentamos este problema, no hay solución”.
“La desnutrición limita el desarrollo del país. No tener una buena alimentación los dos primeros años de vida implica un retraso que nunca se podrá recuperar”, alarmó Mario Touchette, representante del Programa Mundial de Alimentos.
Después, la igualdad de género. “Si no se deja a las mujeres la posibilidad de ejercer sus derechos de la misma manera que los hombres y, además, son víctimas de violencia y no tienen acceso a la educación y a la política, nunca se avanzará”, resumió Julliand.
María Machicado, representante de ONU Mujeres en Guatemala, recordó que muchos de estos temas “tienen profundas causas estructurales”. “No podemos pensar que incrementando los juzgados de feminicidio vamos a reducir la violencia”.
Machicado valoró como un logro la inversión que se está realizando, “pero todavía se considera a la mujer y niña como un objeto de propiedad”, comentó.
“Hay que cambiar patrones culturales”, afirmó Machicado.
La violencia, otro punto clave. “La tasa de homicidios es alarmante”, comentó Julliand; “38 por cada 100 mil habitantes, y en los jóvenes la cifra asciende a 170 por 100 mil”.
“No hay espacios seguros y libres de violencia. Muchos embarazos son fruto de delitos”, explicó Yolanda Ávila, representante del Fondo de Población de las Naciones Unidas.
Por último, la salud. “No existen condiciones para garantizar la implementación de los derechos sexuales y reproductivos, la población indígena y rural no tiene acceso”, denunció Ávila. “La respuesta institucional no alcanza la cobertura del cien por cien”.
Ernesto Sinópoli, representante de la ONU para la Alimentación y la Agricultura (FAO, en inglés), explicó que el problema de desnutrición es serio y que se debe trabajar para erradicar el hambre, y afirmó que en los próximos cuatro años apoyarán programas de desarrollo rural con énfasis en la agricultura familiar.
El jefe de la Secretaría de Seguridad Alimentaria y Nutricional (Sesán), Luis Enrique Monterroso, ha indicado que las evaluaciones de las agencias internacionales no incluyen los avances del Pacto Hambre Cero porque se basan en datos oficiales, recabados en la encuesta de Salud Materno Infantil del 2009.
La segunda preocupación de la ONU es la tasa de homicidios de 38 por cien mil habitantes, y que en algunas regiones llega a 80 por 100 mil.
La coordinadora residente dijo que, al separar los datos, la población más afectada son los jóvenes de entre 15 y 23 años, ya que la tasa puede llegar hasta 170 homicidios por cien mil habitantes. Destacó que los países en guerra tienen una tasa de 80 muertes por cien mil habitantes.
El presidente Otto Pérez Molina aseguró en agosto último que la tasa de homicidios se redujo 15 por ciento en todo el país y que en el departamento de Guatemala era de 5 por ciento.
Richard Barathe, director de país del Programa de la ONU para el Desarrollo, destacó los problemas de gobernabilidad y altos niveles de conflictividad causados en especial por el rechazo a la explotación de recursos naturales.
Barathe aseguró que apoyarán al país para reducir estos índices.
Durante los primeros 15 meses de gobierno, según declaraciones de la vicepresidenta Roxana Baldetti, se solucionaron siete conflictos sociales, de mil 200 que hay en el país, muchos de los cuales se arrastran desde años atrás.
El representante de la ONU para la Educación, la Ciencia y la Cultura (Unesco), Julio Carranza, explicó que a esa agencia le preocupa la violencia que se genera contra los periodistas. Aseguró que el Gobierno debe garantizar el trabajo que hace la Prensa y proveer condiciones para efectuar con libertad esta labor.
El Ejecutivo anunció en agosto último que instalaría un sistema de protección a periodistas, para que una unidad de investigación determine quiénes son los responsables de los ataques contra el gremio y que sean llevados a los tribunales.
Ricardo García, coordinador del Programa conjunto de la ONU sobre el VIH Sida en Guatemala (Onusida), explicó que en Centroamérica el país es el único que todavía se considera “de impacto”, debido a que existen desafíos y brechas importantes en el acceso a tratamiento y prevención.
El diplomático aseguró que en el país no se ha superado la transmisión del virus de madre a hijo durante el parto.
El Ministerio de Salud tiene un presupuesto de Q17 millones para la atención de pacientes con VIH, pero destina Q15 millones en medicamentos. Otros coordinadores hablaron sobre femicidio y violencia contra la mujer, debido a causas estructurales, migraciones, especialmente de la población rural, indígena y pobre, y embarazos en adolescentes, que se incrementan.
Centro de Estudios de Guatemala, 23-29/10/2013

