Benvenuti nel blog “Orizzonte Guatemala”! Siamo un gruppo di amici del Guatemala e con questo strumento di comunicazione e condivisione vogliamo contribuire a fare conoscere l’attualità di questo bellissimo paese, al quale ci legano vincoli di amicizia e di solidarietà con tanti amici guatemaltechi.


lunedì 29 aprile 2013

726 - GUATEMALA, LISTA DI MORTE PER I SACERDOTI CHE CHIEDONO VERITA'

Come sempre, nei momenti chiave della vita, monsignor Juan José Gerardi, non aveva una penna. «Fui io a prestargli la biro con cui annotò alcune frasi che avrebbe pronunciato nella presentazione», racconta il sacerdote José Luis Colmenares. Era il 24 aprile 1998 e il vescovo di Città del Guatemala si accingeva a rendere pubblico “Guatemala Nunca Más” (Guetamala mai più), il rapporto-verità sui 36 anni di guerra civile in cui furono massacrate 200mila persone. Il testo documentava nel dettaglio oltre 55mila episodi di violenza commesse per la maggior parte dall’esercito o dai gruppi paramilitari a questo vicini. La prova della fondatezza di quella denuncia arrivò 54 ore dopo: nella notte tra il 26 e il 27 aprile il cadavere martoriato di Juan Gerardi fu ritrovato nel ga rage della sua parrocchia.
Gli stessi resti che, quindici anni dopo, nella notte tra venerdì e sabato, sono stati trasportati a spalla dalla cripta – dove erano stati sepolti – nella Plaza de la Constitución e da lì nel cuore della cattedrale guatemalteca. Riposeranno nella cappella di San Sebastián insieme a quelli dell’arcivescovo Próspero Penados, amico di Gerardi e, come lui, storico difensore dei diritti umani, morto nel 2005. Ad accompagnare la processione c’erano migliaia di guatemaltechi. Cattolici ma anche di altre confessioni o non credenti, per cui monsignor Gerardi continua ad essere una luce di speranza. Ora come e, forse, più di 15 anni fa, il Guatemala è immerso nelle tenebre dell’impunità e dell’intolleranza. Non solo i mandanti dell’assassinio del vescovo sono liberi. Impuniti sono pure la gran maggioranza dei crimini del conflitto. Il tentativo di process are l’ex dittatore Efraím Ríos Montt per il genocidio di migliaia di indigeni è stato bloccato dalla magistratura. Che, proprio in prossimità della sentenza, ha annullato il giudizio: un nuovo procedimento comincerà in autunno. In teoria. Perché in pratica i settori vicini all’ex generale e ai suoi gerarchi stanno realizzando una violenta campagna per impedire che sia finalmente fatta giustizia.
Con denunce inventate e minacce contro chi difende i diritti umani. In primis quei sacerdoti che continuano l’azione di monsignor Gerardi. Vari documenti d’accusa, con nomi e fotografie di questi preti, vescovi, religiosi scomodi, e delle organizzazioni che hanno creato, vengono diffusi in Rete e per le strade del Paese. L’ultimo caso sono i due inquietanti rapporti di una non meglio precisata “Fondazione anti-terrorismo”. In cui vari religiosi e associazioni cattoliche sono indicati come «fomentatori d’odio» e «nemici del Paese». Naturale che gli attivisti siano preoccupati. In tanti ricordano che elenchi analoghi venivano diffuse ai tempi della guerra civile insieme allo slogan «sii patriota, uccidi un prete». Anche stavolta alle intimidazioni si accompagnano le violenze: tra febbraio e aprile sono stati massacrati otto leader comunitari, le aggressioni sono oltre 300.
«Assistiamo a un costante mancanza di rispetto verso la vita umana», ha denunciato in un comunicato la Conferenza episcopale guatemalteca letto al termine della Messa per monsignor Gerardi. A celebrare la funzione è stato l’arcivescovo Oscar Julio Vian. Che ha definito il vescovo assassinato un «martire della pace». Un esempio per il Guatemala attuale. In cui continua ad echeggiare il suo grido: «Nunca Más» (Mai più).
Lucia Capuzzi
Fonte:
http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/guatemala-chiesa-nel-mirino.aspx

