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mercoledì 1 febbraio 2012

577 - RIOS MONTT A GIUDIZIO PER GENOCIDIO DOPO 30 ANNI

Il generale ritirato dovrà rimanere agli arresti domiciliari mentre è sotto processo. Questo giovedì il Guatemala ha vissuto un momento che molti aspettavano da decenni: seduto nel posto designato ai presunti delinquenti, col viso serio, il generale Efraín Ríos Montt ha ascoltato una giudice sottometterlo a giudizio per genocidio ed altri crimini di lesa umanità.
Un processo che dovrà seguire agli arresti domiciliari e se fosse riconosciuto colpevole affronterebbe una sentenza tra 20 e 30 anni di prigione.
Si ritiene il militare ritirato responsabile di permettere o ordinare omicidi, violazioni e torture durante il tempo che fu presidente dopo un colpo di stato nel 1982.
In quel lasso di tempo, secondo il rappresentante del Ministero Pubblico Manuel Vásquez, si commisero almeno 266 azioni militari, nelle quali morirono più di 1.700 persone, ci furono 1.400 violazioni sessuali e circa 29.000 persone dovettero abbandonare le loro case per fuggire dalla violenza.
Rios Montt, che compirà 86 anni in giugno, si è rifiutato di rendere dichiarazioni all'inizio dell'udienza, ma quando la giudice Carol Patricia Flores ha determinato che c'erano sufficienti elementi per provare i crimini dei quali è accusato, lo ha sollecitato a rimanere nella sua casa durante il processo.
"Realmente mi sento molto interessato e particolarmente nel sua esposizione che porta a quelle conclusioni", ha detto, quando il magistrato gli ha chiesto che cosa pensasse della decisione adottata. "Pregherei la signora giudice che si voti un arresto domiciliare per avere tutte le agevolazioni e nel momento corrispondente si agisca."
La giudice Flores ha respinto la richiesta del Ministero Pubblico di imprigionare preventivamente l'accusato, che fino ad alcuni giorni fa era deputato, per la sua avanzata età e per il fatto che non ha trovato indizi che potesse fuggire dal paese. "Ha avuto il coraggio di essersi presentato e di sottomettersi al processo penale alcuni giorni prima di perdere il diritto all'immunità", ha insistito la giudice.
La storia.
La decisione della giudice, tuttavia, non ha cancellato l'immagine che ha commosso il Guatemala.
Per molti, vedere il generale seduto nel posto dove si giudicano i  presunti delinquenti (Rios Montt si è lamentato di essere trattato come un delinquente di una Mara, secondo i giornali locali), è stato un momento inedito.
L'abbiamo aspettato "per più di tre decenni. È un atto storico", ha detto a BBC Mundo Rosalida Tuyuc, fondatrice dell’indipendente Coordinamento Nazionale delle Vedove del Guatemala (Conavigua).
"È un'opportunità affinché si conosca la verità, chi diede gli ordini dei massacri. Non poteva essere solo una persona", insiste.
È la prima volta che Rios Montt, considerato uno dei rappresentanti più duri dei governi militari in America Centrale, compare davanti ai tribunali. Altri membri della sua giunta di Governo e soldati, che erano ai suoi ordini, affrontano da tempo processi penali.
Da parte sua, la difesa di Rios Montt sostiene che l'ex leader militare non è responsabile dei delitti dei quali è accusato e sostiene come argomento che il generale non stava sul campo di battaglia al momento dei fatti, come informa il corrispondente della BBC Will Grant.
L'avvocato di Rios Montt, Gonzalo Rodríguez, sostiene in dichiarazioni al giornale locale Secolo XXI che l’unica cosa di cui si può accusare il suo cliente è di omissione. "La sua funzione fu politica. Dobbiamo dimostrare il comando militare, perché attribuire a lui la commissione di quei delitti potrebbe essere solo per omissione, e capiamo che quello è la posizione del MP (Ministero Pubblico), perché lui non l'ha evitata", ha spiegato l'avvocato.
La giudice Flores ha stabilito una garanzia di 500.000 quetzales (circa US$64.000), oltre alla proibizione di uscire dal suo domicilio o parlare con altri militari sottoposti a processo giudiziale.
626 massacri
Ma oltre l'ottimismo, alcuni si domandano se realmente il giudizio della storia ha raggiunto Rios Montt.
Nel 2000 l'indipendente Centro di Azione Legale per i Diritti umani (Caldh), aveva sollecitato un giudizio contro l'ex militare per le violazioni alla popolazione civile, commesse durante il suo governo di 16 mesi.
Molti parenti delle vittime dei crimini commessi durante il regime di Rios Montt erano presenti.
Per il tempo che è stato al potere, il generale aveva intensificato la politica chiamata “terra bruciata”, e implementati i piani "Victoria 82” e "Fermezza 83”, destinati a combattere la popolazione civile sospettata di dare appoggio alla guerriglia dell'Unità Nazionale Rivoluzionaria Guatemalteca, UNRG.
Decine di comunità maya furono distrutte completamente. La Commissione per il Chiarimento Storico (CEH) documentò 626 massacri commessi dalle forze armate guatemalteche tra il 1978 e il 1982.
La zona Ixil fu la più colpita. Nel processo contro Rios Montt il giudice Manuel Vásquez ha assicurato che l'ex presidente autorizzò operazioni militari destinate a sterminare a questo gruppo etnico, considerato dalla Giunta Militare che governava il paese come "nemico interno."
Perfino il premio Nobel della Pace, Rigoberta Menchú, ha sollecitato la cattura dell'ex militare mediante un processo iniziato in Spagna.
Il padre della Menchú fu assassinato nell'ambasciata spagnola in Città del Guatemala, che aveva occupato con altri contadini come protesta per la repressione delle autorità. L'esercito incendiò l'edificio dell'ambasciata con tutti i suoi occupanti.
Imprevedibile
Nonostante queste accuse Rios Montt non aveva affrontato i tribunali, perché godeva di immunità per la sua condizione di deputato.
Ma le ha perse il 14 gennaio. In quella data annunciò che era disposto a comparire davanti al Tribunale. Lo ha fatto giovedì nel Tribunale Primo della Corte Suprema di Giustizia.
Un processo che molti festeggiarono perché credono che apra la porta al cammino della giustizia per le vittime della guerra civile che ufficialmente è finita nel 1996.
Ma altri osservano con riserve il momento. Nel paese, dicono, ci sono molti gruppi che sono contrari a giudicare i responsabili della violenza, del genocidio e dei massacri del passato recente.
Ed inoltre, il fatto che l'attuale presidente del paese, Otto Pérez Molina, sia un ex militar fa dubitare alcuni sul futuro del processo giudiziale.
Lucrecia Molina Theissen, che era stata obbligata insieme alla sua famiglia a fuggire dal Guatemala dopo la scomparsa di suo fratello Antonio, è una di quelle persone.
"Con l'arrivo al potere di un governante ex militare, a mio giudizio, è una situazione impredecible", dice in una conversazione con BBC Mundo.
"La giudice che porta avanti il caso è una donna irreprensibile, come le persone della procura. Ma ci sono molte modi di evitare che questo prosegua. Maniere velate, maniere legali. Sembra che c'è intenzione di ricusare la giudice, ciò ritarderebbe il giudizio."
Se questo succede, che cosa ne consegue per il Guatemala?
Si dimostrerà che nel paese non possono essere giudicati i crimini", nota Rosalinda Tuyuc. "Continueremmo a cercare giustizia nei tribunali internazionali."
BBC Mundo, 27 gennaio 2012