sabato 9 novembre 2013

799 - CASI DI GENOCIDIO NON DEVONO RICEVERE AMNISTIA: NAVY PILLAY

Navy Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti umani, ha ricordato che i casi di genocidio non devono godere di amnistia. Questa affermazione è stata espressa dopo che la Corte di Costituzionalità ha emesso una sentenza a beneficio di Efraín Ríos Montt, nella quale si ordina ad un tribunale di argomentare il perché essere concede o rifiuta questo beneficio all'accusato.
“Spero che il giudizio a Rios Montt conduca, alla fine, al giustizia tanto anelata da migliaia di vittime di gravi violazioni di diritti umani e crimini contro l'umanità, commesse durante i 36 anni di conflitto in Guatemala”, dichiarò Pillay in un'intervista a Radio ONU.
L’Alto Commissario ha segnalato che l'amnistia non deve essere mai applicata al genocidio e ai crimini contro l'umanità, per quello ha sottolineato che gli Stati hanno l'obbligo di rispettare le leggi internazionali che così stabiliscono.
Rios Montt è stato condannato a 80 anni di prigione, lo scorso 10 maggio, per i delitti di genocidio e contro l'umanità, per la morte di 1.771 membri dell'etnia Ixil, in Quiché, durante il suo governo.
Tuttavia, 10 giorni dopo la sentenza, la Corte Costituzionale il CC ha revocato la condanna, affermando che erano avvenuto errori durante il processo.
Mercoledì 23 ottobre, la Suprema Corte ordinò al Tribunal A de Mayor Riesgo di emettere una nuova risoluzione nella quale stabilisca perché al generale in pensione si deve applicare o no l'amnistia, basandosi sul Decreto 8-86.
Questo Decreto concedeva l’amnistia ai militari e guerriglieri che commisero violazioni tra il 23 marzo 1982 ed il 1 gennaio 1986, tuttavia rimase senza validità dopo la Legge di Riconciliazione Nazionale.
Centro de Estudios de Guatemala, 23-29/10/2013

798 - CASOS DE GENOCIDIO NO DEBEN TENER AMNISTÍA: NAVY PILLAY

Navy Pillay, Alta Comisionada de Naciones Unidas para los Derechos Humanos, recordó que los casos de genocidio no deben gozar de amnistía, la postura fue expresada luego de que la Corte de Constitucionalidad (CC) emitió un fallo a favor de Efraín Ríos Montt, en el que se ordena a un tribunal argumentar el por qué ser otorga o deniega este beneficio al acusado.
Espero que el juicio a Ríos Montt conduzca, al final, a la tan anhelada justicia para miles de víctimas de graves violaciones de derechos humanos y crímenes contra la humanidad, cometidos durante los 36 años de conflicto en Guatemala, declaró Pillay en una entrevista a Radio ONU.
La Alta Comisionada señaló que la figura de la amnistía nunca debe ser aplicada al genocidio y a los crímenes contra la humanidad, por lo que enfatizó que los Estados tienen la obligación de respetar las leyes internacionales que así lo estipulan.
Ríos Montt fue condenado a 80 años de prisión, el pasado 10 de mayo, por los delitos de genocidio y contra la humanidad, por la muerte de 1 mil 771 miembros de la etnia Ixil, en Quiché, durante su gobierno.
Sin embargo, 10 días después de la sentencia, la CC revocó la condena argumentando que habían existido errores durante el proceso.
El miércoles 23 de octubre, la Máxima Corte ordenó al Tribunal A de Mayor Riesgo emitir una nueva resolución en la que fundamente porque el militar retirado debe aplicar o no a la amnistía, basándose en el Decreto 8-86.
Este Decreto daba amnistía a los militares y guerrilleros que cometieron violaciones entre el 23 de marzo de 1982 y el 1 de enero de 1986, sin embargo quedó sin vigencia tras la Ley de Reconciliación Nacional.
Centro de Estudios de Guatemala, 23-29/10/2013