domenica 21 aprile 2013

725 - SETTORI SOCIALI SI CONFRONTANO IN OCCASIONE DEL PROCESSO

Il processo contro i generali in pensione José Efrain Rios Montt, ex capo di Stato, José Mauricio Rodríguez Sánchez, ex capo dei servizi segreti (G-2), accusati di genocidio e delitti contro l'umanità, ha generato un conflitto tra settori sociali per mezzo di articoli a pagamento.
La Commissione internazionale contro l'impunità in Guatemala (CICIG), la Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale nei conflitti, Zainab Hawa Bangura, e l'Alto Rappresentante dell'UE per gli Affari esteri, Catherine Ashton, hanno reso nota la loro posizioni nel dibattito.
La CICIG "ha osservato da lontano i procedimenti contro Rios Montt, che è accusato del crimine di genocidio. Se il reato è stato commesso o non commesso, se l'imputato è colpevole o innocente, sono decisioni la cui competenza esclusiva è del tribunale che sta valutando il caso. I giudici devono decidere liberi da ogni minaccia, perché l'indipendenza della magistratura è un diritto umano, in questo caso dell'imputato e delle vittime che portano le loro pretese di giustizia davanti ai tribunali."
Inoltre, la Commissione "chiede moderazione. Il processo dovrebbe procedere senza interferenze che limitano l'indipendenza dei giudici, e sarà verificato a posteriori i se ci sono stati errori giudiziari di sostanza o di forma, se si assolve o si condanna, che le parti possono impugnare la decisione e impugnarla dinanzi a giurisdizioni superiori come stabilisce la legge. "
Ashton ha dichiarato: "Il giudizio attuale per importanti violazioni dei diritti umani commesse durante la guerra civile in Guatemala sta volgendo al termine. La conclusione di questo processo dovrebbe essere un passo importante per guarire le ferite del passato ".
Di fronte
Nei giorni scorsi è apparso un annuncio a pagamento, firmato da persone che hanno partecipato ai negoziati per la firma degli accordi di pace, dal titolo "Tradire la pace e dividere il Guatemala”. Il testo afferma: "L'accusa di genocidio contro gli ufficiali dell'esercito del Guatemala è un'accusa non solo contro quegli ufficiali o contro l'esercito, ma contro lo Stato del Guatemala nel suo complesso che, se provato, implica gravi pericoli per la il nostro Paese, compreso un peggioramento della polarizzazione sociale e politica che danneggerà la pace finora raggiunta. (...) Si tratta di una montatura legale che non coincide con il desiderio dei parenti delle vittime, di onorare i loro cari, di celebrare il lutto e ottenere giustizia ".
Sottolinea: "Dobbiamo capire che la vera pace è possibile solo se si basa su verità, giustizia e riparazione, e questo è ciò che conduce alla riconciliazione, altrimenti diventa una farsa, al servizio di chi vuole mantenere la negazione e l'impunità del passato ".
Il concetto di genocidio
L'articolo 376 del Codice Penale afferma che commette il reato di genocidio chi, con l'intento di distruggere, in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico o religioso, uccide, ferisce, sottomette, allontana dal proprio territorio o sterilizza i loro membri.
I comunicati
Le organizzazioni internazionali si sono pronunciate ieri per quanto riguarda il processo per genocidio in corso nel paese contro i generali José Efraín Ríos Montt e Jose Mauricio Rodriguez.
La CICIG inviata alla moderazione
La Commissione internazionale contro l'impunità in Guatemala (CICIG) è preoccupata per la comparsa di diversi annunci a pagamento, supplementi e dichiarazioni, al fine di influenzare la decisione per ottenere l'assoluzione.
Ritiene che l’annuncio a pagamento firmato "da figure che hanno issato la bandiera dei diritti umani e godevano la fiducia della comunità internazionale ... rappresenta una minaccia ingiustificata contro il tribunale".
L’Onu chiede protezione
La rappresentante speciale per la violenza sessuale nei conflitti invita le autorità a garantire un giusto processo e la protezione di vittime, testimoni, difensori dei diritti umani e funzionari del sistema giudiziario.
Afferma che "l'azione legale contro l'ex capo di stato, per genocidio e crimini contro l'umanità, darà speranza alle migliaia di vittime che hanno sofferto durante il conflitto lungo 36 anni".
Unione Europea: guarire le ferite
L'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli Affari esteri ha affermato che "il processo attuale per le violazioni dei diritti umani commesse durante la guerra civile in Guatemala sta volgendo al termine. La conclusione di questo procedimento dovrebbe essere un passo importante per guarire le ferite del passato". Essa rileva che "il giudizio indipendente, imparziale ed equo è la pietra angolare di qualsiasi sistema di giustizia".
Claudia Acuña
Prensa Libre, 19/04/2013
 

724 - SECTORES SOCIALES ESTÁN CONFRONTADOS POR JUICIO

El juicio contra los generales retirados José Efraín Ríos Montt, ex jefe de Estado, y José Mauricio Rodríguez Sánchez, exjefe de Inteligencia (G-2), acusados de genocidio y deberes contra la humanidad, ha generado confrontación entre sectores sociales a través de campos pagados.
La Comisión Internacional contra la Impunidad en Guatemala (Cicig), la representante especial del secretario general de las Naciones Unidas sobre violencia sexual en los conflictos, Zainab Hawa Bangura, y la alta representante de la Unión Europea para Asuntos Exteriores, Catherine Ashton, fijaron sus posturas sobre el debate.
La Cicig “ha observado a la distancia el proceso contra Ríos Montt, a quien se atribuye el delito de genocidio. Si el crimen se cometió o no se cometió, si el imputado es culpable o inocente, son decisiones cuya competencia exclusiva corresponde al tribunal que conoce la causa. Deben los jueces resolver libres de cualquier amenaza, pues la independencia judicial es un derecho humano, en este caso del imputado y de quienes se sienten víctimas y llevan su pretensión de castigo ante la justicia”.
Además, la Comisión “llama a la mesura. El proceso debe avanzar sin injerencias que coarten la independencia de los jueces, y será a posteriori de verificarse errores judiciales de fondo o de forma, si se absuelve o si se condena, que las partes podrán impugnar la sentencia y objetarla ante instancias jurisdiccionales superiores como lo ordena la ley”.
Ashton manifestó: “El actual juicio respecto de abusos importantes de los derechos humanos cometidos durante la guerra civil de Guatemala está llegando a su fin. La conclusión de este juicio debe suponer un paso importante para curar las heridas del pasado”.
Enfrentados
En días anteriores apareció un campo pagado, firmado por personajes que participaron en la negociación de la firma de los acuerdos de paz, titulado “Traicionar la paz y dividir a Guatemala”. El texto señala: “La acusación de genocidio en contra de oficiales del Ejército de Guatemala constituye una acusación, no solo contra esos oficiales o contra el Ejército, sino en contra del Estado de Guatemala en su conjunto que, de consumarse, implica serios peligros para nuestro país, incluyendo una agudización de la polarización social y política que revertirá la paz hasta ahora alcanzada. (...) Es una fabricación jurídica que no corresponde con el anhelo de los deudos de las víctimas, de dignificar a sus seres queridos, de finalizar el luto inconcluso y de hacer justicia”.
En respuesta a esa declaración, un grupo de activistas y académicos publicó ayer un texto en el que cuestiona: “De qué Paz hablamos si esta se puede revertir con una legítima demanda de justicia por parte de las víctimas de violaciones a sus Derechos Humanos. Esto parece más un chantaje, pues implica que se debe forzar el silencio y la impunidad sobre las víctimas para que ‘supuestamente’ no se pueda revertir la paz y llegar a una agudización de la polarización social y política”.
Resalta: “Debemos entender que la verdadera paz solo es posible si está fundamentada en la Verdad, la Justicia y la Reparación, y esto es lo que nos lleva a la reconciliación, de lo contrario se convierte en una farsa, al servicio de quienes quieren mantener la negación y la impunidad del pasado”.
El concepto genocidio
El artículo 376 del Código Penal establece que comete delito de genocidio quien, con el propósito de destruir total o parcialmente un grupo nacional, étnico o religioso, mate, lesione, someta, desplace o esterilice a sus miembros.
Marea de comunicados
Organismos internacionales se pronunciaron ayer en relación con el juicio por genocidio que se sigue en el país en contra de los generales José Efraín Ríos Montt y José Mauricio Rodríguez.
Cicig llama a la mesura
A la Comisión Internacional contra la Impunidad en Guatemala (Cicig) le preocupa la aparición de varios campos pagados, suplementos y declaraciones, con el fin de incidir en la decisión judicial para lograr una sentencia absolutoria.
Considera que el campo pagado firmado “por figuras que enarbolaron la bandera de los derechos humanos y gozaron de la confianza de la comunidad internacional ... Es una injustificable amenaza contra el tribunal”.
ONU pide protección
La representante especial sobre la violencia sexual en los conflictos insta a las autoridades a garantizar un juicio justo y la protección de víctimas, testigos, defensores de los derechos humanos y funcionarios del Sistema Judicial.
Expresa que “las acciones judiciales contra un antiguo jefe de Estado, por genocidio y crímenes de lesa humanidad, dan esperanza a las miles de víctimas que sufrieron durante el conflicto de 36 años”.
UE: curar las heridas
La alta representante de la Unión Europea para Asuntos Exteriores declaró que “el actual juicio respecto de abusos importantes de los derechos humanos, cometidos durante la guerra civil de Guatemala, está llegando a su fin. La conclusión de este juicio debe suponer un paso importante para curar las heridas del pasado”.
Señala que “los juicios independientes, imparciales y justos constituyen la piedra angular de todo sistema de justicia”.
Por Claudia Acuña
Prensa Libre, 19/04/2013
 

