lunedì 9 agosto 2010
222 - CON OTTO, NO: PERCHÉ LA MANO DURA NON È LA SOLUZIONE
Otto Pérez Molina sostiene che la soluzione alla violenza, alla quale i mezzi di comunicazione si riferiscono come "ondata di violenza", è la repressione per mezzo dello stato di emergenza, il regno del terrore per mezzo dell'implementazione della pena di morte, che è già vigente ma non si applica, ed il ritorno al passato per mezzo di task force.
Questa formula non può funzionare, perché le circostanze storiche oggi sono differenti da quelle del tempo di Ubico, epoca della massima nostalgia dei simpatizzanti a vivere sotto la frusta, o durante il conflitto armato, con tutta un'impalcatura di politica internazionale che, tra le altre cose, rendeva possibile l'abuso della forza.
E’ provato che lo stato di emergenza non risolve le cause della violenza, ma piuttosto genera più violenza ed aumenta l'impunità, nella quale operano gruppi di pulizia sociale, sicari, imprese private di sicurezza, ed un lungo elenco che include coloro dei quali è impossibile non parlare: i narcotrafficanti.
La pena di morte esiste nella nostra legislazione come pena massima per delitti commessi con aggravante. Ci sono imputati condannati a morte, che hanno il diritto di sollecitare un indulto. Sono passati gli anni in cui ad un presidente non tremava la mano, sia per perdonare un imputato o per teletrasmettere la sua esecuzione. Ora ciò che esiste è un vuoto legale, che permette ai poteri dello Stato di lavarsi le mani di fronte a simili responsabilità. L'Organismo Giudiziale è liberato dal dovere di eseguire la sentenza; l'Organismo Esecutivo è esonerato dalla responsabilità di fare bella figura con alcuni e cattiva con altri, concedendolo o non concederlo, perché può, a ragione, argomentare che corrisponde concederlo all'Organismo Legislativo. E questo Organismo può, a ragione, restituire la palla all’Esecutivo. E così questi imputati stanno in un limbo legale, che nel frattempo assicura loro di mantenersi in vita, ed il dibattito se questa misura ha un impatto reale nella diminuzione della delinquenza non si è ancora esaurito.
E le task force, responsabili materiali del genocidio, avevano potuto instaurare un gran terrore, ma non riuscirono a sterminare la popolazione indigena, considerata come il nemico interno, e molto meno cancellare il seme rivoluzionario, le ansie di trasformazione né l'identità, veri obiettivi dell’annientamento. Lo sterminio non sarebbe soluzione per il tipo di violenza che non ha la propria origine in gruppi specifici, come i poveri o gli appartenenti alle maras. Dice Pérez Molina che bisogna sapere utilizzare l'Esercito per dare sicurezza civica. Forse funzionava quando il presidente era come un dio sulla terra, vera incarnazione della patria, ed alla sua volontà si doveva ogni obbedienza, ma ora sappiamo che le forze militari e di sicurezza rispondono ad altri interessi, che nulla hanno a che vedere con la patria e molto col lucro illecito.
E così se qualcuno sta pensando di votare a favore del pugno duro nelle prossime elezioni, perché questa violenza non si ferma più, già da ora posso prevedere che questa violenza continuerà, così guadagnerà Otto Pérez, e le conseguenze della mano dura non ricadranno sui delinquenti, bensì su di noi, cittadini comuni, che soffriamo tutti i giorni la notizia degli assalti, furto, estorsione, violenze o sequestro veloce di familiari e conoscenti.
Io non ho la soluzione, ma posso assicurare che Otto nemmeno.
Guatemala, 27 luglio 2010.
Avancso, Adital, 30/07/10