52 persone sono vittime dal sisma, 40 nel dipartimento di San Marcos, 11 in Quetzaltenango e 1 a Sololá. Inoltre si contano 22 persone scomparse; 14 ferite; 5.251 disastrati; 1.249.000 colpiti e 762 persone ospitate in 20 rifugi in Quiché, Quetzaltenango e San Marcos.
Per il momento si riportano danni in 2.263 abitazioni, 180 abitazioni in rischio, 538 con danni lievi, 991 con danni moderati e 554 abitazioni con danni seri.
Ufficialmente si mantiene allerta rossa in San Marcos, Huehuetenango, Quetzaltenango e Quiché, Retalhuleu, e Sololá; a Totonicapán è stato dichiarato l’allerta arancione nel dipartimento; e Alta e Baja Verapaz, Chimaltenango, Chiquimula, El Progreso, Escuintla, Izabal, Jalapa, Jutiapa, Santa Rosa e Suchitepéquez si dichiararono in allerta giallo.
Da parte della Chiesa in san Marcos si confermano questi ed altri danni. L'ambiente è di desolazione e tristezza, ma anche forza, fiducia e fede. Ai morti è stato fatto il funerale nel luogo in cui è possibile.
Attualmente si sono ristabiliti le linee di comunicazione ed il sistema elettrico. Non c'è acqua potabile nelle regioni danneggiate, che sono le popolazioni tra Quetzaltenango e San Marcos ed ovviamente tutto l'altopiano di San Marcos.
Eddy Sánchez, direttore dell'Istituto di Sismologia, Vulcanologia, Meteorologia ed Idrologia (Insivumeh), ha affermato che la faglia che ha provocato il terremoto lo scorso mercoledì non sta liberando energia in maniera adeguata, per cui il rischio di un forte sisma continua ad essere presente.
L'esperto ha spiegato che dalle 10:35 del mercoledì (ora del terremoto), fino alle 6:00 del giovedì si erano prodotte 68 repliche, le più forti di 4.9 gradi Richter, ma delle 6:00 ore alle 17:00 ore del giovedì sono state registrate solo 4 repliche di bassa intensità.
"La liberazione di energia è lenta e può essere l'indizio che ci sia un silenzio sismico che può essere il preludio di un altro tremore significativo", precisò.
Esiste rischio di sisma
Sánchez ha affermato che le repliche sono normali e che nel caso particolare del sisma del Guatemala non si è prodotto in quel modo, perché la liberazione di energia non è avvenuta con la celerità desiderata; tuttavia, non c'è nemmeno silenzio sismico.
"Questo può provocare che lo spostamento di una placca sull'altra si stabilizzi, diventi fisso e che posteriormente, per la spinta, ci sia una liberazione di grande energia ", ha dichiarato il direttore.
I mezzi di comunicazione sono rimasti sospesi per qualche tempo il giorno mercoledì 7 Novembre poco dopo il terremoto delle 10:35, ora del Guatemala. Lo stesso per il sistema telefonico e internet. Le radio locali sono rimaste egualmente impossibilitate da potere trasmettere per la mancanza di elettricità e non potendo contare su centrali elettriche alternative per queste emergenze. Solo funzionavano le stazioni radio delle grandi imprese radiali del paese.
Il sisma è stato di 7,2 gradi nella scala di Richter. Il 4 Febbraio 1976 Guatemala era stato colpito da un tragico terremoto che costò la vita a 30.000 persone e devastò regioni intere e produsse migliaia di sfollati. La differenza tra il terremoto del 1976 e quello del 7 novembre 2012, che è stato meno forte, consiste nel fatto che il movimento della terra in questo ultimo è stato solo in forma verticale mentre nell'anteriore era stato verticale ed orizzontale.
Nei differenti mezzi di comunicazione si sta chiedendo aiuto umanitario per affrontare la situazione. Per il momento si è attivata la solidarietà locale, sperando che questa sia rafforzata.
Come sempre il terremoto rivela la situazione di povertà, perfino in città di media grandezza come quella di San Marcos, che si considera economicamente nel centro una popolazione benestante. Case di mattone sono crollate facilmente, molto peggio nei villaggi lontani di altri municipi confinanti. E’ stato segnalato il rischio contro la carestia dei prodotti della paniere basico nell'area circostante, senza motivo perché la i rifornimenti sono ancora possibili, e dei pericoli ecologici che possano verificarsi per intervento della mano umana. La Chiesa, con la gente, continua a fare quello che può.
Padre Rigoberto Pérez Garrido.