martedì 29 ottobre 2013

797 - DITTATORE GUATEMALTECO PUÒ ESSERE AMNISTIATO PER I CRIMINI DI GENOCIDIO

Il dittatore José Efraín Ríos Montt, che governò il Guatemala negli anni 1982-1983 ed è stato condannato per genocidio e crimini di guerra, può potrebbe essere libero delle accuse. Questo perché la Corte costituzionale ha sostenuto, mercoledì 24 ottobre, la retroattività della amnistia generale adottata nel paese nel 1986, creando un precedente per la liberazione del generale di 87 anni. La notizia ha suscitato critiche da parte delle organizzazioni per i diritti umani all'interno e all'esterno del paese. Amnesty International (AI) afferma che una eventuale amnistia Rios Montt sarebbe una "farsa giudiziaria". In un comunicato, Sebastian Elgueta, ricercatore per il Guatemala di AI, avverte: "Questo nuovo sviluppo è allarmante. Se confermato, il paese avrà regredito diversi decenni. L’amnistia non può mai essere applicata al genocidio e ai crimini contro l'umanità", dice, aggiungendo che della decisione beneficeranno anche gli altri condannati per sparizioni forzate, violenze sessuali, torture e omicidi.
In questo contesto, la Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH) sta chiedendo ai parlamenti dei 28 Stati membri dell'UE di non ratificare l' Accordo di associazione UE - America centrale. In una dichiarazione, la FIDH esprime la sua costernazione per la decisione e mette in discussione l'indipendenza e l'imparzialità della Corte Costituzionale.
La Fondazione Rigoberta Menchú si è espressa chiedendo cautela e allertando in modo che non ci sia un errore di interpretazione delle informazioni rese dalla Corte costituzionale. Anche così, chiede alla società guatemalteca di essere vigile su possibili manovre della Corte e per affermare che tutte le persone siano giudicate nel rispetto della Costituzione e del diritto internazionale, in modo che i reati di ogni genere non rimangano impuniti.
E’ necessario ricordare che la Corte ha concesso l'amnistia, ma ha chiesto al giudice del Tribunal de Mayor Riesgo A, Patricia Flores, di emettere una risoluzione chiedendo perché accetta la richiesta di cancellazione della pena da parte della difesa del militare. Le critiche risiedono nel fatto che, al momento di valutare le argomentazioni della difesa, esiste la possibilità di amnistia al dittatore.
L'articolo 8 della Legge di Riconciliazione Nazionale del 1996, che prevede l'amnistia per i reati politici commessi durante il conflitto armato interno, limita il campo di applicazione di tale beneficio, in modo che rimanga chiaro che "l'estinzione della responsabilità penale alla quale si riferisce la legge non si applica ai crimini di genocidio, tortura e sparizione forzata, così come dei delitti che siano imprescrittibili, o prevedano l’estinzione della responsabilità penale ai sensi del diritto nazionale con i trattati internazionali ratificati dal Guatemala".
Rios Montt ha governato il Guatemala dal 23 marzo 1982 al 8 agosto 1983. In quel breve periodo fu intensa la repressione militare contro l’etnia indigena Ixil, che rappresenta uno dei più piccoli gruppi di sopravvissuti Maya del paese. Si stima che in quasi un anno e mezzo di governo complessivo, 1.771 indigeni sono stati uccisi.
Il dittatore è stato condannato nel maggio di quest'anno a 80 anni di carcere. Tuttavia, 10 giorni dopo, la sentenza è stata ribaltata dalla Corte costituzionale per vizi di forma, per questo motivo, il processo è stato riaperto. Rios Montt è oggi agli arresti domiciliari in attesa del risultato del suo processo. Un nuovo processo avrà inizio nel mese di aprile 2014.
Adital, 25/10/2013

