Il terremoto di magnitudo 7.2 della scala di Ritcher ha colpito mercoledì scorso principalmente la regione nordovest, anche se è stato percepito in tutta la nazione. Le sue scosse sono arrivate anche al sud del Messico e in El Salvador, dove registrò un altro movimento tellurico, del 4 grado, un giorno più tardi.
Le prime cifre ufficiali in Guatemala, tendenzialmente in aumento con il passare delle ore, indicano un mezzo centinaio di morti, centinaia di feriti, migliaia di disastrati e danni alle infrastrutture che potrebbero, in un modo o nell’altro, colpire centinaia di migliaia di persone.
Poche ore dopo il sisma, la portavoce del Dipartimento Federale di Affari Esteri svizzera informò che fino a quello momento il Governo guatemalteco non aveva reso pubblica una domanda di aiuto internazionale nel sistema delle Nazioni Unite.
E che pertanto, la Svizzera non invierà squadre di soccorso. I responsabili tanto di COSUDE, Agenzia Svizzera per lo Sviluppo e la Cooperazione, come delle principali organizzazioni no-governative con progetti in Guatemala, si mantengono in attesa dello sviluppo degli avvenimenti, come ha informato la Cancelleria.
Il presidente del Guatemala Otto Pérez Molina, dichiarò giovedì 8 novembre lo "Stato di Calamità" per 30 giorni nelle zone più danneggiate: San Marcos, Quetzaltenango, il sud del Quiché e Huehuetenango. Secondo fonti ufficiali, con questa misura si cerca identificare e riconoscere il danno; dare priorità ad azioni di emergenza e compiere il protocollo necessario per ricevere aiuto internazionale.
ONG in azione
Nei fatti, immediatamente, si è stabilito un coordinamento tra l'Ambasciata svizzera in Guatemala, il settore di Aiuto Umanitaria di COSUDE e l'organizzazione non governativa Helvetas Swiss Cooperation, molto attiva nella zona danneggiata dalla tragedia.
Georg Weber, responsabile di quella ONG nel paese centroamericano, ha confermato "che nella zona più colpita dal cataclisma si implementano tre progetti di Helvetas Swiss Cooperation, nei quali lavorano 20 collaboratori, e che includono relazioni strette con varie organizzazioni locali."
Un fattore favorevole, nonostante la grandezza della tragedia, "è che si è verificato in mattinata. Molte persone non erano nelle loro abitazioni o hanno potuto reagire rapidamente ed abbandonarle, e ciò ha ridotto i costi umani", spiega.
La risposta dell'organizzazione svizzera è stata immediata: "un'ora dopo il sisma il nostro personale stava prestando appoggio di emergenza nelle vicinanze."
Rapidamente, "con appoggio dei nostri ingegneri, è incominciata la valutazione dello stato delle case ed edifici per analizzare i rischi", spiega Weber. C’è chi sottolinea che il Governo guatemalteco ha mostrato "abbastanza agilità per reagire e coordinare, e ciò ha facilitato il nostro appoggio in forma effettiva."
Il coordinatore di quella ONG ha informato anche "che dal giovedì si è rafforzato il coordinamento tra le diverse organizzazioni attraverso le amministrazioni municipali, iniziativa che è molto importante". Weber indica "danni significativi nelle infrastrutture… La valutazione dei danni indicherà la grande necessità di contribuire a riparare o ricostruire scuole, centri di salute e dare appoggio alla ricostruzione delle abitazioni familiari".
"Non rimanere nell'emergenza …sostenere le organizzazioni di base".
Mi sono comunicato coi miei collaboratori locali in Guatemala nelle ultime ore ed essi mi hanno confermato la gravità e l'impatto del sisma, specialmente nella zona di San Marcos, dove lavoriamo con varie controparti locali”, afferma Karl Heuberger, responsabile nella sede centrale di HEKS - organizzazione di cooperazione protestante - dei progetti in quel paese centroamericano.
E sottolinea l'importanza di sostenere attivamente la popolazione di quella regione colpita. "Lavoriamo lì con la diocesi diretta dal Vescovo Álvaro Ramazzini; con organizzazioni di base; di difesa giuridica e protezione dell'ecosistema; e con realtà indigene", spiega.
"È una popolazione molto organizzata e contemporaneamente molto vulnerabile", analizza Heuberger, esperto della realtà centroamericana. E conclude con una riflessione di fondo: "non solo dobbiamo rispondere con l'aiuto di emergenza in situazioni drammatiche come l'attuale, ma dobbiamo rafforzare la cooperazione di fondo, a lungo termine, per consolidare i grandi sforzi che realizza la popolazione locale nella sua lotta contro la povertà e a beneficio della loro vita sociale, umana, ecologica e cittadina", conclude.
Sergio Ferrari, Adital, 09/11/2012