sabato 20 aprile 2013

723 - MOVIMENTO DENUNCIA LEGGI CHE FAVORISCONO LE ATTIVITÀ MINERARIE ED ESIGE RISPETTO PER IL POPOLO

Durante il secondo incontro contro l'estrazione mineraria, svoltasi dal 10 al 14 aprile nella città di Aguacatán, a Huehuetenango, il movimento mesoamericano contro il modello estrattivo minerario ha presentato una analisi del modello estrattivo minerario globale e regionale e le sue conseguenze per le comunità, l'ambiente e la cultura nella regione mesoamericana. Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti di Panama, Nicaragua, El Salvador, Honduras, Messico, Stati Uniti e Canada, e Guatemala.
Nell'analisi, i membri del movimento hanno convenuto che negli ultimi tempi c'è stata una escalation di conflitti derivanti dall'imposizione del modello estrattivo in tutta la regione, così come una maggiore consapevolezza e mobilitazione delle comunità interessate. Per loro, il termine "miniera verde, sostenibile e responsabile" è solo un discorso che cerca di mascherare e promuovere l’attività mineraria.
Le trattative tra i governi e le società multinazionali private hanno causato, secondo il movimento, la perdita di territori e risorse naturali, oltre che azioni di contrasto, la repressione e la criminalizzazione delle comunità danneggiate dallo sfruttamento minerario, privilegiando la sicurezza degli investitori, piuttosto che la protezione della vita e dei diritti umani.
In un comunicato, il movimento ha denunciato l'uso della legislazione e dei programmi di governo per attrarre investimenti stranieri, dove, le imprese minerarie inquinano l'acqua, degradano l'ambiente e favoriscono la perdita di qualità della produzione del suolo, appoggiandosi a leggi che favoriscono l'impunità di tali attività a danno della sovranità alimentare e culturale dei popoli. Essi hanno inoltre criticato la riforma delle leggi minerarie che violano il diritto internazionale, come la consultazione popolare e consenso libero e informato dei popoli.
Per il movimento, i privilegi fiscali concessi al settore minerario con riforme fiscali, alimentano la "falsa idea di sviluppo minerario" in cambio di "elemosina" chiamate "royalties", che mai rimedieranno all’impatto e ai danni causati dallo sfruttamento minerario. "In contrasto con i volumi dei cosiddetti "benefici” economici del modello estrattivo predatore oggi possiamo affermare che i costi dei danni ambientali causati dalle attività estrattive transnazionali e superano di gran lunga i cosiddetti benefici e minacciano di aumentare e di diventare irreversibili", si mette in guardia nel documento.
In questa situazione, il Movimento mesoamericano contro il modello estrattivo richiede ai governi di abolire le leggi minerarie che interessano i loro territori, il rispetto per l'autodeterminazione e la sovranità dei popoli, la non criminalizzazione della lotta per difesa della Madre Natura e la trasparente diffusione delle informazioni in materia di concessioni. Inoltre chiedono il rispetto del diritto dei popoli indigeni e delle consultazioni preventive e dei cittadini, in base alla Convenzione internazionale 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL).
"Ribadiamo che nel nostro popolo ci sono modelli di vita differenti dalla logica e dagli effetti del modello minerario estrattivo predatore. Chiediamo e lottiamo per il rispetto degli stili di vita e chiediamo politiche pubbliche che rispondano, promuovano e facilitino la costruzione, l'ampliamento e il rafforzamento di quegli stili di vita legati agli interessi autentici dei nostri popoli e della natura ", conclude.
Adital, 15/04/2013