796 - DICTADOR GUATEMALTECO PUEDE SER AMNISTIADO POR DELITOS DE GENOCIDIO

El dictador José Efraín Ríos Montt, que gobernó Guatemala entre 1982 y 1983 y que fue condenado por genocidio y delitos de guerra, puede estar cerca de quedar libre de las acusaciones. Esto porque la Corte Constitucional apoyó, el último miércoles, 24 de octubre, la retroactividad de la amnistía general adoptada en el país en 1986, lo que abre precedente para la liberación del general de 87 años. La noticia generó críticas de parte de organizaciones de derechos humanos de dentro y fuera del país.
Amnistía Internacional (AI) afirma que una eventual amnistía de Ríos Montt sería una "farsa judicial”. En un comunicado, Sebastián Elgueta, investigador para Guatemala de AI, alerta: "Esta nueva evolución es alarmante. Si se confirma, el país habrá retrocedido varias décadas. Las amnistías nunca pueden ser aplicadas al genocidio y a los delitos contra la humanidad”, manifiesta, agregando que la decisión beneficiará también a otros condenados por desapariciones forzadas, violencia sexual, tortura y asesinatos.
En ese contexto, la Federación Internacional de Derechos Humanos (FIDH) está solicitando a los parlamentos de los 28 Estados de la Unión Europea que no ratifiquen el Acuerdo de Asociación Unión Europea - América Central. En un comunicado, la FIDH manifiesta su consternación ante la decisión judicial y cuestiona la independencia e imparcialidad de la Corte Constitucional.
La Fundación Rigoberta Menchú también se manifestó pidiendo cautela y alertando para que no haya una interpretación equivocada de la información divulgada por la Corte Constitucional. Aún así, pide a la sociedad guatemalteca que se mantenga alerta sobre las posibles maniobras de la Corte y para que reivindique que todas las personas sean juzgadas respetándose la Constitución Política y el derecho internacional, para que delitos de cualquier naturaleza no queden impunes.
Cabe recordar que la Corte no concedió la amnistía, pero pidió a la jueza de Mayor Riesgo "A”, Patricia Flores, que emita una resolución fundamentando por qué acepta el pedido de anulación de pena realizado por la defensa del militar. Las críticas residen en el hecho de que, al evaluarse los argumentos de la defensa, existe la posibilidad de amnistía al dictador.
El artículo 8 de la Ley de Reconciliación Nacional, de 1996, en que se prevé la amnistía para delitos políticos cometidos durante el conflicto armado interno, limita el alcance de ese beneficio, de modo que deja en claro que "la extinción de la responsabilidad penal a que se refiere la ley no será aplicable a los delitos de genocidio, tortura y desaparición forzada, así como a los delitos que sean imprescriptibles o que no admitan la extinción de responsabilidad penal de conformidad con el derecho interno a los tratados internacionales ratificados por Guatemala”.
Ríos Montt gobernó Guatemala del 23 de marzo de 1982 al 8 de agosto de 1983. En ese corto período, la represión militar fue intensa en contra de comunidades indígenas ixiles, etnia que representa uno de los menores grupos maya sobrevivientes del país. Se estima que, en este casi año y medio de gobierno del general, 1.771 indígenas fueron asesinados.
El dictador fue condenado en mayo de este año a 80 años de prisión. Sin embargo, 10 días después, la decisión judicial fue anulada por la Corte Constitucional por errores de procedimiento, que por ese motivo, el proceso volvió a abrirse. Ríos Montt se encuentra hoy con prisión domiciliaria esperando el resultado de su proceso judicial. Un nuevo juicio va a comenzar en abril de 2014.
Adital, 25/10/013

