In una lettera indirizzata al Presidente da rappresentante degli abitanti sfollati, le organizzazioni internazionali hanno sottolineato come fino ad oggi 629 famiglie, più del 75% di quelle danneggiate, continuano a vivere senza terra, senza abitazione, senza alimenti ed accesso a servizi pubblici basilari per la loro sussistenza.
Le organizzazioni e le famiglie danneggiate ricordarono anche a Pérez Molina il suo obbligo di compiere le misure cautelari concesse dalla Commissione Interamericana di Diritti umani (CIDH), nel giugno del 2011.
Il contesto rurale guatemalteco è diventato più complesso negli ultimi anni, dovuto all'impulso di politiche economiche orientate prioritariamente verso l'espansione di monocolture, approfondendo la concentrazione di terre e provocando lo spostamento di famiglie e comunità intere, aggiunge la lettera firmata da organizzazioni di Spagna, Germania, Francia, Stati Uniti ed altri paesi dell'America latina.
Delle 769 famiglie danneggiate, unicamente 140 sono state rialloggiate dal governo in nuovi terreni, tuttavia 629 sperano ancora che sia loro restituito il proprio diritto alla terra ed una vita degna.
“Sollecitiamo a proteggere il diritto alla vita e alla terra per le contadine e i contadini, promuovendo maggiori investimenti nella piccola agricoltura e scommettendo su un modello di produzione più sostenibile, giusto ed umano”, sottolinea la lettera.
Da parte sua il direttore di Oxfam in Guatemala, Luis Paiz, affermò che il necessario investimento in servizi pubblici come salute, educazione e l'accesso alla terra è chiave per garantire la sussistenza dei più poveri.
In Guatemala, nonostante più del 60% degli alimenti che arrivano sul tavolo delle famiglie vengano dalla piccola agricoltura, donne ed uomini contadini si trovano in difficoltà a vivere i con piccoli appezzamenti di terra, per gli scarsi investimenti e promozione pubblica nel settore, sottolineò l'organizzazione.
Cerigua, 2/12/2014