722 - MOVIMIENTO DENUNCIA LEYES QUE FAVORECEN MINERÍA Y EXIGE RESPETO A LOS PUEBLOS

Durante el segundo encuentro contra la minería, realizado del 10 al 14 de abril, en el municipio de Aguacatán, en Huehuetenango, Guatemala, el movimiento Mesoamericano contra el Modelo Extractivo Minero hizo un análisis del modelo extractivo minero global y regional y sus consecuencias para las comunidades, medio ambiente y cultura en la región de Mesoamérica. El encuentro contó con participación de representantes de Panamá, Nicaragua, El Salvador, Honduras, México, Estados Unidos y Canadá, además de Guatemala.
En el análisis, los/las integrantes del movimiento concordaron que en los últimos tiempos ha habido un agravamiento de los conflictos originados por la imposición del modelo extractivo minero en toda la región, así como una mayor concientización y movilización de las comunidades afectadas. Para ellos, el término "minería verde, sustentable y responsable” es sólo un discurso que busca enmascarar y promover la actividad minera.
Las negociaciones entre gobiernos y corporaciones privadas transnacionales ha implicado, según el movimiento, la pérdida de territorios y recursos naturales, además de acciones de imposición, represión y criminalización contra las comunidades afectadas por proyectos mineros de explotación, sobresaliendo la seguridad de los inversores en vez de la protección de la vida y de los derechos humanos.
En un pronunciamiento, el movimiento denunció la utilización de legislaciones y programas de gobierno para atraer inversión extranjera donde, en este medio, la extracción minera explota, contamina el agua, degrada el medio ambiente y promueve la pérdida de la calidad de producción de los suelos, con amparo de leyes que favorecen la impunidad de esas actividades en contra de la soberanía alimentaria y cultural de los pueblos. Ellos también criticaron las reformas de las leyes mineras que violan el derecho internacional como la consulta popular y el consentimiento libre, previo e informado de los pueblos.
Para el movimiento, los privilegios fiscales concedidos a través de reformas fiscales para la actividad minera, alimentan la "falsa idea de desarrollo minero” a cambio de "limosnas” llamadas "regalías”, que nunca remediarán los impactos y daños causados por la explotación. "En contraste con los tamaños de los llamados ‘beneficios’ económicos del modelo extractivo minero depredador, hoy podemos afirmar que los costos de los daños ambientales provocados por la minería trasnacional y trasnacionalizada superan en mucho los llamados beneficios y amenazan con crecer y volverse irreversibles”, se alerta en el documento.
En virtud de esta situación, el movimiento Mesoamericano contra el Modelo Extractivo Minero exige a los gobiernos la abolición de las leyes de minería que afectan sus territorios, el respeto a la autodeterminación y a la soberanía de los pueblos, la no criminalización de la lucha por la defensa de la Madre Naturaleza y que divulguen con transparencia la información sobre las concesiones. Además, exigen el cumplimiento del derecho de los pueblos indígenas y de la consulta previa y ciudadana, de acuerdo con el convenio internacional 169 de la Organización Internacional del Trabajo (OIT).
"Reiteramos que en nuestros pueblos tenemos y reconstruimos modos de vida diferentes a la lógica y efectos del modelo extractivo minero depredador. Exigimos y luchamos por el respeto a esos modos de vida y por políticas públicas que respondan, promuevan y faciliten la construcción, ampliación y fortalecimiento de esos modos de vida vinculados con los genuinos intereses de nuestros pueblos y de la naturaleza”, finaliza.
Adital, 15/04/2013
 

mercoledì 17 aprile 2013

721 - POCO DA CELEBRARE IN MATERIA DI SALUTE

Più di 20 anni fa, il Guatemala si è impegnato a lavorare per una serie di miglioramenti per la sua popolazione. Tra gli obiettivi da raggiungere vi era quello di giungere alla riduzione della povertà estrema, l'analfabetismo e la malnutrizione, oltre a migliorare gli standard educativi, la copertura e la qualità dell'assistenza sanitaria, l'accesso ai servizi di base e la riscossione delle imposte, tra gli altri. Ad oggi, vi sono stati pochi progressi nella maggior parte di questi campi.
Sebbene il Guatemala sia uno dei firmatari di molti trattati internazionali a favore di gruppi vulnerabili, la disuguaglianza è una delle caratteristiche più forti della nostra società: Tre indigeni su quattro vivono in povertà, quasi la metà delle donne e delle ragazze ha subito una forma di violenza nella propria vita, la malnutrizione cronica è più alta in America e circa 2 milioni e mezzo di persone vivono a rischio di scarsità e di insicurezza alimentare.
Gli alti livelli di contaminazione di acqua, aria e terra minacciano anche seriamente la situazione, già fragile, della salute di molti guatemaltechi.
Più della metà della popolazione rurale vive in abitazioni precarie, malsane e senza accesso ad acqua potabile, tutti questi fattori minacciano anche la salute e il benessere dei suoi abitanti.
La copertura bassa, mancanza di trasporti o di denaro per pagare sono alcuni dei principali ostacoli per l'accesso ai servizi sanitari nelle zone interne del paese.
Ci sono stati miglioramenti in alcuni indicatori nel corso degli anni, ma siamo ancora molto indietro rispetto ad altri paesi in America Centrale, nonostante le nostre risorse naturali sono molto maggiori.
Tutti questi dati sono veri. Come donna che vive in città e parlante spagnolo sembra grave e preoccupante, ma che dice tutto ciò a persone che vivono nelle zone rurali del Guatemala? Dice qualcosa all'80% della popolazione del mio paese che utilizza metodi di cura tradizionali, come principale fonte di cure mediche, per scelta o per mancanza di scelta?,dice qualcosa al 60% che parla una lingua indigena, e quindi non riceve cure mediche pertinenti sia a livello culturale o linguistico?
Questa settimana si commemora la Giornata mondiale della salute, ma in Guatemala non c'è molto da festeggiare: sono diminuite le malattie trasmissibili e infantili, il numero di figli per donna, e si è ampliata la copertura delle vaccinazioni. Ma siamo ancora lontani dal raggiungere un livello di salute accettabile per tutti i guatemaltechi, soprattutto se si considera che la salute non è semplicemente l'assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, come ha definito l'Organizzazione mondiale della Salute dal 1978. Definizione questa, molto vicina alla medicina tradizionale indigena, che crede che il benessere è l'armonia tra le persone, le comunità e l'universo.
Le decisioni del governo sulla valorizzazione dell'ambiente e delle risorse ci rendono sempre più difficile raggiungere l'armonia desiderata. Ora meno che mai è possibile esitare nella difesa del territorio e nel rispetto dei diritti.
Guatemala, 12 apr 2013.
AVANCSO 15/04/2013