lunedì 28 ottobre 2013

795 - MONS. RAMAZZINI SULLE SOCIETÀ MINERARIE STRANIERE

Le società minerarie, principalmente canadesi, che sfruttano l'oro, l'argento e altri metalli in Guatemala e in Messico, "non solo lasciano soltanto le briciole, ma stanno generando conflitti sociali, e poi, in aggiunta, distruggono l'ambiente". E’ quanto afferma il Vescovo di Huehuetenango, in Guatemala, Sua Ecc. Mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri. In una nota pervenuta all’Agenzia Fides, il Vescovo sottolinea che "per mantenere la pace sarebbe sufficiente fermare lo sfruttamento delle miniere in Guatemala", dove attualmente quattro miniere estraggono metalli, ma è noto che più di 168 lavorano senza autorizzazione.
"In Guatemala si assiste da più di otto anni ad una lotta per i cambiamenti nella legge mineraria. Ci sono gruppi contrari all'estrazione… Noi proponiamo una riforma profonda che davvero chiuda l'attività del settore estrattivo" ha detto il Vescovo parlando anche a nome della comunità locale. Quindi ha ribadito: "è sempre meglio consultare la popolazione circa l'attività mineraria. Per esempio a Huehuetenango, confinante con il Chiapas, praticamente tutta la popolazione non vuole questo tipo di attività mineraria, e dei 32 comuni, 30 sono contrari".
Mons.Ramazzini Imeri ha denunciato inoltre che queste compagnie minerarie "producono solo mali per l'impatto ambientale: lo spreco dell'acqua nelle zone dove scarseggia, l'uso di cianuro che va a finire nei fiumi. Alla fine poi non ci sono neanche vantaggi economici per il paese". Anche le aziende canadesi rappresentano "un generatore di conflitto sociale, poiché non rimane niente della ricchezza che dicono di lasciare alle comunità: infatti dell'1 per cento che devono pagare secondo la legge, lo 0,5 per cento va al comune e l'altro 0,5 al governo centrale".
Agenzia Fides, 23/10/2013

794 - MONS. RAMAZZINI SOBRE LAS EMPRESAS MINERAS EXTRANJERAS

Las empresas mineras, principalmente canadienses que explotan oro, plata y otros mentales en Guatemala y en México “no sólo dejan migajas sino que son generadoras de conflictos sociales, además de que destruyen el medio ambiente”. Es lo afirmado por el obispo de Huehuetenango, en Guatemala, Su Exc. Mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri. En una nota recibida en la Agencia Fides, el obispo subraya que “para mantener la paz sería suficiente que paremos la explotación de minas en Guatemala”, donde actualmente se extraen metales de cuatro minas pero se sabe que trabajar por lo menos 168 más sin autorización.
“En Guatemala se asiste a una lucha desde hace más de ocho años para lograr cambios en la Ley de Minería. Hay muchos grupos en contra de la extracción... Nosotros proponemos hacer una reforma profunda que realmente cierre las actividades de industria de extracción” ha dicho el obispo hablando también en nombre de la comunidad local. Luego ha añadido: “lo ideal es que se consulte a los pueblos” acerca de la explotación minera porque por ejemplo en Huehuetenango, departamento colindante con Chiapas, prácticamente “todas las poblaciones no quieren ya minería; de los 32 municipios, 30 se oponen”.
Mons. Ramazzini Imeri ha denunciado además que las empresas que explotan minas “generan muchos males por el impacto ambiental: el uso del agua en países donde comienza a escasear, el uso del cianuro y conflictividad, además de que dejan poquísimas ventajas económicas”. Además las compañías canadienses “son un generador de conflictividad social, porque no dejan nada de riqueza para las comunidades: porque del 1 por ciento de lo que deben pagar según la ley, el 0.5 por ciento va al ayuntamiento y el otro 0.5 al gobierno central”.
Agencia Fides, 23/10/2013

793 - MGR. RAMAZZINI ON FOREIGN MINING COMPANIES

The mining companies, mostly Canadian, which exploit the gold, silver and other metals in Guatemala and Mexico, "not only leave crumbs, but are generating social conflicts, and then, in addition, destroy the environment". This is what the Bishop of Huehuetenango, Guatemala, His Exc. Mgr. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri said. In a note sent to Fides Agency, the Bishop points out that "in order to maintain peace it would be enough to stop the exploitation of mines in Guatemala", where currently four mines extract metals, but it is known that more than 168 work without permission.
"For eight years there has been a struggle for changes in the mining laws in Guatemala. There are groups opposed to the extraction ... We propose a radical reform that closes the mining sector activity", said the Bishop speaking also on behalf of the local community. Then he reiterated: "It is always best to consult the population about the mining activity. For example, in Huehuetenango, bordering Chiapas, virtually the entire population does not want this type of mining, and out of 32 municipalities, 30 are opposed".
Msg. Ramazzini Imeri also denounced that these mining companies "have a negative environmental impact: the waste of water in areas where it is scarce, the use of cyanide which ends up in the rivers. There are no economic benefits for the country". Canadian companies also represent "a generator of social conflict, since there is nothing left of the wealth they say they leave to the community: in fact out of the 1 per cent they have to pay according to the law, 0.5 percent goes to the municipality and the another 0.5 to the central government".
Agenzia Fides 23/10/2013