720 - POCO PARA CELEBRAR EN MATERIA DE SALUD

Hace más de 20 años, Guatemala se comprometió a trabajar para realizar una serie de cambios a favor de su población. Entre las metas a alcanzar están la reducción de la pobreza extrema, del analfabetismo y la desnutrición, así como mejorar los niveles educativos, la cobertura y calidad de la atención a la salud, el acceso a servicios básicos y la recaudación tributaria, entre otros. A la fecha, en la mayoría de estos cambios se ha avanzado muy poco.
A pesar de que Guatemala es firmante de muchos tratados internacionales a favor de grupos vulnerables, la desigualdad es una de las más crudas características de nuestra sociedad: Tres de cada cuatro indígenas vive en condición de pobreza, casi la mitad de las mujeres y niñas ha sufrido algún tipo de violencia en su vida, la desnutrición crónica es la más elevada de América y cerca de 2 millones y medio de personas viven en riesgo de escasez e inseguridad alimentaria.
Los altos niveles de contaminación del agua, el aire y la tierra amenazan también seriamente la ya frágil situación de salud de muchos guatemaltecos.
Más de la mitad de la población rural habita viviendas precarias, insalubres y sin acceso a agua potable, todos estos factores que atentan también contra la salud y bienestar de sus habitantes.
La baja cobertura, la carencia de transporte o de dinero para pagarlo son algunas de las principales barreras para el acceso a los servicios de salud en el interior del país.
Ha habido mejoras en varios indicadores durante estos años, pero aún estamos muy por detrás de los demás países de Centro América, a pesar de que nuestras riquezas naturales son mucho mayores.
Todos estos datos son ciertos. Como mujer urbana y hablante de español me parecen graves y preocupantes, pero ¿qué le dice toda esta información a las personas que viven en el área rural de Guatemala?, ¿le dice algo al 80% de la población de mi país que utiliza los métodos curativos tradicionales como principal fuente de atención médica, sea por decisión o por falta de opciones?, ¿al 60% que habla algún idioma indígena y que por lo tanto no recibe atención médica pertinente ni en lo cultural ni en lo lingüístico?
Esta semana se conmemora el Día Mundial de la Salud, pero en Guatemala no hay mucho qué celebrar: se han reducido las enfermedades transmisibles e infantiles, la cantidad de hijos por mujer, y se ha ampliado la cobertura de vacunación. Pero muy lejos estamos de alcanzar un nivel de salud aceptable para todos los guatemaltecos, especialmente si consideramos la salud no sólo como la ausencia de enfermedades, sino como un estado de completo bienestar físico, mental y social, tal y como la ha definido la Organización Mundial de la Salud desde 1978. Definición ésta, muy cercana a la medicina tradicional indígena, que considera que el bienestar es la armonía entre las personas, las comunidades y el Universo.
Las decisiones gubernamentales en materia ambiental y explotación de recursos nos ponen cada día más difícil alcanzar la tan deseada armonía. Ahora menos que nunca es posible desmayar en la lucha por los territorios y por el respeto a los derechos.
Guatemala, 12 de abril del 2013.
Avancso 15/04/2013

sabato 13 aprile 2013

719 - CONTINUA LA RESISTENZA E L’OPPOSIZIONE ALLA HIDROELÉCTRICA A SANTA CRUZ BARILLAS

"Espressioni democratiche di legittima resistenza pacifica della popolazione di Santa Cruz Barillas, Huehuetenango”, così l’Assemblea Dipartimentale di Huehuetenango (ADH) e il Consiglio dei popoli d'Occidente (CPO), hanno qualificato le ultime azioni intraprese per impedire il proseguimento delle attività della centrale idroelettrica.
In un comunicato congiunto, le società hanno annunciato la loro posizione in relazione alle recenti azioni intraprese nel luogo dove si trovano gli impianti idroelettrici della menzionata centrale, le consultazioni della comunità, i dialoghi, le denunce, i memoriali e le trattative non hanno avuto una risposta positiva da parte del governo e degli enti pubblici del paese.
Secondo Francisco Rocael Mateo, leader della comunità, le persone stanno facendo uso dei loro diritti costituzionali e nelle riunioni comunitarie esprimono la loro totale opposizione all’imposizione di progetti privati, che non portano benefici alla popolazione, e invece sono dannosi per le risorse naturali e gli interessi di tutte le comunità.
Il dirigente comunitario ha detto che domenica scorsa centinaia di abitanti di Barillas, vicino al villaggio di Poza Verde, si sono radunati sulla strada a tempo indeterminato e hanno deciso di bloccare il passaggio, avendo considerato che la strada sterrata è stata costruita da loro stessi , senza sostegno istituzionale, così hanno deciso di costruire un muro per impedire il passaggio.
Questa azione da parte della comunità e dei proprietari terrieri attraverso il quale la strada che collega il luogo in cui si trova impianti idroelettrici di Santa Cruz, avvengono a quasi un anno dagli scontri che hanno determinato l’imposizione dello stato d’assedio da parte del governo, per ristabilire l'ordine in questa popolazione.
I leader della comunità temono che un anno dopo i disordini che si sono verificati dopo la morte di uno dei loro compagni, ritorni la violenza, perché ultimamente ci sono state situazioni in cui l'impresa nelle sue denunce danneggia irresponsabilmente il circondario, per questo è stata richiesta la presenza di organizzazioni per i diritti umani per mantenere la sorveglianza.
Cerigua, 09/04/2013

718 - CONTINÚA LA RESISTENCIA Y OPOSICIÓN A LA HIDROELÉCTRICA EN SANTA CRUZ BARILLAS

Como expresiones democráticas en legítima resistencia pacífica de la población de Santa Cruz Barillas, Huehuetenango, calificó la Asamblea Departamental de Huehuetenango (ADH) y el Consejo de Pueblos de Occidente (CPO), las últimas acciones realizadas para evitar la continuidad de la hidroeléctrica en el lugar.
En un comunicado de prensa conjunto, las entidades dieron a conocer su posición con relación con las últimas acciones llevadas a cabo en el lugar donde se encuentran las instalaciones de la referida hidroeléctrica; las consultas comunitarias, los diálogos, las denuncias, memoriales y negociaciones no han tenido una respuesta positiva del gobierno y de las entidades públicas del país.
A decir de Francisco Rocael Mateo, dirigente comunitario, las poblaciones están haciendo uso de sus derechos constitucionales y en los consensos comunitarios, expresan su total rechazo a la imposición de los proyectos privados, los cuales no benefician a la población, por el contrario son lesivos para los recursos naturales y los intereses de todas las comunidades.
El dirigente dijo que el pasado domingo centenares de vecinos de Barillas en las cercanías de la aldea Poza Verde, se agruparon en la carretera por tiempo indefinido y decidieron bloquear el paso al considerar que el camino vecinal fue construido por ellos mismos sin el apoyo institucional, por lo que decidieron levantar un muro para evitar el paso.
Esta acción de los comunitarios y propietarios de los terrenos por donde pasa la mencionada carretera que comunica al lugar donde se ubica las instalaciones de la hidroeléctrica Santa Cruz, se originan casi a una año de los disturbios ocurridos, que originaron la disposición gubernamental de imponer el estado de sitio, para restablecer el orden en esa población.
Los líderes y lideresas comunitarias temen que a un año de ocurridos los disturbios, luego de la muerte de uno de sus compañeros, regresen esas acciones, debido a que últimamente se han registrado situaciones donde la empresa en sus denuncias compromete irresponsablemente al vecindario, por lo que solicitaron presencia de organismos defensores de derechos humanos para que mantengan la vigilancia.
Cerigua, 9/04/2013

717 - CONSEGNATO RISARCIMENTO ALLE VITTIME DEL CONFLITTO ARMATO INTERNO

Il Programma Nazionale di risarcimento (PNR) con sede a San Marcos, ha dato una compensazione economica a 43 vittime superstiti del conflitto armato interno, per un importo di 558.000 quetzales, ha informato il direttore del monitoraggio delle attività nel paese, Otto Raul Pedroza.
Secondo Pedroza, questa è la prima compensazione che viene assegnata quest'anno alle vittime provenienti da 20 comunità di 125 municipi di San Marcos e 4 di Quetzaltenango, la priorità è stata data a persone anziane, disabili e vedove a causa della guerra, ha detto.
Fin dalla sua creazione, è stato stabilito con una decisione governativa il programma di risarcimento sarebbe stato in vigore fino al 2013, ma sono state fatte richieste presso gli organi legislativi ed esecutivi, perché sia esteso fino al 2016, tenendo conto che il database indica che non tutte le esigenze delle vittime sono state soddisfatte, ha detto Pedroza.
Rony Tul Fuentes, delegato del PNR a San Marcos, ha detto che dal 2008 ad oggi ha consegnato il risarcimento in sede locale a 1096 persone vittime del conflitto armato, per 20.885.378 quetzal.
Il PNR prevede cinque misure di riparazione per le persone colpite dal conflitto armato: la compensazione economica, la memoria delle vittime, il sostegno psicosociale e la compensazione materiale, che consiste nella realizzazione di progetti nelle comunità in cui sono stati distrutti i mezzi e le relazioni di produzione, ha detto il delegato.
Tul ha affermato che presso la sede centrale vi è una mappa, che identifica le comunità più vulnerabili alla povertà, che costituiranno la priorità per la realizzazione di progetti e come risposta alle richieste del popolo e dello studio realizzato, che garantisca la fattibilità e la sostenibilità.
I progetti produttivi che saranno avviati a partire da quest'anno e le compensazioni economiche, fanno parte della restituzione della dignità delle vittime di quel conflitto e come meritato tributo alla loro memoria, l'impegno è quello di produrre e investire risorse in modo responsabile per migliorare le condizioni famiglie, ha concluso il delegato.
Cerigua, 1/04/2013

716 - ENTREGAN RESARCIMIENTO A VÍCTIMAS DEL CONFLICTO ARMADO INTERNO

El Programa Nacional de Resarcimiento (PNR) con sede regional en San Marcos, entregó la compensación económica a 43 víctimas sobrevivientes del conflicto armado interno, por un monto de 558 mil quetzales, informó el encargado del monitoreo de las actividades en el país, Otto Raúl Pedroza.
A decir de Pedroza, este es el primer resarcimiento que se otorga este año a víctimas procedentes de 20 comunidades de 125 municipios de San Marcos y cuatro de Quetzaltenango; se dio prioridad a personas de edad avanzadas, con discapacidad y a viudas como secuelas de la guerra, indicó.
Desde su creación se estableció mediante un acuerdo gubernativo que el programa tendría vigencia hasta el 2013, pero se realizan gestiones ante los organismos Legislativo y Ejecutivo, para que se amplíe hasta el 2016, tomando en cuenta que la base de datos refleja que las necesidades de la totalidad de víctimas no están cubiertas, señaló Pedroza.
Rony Tul Fuentes, delegado del PNR en San Marcos, destacó que a partir de 2008 a la fecha se ha entregado el resarcimiento en esa sede local, a 1 mil 96 personas afectadas por el conflicto armado interno, por 20 millones 885 mil 378 quetzales.
El PNR contempla cinco medidas de reparación integral para los afectados por el enfrentamiento armado; la compensación económica, la dignificación de las víctimas, el apoyo psicosocial y la indemnización material, que consiste en la implementación de proyectos en las comunidades donde se perdieron los medios y las relaciones de producción, indicó el delegado.
Tul destacó que en la sede se maneja un mapa, en el que se señalan las comunidades más vulnerables a la pobreza, las que serán priorizadas para la creación de los citados proyectos y como respuesta de las demandas de las poblaciones y del estudio realizado, que garantice su factibilidad y sostenibilidad.
Los proyectos productivos que se implementarán a partir de este año y los resarcimientos económicos, forman parte de la dignificación de las víctimas mortales del citado conflicto y como un merecido homenaje a su memoria, el compromiso es producir e invertir responsablemente los recursos para mejorar las condiciones de las familias, concluyó el delegado.
Cerigua, 1/04/2013

715 - MARZO, IL MESE PIÙ VIOLENTO

Marzo è stato, fino ad ora nel 2013, il mese più violento in Guatemala, al di sopra dello stesso periodo dello scorso anno, con un totale di 495 morti, secondo cifre dell'Istituto Nazionale di Scienze Forensi (Inacif), pubblicate in Prensa Libre.
Nel terzo mese del 2012 il numero di morti causati da coltelli, armi da fuoco, strangolamento e smembramento, era stato di 423 vittime cioè 72 casi in meno di quest'anno; le ferite da arma da fuoco continuano ad essere la causa della maggior parte dei decessi di guatemaltechi, sottolinea il rapporto.
Il giornale ha intervistato il ministro dell'Interno, Mauricio López Bonilla, che ha notato che l'origine della violenza in Guatemala è legata al gran numero di armi illegali in mano ai privati​​, il problema è dovuto al traffico illegale di armi, in particolare nei centri urbani dove i membri delle bande sono abituati ad acquistare e utilizzare questi armi per commettere estorsioni, omicidi e spaccio di droga.
Lopez Bonilla ha sottolineato che il ministero si è impegnato a togliere dalla strada le armi illegali, e inoltre a prevenire, reagire e punire penalmente i criminali, insieme con il Tribunale.
Cerigua, 2/04/2013

714 - MARZO, EL MES MÁS VIOLENTO

Marzo ha sido, en lo que va del 2013, el mes más violento en Guatemala, por arriba del mismo período del año anterior, con un total de 495 muertes, según cifras del Instituto Nacional de Ciencias Forenses (Inacif), publicadas en Prensa Libre.
En el tercer mes de 2012 la cantidad de muertes, por arma blanca, armas de fuego, estrangulamiento o desmembramiento, fue de 423; 72 casos menos que este año; las heridas con armas de fuego continúan siendo la causa de mayor número de muertes de guatemaltecos, señala la información.
El matutino entrevistó al Ministro de Gobernación, Mauricio López Bonilla, quien señaló que el origen de la violencia en Guatemala es el gran número de armas ilegales en manos de particulares; el problema se debe al tráfico ilegal, particularmente en los centros urbanos, donde los pandilleros están acostumbrados a comprar y utilizar estos artefactos, para cometer extorsiones, sicariato y narcomenudeo.
López Bonilla subrayó que esa cartera se ha concentrado en sacar de las calles las armas ilegales, además de prevenir, reaccionar y sancionar penalmente a los criminales, junto con el Ministerio Público.
Cerigua, 2/04/2013

martedì 9 aprile 2013

713 - I BAMBINI SONO STATI SEQUESTRATI E PRIVATI DELLA LORO IDENTITÀ E CULTURA

Con strazianti testimonianze, che hanno raggiunto il numero 98, è continuato il processo per genocidio contro i militari José Efraín Ríos Montt e Jose Mauricio Rodriguez Sanchez. Jacinto, che era un bambino nel 1982, racconta che il giorno in cui esercito è arrivato al suo villaggio, vide come uccisero la madre con un machete, anche il suo fratello è stato ucciso, mentre l'interprete che ha accompagnato i soldati gli disse: "Non piangere, altrimenti stesso accadrà a te", poi i soldati lo presero in elicottero insieme ai suoi fratelli e li portarono in capitale e in Petén dove ha vissuto in diverse case per i bambini da dare in adozione. Egli riferisce che dormiva in una casa dove è stato maltrattato dalla signora che curato.
"Io non parlo Ixil, quando mi hanno preso i soldati parlava Ixil al cento per cento, ora parlo solo spagnolo" ha spiegato Jancinto alla Corte. Quando ha raggiunto la maggiore età ha cercato di ottenere i documenti di identità, ma in comune gli hanno detto che quei cognomi non esistevano, ed è stato allora che si rese conto che l'esercito aveva falsificato la sua identità. Con il supporto di alcune organizzazioni, scoprì che aveva ancora la famiglia che lo stava cercando. Fu così che dopo 22 anni si è riunito con i suoi zii, ha visitato il luogo di nascita e ha saputo che i suoi genitori assassinati erano stati riesumati.
Jacinto è una testimonianza vivente di come la strategia militare ha strappato l’identità culturale dei bambini, portandoli via dalle loro famiglie e dalla comunità. Questa pratica è stata utilizzata da altri eserciti, come nel caso dell'Argentina, dove i militari adottavano i bambini e le bambine dei detenuti scomparsi. La vita di questo bambino, Jacinto, è stata completamente alterata quando è sottoposto ad abusi e inoltre a crescere senza collegamento con la cultura Maya Ixil. Questa testimonianza si inserisce nel quarto elemento del crimine di genocidio.
Un altro elemento del crimine di genocidio illustrato in udienza, è stata la morte dei bambini, in modo da evitare che il popolo Ixil possa crescere e riprodursi. La testimonianza di Francisco racconta: "A mia figlia hanno aperto il petto ed estratto il cuore", "Che colpa aveva la mia bambina?” dice. Cecilia, una donna Ixil ha dichiarato: "Ho sofferto con i miei figli perché non avevo niente, ho dormito sotto la pioggia con loro." Un altro testimone Juan disse di aver visto che sparavano a suo cognato e a uno dei bambini: “La pallottola è entrata dal petto ed è uscita dalla spalla … dato che non sono morti gli hanno tagliato la gola”. E’ stato così che le dichiarazioni hanno fatto conoscere le condizioni disumane e le violazioni dei diritti di molti bambini durante il conflitto armato, alcuni sono rimasti orfani, altri sono stati uccisi e altri sono stati portati a vivere con sconosciuti e di una cultura diversa.
Donne e gli uomini Ixil hanno continuato a spiegare alla Corte come i soldati hanno bruciato le loro case, distrutto i loro campi di grano, stuprato le donne, soprattutto quando erano stati catturati i loro mariti ed erano sole, e hanno anche indicato che molte sono state costrette a cucinare per i soldati , che indica ancora il modello sistematico della violenza contro le donne utilizzata come arma di guerra e mediante la schiavitù.
Nella giornata di ieri pomeriggio martedì, il Tribunale ha informato le parti delle prove documentali.
Dopo quattro ore di revisione dei documenti, Rios Montt ha contestato quattro di queste prove: la Commissione per il chiarimento storico, il Piano Operativo Sofia, il Manuale della Guerra contro insurrezionale e le Perizie storiche. A questo proposito il giudice ha chiarito che queste obiezioni saranno valutate nel momento in cui la Corte delibererà e quindi la sua risoluzione sarà indicata al momento della sentenza.
Domani continuerà il dibattimento orale e pubblico dalle 8.30 e si presenteranno testimoni qualificati tramite video conferenza e indagini.
Guatemala, 3/04/2013

 Associazione per la Giustizia e la Riconciliazione AJR
Centro per i diritti umani CALDH azione legale
Independent Media Center
www.paraqueseconozca.blogspot.com

712 - NIÑAS Y NIÑOS FUERON ROBADOS Y PRIVADOS DE SU IDENTIDAD Y SU CULTURA

Con testimonios desgarradores que suman ya 98, continuó hoy el juicio por genocidio contra los militares José Efraín Ríos Montt y José Mauricio Rodríguez Sánchez. Jacinto, quien en 1982 era un niño, relata que el día que llegó el ejército a su aldea vio como mataron a su madre de un machetazo, también murió su hermano, mientras el intérprete que acompañaba a los soldados le decía: “No llores, si no lo mismo te va a pasar a vos”, después los soldados se lo llevaron en helicóptero junto con sus otros hermanos a la capital y a Petén en donde vivió en diferentes hogares para niños con el fin de ser dado en adopción. Relata que dormía en una casa donde era maltratado por la señora que lo
cuidaba.
“Ya no hablo Ixil, cuando me llevaron los soldados sí hablaba cien por ciento Ixil, ahora hablo solo español” explicó Jancinto al Tribunal. Al cumplir la mayoría de edad intentó tramitar su cédula de vecindad, sin embargo en la municipalidad le indicaron que esos apellidos no existían, fue entonces cuando él se dio cuenta que el ejército le había falsificado su identidad. Con apoyo de organizaciones se enteró que aún tenía familia quien lo buscaba. Fue así como después de 22 años se reencontró con sus tíos, visitó el lugar donde nació y supo que a sus padres asesinados ya los habían exhumado.
Jacinto es un testimonio vivo de cómo la estrategia militar arrancó de los menores su identidad cultural, robándolos y alejándolos de sus familiares y su comunidad. Esta práctica ha sido utilizada por otros ejércitos, como es el caso de Argentina donde incluso los militares se quedaban con los hijos/as de las personas detenidas desaparecidas. La vida de este niño, Jacinto, se vio completamente alterada al ser sometido a malos tratos y además, crecer sin su vínculo con la cultura maya Ixil. Este testimonio encaja en el elemento cuatro del delito del genocidio.
Otro elemento del delito del genocidio ilustrado en la audiencia de hoy, fue la muerte de niños y niñas, con lo que se impide que el pueblo ixil pueda crecer, reproducirse. El testimonio de Francisco relata: “A mi hija le abrieron el pecho y le sacaron el corazón”, “¿Qué culpa tenía mi niña?” indica. Cecilia, una mujer ixil explicó “sufrí con mis hijos porque no tenía nada, dormí bajo la lluvia con ellos”. Otro testigo Juan explicó que vio que dispararon a su cuñado y a unos niños: “la bala entró por el pecho y les salió por la espalda…y como no murieron, les cortaron el pescuezo”.
Fue así como las declaraciones dieron a conocer las condiciones inhumanas y la violación a los derechos de muchos niños y niñas durante el conflicto armado, a quienes después de dejarlos en la orfandad, a algunos los mataron y otros fueron llevados a vivir con personas desconocidas y de otra cultura diferente.
Mujeres y hombres ixiles continuaron explicando al Tribunal cómo los soldados del ejército quemaron sus casas, destruyeron su milpa y violaron a mujeres, sobre todo cuando capturaban a sus esposos y se quedaban solas, y también indicaron que a varias las obligaban a cocinar para los soldados, lo que sigue indicando el patrón sistemático de la violencia contra las mujeres utilizada como arma de guerra y mediante la esclavitud.
En la jornada de ayer martes por la tarde, el Tribunal dio a conocer a las partes procesales del caso las pruebas documentales. Después de cuatro horas de revisión de los documentos, Ríos Montt objetó cuatro de dichas pruebas: la Comisión para el Esclarecimiento Histórico, el Plan de Operación Sofía, el Manual de Guerra Contrainsurgente y el Peritaje de Histórico. Al respecto la Jueza ACLARÓ que esas objeciones serán evaluadas en el momento en que el Tribunal delibere y por tanto su resolución será indicada al momento de dictar la SENTENCIA.
Mañana continuará el debate oral y público a partir de las 8.30 horas, se presentarán testigos calificados por medio de videoconferencias y peritajes.
Guatemala, 03 de abril de 2013

Asociación para la Justicia y Reconciliación AJR
Centro para la Acción Legal en Derechos Humanos CALDH
Centro Medios Independientes
www.paraqueseconozca.blogspot.com